#vittime mafia
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sciatu · 1 year ago
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Anniversario strage via d'Amelio
I veri uomini sono quelli che sanno guardare negli occhi, la morte quelli per cui la giustizia vale più della propria vita perché madre della libertà figlia di Dio. Perché la legge Deve proteggere i deboli deve donare un futuro ai figli divide equamente i doni di Dio Noi pensiamo che è giusto chi uccide nell’ombra chi ruba agli orfani e ha se stesso come Dio motivo per cui Adamo ritornò polvere Io ti dico che un giusto vale più di mille uomini che con l’onore nascondono il male che fanno Io dico che un onesto vale più di tutti gli assassini che uccidono nel buio che come serpenti colpiscono a tradimento. La mia terra è madre fortunata per mille ladri ed assassini c’è sempre un santo giusto che con il suo sangue bilancia gli infami e i boia
Real men are those who know how to look death in the eye, those for whom justice is worth more than one's own life, because it is the mother of freedom, daughter of God. Because the law must protect the weak, it must give a future to children, it divides God's gifts equally. We think that is right, who kills in the shadows, who steals from orphans, and has himself as God, which is why Adam returned to bedust. I tell you that a righteous man is worth more than a thousand men who hide the evil they do with honor, I tell you that an honest man is worth more than all the assassins who kill in the dark, who like snakes they strike treacherously. My land is a lucky mother, for a thousand thieves and murderers, there is always a just saint who, with his blood, balances the infamous and the executioners
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pruiti · 2 years ago
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Memoria e impegno, Buccinasco partecipa alla manifestazione nazionale in ricordo delle vittime innocenti di mafia
Martedì 21 marzo l’Amministrazione comunale, insieme a una rappresentanza delle scuole, sarà presente in centro a Milano per il grande evento organizzato da Libera e Avviso Pubblico. Mercoledì 22 marzo all’Auditorium William Medini la proiezione del film “Una femmina” sulle donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta (more…) “”
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lumieretrain · 8 months ago
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National Day of Remembrance and Commitment in Memory of the Innocent Victims of the Mafias
Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle Mafie
Nationaler Tag des Gedenkens und des Engagements im Gedenken an die Unschuldigen Opfer der Mafia
Journée Nationale de Commémoration et d’Engagement à la Mémoire des Victimes Innocentes des Mafias
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fatticurare · 8 months ago
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Quirinello non olet
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vintagebiker43 · 4 months ago
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Da ieri è ufficiale: chiunque prenderà un aereo da tutti gli aeroporti del mondo si spancerà dalle risate quando leggerà che il volo è destinato al Malpensa-berlusconi.
Però chi volerà da Palermo a Milano avrà chiara la vergogna in cui la destra ha gettato questo paese: da Falcone e Borsellino vittime di mafia al politico mafioso assurto a leader della nazione.
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orotrasparente · 1 year ago
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la cosa che mi dispiace di quando succede una tragedia, che sia un femminicidio, un ragazzo ucciso dalla mafia/camorra, una vittima di un pirata della strada o qualsiasi altra cosa, i giornalai (non giornalisti, quello è un mestiere serio che, a parte poca gente, non esiste in italia) in tv parlano per giornate intere o settimane soltanto dell’assassino di turno al posto di dedicare decine di servizi alle vittime, parlare dei loro sogni, delle loro passioni spezzate, delle persone che erano o che sarebbero potute essere se il mondo andasse diversamente, l’altra sera ho visto un servizio rai in cui si è parlato un botto del ragazzino criminale che tempo fa fu ucciso da un poliziotto perché l’aveva rapinato di un rolex e subito dopo ho visto dedicare 1 minuto a gianbattista cutolo che invece era un bravissimo ragazzo, a me pare che in italia piaccia parlare solo del brutto sinceramente e la cosa mi rattrista molto
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curiositasmundi · 1 year ago
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Un personaggio sempre sullo sfondo di vicende misteriose, che appare e scompare, di quelli che non finiscono sulle prime pagine dei giornali, ma il cui nome affiora più volte negli atti giudiziari degli ultimi trent’anni. A volte perché accostato alla mafia siciliana, più di recente alla ‘ndrangheta. L’uomo di cui parliamo ha quasi ottant’anni, è nato in Libia ma vive a Catania.
Si chiama Francesco Rapisarda e nel corso della vita ha stretto relazioni pericolose che – seppure non abbiano mai portato a imputazioni per associazione mafiosa – hanno contribuito ad alimentare sul suo conto ombre e misteri. Alcuni dei quali intrecciati con la massoneria. Ora che è al centro di inchieste dell’antimafia, il modo migliore per conoscerlo è risalire la linea del tempo.
Per ultimo il suo nome è comparso nell’inchiesta della procura di Catanzaro che, a inizio luglio, ha riacceso i riflettori sul villaggio Sayonara di Nicotera (Vibo Valentia), passato alla storia per avere ospitato, nell’estate ’92, uno dei summit in cui le ‘ndrine decisero di aderire alla strategia stragista inaugurata da Cosa nostra con le uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che, l’anno dopo, avrebbe portato le bombe a Firenze, Roma e Milano.
Per i magistrati, tre decenni dopo quella riunione, il Sayonara era ancora in mano alla ‘ndrangheta. E a dimostrarlo sarebbe proprio la presenza al suo interno di Rapisarda. Sayonara simbolo di un’alleanza duratura tra le organizzazioni mafiose divise dallo Stretto di Messina.
[...]
Per gli inquirenti, Rapisarda sarebbe arrivato al Sayonara forte di alcune referenze mafiose. In particolar modo da parte della famiglia Santapaola-Ercolano, che a Catania rappresenta Cosa nostra.
A sostegno di questa ipotesi, citano i fatti che nel 2016, l’anno prima di prendere la conduzione del lido, avevano portato Rapisarda e il fratello ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Brotherood. Al centro dell’indagine erano finiti i punti di contatto tra esponenti della famiglia Ercolano e alcuni appartenenti a una loggia massonica di cui proprio Francesco Rapisarda era il sovrano.
Grazie a tali convergenze l’uomo, che è anche rappresentante di un’associazione che rimanda all’organo di governo del Rito Scozzese Antico ed Accettato, sarebbe riuscito a turbare un’asta giudiziaria e rientrare in possesso di un complesso industriale. Vicende per le quali Rapisarda è stato condannato a due anni e otto mesi in appello, dopo essere stato assolto in primo grado.
Per spiegare perché la vicinanza agli Ercolano avrebbe rappresentato un buon biglietto da visita agli occhi di Mancuso, i magistrati ricordano invece l’amicizia che lega il boss di Limbadi ad Aldo Ercolano, nipote del capomafia Nitto Santapaola e condannato all’ergastolo per diversi omicidi, tra cui quello del giornalista Giuseppe Fava.
[...]
l capitolo più misterioso della biografia di Francesco Rapisarda risale, però, a tempi più remoti. Si tratta di una vicenda in cui, in prima battuta, venne tirato in ballo insieme al fratello Carmelo, per poi uscire di scena: il duplice delitto della Megara.
È il 30 ottobre 1990 quando, nella zona industriale di Catania, l’auto su cui viaggiavano Alessandro Rovetta e Francesco Vecchio – amministratore e dirigente della più grande acciaieria di Sicilia – viene crivellata di colpi da un commando che, per gli investigatori dell’epoca, agì con «tecniche quasi militari».
Ad oggi non esistono colpevoli e l’indagine per tre volte è finita sul binario morto della richiesta di archiviazione. L’ultima attende il responso del gip, chiamato a valutare l’opposizione dei parenti delle vittime, convinti che non tutto il possibile sia stato fatto.
Sullo sfondo di questa storia c’è posto non solo la criminalità organizzata. Il 5 novembre 1990 una telefonata all’Ansa di Torino annunciò l’esecuzione di Rovetta e Vecchio per conto della Falange Armata, la sigla che ha accompagnato parte dei misteri italiani dagli anni Novanta in poi – dai delitti della Uno Bianca alle stragi – e che sarebbe sorta all’interno della settima divisione del Sismi, il servizio segreto militare. Di fatto, il duplice omicidio della Megara fu la seconda rivendicazione nella storia della Falange.
A mancare finora è stato anche il movente. L’acciaieria da tempo era nella morsa del racket e, con all’orizzonte una ristrutturazione miliardaria, Cosa nostra avrebbe avuto tutto l’interesse a evitare il clamore di un delitto eccellente.
È tra questi punti interrogativi che, a metà anni Novanta, compaiono sulla scena i fratelli Rapisarda: entrambi attivi nell’indotto della Megara, a citarli è il collaboratore di giustizia Giuseppe Ferone. Secondo il quale, Vecchio sarebbe stato ritenuto colpevole della riduzione di commesse a favore di una delle loro ditte e per questo destinatario di un’estorsione da parte degli emissari di un clan locale, a loro volta vicini ai Rapisarda.
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cartacei · 8 months ago
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oggi mi ha chiamato Valeria per dirmi che, quando riapriranno il lido, posso andare a farci quello che voglio e sarebbero molto felici di ospitarmi in una delle varie idee culturali. ha usato parole molto inclusive e una particolare morbidezza. sono contento arrivi quel che faccio in maniera diretta e non ci siano ambiguità di nessun genere. Lelio B. mi scrive ogni giorno per delineare bene - con tutte le dovute minuziose attenzioni - l’evento degli artisti di strada in collaborazione col comune e con l’autorità portuale. quando penso che dieci anni fa mi vergognavo di non avere un sogno o quella ‘sicurezza’ di credere nelle mie idee mi viene da sorridere. è servito tutto per arrivare ad oggi. davvero ogni cosa. Bianca e Dani si prendono a parole dopo la giornata nazionale della poesia - che poi è anche la giornata dell’albero e pure delle vittime innocenti di mafia e pure il primo giorno di primavera - e gli fa solo bene. è decisamente più maturo e importante mitragliarsi le cose in faccia invece di farlo alla schiena. non so più scrivere. non ho mai saputo disegnare, però nei bigliettini che ti lascio provo sempre a fare qualche animaletto. Geremia vorrebbe leggere le mie cose extrasensoriali e io ho paura possano piacergli e finire in qualche casa editrice. stanno uscendo troppe cose fuori che non so come controllarle e/o frenarle. l’altro pomeriggio con Marco parlavamo di quando compravamo l’erba dal figlio dell’ergastolano e, sicuramente, mi ha sbloccato il chakra della memoria - che sono certo si chiami ajna -. volevo chiederti perché mi hai chiesto se andassi a vedere Marco Castello a Siracusa ma poi non l’ho fatto perché non ti capisco nemmeno un po’. ho comprato le raccolte di Tarkovskij e di Bernhard e parlavano per lo più di morte, timo e amore. e molte altre cose dopo ogni lettura. che poi non è che la poesia non sia fatta per tutti ma sono tutti a non esser fatti per la poesia. certe volte quando mi parli mi spezzi il cuore e faccio di tutto per non farlo vedere e sono diventato bravissimo a nasconderlo. la mia gatta libera ha partorito quattro gattini liberi. vorrei provare molte altre volte lo stesso brivido dopo il finale di another end. ci sono troppə Ale nella mia vita.
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arcobalengo · 1 year ago
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Antonio Ingroia: "Napolitano intralciò la ricerca della verità sulle stragi"
Antonio Ingroia, già Pm a Palermo, ricorda il ruolo di Napolitano al tempo dell'indagine sulla trattativa Stato-Mafia. "L'ex presidente della Repubblica lanciò un preciso messaggio al fine di evitare che emergesse la verità sulle stragi che costarono la vita a Falcone, Borsellino e tante altre vittime innocenti. La distruzione delle telefonate con Mancino rappresenta una pagina nerissima per la giustizia italiana. Perché tanto accanimento? Evidentemente i discorsi fatti erano imbarazzanti..."
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Milano, 30 anni fa la strage di via Palestro. I parenti delle vittime: «Chi dietro la mafia?»
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Milano, 30 anni fa la strage di via Palestro. I parenti delle vittime: «Chi dietro la mafia?». Milano oggi ha ricordato le cinque vittime della strage di via Palestro, nell’anniversario dei 30 anni dall'attentato mafioso in cui una bomba è scoppiata davanti al Padiglione di Arte Contemporanea nel centro della città. Alle 23.14 del 27 luglio 1993 l'esplosione di un’autobomba provocava la morte di cinque persone: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e il venditore ambulante Moussafir Driss che dormiva su una panchina. La giornata del ricordo è iniziata con il prefetto Renato Saccone e il sindaco Giuseppe Sala sul luogo dell’esplosione, insieme ad altre autorità, per deporre corone di fiori. «Quella bomba ci ha colpito al cuore ma non ci ha abbattuto», ha detto Sala, che ha precisato: «Non ci ha abbattuto nemmeno in quelle ore di paura e smarrimento che ci hanno fatto rivivere le stragi di Capaci e via D'Amelio. Cinque nostri fratelli sono stati uccisi dalla mafia. Trenta anni dopo Milano ricorda con il massimo impegno quella pena e la lezione sul disgusto della mafia che abbiamo imparato con il sangue». Tra gli interventi, anche quello di Nicola Perna, cognato di Carlo La Catena e presidente della omonima associazione che ricorda le vittime della strage di via Palestro: «Dopo 30 anni c'è ancora tanto da aggiungere e da sapere. La cattura di Matteo Messina Denaro non è un arrivo, semmai un altro tassello di questo puzzle che bisogna continuare a riempire. Capire bene anche chi si è nascosto dietro la mafia facendo questi attentati per destabilizzare il nostro Paese. Non dimentichiamo che quel giorno c'è stato un carosello di bombe e quando Ciampi si è precipitato a Palazzo Chigi ha trovato le linee interrotte. Era un colpo di Stato? Io sono arrivato sul luogo della strage la mattina del 28 luglio e qui era un'apocalisse, un campo di guerra. Quello che vedete oggi non c'era più, tutto buttato giù. C'era una grande buca, un campo di battaglia». A margine della commemorazione, l'intervento del Presidente della Regione Attilio Fontana: «È doveroso rendere onore a chi non c'è più, tenendo alta la guardia, con un impegno serio e costante nella lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali, in tutte le loro forme e trasformazioni. Il problema mafioso oggi è diverso, apparentemente meno aggressivo ma altrettanto pericoloso». “Ricorrono trent'anni da quella notte, tra il 27 e il 28 luglio del 1993, in cui la mafia effettuò gli attentati in via Palestro a Milano e davanti alle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. Si è trattato di una sfida alla nostra convivenza civile, di un tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l'azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali. Fu un piano eversivo che è stato sconfitto”. A ricordarlo, in una nota, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ribadendo la necessità della lotta alla mafia, “questione morale che orienta l'azione quotidiana del Governo”, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato in una nota: “Nessuno potrà mai dimenticare quegli anni così difficili per la nostra Nazione, caratterizzati da feroci attentati e da una lunga scia di sangue e violenza. Il male non ha avuto l'ultima parola”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sciatu · 2 years ago
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Il 9 Maggio 1978  Peppino Impastato viene ucciso dalla mafia che inscena un falso attentato ferroviario per simularne la morte.
La prima vittima di ogni mafioso è chi vuole la verità  quella che lui arrogante e borioso sa che lo avvelenerà
La seconda vittima è chi difende quella legge che vuole ignorare che il mafioso compra e svende e che sa bene mistificare
La terza vittima è chi giustizia vuole per se e per tutti quanti chi crede che senza alcuna malizia ogni torto gli leverà davanti
Per questo Peppino Impastato tre volte fu vittima innocente per la Verità la Legge fu ammazzato eper la giustizia della sua gente.
Per questo al mio cuore dico non dimenticare, non ignorare è morto un fratello, un amico perché la tua vita potesse volare.
The first victim of every mafioso is whoever wants the truth, the one that the arrogant mafia knows will poison him. The second victim is whoever defends that law that he wants to ignore, that the mafioso buys and sells off, and that he knows how to mystify. The third victim is whoever wants Justice for himself and for everyone, who believes that without any malice, every wrong will be brought before him. For this Peppino Impastato was three times an innocent victim, for the Truth the Law was killed, and for the justice of his people. That's why I say to my heart, don't forget, don't ignore, a brother died, a friend was killed, so that your life could fly.
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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La strage di via D'Amelio e il senso della memoria
Il 19 luglio, giorno in cui ricorre l'anniversario della strage di via D'Amelio, a Palermo è un giorno da segnare sul calendario. C'è una memoria da celebrare. C'è un momento che vede le migliori energie di una città impegnate per mantenere l'attenzione alta sul tema mafia. Quest'anno non è così. In genere dopo tanti anni anche i fatti più sconcertanti tendono a sbiadire nella memoria e la tensione emotiva cala. Per la strage di via D'Amelio, come quella di Capaci, la strada è un'altra: il caso politico che, come tale, divide. La strage di via D'Amelio 31 anni fa Sono passati 57 giorni dalla strage di Capaci. Un attentato senza precedenti che ha scosso un intero Paese. Sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino erano consapevoli del destino che li attendeva e quel tritolo esploso in autostrada ne era stata un'ulteriore conferma. La vita per Borsellino aveva ripreso a scorrere con lo stesso impegno di sempre e quella domenica era andato a far visita alla madre come di consuetudine. Lo scenario che si aprì agli occhi degli inquirenti appena giunti sul posto fu raccapricciante. Il senso di sconforto che nacque si allargò da Palermo a tutta Italia in pochi istanti. Chi non ricorda le parole di Antonino Caponnetto dopo l'ultimo saluto a Paolo Borsellino: "E' finito tutto...". Dal pool antimafia all'abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa Grazie al magistrato siciliano era, infatti, nato il cosiddetto pool antimafia, una nuova strategia nella lotta alla mafia nata grazie a un'idea di Rocco Chinnici. I punti di forza di questa strategia erano il coordinamento tra i magistrati, la possibilità di raccordare le diverse inchieste. Grazie a questa metodologia, i magistrati fecero grandi passi in avanti nella lotta alla mafia. Ricostruirono la struttura di Cosa Nostra, istruirono un maxiprocesso per crimini di mafia. Nacque il cosiddetto metodo Falcone che seguiva i flussi di denaro per individuare le attività criminali di Cosa Nostra. Con l'istruzione del maxiprocesso Falcone e Borsellino configurarono una nuova fattispecie di reato che era il concorso esterno in associazione mafiosa. Con questa tipologia di reato si andavano a colpire le persone che favorivano la mafia pur non essendone parte. La memoria tra le polemiche A essere precisi il concorso esterno in associazione mafiosa non è una fattispecie di reato quanto una creazione giurisprudenziale. Uno strumento che nel tempo i magistrati hanno utilizzato per andare a colpire quella rete di connivenze che aveva contribuito in maniera fattiva allo sviluppo della mafia. Parliamo di imprenditori, parliamo di politici. Grazie a questo strumento fu individuata la prassi del cosiddetto voto di scambio che assicurava nelle amministrazioni locali (e non solo) la presenza di politici appoggiati dalla mafia. Quello stesso strumento che oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole abolire. Inondato dalle critiche, il ministro ha precisato che in realtà vuole riformarlo poiché così com'è stato concepito può generare confusione e soprattutto si affida troppo alla discrezionalità del giudice. Le precisazioni non sono bastate a placare le polemiche arrivate soprattutto dal fratello del giudice Borsellino, Salvatore, e dalle associazioni che operano sul territorio come il Movimento delle Agende Rosse. Il timore è che questa riforma segni un clamoroso passo indietro nella lotta alla mafia. Salvatore Borsellino ha dichiarato alla manifestazione di oggi non accoglierà politici che fanno parte del governo e chiesto alla premier Meloni di prendere le distanze dal ministro Nordio. La giornata sarà scandita da due manifestazioni: la prima organizzata dallo stesso Salvatore Borsellino e dalle Agende Rosse che vedrà la partecipazione di Cgil, partiti, associazioni e movimenti di sinistra. Il corteo prenderà il via alle 15 dall'albero Falcone e arriverà a via D'Amelio dove, alle 16.58 (ora della deflagrazione) saranno ricordare le vittime sulle note del silenzio. La seconda sarà la fiaccolata organizzata dalla Destra che si snoderà da piazza Vittorio Veneto a via D'Amelio a partire dalle 20. Che senso ha la memoria se non è condivisa? La lotta alla mafia è un dovere politico non una bandiera da sventolare. In copertina foto di Nat Aggiato da Pixabay Read the full article
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campadailyblog · 4 months ago
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La strage di via D'Amelio: un tragico ricordo
Era una caldissima domenica, il 19 luglio 1992, quando un boato echeggiò in Palermo. Alle 16.58, un intenso fumo si alzò da via D’Amelio. Vincenzo Policheni, in servizio di volante, arrivò sul posto e vide una scena di guerra: polvere, fumo, fiamme e vetri in frantumi. Accanto a lui, vide un uomo che sembrava un fantasma. Era Antonino Vullo, agente della scorta del giudice Paolo Borsellino,…
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cico-channel · 2 years ago
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COSA NOSTRA BOSS KILLER E VITTIME DI MAFIA
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roma-sera-giornale · 2 months ago
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l’ANSI sarà presente alla cerimonia a Benevento e Palermo in onore del M.llo CC. Vito Ievolella.
De Ficchy Giovanni L’ANSI sarà presente alla cerimonia a Benevento e Palermo in onore del Maresciallo dei Carabinieri Vito Ievolella trucidato dalla mafia a Palermo dove prestava servizio.  “Onorare le vittime di mafia e anche un messaggio per i giovani per credere in un futuro migliore” ha commentato il Presidente Nazionale Gaetano Ruocco “stiamo lavorando per aprire una Sezione a Benevento da…
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siciliatv · 6 months ago
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Si è svolta la prima "Pedalata della Memoria": ricordate le vittime della mafia
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Si è svolta la prima "Pedalata della Memoria": ricordate le vittime della mafia Si è svolta la prima Pedalata della Memoria in ricordo di tutte le vittime della mafia.... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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