#Miodrag Pavlovic
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The Bosnian state prosecution announced on Wednesday that it has charged Rajko Milic, Miodrag ‘Mijo’ Pavlovic, Radenko Zaric, Vukasin Draskovic and Milan Tomic with participating in the capture and forcible detention of more than 829 Bosniak men and boys in a school gym in the village of Rocevic, near Zvornik, in July 1995.
“Miodrag Pavlovic is charged with having deprived several detainees of their lives using knives, while the others participated in transporting and shooting detainees at a gravel factory on the banks of the River Drina in the village of Kozluk,” the prosecution said.
The suspects were military policemen with the Bosnian Serb Army’s Zvornik and Bratunac Brigade during wartime, it is claimed.
The crimes were part of the genocide of Bosniaks from Srebrenica by Bosnian Serb forces.
Hague Tribunal verdicts have established that a large number of captured Srebrenica residents were brought by buses from Bratunac to the school building in Rocevic, where some were killed.
Other captives were transported by trucks from the school building to the gravel factory in Kozluk on the banks of River Drina, where they were executed. At least 800 people were executed in total.
Draskovic is currently serving a sentence for committing a crime against humanity committed in the village of Lokanj, near Zvornik, in 1992.
The indictment has been filed to the state court for confirmation.
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Odeća ne čini čoveka, ali ga odaje – Perwoll Fashion Week Digital
Društveno odgovorne teme konstantno dobijaju prostor u programu Perwoll Fashion Week-a.
Još jedno važno pitanje je obrađeno na panelu koji je danas održan putem zoom platforme, sa naslovom Da li naša odeća uništava planetu? Na panelu su učestvovali Prof. Dr Miodrag Stojković, genetičar, Ivana Jovčić iz Centra za unapređenje životne sredine, Prof. Vladimir Đurđević – klimatolog, a moderatorke su bile Dunja Jovanović i Marija Radaković, autorke F.fm podcasta o održivoj modi anchor.fm/fashionfm.
UNIVERZITET METROPOLITAN predstavio je digitalnu revija„Vidimo se na proleće“, diplomaca: Jelena Nedeljković, Marina Živković, Strahinja Tabaković i studenata četvrte godine Modnog dizajna: Marijana Stepanović, Sofija Stanković, Tamara Vojnovski, Dino Puljić, Bogdan Mrša – Studenti su imali slobodu da u okviru svojih kreacija predstave viđenje – mode, umetnosti, načina života, ali i trenutnih dešavanja u svetu. Mentori su im docenti MA Katarina Samardžič i MA Tijana Pavlov, kao i Vanredni prof. MA Aleksandar Protić. Za video produkciju je zadužen vanredni prof. MA Nikola Majdak
ANA VASILJEVIĆ, naša dizajnerka koja živi u Barseloni predstavila je kolekciju ‘’Re-worn heritage’’ Past creating future koja je nastala kao deo naučnog rada ‘’Uloga kulturnog nasleđa u sistemu samodržive mode’’ objavljenog u okviru doktorskih studija kao i u okviru zbornika i konferencije ‘’Tekstilna industrija" Savez inženjera i tehničara tekstilaca Srbije. Cilj projekta Re-worn heritage je otkriti način za stvaranje novog životnog veka tekstilnom otpadu tako da preradom i upotrebom postane pogodan za izradu novog tekstilnog komada koji će imati jednako važnu ulogu u dizajnerskom procesu izrade kao originalni materijali.
MARKO GLAVINIĆ je predstavio kolekciju Je suis comme je suis za jesen-zima 2020-21. Inspiracije su mu Preverov junak, Dalijeva senka, Miroova igra boje i oblika. Kolekcija predstavlja umetnikovu interpretaciju željenog.
ĐORĐE BAŠČAREVIĆ je prezentovao ready-to-wear mini kolekcija muške mode za sezonu jesen/zima.
Akcenat je na volumenu, figura se gubi u slojevima odeće, osnovne karakteristike udobnost, svedenost u kroju i pomerenost u načinu stilizacije. Za muškarce koji se ne ustručavaju da istaknu osobenost upadljivim komadima, kako u kroju, tako i u dezenu/boji.
Autori fotografija: Metropliten Univerzitet za modele Marijane Stepanović, Jelene Nedeljković i Marine Živković (Metropliten Univerzitet) 1,2 i 3; Aleksandar Čelar za modele Ane Vasiljević (4,5), i Đorđe Tomić za modele Marka Glavinića i Đorđa Baščarevića
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“Non credo alla poesia come amplificatore dell’ego perché aspiro al bene, ho fede nel bene”: dialogo con Antonio Trucillo (ovvero, sulla poesia come opera di misericordia)
Dando conferma al caso e valore alla volontà della mia biblioteca, in questi giorni rileggevo alcune poesie di Miodrag Pavlovic, il grande poeta serbo. Amo questi versi, tratti da La preghiera per i monaci del Monte Athos: “Scorgo la resurrezione:/ essa inizia ogni mattina e non teme la caduta./ Ogni giorno qualcosa s’innalza/ e la salvezza ci sfiora le labbra”. Certo, c’è la Sfinge e la fibra dei Salmi in questi versi, così semplici, così fermi. Da uno stesso stampo, penso, provengono i versi di Antonio Trucillo, la cui opera poetica mi pare opera di pietà, estensione lirica della misericordia, a mendicare, dai marziani a questo tempo, dai residui disarcionati dalla belva-Storia, il senso. “Un poeta capace di scarto e di visione”, lo disse Davide Rondoni, introducendo La nuvèla, la raccolta di Trucillo edita da Marietti nel 2011, dove il Beato Angelico che squarcia la copertina è già indizio di poetica. Cioè, di un poeta che agisce nella cella, obbediente al verbo e non alla fama parziale e bugiarda con cui il tempo soffoca, a colpi di incenso e di presentazioni pubbliche, le ‘prestazioni’ di troppi poeti presunti, troppo ‘presenti’, presuntuosi, untuosi. L’ultimo libro di Trucillo s’intitola Un’idea di bene (Giuliano Ladolfi Editore, 2019), e insieme ad altri libri (ad esempio, Nella luce di un giorno di paga, Ensemble, 2017), compone l’unico libro di uno che medica dall’assenza di Dio, che si incunea nelle ulcere, che a leggerlo pare pure un risarcimento. (d.b.)
Il poeta è lui: Antonio Trucillo
Un’idea di bene: intanto, perché questo titolo? Il bene è una idea? Che cosa è il bene, in fondo? La cosa, mi pare, meno ‘poetica’ che ci sia: di solito si tende a indorare nella lirica il male o il proprio fantomatico ego.
Non so precisamente cosa sia il bene. So solo che è la cosa a cui aspiro. Forse è un’idea evangelica, chissà. So, però, che è una possibilità o anche una probabilità. È questo il senso della parola ‘idea’, qualcosa, insomma, che potrebbe o dovrebbe ‘accadere’. No, non credo alla poesia come contenitore di male o amplificatore dei nostri piccoli ego. Baudelaire, paradossalmente, la pensava proprio così.
Perché la poesia, la cosa meno ‘mondana’ che ci sia? Come è sorta in te e quali sono le letture che ti hanno formato, o gli incontri?
La poesia (ma mi vergogno un po’ a dirlo) in me è sorta prestissimo. Avevo sette-otto anni e scrivevo dei componimenti in lode dei miei calciatori preferiti, Sivori del Napoli, soprattutto. Evidentemente erano dei miserrimi epinici, prima che leggessi Pindaro! Mi ha formato sicuramente la lettura della poesia delle origini: i Siciliani, Guittone, Cavalcanti, Dante, naturalmente. Poi Leopardi, certo Pascoli, Rebora, Campana, Montale, Penna. Tra gli stranieri… sono troppi. Due su tutti: Baudelaire e Lorca. Se poi dovessi dire cos’è per me la poesia, allora mi viene in mente il cosiddetto sonetto della Garisenda di Dante. Cosa guarda Dante? Cosa gli impedisce di vedere la torre? Ma c’è poi stato davvero a Bologna? Ecco, per me la poesia è questo tenerissimo mistero, questa mallarmeana oscurità, che può svelarsi o non svelarsi.
Estrai un verso che descriva il tuo percorso lirico, e dimmi perché ti sintetizza.
È difficile rispondere. Forse questi pochi versi: “Oh, tu non puoi trasportare per le scale / questa madonnina di legno, così fragile, / esangue, farla dormire nel tuo letto, / vegliarla come si veglia una bambina / che ha la febbre, non ne sei degno!”. Ecco, talvolta ho la presunzione di credere di essere degno di portarmela a letto. È anche questa la mia idea di bene.
Estrai, invece, in virtù di gratitudine, un verso di un autore che ami e dimmi perché lo hai scelto.
San Martino di Carducci. È una poesia perfetta. È tutto un mondo. È un dipinto ad olio potente e penetrante, entra tutto nel profondo.
Cosa può il poeta di fronte all’alito della Storia? Cosa può il poeta di fronte alla tragedia dell’uomo?
Ah, può poco. Credo proprio che possa fare molto poco. Io, per me, ho le mie rabbie, le mie rivoluzioni, il mio malcontento per come va il mondo. Sicuro. La poesia che scrivo, allora, è la mia protesta totale, il segno della mia ferita, il mio sentirsi offeso nei confronti della Storia.
Ti interessa la poesia e la letteratura contemporanea in genere? Che cosa ti piace leggere?
Fino a qualche anno fa ero molto più attento. Leggevo moltissimi autori contemporanei, poeti e narratori. Ora ne leggo molto meno. Ho 63 anni. Mi pare di perdere tempo. Cerco di leggere quello che ritengo valga la pena di leggere. Ed è moltissimo, comunque. Tra i romanzieri, alla rinfusa, Peter Handke, Bernhard, Guimarães Rosa, Singer, Céline, Hrabal, Rea, Ortese, il dimenticato Prisco, tanti altri… Tra i poeti, bè, mi devono com-muovere, come quando leggo il Lamento di García Lorca. Mi piacciono il Viviani di Merisi e di Preghiera del nome (dopo non più); Cesare Greppi; Gino Scartaghiande. Ma dimentico sicuramente molti altri.
***
Per gentile concessione si pubblicano alcune poesie dalla raccolta di Antonio Trucillo, “Un’idea di bene” (Giuliano Ladolfi Editore, 2019)
Dei sandaletti la plastica infantile sul sangue terragno della corte e questo dare, è questo dare da trattenere, dico, Signore – è questo il dare, e questo dare-dare per non avere fame – Non la fila di parole scempie di poesie di uno qualunque, scriba qualunque.
*
Ogni sera che cala, la mano come manovrata dai cieli articola un moto, uno stupore annidato in seno, reiterante – Io lo faccio per chiedere perdono di colpa atroce, un rosa-grigio correre di nuvole distese, posa acquietata nei miei gesti: io prono, vocativo.
*
Primo sopraggiunge il muso schiumante, il carro che all’empireo ascende, stridente fra i gelsomini ebbri e l’aria malva. C’è questa zoppa danza che a prendersene cura senti com’è il mondo. Non so se la pietà sia da questa parte tutta, istante minimo, passo dopo passo nella gloria incessante, l’umano intero basso torturare.
Antonio Trucillo
*In copertina: Caravaggio, “Le sette opere di misericordia corporale”, 1606-07, particolare
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Zagor iz našeg sokaka
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Zagor iz našeg sokaka
Povodom pola veka od izlaska prve epizode o omiljenom strip junaku, Zagoru, na našim kioscima, u organizaciji Narodnog muzeja Zrenjanin i Gradske narodne biblioteke „Žarko Zrenjanin“, u petak, 29. juna 2018, održaće se niz zanimljivih događaja pod nazivom „Zagor iz našeg sokaka“.
Druženje počinje u Biblioteci, u 16 i 30 časova, Live Art radionicom koju će voditi, i tokom koje će uživo crtati, Miodrag Ivanović Mikica, strip crtač iz Sombora, autor licencnog YU Velikog Bleka, Nindže, kao i mnogih naslovnica epizoda Zlatne Serije novosadskog Dnevnika i Lunovog Magnus Stripa. U radionici učestvuju i učenici čiji su radovi bili nagrađivani na različitim strip konkursima, uključujući i Teodoru Pavlov, dobitnicu prve nagrade na ovogodišnjem strip konkursu Instituta Servantes iz Beograda.
Zagor iz naseg sokaka – Narodni muzej Zrenjanin
Zagor iz naseg sokaka – Narodni muzej Zrenjanin
Tom prilikom, izlaganjem najboljih crteža, biće predstavljene i strip škole iz Novog Sada, Pančeva, Kikinde, Valjeva, Kragujevca i Leskovca.
Nakon radionice, u Malom salonu Narodnog muzeja Zrenjanin, u 18 časova, sledi otvaranje izložbe koju čine zbirka crteža grupe od preko osamdeset strip autora iz svih republika i pokrajina Ex SFRJ. Neki od njih su Bane Kerac, Sibin Slavković, Pavel Koza, Leonid Pilipović, Istok Sitar, Sabahudin Muranović, Igor Jovčevski i drugi, a takođe su obuhvaćeni i zrenjaninski strip autori Stevan Subić, Vladan Nikolić i Branko Đukić. Zbirka crteža nastala je zahvaljujući ideji Miodraga Ivanovića Mikice i dobroj volji strip crtača sa ovih prostora u poslednje 4 godine. Kao što je čuvena „Zlatna serija“ izlazila na celoj teritoriji bivše SFRJ, tako su i u zbirci crteža zastupljeni autori iz svih bivših republika i pokrajina. Originalne italijanske table i ostali kolekcionarski eksponati deo su kolekcije Andjelt, Andjel Svetozara iz Zrenjanina.
Izložbu posebno zanimljivom i vrednom viđenja čine originalne strip table četrnaest italijanskih autora kao što su Galieno Feri, Franko Donateli, Frančesko Gamba, Marko Toričeli… Tom prilikom biće izložene i različite retke „relikvije“ iz sveta strip kolekcionarstva. Kustos izložbe je Dušan Marinković.
Na otvaranju izložbe posetiocima će biti podeljen besplatan katalog koji ujedno predstavlja i jednokratni fanzin časopis rađen po uzoru na prvi italijanski fanzin časopis posvećen Zagorovom univerzumu. Pored crteža koji će biti izloženi u zrenjaninskom Narodnom Muzeju, u fanzinu se nalaze i četiri autorska teksta o Zagoru i tri kratke priče o ovom omiljenom italijanskom strip junaku, poznatih strip scenarista, Svetozara Toze Obradovića, Gorana Skrobonje i Milka Peka, koji su ove priče napisali baš za naš fanzin.
Zagor iz naseg sokaka – Narodni muzej Zrenjanin
Druženje se nakon otvaranja izložbe nastavlja u Biblioteci, panel diskusijom koja počinje u 19 časova. Ovo će biti jedinstvena prilika da ugostimo čuvenog Branislava Baneta Kerca, legendu naše strip scene i autora koji trenutno crta epizode Zagora za Boneli izdavačku kuću, čija je redakcija, inače, veoma zatvorena. U diskusiji učestvuju i Dušan Mladenović, glavni urednik Veselog četvrtka, izdavačke kuće koja je nosilac prava za većinu Bonelijevih junaka za srbiju, Aleksandar Đukanović, profesor istorije i autor enciklopedije o Zagoru, kao i strip analitičari, Zoran Stefanović i Nikola Dragomirović. Razgovoru će se priključiti, putem internet linka, i drugi strip autori iz regiona.
Nakon panel diskusije, u Kulturnom centru, od 21 čas, nastavlja se druženje stripofila.
Događaj su podržali „Regionalni centar za talente“, „Kancelarija za mlade“ i kompanija Gomeks.
Izložba „Zagor iz našeg sokaka“ biće otvorena do 20. jula 2018. u Malom salonu Muzeja.
Izvor: Narodni muzej Zrenjanin
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Poet Miodrag Pavlovic dies
Poet Miodrag Pavlovic dies
BELGRADE – Miodrag Pavlovic, one of the foremost writers of contemporary Serbian poetry and founder of modernism, has died, aged 87. Pavlovic passed away on August 17 in the German town of Tuttlingen, where he had lived with his family.
Photo: RAS / Aleksandar Andjic
A poet, essay writer, playwright, literary critic and twice a candidate for the Nobel Prize, Pavlovic is well known in literary…
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Rekvijem
Ovoga puta umro je neko blizu Rekvijem u sivom parku pod zatvorenim nebom Žene su pošle za mrtvim telom smrt je ostala u praznoj sobi i spustila zavesu Osetite svet je postao lakši za jedan ljudski mozak Prijatna tišina posle ručka bosonog dečak sedi na kapiji i jede grožđe Zar iko ostane veran onome što izgubi Ne žurite se sa smrću niko na nikog ne liči sinovi misle na igračke I ne opraštajte se pri odlasku to je smešno i pogrdno
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Fear neither wind nor stone every wound is a splinter of flame when you look darkness in the face
Miodrag Pavlovic - The Sun Setting
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Fear neither wind nor stone every wound is a splinter of flame when you look darkness in the face Freedom blood flowing between day and night Gladness seeking you out your whole life through Gladness
Miodrag Pavlovic, from "The sun setting"
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Miodrag Pavlovic compie 80 anni. Il suo libro di poesie è tra i capolavori del nuovo millennio. Ora è sepolto nell’oblio, annientato dalle cretinate quotidiane
Era il 2004 e fu una specie di pugno. Anzi, no. Uno sbriciola dei bicchieri di cristallo e mette quei frammenti – quelle schegge che sembrano una galassia – in un vaso. Poi ti rovescia la testa afferrandoti i capelli. E ti riempie di schegge di cristallo in gola. Vomiti luce e sangue per giorni. Nel 2004 la casa editrice Le Lettere, nella collana – bellissima – ‘Il Nuovo Melograno’ pubblica un libro fragoroso. S’intitola L’ultimo pranzo. Oggi, ovviamente, in un mercato librario che salva lo schifo e getta in oblio il genio, non lo trovate più. L’autore si chiama Miodrag Palovic, è nato a Novi Sad, è cresciuto a Belgrado. Quest’anno compirebbe 80 anni. Nella smilza biografia allestita con dedizione dal curatore, Stevka Smitran, scopro che Pavlovic ha studiato medicina, che per qualche anno ha esercitato la professione, ma che dal 1960 diventa direttore del Teatro di Belgrado e poi guida della casa editrice Prosveta. Candidato due volte al Premio Nobel per la letteratura, è tra i massimi poeti slavi di sempre. Un evento segna la sua vita. 16 aprile 1944, Pasqua. Pasqua di guerra. La mamma manda Miodrag a fare gli auguri ai parenti, rifugiati in città dalla Croazia. Tra di loro c’è Rodomir Prodanovic, lo zio di Miodrag, poeta, sciamano, maestro. Miodrag prevede la fatalità. Si ferma in mezzo alla strada. Un bombardamento devasta la casa dei parenti. Erano in cinque. Compreso Rodomir. Muoiono tutti. Come posso farvi capire. L’ultimo pranzo è uno dei grandi libri di poesia pubblicati in Italia nel nuovo millennio. Anzi. No. Non esistono classifiche al cospetto dell’assoluto. Il libro, così piccolo, un centinaio di pagine, è segnato, manco fosse un vangelo stentato. Segno i versi come fossero tacche su una parete rocciosa. “Andiamo verso la visibile pietra all’ombra dell’arcobaleno,/ per sorreggere sulle spalle le nostre tristi montagne”; “Lo spazio è l’invenzione del regno senza sogni”; “Tra parentesi ed infine: la strada dell’anima è rischiosa”; “Ti prego aiuta coloro che distruggono se stessi/ da retta alla voce che udirono una volta dal cielo/ e adesso non la comprendono più”; “L’eternità è un bel posto: me lo tengo stretto in questi tempi oscuri”. Questi versi sembrano cicatrici, cauterizzano l’assurdo. Nell’ultima riga della biografia di Pavlovic è scritto, “Vive tra Belgrado e la città tedesca di Tuttlingen con la moglie Marlene”. Le poesie di Pavlovic sono senza tempo, redigono storie di pietà e di ferocia dopo aver strappato la lingua all’Arcangelo. Mi venne voglia di andarlo a trovare. Chi si vuole andare a trovare? Forse tre o quattro persone. Qualcuno che sappia svelarti la vita e la morte. Forse non bisogna fare altro che meditare l’opera. Ad ogni modo. Troppo tardi. Miodrag Pavlovic è morto a Tuttlingen nel 2014, quattro anni fa, in agosto. Che peccato. Il vero peccato è che la sua opera, clamorosa, è zittita, annientata. La mia amica e artista Tiziana Cera Rosco ha ricalcato una poesia di Pavlovic in una casa particolare. Dobbiamo circondarci di parole che ci facciano balzare in piedi, che tramutino la nostra spina dorsale in un falco. Lo ripeto fino a rompere i muri, infoiato. Una poesia dei grandi poeti, una poesia di Miodrag Pavlovic sulle prime pagine dei giornali ci renderebbe più sani, più benedetti e inquieti. Invece, qui, è la tirannia dei cretini. (d.b.)
*
Popolo del grande urlo
L’ultimo grido è rimasto inspiegabile. Lo stesso che si era udito al crepuscolo sul Golgota. Dal profondo dell’anima Sua, era arrivata la notizia che anche a Iddiouomo non era piaciuta la separazione: la divisione tra corpo e anima. Cosa resterà e cosa scomparirà quando si conoscerà l’ordinamento nell’alto dei cieli? Il patimento è l’ultima cornice del volto umano. Questo è anche il destino dei popoli leali: attraverso il grande urlo entrano nell’eternità.
Insegnamento dell’anima
Dov’è il tempio che la nostra preghiera mira? O la soglia fin dove la nostra anima, giunta agli inferi, risorge ancora? Cerco la cupola ed il fuoco che la riscalda ravvivato da quattro evangelisti. Dove sono le vesti per ornare tutte le nostre preghiere? Salgo sulla nave che va a fiamma di candela. E mi copro con la parola ricamata d’istinto della sete santa.
Miodrag Pavlovic
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JUBILARNA PETNAESTA MEĐUNARODNA UMETNIČKA KOLONIJA KRČEDIN 2022.
PERO ZUBAC OTKRIVA BISTU MIKE ANTIĆA, TITULE „JA, KRČEDINAC“ PAULINI MANOV, MIĆI TRNAVCU, ZORANU DAŠIĆU DAŠI I NEBOJŠI KUZMANOVIĆU, A DUO MODERATO KAO POSLASTICA UZ VIŠE OD 60 SLIKARA
Ovogodišnje veliko umetničko okupljanje, jubilarna 15. međunarodna umetnička kolonija u Krčedinu, biće održana od četvrtka 25. do nedelje 28. avgusta, u Domu porodice Jakšić u Krčedinu, ulica Cara Dušana broj 64.
Tradicionalnu koloniju će, u četvrtak 25. avgusta u 20 sati, u Domu porodice Jakšić u Krčedinu, (Cara Dušana 64), otvoriti jedan od najveći srpskih pesnika Pero Zubac, koji će prethodno u Domu Jakšića otkriti i bistu velikanu srpske književnosti Miki Antiću. U svečanom otvaranju učestvovaće i predsednik opštine Inđija Vladimir Gak i dobitnici Jubilarne zlatne medalje Kolonije Krčedin - slikari Dragan Stojkov i Janoš Mesaroš, književnik Aleksandar Čotrić, glumac Milenko Pavlov i kantautor Vojislav Mehandžić. Popularnoj srpskoj glumici Paulini Manov, publicisti i direktoru Arhiva Vojvodine Nebojši Kuzmanoviću, muzičaru i vođi sastava „Legende“ Zoranu Dašiću Daši i slikaru Radovanu Mići Trnavcu, biće dodeljene tradicionalne titule „Ja, Krčedinac“, koje su do sada, među ostalima, dobili, Raša Popov, Brana Crnčević, Bora Đorđević, Matija Bećković, Pero Zubac, Ivan Bekjarev, Slobodan Rakitić, Bane Krstić, Minja Subota, Marko Nikolić, Milovan Vitezović, Bilja Krstić, Milutin Dedić, Slađana Milošević, Janoš Mesaroš, Dragan Stojkov, Rada Đuričin, Milenko Pavlov, Vanja Bulić, Bruno Langer, Gojko Đogo, Vico Dardić i drugi.
U bogatom programu Kolonije, na scenama „Bora Đorđević“ i „Arte“, pored navedenih umetnika u muzičkom delu učestvovaće i Duo Moderato, rok grupa „Živa istina“ i brojni solisti. Nastupiće i veliki broj književnika, među kojima Dušica Ivanović, Jelena Ćirić, Aleksandra Radaković, Predrag i Miodrag Jakšić, Mitar Đerić Laki, Nenad Vučetić, Ilija Šaula, Gordana Vlajić i mnogi drugi. Premijerno će biti izveden muzičko-dramski prikaz „Đura Jakšić, Laza Kostić i Svetozar Miletić – Slava Srbinu!“
Tokom pet dana na obroncima Fruške gore, slikaće i vajaće, 62 umetnika iz 12 država, medju kojima i Stojan Milanov, Milan Ignjatović, Maja Volk, Nenad Stojkov, Ivan Karafilovski, Sofija Ječina, Miki Kršanin, Dorota Krauze, Dana Petkov, Zdravko Červ, Mariana i Krasimir Georgiev, Almedina Cifrić, Ivana Vukajlović Simić, Bojana Vrhovac, Siniša Popov, Jelena Bodrožić, Ivana Bukurecki, Anđela Đermanović, Jasmina Trifunović, Roman Planko i drugi.
Jubilarne zlatne medalje Kolonije Krčedin biće uručene i urednici RTV Sofiji Ljukovčan i novinarki Anđelki Mali, arhitekti i muralisti Andreju Josifovskom Pijanisti, umetničkom paru Georgijev iz Sofije, Opštini Inđija, Predstavništvu Republike Srpske u Srbiji, kompanijama Zlatiborac, Baltazar i Medijus, te Udruženju umetnika Nova Pazova i Udruženju likovnih umetnika Inđije.
U Domu Jakšića u Krčedinu biće otvorena spomen soba – legat Mihajla Todorovića Kepe, legende beogradskog pozorišta „Boško Buha“.
U pratećem programu Kolonije biće otvorena izložba slika pod nazivom „Žena kao motiv“ više autora, izložba skulptura Miroljuba Mikija Kršanina, ambijentalna izložba slika Ilije Šaule i izložba slika i skulptura „Žiri nad gradom“ Aleksandre Radaković.
Selektor slikarskog saziva i urednik programa je književnik Miodrag Mića Jakšić.
Kao i svake godine organizatori Kolonije pokazaće društveno odgovorni i humani karakter manifestacije, uključujući se u program „Čep za hendikep“, za nabavku invalidskih kolica osobama sa hendikepom, a organizatorima ove humanitarne akcije biće uručen velika količina čepova.
Kolonija se održava pod pokroviteljstvom Opštine Inđija, a u organizaciji udruženja „Moj Srem“ iz Krčedina i Umetničke grupe „Arte“.
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