#CINA
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Sovranità Digitale Europea: Tra Dipendenze Cloud e Spinta Startup, la Via è l'Intelligenza Edge Efficiente
#AI Act#Big Data#Chips Act#Cina#Cloud Computing#Competitività Europea#Cyber Resilience Act#Cybersecurity#Data Swamp#Deep Tech#Digital Sovereignty#Edge AI#edge computing#efficienza#Europa#GDPR#geopolitica#Germania Startup Strategy#Innovazione tecnologica#Intelligenza Artificiale#Intelligenza Distribuita#Internet of Things#investimenti#IoT#Kaizen#Lean#Mining Idee#New Deal High-Tech#NextGenerationEU#NIS2
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Vendo Sedia coppia di sedie cinesi antiche su Wallapop
Ti interessa? https://wallapop.com/item/sedia-coppia-di-sedie-cinesi-antiche-1123799072?utm_medium=AppShare&utm_source=ShareItem
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Un contrasto iniziato 10 anni fa. Ora c’è antipatia nei confronti di Trump. Però anche la politica e le scelte di Xi Jinping sono pericolose
La partita «America contro il resto del mondo», come viene rappresentata un po’ frettolosamente la guerra commerciale scatenata da Donald Trump, è anzitutto uno scontro fra America e Cina. Prima e seconda economia del pianeta, queste superpotenze sono impegnate in una competizione a tutto campo: per la supremazia tecnologica, per il controllo strategico dell’Indo-Pacifico, per la leadership militare. Attribuire la loro tensione alle sole scelte del 47esimo presidente degli Stati Uniti, significa dimenticare i capitoli precedenti. Molto più aggressivi dal lato cinese: dal Covid al pallone spia sui cieli d’America. E segnati da un consenso bipartisan sul fronte statunitense. Ieri Trump ha bloccato le vendite di microchip Nvidia suscettibili di servire ai supercomputer cinesi: con quella decisione ha prolungato una politica di embargo sulle tecnologie avanzate che era stata perseguita dal suo predecessore democratico Joe Biden. La questione dei macro-squilibri commerciali — la strategia mercantilista con cui la Repubblica Popolare ha accumulato avanzi sempre più colossali — è solo un pezzo del problema cinese visto da Washington. La revisione in senso critico cominciò dieci anni fa verso la fine del secondo mandato di Barack Obama, non a caso. Fu nel 2015 che Xi Jinping svelò la sua strategia «Made in China 2025»: si proponeva di sostituire l’America nella leadership di tutte le industrie strategiche e tecnologie avanzate.
Nello stesso periodo la Confindustria tedesca aprì gli occhi: quel documento di Xi annunciava la fine di un’età aurea per il made in Germany di cui i cinesi erano stati ghiotti acquirenti. L’America e l’intero Occidente si erano illusi di beneficiare di una nuova «divisione internazionale del lavoro» — ai cinesi i mestieri operai, le produzioni di massa a basso costo come il tessile e calzaturiero, le industrie «sporche» come miniere, acciaio, chimica, cantieristica — e a noi le attività a maggior valore aggiunto come i servizi avanzati, il software. Ma già dieci anni fa Xi ci segnalava il suo progetto: rimanere sì la fabbrica del pianeta, e al tempo stesso diventare il laboratorio del pianeta, accerchiandoci dal basso e dall’alto, surclassandoci sia nella competizione sui costi sia nella qualità. Quando da una fabbrica cinese esce un’auto elettrica che non sfigura nel confronto con la Tesla, e costa meno, il cerchio si è chiuso. I democratici Usa sotto Obama e Biden si erano convinti di dover reagire, perciò la sinistra americana pullula di «falchi» anti-cinesi quanto l’entourage di Trump. Anzi è proprio nel partito degli Obama e dei Biden che la strategia di contenimento di Pechino è stata arricchita sul versante geopolitico: con la costruzione di alleanze tra democrazie dell’Indo-Pacifico (Quad e Aukus), con i ripetuti avvisi lanciati a Xi contro l’annessione violenta di Taiwan.
Oggi la guerra dei dazi ha creato un’atmosfera inedita. L’antipatia verso Trump è a livelli tali, che molti europei tifano per un’alleanza Ue-Cina, sperando che questa serva a dare una lezione al «bullo» americano. Essendo fresco reduce da un viaggio in Giappone, posso testimoniare che a Tokyo non ho trovato una simile tentazione: allarme e condanna per le mosse di Trump, questo sì, soprattutto nel mondo industriale; ma non al punto da dimenticare che la Cina rappresenta una minaccia superiore. Questo si spiega non solo con il fatto che le provocazioni militari cinesi sono all’ordine del giorno in quella parte del mondo, ma anche con una più precisa valutazione del ruolo economico di Pechino.
Si può dire ogni male dei dazi di Trump ma bisogna ricordare che il protezionismo non lo ha inventato lui. La Repubblica Popolare lo pratica da sempre, e non solo con dazi ben più elevati (fino a ieri). Le incarnazioni del protezionismo cinese sono molteplici, vanno da regole che sistematicamente favoriscono i «campioni nazionali», fino all’uso smodato degli aiuti di Stato. Per finire con l’imposizione — nei settori considerati strategici, inclusa l’automobile — di un «socio cinese» al quale l’investitore straniero deve regalare segreti tecnologici. Nel costruirsi un modello di sviluppo trainato dalle esportazioni, e votato alla conquista sistematica del mercato mondiale, la Cina ha accumulato un eccesso di capacità produttive. Se si restringono i suoi sbocchi in America, rovescerà altrove uno tsunami di esportazioni. Perciò Ursula von der Leyen usa toni amichevoli verso Xi ma non intende allentare la vigilanza contro la sua concorrenza sleale.
Da come gli europei trattano con la Cina, potrà dipendere in parte l’evoluzione dell’atteggiamento di Trump? Il suo segretario al Tesoro Bessent lo ha detto apertamente. Il fatto che Trump abbia deciso di partecipare di persona alle trattative Usa-Giappone anziché delegarle alle delegazioni ministeriali è un fatto insolito, e può indicare la sua intenzione di «mettere il naso» in tutti gli aspetti della relazione bilaterale Washington-Tokyo: fra cui il dossier Cina. È un’avvisaglia che potrebbe riguardare gli europei inclusa Giorgia Meloni.
Xi Jinping ha lanciato la sua offensiva della seduzione, con una tournée diplomatica che lo ha portato dal Vietnam alla Malesia. Il leader comunista presenta la Repubblica Popolare come la superpotenza «stabile e affidabile»; nonché come un bastione del multilateralismo e delle frontiere aperte. Proprio i Paesi vicini, però, continuano a subire micro-aggressioni militari cinesi in acque territoriali contese. Trump sta pagando dei prezzi elevati in termini di abdicazione del soft-power. Tuttavia in molti, a cominciare dai Paesi asiatici, cercano di collocare questa crisi dei rapporti con l’America in un contesto storico di lungo periodo; e s’interrogano sui costi-benefici dell’eventuale alternativa, un ordine mondiale sinocentrico. Visto che tra i dossier più spinosi del dialogo Ue-Usa figura l’Ucraina, è impossibile dimenticare che l’appoggio della Cina all’aggressione di Putin è ben più antico, sostanzioso e determinante, dei gesti fatti di recente dal presidente americano.
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Comunque vada non sarà un successo – Il boomerang che Trump non riesce a vederedi Franca Colozzo
Ci sono almeno due validi motivi per indurre Trump ad essere più conciliante nella sua politica aggressiva dei dazi verso gli altri paesi del mondo. C’è voluto il caos commerciale e il crollo delle borse per indurlo a sospendere per novanta giorni l’applicazione dei dazi. Si spera che in questo lasso di tempo ci sia qualcuno che faccia capire al Presidente che così facendo non si va da nessuna…
#Alessandria today#America first#bond americani#Canada#Cina#commercio internazionale#consumatori USA#costo della manodopera#Crisi economica#crisi finanziaria#Dazi#debito pubblico USA#debito sovrano#Donald Trump#economia americana#economia globale#economia mondiale#effetto boomerang#Export#Franca Colozzo#Globalizzazione#Google News#Guerra Commerciale#impatto dei dazi#importazioni#imprese americane#Inflazione#isolazionismo#italianewsmedia.com#Lava
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2025 - Neofascismi - Rendere grazia al prodigio
Rendere grazia al prodigio Di tutte le cose non c’è natura propria e neanche i giorni e le stagioni girano toccando la luce. L’unico segno che il tempo ancora esista è questa cronaca quotidiana del disastro che ci abbraccia mentre galleggiamo sulla superficie e rimbalziamo tra le bolle del consenso. A perdita d’occhio il fuoriconfine, il deserto ronza sotto una pioggia talmente rapida da non…
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Parolin è il candidato di cui tanto si parla, ma è un’anatra zoppa
Nonostante il suo ruolo di Segretario di Stato, il cardinale Parolin non gode della piena fiducia del Pontefice né del sostegno necessario tra i cardinali per una sua elezione. Continue reading Parolin è il candidato di cui tanto si parla, ma è un’anatra zoppa
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La foto della nave porta container proveniente dalla Cina è il simbolo del commercio globale targato un po' tutti: specialmente la sinistra e un po' anche destra non dispiaceva mica. Questi signori ci hanno fatto ingollare globalismo con contorno, dolce, caffè e ammazzacaffè. Se ben ricordo i primi ad esultare furono i "Progressisti" di tutto il mondo a cui i sindacati si accodarono subitamente senza se e senza ma, adducendo il fatto e facendoci ingollare nelle assemblee aziendali tale fatto come "il progresso che avanza", così ci dicevano, ma di rospi ce ne hanno fatto ingollare tanti fra cui l'ingresso di cooperative nelle aziende e la grande truffa delle pensioni integrative. Però, come ciliegina sulla torta, con quelle navi piene zeppe di merci cinesi, ma in genere da un bel pezzo del mondo dell'Estremo Oriente, abbiamo svenduto tutto, per primo la dignità e la schiena dritta, per secondo abbiamo perso, spero non per per sempre, il diritto al lavoro, a produrre e al benessere economico e sociale. I dazi americani servono a rompere tutto questo, servono a spezzare questo circolo vizioso e spero che questa politica economica statunitense ci sproni per ritornare a essere una nazione manifatturiera, prima in Europa, come eravamo decenni fa.
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Estate 2025: Vamonos Vacanze svela le mete preferite dagli italiani e i nuovi trend tra sostenibilità, tecnologia e viaggi esperienziali
ESTATE 2025: VAMONOS VACANZE SVELA LE DESTINAZIONI PIÙ AMATE DAGLI ITALIANI EI NUOVI TREND DEL TURISMO Vamonos-Vacanze.it evidenzia come il turismo sta cambiando profondamente, guidato da due parole chiave: sostenibilità e digitalizzazione. Gli italiani non vogliono farsi cogliere impreparati: l’estate 2025 è ancora lontana, ma in tanti hanno già scelto la loro meta. A rivelarlo…
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Liberation Day: Opportunità o Illusione Economica?
Liberation Day: la nuova guerra economica di Trump tra promesse da 5 trilioni, tariffe e mercati in rivolta Il Liberation Day di Trump promette investimenti record e rinascita americana. Ma tra disuguaglianze, inflazione, dazi e mercati in calo, chi vince davvero? Liberation Day” di Trump: Una Promessa d’Oro o un Bluff Milionario? Washington, 2 aprile 2025 – Il presidente Donald J. Trump ha…
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OMS e Covid: i misteri che nessuno può chiedere http://dlvr.it/TJxj69
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Belt and Road Initiative: percorsi tra dazi e guerre
La Cina, come abbiamo raccontato nel post precedente, attraverso la Belt and Road Initiative (BRI) sta cercando di allargando il proprio raggio di azione, come da antichissima tradizione, in aree strategiche che però esulano dalle tradizionali direttrici, per sconfinare in luoghi fuori dal cortile di casa, ma che oggi rappresentano il simbolo dell’aspirazione al primato mondiale: l’Artico e…
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Tre "grandi potenze", un pianeta turbolento: Wang Yi dichiara la fine dell'illusione unipolare
La Cina lo ha appena detto in modo molto chiaro: l'era del padrone mondiale è finita.
In una dichiarazione misurata ma inequivocabilmente tagliente a Sputnik, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha esposto la posizione di Pechino sui segnali di riscaldamento tra Mosca e Washington, e nel farlo ha lasciato cadere un silenzioso tuono geopolitico.
" I passi verso un ritorno alla normalità nei rapporti tra Russia e Stati Uniti sono utili per stabilizzare l'equilibrio di potere tra le due grandi potenze", ha affermato Wang, aggiungendo che " infonde ottimismo in un contesto internazionale angosciante".
Lasciate che questo sedimenti: l'equilibrio di potere tra le grandi potenze. Non "America e il resto". Non "il mondo libero contro gli altri".
Tre poli. Tre potenze. Un pianeta... Cina, Russia, Stati Uniti. Il momento unipolare non solo è svanito, è crollato sotto il peso della realtà eurasiatica.
“ Il mondo moderno sta affrontando un crescente deficit di certezza”, ha continuato Wang. “ In queste condizioni, i paesi più importanti devono, adempiendo ai propri obblighi, agire come fattore stabilizzante in un mondo imprevedibile”.
Non si tratta solo di estro diplomatico, è un richiamo all'ordine in un sistema al collasso. E un avvertimento alla cricca atlantista che continua a fingere che gli anni Novanta non siano mai finiti.
" La Russia e gli Stati Uniti", ha ricordato Wang, " come principali potenze mondiali e membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, hanno una quota significativa di responsabilità per la pace e la tranquillità sul pianeta, soprattutto quando si tratta di stabilità strategica globale".
Leggete tra le righe: la Cina non sta prendendo posizione, perché ne è una.
Non più il partner silenzioso, Pechino sta salendo sul palco principale con la sicurezza di un peso massimo della civiltà. Mosca non è isolata. E Washington non può più dettare le condizioni.
Questa è la nuova geometria del potere. E non è plasmata dalle fantasie dei think tank, è plasmata dall'acciaio, dal gas, dai chip e dalle armi nucleari.
La vera domanda ora è: Washington accetterà il suo posto in un ordine multipolare o continuerà a scatenarsi nella negazione mentre il mondo si riequilibra senza di esso?
Fonte 👈 link di riferimento
Via Russia e dintorni su telegram
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Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l'acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.
Lao Tsu
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