#Decorati al Valor Militare
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2 settembre 1944, il sacrificio del carabiniere Albino Badinelli
Siamo nell’estate più tragica per il nostro paese nel corso del secondo conflitto mondiale quella del 1944. In quei giorni si scontrano ripetutamente in molte zone dell’Italia centrale e settentrionale le forze partigiane e quelle tedesche appoggiate dai reparti della Repubblica Sociale. Seguono rappresaglie e incendi di interi paesi, fra questi Allegrezze, frazione del comune di Santo Stefano…
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Bologna Marathon 2024, domenica 3 marzo scatta la terza edizione
Bologna Marathon 2024, domenica 3 marzo scatta la terza edizione. Domenica 3 marzo è in programma la terza edizione della manifestazione podistica Bologna Marathon che prevede quattro percorsi tarati su diverse distanze: 42,195 km per la maratona, 30 km per la "30 km dei Portici", 21, 097 km per la XX edizione della Unipol Move Run Tune Up, storica mezza maratona di Bologna, oltre a 5 km per la corsa non competitiva Tecnocasa Bologna City Run, all'interno della quale è contenuta la Run5000, la grande squadra del Terzo Settore. Il percorso, con partenza da via Indipendenza alle 8.45 per la gara sui 21 km, alle 9.15 per la Maratona e 30 Km dei Portici, 10.15 per la 5 Km, prevede l'arrivo in Piazza Maggiore dopo aver attraversato la zona est della città e il centro storico. Dopo i primi 8 Km che si sviluppano interamente nel centro storico di Bologna, il tracciato uscirà dal quartiere Santo Stefano, verso San Giacomo fuori le mura. Qui gli atleti affronteranno circa 20 Km caratterizzati attraverso i quartieri Savena e San Donato - Vitale, per rientrare, infine, da Corticella e lungo la Bolognina, verso il quartiere Porto-Saragozza e il centro. Legati allo svolgimento della manifestazione sono stati adottati specifici provvedimenti di traffico con divieti al transito veicolare che riguardano la fascia oraria 7.30-15.30. Dal divieto sono esclusi i veicoli di pronto intervento, i veicoli ufficiali di servizio al seguito della manifestazione e i veicoli accedenti alle proprietà private. Le chiusure saranno coordinate da agenti della Polizia Locale. Saranno sempre percorribili le seguenti direttrici stradali: da sud: Via Murri, Via Molinelli, Via Castiglione provenendo dalla collina fino al viale, Via San Mamolo da est: Via Altura provenendo da San Lazzaro di Savena, Via Emilia Levante fino alla Rotonda decorati al Valor Militare a Viale Vighi verso la tangenziale, Viale Lungo Savena, Via Po e Viale Lenin che garantirà il collegamento con la tangenziale e le altre direttrici percorribili, Via Massarenti che garantirà il collegamento con la tangenziale e le altre direttrici percorribili. da nord: Viale Europa, Via della Fiera e Viale Aldo Moro fino a Via Stalingrado, Via Stalingrado che garantirà il collegamento con la tangenziale e le altre direttrici percorribili, Via Di Corticella che garantirà il collegamento con la tangenziale e le altre direttrici percorribili, Via Marco Polo, Via Zanardi da ovest: Asse Via Marco Emilio Lepido, Via Emilia Ponente, Via Saffi, Asse Via De Gasperi, Via Togliatti, Via Tolmino, Via Sabotino, Via Don Sturzo, Via Andrea Costa, Via Saragozza. Saranno sempre percorribili in entrambi i sensi di marcia: Viale Gozzadini, Viale Panzacchi, Viale Aldini, Viale Pepoli, Viale Vicini, Viale Silvani, Viale Pietramellara (da Porta Lame a via Milazzo), Viale Ercolani, Viale Filopanti, Viale Berti Pichat, Viale Masini, Viale Carducci (prima delle 8 e dopo le 11). È garantito l'accesso al parcheggio Kiss & Ride della Stazione Ferroviaria da Via Matteotti, Via Tiarini, Via Svampa. Trasporto Pubblico Domenica 3 marzo, quaranta linee d'autobus saranno soggette a modifiche di percorso dalle 7.30 alle 15.30 per effetto dei divieti di transito previsti in molte strade cittadine in occasione dello svolgimento della manifestazione podistica. Le modifiche in vigore domenica per le linee di trasporto pubblico 11, 13, 14, 16, 18, 19, 20, 21, 25, 27, 28, 29, 30, 33, 35, 36, 37, 38, 39, 51, 52, 60, 68, 81, 86, 88, 91, 93, 96, 97, 98, 99, 101, 356, 671, 677, 826 e 916 e per i servizi sostitutivi, effettuati con bus, delle ferrovie Bologna-Portomaggiore e Bologna-Prato sono già pubblicate e consultabili anche sul sito di Tper alla pagina www.tper.it/marathon2024. Per ogni linea sono riportati i dettagli delle deviazioni per fasce orarie che tengono conto del transito delle diverse competizioni in programma e comportano provvedimenti tra cui la suddivisione delle principali linee urbane in due rami per impraticabilità del tratto centrale ed alcuni casi, più limitati, di temporanea sospensione del servizio. Nella stessa pagina del sito dedicata alle modifiche alle linee Tper, sono riportate anche le mappe delle fermate più a servizio del centro storico che saranno attive in concomitanza con la manifestazione: si tratta di quelle posizionate nella zona della Stazione Centrale (piazzale Medaglie d'Oro, viale Pietramellara, piazza XX Settembre) e nel primo tratto delle vie Marconi e Lame. I provvedimenti adottati rispondono alla necessità di iniziare le deviazioni con congruo anticipo in modo da liberare le strade interessate dal transito dei podisti, all'esigenza di garantire per quanto più possibile i collegamenti con il centro città evitando al tempo stesso troppo cambi di percorso delle linee durante la giornata, nonché ad assicurare una pronta ripresa della regolarità dei servizi non appena sarà consentito il ripristino della viabilità ordinaria. Si consiglia all'utenza di programmare in anticipo i propri spostamenti tenendo in considerazione le deviazioni dei bus che Tper ha già reso pubbliche attraverso i propri canali informativi per contenere possibili disagi. Domenica 3 marzo inoltre, gli iscritti alle gare della Maratona di Bologna potranno circolare gratuitamente sull'intero servizio di trasporto pubblico del bacino metropolitano di Bologna (ad esclusione delle linee a tariffa speciale) dall'inizio del servizio fino alle 16. Per fruire dell'agevolazione i partecipanti dovranno esibire, in caso di verifica dei titoli di viaggio, il pettorale attestante l'avvenuta iscrizione alla manifestazione. Gli eventi collaterali All'interno del contenitore della Bologna Marathon, sono previste numerosi eventi collaterali. BANDA BO porterà 10 bande musicali provenienti da tutta la Regione a esibirsi lungo il percorso della maratona durante la gara. Inoltre, nel weekend della maratona sono previsti 3 tour gratuiti, pensati sia per chi vive in città, sia per chi la visita per la prima volta, organizzati da "Succede solo a Bologna", tra cui un tour speciale sulla storia dello sport in città: un itinerario che ripercorre la storia della Maratona e altri eventi memorabili che hanno visto partecipi grandi atleti, tra tanti la concittadina Ondina Valla, velocista e ostacolista olimpionica. La mattina di sabato 2 marzo sarà dedicata a bambine e bambini, con la prima Tigotà Kids Marathon in programma alle 11 in Piazza Maggiore. Ma la festa per i più piccoli inizierà prima con gli speciali allenamenti di Cecilia TataFitness e i giochi di intelligenza emotiva di Six Seconds. Mascotte di questa festosa mattinata i pupazzi di Luna Farm, accompagnati dalla musica di Dj Lopez di Radio Bruno. Il pomeriggio di sabato sarà un susseguirsi di presentazioni, incontri, momenti di intrattenimento, musica e perfino allenamenti collettivi, che si chiuderanno alle 19, ora in cui, presso la suggestiva e vicina Chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini, si celebrerà la messa del maratoneta. Sport e cultura si uniscono in occasione della Bologna Marathon, offrendo alle sportive e agli sportivi diverse occasioni culturali grazie all'iniziativa Marathon + Musei 2024. Presentando alle casse dei musei il pettorale, fisico o in foto, di tutte le competizioni del 2 e 3 marzo 2024 - Bologna Marathon, "30 Km dei Portici", UnipolMove RUN TUNE UP, Tecnocasa Bologna CityRun e la Tigotà Kids Marathon – le maratonete e i maratoneti avranno diritto ad alcune facilitazioni per sé e per due accompagnatori: - Visite guidate gratuite in italiano e in inglese - uno speciale servizio di accoglienza nelle sale nelle giornate di venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 marzo in 7 sedi museali - l'ingresso ridotto, da venerdì 1 marzo fino a domenica 30 giugno 2024, in tutti i Musei Civici (oltre ai 7 musei la riduzione è valida anche alle Collezioni Comunali d'Arte) Partecipano all'iniziativa coinvolte il Museo del Patrimonio Industriale, il Museo civico del Risorgimento, il Cimitero Monumentale della Certosa, il Museo Civico Medievale, il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, il Museo Civico Archeologico e il Museo internazionale e biblioteca della musica. Fortissima anche l'attenzione sulla sostenibilità ambientale e sull'impatto ecologico dell'evento che ha portato all'individuazione di una strategia di riduzione degli sprechi, raccolta e differenziazione dei rifiuti e all'organizzazione di un vero e proprio Green Team, che coinvolge attivamente LF23 - l'Onlus La Fraternità. I ragazzi della Onlus, saranno impegnati anche nell'iniziativa #TiraLaFelpa col duplice obiettivo di ridurre gli sprechi e dare un aiuto concreto alle persone a rischio emarginazione. La felpa, ma anche altri indumenti indossati dai maratoneti prima della partenza per mantenersi al caldo, potranno essere gettati nei contenitori appositi posizionati sulla linea di partenza, per rientrare nel progetto di Economia Circolare "AND, A New Day", che intende valorizzare gli abiti usati.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"OPERATORI GAMMA TUTTI RIENTRATI - MISSIONE COMPIUTA"
La trasmissione cifrata giunge, attesissima, la
mattina del 14 luglio 1941, al comando supremo
della X Flottiglia MAS:
la base navale inglese di
Gibilterra era stata violata...
Alle 00.30 del 14 luglio 1942, 12 operatori GAMMA iniziavano l’operazione G.G.1.
Ogni operatore portava 3 “cimici”, congegni esplosivi da fissare sotto le carene delle navi britanniche; gli operatori raggiunsero a nuoto le unità navali nemiche ormeggiate nella rada di Gibilterra ed applicarono le cariche.
Quella notte 4 piroscafi risultarono gravemente danneggiati e dovettero essere incagliati.
Ma il risultato maggiore fu quello di rendere i britannici timorosi ed insicuri dell’inviolabilità dei loro porti e il non poter assicurare più la totale sicurezza nei propri porti alle unità navali.
Per non dimenticare l’enorme coraggio e il puro patriottismo, tutti e 12 uomini GAMMA furono decorati di MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE:
* Agostino STRAULINO
* Giorgio BAUCER
* Alfredo SCHIAVONI
* Alessandro BIANCHINI
* Carlo DA VALLE
* Giuseppe FEROLDI
' Vago GIARI
* Evidio BOSCOLO
* Bruno DI LORENZO
* Rodolfo LUGANO
* Giovanni LUCCHETTI
* Carlo BUCOVAZ
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Adunata nazionale dei decorati al Valor Militare 28 Ottobre 1932 A XI E.F. Istituto del Nastro Azzurro #mov #nastroazzurro #valormilitare #medaglia #ventennio #karaliscollezioni #istitutodelnastroazzurro (presso Cagliari, Italy) https://www.instagram.com/p/Cm6M5n5Ipqv/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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18-19 dicembre 1941. IMPRESA DI ALESSANDRIA. Nell'impresa di Alessandria sei palombari della Regia Marina, a bordo di tre mezzi d'assalto subacquei denominati colloquialmente "maiali" e tecnicamente siluri a lenta corsa (SLC), penetrarono nel porto di Alessandria d'Egitto ed affondarono con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth (33.550 t) da parte del TV Antonio MARCEGLIA e Spartaco SCHERGAT e HMS Valiant (27.500 t) da parte del TV Luigi Durand de la Penne e palombaro 2^ capo Emilio BIANCHI, danneggiando inoltre la nave cisterna Sagona (7.750 t) ed il cacciatorpediniere HMS Jervis (1.690 t) colpite dal TV Vincenzo MARTELLOTTA di Taranto e che conseguì la maturità classica presso il Liceo MOREA di CONVERSANO (Bari) e Mario MARINO. Furono tutti e 6 decorati di Medaglia d’ORO al Valor Militare e la loro ardita e rischiosa azione impressionó tutte le Marine Militari del Mondo. Quella che è senz'altro la più celebre delle azioni della Xª Flottiglia MAS, denominata operazione G.A.3, venne effettuata nella notte tra il 18 ed il 19 dicembre 1941. Si trattò di una sorta di rivincita delle forze armate italiane per le gravi perdite navali subite nella notte di Taranto (novembre 1940) e proiettò nella leggenda gli “uomini-rana” italiani che furono imitati e dettero vita a quelle che sono le attuali “forze speciali” di tutte le Marine Militari del mondo ........... “ (...) sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'Asse.” (Winston Churchill)
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26 AGOSTO 1974. ONORE !!
DECIMA COMANDATE !!
In Italia… dice una nota canzone, il Paese delle mezze verità… In Italia c’è un primo sottomarino U212/A (progetto tedesco)che si chiama S.TODARO, è da il nome alla classe, il secondo si chiama invece SCIRÈ, classe Todaro. Come nella maggior parte dei casi che fanno riferimento alla storia recente è tutto sbagliato.
S. Todaro fu una figura di secondo piano nella storia dei sommergibili italiani, J.V.Borghese fu invece il più grande comandante di sommergibili del mondo, a detta di tutti. Osannato da tutte le marine militari del mondo, mentre la X Flottiglia MAS e i suoi metodi di combattimento hanno dettato le regole di tutti i corpi speciali del mondo.
In un famoso e recentissimo film sui Navy Seal americani si vede un sottomarino classe 688 Los Angeles che porta sul ponte un contenitore per “Maiale” e la cosa viene fatta vedere con enfasi, noi lo facevamo già nel 1941, grazie allo Sciré, comandato da JV Borghese; tutti sono stati decorati con medaglia d’oro, ancora in vita, sia il comandante, sia l’equipaggio, sia il sottomarino. Quindi il primo sottomarino all’idrogeno italiano dovrebbe chiamarsi “J.V.BORGHESE” ed il secondo “S.TODARO” classe “Borghese”.
Todaro; pochi sanno che in Francia, a Betasom, la base sommergibili atlantici italiana nel 1942/44, durante una visita del grand admiral Karl Doenitz, fu definito dallo stesso «un buon comandante per navi ospedale», data la sua tendenza a salvare i naufraghi delle navi che affondava; mettendo però a repentaglio la vita del suo equipaggio.
Un accadimento che mi viene dalla testimonianza diretta di chi era lì a guardare e a sentire, quindi è cosa certa.
Non basta, magari fosse tutto lì… invece il 26 agosto 1974 moriva a Cadice il comandante J.V.Borghese due volte medaglia d’oro al valor militare, Cavaliere dell’ordine dei Savoia, croce di ferro al merito, eccetera.
Come molti sanno, suo figlio, il principe Andrea Scirè Borghese, è un mio intimo e caro amico e pertanto sappiamo con certezza che quando i figli giunsero a Cadice al capezzale del padre, la salma era già stata imbalsamata con l’asportazione di tutti gli organi interni. Per le tecnologie dell’epoca era a quel punto impossibile stabilire con esattezza le cause della morte, che furono accertate dal primo ed unico referto medico come: pancreatite acuta. Curiosamente l’effetto di alcuni noti veleni, produce proprio quella che sembrerebbe una pancreatite acuta, ma che tale non è.Junio Valerio Borghese sapeva molte cose sia sul finto golpe, mai avvenuto, sia su quello che stava capitando in Italia in quel triste periodo.
Le ultime parole dette alla stampa, dopo la sua assoluzione in contumacia per non aver commesso il fatto (il famoso golpe del principe nero) furono: «tornerò in Italia e dirò tutto».
Quella frase gli è certamente costata la vita, all’epoca non era ancora di moda il caffè alla Sindona, ma in Italia c’è tornato: morto ed imbalsamato, una cassa di frutta e verdura, in un furgone bianco senza insegne che doveva raggiungere Roma alla velocità minima di settanta chilometri all’ora, questi i dettami della Farnesina.
Ed ecco che cosa è giunto alla nostra redazione, speditoci da uno degli ultimi superstiti della RSI, una sigla che in Italia, in questo magnifico Paese, dove l’ultima cosa che si vende, ma proprio l’ultima è la giustizia, seguita a pari passo dalla verità, pronunciare RSI sembra un’eresia, all’epoca invece se eri in età di leva avevi due scelte: 1) andare in montagna e rubare i polli ai contadini, per mangiare, 2) presentarti al comando territoriale della RSI per evitare l’arresto e diciamolo francamente anche perché si mangiava meglio e senza dover rubare i polli. Chi ha scelto la montagna è diventato un eroe, chi l’arruolamento regolare per la molto imprecisa e disattenta storia ufficiale, un boia assassino che ne avrebbe fatte di tutti i colori. Per poi scoprire in epoche recenti che anche i meravigliosi partigiani ne hanno fatte di tutti i colori, vedi la Strage di Codevigo, nel film “Il sgreto di Italia” interprete Romina Power, che è stato ostacolato e messo alla gogna con ogni mezzo.
Tralasciando tutto quanto ci sarebbe da dire su una Italia vergognosa, ecco il testo della lettera e relativa denuncia arrivata a noi il 21 dicembre del 2008:
Denunciante Angelo Faccia, ex GNR
Oggetto: denuncia penale a carico degli ignoti autori dell’omicidio del Comandante Junio Valerio Borghese.
Ci si domanderà: perchè dopo tanto tempo? Perchè attendere 34 anni dalla sua morte?
È documentato nella nuova edizione del libro”Affondate Borghese!”
Nessuno aveva interesse che questa sconcertante verità venisse pubblicamente rivelata: da una parte i Carabinieri del SID con il sequestro del materiale investigativo e dall’altra ignoti killer che hanno tentato più volte di farmi tacere per sempre, ma… GOTT MIT HUNS, “Dio è con me”, era inciso sulla fibbia della cinghia dei camerati germanici…
E dato che oggi si ragiona in termini di “casta”, anch’io voglio poter dire che appartengo alla CASTA più nobile, mai conosciuta e mai esistita prima: quella dei combattenti dell’Onore, i Cavalieri della R.S.I. e come tale non potevo non presentarmi al più nobile dei Cavalieri di questa CASTA, il Comandante Junio Valerio Borghese, senza dirgli: Comandante, ho lottato fino all’ultimo, non vi ho abbandonato né come soldato né come amico.
Questo è l’unico scopo di questa mia iniziativa…
Sarei grandemente ingenuo se pensassi che la mia denuncia possa raggiungere uno scopo pratico…
Angelo Faccia – G.N.R.
Che altro si può dire?
Beh, innanzi tutto che l’omicidio non va in prescrizione, quindi che le autorità giudiziarie preposte dovrebbero chiedere, anzi ordinare l’esumazione della salma per stabilire con le moderne tecnologie se JV Borghese è morto per una pancreatite acuta o per avvelenamento. Se fosse vera la seconda ipotesi dovrebbero cercare e se ancora vivente/ti arrestare l’assassino o gli assassini.
Attenzione però, solo un idiota potrebbe pensare che lo abbiano ucciso i “compagni” italiani.
JV Borghese sapeva troppe cose, troppo compromettenti per i governi (uomini di potere dell’epoca), su un golpe mai avvenuto e entrato in cronaca ben tre mesi dopo la sua presunta esecuzione.
Se omicidio c’è stato è stato comandato da uomini di potere che volevano pararsi il culo, uomini che durante la “Guerra Fredda” non potevano essere messi in discussione. Si perché all’epoca l’idea del golpe circolava, eccome se circolava, all’epoca il sottoscritto lavorava con documenti Top Secret e di movimenti strani ne ho visti parecchi.
Borghese era presumibilmente in contatto con i servizi segreti americani e inglesi tant’è che uomini della Xa del Sud, passavano allegramente la Gotica avanti e indietro per portare notizie e altro e cambiandosi d’uniforme. Processato alla fine della guerra dagli americani, fu assolto da qualsiasi imputazione inerente a crimini di guerra. Ricordiamo anche che il Porto di Genova fu salvato dalla distruzione da uomini della Xa, che salvarono anche molte aziende del Nord per favorire la ricostruzione post bellica. Questa è la vera storia.
Marcello Toja
In Italy ... says a well-known song, the country of half-truths ... In Italy there is a first U212 / A submarine (German project) called S.TODARO, which gives its name to the class, the second is called SCIRÈ, Todaro class. As in most cases that refer to recent history it is all wrong.
S. Todaro was a second-rate figure in the history of Italian submarines, J.V.Borghese was instead the greatest commander of submarines in the world, according to everyone. Acclaimed by all the navies of the world, while the X MAS Flotilla and its fighting methods have dictated the rules of all the special forces in the world.
In a famous and very recent film on American Navy Seals, we see a 688 Los Angeles class submarine carrying a container for "Pig" on the deck and this is shown with emphasis, we were already doing it in 1941, thanks to the Sciré, commanded by JV Borghese; all were decorated with a gold medal, still alive, both the commander, the crew and the submarine. Therefore the first Italian hydrogen submarine should be called "J.V.BORGHESE" and the second "S.TODARO" class "Borghese".
Todaro; few people know that in France, in Betasom, the Italian Atlantic submarine base in 1942/44, during a visit by the grand admiral Karl Doenitz, was defined by the same "a good commander for hospital ships", given his tendency to save shipwrecked sinking ships; however, putting the life of his crew at risk.
An event that comes to me from the direct testimony of those who were there to look and hear, so it is certain.
Not enough, maybe it was all there ... instead on August 26, 1974, commander JVBorghese died twice in Cadiz, a gold medal for military valor, a Knight of the order of Savoy, an iron cross of merit, and so on .
As many know, his son, Prince Andrea Scirè Borghese, is a close and dear friend of mine and therefore we know with certainty that when the children arrived in Cadiz at their father's bedside, the body had already been embalmed with the removal of all the internal organs. For the technologies of the time it was impossible to establish the exact causes of death, which were ascertained by the first and only medical report as: acute pancreatitis. Curiously, the effect of some well-known poisons produces exactly what appears to be acute pancreatitis, but which is not such.
Junio Valerio Borghese knew many things both about the fake coup, which never happened, and about what was happening in Italy in that sad period.
The last words spoken to the press, after his acquittal in absentia for not having committed the crime (the famous coup of the black prince) were: "I will return to Italy and tell everything".
That sentence certainly cost him his life, at the time coffee alla Sindona was not yet in fashion, but in Italy it returned: dead and embalmed, a crate of fruit and vegetables, in a white van without signs that he had to reach. Rome at a minimum speed of seventy kilometers per hour, these are the dictates of the Farnesina.
And here's what came to our editorial staff, sent to us by one of the last survivors of CSR, an acronym that in Italy, in this magnificent country, where the last thing that is sold, but the very last is justice, followed by hand in hand with the truth, pronouncing RSI seems like a heresy, but at the time if you were of military age you had two choices: 1) go to the mountains and steal chickens from farmers, to eat, 2) present yourself to the territorial command of RSI to avoid arrest and let's face it also because we ate better and without having to steal the chickens. Those who have chosen the mountains have become a hero, those who regularly enlist due to the very inaccurate and inattentive official story, a killer executioner who would have made all kinds of them. To then discover in recent times that even the wonderful partisans have made all kinds of them, see the Massacre of Codevigo, in the film "Il sgreto di Italia" starring Romina Power, who was hindered and pilloried by any means.
Leaving aside everything there is to say about a shameful Italy, here is the text of the letter and related complaint that arrived to us on 21 December 2008:
Complainant Angelo Faccia, former GNR
Subject: criminal complaint against the unknown perpetrators of the murder of Commander Junio Valerio Borghese.
We will ask ourselves: why after so long? Why wait 34 years after his death?
It is documented in the new edition of the book "Sink Borghese!"
Nobody was interested in this disconcerting truth being publicly revealed: on the one hand the Carabinieri of the SID with the seizure of the investigative material and on the other, unknown killers who tried several times to silence me forever, but ... GOTT MIT HUNS, "God is with me ", was engraved on the belt buckle of the Germanic comrades ...
And since today we think in terms of "caste", I too want to be able to say that I belong to the most noble CASTA, never known and never existed before: that of the fighters of Honor, the Knights of the R.S.I. and as such I could not fail to introduce myself to the noblest of the Knights of this CASTA, Commander Junio Valerio Borghese, without saying to him: Commander, I fought to the last, I have not abandoned you either as a soldier or as a friend.
This is the sole purpose of my initiative ...
I would be very naïve if I thought that my complaint could achieve a practical purpose ...
Angelo Face - G.N.R.
What else can be said?
Well, first of all that the murder does not go on prescription, therefore that the judicial authorities in charge should ask, indeed order the exhumation of the body to establish with modern technologies whether JV Borghese died of acute pancreatitis or poisoning. If the second hypothesis were true they should try and if still alive / you arrest the killer or killers.
But be careful, only an idiot could think that the Italian "comrades" killed him.
JV Borghese knew too many things, too compromising for the governments (men of power of the time), about a coup that never took place and entered the news three months after its alleged execution.
If there was a murder, it was commanded by men of power who wanted to cover their asses, men who could not be questioned during the "Cold War". Yes, because at the time the idea of the coup was circulating, indeed if it did, at the time the undersigned was working with Top Secret documents and I have seen a lot of strange movements.
Borghese was presumably in contact with the American and British secret services, so much so that men from the Xa of the South happily passed the Gothic back and forth to bring news and more and changing their uniforms. Tried at the end of the war by the Americans, he was acquitted of any charges relating to war crimes. We also remember that the Port of Genoa was saved from destruction by men of the Xa, who also saved many companies in the North to encourage post-war reconstruction. This is the real story.
Marcello Toja
#decima flottiglia mas#war world#world war 2#world war ii#history#repubblica sociale italiana#histoire#storia italiana#military#hist?ria#ww2italia#ww2incolor#w#ww2daily#ww2images#ww2italy
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Antonio Ferrari, soldato matinese nella Guerra di Etiopia
di Paolo Vincenti
Meritoria iniziativa, questa dell’Associazione Nazionale dei Sottufficiali d’Italia – Sezione di Matino, ANSI, di ricordare il carabiniere Antonio Ferrari, soldato nella Guerra di Etiopia.
L’opuscolo intende ricostruire la vicenda biografica del carabiniere Ferrari inquadrandola all’interno del macro contesto, la campagna d’Africa, in cui si svolse. Imbarcatosi da Napoli, Ferrari giunse in Somalia nell’aprile del 1936. Un volta in Etiopia, nella Regione dell’Ogaden, si distinse nella battaglia di Gunu Gadu. Cadde sul campo da eroe, gridando “Viva l’Italia!”. Fu decorato sul campo della Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla Memoria”.
Fu grande il tributo di sangue pagato dall’Italia nella guerra, voluta da un regime fascista in cerca di riabilitazione agli occhi della comunità internazionale. La propaganda politica ebbe aggio nell’accreditare quella che di fatto era una guerra di conquista, condotta da una potenza coloniale, inoculando nelle coscienze ancora scosse dagli orrori della Prima Guerra Mondiale uno spirito di rivalsa, rinsaldando un sentimento nazionalista col quale dare fondamento alla campagna d’Africa.
Il carabiniere Ferrari, al pari di tanti altri caduti, non fu solo una pedina di questa fatale scacchiera, giacché “nessun uomo è un’isola”, per dirla coi versi del poeta John Donne. Egli era consapevole di essere parte integrante di una comunità, sentiva, forse più d’altri, l’amore per la patria e più di altri era disposto per essa al sacrificio estremo. “Fu vera gloria?” si chiedeva Alessandro Manzoni ne “Il cinque maggio”.
Per i posteri, ovvero i colleghi carabinieri italiani, e in ispecie per la piccola patria, Matino, quella del commilitone Ferrari fu vera gloria, tanto vero che la locale sezione dell’Ansi è a lui intitolata, vi è una lapide in una Caserma del Comando Interregionale dei Carabinieri di Roma in cui è inciso il suo nome fra i decorati, ed inoltre è stata a lui intitolata una strada di Matino.
Comprensibili l’afflato, la compartecipazione, finanche l’orgoglio, con cui si esprimono i curatori dell’opuscolo. Essi hanno, per il soldato Antonio Ferrari e per il suo eroico gesto, parole di accorata vicinanza, che esulano dalla scontata e un po’ gonfia retorica patriottarda cui siamo abituati. È, la loro, una corrispondenza di accenti, che scaturisce non solo dalla comune appartenenza all’arma dei carabinieri, ma è una colleganza dell’anima prima ancora che di bandiera. L’esperienza umana del soldato Antonio Ferrari e l’impegno dell’ANSI per ricordarlo ci testimoniano ancora una volta l’importanza della storia patria e il dovere della memoria affinché ciò che è stato non vada perso nella superficialità di questi tempi distratti.
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Momento delicato anche per la sempreverde regina Elisabetta che, in questo periodo di quarantena, è stata costretta a rifugiarsi con il principe Filippo e i suoi adorati cani, nelle meraviglie misteriose del Castello di Windsor. Seconda dimora della donna più amata d’Inghilterra e luogo di incontri ufficiali e piacevoli memorie della famiglia reale. Per la regina questa è una residenza di notevole importanza, e noi oggi vi portiamo a scoprire i tesori del castello abitato più antico e più vasto del mondo. La Storia del Castello di Windsor Il maestoso Castello di Windsor è stato edificato nel XI secolo per volere di Guglielmo I d’Inghilterra. Un meraviglioso complesso architettonico che è sopravvissuto al turbolento periodo della Guerra Civile inglese e che ancora oggi vanta interni barocchi eccezionali. Nel corso degli anni ha subito notevoli cambiamenti che restituiscono al visitatore anche degli Appartamenti di Stato decorati in stile rococò, gotico e barocco. Fonte: 123rf Precinct Tour È questo il tour con cui iniziare la visita dell’elegante castello situato in cima a una verdeggiante collina di Windsor. Un itinerario che mostra l’edificio sontuoso in tutto il suo splendore di 900 anni fa, quando era ancora una fortezza in attività. Attraverso questa incredibile passeggiata sarà come rivivere tutto il fascino dell’antica Inghilterra, inebriandosi anche della storia del palazzo stesso. Appartamenti di Stato Queste stanze di recente costruzione sono quelle in cui i membri della famiglia reale intrattengono i propri ospiti durante gli eventi formali. Le decorazioni e gli arredamenti interni sono a dir poco eccezionali, con opere d’arte della Royal Collection che vanta alcune creazioni dei più grandi artisti della storia, tra cui quelle di Rembrandt e Rubens. Mobili antichi di enorme valore e interessanti lavori frutto della maestria e della passione di artisti eccelsi. La casa delle bambole della Regina Maria È nel castello di Windsor, a pochi passi da Londra, che si trova la più grande casa delle bambole del mondo e in cui è conservata una collezione di bambolotti straordinaria. Costruita da Sir Edwin Lutyens per la regina Maria durante gli anni ’20, lascia il visitatore incantato grazie alla minuziosa cura dei dettagli. I suoi arredi sono regali e le miniature degli accessori funzionano per davvero. Cappella di San Giorgio Un vero e proprio capolavoro gotico considerato uno degli edifici ecclesiastici più belli d’Inghilterra. Fatta costruire nel 1475 da re Enrico IV e utilizzata come luogo di sepoltura per dieci sovrani inglesi. Inoltre, è proprio qui che si celebrano alcuni matrimoni reali, compreso quello tra il principe Harry e Meghan Markle del 19 maggio 2018. Semi-State Rooms Altre favolose stanze del castello di Windsor riservate agli ospiti di sua maestà durante i mesi invernali. Le decorazioni sono particolarmente lussuose e l’arte trova un’incredibile e meravigliosa espressione sotto varie forme. Il cambio della guardia Cosa sarebbe una residenza reale senza un vero e proprio cambio della guardia? Una tradizione che ha luogo nel castello di Windsor dal 1660 e in cui è possibile assistere anche all’esibizione della banda militare e alla formale consegna delle chiavi del palazzo. Tra Aprile e Luglio ci è concesso ammirarla dal Lunedì al Sabato, mentre per il resto dell’anno i giorni si alternano con quelli in cui, la stessa affascinante dimostrazione, avviene a Buckingham Palace. Cambio della Guardia – Fonte: 123rf Ma tra le sale ricche di tesori, gli arredamenti principeschi, i celebri dipinti, le massicce armature e le magnifiche argenterie, ci sono anche dei raffinati giardini esterni in cui sentirsi reali per un giorno. Come per esempio il Windsor Great Park, dove in 5.000 acri si alternano ricercati monumenti e opere eccellenti di orticoltura. https://ift.tt/3dFzjeS I Tesori del Castello di Windsor, dimora della regina durante la quarantena Momento delicato anche per la sempreverde regina Elisabetta che, in questo periodo di quarantena, è stata costretta a rifugiarsi con il principe Filippo e i suoi adorati cani, nelle meraviglie misteriose del Castello di Windsor. Seconda dimora della donna più amata d’Inghilterra e luogo di incontri ufficiali e piacevoli memorie della famiglia reale. Per la regina questa è una residenza di notevole importanza, e noi oggi vi portiamo a scoprire i tesori del castello abitato più antico e più vasto del mondo. La Storia del Castello di Windsor Il maestoso Castello di Windsor è stato edificato nel XI secolo per volere di Guglielmo I d’Inghilterra. Un meraviglioso complesso architettonico che è sopravvissuto al turbolento periodo della Guerra Civile inglese e che ancora oggi vanta interni barocchi eccezionali. Nel corso degli anni ha subito notevoli cambiamenti che restituiscono al visitatore anche degli Appartamenti di Stato decorati in stile rococò, gotico e barocco. Fonte: 123rf Precinct Tour È questo il tour con cui iniziare la visita dell’elegante castello situato in cima a una verdeggiante collina di Windsor. Un itinerario che mostra l’edificio sontuoso in tutto il suo splendore di 900 anni fa, quando era ancora una fortezza in attività. Attraverso questa incredibile passeggiata sarà come rivivere tutto il fascino dell’antica Inghilterra, inebriandosi anche della storia del palazzo stesso. Appartamenti di Stato Queste stanze di recente costruzione sono quelle in cui i membri della famiglia reale intrattengono i propri ospiti durante gli eventi formali. Le decorazioni e gli arredamenti interni sono a dir poco eccezionali, con opere d’arte della Royal Collection che vanta alcune creazioni dei più grandi artisti della storia, tra cui quelle di Rembrandt e Rubens. Mobili antichi di enorme valore e interessanti lavori frutto della maestria e della passione di artisti eccelsi. La casa delle bambole della Regina Maria È nel castello di Windsor, a pochi passi da Londra, che si trova la più grande casa delle bambole del mondo e in cui è conservata una collezione di bambolotti straordinaria. Costruita da Sir Edwin Lutyens per la regina Maria durante gli anni ’20, lascia il visitatore incantato grazie alla minuziosa cura dei dettagli. I suoi arredi sono regali e le miniature degli accessori funzionano per davvero. Cappella di San Giorgio Un vero e proprio capolavoro gotico considerato uno degli edifici ecclesiastici più belli d’Inghilterra. Fatta costruire nel 1475 da re Enrico IV e utilizzata come luogo di sepoltura per dieci sovrani inglesi. Inoltre, è proprio qui che si celebrano alcuni matrimoni reali, compreso quello tra il principe Harry e Meghan Markle del 19 maggio 2018. Semi-State Rooms Altre favolose stanze del castello di Windsor riservate agli ospiti di sua maestà durante i mesi invernali. Le decorazioni sono particolarmente lussuose e l’arte trova un’incredibile e meravigliosa espressione sotto varie forme. Il cambio della guardia Cosa sarebbe una residenza reale senza un vero e proprio cambio della guardia? Una tradizione che ha luogo nel castello di Windsor dal 1660 e in cui è possibile assistere anche all’esibizione della banda militare e alla formale consegna delle chiavi del palazzo. Tra Aprile e Luglio ci è concesso ammirarla dal Lunedì al Sabato, mentre per il resto dell’anno i giorni si alternano con quelli in cui, la stessa affascinante dimostrazione, avviene a Buckingham Palace. Cambio della Guardia – Fonte: 123rf Ma tra le sale ricche di tesori, gli arredamenti principeschi, i celebri dipinti, le massicce armature e le magnifiche argenterie, ci sono anche dei raffinati giardini esterni in cui sentirsi reali per un giorno. Come per esempio il Windsor Great Park, dove in 5.000 acri si alternano ricercati monumenti e opere eccellenti di orticoltura. Un rifugio dalle linee meravigliose quello della regina d’Inghilterra, immerso in una verde collina e ricco di tesori straordinari, benvenuti al Castello di Windsor.
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Addio Sandro Quercetti: morto l'ultimo "eroe dell'aria" civitanovese
Addio Sandro Quercetti: morto l’ultimo “eroe dell’aria” civitanovese
di Maurizio Verdenelli
Sandro Quercetti da Civitanova Marche, l’ultimo dei Decorati al Valor Militare della Sezione di Macerata dell’Associazione Arma Aeronautica se ne è andato. In punta dei piedi, ad appena novantotto anni, con tutti i suoi ricordi, con la sua faccia pulita, allegra e serena. Grazie Sandro! Per l’esempio e la compagnia che ci hai dato per così tanto tempo.
Quercetti era nato…
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Medaglie d'Oro della 2ª Guerra Mondiale - Tenente ALDO ALESSANDRI - Quarà (Etiopia), 29 gennaio 1941
Nome e CognomeAldo AlessandriLuogo e data di nascitaPerugia, 16 aprile 1912Forza ArmataRegio EsercitoArmaFanteriaCorpo o specialitàRegio Corpo Truppe ColonialiRepartoUnitàI Gruppo bande di confineGradoTenenteAnni di servizio1935-1941Guerre e campagneGuerra d’AbissiniaGrandi operazioni di Polizia colonialeSeconda Guerra Mondiale (Africa orientale)Luogo e data del conferimentoQuarà (Etiopia), 29…
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#Aldo Alessandri#Grandi operazioni di Polizia coloniale#medaglia d&039;oro al valor militare#Medaglie d&039;Oro#Regio Corpo Truppe Coloniali#second world war#Seconda guerra mondiale#Soldati decorati#ww2
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Messina: cerimonia in Corte d'Appello; consegna riconoscimenti Pro bono justitiae e Pro bono veritatis.
Messina: cerimonia in Corte d'Appello; consegna riconoscimenti Pro bono justitiae e Pro bono veritatis. Si è tenuta nell'Aula di rappresentanza della Corte d'Appello nella città di Messina la cerimonia di consegna dei riconoscimenti nell’ambito dei Premi “Pro bono justitiae" (XXVIII edizione) e “Pro bono veritatis” (XXI edizione) organizzati dal Movimento “Nuova Presenza Giorgio La Pira”, animato dal dott. Calogero Centofanti. Hanno presieduto la cerimonia i Consiglieri di Corte d'Appello: Maria Teresa Arena, Katia Mangano, la Giudice di Sorveglianza Francesca Arrigo e la dottoressa Laura Romeo, il Procuratore Capo di Palmi Emanuele Crescenti e la Presidente del Tribunale di Palmi, Concettina Epifanio. Tra le Autorità presenti, il comandante del Nucleo Supporto Logistico della Marina Militare di Messina (Marisuplog), Capitano di Vascello Bruno Viafora, il Maggiore dell’Arma dei Carabinieri Marcello Savastano, il Tenente della Guardia di Finanza Vito Pedota, la Direttrice della D.I.A. Dottssa Giusy Interdonato, il Ten. Col. Matteo Francavilla, comandante del VI Reparto comando e Supporti “Aosta”, in rappresentanza del Comandante della Brigata, Gen. Di Brigata Maurizio Taffuri. Hanno presenziato anche il Presidente della Federazione di Messina dell'Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare, Prof. Biagio Ricciardi, e il Consigliere Provinciale T.Col (ris) Letterio Sciliberto. Schierato il labaro della Federazione con le trentratrè medaglie d’oro al V. M., fra le quali quella attribuita alla città di Messina nel 1979 dal presidente Pertini per i devastanti bombardamenti sopportati eroicamente dalla popolazione, evento cui ha fatto cenno, citando alcuni passi del libro di suo padre “Messina’43 -Messina’44”, il Dott. Giuseppe Verzera, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona, figlio del giornalista Enzo Verzera cui è stato conferito il Premio “Pro Bono Veritatis” alla memoria. Riconoscimenti “Pro Bono Veritatis” anche ai giornalisti: Barbara Lo Presti e Katya Trifirò. Premi “Pro bono justitiae” sono stati consegnati ai Magistrati: Emanuele Crescenti, Letterio De Domenico, Concetta Epifanio, Federica Ferrara, Aurora La Face, Claudia Lo Giudice, Santo Melidona, Marina Moleti, Veronica Origlio, Sarah Previti, Olga Quartuccio, Roberta Rando, Dario Sciutteri, Alessia Smedile, Valeria Totaro, Marcello Viola. Un riconoscimento è stato assegnato altresì al Procuratore Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Roma, Dott. Antonio Sabino. Nel corso della cerimonia, il dott. Calogero Centofanti ha ricordato il Beato Rosario Livatino, il suo sublime sacrificio e l’esempio di integrità morale, di determinazione e coraggio che ha lasciato a tutti. Lo stesso papa Giovanni Paolo II lo definì “martire della giustizia e, indirettamente, della fede”. Sono state ricordate anche le figure esemplari e indimenticabili dei giudici Antonio Zumbo, Mariangela Nastasi e Francesca Morvillo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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18-19 dicembre 1941. IMPRESA DI ALESSANDRIA. Nell'impresa di Alessandria sei palombari della Regia Marina, a bordo di tre mezzi d'assalto subacquei denominati colloquialmente “maiali” e tecnicamente siluri a lenta corsa (SLC), penetrarono nel porto di Alessandria d'Egitto ed affondarono con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth (33.550 t) da parte del TV Antonio MARCEGLIA e Spartaco SCHERGAT e HMS Valiant (27.500 t) da parte del TV Luigi Durand de la Penne e palombaro 2^ capo Emilio BIANCHI, danneggiando inoltre la nave cisterna Sagona (7.750 t) ed il cacciatorpediniere HMS Jervis (1.690 t) colpite dal TV Vincenzo MARTELLOTTA di Taranto e che conseguì la maturità classica presso il Liceo MOREA di CONVERSANO (Bari) e Mario MARINO. Furono tutti e 6 decorati di Medaglia d’ORO al Valor Militare e la loro ardita e rischiosa azione impressionó tutte le Marine Militari del Mondo. Quella che è senz'altro la più celebre delle azioni della Xª Flottiglia MAS, denominata operazione G.A.3, venne effettuata nella notte tra il 18 ed il 19 dicembre 1941. Si trattò di una sorta di rivincita delle forze armate italiane per le gravi perdite navali subite nella notte di Taranto (novembre 1940) e proiettò nella leggenda gli “uomini-rana” italiani che furono imitati e dettero vita a quelle che sono le attuali “forze speciali” di tutte le Marine Militari del mondo ……….. “ (…) sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'Asse.” (Winston Churchill)
Onori a quegli intrepidi uomini che comunque , fatti prigionieri, poco prima dell’esplosione, confessarono di aver piazzato le mine al comandante della “Valiant” permettendo l’evacuazione delle navi salvando così moltissime vite umane. Lo stesso Comandante inglese, a guerra finita, volle appuntare la Medaglia d’Oro al Valor Militare sul petto di Duran de La Pein.
Mi permetto di aggiungere che poco dopo la creazione dello Stato di Israele il Servizio di Intelligence della piccola democrazia ebraica, chiese nel 1948 aiuto ai reduci della XMAS. Uno di questi Fiorenzo Capriotti gli fece acquisire a Milano, 4 residui di barchini della II guerra mondiale , che furono riassestati e portati in Israele sul lago Tiberiade. Dopo lungo addestramento curato dallo stesso Capriotti fu costituita la 13 Flottiglia israeliana che attaccò e distrusse la nave da guerra egiziana Emir al Faruk, con cui l'Egitto avrebbe potuto attaccare Israele con le sue forze da sbarco di 900 uomini...
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4 novembre 2019: giorno dell’Unità nazionale e giornata delle Forze Armate
#4novembre #UnaForzaperilPaese In occasione della celebrazione del giorno dell’Unità nazionale e giornata delle Forze Armate, lunedì 4 novembre, alle ore 11.45 avrà luogo a Napoli, in via Francesco Caracciolo, la cerimonia militare commemorativa e lo sfilamento di alcuni Reparti dell’Esercito italiano, Marina Militare, Aeronautica Militare, Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Il 4 novembre 1918 terminava la prima guerra mondiale. Con l’entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti accaniti, terminava quella che venne allora definita “la Grande Guerra”. Le celebrazioni del Giorno dell’Unità nazionale e della Giornata delle Forze Armate rappresentano un importante momento di coesione e di unità e identità nazionale, nonché l’appuntamento annuale dei militari italiani con i propri concittadini, luogo ideale d’incontro e di amalgama tra Forze Armate e popolo italiano. Le Forze Armate sono, allora come oggi, artefici e garanti dell’Unità nazionale. Esse operano prioritariamente nell’ambito di coalizioni promosse dalle principali organizzazioni internazionali di riferimento: L’ONU, la NATO e l’UE. In alcuni casi possono operare in autonomia sulla base di accordi bilaterali tra il nostro Paese e la nazione ospitante. Agiscono con la consapevolezza che le operazioni militari contribuiscono e stimolano la crescita del Paese ma soprattutto promuovono la coscienza dell'importanza per l’Italia di assumere ruoli di sempre maggiori responsabilità anche in campo internazionale. L’output operativo che le Forze Armate esprimono all’estero con i propri uomini e donne, rappresenta uno stimolo alla stabilità e allo sviluppo, condizioni necessarie per riportare la speranza nelle aree particolarmente martoriate. Operano anche in Patria per contribuire alla sicurezza come nel caso dell'Operazione "Strade Sicure e dell’operazione “Mare Sicuro”. L’Italia contribuisce infatti alle attuali missioni di stabilizzazione, in contesti interforze e multinazionali, con oltre 5000 militari che operano all’estero, dalla Libia al Sahel e al Corno d’Africa, in Afghanistan, Iraq e Libano, dai Paesi Baltici ai Balcani, dal Mare Mediterraneo all’Oceano Indiano fino ai cieli d’Islanda. Si tratta di operazioni internazionali – prevalentemente svolte sotto l’egida delle Nazioni Unite, in ambito NATO e Unione Europea – nelle quali le Forze Armate hanno raggiunto altissimi livelli di efficacia, confermandosi una componente affidabile e fondamentale del “Sistema Paese”, in grado di operare oltre i confini, per affrontare le nuove sfide globali alla sicurezza, alla stabilità e alla pace, e per salvaguardare gli interessi strategici nazionali. Inoltre, le Forze Armate hanno il compito istituzionale di intervenire, qualora richiesto, in caso di pubbliche calamità e in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza. Le calamità naturali che hanno colpito il territorio nazionale negli ultimi anni hanno visto un impiego crescente delle Forze Armate nelle attività di soccorso alle popolazioni civili evidenziando la preparazione e la prontezza dei militari ad affrontare situazioni di emergenza in favore della collettività nazionale. Quest’anno cade anche il ventennale della legge 380 con la quale, il 20 ottobre del 1999, il nostro Paese si è allineato ai Paesi della NATO aprendo le porte delle Forze Armate e della Guardia di Finanza al reclutamento femminile. L’ingresso delle donne italiane del mondo militare, avverrà l’anno successivo nel 2000, rappresentando una svolta storica per il nostro Paese e per la Difesa. Insieme alla realizzazione del modello interamente professionale, la legge 380, ha rappresentato forse l’opera epocale per antonomasia nel corso del passato ventennio ed ha contribuito a rifondare lo strumento militare e a migliorarne la percezione da parte dell’opinione pubblica, creando le premesse per uno strumento sempre più moderno e inclusivo. Per le stesse donne, ovviamente, l’accesso alle carriere militari è stata una tappa fondamentale nel percorso di emancipazione che, finalmente, ha aperto loro le porte di una realtà prima fortemente declinata al maschile. In questi 20 anni è stato sviluppato un modello di reclutamento che può essere considerato tra i più avanzati come garanzia di parità, perché ammette le donne a tutti i ruoli e a tutte le categorie senza preclusioni di incarichi e di impiego. Alla fine del 2018 sono circa 16 mila donne impiegate nelle Forze armate e nell’Arma dei Carabinieri che operano in ogni settore e in grado di aspirare ad ogni tipo di carriera. Lo sfilamento coinvolgerà un reparto interforze composto da 5 battaglioni, uno per ogni Forza Armata e per la Guardia di Finanza, I numeri del 4 novembre sono la conferma di una grande partecipazione e coinvolgimento. Sfileranno oltre 500 militari, tra uomini e donne e le bandiere di guerra delle Forze Armate e della Guardia di Finanza. Alla cerimonia prenderanno parte anche i gonfaloni delle amministrazioni locali, i medaglieri e i Labari delle Associazioni combattentistiche e d’arma insieme a una rappresentanza dei decorati di Medaglia d’Oro al Valor militare, dei richiamati nel Ruolo d’Onore e degli atleti del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa. Read the full article
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Nell’impresa di Alessandria sei palombari della Regia Marina, a bordo di tre mezzi d’assalto subacquei denominati colloquialmente “maiali” e tecnicamente siluri a lenta corsa (SLC), penetrarono nel porto di Alessandria d’Egitto ed affondarono con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth(33.550 t) e HMS Valiant (27.500 t), danneggiando inoltre la nave cisterna Sagona (7.750 t) ed il cacciatorpediniere HMS Jervis (1.690 t).
Quella che è senz’altro la più celebre delle azioni della Xª Flottiglia MAS, denominata operazione G.A.3, venne effettuata nella notte tra il 18 ed il 19 dicembre 1941. Si trattò di una sorta di rivincita delle forze armate italiane per le gravi perdite navali subite nella notte di Taranto (novembre 1940) e proiettò nella leggenda i nomi di Borghese e del suo sommergibile, lo Scirè.
La preparazione
La preparazione dell’attacco, per quanto competeva agli operatori della Xª, venne attuata con la massima meticolosità. L’allenamento del personale era pesantissimo, i materiali sempre all’avanguardia. Non altrettanto valido risulterà invece il supporto informativo, soprattutto per quanto riguarda le informazioni fornite dal SIM sulla situazione all’esterno del porto e per il piano di fuga.
L’attacco
La notte del 3 dicembre il sommergibile Sciré comandato dal tenente di vascello Junio Valerio Borghese lasciò La Spezia per la missione G.A.3. Dopo uno scalo a Lero, nell’Egeo, per imbarcare gli operatori dei mezzi d’assalto giunti sul posto dopo il trasferimento aereo dall’Italia, il 14 dicembre il sommergibile si diresse verso la costa egiziana per l’attacco previsto nella notte del 17. Una violenta mareggiata però fece ritardare l’azione di un giorno. La notte del 18, con condizioni del mare ottimali, approfittando dell’arrivo di tre cacciatorpediniere che obbligarono i britannici ad aprire un varco nelle difese del porto, i tre SLC (Siluro a Lenta Corsa), pilotati ciascuno da due uomini di equipaggio, penetrarono nella base per dirigersi verso i loro obiettivi.I palombari dovevano giungere sotto la chiglia del proprio bersaglio, piazzare la carica d’esplosivo e successivamente abbandonare la zona dirigendosi a terra e autonomamente cercare di raggiungere il sommergibile che li avrebbe attesi qualche giorno dopo al largo di Rosetta.
La HMS Queen Elizabethcircondata da reti parasiluri nel porto di Alessandria prima dell’attacco.
La HMS Queen Elizabeth circondata da reti parasiluri nel porto di Alessandria prima dell’attacco.
L’equipaggio Durand de la Penne – Bianchi sul maiale nº 221 puntò verso la nave da battaglia Valiant. Perso il secondo a causa di un guasto al respiratore, de la Penne trascinò sul fondo il proprio mezzo fino a posizionarlo sotto la carena della nave da battaglia prima di affiorare, essere catturato e portato proprio sulla corazzata. Dopo poco, gli inglesi catturarono anche Bianchi, che era risalito alla superficie e si era aggrappato ad una boa di ormeggio della corazzata, e lo rinchiusero nello stesso compartimento sotto la linea di galleggiamento nel quale avevano portato Durand de la Penne, nella speranza di convincerli a rivelare il posizionamento delle cariche. Alle 05:30, a mezz’ora dallo scoppio, de la Penne chiamò il personale di sorveglianza per farsi condurre dal comandante della nave Morgan ed informarlo del rischio corso dall’equipaggio; ciò nonostante questi fece riportare l’ufficiale italiano dov’era. All’ora prevista l’esplosione squarciò la carena della corazzata provocando l’allagamento di diversi compartimenti mentre molti altri venivano invasi dal fumo; anche il compartimento che ospitava gli italiani venne interessato dall’esplosione e una catena smossa dall’esplosione ferì alla testa Durand De La Penne; ma i due italiani riuscirono ad uscire dal locale e ad andare in coperta da dove vennero evacuati insieme al resto dell’equipaggio.
Martellotta e Mario Marino, sul maiale nº 222, costretti a navigare in superficie a causa di un malore del primo, condussero il loro attacco alla petroliera Sagona. Dopo aver preso terra vennero anch’essi catturati dagli egiziani. Intorno alle sei del mattino successivo ebbero luogo le esplosioni. Quattro navi furono gravemente danneggiate nell’impresa: oltre alle tre citate anche il cacciatorpediniere HMS Jervis, ormeggiato a fianco della Sagona, fu infatti vittima delle cariche posate dagli assaltatori italiani.
Esemplare di “maiale” della seconda guerra mondiale del tipo detto: “Siluro San Bartolomeo”, attualmente esposto al Submarine Museum di Gosport.
Esemplare di “maiale” della seconda guerra mondiale del tipo detto: “Siluro San Bartolomeo”, attualmente esposto al Submarine Museum di Gosport.
Antonio Marceglia e Spartaco Schergat sul maiale nº 223, in una «missione perfetta», «da manuale» rispetto a quelle degli altri operatori, attaccarono invece la Queen Elizabeth, alla quale agganciarono la testata esplosiva del loro maiale, quindi raggiunsero terra e riuscirono ad allontanarsi da Alessandria, per essere catturati il giorno successivo, a causa dell’approssimazione con la quale il servizio segreto militare italiano, il SIM, aveva preparato la fuga: vennero date ai palombari banconote che non avevano più corso legale in Egitto e per cercare di cambiare le quali l’equipaggio perse tempo. Nonostante il tentativo degli italiani di spacciarsi per marinai francesi appartenenti all’equipaggio di una delle navi in rada, vennero riconosciuti e catturati.
Le conseguenze
« …sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell’Asse. » (Winston Churchill)
Sebbene l’azione fosse stata un successo, le navi si adagiarono sul fondo, e non fu immediatamente possibile avere la certezza che non fossero in grado di riprendere il mare. Nonostante tutto, le perdite di vite umane furono molto contenute: solo 8 marinai persero la vita.
L’azione italiana costò agli inglesi, in termini di naviglio pesante messo fuori uso, come una battaglia navale perduta e fu tenuta per lungo tempo nascosta anche a causa della cattura degli equipaggi italiani che avevano effettuato la missione. La Valiant subì danni alla carena in un’area di 20 x 10 m a sinistra della torre A, con allagamento del magazzino munizioni A e di vari compartimenti contigui. Anche gli ingranaggi della stessa torre vennero danneggiati e il movimento meccanico impossibilitato, oltre a danni all’impianto elettrico. La nave dovette trasferirsi a Durban per le riparazioni più importanti che vennero effettuate tra il 15 aprile ed il 7 luglio 1942. Le caldaie e le turbine erano rimaste però intatte. La Queen Elizabeth invece fu squarciata sotto la sala caldaie B con una falla di 65 x 30 m che passava da dritta a sinistra, danneggiando l’impianto elettrico ed allagando anche i magazzini munizioni da 4,5″, ma lasciando intatte le torri principali e secondarie. La nave riprese il mare solo per essere trasferita a Norfolk, in Virginia, dove rimase in riparazione per 17 mesi.
Per la prima volta dall’inizio del conflitto, la flotta italiana si trovava in netta superiorità rispetto a quella britannica, a cui non era rimasta operativa alcuna corazzata (la HMS Barham era stata a sua volta affondata da un sommergibile tedesco il 25 novembre 1941). La Mediterranean Fleet alla fine del 1941 disponeva solo di quattro incrociatori leggeri e alcuni cacciatorpediniere.
L’ammiraglio Cunningham per ingannare i ricognitori italiani decise di rimanere con tutto l’equipaggio a bordo dell’ammiraglia che, fortunatamente per lui, si era appoggiata sul fondale poco profondo. Per mantenere credibile l’inganno nei confronti della ricognizione aerea, sulle navi si svolgevano regolarmente le cerimonie quotidiane, come l’alzabandiera. Poiché l’affondamento avvenne in acque basse le due navi da battaglia furono recuperate negli anni successivi, ma la sconfitta rappresentò un colpo durissimo per la flotta britannica, che condizionò la strategia operativa anche ben lontano dal teatro operativo del Mediterraneo. A questo proposito, Churchill scrisse:
« Tutte le nostre speranze di riuscire a inviare in Estremo Oriente delle forze navali dipendevano dalla possibilità d’impegnare sin dall’inizio con successo le forze navali avversarie nel Mediterraneo »
Dopo l’armistizio tuttavia contrasti tra gli Stati Maggiori dell’Asse non permisero di sfruttare questa grande occasione di conquistare il predominio aeronavale nel Mediterraneo e occupare Malta.
Emilio Bianchi
Luigi Durand de la Penne
Antonio Marceglia
Spartaco Schergat
Vincenzo Martellotta
Mario Marino
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, tutti e 6 gli operatori della Xª vennero decorati a Taranto con la medaglia d’oro al valor militare che venne appuntata dal commodoro sir Charles Morgan, ex comandante della HMS Valiant.
L’impresa di Alessandria sul web
L’impresa di Alessandria Nell'impresa di Alessandria sei palombari della Regia Marina, a bordo di tre mezzi d'assalto subacquei denominati colloquialmente "maiali" e tecnicamente siluri a lenta corsa (SLC), penetrarono nel porto di Alessandria d'Egitto ed affondarono con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth(33.550 t) e HMS Valiant (27.500 t), danneggiando inoltre la nave cisterna Sagona (7.750 t) ed il cacciatorpediniere HMS Jervis (1.690 t).
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. Xª FLOTTIGLIA MAS 19 Gennaio 1945 A Tarnova della Selva, sulla statale che collega Gorizia ad Aidussina, il Battaglione Fulmine della X MAS respinge gli assalti del IX corpus dei partigiani di Tito, salvando Gorizia dall’occupazione jugoslava. Tarnova della Selva rappresentava, alla fine del 1944, l’ultimo baluardo a difesa della città di Gorizia dai partigiani slavi del Maresciallo Tito, intenzionati a dilagare in tutto il Friuli Venezia Giulia, occupando e annettendo alla nascente Jugoslavia i territori italiani fino alle porte di Venezia. Per far questo, dal 1943, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre, si stava compiendo nella Venezia Giulia e in Istria una sistematica pulizia etnica di elementi non slavi. In questo scenario si cala la difesa dell’abitato di Tarnova, nel gennaio 1945, ad opera dei militari del Battaglione Fulmine della Decima Flottiglia MAS del Comandante Junio Valerio Barghese, l’eroe Medaglia d’Oro al Valor Militare degli attacchi contro le navi inglesi a Gibilterra. Il piccolo centro abitato, ormai spopolato ed evacuato dalla popolazione civile, si trovava in una posizione altamente strategica, poiché dominava la Statale 307 che collegava Aidussina a Gorizia, una delle principali arterie viarie carsiche. A partire dal 9 gennaio 1945, il Battaglione Fulmine, dopo aver rilevato precedenti reparti operanti nella zona, alle prime avvisaglie di un’offensiva slava, decise la fortificazione dell’area, procedendo alla costruzione di diversi fortini e nidi di mitragliatrici, con campi minati disseminati tutto intorno. Forte di 216 uomini al comando del Tenente di Vascello Elio Bini, la 1ª Compagnia difendeva il settore nord dell’abitato, la 2ª Compagnia quello sud e la 3ª Compagnia Volontari di Francia quello occidentale (la Compagnia dei Volontari di Francia era costituita dai figli degli immigrati italiani arruolati presso la Base di Bordeaux). Nonostante la dislocazione dei piccoli reparti, il Generale Giorgio Farotti, del Battaglione Barbarigo, nel suo libro di memorie Sotto tre bandiere giudicò la difesa di Tarnova “una vera trappola per coloro che avrebbero dovuto presidiarle, anziché un’efficiente posizione di resistenza”: questo perché, nonostante i chiari segnali di un’imminente offensiva, il Battaglione Fulmine era costituito da sole compagnie di fucilieri, armati soltanto di mitragliatrici e privi di mortai da 81 mm; inoltre, nei giorni precedenti, era stata allontanata dalla zona una batteria di artiglieria da 75/13, che certo avrebbe potuto efficacemente contrastare le forze titine. I primi, sporadici, combattimenti iniziarono tra il 12 e il 13 gennaio 1945 vedendo coinvolte inizialmente le pattuglie dei Volontari di Francia in perlustrazione, mentre isolati colpi di mortaio cominciarono a colpire l’abitato di Tarnova, senza però causare né morti né grossi danni agli uomini del Fulmine. Ma il 19 gennaio, verso le 05.40 di notte, una pioggia di granate cominciò a riversarsi sulle postazioni italiane, investendo in pieno tutti i capisaldi: i partigiani slavi, nonostante la superiorità numerica di tre a uno, alle ore 13.00 non erano riusciti a penetrare tra le linee della Decima MAS, riportando al contempo pesantissime perdite: oltre ottanta morti e 150 feriti, a fronte di dodici Marò uccisi e 25 feriti; inoltre, in arditissime azioni, vennero catturate anche armi pesanti, tra cui diversi mortai, che furono prontamente utilizzate contro gli attaccanti. Il giorno seguente l’assalto jugoslavo riprese più furioso che mai, appoggiato in larghissima parte dal fuoco dei mortai, che distrussero uno per uno i bunker tenuti dalla 3ª Compagnia Volontari di Francia: i Marò, costretti a ripiegare per le pesanti perdite subite (sessantadue morti e ventisette feriti), posero la loro nuova linea di difesa in alcune abitazioni situate in posizione dominante. Da tenere presente che, armati di sole mitragliatrici, ressero l’urto di oltre 1500 slavi, costoro armati di mortai e, alcuni reparti, anche di cannoni anticarro, con cui demolirono ulteriormente altri bunker con all’interno i loro difensori. A corto di munizioni e realizzando rudimentali bombe a mano utilizzando cassette portamunizioni e scatolette di viveri vuote, la forza del Battaglione Fulmine si ritrovò pressoché dimezzata, tra morti, feriti e dispersi (di questi ultimi, fatti prigionieri, vennero poi fucilati dai partigiani slavi). Nella notte del 21 gennaio, cogliendo di sorpresa gli stessi Jugoslavi, sicuri dell’imminente capitolazione degli ultimi reparti italiani, il Fulmine tentò, con successo, una sortita verso sud, riuscendo, al costo però di nove caduti, di alleggerire la pressione avversaria e riconquistare alcune posizioni perdute. Ormai erano rimasti abili al combattimento solo una trentina di uomini in tutto, che si asserragliarono nelle loro ridotte reggendo nuovamente gli attacchi del nemico: la mattina, una colonna italo-tedesca composta dai Battaglioni Valanga e Sagittario della Decima MAS, da tre carri tedeschi e da un’aliquota di polizia germanica, mossero in direzione di Tarnova, rompendo l’accerchiamento e traendo in salvo gli ultimi superstiti. Ritiratisi da Tarnova, i Titini non risparmiarono quei Marinai feriti che avevano trovato riparo all’interno di una abitazione del paese, adibita a posto di medicazione. I superstiti del Battaglione Fulmine rientrarono a Gorizia, dove furono accolti tra gli applausi della popolazione per lo scampato pericolo di essere conquistati da Tito: nei giorni seguenti, furono celebrati i funerali degli uomini caduti, al cospetto dell’intera popolazione. Per l’eroismo dimostrato, lo Stendardo del Battaglione Fulmine venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Tra i decorati, il giovane Marò Aldo Bordin in forza al Battaglione Fulmine, di appena 19 anni, insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria: “Portatreppiede di mitragliatrice per due giorni cooperava a respingere con micidiali scariche forti ondate nemiche assalenti la sua posizione. Colpito una prima volta alla testa continuava a combattere. Ridotta la posizione ad un cumulo di macerie da precisi colpi di mortaio pesante rimaneva volontariamente sul posto contrastando a colpi di moschetto l’avanzata dei reparti nemici. Colpito una seconda e terza volta prima di cadere freddava a bruciapelo un soldato nemico, magnifico esempio di generoso coraggio e di dedizione al dovere. Tarnova della Selva, 20 gennaio 1945”. Tratto da I segreti della storia.
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