#Costo della Vita
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Toglimi una curiosità, i vegetali che costano tanto sono quelli occidentali o anche quelli tipici del posto? E nel caso, sono prezzi proporzionati al resto degli alimenti di una loro spesa tipica? Se hai un po' di sbatta ed estro in cucina il gelato puoi farlo senza gelatiera, ci sono tutorial in giro a partire da latte vaccino o vegetale, o con la frutta (ehm) un bel sorbetto ci viene, mentre lo yogurt classico si riesce a fare usando come starter un vasetto comprato e ci vai avanti un bel po'! E se non ti si rapprende ci fai i fiocchi di latte 🍦
Ovviamente le verdure asiatiche costano di meno, ma comunque usano già da decenni le verdure occidentali, quindi non esiste una differenza netta né nei prezzi né in come le concepiscono. Anche perché oramai importano tutto dato che la domanda supera di gran lunga l'offerta.
Se è proporzionato al resto degli alimenti, dipende. I noodles istantanei non costano granché. In generale il cibo costa perché come accennavo prima importano tutto. Per loro è tutto proporzionato, è per noi stranieri che non lo è: già solo pensare di vendere le zucchine e le melanzane al pezzo e non al kg è quasi inconcepibile.
Per il discorso del gelato non hai capito il discorso. Il gelato me lo posso fare in casa pure in Italia, questo non vuol dire che non mi verrebbe voglia del gelato artigianale della gelateria. Il gelato industriale qui esiste ovviamente e me lo mangio, ma non esistono le gelaterie artigianali ad ogni angolo come da noi.
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In America si vive davvero meglio che in Italia? Un’Analisi Approfondita delle Differenze di Qualità della Vita
Confronto tra USA e Italia: stipendi, sanità, istruzione, cultura e qualità della vita
Confronto tra USA e Italia: stipendi, sanità, istruzione, cultura e qualità della vita Quando ci chiediamo se in America si vive davvero meglio che in Italia, è importante considerare una vasta gamma di fattori che influenzano la qualità della vita nei due paesi. Ogni nazione ha i suoi pregi e difetti, che possono variare significativamente in base a criteri come stipendi, sistema sanitario,…
#accessibilità istruzione#accesso alla sanità#alimentazione sana#America vs Italia#assicurazione sanitaria USA#Benessere#confronto USA Italia#Costo della Vita#costo dell’alloggio#costo delle cure#cultura alimentare#cultura in Italia#Cultura italiana#cultura USA#Dieta Mediterranea#differenze culturali#differenze di vita#emigrare in America#equilibrio lavoro-vita#istruzione in America#lavoro in America#musei e arte#opportunità di carriera#qualità del cibo#Qualità della vita#ritmo di vita#sanità in Italia#Sanità Pubblica#sanità universale#Sistema educativo
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Avere voglia di lavorare non ha niente a che vedere con il lavorare a prezzi stracciati, ricevendo un salario o uno stipendio non adeguati al costo della vita; il lavoro subordinato è in grado di nobilitare l'esistenza d'una Persona soltanto se garantisce completa indipendenza dalla famiglia d'origine: una piena Libertà che si verifica quando uno Stato è Sociale, cioè metta in pratica i principi della Qualità Totale della Vita di tutti i suoi cittadini (nessuno escluso).
L'Italia è ancora molto lontana da questi Principi che sono in linea con in Diritti Umani e che prevedono non solo diritti sociali, ma anche civili: il completo riconoscimento d'uguaglianza formale e sostanziale fra i componenti della Società (per chi è nato in Italia e anche per chi venga a risiedervi, da immigrato).
#lavoro#prezzo stracciato#salario#stipendio#adeguato#costo della vita#lavoro subordinato#il lavoro nobilita l'uomo#esistere#Persona#indipendenza#famiglia#libertà#Stato Sociale#principi#Qualità Totale della Vita#cittadino#cittadini#Italia#immigrato#società#Diritti Umani#diritti civili#diritti sociali
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Nel 2021 Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone presentano il loro libro Una profezia per l’Italia. Ritorno al sud, a Quante Storie, la trasmissione di Giorgio Zanchin. Nel corso della trasmissione i due autori giungono alle differenze nord-sud e auspicano il ritorno alle “gabbie salariali” visto che la vita al sud costa molto meno che al nord.
Le gabbie salariali, che prevedevano una retribuzione differente in relazione al differente costo della vita, furono introdotte nel dopoguerra e furono abolite alla fine degli anni ’60, perché erano profondamente inique.
Si prendevano in considerazione alcuni parametri, come il costo di un chilo di pane e quello degli affitti, e questo non produceva un aumento degli stipendi di coloro che vivevano in zone considerate più care, quanto una diminuzione degli stipendi di coloro che vivevano in zone considerate meno care.
Per quanti parametri tu possa prendere e per quanto tu ritenga significativi questi parametri, non avrai mai una stima attendibile del vero costo della vita, per cui l’introduzione di retribuzioni differenziate diventa assurda.
Le sigarette, le automobili, i computer, la benzina, e tutto ciò che è affidato alla grande distribuzione costa uguale al nord come al sud, nella grande città come nel piccolo paese.
Se un chilo di pomodoro o un mazzo di cicoria costano meno al sud, perché sono prodotti locali che acquistano prezzi ingiustificabili man mano che giungono nei mercati del nord, considerate che ogni prodotto che giunga al sud dalle fabbriche del nord acquista prezzi ingiustificabili perché passa in molte mani, ciascuna delle quali ci guadagna qualcosa.
Ma la fonte principale di squilibrio non è l’industrializzazione del nord o la vocazione agricola del sud, quanto il fatto che al sud mancano quasi del tutto i servizi, le strutture e le istituzioni che ancora trovi in perfetta efficienza al nord.
Per cui sei spesso costretto a rivolgerti ai privati, con costi notevoli, perché il comune, la provincia o le regioni latitano e nessuno più si aspetta che istituiscano delle cose che funzionano.
Se ti ammali, poi, gli stessi medici di base ti consigliano di rivolgerti alle strutture sanitarie del nord, perché possono contare su medici più bravi e possiedono strutture più moderne per la diagnostica.
Fatti i debiti conti, gli stipendi al sud dovrebbero essere maggiori per far fronte all’inefficienza delle amministrazioni locali, che da queste sorprendentemente traggono il loro potere, essendo nello stesso tempo causa e rimedio di quei problemi.
Il libro non l’ho letto, mi è bastato ascoltarli su questa questione per comprendere la caratura del loro scritto, e d’altronde non puoi leggere tutto.
più recente è la polemica suscitata da Ernesto Galli della Loggia a proposito dell’inserimento nelle classi scolastiche di bambini svantaggiati, che a suo parere ritarda l’apprendimento degli altri bambini ed è gestito malissimo.
Sul secondo punto sarei propenso a dargli ragione, i continui tagli alla scuola e il permanere dell’eterno precariato e sottopagato lavoro dei docenti, non è di buon auspicio per un lavoro di alto livello che auspicherebbe la presenza costante di specifiche figure professionali per seguire l’intero percorso.
introdurre un bambino down, o autistico o con problemi di altro genere rispetto al resto della classe, è inserire un trauma costante in quella classe, sia per gli altri bambini, sia per gli insegnanti, ma anche costringere dei bambini a stare per diverse ore con persone estranee in un posto estraneo è uno stress.
Lo stress programmato è la spinta che stimola le persone ad apprendere, a crescere, a maturare, a migliorarsi, più elevato è lo stress e più è necessario qualcuno che capisca cosa sta avvenendo e che possieda gli strumenti per aiutare anche i più fragili ad andare avanti.
Se lasci una classe in balia di un’insegnante di ruolo e di una di sostegno non adeguatamente formate ad affrontare l’handicap, l’esperimento è destinato a fallire miseramente.
Galli della Loggia si è occupato molto di scuola e di insegnamento, stupisce che sottovaluti in questo modo l’esperienza di crescita e di maturazione personale che tanto i bambini, quanto gli insegnanti possono ricavare dall’esperienza dell’inserimento di un bambino svantaggiato in una classe, anche perché si presuppone che l’insegnamento dovrebbe valutarsi in base all’avanzamento dei più sfortunati e non di quelli più fortunati che quasi non necessitano di stimoli esterni.
Non serve a nessuno stabilire degli aridi parametri numerici (costo della vita, quantità di nozioni apprese) e valutare un’esperienza in base a questi miseri parametri; la sensazione che ne ricavo è di un impoverimento della visione del problemi del’Italia nella sua totalità (nord-sud, benessere-malessere economico), e dei problemi della scuola (superamento delle prove INVALSI a fine anno), e che sfugga il vero senso delle cose (retribuire dignitosamente il lavoro e creare condizioni di maturazione umana per i piccoli della specie umana).
#ernesto galli della loggia#aldo schiavone#una profezia per l'italia. ritorno al sud#gabbie salariali#costo della vita#scuola#bambini svantaggiati#inserimento scolastico
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Costo della vita, ma anche appartenenza alla Nato: Praga protesta
Manifestazione di protesta a Praga: in migliaia chiedono le dimissioni del governo. Ad alimentare il dissenso l'aumento dei prezzi di energia e cibo
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Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non ascolta, non parla né partecipa agli avvenimenti politici. Non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’ affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche. Un analfabeta politico è tanto animale Che si inorgoglisce e gonfia il petto Nel dire che odia la politica. Non sa l’imbecille che Dalla sua ignoranza politica proviene la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore ed il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, ingannatore e corrotto, leccapiedi delle imprese nazionali e multinazionali. Bertolt Brecht - L'analfabeta politico
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Ripeti a voce, con molta concentrazione, dopo avere respirato profondamente.
Mi do il permesso di separarmi da persone che mi trattano bruscamente, con violenza, che mi ignorano, che mi negano un saluto, un bacio, un abbraccio… Da questo preciso momento le persone brusche o violente sono fuori dalla mia vita.
Mi do il permesso di non costringermi ad essere “l’anima della festa”, la persona che mette entusiasmo in tutto o quella sempre disponibile al dialogo per risolvere conflitti quando gli altri nemmeno ci provano.
Mi do il permesso di non intrattenere ed incoraggiare gli altri a costo di stancarmi io: non sono nata per spingerli ad essere sempre al mio fianco.
La mia esistenza, il mio essere è già prezioso.
Se vogliono stare al mio fianco devono imparare a valorizzarmi.
Mi do il permesso di lasciar svanire le paure che mi hanno inculcato da bambina. Il mondo non è soltanto ostilità, inganno o aggressione. Ci sono anche tanta bellezza e gioia inesplorata.
Mi do il permesso di non stancarmi nel tentativo di essere perfetta. Non sono nata per essere la vittima di nessuno. Non sono perfetta, nessuno è perfetto e mi permetto di rifiutare gli schemi altrui: una persona senza difetti, estremamente impeccabile ovvero disumana.
Mi permetto di non vivere nell’attesa di una telefonata, di una parola gentile o di un gesto di considerazione. Mi affermo come persona che non dipende dalla sofferenza. Non aspetto rinchiusa in casa e non dipendo da altre persone. Sono io stessa a valorizzarmi, mi accetto e mi apprezzo.
Mi permetto di non voler sapere tutto, per non essere sempre presente durante il giorno. Non ho bisogno di molte informazioni, di programmi per il pc, di film al cinema, di giornali, di musica.
Mi do il permesso di essere immune alle lodi o agli elogi smisurati: le persone che fanno troppi complimenti finiscono per sembrare opprimenti. Mi permetto di vivere con leggerezza, senza accuse o richieste eccessive. Non fa per me.
Mi do il permesso più importante di tutti, quello di essere autentica.
Non mi sforzo di compiacere gli altri. È semplice e liberatorio abituarsi a dire di no ogni tanto.
Non mi voglio giustificare: se sono felice, lo sono, se non sono felice, non lo sono. Se un giorno del calendario è considerato come quello in cui sentirsi obbligatoriamente felici, io mi sentirò esattamente come mi sentirò.
Mi permetto di sentirmi bene con me stessa e non come vogliono le usanze o quelli che mi stanno attorno: quello che è “normale” o “anormale” nei miei stati emotivi sarò io a deciderlo.
J. ARGENTE
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Dieta
Devo perdere peso.
E non mi riferisco al solo grasso corporeo.
Devo anche perdere il peso che il mio prossimo elargisce in abbondanza.
Il peso delle polemiche a ogni costo.
La pesantezza delle opinioni altrui.
L'insostenibile pesantezza dei radical chic, quella irragionevole dei conservatori ad hoc.
Devo liberarmi del peso specifico dell'ansia, che comincia a essere simile a quella del piombo.
Rimuovere il peso che grava sul cuore dimenticando, ove necessario, per vivere in forma cardiaca accettabile.
La gravosità di chi, da sempre, mi opprime come se fosse una cosa buona e giusta.
La difficoltà che viene imposta dalla mente limitata di chi continua a far parte della mia vita.
Confido in una dieta sana e spietata, perché a un certo punto o ti alleggerisci o affondi.
Un primo passo sarà quello di non sentirsi in colpa quando chi da sempre pretende, a senso unico, ti rinfaccerà ogni cosa.
La leggerezza dell'anima e della mente sono essenziali, per mantenere un equilibrio e un metabolismo cerebrale sano.
La chiamerò la dieta dissociale.
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Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…
~Quelle come me~
Alda Merini 🖤
Buongiorno anime ☕️🌷
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Quelle come me…
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto.
Alda Merini
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Unica regola del buon vicinato: ignorarsi.
Certe cose è meglio non saperle, penso. Cioè, nel mio palazzo io vivo quasi come un'ombra. Non credo che la gente si ricordi di me e quando si ricordano è sempre qualcosa tipo "l'italiano che ci guarda disgustati quando sente l'odore del nostro caffè". È vero, non mi sono fatto tanti amici ma perché lo so quanto è brutto conoscere sul serio i propri vicini.
C'era la vicina piccina che mi guardava in casa (c'è ancora, non è morta), un'anziana signora che monitorava lo spostamento delle visite nel mio appartamento e mi chiedeva perché non avessi una fidanzata fissa. Ecco, lei. Per descriverla, sembra una piccola prugna secca con labbra e occhi che parla gracidando e ti chiede di aiutarla a portare su e giù la spesa. L'altro giorno mi ha persino bussato per chiedermi di accompagnarla alla fermata del bus. L'ho fatto, perché comunque a me i vecchietti piacciono, anche quando sono spioni. A me non serve installare delle videocamere di sicurezza io ho lei che mi guarda in casa e mi avvisa se entrano i ladri per rubarsi quel ciccione di Ernesto. Mentre la accompagnavo ho notato che il sacchetto era pieno di viveri, così le ho chiesto dove stesse andando con tutto quel cibo. Mi ha risposto che c'era un'offerta al discount locale e che aveva fatto scorta da portare al figlio e i nipoti. Perché il costo della vita a Vienna adesso è insostenibile e quindi è il suo ruolo di nonna provvedere al benessere della famiglia. L'ho ammirata molto, mentre si spiegava in un tedesco scalcinato. Poi però siamo stati in contatto per più di due minuti e dopo due minuti le persone rovinano sempre tutto. Infatti al 2:01 ha aggiunto "E poi in questa città non funziona nulla! Ci sono troppi immigrati! Si stava meglio una volta!" allora io mi sono incupito. Mi stava simpatica accidenti. Le ho detto "Questi immigrati sono insopportabili, i peggiori sono quelli che la aiutano a portare la spesa e la accompagnano alla fermata del bus! Vero?". Lei ha sorriso e ha detto che no, io ero diverso. Forse perché sono bianco. Poi le ho chiesto "Ma mi tolga una curiosità, lei da dove viene?" e vai a scoprire che è mezza serba, mezza sinti, mezza puffo date le ridotte dimensioni. Mai parlare per più di due minuti con nessuno. Io non voglio sapere.
C'era un ratto nel palazzo. Si aggira da qualche giorno senza essere stato fermato. Io mi sentivo al sicuro, Ernesto ha bisogno di un amico e tanto mica riesce a fargli del male, al massimo lo abbraccia e ci dorme assieme. Ernesto odia solo me. Un po' ho sperato che bussasse alla mia porta, chiedendo ospitalità. Invece era la vicina prugna secca di nuovo a chiedermi di aiutarla a prendere un barattolo messo troppo in alto nella sua cucina. Questi immigrati alti più di 1.80, quanto sono fastidiosi eh?
Un altro vicino sta traslocando. Un tipo strambo, ma divertente. Sicuramente ha più di sessantanni ma non ha voglia di dimostrarli. Sembra in forma, nonostante la pancia pronunciata e i capelli grigio argento. Quelli che abitano dall'altro lato del palazzo hanno il bagno fuori dall'appartamento e quindi per usare la tazza devono uscire di casa, camminare nel giroscale e giungere nella loro toilette. Inutile dire che si sente tutto e molto spesso, quando escono, sono mezzi nudi. Il vicino in questione era il re del catarro mattutino. Si svegliava presto e andava a raschiare i fondali della gola tenendo la porta del bagno esterno aperta, non sia mai che non mi rendeva partecipe dei suoi ritrovamenti. Quindi quando ho capito che si stava trasferendo, non mi sono preoccupato più di tanto. Ho pensato "Dai, magari il ratto che sta girando nel palazzo può andare a vivere a casa sua!". Lui era un tipo atletico, durante la pandemia aveva costruito una palestra nella stanza adiacente al deposito bici e lo aveva fatto per tutto il palazzo! Non solo per lui, cioè ok principalmente per lui, ma era passato porta a porta per invitare tutti a usarla. Io c'ero stato una volta e vedendo le condizioni igieniche dei manubri ho optato per tornare a fare il mio sport preferito: piangere sul divano. Però qualcosa di buono l'aveva fatta, per questo quando ieri l'ho incontrato casualmente sul bus ho pensato di andare a salutarlo e chiedergli i programmi per il futuro.
Ma quindi te ne vai?
Sì, mi trasferisco, non so ancora dove di preciso, o in Ungheria o negli USA.
Beh dai, non male!
Sì! Ho bisogno di libertà! Qua mi hanno tolto tutto.
In che senso?
Durante il Covid, quando hanno chiuso le palestre!
Senti sono passati appena dieci secondi, questi discorsi dovresti iniziare a farli dopo due minuti.
Cosa?
No non ti preoccupare, una roba mia.
Ah ok. Dicevo, hanno chiuso le palestre, a noi sani! Capito? Io ero sano e non potevo andare a fare sport! Assurdo! I malati non vanno in palestra, non hanno le forze, guarda me, io sono pieno di forza! Non sono malato! Però io dovevo stare in casa!
Ma avevi costruito la palestra per tutti, abbiamo apprezzato.
Io voglio la mia libertà!
Vabbè ma è passato tanto tempo dai...
Non abbastanza, torneranno a prendersi tutto, vedrai.
Ok, come dici tu, va bene, fai buon viaggio.
Guardo fuori dal bus, non era la mia fermata ma sapevo che sarei dovuto scendere e invece no, pioveva e ha vinto la pigrizia, errore terribile. Così sono rimasto su e l'attempato vicino negazionista ha deciso di proseguire.
Tu sei italiano, vero?
Sì, dalla nascita più o meno...
Bene bene, mi piace la tua nazione, e quella vostra presidente. Come si chiama?
Ma come, ti piace la Meloni?
Certo! È una grande!
Ma è una cazzo di fascista.
Dice le cose come stanno, non si nasconde dietro a nulla!
Ok questo glielo posso riconoscere. Era fascista da giovane e lo è ancora oggi, non lo ha mai nascosto. Almeno è coerente. Se l'hanno eletta sapevano a cosa andavano incontro. Mica come quel deficiente di Salvini, lui era un cazzo di idiota completo.
Lui anche mi piaceva!
Ovviamente ti piaceva.
Certo! Lui. Non sento più parlare di lui.
E meno male, prima odiava noi terroni, poi l'hanno eletto ed era tutto Italia Italia Italia e se la prendeva con chi immigrava. Sempre a parlare alla pancia delle gente, a cercare nuovi nemici, a bere cocktail in discoteca e mangiare alla sagra della porchetta.
Un grande!
Ma proprio no. Sai una cosa, ti dirò questo, paragonato a questi suoi scarsi derivati, ecco, mi manca quasi Berlusconi. Lui al confronto era un genio.
E poi lui si scopava le quattordicenni! Io pure mi vorrei scopare le quattordicenni!
Scendo dal bus senza nemmeno salutare. Non avevamo parlato per dieci anni di vicinato, perché ho rovinato tutto alla fine? Non potevo farmi gli affari miei? No. Dieci stupendi anni di reciproco ignorarsi gettati nella spazzatura dopo due minuti di conversazione.
Apro il portone del palazzo, visibilmente afflitto. Davanti a me, per terra, giace il cadavere del ratto che girovagava da qualche giorno. Lo guardo e gli dico: "Ti capisco amico mio, ti capisco davvero. Non sai quanto ti capisco". Salgo in casa, prendo la paletta che uso per travasare le piante e torno giù. Vado a seppellirlo nel retro del cortile. Canto "Amazing grace". Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, perché purtroppo i peggiori traslocano solamente.
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Bologna, agosto 1980
Le nostre vacanze di quell'estate 1980, in Austria, finirono troppo presto e per colpa mia.
Avevo parcheggiato il camper (in realtà, un vecchio furgone 238 Fiat riadattato dal propretario) in un silo piuttosto distante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mèta della nostra mattinata culturale. Il costo del parcheggio era diviso in fasce orarie e avevamo fatto i nostri conti sulla durata che avrebbe dovuto avere la visita per spendere il meno possibile. Il Museo risultò però incredibilmente interessante, Dürer, Bruegel, Bosch.... Il tempo passò troppo in fretta e quando ci accorgemmo di stare per entrare nell'orario in cui il balzello del parcheggio ci sarebbe costato un bel po' di scellini, uscimmo in fretta, più di corsa che a passo veloce; è vero che Orazio aveva inscenato una incredibile pantomima alla biglietteria del museo, mostrando il suo libretto universitario e cercando di far capire, un po' in inglese e un po' in pugliese, che, come studenti, dovevamo avere uno sconto, che poi ci fecero, ma avevamo veramente i soldi contati e il costo della vita in Austria era ben più alto che in Italia.
Arrivati appena in tempo al parcheggio, mi misi alla guida cercando di guadagnare l'uscita prima dello scadere dell'orario. Ahimè, così al coperto, e abituato a guidare una Mini, non avevo valutato l'altezza del furgone e, a una curva troppo stretta, feci impuntare il tettino in uno spigolo di cemento sporgente, producendo un gran di rumore e un notevole 'taglio' nella lamiera: accorsero subito un paio di sorveglianti per vedere che cosa fosse successo, passò una mezz'ora o più e ovviamente, all'uscita, fummo costretti a pagare per la salata fascia oraria in cui eravamo rientrati per quei minuti di ritardo.
La cosa più brutta era che il camper, Domenico, il terzo componente del gruppo, lo aveva avuto in prestito da suo cognato, con l'impegno di riportarlo a Firenze entro il 9 o 10 agosto, per consentire a lui e alla famigliola di andarsene in vacanza. Che cosa potevamo fare? Certo non raccontare l'accaduto, a rischio creare dei problemi familiari a Domenico; decidemmo allora, dopo una serie concitata di telefonate in Italia (non c'erano i cellulari!), di rientrare qualche giorno prima, per consentire a un mio amico carrozziere, che avevo rintracciato ancora nella sua officina, di porre rimedio al danno in maniera 'invisibile': avremmo usato i soldi risparmiati dall'accorciarsi della vacanza per pagare il lavoro.
Io fui immediatamente esonerato dalla guida in città ma poi mi alternai con Domenico durante il rientro; eravamo abbastanza abbattuti per l'incidente e per la brutta chiusura della vacanza, e decidemmo, per fare prima, di guidare anche di notte.
Orazio doveva andare a Pisa, con Domenico, per ripartire subito dopo verso la Puglia, dai suoi. Domenico doveva riportare il camper a Firenze, dopo aver accompagnato me nel mio paesello di mare e fatto aggiustare il danno alla carrozzeria del mio amico. Visto il rientro anticipato, Orazio decise di fermarsi qualche giorno da alcuni amici a Bologna, per poi andare da lì in Puglia; i bagagli li aveva con sé e non aveva motivo di ripassare da Pisa.
Il pomeriggio del primo di Agosto, arrivati a Bologna poco dopo le 16:30, parcheggiammo in prossimità della stazione per accompagnare Orazio a consultare gli orari dei treni e a fare la prenotazione e il biglietto per il suo rientro. La stazione, nonostante il periodo dell'anno, non era particolarmente affollata; girellammo un po' per il salone, mentre Orazio era in fila, poi lo accompagnammo col camper nella zona dove abitavano i suoi amici. Senza neppure scendere per salutare i suoi nuovi ospiti, riprendemmo la strada verso casa mia: volevamo arrivare dai miei sul fare della notte.
La cena, finalmente tra le mura familiari, fu veramente ristoratrice, così come gli abbondanti lavacri. La mattina dopo, sabato 2 agosto, Domenico ed io dormimmo fino a tardi; a tavola, all'ora di pranzo, saltata la prima colazione, eravamo famelici.
L'immancabile televisore rumoreggiava in sottofondo, ma non lo ascoltavamo, tutti presi a rispondere alle domande dei miei sulla nostra vacanza; a un certo momento però ci accorgemmo che alla TV parlavano di Bologna, della stazione e ci voltammo meccanicamente per vedere e sentire cosa dicevano. "Eravamo lì ieri pomeriggio...", feci alla mamma, con la bocca piena.
Il silenzio fu poi agghiacciante: capimmo cosa era successo. Un incidente? Un attentato? Decine di morti, centinaia di feriti... Muti, un raggrinzire della pelle... ci prese, stretti, quella commozione che ti fa luccicare gli occhi; e ci fu un pensiero non detto, negli sguardi tra me e Domenico: chissà, forse andando un po' più piano o non viaggiando di notte, saremmo potuti essere lì anche noi, a quell'ora.
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Stato dell'Arizona.
La candidata presidenziale democratica Kamala Harris, in carica ormai da 3,5 anni, ha affermato che “la prossima settimana” pubblicherà un piano su “ciò che dobbiamo fare per ridurre il costo della vita”.
Da quando è entrata in carica, il costo della vita negli Stati Uniti è aumentato del 20,1%. In particolare, i prezzi dei generi alimentari - del 21,3%, l'affitto - del 21,5% e il costo dell'elettricità - del 31,6%.
Un po' si inizia a sentire la mancanza di Biden vero? Almeno quello che diceva lui non si capiva.
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QUELLE COME ME
Alda Merini
Quelle come me sono capaci di grandi amori e grandi collere, grandi litigi, grandi pianti e grandi perdoni.
Quelle come me non tradiscono mai, quelle come me hanno valori che sono incastrati nella testa come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro e lì deve andare. Niente per loro è sottotono, niente è superficiale o scontato, non le amiche, non la famiglia, non gli amori che hanno voluto, che hanno cercato, e difeso e sopportato.
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l'anima, perché un'anima da sola, è come una goccia d'acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre… e quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno… quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore, perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio, non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso, purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano inosservate, ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
- Alda Merini
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Kenya: cittadini in piazza per l'aumento del costo della vita, ci sono vittime
La Polizia di Nairobi ha sparato gas lacrimogeni contro alcuni manifestanti che hanno dato fuoco a pneumatici e lanciato pietre contro gli agenti
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