#Difesa preventiva
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pier-carlo-universe · 19 days ago
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Truffe alle fasce deboli: i Carabinieri incontrano la cittadinanza. Iniziativa dei Carabinieri contro le truffe: incontri e consigli su come evitarle
Rivarone – Il Salone dei Ciliegi è stato teatro dell’incontro fra i Carabinieri e la cittadinanza sul tema della prevenzione delle truffe e dei furti in danno delle fasce più deboli, organizzato d’intesa con il Sindaco Elisabetta Tinello.
Rivarone – Il Salone dei Ciliegi è stato teatro dell’incontro fra i Carabinieri e la cittadinanza sul tema della prevenzione delle truffe e dei furti in danno delle fasce più deboli, organizzato d’intesa con il Sindaco Elisabetta Tinello. I Carabinieri di Bassignana si sono soffermati, ancora una volta, sull’importanza delle segnalazioni al 112, che deve essere considerato un numero amico e come…
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anchesetuttinoino · 8 months ago
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Che i magistrati rimproverino a Giovanni Toti di rimanere ai domiciliari «in quanto ha dimostrato di non aver compreso appieno la natura delle accuse» ci pare un fatto senza precedenti.
Come ha scritto il governatore nella lettera al suo avvocato, c’è qualcosa che non quadra: «Ora, per tranquillizzare i giudici del Riesame, che ritengono io non abbia capito il reato commesso e dunque lo possa reiterare, vorrei essere chiaro: ho capito benissimo cosa mi viene addebitato. Per i magistrati sarebbe reato essermi interessato ad un pratica, pure se regolare, perché interessava ad un soggetto che ha versato soldi al nostro movimento politico, pure se regolarmente. Che, per paradosso, vuol dire che se mi fossi interessato alla stessa pratica di un imprenditore che non ci ha mai sostenuto, non sarei stato corrotto. E se l’imprenditore avesse finanziato un movimento politico di cui così poco stimava la politica e i leader, tanto da non parlargli neppure dei suoi progetti, non sarebbe stato un corruttore. Mi si perdoni, ma pur capendo, non sono d’accordo. Pur avendo confermato ai magistrati punto per punto quanto accaduto, senza nascondere nulla. E tuttavia la reiterazione di quel reato resta impossibile»
È cambiato qualcosa? No
Se torniamo per l’ennesima volta a parlare della carcerazione preventiva cui è sottoposto dal 7 maggio il governatore ligure non è per ribadire che, per quel che si riesce a capire, le accuse che gli vengono mosse sono piuttosto flebili (se accettare finanziamenti leciti e dichiarati è un reato, chiunque fa politica è un presunto colpevole), ma per sottolineare l’enormità di quel che appare un accanimento.
Come ha scritto Giuliano Ferrara sul Foglio, Toti è a casa sua, «sequestrato ad Ameglia. Un’indagine durata quattro anni, con largo uso di intercettazioni dirette e ambientali, non ha trovato per adesso prove decisive di corruzione, solo pettegolezzi di incontri su una barca, insinuazioni sui finanziamenti ai comitati elettorali e sul famoso voto di scambio, illazioni su amicizie e frequentazioni di imprenditori privati, generici sospetti su licenze a uso commerciale. Il malloppo estortivo o corruttivo non c’è».
È cambiato qualcosa? No
La legge dice che il governatore dovrebbe rimanere ai domiciliari solo se esistono le condizioni di pericolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove. Non si comprende, dato anche il clamore della vicenda, come queste tre condizioni sussistano. Persino il Manifesto ha parlato di «un processo alle intenzioni».
Di più: finora il governatore ligure è rimasto ai domiciliari perché – così è stato detto – avrebbe potuto di nuovo influire sulle immediate elezioni. Passate le europee, è cambiato qualcosa? No. “Però potrebbe influire sulle future elezioni regionali”, è stato ancora detto. Ora, a parte che si vota nel 2025 (Toti deve aspettare un altro anno?) lui stesso ha fatto sapere che, pur potendolo fare, non si ricandiderà. È cambiato qualcosa? No.
Contro la detenzione domiciliare, la difesa ha presentato un parere espresso dal Presidente emerito della Corte costituzionale, Sabino Cassese, ma nemmeno questo ha sortito gli esiti sperati e il riesame ha confermato la misura restrittiva.
«Un tribunale dell’Inquisizione»
Cos’altro dovrebbe o potrebbe fare Toti per riavere un po’ di libertà. O meglio, si capisce benissimo e ci chiediamo: dovrebbe dimettersi? Toti – sebbene siamo ancora nella fase delle indagini, sebbene non vi sia stato alcun rinvio a giudizio, sebbene non ci sia stato alcun processo, sebbene non vi sia stata alcuna condanna – dovrebbe, siccome «non ha capito le accuse», abbandonare subito quella poltrona che è diventata, come ha scritto nella lettera, «più un peso che un onore»? Siamo arrivati a tanto?
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ L'eliminazione fisica dei migliori è l'inevitabile contrappasso della «perfezione» del Lager, la conseguenza necessaria di un potere veramente assoluto, ab-solutus, sciolto da ogni limite. Ma uccidere i migliori, i più coraggiosi non significa soltanto ferire a morte anche la dignità dei sopravvissuti, ogni impulso a ribellarsi, bruciare ogni residuo di resistenza al sistema del Lager. Essa produce un altro effetto perverso: la resistenza non verrà più esercitata contro il sistema, ma la sua spinta viene canalizzata in una direzione diversa, assumerà soprattutto la forma della lotta tra i prigionieri. La rottura, sistematica e preventiva, della fraternità tra i deportati fa sì che la difesa della propria dignità si rovesci nel suo contrario, nel tradimento degli altri. I rituali d'ingresso hanno anche questa funzione, quella di distruggere gli schemi della vita quotidiana e del senso comune: il mondo che il nuovo arrivato trovava era indecifrabile, completamente diverso da quello che si era atteso, ancora incentrato intorno ad una nitida linea di demarcazione e contrapposizione tra «noi» e «loro», tra i perseguitati e i persecutori. Invece ci si accorgeva subito che: «il nemico era intorno ma anche dentro, il 'noi' perdeva i suoi confini, i contendenti non erano due, non si distingueva una frontiera ma molte e confuse» [Nota: P. Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986, p. 25]. E dopo poco diventava evidente che nel campo ognuno è «il Caino di suo fratello».“
Franco Cassano, L'umiltà del male, Laterza, Roma-Bari, 2011. [Libro elettronico]
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curiositasmundi · 10 months ago
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Sono accusate di essere “scafiste” per aver fatto parte dell’equipaggio della barca con cui hanno raggiunto le coste italiane. Ma ci sono prove di pagamento del viaggio, traduzioni approssimative e testimoni irreperibili, oltre alla violazione del loro diritto di difesa
[...]
La storia di Jamali
Una prima interrogazione sul caso Marjan Jamali è stata presentata da Grimaldi il 1 marzo 2024. Jamali ha 29 anni, è partita dall’Iran con il figlio di 8, è arrivata in Turchia e si è imbarcata con un altro centinaio di persone a Marmaris. Dopo cinque giorni di navigazione, soccorsi dalla Guardia costiera italiana, sono sbarcati sulle coste calabresi. Ha acquistato il viaggio in un’agenzia di Teheran, pagando per sé e per il figlio 14mila dollari.
Sbarcata in Italia è stata subito accusata da tre uomini, due iracheni e un iraniano, di essere stata parte dell’equipaggio. La testimonianza di tre passeggeri su 102 passeggeri ha giustificato il suo arresto, persone che non sono più state rintracciate. Inoltre, tutte le traduzioni sono state fatte da un interprete iracheno, che non parla il farsi, la lingua persiana parlata in Iran. 
Detenuta nel carcere di Reggio Calabria, «a Marjan è stato anche tolto il figlio di 8 anni, che è ospite in una struttura calabrese che si prende cura di lui. Come se arrestassero me in Iran e mi mandassero un mediatore culturale che parla tedesco perché sono comunque due lingue europee»
[...]
Il caso di Majidi
La storia di Maysoon Majidi è invece parte della seconda interrogazione presentata al ministro della Giustizia da Grimaldi il 7 maggio. Attivista curdo-iraniana di 27 anni, Majidi è laureata in regia teatrale e ha collaborato con diverse organizzazioni per i diritti umani. Ha subito torture ed è riuscita a fuggire con il fratello prima in Iraq poi in Turchia. Da qui ha raggiunto l’Italia via mare, approdando sulle coste calabresi. Come nel caso di Jamali, è stata accusata da due persone su 77.
Testimoni che hanno lasciato l’Italia e, rintracciati dal fratello, hanno affermato di «non aver detto quelle parole», aveva raccontato a Domani Boldrini. Oltre al fatto che anche la ragazza e il fratello curdo-iraniani hanno speso in tutto 17mila dollari per il viaggio.
[...]
Entrambe le ragazze per mesi «hanno ricevuto provvedimenti in una lingua per loro incomprensibile». E sia a Jamali che a Majidi è stato negato l’interrogatorio. Elemento ritenuto ancor più grave da Grimaldi che, riferendosi a Jamali, ha dichiarato: «Come può un indagato difendersi se non gli è permesso di fornire la propria versione dei fatti? Siamo di fronte a una violazione non solo del codice di procedura penale, ma del diritto alla difesa».
Anche a Majidi «l’interrogatorio non è stato concesso. Anche per lei si è disposta la misura cautelare di massimo rigore, quella del carcere. Nordio sostiene “l’assoluta linearità dell’operato dell’autorità giudiziaria?”, ma cosa c’è di lineare nella detenzione preventiva, sulla base di testimonianze inattendibili, di due donne reduci da storie dolorose e faticose, separate dai propri cari e non trattate come innocenti fino a prova contraria?»
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montagne-paesi-news · 2 days ago
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questsphere-nexus · 3 months ago
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L’Europa tra bunker e difesa nucleare: I piani di Germania e Polonia
Le ultime notizie evidenziano un’inquietante tendenza in Europa, dove diversi Paesi si preparano a fronteggiare una potenziale minaccia russa con piani di difesa che spaziano dalla costruzione di rifugi nucleari alla strategia militare. La Francia, ad esempio, ha deciso di fornire all’Ucraina i missili SCALP, potendo giustificarne l’uso contro obiettivi militari russi in base alla logica della legittima difesa. Le dichiarazioni francesi sottolineano che attaccare sul territorio russo viene visto come una difesa preventiva contro minacce future.
Questa decisione arriva dopo le rivelazioni sul coinvolgimento diretto della Francia nel conflitto, tra cui l’invio di istruttori militari e l’uso delle forze francesi in scenari di guerra, per non parlare dei possibili coinvolgimenti della Gran Bretagna, che, pur non confermando l'invio di truppe di terra, è sempre più implicata nel conflitto. In questo contesto, l’attenzione si è focalizzata anche sulla Germania, dove recenti piani di protezione civile suggeriscono una preparazione a scenari di guerra nucleare.
Secondo il quotidiano tedesco *Bild*, il governo tedesco sta sviluppando un piano per mappare e sistematizzare i rifugi antiatomici in tutto il Paese, in risposta alla crescente minaccia di attacchi da parte di Mosca. In ottobre, il capo dell'intelligence tedesca, Bruno Kahl, ha avvertito che la Russia potrebbe attaccare la NATO entro il 2030. Questo piano, tuttavia, non è tanto una previsione di un’imminente invasione russa quanto un esercizio di prudenza, con l’obiettivo di preparare l’infrastruttura di protezione in caso di emergenza.
Attualmente, la Germania dispone di 579 rifugi pubblici in grado di ospitare circa 480.000 persone, ma la sua popolazione supera gli 85 milioni. L’espansione dei rifugi richiederebbe enormi investimenti: si parla di circa 210.000 bunker necessari, con un costo stimato di 140 miliardi di euro in 25 anni. Una cifra proibitiva, considerando la situazione economica di recessione dal 2023 e la leadership debole del cancelliere Olaf Scholz.
Le autorità tedesche stanno concentrando gli sforzi sul miglioramento delle strutture esistenti, risalenti alla Guerra Fredda. L’Associazione dei Comunisti tedeschi ha chiesto di investire 10 miliardi di euro per restaurare circa 2.000 bunker dismessi. Tuttavia, la minaccia nucleare potrebbe rendere inutili questi rifugi, poiché l’efficacia dei rifugi antiatomici è tutta da verificare, e la possibilità di adattare rapidamente spazi privati come cantine o garage è impraticabile. Un’altra ipotesi è la creazione di un registro digitale delle strutture già esistenti, che consentirebbe ai cittadini di individuare rapidamente i rifugi disponibili.
Mentre la Germania punta sulla preparazione a scenari nucleari, anche la Polonia, Paese più direttamente coinvolto nel conflitto, sta aumentando la sua difesa. La Polonia ha investito 28 milioni di euro per la costruzione di rifugi anti-aerei, destinati a diventare operativi entro 2-3 anni. La Polonia, più vulnerabile rispetto alla Germania, ha anche rafforzato il proprio impegno nella guerra contro la Russia, anche se la sua posizione economica è ben distante da quella delle potenze come gli Stati Uniti o la Germania.
La paura di una Russia che attacca direttamente la NATO è ben viva anche tra i politici tedeschi. La decisione di Olaf Scholz di ridurre i finanziamenti militari all’Ucraina, ufficialmente per ragioni economiche, riflette la crescente difficoltà della Germania nell’assumere una posizione chiara nel conflitto. Non è un caso che la Germania sia stata la prima a cercare di negoziare con la Russia riguardo al gas, un passo che segna una distanza crescente tra Berlino e Kiev.
In termini di aiuti militari, la Germania è il secondo Paese che ha fornito più finanziamenti all’Ucraina, con 7 miliardi di euro in finanziamenti militari. Rispetto alla Polonia, che ha speso solo una frazione di questa somma, la Germania è stata fondamentale anche nelle discussioni sulla ricostruzione post-bellica. Tuttavia, con l’aumento della tensione, Berlino potrebbe diventare un obiettivo privilegiato per la Russia, che considera le basi americane in Germania, e gli Stati Uniti in generale, come potenziali bersagli.
In conclusione, nonostante le misure di difesa e la preparazione per eventuali attacchi, la Germania si trova in una posizione complessa, alle prese con una guerra che minaccia di sconvolgere l’Europa. La diplomazia potrebbe essere l’unico scudo, ma la realtà geopolitica è sempre più incerta, e la preparazione al peggio è diventata una priorità. La questione dei bunker e delle difese nucleari è solo una parte di un quadro che continua a evolversi, con molteplici scenari che si intrecciano in un contesto internazionale sempre più pericoloso.
✍️ Giulia A.
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e-o-t-w · 11 months ago
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Eyes on the world #188
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Aprile non è cominciato da molto, ma già fa parlare di sé. 
Come capita da ormai 7 abbondanti mesi, cominciamo con le ultime dal fronte israelo-palestinese, per fare poi un fugace passaggio in Italia e in Ecuador, fino ad arrivare agli ultimi provvedimenti su scala europea, alle elezioni in Corea del Sud e a un importante questione con al centro attori italiani e Netflix. 
Ce n’è per tutti, tanto per cambiare. Cominciamo 👇 
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: L’ATTESA DI UN ATTACCO DELL’IRAN, IL RITIRO DA KHAN YUNIS, GLI ULTIMI NEGOZIATI 
(1) Solito recap di quanto successo nella settimana (piuttosto peperina) tra #Israele e #Hamas. Dopo il bombardamento israeliano contro l'ambasciata iraniana a #Damasco, che ha causato la morte di un importante generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane, l'#Iran sembra prepararsi a un possibile contrattacco contro Israele. Le autorità iraniane, insieme a fonti militari, hanno espresso l'intenzione di rispondere all'attacco israeliano, sebbene il modo e il momento dell'azione rimangano incerti. Il generale ucciso è stato commemorato durante il suo funerale, con promesse di vendetta da parte dei leader iraniani e dei loro alleati, come Hezbollah. Secondo fonti militari iraniane, le forze dell'Iran sono state poste in massima allerta e si preparano a un'azione preventiva per dissuadere ulteriori attacchi israeliani. Anche gli #StatiUniti e Israele si stanno preparando a un possibile contrattacco dell'Iran, con l'aumento del livello di allerta e l'adozione di misure per rafforzare la sicurezza delle proprie basi e postazioni militari. Nel frattempo, sul campo, Israele ha ridotto la presenza delle sue truppe nel sud della Striscia di #Gaza, ritirando la maggior parte della 98esima divisione dell'esercito. Le truppe ritirate erano attive a #KhanYunis e si ritiene abbiano completato le operazioni contro Hamas in quella zona. L'esercito ha affermato che le truppe hanno bisogno di riposo dopo mesi di combattimenti e saranno preparate per future operazioni. Il ritiro non indica un cessate il fuoco generale, ma l'intenzione di concentrarsi su operazioni mirate. Il premier Benjamin #Netanyahu (contro il quale si sono tenute diverse manifestazioni lo scorso fine settimana) ha sottolineato la determinazione di Israele a svolgere ulteriori operazioni militari, mentre il ministro della Difesa Gallant ha collegato il ritiro da Khan Yunis con un'eventuale operazione a #Rafah. Dello stesso parere anche il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, che ha dichiarato su X che Netanyahu potrebbe perdere il sostegno come primo ministro se la guerra di Israele nella Striscia di Gaza non terminasse con un attacco a Rafah per sconfiggere Hamas. Tuttavia, ci sono speculazioni sul fatto che il ritiro da Khan Yunis sia stato influenzato dalle pressioni internazionali per ridurre la guerra e dalle tensioni politiche interne al governo israeliano, dove le forze estremiste influenzano ancora le decisioni. È stata anche la settimana che ha portato in primo piano la #Germania, contro la quale il Nicaragua ha avviato un procedimento presso la Corte internazionale di giustizia, accusandola di aiutare Israele a compiere un genocidio contro i palestinesi di Gaza tramite la vendita di armi. La Germania ha presentato la sua difesa, sostenendo che le vendite di armi sono state principalmente di natura difensiva. Da notare come la Germania sia il secondo maggior fornitore di armi a Israele dopo gli Stati Uniti. Infine, menzione anche alle per le delegazioni di Israele, Hamas e mediatori internazionali che si sono incontrate al Cairo per negoziare un cessate il fuoco a Gaza. La questione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas è centrale nei colloqui. Dal 7 ottobre 2023, Hamas ha rapito circa 253 persone, ma solo 112 sono stati liberati, mentre altri sono stati uccisi o sono dispersi. I colloqui si svolgono separatamente, con la Germania (ancora lei) come uno dei mediatori. I negoziati hanno proposto uno scambio di ostaggi e prigionieri, ma la mancanza di informazioni precise rende difficile trovare un accordo. 
🇮🇹 INCIDENTE NELLA CENTRALE IDROELETTRICA DI BARGI, NEL BOLOGNESE. INDAGINI ATTUALMENTE IN CORSO 
(2) Torniamo in #Italia. Lo scorso martedì intorno alle 15, si è verificata un'esplosione presso la centrale idroelettrica di #Bargi, di proprietà di #Enel, nel bacino di Suviana sull'Appennino bolognese. Secondo il bilancio fornito dalla prefettura di Bologna, tre persone sono decedute, cinque sono state gravemente ferite (e trasportate negli ospedali di zona) e quattro disperse. L'esplosione, secondo il comandante dei vigili del fuoco di Bologna, Calogero Turturici, sembra sia avvenuta nel piano -8, dove si trovano i trasformatori elettrici, mentre gli operai stavano eseguendo la prova di messa in esercizio quando è avvenuto l'incidente. Le indagini della procura di Bologna sono in corso per individuare le cause e le eventuali responsabilità. La situazione dei soccorsi è complicata dall'inondazione della struttura, con oltre dodici squadre dei vigili del fuoco impegnate nelle operazioni di ricerca. L'esplosione, avvenuta a circa 40 metri di profondità, ha innescato un incendio e causato il crollo di un solaio, con il nono piano interrato allagato. Le testimonianze dei sopravvissuti parlano di un "rumore strano" seguito da una "fiammata". La situazione è resa ancora più difficile dal coinvolgimento di lavoratori esterni e di un ex dipendente di Enel. Questa ha avviato verifiche e ha confermato che la produzione nell'impianto è stata sospesa, ma non prevede interruzioni nel servizio elettrico. Tuttavia, a seguito dell'incidente, Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero di otto ore per giovedì, coinvolgendo i lavoratori di tutti i settori in Emilia-Romagna. Nel frattempo, le ricerche dei quattro operai dispersi sono riprese mercoledì sera dopo una ricognizione approfondita per garantire la sicurezza durante l'accesso alla parte più profonda dell'impianto, ancora allagata. I vigili del fuoco, dopo diversi tentativi, hanno identificato una condotta che continuava a scaricare acqua nell'impianto, ostacolando le operazioni. La rimozione dell'acqua rimasta è in corso, con l'ausilio di idrovore e gru, mentre il livello del lago è stato abbassato per consentire alle squadre di lavoro di operare in sicurezza. Gli sforzi sono concentrati nel liberare i piani otto, nove e dieci, dove si crede che possano essere trovate le persone coinvolte nell'incidente, e infatti ieri sono stati ritrovati i corpi di due dei quattro operai dispersi. 
🇪🇨 ECUADOR E MESSICO AI FERRI CORTI: ARRESTATO L’EX VICE-PRESIDENTE GLAS NELL’AMBASCIATA MESSICANA 
(3) Venerdì scorso, la polizia dell'#Ecuador ha effettuato un'incursione nell'ambasciata messicana a Quito, arrestando l'ex vicepresidente ecuadoriano Jorge #Glas, accusato di corruzione, concussione e altri reati. Glas aveva appena ricevuto l'asilo politico dal #Messico e si era rifugiato nell'ambasciata, che è formalmente considerata territorio messicano e non ecuadoriano. L'operazione di irruzione è stata insolita, poiché il diritto internazionale offre una protezione quasi totale alle ambasciate da interventi dei paesi ospitanti. Il presidente messicano Andrés Manuel López #Obrador ha condannato l'arresto come un atto autoritario e una palese violazione del diritto internazionale e della sovranità del Messico, annunciando la rottura delle relazioni diplomatiche con l'Ecuador. I rapporti tra i due paesi erano già tesi: il giorno prima dell'arresto di Glas, l'Ecuador aveva dichiarato persona non grata l'ambasciatrice messicana Raquel #Serur, in seguito a commenti di López Obrador sulle elezioni ecuadoriane vinte dal presidente centrista Daniel #Noboa. Secondo la ministra degli Esteri messicana Alicia Bárcena, alcuni diplomatici sono stati feriti durante l'operazione di arresto, mentre esperti di diritto internazionale hanno affermato che l'incursione nell'ambasciata viola la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1961. Glas, definito "probabilmente l'uomo più ricercato dell'Ecuador" dall'Associated Press, era stato vicepresidente durante il governo di sinistra di Rafael Correa tra il 2013 e il 2017. Era già stato condannato per corruzione nel 2017, e contro di lui c'era un altro mandato di arresto per nuove accuse. Le autorità ecuadoriane avevano chiesto al Messico il permesso di arrestare Glas all'interno dell'ambasciata, ma hanno deciso di fare irruzione dopo che il paese gli aveva concesso l'asilo politico. In un comunicato, la presidenza ecuadoriana ha dichiarato che il paese è sovrano e non permetterà a nessun criminale di restare libero. 
🇪🇺 MIGRAZIONE, CAMBIAMENTO CLIMATICO E ABORTO: GLI ULTIMI PROVVEDIMENTI PRESI DALL’EUROPA 
(4) Facciamo ordine sugli ultimi provvedimenti degni di nota a livello europeo. Innanzitutto, partiamo con il #Parlamento europeo, che ha approvato il Nuovo Patto sulla Migrazione e l'Asilo, una significativa riforma del "regolamento di Dublino" riguardante la gestione dei #migranti e dei richiedenti asilo nell'Unione Europea. Il Patto, frutto di quattro anni di negoziati, ha ottenuto il sostegno dei partiti di centrodestra e di alcuni di centrosinistra, ma è stato criticato dai partiti di sinistra e di estrema destra, soprattutto in Ungheria e Francia, per essere troppo moderato o svantaggioso per alcuni paesi. L'approvazione definitiva è ora affidata al Consiglio dell'Unione Europea, che dovrebbe esprimersi entro la fine di aprile. Il Patto prevede norme più severe sull'accoglienza per i migranti provenienti da paesi "sicuri" e introduce un meccanismo limitato di trasferimento dei richiedenti asilo dai paesi di arrivo a quelli interni dell'UE. Inoltre, modifica i percorsi di richiesta di asilo, stabilendo una procedura accelerata alla frontiera per alcuni profili e rendendo più facile l'espulsione per coloro i quali vedranno respinta la loro richiesta. Una delle riforme chiave è l'introduzione di un meccanismo di solidarietà "obbligatoria" fra i paesi di arrivo e quelli interni dell'UE. Questi ultimi dovranno scegliere se accettare un numero di migranti, fornire assistenza operativa ai paesi di arrivo o versare un contributo in un fondo comune. L'eventuale rifiuto potrebbe comportare una procedura di infrazione contro i paesi inadempienti. Tuttavia, diverse organizzazioni non governative hanno criticato il Patto, soprattutto per la procedura accelerata alla frontiera e per il rischio di negare l'accesso a diritti e servizi ai richiedenti asilo durante questo periodo. La riforma è stata anche oggetto di contestazioni per la sua politica riguardante i paesi terzi, come la Libia, e l'uso di fondi per gestire i flussi migratori.  
Restando in tema di provvedimenti degni di nota a livello europeo, martedì, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), un tribunale internazionale indipendente dall'Unione Europea, ha emesso pronunciamenti su tre distinti casi presentati da cittadini europei che chiedevano ai loro governi di adottare misure più incisive contro i cambiamenti climatici. In particolare, la Corte ha stabilito che uno stato ha violato i diritti umani dei ricorrenti perché non ha fatto abbastanza per contrastare il cambiamento climatico, rappresentando la prima volta che un tribunale internazionale ha emesso una simile sentenza e affermando l'obbligo degli stati di rispettare gli obiettivi stabiliti dai trattati internazionali. La Corte ha esaminato il caso presentato da un gruppo di anziane svizzere riunite nell'associazione "Anziane per il clima", che accusavano la #Svizzera di non aver rispettato gli impegni presi per contrastare il cambiamento climatico. Sebbene la sentenza non abbia conseguenze pratiche immediate, l'Ufficio federale di giustizia svizzero ha dichiarato che la studierà per determinare le azioni future necessarie. Nel frattempo, la Corte ha ordinato alla Svizzera di coprire le spese legali dell'associazione, ammontanti a 80.000 euro. Sebbene i paesi che riconoscono la Corte siano tenuti a rispettare le sue decisioni, la Corte ha lasciato loro ampia libertà nella scelta delle misure da adottare. Tuttavia, la decisione è stata definita "storica", poiché influenzerà gli approcci adottati da altri tribunali internazionali e nazionali su casi analoghi. La sentenza ha anche sollevato questioni procedurali significative. La Corte ha ammesso il ricorso dell'associazione "Anziane per il clima" ma ha respinto quello presentato dalle singole anziane svizzere, poiché non avevano dimostrato di essere "vittime" dirette delle violazioni denunciate. Inoltre, la Corte ha riconosciuto la legittimità dei ricorsi presentati dalle associazioni in materia di cambiamento climatico, anche se ha mantenuto uno standard elevato per quanto riguarda il danno causato. Tuttavia, la Corte ha respinto altri due casi, incluso quello presentato da sei giovani portoghesi contro 33 stati europei, affermando che i ricorrenti non avevano esaurito tutte le loro possibilità di azione legale nel proprio paese e che non avevano il diritto di fare causa ad altri paesi oltre al proprio. Questa decisione potrebbe avere ampie conseguenze su futuri casi analoghi.  
Ultima, ma non per importanza, la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo per includere nell'articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea il diritto all'assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva e all'#aborto libero, sicuro e legale. La risoluzione, non vincolante, chiede ai paesi membri di depenalizzare completamente l'aborto e di rimuovere gli ostacoli all'accesso alla procedura, condanna l'obiezione di coscienza e chiede l'introduzione di educazione sessuale e relazionale, oltre che l'accesso a contraccettivi gratuiti. Esprime anche preoccupazione per il finanziamento di gruppi anti-scelta e invita la Commissione Europea a garantire che tali organizzazioni non ricevano finanziamenti europei. Un provvedimento a suo modo storico, che potrebbe revitalizzare la lotta a chi ostacola il diritto all’aborto. 
🇰🇷 COREA DEL SUD: IL PRESIDENTE YOON SEMPRE PIÙ SFIDUCIATO, IL GOVERNO È PRONTO A DIMETTERSI 
(5) Le elezioni dell'Assemblea nazionale in #Corea del Sud hanno visto una netta vittoria dei partiti di opposizione, rappresentando un duro colpo per il presidente Yoon Suk-yeol e il suo governo di destra, eletto nel 2022 con un esiguo margine di voti. I risultati preliminari hanno indicato che il Partito Democratico di centrosinistra otterrà 175 seggi su 300, mentre il Partito del Potere Popolare di Yoon ne conquisterà solo 109. Il neo-partito Ricostruire la Corea otterrà 12 seggi. Yoon ha accettato i risultati e promesso un rinnovamento dell'amministrazione, mentre le dimissioni del primo ministro e di altri funzionari del governo sono state presentate, sebbene non siano state ancora confermate. Queste elezioni, considerate una sorta di voto di metà mandato per Yoon, sono state influenzate dalle crescenti critiche alla sua gestione, tra cui scandali legati alla sua famiglia, come quello riguardante una borsa di lusso ricevuta da sua moglie. Nonostante Yoon abbia ampi poteri costituzionali, il suo partito non ha mai avuto una maggioranza parlamentare, limitando l'attuazione delle sue politiche conservative. Sebbene le opposizioni non raggiungano la "super maggioranza" necessaria per modificare la Costituzione, una maggioranza solida potrebbe comunque ostacolare le riforme radicali promesse da Yoon, in settori come l'istruzione, il lavoro e le pensioni, oltre alla sua proposta di abolire il ministero per l'Uguaglianza di genere. 
🎬 ARTISTI 7607 CONTRO NETFLIX: GLI ATTORI CHIEDONO UN COMPENSO ADEGUATO ALLA PIATTAFORMA 
(6) La società di riscossione del diritto d'autore #Artisti7607 ha citato #Netflix in giudizio presso il tribunale civile di Roma, chiedendo un compenso adeguato secondo la legge europea e nazionale. Dopo otto anni di trattative, Artisti 7607 sostiene che Netflix violi la normativa sull'equo compenso, in quanto non fornisce dati completi sullo sfruttamento delle opere. Sebbene Netflix abbia dichiarato di aver tentato un accordo senza successo e neghi la violazione di legge, Artisti 7607 ha evidenziato la mancanza di trasparenza nei dati di visione. La società, nata nel 2012 per riscuotere il diritto d'autore, sostituisce l'IMAIE liquidato nel 2009, accusato di non distribuire i compensi raccolti. In precedenza, il Nuovo IMAIE ha raggiunto un accordo con Netflix per il pagamento dei diritti, ma Artisti 7607 ritiene che l'accordo non rispetti i principi di compensazione adeguata. Questa azione legale segue precedenti iniziative di Artisti 7607 contro Netflix e la partecipazione a lettere aperte chiedendo incontri istituzionali per discutere le questioni relative ai compensi degli attori. Tra gli attori coinvolti in queste iniziative ci sono Elio Germano, Valerio Mastandrea, Neri Marcorè e Claudio Santamaria. 
Alla prossima 👋 
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aresdifesa · 11 months ago
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Contratto di supporto per il Palletized High Energy Laser del US Army BlueHalo ha comunicato di essersi aggiudicata dal US Army un contratto di supporto logistico quadriennale per fornire manutenzione preventiva e correttiva, insieme alla formazione degli operatori e del team di manutenzione per il sistema P-HEL. Il sistema Palletized High Energy Laser (P-HEL), sviluppato da BlueHalo in supporto del U.S. Army Rapid Capabilities and Critical Technologies Office (RCCTO), ha dimostrato una comprovata esperienza di affrontare ed eliminare con successo le minacce dei piccoli sistemi aerei senza pilota (UAS) a difesa delle forze e delle infrastrutture critiche. Questo contratto appena aggiudicato rende BlueHalo il principale integratore di sistema a ciclo completo, dallo
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giancarlonicoli · 11 months ago
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21 mar 2024 19:00
“DIETRO ALL’ATTACCO NEI MIEI CONFRONTI CI SARÀ QUALCHE INVIDIA, LASCIATA, INEVITABILMENTE, IN EREDITÀ�� – L’EX MAGISTRATO GUIDO SALVINI REPLICA ALL’ARTICOLO DEL “CORRIERE” CHE SOTTOLINEA COME SIA ANDATO IN PENSIONE LASCIANDO 297 RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO MAI FISSATE: “NON C’È NESSUNA PENDENZA URGENTE O IMPEGNATIVA NEL RUOLO CHE HO LASCIATO, UN’AUTOSTRADA SGOMBRA PER CHI È CHIAMATO A SUCCEDERMI” – “HO SPESSO OSATO CRITICARE, DA GIUDICE NON ‘ASSOCIATO’  IL MIO MONDO DI APPARTENENZA. ALLA FINE, IN UN MODO O NELL’ALTRO, I DISSENZIENTI SI COLPISCONO, E POSSIBILMENTE ALLE SPALLE” -
Estratto dell’articolo di Guido Salvini per “Il Dubbio”
Dispiace che il lungo ed astioso articolo del Corriere spari, con pretese di scoop, volutamente alle ombre, ed è ovvio perché è un articolo che ha il fine preciso che diremo alla fine, senza servire affatto a comprendere i problemi della giustizia a Milano. Ho lasciato l’Ufficio quattro mesi fa – per questo la chiamo una vendetta postuma, studiata all’“interno” – senza alcuna misura cautelare pendente, nessuna intercettazione, nessuna archiviazione, nessuna sentenza fuori termine e con tutti i processi di rilievo per la collettività o conclusi o fissati.
Non ho mai ricevuto in questi anni, da pm o avvocati difensori, nemmeno di persone offese, richieste di sollecito o lamentele per qualche fascicolo urgente in attesa. Questo per non parlare, non dovrei farlo io, dei grandi processi di interesse collettivo terminati nella soddisfazione di tutte le parti, da Monte dei Paschi alle violenze degli ultrà interisti al fenomeno dei trapper, da tristi e complesse colpe mediche a un monumentale giudizio abbreviato per mafia, la cosiddetta cosca Aquilano, concluso, in un contesto difficilissimo di scontro tra accusa e difesa, con molte assoluzioni in soli 3 mesi nell’estate 2023, e senza pretendere mesi di esonero dall’arrivo dei fascicoli ordinari come chi mi aveva preceduto nel corso delle indagini. [...]
Ovviamente in un ufficio come quello dei Gip, sotto organico da quando è nato (lo ha scritto molte volte anche il presidente del Tribunale), non ci sono “ruoli zero”, molti fascicoli restano in attesa e transitano da chi esce a chi subentra. Ma se stai attento, sono quelli di seconda e terza linea, non rilevanti in termini di pericolosità o di efficacia preventiva, spesso nati morti e destinati a fare poca strada, con le regole e le limitazioni introdotte dalla riforma Cartabia: quelli che nei corridoi chiamiamo scherzosamente “carte buone per un’amnistia” (per inciso, sarebbe una buona idea), carte senza sbocco, che non hanno un futuro significativo in un’aula.
Ci sono quelli che arrivano anche da altre sedi giudiziarie quasi prescritti e con la sorte segnata. Quello con 44 imputati che cita con enfasi il Corriere, ad esempio: un “falso in supporti Dvd” arrivato a Milano già in agonia da un’altra sede. Spesso ci sono richieste zoppicanti presentate dai Pm (non è una critica) tanto per fare statistica e liberare la stanza di un po’ di carte: un fenomeno che dopo la riforma dovrebbe pian piano attenuarsi, liquidando all’origine i processi inutili. Se il Corriere vuole, possiamo esaminare i miei fascicoli uno a uno: credo che dopo pubblicherebbe un articolo ben diverso.
Non c’è nessuna pendenza urgente o impegnativa nel ruolo che ho lasciato, un’autostrada sgombra per chi è chiamato a succedermi e che ha goduto anche dell’omaggio del mio archivio informatico e del completo know how per tutti i fascicoli. Lasciando l’ufficio a dicembre, avevo fissato fascicoli sino a maggio, non oltre. Si fa così, sembra un dettaglio ma è quello che smonta tutta la malevola narrazione del Corriere, perché non ci sovrappone mai a chi subentrerà, di cui non si conoscono tempi, modi, e organizzazione del lavoro che vorrà darsi, soprattutto se è una collega con una recentissima maternità. [...]
Nell’articolo si leggono anche frottole, ne cito solo una: l’elenco dei processi è stato redatto regolarmente dalla Cancelleria su mia richiesta e messo a disposizione dell’Ufficio il giorno stesso del mio congedo. Poi non ci sono 900 archiviazioni pendenti ma zero, ripeto zero, tutte fatte e firmate. Semplicemente il nostro ufficio archiviazioni, per la mancanza di personale che conosciamo, non le ha ancora “registrate” e sono ferme addosso a una parete…
E so bene, anche questa è una astuzia giornalistica, che oggi parlare di Codice rosso ha un forte effetto evocativo. Ma tutti i seri processi in Codice rosso, potenzialmente pericolosi, erano già stati fissati o definiti, e rimanevano solo vecchi conflitti in famiglia da tempo risolti e a volte da non riaccendere, piccoli episodi datati e accuse a stranieri o persone offese irreperibili, in nessun modo definibili come priorità. Infatti, grazie a una selezione attenta e intelligente dei singoli casi, in danno di vittime che avevano presentato denunce non è mai successo niente, a differenza, purtroppo, di altre sedi giudiziarie.
Per intendersi in termini di numeri, senza ingannare i lettori, ogni Pm, certo senza sua colpa, ha di norma in ufficio anche 1.000 fascicoli. Io nel 2022 ne chiusi più di 280, poco sopra la media dell’ufficio, avevo deciso su ben 158 misure cautelari (e qui avevo invece il numero largamente più alto di tutti), e solo negli ultimi giorni di servizio avevo definito qualcosa come 1.150 archiviazioni. Ed è normale che ai nuovi arrivati, quando non ricevono il ruolo di un magistrato in uscita, si redistribuisca qualcosa, per il semplice fatto che non hanno ancora neanche un fascicolo. Di cosa si parla quindi con toni scandalistici? Di niente.
I fascicoli in stand by presso tutti, dico tutti, gli uffici del Tribunale di Milano sono una quantità enorme, decine e decine di migliaia: se non fosse così, non ci sarebbe il Pnrr e gli allarmi continui di tutti i capi ufficio. E a volte restare indietro non è il genere di fascicoletti che mi vengono attribuiti. Ricordo richieste di misura cautelare urgenti anche in materia di criminalità organizzata pendenti in uffici a pochi passi da me da oltre un anno, sentenze depositate dopo mesi e mesi, appelli, anche per processi importanti di criminalità amministrativa, ancora pendenti dopo 3 anni. E a me non è mai accaduto.
Può sembrare elevato dal punto di vista meramente numerico il residuo lasciato, ma non è nulla, sul piano quantitativo e qualitativo, in confronto alle migliaia e migliaia di fascicoli conclusi in questi anni. Quella che mi ha colpito è solo un’operazione di fredda disinformazione giudiziaria che gioca sull’inesperienza del lettore medio.
Ripeto: nessuno, né accusa né difesa, si è mai lamentato con me, e questa è la cartina di tornasole, insuperabile. Anzi, tantissimi avvocati hanno mostrato rincrescimento per il fatto di non trovarmi più, sempre “garantista” e disponibile ad ascoltare tutti, in aula come Gip o Gup, sopratutto nei giudizi abbreviati, rito che non a caso tantissimi con me sceglievano, con un aumento esponenziale, sul piano qualitativo, dell’impegno. Sfido chiunque, l’autore dell’articolo per primo, a dimostrare il contrario. Se qualcuno volesse scrivere di una lamentela nei miei confronti si troverebbe con la pagina bianca.
Ci sarà invece di certo, dietro tutto questo, qualche invidia, lasciata, inevitabilmente, in eredità. E anche qualche rancore a lungo coltivato. Sopratutto perché io ho spesso osato criticare, da giudice non “associato” e anche sulle colonne del Dubbio – e queste sono aggravanti – il mio mondo di appartenenza. Alla fine, in un modo o nell’altro, i dissenzienti si colpiscono, e possibilmente alle spalle.
Non ho mai chiesto medaglie, non ho mai fatto domande per passare a un ufficio non di prima linea e neanche per diventare capo ufficio, perché senza in tasca la tessera di una corrente sarebbe stata una domanda inutile. Anche dopo Palamara da noi non è cambiato niente. E anche perché non mi piaceva, per non rischiare di imitare quei capi tra noi che si vedono cinque mattine la settimana e poi si dedicano con maggior soddisfazione ai loro incarichi universitari.
So che non mi devo rimproverare alcunché, dopo essere andato in congedo con 80 giorni di ferie arretrate e aver passato negli ultimi anni quasi tutti i sabati e le domeniche in ufficio. Lo sanno tutti, i cronisti di giudiziaria e anche le guardie del Palazzo che mi salutavano, anche con un certo stupore, a tardissima, proprio tardissima sera, anche notte. Forse è questa la “sorpresa” di cui parla l’articolista.
Per concludere, il Corriere si è rifiutato di pubblicare un articolo di questo genere. Non ne dubitavo.
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corallorosso · 3 years ago
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Revocati il sequestro e l’oscuramento di Fanpage.it: grazie, ma non c’è niente da festeggiare di Francesco Cancellato Grazie. È l’unica cosa che riusciamo a dire, dopo queste incredibili ventiquattro ore. Pochi minuti fa, infatti, la polizia postale di Napoli ci ha notificato il decreto con cui la Procura di Roma ha disposto la revoca del sequestro preventivo e dell’oscuramento dei video relativi all’inchiesta Follow The Money sui fondi della Lega. Grazie, quindi. Perché senza l’enorme mobilitazione in difesa di Fanpage.it di colleghi, politici e di tanti, tantissimi cittadini, non crediamo che tutto questo sarebbe accaduto. Grazie, anche se non c’è nulla festeggiare. Non c’è nulla da festeggiare, per prima cosa, perché abbiamo semplicemente difeso un diritto che credevamo acquisito, quello della libertà della stampa, che invece ci era stato improvvisamente e incredibilmente negato. Non c’è nulla da festeggiare, perché da ieri abbiamo maturato ancor di più la consapevolezza che esiste un pezzo di Paese per cui si possono sequestrare e oscurare inchieste e interi giornali senza colpo ferire. Non c’è nulla da festeggiare, perché da nessuna parte, nemmeno nella revoca, si attesta il principio che mai e poi mai un contenuto giornalistico debba essere messo sotto sequestro o oscurato in via preventiva, salvo che nei casi previsti dalla Costituzione, casi tra cui non rientra la diffamazione. Non c’è nulla da festeggiare, perché noi siamo un giornale grande, con tantissimi lettori e una community enorme. Ma se quello che è successo a noi fosse accaduto a un giornale più piccolo, con pochi lettori e senza alcuna possibilità di difendersi, o di farsi difendere? Ci sarebbe stata lo stesso, secondo voi, una revoca del decreto di sequestro e oscuramento nel giro di ventiquattr’ore? Conoscete già la risposta. Forse non l’avrebbe saputo nessuno. Forse, addirittura, è già successo, e nessuno l’ha saputo. E di fronte a notizie scomode, a inchieste difficili, a nomi potenti avremmo meno giornalisti disposti a rischiare per fare bene il loro lavoro. Sembra impossibile? Anche quel che è successo a noi lo sembrava. Fino a che non è successo. Ecco perché non dobbiamo abbassare la guardia. Oggi abbiamo vinto una piccola grande battaglia. Ma la guerra è lunga. Ed è appena cominciata. Fanpage
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soldan56 · 5 years ago
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Non è stato un caso che le due giornate abbiano trovato ospitalità nei due spazi minacciati dall’imminente rischio di sgombero: l’occupazione abitativa in Via del Caravaggio, il cui sgombero era stato appena sospeso e proprio domenica è stato ricalendarizzato per fine ottobre; e la casa delle donne Lucha Y Siesta.
Doveva essere proprio domenica 15 settembre, infatti, il giorno programmato per il distacco delle utenze e il conseguente sgombero della Casa delle Donne Lucha Y Siesta, uno spazio di resistenza femminista che in quasi dodici anni di attività ha dato accoglienza e sostegno a 1200 donne. La campagna Lucha alla città lanciata lo scorso 7 settembre ha saputo parlare molti linguaggi e mobilitare intorno a sé una pluralità di soggetti, attraverso la costituzione di un Comitato di Difesa – presieduto dalla docente femminista Federica Giardini – e il lancio dell’azionariato popolare per l’acquisto dello stabile, compreso nel concordato preventivo di Atac. L’attivazione immediata e trasversale per Lucha Y Siesta è riuscita per il momento a rimandare il distacco.
Alcune centinaia di attivisti e attiviste provenienti da ogni parte d’Italia si sono confrontati in due assemblee plenarie e sette tavoli tematici, che spaziavano dalla libertà di movimento al contrasto delle frontiere interne ed esterne, dalla condizione giovanile a quella lavorativa, dagli spazi sociali al diritto alla città, dalle lotte sul lavoro alle problematiche legate al reddito e al salario minimo, dalle politiche di welfare a quelle sull’abitare, fino alla lotta ai cambiamenti climatici.
L’ampiezza dei temi su cui si è discusso durante la giornata di sabato hanno poi trovato precipitazione nel corso dell’assemblea plenaria conclusiva, con la condivisione di un programma di mobilitazioni e rivendicazioni puntuali per il prossimo autunno.
Al centro della discussione, il ruolo dei movimenti sociali nel nuovo scenario politico italiano che vede al governo il Partito Democratico insieme al Movimento Cinque Stelle. Più che come il mero cambio di colore della formazione governativa, la “svolta” italiana è stata interpretata da più interventi come l’indicatore di un riassetto complessivo degli equilibri politici in Europa e come il tentativo in extremis di trovare una nuova forma di stabilizzazione e legittimazione alle politiche neoliberali europee, di fronte alla crescita dei neo-sovranismi in molti paesi e alla minaccia di una prossima e probabile recessione globale. La sbandierata volontà delle istituzioni europee di rivedere le politiche di austerity costituirà un nuovo terreno dove ridislocare l’azione dei movimenti sociali. Lanciata mesi fa, quando ancora era in carica il governo giallo-verde, la due-giorni romana si è dunque interrogata su come ridefinire l’iniziativa politica dei movimenti.
Oltre al rilancio degli appuntamenti già presenti nell’agenda (il 12 ottobre a Milano per la protesta contro il Cpr, il Centro per i Rimpatri, la manifestazione che si terrà il 18 ottobre a Roma al Ministero delle Infrastrutture per “il diritto all’abitare e le mobilitazione di Friday for future che porteranno allo sciopero globale per il clima del prossimo 27 settembre) l’assemblea plenaria ha lanciato una mobilitazione nazionale per l’abrogazione immediata dei due Decreti Sicurezza, con l’ipotesi di una manifestazione nazionale a Roma tra le fine di ottobre e l’inizio del mese di novembre.
Proprio lo stesso giorno in cui a Pontida Matteo Salvini prometteva battaglia e minacciava il ricorso a un referendum popolare contro i tentativi di modifica delle due leggi, a Roma si elaborava l’avvio di una campagna politica di mobilitazione sui territori per la loro completa cancellazione. Già dai report dei tavoli (di prossima pubblicazione) emerge chiaramente come la stretta securitaria contenuta nelle due leggi non sia affatto circoscritta alla limitazione del diritto alla protezione internazionale dei migranti e alla criminalizzazione delle forme della solidarietà in mare ma tagli trasversalmente tutti i temi sollevati: ad essere in gioco sono gli stessi spazi di agibilità democratica per i movimenti sociali, una forma di repressione preventiva che dal diritto alla mobilità per i migranti arriva fino alle nuove forme di lotta e allo stesso diritto al dissenso. Inoltre, se da più parti è stata ribadita la necessità di rimuovere i lasciti più reazionari dell’ultimo governo, d’altra parte forte è stata l’intenzione di superare i confini stretti dell’”anti-salvinismo: la torsione autoritaria che attraversa oggi l’Europa non si limita affatto ai governi a esplicita vocazione sovranista (basti vedere il neoliberalismo autoritario messo in campo da Macron in Francia, l’”anti-sovranista” per eccellenza), così come nel nostro stesso paese le politiche securitarie e di restrizione della libertà vantano una storia ben più lunga della parentesi salviniana e rischiano di prolungarsi e ratificarsi anche nel prossimo futuro.
Oggi i movimenti sociali hanno scelto di ripartire da qui, dalla messa in discussione radicale dei dispositivi di legge che sotto l’ombrello della “sicurezza” stanno minando le nostre libertà fondamentali, senza tuttavia limitarsi a questo: l’idea, è quella di convocare nuovamente a dicembre l’appuntamento assembleare per dare continuità a quell’elaborazione collettiva di analisi e rivendicazioni politiche su cui la due-giorni appena trascorsa ha solo posto le basi. Nuove campagne che si snoderanno a partire da molteplici campi di intervento: dal salario, al reddito, al welfare e al diritto all’abitare, fino a investire la questione ecologica, le politiche urbane e quelle migratorie.
Si tratta dunque di dotarsi di strumenti e proposte per aggredire una nuova fase politica fatta di contraddizioni del tutto aperte. Perché se è vero, com’è stato più volte rimarcato negli interventi, che la galassia dei movimenti sociali italiani non ha “governi amici” è anche vero che le diverse congiunture politiche devono aprire strade nuove e nuovi modi di attraversarle. La scala è gettata verso l’autunno.
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popolodipekino · 6 years ago
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coincidenze
ieri ricorreva il quarantennale dell’omicidio dell’avvocato giorgio ambrosoli, ucciso da un sicario al soldo del banchiere michele sindona, dopo essersi occupato per un certo tempo della liquidazione della banca dello stesso sindona. su radio radicale ho sentito che lo si commemorava in senato con due interventi di fine seduta e un minuto di silenzio.
due giorni prima, martedì sera a radio carcere, sempre su radio radicale, riccardo arena intervistava, quale vittima di un pesante errore giudiziario, l’avvocato milanese giuseppe melzi, “che, fra le altre cose, è stato uno dei difensori storici delle vittime della criminalità bancaria consumata dalla banca di sindona e dal banco ambrosiano“: queste le parole introduttive di arena.
al di là della bizzarra coincidenza, la storia di melzi è ancor più bizzarra anzichenò, ed è narrata nei dettagli da lui stesso nella puntata del 9 luglio 2019 di radio carcere, reperibile ad esempio qui
in breve, riprendendo le parole di arena, “melzi è stato accusato di gravi reati come l'impiego di denaro di provenienza illecita con l' aggravante della mafiosità; [...] per circa tre mesi è stato detenuto nel carcere di San Vittore di Milano, poi per quasi un anno è stato gli arresti domiciliari e, [...]  per tre anni e due mesi, è stato anche sospeso dall'attività professionale. dopo un'odissea giudiziaria durata ben quindici anni alla fine è stato assolto”.
dopodiché comincia l’intervista che rievoca le bizzarrie più bizzarre, per esempio: la carcerazione preventiva comminata con motivazione pretestuosa anzichenò; l’impossibilità materiale per l’indagato di visionare gli atti prima dell’interrogatorio di garanzia; l’utilizzo spregiudicato di intercettazioni telefoniche ingiustificate; la ripetizione da capo di una seconda indagine richiesta da altra procura cui il fascicolo viene deferito, dopo un certo tempo, per competenza territoriale; la mancata comunicazione della conclusione (con assoluzione) del processo al diretto interessato e/o alla difesa; per non parlare del trattamento riservato all’indagato dai mezzi di comunicazione, ecc. ecc. ma una chicca, da tutta la puntata che dura circa mezz’ora, la riporto anche qui. nel corso di uno degli interrogatori del pubblico ministero, l’indagato - durante una pausa e in momentanea  assenza dei suoi difensori - si sente dire: “avvocato, lei non ha ancora capito che se non mi dice [...] tutto quello che sa io butto via la chiave” arena allora interviene: “io ricordo ai nostri ascoltatori che il codice di procedura penale prevede che il pubblico ministero raccolga elementi probatori utili sia a sostenere l'accusa in giudizio sia a favore dell'indagato” e melzi riprende: “e in effetti, quando i difensori tornarono nella stanza del giudice, io dissi “giudice, metta a verbale quello che mi ha appena detto” e lui mi disse “avvocato, ma lei non ha capito che io l’ho fatto in sua difesa”“ da radio carcere, radio radicale 9 luglio 2019
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paoloxl · 6 years ago
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L’accanimento giudiziario contro Nunzio D’Erme, recentemente condannato in primo grado a tre anni e dieci mesi di reclusione, è indicativo di un clima che attraversa il paese e che influenza pesantemente anche gli ambienti giudiziari. Chiunque svolga un’attività sociale in difesa dei diritti e contro le ingiustizie è destinato ad incorrere in sanzioni amministrative e penali che in questi anni si sono andate sempre più inasprendo.
Anche il Decreto Salvini si muove nella stessa direzione, reintroducendo il reato di blocco stradale, aumentando le pene per le occupazioni ed allargando l’uso dei DASPO, introdotti dal precedente ministro degli interni Minniti. Ma in generale, sono anni che si assiste ad una crescente aggressione alla libertà di esprimere il dissenso ed organizzare la protesta sociale e sindacale, e le pene piovute addosso agli attivisti sono diventate sempre più pesanti.
Mentre le condizioni sociali nel paese non accennano a migliorare, la repressione nei confronti di chi anima le lotte diventa un’azione preventiva tesa a scoraggiare la diffusione massiccia di movimenti di protesta. E Nunzio rischia di pagare, con la sua ostinata coerenza a continuare a battersi contro ingiustizie e fascisti, la “colpa” di non essersi mai tirato indietro ed essere rimasto sempre in prima fila. Colpiscono Nunzio, insomma, anche per provare ad intimidire tanti altri.
Continuare a battersi con coraggio e determinazione nell’era dei decreti Minniti/Salvini comporta non solo una comprensione della gravità dei provvedimenti entrati in vigore ma anche una nuova capacità di saper costruire reti di resistenza e di difesa collettiva. Io sto con Nunzio e continuo a lottare.
Assemblea
Mercoledi  5 dicembre ore 18
Cinema Palazzo   – Piazza dei Sanniti, 9 – Roma
Per aderire all’appello: [email protected]
#IoStoConNunzio #DirittoDiResistenza #LibertàDiMovimento
prime adesioni:
Haidi Gaggio Giuliani, Valerio Mastandrea, Zerocalcare, Eleonora Forenza, Amedeo Ciaccheri,  Aboubakar Soumahoro, Italo Di Sabato, Guido Lutrario,  Giovanni Russo Spena, Marco Lucentini, Nicoletta Dosio, Gianluca Peciola, Pierpaolo Leonardi, Viola Carofalo, Giorgio Cremaschi, Giuliano Santoro, Vincenzo Miliucci, Andrea Fumagalli, Claudio Marotta, Susi Fantino, Caterina Calia, Francesco Romeo, Roberto Lamacchia, Cesare Antetomaso, Fabio Grimaldi, Rita Martufi, Luciano Vasapollo, Patrizia Sentinelli,  Anubi D’Avossa Lussurgiu, Giso Amendola, Francesco Raparelli, Alberto De Nicola,Emanuele De Luca, Marco Bersani,Stefania Zuccari, Claudio Dionesalvi,Angela Mauro, Fabio Palmieri,Gianfranco Tallarico, Domenico Niglio, Gianluca Schiavon, Claudio Goffi, Sergio Cararo, Federico Mariani, Riccardo Germani, Gualtiero Alunni, Daniela Cortese, Federica Stelli, Sonia Spila, Manolo Luppichini, Ruggero D’Alessandro, Alberto Di Vincenzo, Armando Tolu, Daniela Torro, Silvia Ianni, Pasquale Vilardo, Valter Lorenzi, Maria Angela Zerbinati, Donato Bisceglia,  Giuseppe Pelli, Paolo De Marco, Gloria Salvatori, Rita Chiavoni, Massimo Quinzi, Fabiana Murgia,  Giuseppe Carroccia, Rino Tarallo, Stefano Pennacchietti, Antonio Perilli, Fabrizio Soddu, Toni Germani, Irene Galuppo, Alessandra Benvenuti, Elisa Della Libera, Alessandra Landini, Stefano Zuppello, Paola Palmieri, Claudio Socci, Luisa Barba, Angelo Fascetti, Alfonso Perrotta, Giovanni Coretti, Riccardo Cretella, Giammaria Volpe, Annarita Di Credico, Chiara Santone, Laura Morettini, Carlo Cerciello, Nadia Daddi, Nico Campanelli, Fabrizio Di Bona, Roberto Evangelista, Massimo Di Marcello, Renato di Caccamo, Valerio Porcelli, Rosa Mordenti, Riadh Zaghdane, Roberto Cortese, Daniela Pitti, Candida De Carolis, Valeria Farina, Caterina Virtù, Sabrina Lignini, Stefano Iguana, Angelo Di Naro, Irene Martinengo, Raoudha Boughanmi, Giorgia Forgetta, Carmen Armaroli, Patricia Pernett, Marco Petti, Fabiola Bravi, Carla Dovini, Lionella Riccio, Claudio Desideri, Fabio Galati, Franco Cancelli, Sandra Berardi, Pasquale Abatangelo, Luigia De Biasi, Fabio Russo, Enrico Capone, Antonio Adornato, Andrea De Rossi, Sergio Scorsa, Stefano Quartero, Sergio Falcone, Francesca Trasatti, Joseph Alan Valia, Flavia Del Fattore, Agostino Zelli,  Virginia Mascetta, Chiara Franceschini, Ilaria Diaco, Gaia Casagrande, Enrico Capozza, Veniero Rossi, Barbara Cacchione, Serena Zampardi,  Ezio Villani, Fabrizio Picchetti, Massimo Amore, Selmi Simone, Marco D’Agostini, Simona Ammerata, Giorgio A. Pisano, Silvia Raponi
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sciscianonotizie · 3 years ago
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La reggia di Napoli ospita le regge d’Italia
“Conservazione preventiva nelle residenze reali italiane”
31 maggio – 1 giugno 2022
Due giorni di lavori a Napoli in cui si incontreranno a Palazzo Reale direttori, curatori, architetti e restauratori delle più importanti residenze reali d’Italia per confrontarsi sui temi della conservazione preventiva.
Una prima e importante occasione per creare una vera rete dai Musei Reali di Torino al Quirinale, da Palazzo Pitti alla veneta Villa Pisani, dai palazzi reali di Milano, Genova e Palermo alle regge borboniche e alle residenze sabaude.
Sarà presentato il volume recentemente pubblicato dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, che fornisce linee guida per le best practices e che può rappresentare un supporto per il futuro della conservazione dei siti reali, legati da problematiche comuni.
 Saranno molti i temi affrontati sulla conservazione dei manufatti, degli arredi e dei tessuti, ma anche sui sistemi di monitoraggio e sulla valutazione dei rischi derivanti dalla frequentazione del pubblico.
Uno degli obiettivi che gli operatori dei siti si pongono è anche quello di comunicare in maniera chiara e ai visitatori i sistemi di tutela perché si sentano coinvolti nella difesa di un patrimonio che appartiene a tutti.
Alla realizzazione del volume ha collaborato anche Mario Epifani, direttore del Palazzo Reale di Napoli a testimonianza di una prima occasione di collaborazione e di studio.
Il convegno si concluderà con una tavola rotonda alla quale parteciperanno le università napoletane, gli istituti e le scuole di restauro con l’obiettivo di creare nuove figure professionali che si occupino di conservazione preventiva attraverso corsi specifici.
  A sostegno di questi obiettivi, che si prefiggono di dare ampio spazio all’attività di conservazione, parteciperanno anche il Politecnico di Milano che ha sviluppato studi specifici sul monitoraggio ambientale e la Fondazione Compagnia di San Paolo che ha creato un bando apposito sulla conservazione.
Il convegno è cofinanziato dalla Regione Campania, nell’ambito del POC Campania 2014-2020.
source https://www.ilmonito.it/la-reggia-di-napoli-ospita-le-regge-ditalia/
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NAPOLI. LEGITTIMA DIFESA PREVENTIVA. UCCIDE DUE RAGAZZI POI SI GIUSTIFICA PEENSAVO FOSSERO LADRI.
NAPOLI. LEGITTIMA DIFESA PREVENTIVA. UCCIDE DUE RAGAZZI POI SI GIUSTIFICA PEENSAVO FOSSERO LADRI.
La storia assurda per quanto sia perfino troppo radicata nell’Italia dell’odio, della paura, della strumentalizzazione politica di una immagine di una società che si arrotola su se stessa per giustificare l’uccisione preventiva di due ragazzi scambiati per ladri. E così un camionista di 53 anni pistola in pugno spara a due ragazzi seduti nell’auto parcheggiata nelle vicinanze della villetta di…
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forzaitaliatoscana · 3 years ago
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Giustizia: Per il CSM il Sistema esiste, ma non è un sistema
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Il Responsabile Dipartimento Giustizia di Forza Italia Toscana Eros Baldini: "Per il CSM il Sistema esiste, ma non è un sistema" Stante la palmare insostenibilità della tesi inizialmente propugnata dalla Corte di Cassazione, secondo la quale Palamara avrebbe agito da solo e per vendetta, («Palamara ha agito sulla base di motivazioni assolutamente personali, intendendo colpire specificamente singoli magistrati, volta per volta presi di mira». Una sorta di vendetta personale, dunque, che escluderebbe l’esistenza di un metodo e di altri partecipanti). Interviene il CSM che certifica l'esistenza del “Sistema”, ma ne travisa gli obbiettivi e ne disconosce la portata eversiva. Contestare il «comportamento gravemente scorretto» tenuto, «in violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio», nei confronti degli altri consiglieri del Csm e dei magistrati candidati per le nomine , nonché la violazione del «dovere di riservatezza» sull’iter della pratica relativa a tali nomine. Ma così sottace la volontà ed il potere di condizionamento della politica del sodalizio e trascura il metodo di scelta delle nomine, non basato su criteri di meritocrazia, ma esclusivamente per una logica di spartizione correntizia,  che persino l'autorevole voce di Nordio critica aspramente. Quello del CSM appare l'iperbole di un assordante silenzio teso a mantenere l'enorme potere assunto dalla magistratura. Arroccata su ingiustificabili posizioni di formale difesa dell'indipendenza, tenta disperatamente di mantenere l'ormai insopportabile autoreferenzialità, attaccata su tutti i fronti, anche alla luce delle vicende che hanno travolto e stanno travolgendo quell'aura di indefettibile infallibilità guadagnata negli anni attraverso l'erosione prima, e la demolizione poi della fiducia nella politica. Attraverso l'occupazione del ministero e delle commissioni parlamentari dedicate, mediante l'infiltrazione nei gangli della politica giudiziaria, ha raggiunto e consolidato la capacità di indirizzare l'azione legislativa e di governo e quindi della politica nel senso più lato. Autonominatasi garante della libertà e della democrazia ha approfittato di un periodo di colpevole debolezza, se non addirittura di ingiustificabile vacanza, della politica scelta dai cittadini, per sostituirsi agli altri poteri dello Stato. Instaurando una temperie di emergenza permanente con la quale si garantiva la preventiva assoluzione morale ed istituzionale da ogni indebita ingerenza. Sabino Cassese definisce le procure   “il quarto potere” e pone legittime domande: perché sono magistrati i funzionari del ministero della giustizia, se questo è parte dell’ordine esecutivo? Perché tanti magistrati fuori ruolo, con compiti diversi da quelli giudicanti? Perché magistrati i funzionari del Csm? Per l'ex giudice della Corte costituzionale oggi i pm non si limitano a costruire l’accusa, ma giudicano prima del processo. «Basti pensare alle conferenze stampa in cui si vedono procuratori circondati da forze dell’ordine, che annunciano, con titoli altisonanti, le accuse. Contribuiscono poi i mezzi di formazione dell’opinione pubblica che danno risalto alle accuse divenute giudizio. Infine anche i giudici perché, con i loro ritardi, consolidano l’accusa. Chiude il cerchio l'ex Procuratore di Milano Bruti Liberati sottolineando i danni che queste storture comportano alla complessiva credibilità della giustizia. Risulta quindi corretto quanto sostiene l'ex Presidente della Camera ed ex Magistrato Luciano Violante “I magistrati devono limitarsi ad applicare la legge, senza perseguire altri obiettivi”. Appare vieppù necessario ed improcrastinabile un intervento che riporti nell'argine della legittimità istituzionale l'azione della magistratura, attraverso la separazione delle carriere, attraverso una riforma del potere di autogoverno, attraverso una più rigida attribuzione dei termini delle varie fasi, attraverso un ripensamento attualizzante e pragmatico del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Soprattutto attraverso una riforma organica e ragionata della materia penale. La riforma Cartabia ha segnato la rotta. Non c'è tempo da perdere. Avv. Eros Baldini, Responsabile Dipartimento Giustizia Forza Italia Toscana Follow @FI_Toscana
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