#Flavio Porta
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La Ferrari F80 è già sold out
La vettura stradale più potente mai uscita dai cancelli di Maranello, ecco la nuova Ferrari. In principio fu la GTO che nel 1984 inaugurò questo nuovo segmento, seguita dalla F40 e poi dalla F50 e ancora dalla Enzo e infine dalla LaFerrrari. Dal 1984 al 2024, il nuovo capitolo di questa saga prende di F80, arricchendo ulteriormente una famiglia iconica con una vettura in serie limitata, con soli 799 esemplari già tutti rigorosamente venduti, spinti dal V6 ibrido che in questo caso eroga 1.200 CV di potenza complessiva, alzando ulteriormente l’asticella delle performance. Abbiamo visto in anteprima la nuova Ferrari F80, ecco com’è dal vivo la nuova supercar di Maranello. La genesi della Ferrari F80 e il design Dopo 4 anni di lavoro l’emozione e il coinvolgimento per l’unveil di questa vettura è palpabile, anche alla luce del fatto che in questa famiglia di modelli convivono alcune tra le icone più significative della storia recente di Maranello e che di supercar non se ne presentano di certo tutti i giorni. Come per la 12Cilindri, anche per la Ferrari F80 a ispirare i designer del Centro Stile guidato da Flavio Manzoni sono stati il mondo aerospaziale, della fantascienza, cercando ancora una volta di non trasmettere alcun senso nostalgico ma piuttosto di creare una vettura moderna, d’avanguardia e di rottura. Il tutto mantenendosi fedeli al DNA del Cavallino. Nella parte frontale dunque ritorna il vizor proposto sulla 12Cilindri, che integra i sottili gruppi ottici capaci di sparire nel motivo black screen quando non attivati. Qui sono state integrate anche alcune funzioni aerodinamiche, con le spalle larghe con un gioco dei volumi che sembra rendere ancora più compatta la cabina. Gli elementi geometrici sulle fiancate richiamano le vetture degli anni ottanta, con due enplate attorno alle ruote anteriori che sono un chiaro riferimento alla F40. La sezione a diedro dei fianchi restituisce anche i due impluvium in stile NACA, canali per convogliare i flussi d’aria che diventano unici nel loro genere. Al posteriore poi troviamo sei sfoghi d’aria sulla copertura del propulsore che richiamano il frazionamento del motore e che rimandano ad una vera e propria spina dorsale che confluisce nell’elemento aerodinamico di coda, l’ala mobile perfettamente integrata e che viene sollevata all’occorrenza dagli attuatori elettrici a seconda delle velocità di percorrenza. La F80 è lunga 4,84 metri e ha un passo di 2,66 metri, più compatta di 50 mm rispetto alla LaFerrari, rendendo la percezione dei volumi ancora più evidente. Una monoposto per due persone Gli interni della Ferrari F80 sono stati pensati per adattare il concetto di monoposto a quello di una vettura capace di ospitare anche un passeggero. Come una Formula 1 carenata dunque, si è ottenuta una soluzione inedita che mette al centro il pilota grazie ad un cockpit avvolgente e un sedile del passeggero che ha uno sfasamento longitudinale consentendo un posizionamento di quest’ultimo leggermente più indietro rispetto a chi si trova al volante, senza andare tuttavia ad intaccare l’ergonomia. In questo modo si è potuta ridimensionare anche la cabina, riducendo la sezione frontale. Per accedervi, si utilizzano le portiere con apertura a farfalla, come sulla LaFerrari, con doppia cerniera ad asse di rotazione che permette un’apertura di quasi 90° sopra il corpo vettura. La Ferrari F80 porta in dote un nuovo voltante, anch’esso ottimizzato, circa 14 mm più stretto del precedente e dalla forma stondata in alto e in basso. Il volante vede la geometria della corona ridursi di 70 mm sull’asse verticale per aumentare la visibilità e la sensazione di sportività della guida. L’impugnatura è stata perfezionata per aumentare il grip delle mani sul volante, sia mani nude che con i guanti per l’eventuale utilizzo in pista. Sulle razze poi tornano i tasti fisici, che sostituiscono l’impostazione full digital degli ultimi modelli del Cavallino. Il quadro strumenti digitale ha una forma squadrata ed è solidale con il piantone dello sterzo, massimizzando anche in questo caso la visibilità del pilota. Davanti al passeggero poi un display aggiuntivo dal quale consultare le informazioni di guida e per l’intrattenimento. Infine la posizione di guida: l’inclinazione della seduta e la posizione dello sterzo ha reso la nuova supercar di Maranello quanto di più simile c’è ad una vettura da gara. Aerodinamica al potere L’aerodinamica ricopre un ruolo fondamentale anche sulla F80, con nuovi livelli mai toccati prima su una stradale del Cavallino. All’avantreno si è sfruttata l’esperienza in Formula e nel WEC, con 460 kg del carico totale a 250 km/h. E’ stato realizzato un telaio a chiglia alta e nel volume centrale è stato incastonato tra i puntoni e in evidenza rispetto agli elementi circostanti grazie alla verniciatura in tinta carrozzeria, c’è il main plane dell’ala anteriore. All’interno dell’S-Duct due flap seguono il profilo principale completando una configurazione alare a triplo elemento, definito triplano, con curvature e slot di soffiaggio di chiara ispirazione 499P. Il funzionamento aerodinamico dell’anteriore si basa sulla stretta sinergia del triplano con l’S-Duct e la chiglia alta che riducono al minimo il bloccaggio verso l’ala esaltandone la prestazione. Sotto il triplano poi c’è anche l’Active Revers Gurney, un flap mobile. Al retrotreno vengono generati i 590 kg di carico del totale di 1.050 kg a 250 km/h: questo grazie al lavoro combinato di ala e diffusore. Quest’ultimo è stato reso più grande, anticipandone la curvatura e realizzando così un estrattore che arriva a 1.800 mm. In sinergia con l’alettone mobile, il diffusore è capace da solo di generare 285 kg di carico verticale. L’ala attiva rappresenta invece l’elemento maggiormente distintivo di questa vettura, con un sistema che ne consente sia il sollevamento che la regolazione dinamica: in configurazione High Downforce (HD), utilizzata in frenata, ingresso e in percorrenza curva, l’ala forma un angolo di 11° rispetto alla direzione del flusso, generando un carico verticale di oltre 180 kg a 250 km/h. In Low Drag (LD), la posizione è cabrata con bordo d’attacco rivolto verso l’alto, con la resistenza all’avanzamento è molto inferiore, grazie alla riduzione dell’effetto deportante e all’effetto di trazione generato dal nucleo di bassa pressione residuo agente sulla superficie inferiore dell’ala stessa. Il carico aerodinamico varia anche all’anteriore in base a due posizioni, in configurazione chiusa la downforce generata è massima, mentre in posizione aperta è ortogonale al flusso e determina, in modo simile ai DRS delle vetture di Formula 1, lo stallo del fondo vettura privilegiando la riduzione della resistenza all’avanzamento per raggiungere la massima velocità. Il V6 è il meglio che si potesse offrire La scelta del gruppo motopropulsore non è stata casuale. Sulla Ferrari F80, così come sulle altre supercar della gamma, si è portata la tecnologia più adatta e pronta in questo momento storico dal punto di vista dell’avanguardia e delle performance: come negli anni ’80 si scelse il V8 con il turbo, ora è venuto il momento del motore V6 che in questo caso è stato ulteriormente evoluto. Il frazionamento a sei cilindri e le componenti elettriche erogano una potenza complessiva di 1.200 CV, 900 CV termici e 300 CV elettrici, con 850 Nm di coppia a 5.550 giri/min. Le performance parlano così di uno scatto da 0 a 100 km/h che si consuma in 2,15 secondi mentre quello da 0 a 200 che invece viene bruciato in 5,75 secondi, con una velocità massima di 350 km/h. L’unità è in grado di sviluppare una potenza specifica record per un motore Ferrari, ben 300 CV/L, con diverse componenti in comune con la 499P che disputa il WEC, vincente alla 24 Ore did Le Mans: da qui sono mutuate ad esempio basamento, catene di comando e layout della distribuzione, recuperi della pompa olio, cuscinetti, iniettori e pompe GDI. Anche bielle e pistoni sono stati ottimizzati, con un turbo più grande, dimensionato per esprimere il massimo a medi e alti regimi, che grazie al motore elettrico in asse con turbina e compressore può garantire zero turboleg. Si è intervenuti poi anche sulla sua posizione, con il propulsore è stato installato al limite del fondo piatto, portando a soli 100 mm la distanza massima tra l’asse dell’albero motore e tutti i componenti.A questo si aggiunge il comparto MGUK, che invece trae ispirazione dalla Formula 1 e che compone il sistema ibrido, grazie ad assale (e-4WD) e motore (MGU-K) elettrico. Il sistema ibrido Anche in questo caso il lavoro degli ingegneri di Maranello ha restituito una componente ottimizzata, con l’utilizzo dei sistemi più all’avanguardia: il rotore sfrutta la tecnologia Halbach array per massimizzare la densità dei flussi magnetici e minimizzare peso e inerzia. Il ritegno dei magneti con anelli in fibra di carbonio è invece utilizzato per riuscire a portare il regime massimo a 30.000 giri/min. Lo statore a bobina di dente diminuisce il peso del rame delle testate, mentre l’avvolgimento con filo Litz ottimizza le perdite in alta frequenza. Un convertitore DC/DC si occupa di trasformare corrente continua con una certa tensione in corrente continua a tensione diversa. Questo innovativo componente permette di gestire contemporaneamente la tensione a 800, 48 e 12 V per alimentare batteria ad alta tensione, e-turbo e centraline con elementi ausiliari. L’assale, anch’esso sviluppato e prodotto interamente in Ferrari, comprende due motori elettrici, un inverter e un sistema di raffreddamento integrato. Tale componente permette di attivare il torque vectoring sull’asse anteriore. L’integrazione delle funzioni e il nuovo layout meccanico hanno fruttato un risparmio di circa 14 kg rispetto alle precedenti applicazioni: il componente pesa infatti soltanto 61,5 kg. L’inverter, dedicato alla conversione di potenza e al controllo dei due motori elettrici anteriori, è in grado di generare una potenza totale dell’assale pari a 210 kW; sulla F80 è integrato nel componente stesso e pesa soltanto 9 kg, con una riduzione sensibile della massa rispetto alla SF90 Stradale. Un altro inverte per poi si occupa del motore elettrico anteriore e sere per l’avviamento del V6, il recupero dell’energia e la ricarica della batteria, oltre che offrire un incremento di coppia in determinate condizioni dinamiche offrendo una potenza massima di 70 kW in fase rigenerativa e di 60 kW come supporto al motore a combustione interna. L’accumulatore ad alta tensione utilizza una struttura con 204 celle connesse in serie e suddivise equamente in 3 moduli, per un’energia totale pari a 2,3 kWh e una potenza massima di 242 kW. La Ferrari F80 è già sold out Nel solco di una tradizione importante, a Maranello hanno voluto dare vita ad un nuovo gioiello gioiello in grado di scrivere il suo nome in un novero leggendario ed esclusivo senza sfigurare. La F80 si presenta come una 1+, che ha portato il piccolo V12, il sei cilindri che ha debuttato sulla 296 GTB ad evolversi ancora, sfruttando il know how del motorsport, dalla F1 ai successi del WEC. E’ nato così un nuovo modello di rottura, fedele alla sua vocazione ma in grado di differenziarsi dal suo Heritage senza rinnegarlo. Al punto che i ferraristi se ne sono innamorati ancor prima di saperne il nome: dei 799 esemplari previsti ad oggi, arriverà quasi certamente una versione aperta ma del futuro a Maranello non si parla mai, tutti sono già stati venduti. Il prezzo della Ferrari F80 è fissato in Italia a 3,6 milioni di euro, un particolare di poco conto vista la facilità con la quale i facoltosi collezionisti se le sono accaparrate. Un sogno che si concretizzerà a partire dalla fine del 2025, con le consegne che proseguiranno fino al 2027, anno in cui il Cavallino compirà 80 anni, da cui la scelta di un nome che omaggia la storia, proiettandola nel futuro. Read the full article
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Il regno d'Israele non è mai esistito: è solo una leggenda (gli scritti religiosi non sono, mai, attendibili); gli ebrei erano un popolo nomade, senza fissa dimora, spesso e volentieri dominato da altre popolazioni - popolo pure fratricida (si ammazzavano, fra di loro, per motivi religiosi).
Il mito di gesù nasce durante la sottomissione romana: gli apostoli e il cristo sono zeloti: un gruppo di ebrei ribelli, sicari, che aggrediva i soldati romani.
I Sicarii erano una fazione estremista del partito ebraico degli Zeloti: ricorrevano, sistematicamente, all'omicidio terroristico come principale strategia politica; durante la prima guerra giudaica, i Sicarii ordirono una congiura contro quelli che erano disposti a sottomettersi ai Romani (dopo la devastazione che aveva provocato l'assedio di Gerusalemme), combattendoli e depredandoli dei loro averi e appiccando il fuoco alle loro case; si unirono ai Giudei nella ribellione, prendendo parte attiva nella guerra contro i Romani, usando atrocità terribili contro chi denunciava le loro malefatte.
«Furono i sicarii che per primi calpestarono la legge e furono crudeli contro la loro stessa gente, senza astenersi dall'offendere con insulti le loro vittime, o dal rovinarle con qualunque atto.»
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, VII, 8.1.262.)
Gli zeloti erano un gruppo politico-religioso giudaico, apparso all'inizio del I secolo, autoproclamatosi difensore dell'ortodossia e dell'integralismo ebraico; lo zelotismo, impadronitosi delle masse urbane e rurali, le porta al fanatismo: le conduce alla violenza di predoni e sicarii, che porteranno alla catastrofe finale della prima guerra giudaica. Per i romani, gli zeloti erano terroristi e criminali comuni, che si ribellavano con le armi alla dominazione romana. Gli zeloti svolsero un ruolo importante nella grande rivolta del 66-70; la maggior parte di essi perirono durante la presa di Gerusalemme da parte di Tito Flavio Vespasiano.
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I fratelli Bulgarelli - Il nuovo cortometraggio “Quello che non ti ho detto”
Una visione intima sul tema del rimpianto e della comunicazione
La prima nazionale del cortometraggio “Quello che non ti ho detto” dei fratelli e registi Flavio e Massimo Bulgarelli viene proiettata il 7 ottobre 2024 alla 21esima edizione del Sedicicorto Festival di Forlì. “Quello che non ti ho detto” è stato prodotto da E Elle Produzioni, una società di produzione audiovisiva specializzata nell'offrire servizi di alta qualità. Grazie ad una consolidata esperienza nel settore, il team di professionisti crea prodotti originali in grado di catturare l'attenzione del pubblico e suscitare emozioni ma soprattutto capaci di veicolare in modo efficace contenuti di qualunque tipo. Preziosa la collaborazione con Duende Film che pianta le sue radici nel panorama cinematografico indipendente, dove ha consolidato collaborazioni con registi, attori e sceneggiatori di talento, arricchendo costantemente il patrimonio creativo. Ogni progetto che porta avanti è il risultato di una combinazione unica di esperienza, innovazione e dedizione che porta ad elaborare la creatività su ogni progetto. L’intero progetto è distribuito da Associak, casa di distribuzione cinematografica indipendente nata nel 2012 ed impegnata nella diffusione artistica e commerciale di lungometraggi, documentari e cortometraggi nei principali festival nazionali. Associak vuole essere un punto di riferimento per opere di elevata qualità estetica ed artistica in grado di unire il puro intrattenimento con l’originalità e l’innovazione narrativa. Il protagonista del cortometraggio è Giorgio, un anziano signore che vive solo: degli strani rumori nel suo appartamento rivelano Anna, una giovane ragazza che si muove nel cuore della notte, la più importante della sua vita. L’uomo è tormentato dai rimpianti e questa donna rappresenta l’amore perduto, che riapre le vecchie ferite e rivela le verità nascoste. Giorgio affronta nuovamente il suo passato, fra lacrime e confessioni, accettando il rimorso delle occasioni mancate. "Quello che non ti ho detto" è una disamina sul tema del rimpianto e dell’incapacità comunicativa in una coppia: la generazione di Giorgio, infatti, non ha ricevuto un’educazione affettivo-relazionale e le conseguenze di questa mancanza risultano, purtroppo, evidenti. Con uno sguardo sensibile, il cortometraggio guida attraverso i labirinti del passato, illuminando le sfumature della bellezza e della tragedia che risiedono nei ricordi del grande amore. Attraverso sequenze incantevoli e dialoghi evocativi, “Quello che non ti ho detto” trasporta il pubblico in un universo emotivo intenso e suggestivo, dove ogni gesto e ogni sguardo raccontano una vita, fatta di sogni, di perdita e poi anche di speranza. Un incontro magico, che mescola la dolcezza dell'amore giovanile con il peso della morte, creando un'atmosfera di malinconia e serenità allo stesso tempo. L’opera parla di un tema universale, in grado di arrivare alla maggior parte degli spettatori. La sua forza risiede proprio nella sua capacità di toccare corde emotive comuni a tutti, indipendentemente da background, esperienze personali o provenienza culturale.
Storia dei registi
Flavio Bulgarelli nasce a Roma il 7 settembre 1984. Si laurea in psicologia nel 2011, nel frattempo si avvicina al mondo del cinema creando uno studio horror indipendente che realizza più di dieci cortometraggi destinati al web e virali in alcuni paesi del mondo con più di 1 milione di visualizzazioni. La sua specialità è la sceneggiatura, che ha studiato negli anni con vari professionisti.
Massimo Bulgarelli nasce a Roma il 4 giugno 1996. Diplomato presso l’Istituto per cinematografia e televisione “Roberto Rossellini” come montatore, si dedica in seguito alla direzione fotografia e all’editing. Al momento lavora come assistente alla regia e come videomaker.
Cresciuti con le stesse influenze cinematografiche di commedia all’italiana e cinema internazionale, Flavio e Massimo trovano un punto di forza proprio nei 12 anni di differenza che li rendono capaci di “parlare” sia ad un pubblico adulto che ad un pubblico più giovane. Doppio Gioco, è stato il loro primo cortometraggio, una commedia all’Italiana 2.0 sul tema della ludopatia. Singolarmente, ma sempre facendo appoggio l’uno sull’altro, hanno scritto e diretto altri cortometraggi di fantascienza come Senza Parole o Lo Spazio sulla Terra.
Instagram: https://www.instagram.com/fratellibulgarelli/
Duende Film
https://www.instagram.com/duende_film
E ELLE Produzioni
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Gioielli Rubati 318: Mike Steeden – Antonio Fasolo – Laura Chiarina – fleurose – Silvia De Angelis – Achille Schiavone – Matteo Piergigli – Nina Kossman.
Posted on settembre 15, 2024 Ringrazio l’autore Flavio Almerighi per avermi inserito in questa rosa d’autori domenicale. E allora.Allora chesenso ha respirarequando non c’è un cazzo per cui respirare?Buonanotte mie signore della stradame ne vado dalla vecchia porta della chiesa.Allora cosadicono che oltre l’astro della nottec’è un paradiso mai visto da nessunoalcuni mi dicono che è fatto di…
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CALAFURIA - FILM COMPLETO DEL 1943
CALAFURIA - ENTIRE OLD ITALIAN MOVIE
#italianmovies #filmitaliani #learnitalian
Benvenuti a questo video che vi porterà indietro nel tempo, alla visione di una delle prime versioni filmate di "Calafuria". Questo film è stato girato nel 1943, a pochi anni dalla nascita del cinema sonoro, e ci mostra come venivano raccontate le storie sul grande schermo di allora. Calafuria è un film del 1943 diretto da Flavio Calzavara, tratto dall'omonimo romanzo di Delfino Cinelli. Trama Una notte a Firenze il noto pittore livornese Tommaso Bardelli salva in un vicolo una ragazzina, Marta, dalle percosse di un bruto. L'uomo la porta a Livorno nella villa dello zio a Calafuria e se ne innamora. Ben presto si viene a sapere del suo passato immorale, ma quando rimane incinta lui decide di sposarla. Contrario al matrimonio, l'anziano zio mette i bastoni tra le ruote ai due; Marta scappa facendo credere di essersi suicidata buttandosi dalla scogliera di Calafuria.
Si rifugia invece a Roma da un'anziana ostetrica, che scoperta l'identità del padre lo avvisa segretamente della realtà dei fatti. Tommaso, però, per dimenticare l'accaduto parte volontario per la guerra dove rimane gravemente ferito. In fin di vita, riceve nell'ospedale la lettera sullo stato di Marta e la nascita del loro figlio, e ciò gli dà coraggio per il difficile intervento chirurgico da subire. Al risveglio ritrova Marta al suo capezzale in compagnia del loro figlio.
Sulla nostra pagina Patreon, per i nostri sostenitori dal livello Spritz è disponibile l'intero libro di Delfino Cinelli "La trappola": https://www.patreon.com/AllyoucanItaly
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Mondo di prova con Flavio.
parkour che porta alla casa sull'albero costruita da marcobuffo.
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Questo pittura della porta di (ia) descrive l'ingresso di un nuovo territorio estetico. Tutto questo concept è sotto © Flavio Fassio
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Santo Ambrogio Vescovo: seconda parte
Prima parte Seconda parte
Durante il suo episcopato Ambrogio, combatte' l'eresie in special modo quella del monaco teologo Ario. Questo personaggio non negava la Santissima Trinità formata dal Padre dal Figlio e dallo Spirito Santo, ma sminuiva la figura del Figlio subordinandolo al Padre. Il Vescovo confutò con tutte le sue forze questa teoria che poteva minare la credibilità della chiesa. Scrisse molte opere a difesa dei dogmi stessi. Con l'Imperatore Teodosio ebbe molti contrasti nei quali dimostrò la superiorità della dottrina callolica sull'eresia pagana. Il suo prestigio aumentò quando riuscì a convertire alla religione cattolica Santa Agostino, di fede manichea, giunto a Milano per insegnare retorica. Un altro episodio della vita del Santo, nel quale dimostra tutto il suo carisma in uno acceso scontro con Teodosio. Nella città di Callinico un gruppo di cristiani, avevano assalito e distrutto una sinagoga aizzati dal Vescovo locale. L'Imperatore venuto a conoscenza di questo misfatto, obbligò il prelato a ricostruire quanto era stato distrutto con i soldi in suo possesso. Ambrogio venuto a conoscenza di tale ordine, si arrabbiò con Teodosio e lo minacciò se non avesse revocato tale provvedimento, di sospendere ogni attività religiosa. Con questa prospettiva Teodosio, si affrettò a rimangiarsi quanto aveva disposto.
Nell'anno 390 Ambrogio si scontrò nuovamente con l'Imperatore, reo di aver ordinato il massacro della popolazione di Tessalonica, accusata di aver trucidato il comandante del presidio romano. Ambrogio seppe di questa strage e chiese a Teodosio di pentirsi pubblicamente, pena il divieto di ingresso in chiesa per assistere alle funzioni religiose. Ma il reprobo non volle sentir ragione. Resistete sulla sua posizione fino al Natale di quell'anno, quando pentito di quanto aveva fatto, si umiliò davanti al Vescovo chiedendo perdono. Al tempo dell'Imperatore Eugenio usurpatore dell'impero romano.
Alla morte di Valentiniano si era impossessato del trono. Ambrogio sostenitore di Teodosio, prese la decisione di allontanarsi da Milano per no incontrarsi con l'usurpatore. Passò da Bologna e giunse a Firenze, dove convinse i fiorentini ad avere una vita più cristiana. Abitò fuori dalla cinta muraria vicino alla croce ricordante il martirio di San Miniato. Questa croce era posta vicino ad un ansa del fiume Arno, che dava il nome a tutta la zona: Croce al gorgo. Durante la permanenza a Firenze consacrò la chiesa di San Lorenzo è fondò un monastero femminile. Accanto si trova una chiesa che porta il suo nome. In quel luogo sacro, nel 1250, sarebbe avvenuto il miracolo del sangue incarnato. Dopo la battaglia del fiume Frigido fra gli eserciti di Flavio Eugenio e di Teodosio, vi trovò la morte del l'usurpatore e la sconfitta del suo esercito, Ambrogio lasciò Firenze per tornare a Milano dove visse fino alla morte avvenuta avvenuta il 14 aprile 397. Fu sepolto nella Basilica che porta il suo nome. Nel dicembre dello stesso anno venne dichiarato Santo e dottore della chiesa. A ricordo della sua permanenza nella nostra città, il quartiere di Santa Croce, all'incrocio fra Borgo la Croce e via dei Nacci, La Potenza festeggiante della città rossa, vi appose un tabernacoli robbiano, dove il Santo Vescovo è rappresentato benedicente.
Alberto Chiarugi Read the full article
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Spirit de Milan, all'insegna della musica!
Spirit de Milan, all'insegna della musica! Allo SPIRIT DE MILAN (via Bovisasca, 59, Milano), la cattedrale in cui si incontrano la cultura swing e la passione per la bellezza e la tradizione, alla riscoperta del fascino di Milano e della "milanesità, anche il 2024 si prospetta ricchissimo di appuntamenti musicali e non solo! Questi i prossimi appuntamenti: MARTEDÌ 16 GENNAIO - Alle 22.00 – CA.BAR.ET BOH VISA: torna il cabaret con Rafael Didoni, Folco Orselli, Germano Lanzoni e Flavio Pirini, che allo Spirit de Milan hanno trovato casa. Musica, risate ed emozioni assicurate con ospiti a sorpresa da non perdere. - Il cabaret va in onda anche sullo SpiritoPhono tutti i martedì alle 19:30 MERCOLEDÌ 17 GENNAIO - Alle 22.00 – concerto di DUILLEOGA: tornano la musica e le danze irlandesi, con questo gruppo formato da musicisti impegnati in progetti musicali eterogenei, che hanno deciso di fondere le loro esperienze e proporre una band folk irlandese frizzante, che trasporta la tradizione ai giorni nostri con un tocco personale e moderno. - Alle ore 20.30 lezione primi passi gratuita di danze irlandesi con l'accademia di danza Gens d'Ys. GIOVEDÌ 18 GENNAIO - Alle 22.00 – BARBERA & CHAMPAGNE con I CIAPARATT: giovane trio musicale che propone dal vivo un raffinato repertorio della canzone popolare milanese rivisitando in questo stile famose canzoni del genere, da Gaber a Jannacci, Cochi e Renato I Gufi e Svampa. VENERDÌ 19 GENNAIO - Alle 22.30 – BANDIERA GIALLA con MARY AND THE QUANTS: live con musica che spazia dal beat e pop italiano ai classici R&B e soul della Motown fino alla musica british. - A seguire Dj Set con la musica anni 70-80-90 di Alex Biasco. - Biglietto di ingresso 20€ con una consumazione per chi viene dopocena (15 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2024), 15€ con consumazione per chi fa aperitivo (12 euro per i soci Spirit de Milan Aps 2024), 7€ per chi viene a cena. SABATO 20 GENNAIO - Alle 22.30 – HOLY SWING NIGHT con JUMPING JIVE: band con un repertorio che è l'espressione più autentica della swing era degli anni '30 e '40, l'alto grado di improvvisazione, ritmo ed andamento sincopato sono l'espressione di balli quali Lindy Hop, Balboa, Shag sino al più frenetico Boogie Woogie. - Alle 21.30 lezione primi passi gratuita lindy hop. - A seguire Swing Dj set con Clap Hands. - Biglietto di ingresso 7€ per chi cena o fa aperitivo, 15€ con consumazione per chi viene dopocena (12€ per i soci Spirit de Milan Aps 2024). DOMENICA 21 GENNAIO - Alle 12.30 – apertura porte per il pranzo. - Alle 15.30 – HOT JAZZ CLUB con SPIRIT HOT FOUR. - Alle 22.00 – SPIRIT IN BLUES con AMANDA E LA BANDA: band milanese con vocalist Amanda Tosoni, che porta in scena la storia del Blues al femminile, dalle origini alle eredità, raccontata attraverso riletture di brani storicamente interpretati dalle grandi Signore del Blues, Jazz e Soul. Alle 21.00 lezione primi passi gratuita di blues dance aperta a tutti. L'atmosfera vintage tipica dello Spirit De Milan è custodita nei suoi 1500 mq: lo Spirit de Milan non è solo musica dal vivo, risate e divertimento, ma anche buona cucina! Lo Spirit de Milan è aperto dal martedì alla domenica dalle 19:30 alle 01:00 (il venerdì e il sabato fino alle 02:30). Per cenare alla "Fabbrica de la Sgagnosa", è fortemente consigliata la prenotazione utilizzando il form online. Una volta arrivati nella zona ristorante bisognerà aspettare che La Mariuccia o L'Ambroes vengano ad accogliervi e ad accompagnarvi al tavolo prenotato. Il menù, ovviamente, comprende i piatti della tradizione milanese: cose semplici come quelle della nonna, cucinate con amore e con ingredienti selezionati. Prenotazioni cena al link Informazioni e prenotazioni: [email protected] Il progetto SPIRIT DE MILAN è un'idea di KLAXON srl, società nata nel 2000 come studio di progettazione che opera nel campo dell'exhibition design e ideatrice del festival SWING'N'MILAN. Tra i suoi obiettivi principali c'è quello di creare eventi tematici che coinvolgano i partecipanti a 360°. Spirit de Milan è anche un'associazione di promozione sociale; la tessera annuale non obbligatoria (valida fino al 31 dicembre) prevede un contributo di 15 euro e consente di avere riduzioni sulle serate a pagamento, oltre a dare la possibilità di partecipare ad eventi organizzati ad hoc per i soci e a sostenere le attività della web radio di Spirit, lo Spiritophono (al link). Facebook ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'ispettore Drake e la vedova nera
Il divertimento e la suspense continuano al teatro degli Audaci con “L’ispettore Drake e la vedova nera”. Fino al 21 Gennaio 2024 – via Giuseppe De Santis, 29 uscita 10 del GRA zona Porta di Roma - Parcheggio gratuito e riservato L’ispettore Drake e la vedova nera In Anteprima Nazionale al Teatro degli Audaci per la regia di Flavio De Paola l’avvincente commedia di David…
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'O portuallo di Giuseppina
Ci sono giorni neri che confonderebbero un polpo o una seppia e così, volendo immaginare strategie di sopravvivenza potremmo non aprire la porta di casa e rintanarci al sicuro sotto pesanti coltri. Oppure possiamo ricordare una risata, un fatto bello e concentrarci su quello, aggrappandoci come faremmo se ci trovassimo sul sellino di uno scooter in picchiata lungo i vicoli dei Quartieri di Napoli, laddove addentano la vita come fosse 'nu tarallo' nzogna e pepe, caldo caldo. Ci son stata per davvero su quel sellino, tanti anni fa, in un tempo pieno di 'fatti belli'. La risata E chi se la dimentica? Piena, fragorosa, benedetta. Più di una risata, un'illuminazione! Il primo incarico lavorativo che mi fu assegnato circa venticinque anni fa fu una terapia logopedica domiciliare nei Quartieri Spagnoli. Come tutte le giovani reclute ero desiderosa di cimentarmi in imprese interessanti, avventurose e salvifiche. Arrivai con la funicolare al centro di Napoli e aiutandomi con lo stradario mi addentrai nel mondo parallelo e perpendicolare dei Quartieri Spagnoli, con prudenza e rispetto. Mi sentivo osservata di nascosto e grazie alle 'dritte' di un paio di anziani del posto, arrivai a destinazione. Un basso soppalcato può equivalere ad un ossimoro? Credo fosse evidente il senso di ingenua sorpresa che mi si stampo' in volto. Lì conobbi Giuseppina e pezzi della sua famiglia. Entrando nel basso percepii che lasciavo fuori Silvana e mi consegnavo ai nativi. La straniera, strana e stranita, ero io, ma ero anche la 'dottoressa' e così, compassionevolmente, mi accolsero e prepararono un buon caffè. C'erano tre generazioni di donne tra quelle mura: Giuseppina 'a nonna, la nuora e la nipote quattordicenne. Giuseppina aveva subito un ictus che le aveva lasciato il braccio destro flaccido e le aveva tolto la parola. Nonostante gli esiti di una paralisi facciale aveva il volto tondo ed espressivo del buon umore. Piccola di statura, mi accolse sotto la sua ala protettrice perché aveva intuito il mio disorientamento e la buona volontà. Purtroppo il danno neurologico era importante e aveva offeso sia la capacità di esprimersi verbalmente sia di comprendere la lingua... Già, ma quale lingua? Capii subito che non aveva mai parlato l'italiano, neppure letto e scritto, ma il napoletano, ad uso di quella realtà ristretta e antica. Fu un duro colpo per me, come potevo aiutarla se parlavamo due lingue differenti? Per fortuna la nuora, che aveva studiato, si offrì come interprete e iniziò una divertente triangolazione! Quando arrivò il caffè Giuseppina si illuminò e io cominciai a ripetere "'Cafe,' o cafe'. Dopo qualche tentativo di ripetizione Giuseppina ci riuscì: 'cafè!' un piccolo trionfo! Dal giorno dell'ictus era la prima parola che riusciva a ripetere. Per il resto, nulla, solo farfugliamenti. Emozionata presi vari oggetti e provai nuovamente a stimolarla ma senza successo. Alla fine dalla fruttiera tolsi una bella arancia e gliela misi tra le mani ripetendo come un mantra "arancia, mm che profumo, arancia, arancia". Giuseppina mi restituì lo sguardo smarrito purtroppo tipico di alcune forme di afasia, ma improvvisamente si accese un'espressione diversa, contrariata, nervosa, verace ed esclamò a gran voce agitando la mano sinistra :"Purtuallo!" "Ua' s'è 'ncazzata' a nonna, se chiama purtuallo!" e la nuora traduttrice iniziò a ridere mentre io balbettavo impressionata. Giuseppina guardò la nuora e poi me e scoppiò in una risata fragorosa! Rideva a crepapelle e mi contagio'. Ridevo della mia dabbenaggine, anni di studi lasciati fuori alla porta, ridevo per Giuseppina perché quel 'purtuallo' rappresentava la prima vera, spontanea parola dopo mesi di silenzio. Ridevo e stavo bene. Quella risata mi tornava in gola sul sellino dello scooter, 'o mezzo', portato dalla nipote con la disinvoltura di un kamikaze per i vicoli: l'onore di essere riaccompagnata a casa suonava di marmitta truccata. Foto di Flavio Ferraro per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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Stasi visita la sede di Vibo dell'azienda Baker Hughes
Dopo l’incontro con le sigle sindacali e l’invio della richiesta di integrazione documentale, il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, si è recato nella sede di Vibo Valentia della Bake Hughes, l’azienda di tecnologia per energia e industria che realizzerà un insediamento nel porto della città dello Ionio cosentino. “Ho bussato alla porta della Baker Hughes a Vibo Valentia – afferma il…
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Ispido
E così, due giorni prima di Helloween, Cozza ci ha lasciati. Pazzesco, non ho scritto un post sulla morte di mio padre, e ne scrivo uno sulla morte di Cozza.
Maurizio P. era il fratello di un mio compagno delle medie, Flavio P. Lo conobbi la prima volta al compleanno di Flavio, poteva essere il 1989 o 1990. La festa era a casa sua, una tipica casa condominiale genovese, con un lungo corridoio che collegava fra loro tutte le stanze, poste su un unico lato, fino alla camera da letto in fondo al corridoio. La prima stanza era la sala, dove si svolgeva la festa. Ricordo un tavolone in fondo alla sala, vicino alla finestra, e un grosso comò sulla parete destra, che terminava con uno scaffale con apparecchi audio, dischi in vinile, cassette e altro materiale interessante. Appena entrato mi diressi verso lo scaffale, non curandomi di cosa ci fosse sulla parete sinistra; faccio per prendere una cassetta per osservarla da vicino, ed ecco che da dietro la mia schiena parte un urlo grottesco, quasi come se Chewbacca mi stesse dicendo "ooooh!" (che fai?). Mi giro spaventatissimo, e quasi dietro la porta della sala, sprofondato su una poltrona, vedo un ragazzo sui vent'anni (ma l'età allora mi risultò indecifrabile) con i capelli lunghi lisci, la faccia un po deformata, qualche dente mancante in bocca (e quelli che c'erano non erano proprio nella posizione corretta), in carne, che mi urla qualcosa, ma che appunto, suona come Chewbacca. Flavio interviene, mi dice di posare la cassetta, dice qualcosa al ragazzo per calmarlo e me lo presenta come suo fratello. Devo dire la verità, nei successivi anni di frequentazione con Flavio, il fratello Maurizio mi ha sempre un po spaventato, però piano piano, imparando anche a decifrare il suo linguaggio, abbiamo iniziato a diventare in qualche modo amici : condividevamo una forte passione per la musica metal, e per gli iron maiden in particolare. Lui era più grande di me e aveva visto qualche concerto, e io me li facevo raccontare volentieri.
L'amicizia con Flavio non è sopravvissuta alle scuole superiori, e so che lui ce l'ha ancora a morte con me perchè a suo avviso io avrei "abbandonato" la compagnia di amici delle medie per altri amici più fighi. La verità è che loro erano chiusi e bigotti, io avevo scoperto le canne, trovato un gruppo con cui suonare e persino una fidanzata, e io semplicemente non convidevo più con loro alcuni modi di vivere e divertirsi. Con Maurizio invece ci si incontrava per strada e si facevano sempre quattro chiacchiere : scoprii che nei bar di via Napoli era conosciuto come "Cozza", immagino per il suo bizzarro aspetto che ricorda vagamente Sloth dei Goonies. Divenne poi amico anche di mio papà, perchè il box/falegnameria dove passava gran parte delle sue mattinate era nello stesso palazzo dove Maurizio continuava ad abitare con la madre e il padre. Si fermava spesso a salutare papà e a chiacchierare, a modo suo. Negli anni poi ero venuto a conoscenza della morte del padre, e ultimamente di una malattia della madre per cui hanno dovuto amputarle una gamba. Eppure lei e Maurizio resistevano.
Cozza era un tipo "rock and roll", in tutti i sensi. Fumava 2 pacchetti di Marlboro rosse al giorno, era sempre con una birra in mano e si muoveva solo con il suo piccolo scooter : negli anni questo stile di vita l'ha portato ad ingrassare molto, ed era buffo vederlo girare per via Napoli, così grosso in sella ad uno scooter così piccolo. Ovviamente il fumo e la sedentarietà, uniti a qualche sindrome, malattia, o malformazione di cui non ho mai chiesto notizie che lo rendeva lievemente deforme e incapace di articolare il linguaggio correttamente, lo hanno portato alla fine. L'anno scorso gli avevano asportato la faringe e fatto un buco nel collo per respirare, e pare che comunque avesse delle metastasi sparse nei polmoni. Questo non gli ha impedito di venire al funerale di papà, e addirittura di passare in studio (l'ex box/falegnameria di papà) per dirmi "se hai bisogno, mi chiami". In realtà, me l'ha scritto su un foglietto, perchè a gesti non riuscivo a capirlo.
L'altro ieri ero in studio, bussano alla porta, ed è Flavio, che, gentilissimo, mi fa le condoglianze per la morte di papà. So bene che non gli fa piacere vedermi, ma è venuto comunque. Lo ringrazio, facciamo due chiacchiere, e all'improvviso mi dice che Maurizio è morto. Mi viene da piangere, istintivamente lo abbraccio come avrei fatto con chiunque altro, senza pensare in quel momento che il mio abbraccio potrebbe persino dargli fastidio. Lo ringrazio ancora, non gli ho nemmeno chiesto quando e se ci sarebbe stato un funerale.
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Fuori l’8 Marzo il singolo degli Snap-Out - Drugo
Unire temi sociali e musica ed essere un esempio tangibile di inclusione
E’ la carta d’identità degli Snap-Out, band formata da cinque giovanissimi musicisti che ha al suo interno ragazzi autistici, con disturbi dell’apprendimento e bullizzati. L’8 Marzo esce “Drugo”, il loro nuovo singolo che prende spunto da episodi realmente accaduti, di orrenda quotidianità. Il brano racconta una storia di un personaggio immaginario, ma purtroppo sempre più identificabile con il classico “bravo ragazzo” della porta accanto, quello all’apparenza gentile e fidato quando è solo, ma che unendosi al “branco” può trasformarsi in mostro, scaricando odio e violenza sul più debole, sul diverso, e diventa il razzista capace di ogni atrocità. Il brano è stato scritto per raccontare la sensazione di avvilimento che si prova nell’assistere non solo all’orrore o al racconto dello stesso, quanto nello scoprire che l’attore principale era un nostro vicino insospettabile. “Drugo” è quindi una denuncia del razzismo strisciante che sta crescendo sempre più nel nostro paese, ma anche un modo per ricordare a tutti quali sono i valori della nostra civiltà. Non bisogna far passare come normalità le numerose vicende orrende di cronaca proposte dai media, non sdoganarle superficialmente come qualcosa che tanto è lontana da noi e ristretta ad uno sparuto numero di persone. “ Drugo”esiste ed è vicino, e tutti i discorsi tesi a giustificare le idee razziali, a motivarle, a dare loro una base di legittimità contribuiscono a creare più soggetti di questo tipo.
Gli Snap-Out sono formati da Emiliano Monteleone (20 anni frontman, voce e tastiere), Luca Ruggieri (20 anni batteria, violino, chitarra e voce distorta), Raul Ruggieri (18 anni basso, contrabbasso, piano, chitarra, voce) Luca Parente (20 anni chitarra e voce) e Flavio Blasi (18 anni chitarra). Il loro stile musicale viene definito un mix tra eclettico e rock alternativo perché la band è solita unire brani aggressivi e potenti a ballate più soft, anche se molte delle loro produzioni sono di tipico stampo indie, progressive o puro pop. Per il look la formazione si identifica con accenni modaioli che richiamano alla periferia metropolitana degradata, con una connotazione specifica di rimando alla loro musica. Combattono fortemente le discriminazioni, gli abusi ed il razzismo, con la loro sensibilità verso tematiche sociali, di integrazione ed inclusione sempre vicini alle cause di persone fragili. Con il loro esempio vogliono trasmettere un messaggio positivo a coloro che si sentono discriminati; nei testi affrontano i problemi dei ragazzi cresciuti in una realtà sempre più multietnica in cui i problemi personali si sommano a quelli sociali e raccontano le loro storie che parlano di scorci di vita cruda e senza filtri.
Dal 13 marzo disponibile il videoclip del brano su Youtube.
La band ha collezionato numerosissime esibizioni “live” e nel 2020 aveva già al suo attivo più di 120 serate nei locali di musica dal vivo di Roma, vincendo diversi premi della critica e qualificandosi primi in concorsi nazionali. Durante i loro show, dove si nota la stoffa di musicisti tecnicamente fortissimi, offrono uno spettacolo dinamico e coinvolgente scambiandosi spesso gli strumenti, come accadeva in altre band negli anni ’70. L’anima del loro spettacolo è un crescendo di dinamicità che finisce quasi sempre con il salto mortale all’indietro del chitarrista, che è anche un maestro di parkour, impressionando il pubblico con questa inedita acrobazia. Per ammirarli dal vivo di seguito le date del tour in programma da marzo:
Marzo Traffic Club Emergenza Live (10/3) Grooveria Fiumicino (19/3) Locanda Blues (21/3)
Aprile Absolut Roma (7/4) Glitch Roma (14/4) Grooveria Fiumicino (20/4) Locanda Blues (21/4) Comune di Fonte Nuova (27/4)
Maggio Locanda Blues (19/5) Comune di Fonte Nuova (26/5)
Giugno Locanda Blues (9/6) Parco Fluviale Teramo (26/6)
Luglio Casale Caletto Roma (12/7) Comune di Sacrofano (14/7) Giardino Verano Roma (19/7) Comune di Fonte Nuova (21/7)
Agosto Myconos Porto Cesareo (9/8) Magazzini Casotti Gallipoli (10/8) Myconos Porto Cesareo (11/8) Magazzini Casotti Gallipoli (12/8) Royal Oak Ceglie (14/8)
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Flavio Maluf: Nossos pilares nos sustentam e nos impulsionam para o futuro
Uma das maiores referências no nos segmentos de construção civil e indústria moveleira, a Eucatex completa 73 anos em 2023. Estar à frente da empresa me traz desafios e também orgulho da nossa história.
A Eucatex é uma empresa de capital aberto com controle familiar. Iniciada pelo meu avô, em 1951, como uma serraria, ela foi passando por sucessões, até eu assumir a liderança, 37 anos atrás.
O que norteou e ainda norteia nossos valores são três pilares: a atenção com os colaboradores, a preocupação com o meio ambiente e a responsabilidade social. Tudo somado à agilidade em realizar mudanças, seja desenvolvendo ou incorporando novos produtos ao nosso portfólio.
Crescimento ao longo das décadas
Nosso crescimento acompanhou as demandas de mercado. Começamos com uma fábrica de forro isolante e uma sede comercial, ambas no Estado de São Paulo. Depois, novas linhas foram sendo criadas, como chapa fina de fibra de madeira, até chegarmos à criação de uma pequena fábrica de tinta para abastecer as linhas de pintura da fábrica.
Na década de 80, a exportação já acontecia para 25 países. Hoje, 40 recebem produtos Eucatex, distribuídos na América Latina, Europa e Estados Unidos. Contamos com 5 fábricas, um escritório nos Estados Unidos e 3 mil colaboradores diretos. O que nos ajuda a ter esse alcance é a união da tradição no mercado com a agilidade em entregar volumes pequenos e a adaptação de portfólio de acordo com a cultura local.
O mundo evolui, nós evoluímos juntos
Desde que entrei na empresa, no final dos anos 80, acompanhei muitas mudanças. Fora o trabalho do dia a dia, a gente pesquisa as tendências mundiais de comportamento e pensa sempre em como estar presente na vida das pessoas. Se você pesquisar como era um apartamento dos anos 70, vai perceber claramente a diferença para os de agora: piso, cores, portas, móveis, a decoração, os eletrônicos, tudo é diferente — um reflexo das necessidades de um tempo e de um estilo também. Falando de uma situação recente, a pandemia alterou muito a nossa relação com a casa. Ficamos isolados, olhando cada detalhe, cada cômodo, buscando construir um espaço de conforto e também um espaço para o trabalho, o que foi uma novidade para muita gente. Ou seja, o mundo está sempre em movimento e, atentos a isso, aliamos experiência à praticidade para gerar lançamentos e criar ações coerentes com a nossa filosofia.
Desde os anos 90, o cuidado com o meio ambiente
A responsabilidade ambiental está cada vez mais presente no discurso das marcas. Mas, se hoje essa atitude é cada vez mais exigida das empresas, podemos nos orgulhar de termos sido pioneiros. Nascemos de uma base florestal, então o cuidado com a natureza acompanhou nossa evolução. Fomos a primeira empresa brasileira do setor florestal a ter uma linha de reciclagem de madeira.
Desde os anos 90, somos certificados pelo FSC (Forest Stewardship Council, ou Conselho de Manejo Florestal, em português), o selo de maior reconhecimento da sustentabilidade. Utilizamos recursos naturais de forma inteligente, investimos em tecnologias de melhoria de plantio e geramos florestas renováveis, de alta produtividade e custos competitivos, promovendo o crescimento social.
Também desenvolvemos e aprimoramos programas e ações alinhados às práticas de ESG, que envolvem plantio, manejo, reciclagem, monitoramento e projetos de educação e treinamento com foco na conscientização ambiental.
Falando de números, hoje economizamos 1.500 hectares por ano do plantio de florestas por meio do nosso aproveitamento. São gerados 1,8 milhões de metros cúbicos de madeira por ano, quantidade suficiente para manter a sustentabilidade do sistema. As nossas fábricas são abastecidas pelas áreas plantadas com eucalipto e são recicladas 100 mil toneladas de madeira por ano. Também investimos em energia solar e, atualmente, 50% do nosso consumo de energia elétrica vem dessa geração limpa, outra grande conquista.
Olhando para a frente, com propósito
Mirando no futuro, a Eucatex deseja aprimorar cada vez mais suas práticas ESG, desenvolver novos produtos, alinhados às tendências, e disseminar o seu posicionamento de marca. Para isso, a capacitação e o engajamento dos colaboradores é fundamental. Tudo na empresa está relacionado às pessoas. A maioria do nosso time faz parte da nossa trajetória — alguns estão na terceira geração.
Mais do que construir novas fábricas, queremos compartilhar nossos valores, nossa mensagem. Nossa inspiração está totalmente atrelada aos desafios, a buscar patamares de excelência cada vez maiores, a perpetuar nossa história e a fazer a Eucatex ser lembrada por oferecer produtos de qualidade que transformam a vida das pessoas.
SOBRE A EUCATEX
Liderada pelo CEO Flavio Maluf, e presente nos segmentos de construção civil e industrial, a Eucatex é um dos maiores produtores brasileiros de pisos, divisórias, portas, painéis MDP e MDF, chapas de fibras de madeira, tintas e vernizes. São 73 anos de história, 3 gerações de colaboradores, 6 fábricas no Brasil, escritórios nos Estados Unidos, e exportação para mais de 40 países.
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Alto Comando do Exército e o Governo Bolsonaro-Mourão - uma relação orgâ...
“Quando política entra no quartel por uma porta, disciplina e coesão saem por outra” (Gen Peri Bevilaqua) - Qdo generais fazem política, Exército vira Partido. vc pode escrever, falar, se esguelar, desenhar...mas as pessoas ñ acreditam. A mentes estão cauterizadas pelas narrativas dos penas alugadas. Preferem a narrativas mentirosas FATO, o golpe foi em 2016, os generais do partido militar vão ficar de boa Tem um gráfico com a evolução salarial dos militares desde Temer? Ao menos a nível federal? Lógico que também tem a questão dos cargos na estrutura civil do governo que fez brilhar os olhos de muito militar de todas as patentes. Lembro que Temer nomeou o Gal Franklimberg … Que foi exonerado e depois nomeado novamente em 2019. Passou pouco tempo, foi chamado de comunista pelo O Antagonista, queimado por Nabhan Garcia. O caso é que o general se interessou verdadeiramente pelo indigenismo, deixando de ser útil. Concordo, Marcelo, e você conhece a caserna a fundo. A anistia ocorreu a partir do momento em que José Múcio foi cotado para ministro da defesa, o resto só vem corroborando isso - os generais “legalistas”, o ministro que não cai. Luiz Inácio é conciliador, nesse ponto lamentamos Marcelo, eu até entendo o raciocínio deles, mas depois de tudo que vimos nestes 4 anos, quem vai acreditar? O que ficou claro é que o golpe foi evitado pela agilidade de Flavio Dino e a rejeição à GLO.
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