#the pianto george
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AVATAR DA PAURA LA GOLA DEL PIANTO SOSUL & KIN🎮 PS5
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#comunque visionata la prima parte del doc di scorsese su george ed è tenerissimo#per ora non ho pianto (<- mezza verità perché al secondo 15 parte All Things Must Pass e purtroppo l'occhio mi diventa lucido)#also il cacchio di whiplash quando da all things must pass con le immagini del dopoguerra compare sir mccartney che parla e parla e parla#mio nonno logorroico paolo mccartney#e purtroppo sono la peggiore paul girlie sempre e comunque sto sempre a fare ihihih ciao paul :)#cioè george mio terapista di fiducia lo amo mi fa piangere e mi dimentico di quell'altro. Però poi lo rivedo e mi rincoglionisco.#le cose che capitano 2024
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Citazioni e pensieri sul lago
Grotte di Catullo Sirmione Lago di Garda Citazioni e pensieri sul lago, aforismi, idee, riflessioni, frasi poetiche sul lago e i laghi, ambienti di vacanza e di relax che creano degli scenari splendidi. Un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. È l'occhio della terra, a guardare nel quale l'osservatore misura la profondità della propria natura. Henry David Thoreau Guardavo il lago, le montagne, il sole e mi risuonava in mente la sua voce, triste presagio di una felicità ogni volta massacrata dalla realtà e quasi risvegliandomi dalla momentanea trance esclamai duramente - Puttana merda - Al diavolo questo aforisma! Carl William Brown Lancillotto del Lago, il più grande di tutti i cavalieri, la cui bravura era superata solo dalla sua nobiltà d'animo. Howard Pyle Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutte a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. Alessandro Manzoni Quanto vorrei avere i miei amici accanto per godere insieme del panorama che mi si presenta dinanzi! Avrei potuto essere fin da questa sera a Verona ma mi si prometteva allo sguardo un’opera ammirevole della natura: il meraviglioso lago di Garda. Goethe
Lago di Como O Benaco, che gonfi le tue onde e fremi come il mare. Virgilio È il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza. Gustave Flaubert Ricordi sfumati di giornate estive passate al lago con gli amici, e immagini ancora più radicate nella memoria di quando andavo a pescare, accompagnato da mia mamma. Per me questo non è un sollievo, ma pura sofferenza. Carl William Brown Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore e guardarlo, giacché, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita. Alessandro Baricco Le frontiere sono i limiti della resistenza. Il lago chiede alle sponde di contenerlo. Georges Braque Finché gli uomini crederanno nell’infinito, alcuni laghi saranno creduti senza fondo. Henry David Thoreau Water is the soul of the Earth. L’acqua è l’anima della Terra. Wystan Hugh Auden If there is magic on this planet, it is contained in water. Se c’è qualcosa di magico su questo pianeta, si trova nell’acqua. Loren Eiseley
Faro di Desenzano del Garda Spesso la sorpresa viene suscitata nell'anima perché questa non riesce a conciliare ciò che vede con ciò che ha visto. In Italia c’è un grande lago, che viene chiamato Lago Maggiore: è un piccolo mare, le cui rive sono interamente selvagge. In mezzo al lago, a quindici miglia dalla riva, ci sono due isole di un quarto di lega di circonferenza, dette “Borromee”, che sono, a mio parere, il luogo più incantevole del mondo. L’anima è sorpresa da questo contrasto romanzesco, rievocando con diletto i prodigi dei romanzi, nei quali dopo aver superato rocce e paesi aridi, ci si ritrova in luoghi fatati. Charles-Louis de Montesquieu Il segreto della felicità è possedere una decappottabile e un lago. Charlie Brown Abbiamo bisogno di amare. Anche se questo potrebbe condurci laddove i laghi raccolgono fiumi di pianto. Paulo Coelho Non un pesce può saltare, non un insetto può cadere, sul lago, senza che il fatto non venga così riferito da cerchi e increspamenti, con linee aggraziate, quasi fossero il costante zampillare della sua fonte, il dolce pulsare della sua vita, il sollevarsi del suo petto. I brividi di gioia e i brividi di dolore si assomigliano. Henry David Thoreau Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell'io si riflette in essa. Belur Krishnamachar Sundararaja Iyengar Il lago e le montagne sono diventate il mio paesaggio, il mio mondo reale. Georges Simenon Su un lago, i fenomeni dell'anno avvengono nell'arco di una giornata, seppure su scala ridotta. In genere, alla mattina, l'acqua bassa si riscalda più rapidamente dell'acqua profonda (anche se non è mai molto calda), e però si raffredda anche più rapidamente, dalla sera alla mattina dopo. Il giorno pare proprio un riassunto dell'anno. La notte è l'inverno, la mattina e la sera sono la primavera e l'autunno, e il mezzogiorno è l'estate. Henry David Thoreau L’estate risplende, il sole riscalda, le mucche depongono torte sui prati… L’estate risplende, il sole riscalda. Si fa finalmente il bagno nel lago. Astrid Lindgren Il lago di Garda non saprei assimigliare ad altro che ad un alto mare chiuso e serrato tra altissimi monti, che stendendosi verso Peschiera, trovate le vie aperte, manda fuori un profondo e largo fiume detto Mincio, che è quello che fa il lago intorno la città di Mantova. Andrea Minucci Fa' che il tuo cuore sia come un lago. Con una superficie calma e silenziosa e una profondità colma di gentilezza. Lao Tzu
Maderno Lago di garda Il lago, rispetto al mare, trascorsi gli anni dell'adolescenza, mi ha sempre dato l'impressione di essere un posto per vecchi, dove trascorrere magari una convalescenza o preparasi per l'ultimo viaggio verso il cimitero. Carl William Brown Sirmione, perla delle penisole e delle isole, di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate, con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti; a stento mi persuado d’avere lasciato la Tinia e le contrade di Bitinia, e di poterti guardare in tutta pace. Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni, quando la mente depone il fardello e stanchi di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare e ci stendiamo nel letto desiderato? Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione. Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone, e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo: voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete. Catullo I laghi sono le pozzanghere rimaste dopo il diluvio. Ramón Gómez de la Serna I laghi sono un compromesso tra il fiume e il mare: e io non amo i compromessi. Benito Mussolini Quant'è pacifico il fenomeno del lago! Henry David Thoreau Chiudiamo gli occhi per vedere nuotare in un lago infinite promesse Ci rinveniamo a marcare la terra con questo corpo che ora troppo ci pesa. Giuseppe Ungaretti Dentro di me è un lago, solitario, che basta a sé stesso; ma il mio torrente d'amore lo trascina giù in basso con sé? verso il mare! Friedrich Nietzsche La quiete misteriosa, ambigua, affascinante, dei laghi. Di certe persone taciturne. Di alcuni animali silenziosi. Delle piante. Francesco Burdin Il lago era immerso nel silenzio, come se avesse inghiottito tutti i rumori. La superficie sembrava uno specchio, s’increspava a ogni soffio di vento. Si sentiva soltanto, ora alto, ora basso, il canto degli uccelli. Banana Yoshimoto Le case al lago costano sempre di più, anche perché lì l'ambiente è di certo migliore che non lo schifoso e inquinato caos delle città o il misero paesaggio delle periferie. Carl William Brown
Varenna Lago di Como Vacanze sul lago. Un po' prima che il commendatore lanci la lenza, il cameriere serve l'aperitivo ai pesci. Marcello Marchesi Ora che sono diventato vecchio mi sono reso conto di avere soltanto due certezze. La prima è che i giorni che iniziano con una remata sul lago sono decisamente migliori degli altri. La seconda è che il carattere di un uomo è il suo destino. William Hundert (Kevin Kline) Il mio fantasma riposa, non senza qualche inquietudine, nelle profondità del lago. Scivolato un tempo verso gli ignoti fondali, per dimenticare le memorie delle angoscie passate. Carl William Brown Suso in Italia bella giace un laco, a piè de l’Alpe che serra Lamagna sovra Tiralli, c’ha nome Benaco. Dante Alighieri Forse è così lo spaesamento guardare il lago dalla cima dei monti guardare tutta quell'acqua che sembra ferma in un giorno di pioggia, forte, che nasconde il cielo. Franco Bonvini La mattina, dopo avere zappato o forse dopo avere letto o scritto, di solito mi bagnavo nuovamente nel lago, nuotando attraverso una delle sue insenature, tanto per tenermi in esercizio, e così mi lavavo via la polvere del lavoro o facevo scomparire l'ultima ruga che lo studio mi aveva lasciato, e per il pomeriggio ero completamente libero. Henry David Thoreau Sul lago le vele facevano un bianco e compatto poema / ma pari più non gli era il mio respiro / e non era più un lago ma un attonito / specchio di me una lacuna del cuore. Vittorio Sereni Il matrimonio spesso può essere un lago tempestoso, ma il celibato è quasi sempre uno stagno fangoso. Thomas Love Peacock Che un Dio ci sia, quando si guarda il cielo del lago di Como, è evidente. Robin Williams I saggi, dopo che hanno ascoltato le leggi, diventano sereni, come un profondo, liscio e calmo lago. Buddha Ombre voi dalla luna intrecciate, rompenti in sospiri nel vuoto cristallo del lago montano. Georg Trakl Molte gocce fanno un secchio, molte secchi fanno uno stagno, molti stagni fanno un lago, e molti laghi fanno un oceano. Percy Ross
Salò Lago di Garda Lancillotto del lago, il prode cavaliere senza macchia, il cui cuore batteva con ardente amore e incrollabile fedeltà per la sua dama. Alfred Tennyson Nulla di tanto bello, puro e insieme tanto ampio, come un lago, forse, giace sulla terra. Acqua-firmamento. Non gli occorrono siepi di sorta. Le nazioni vanno e vengono senza insozzarlo. È uno specchio che nessuna pietra può rompere, il cui mercurio mai si consuma, la cui doratura è sempre riparata dalla natura; nessuna tempesta, nessuna polvere può oscurarne la superficie sempre nuova, uno specchio nel quale ogni impurità che si presenti affonda, spazzata e spolverata dalla nebbiosa spazzola del cielo. Henry David Thoreau Lago di miseria e di lurido fango è il mondo. Il lago è una massa d'acqua che ristagna. non defluisce. Le acque corrotte del mondo sono superbia, lussuria, bramosia di denaro, e mai defluiscono, anzi di giorno in giorno s'accresce il loro livello. Antonio di Padova Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell’io si riflette in essa. Bsk Iyengar Piccolo lago in mezzo ai monti - il giorno le calde mucche bevono ai tuoi orli; a notte specchi le stelle - mi sento oggi in un brivido la tua chiarezza. Umberto Saba Quando scriverete la storia di due amanti felici, collocateli sulle rive del Lago di Como. Non conosco contrada più manifestamente benedetta dal cielo; non ne ho mai visto un’altra dove gli incanti di una vita d’amore sembrerebbero più naturali ed iniziatela con queste parole: “Sulle rive del lago di Como". Franz Liszt Avevano scelto il lago di Garda per passare una vecchiaia serena, poi la morte del loro unico figlio, in un incidente proprio vicino al cimitero di Desenzano, aveva trasformato questo desiderio di tranquilla agiatezza vacanziera in un perenne, tragico e angoscioso incubo lacustre. Carl William Brown Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore. Stendhal Se tutti i monti fossero libri, tutti i laghi inchiostro e tutti gli alberi penne, questo non basterebbe ancora per descrivere tutto il dolore del mondo. Jacob Böhome Sul turismo, i laghi e le vacanze, potete anche leggere: Un estate al lago Aforismi e citazioni sul mare Pensieri e riflessioni sulle vacanze Aforismi e citazioni sulle vacanze Citazioni e battute divertenti sulle vacanze Aforismi sul viaggio Riflessioni sul viaggio Italia in breve (E-book) Job tourism in Lombardy Turismo e viaggi Turismo enogastronomico Luoghi più belli del mondo The Lake District Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Saggi e aforismi Read the full article
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Ma voi non avete un po' pianto alle foto di Jack George?
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I baci immortali del cinema: qual è il vostro preferito?
Quali sono i baci immortali nel cinema? Ognuno di noi avrà il suo preferito. L'amore è un elemento importante in un film e una scena di bacio che lo suggella non può mancare. La scena del bacio può avere tante funzioni nella trama del film ed è comprensibile che i registi la curino con la massima cura. Come sono cambiate le scene di bacio in un secolo di storia del cinema? I mille volti dell'amore Chi lavora nel mondo del cinema lo sa: l'amore sbanca sempre al botteghino. Non a caso, il filone romantico è uno dei più solidi e inserire una piccola storia d'amore in un film di altri generi si rivela sempre una scelta azzeccata. Questo perché fa vedere l'amore con i suoi mille volti: l'amore che nasce nel dolore, nell'avventura o nel mistero. Nella prima metà del Novecento l'amore nel cinema era raccontato con un certo pudore e la scena del bacio era considerata una sorte di culmine nella storia, un finale quasi naturale. A partire dagli anni Settanta, invece, l'approccio all'amore e alla sessualità cambiano e il cinema meglio di tutti mostra questo cambiamento. Nelle storie si fa largo la sensualità che se all'inizio viene relegata solo a un certo tipo di film, col tempo finisce per permeare molte trame soprattutto quelle dei thriller. La scena del bacio, quindi, assume un valore diverso nell'economia generale del film e in virtù del suo significato viene situato in un diverso punto del film. Che ruolo ha una scena di bacio? La scena di un bacio all'inizio di una storia, per esempio, può aiutare a introdurre i personaggi prima che inizi la storia. Dare l'idea di chi sono prima che l'evento centrale dell'intreccio narrativo cambi le loro vite mettendoli alla prova. Quanti amori nascono dopo un periodo di fisiologica antipatia? In questo caso lo svolgimento della trama mette i due personaggi in questione in una situazione di tensione emotiva. Sentimenti contrastanti si alternano generando un'attrazione che gli stessi protagonisti non ammettono di provare. In questo caso la scena del bacio svolge un ruolo importante per la trama: sciogliendo la tensione porta i protagonisti a fare scelte che determineranno il prosieguo della storia. Uno degli espedienti più utilizzati dagli sceneggiatori per mantenere alta l'attenzione del pubblico (preferibilmente femminile) è quello di creare una storia d'amore travagliata che si scioglie solo nel finale. L'iniziale simpatia tra i protagonisti viene messa alla prova da continui equivoci che creano un vero tira e molla, una gita sulle montagne russe fino al chiarimento finale. Cosa c'è di meglio allora di un bel monologo con tanto di dichiarazione per arrivare alla fatidica scena? I baci immortali del cinema (secondo noi) Ora vediamo insieme quali scene di bacio ci piacciono di più. Abbiamo spaziato dai classici ai film più moderni: - "Via col vento" (1939): chi non ricorda la scena in cui Rhett Butler (Clark Gable) dice a Scarlett O'Hara (Vivien Leigh): "Francamente, mia cara, me ne infischio" prima di baciarla? - "Casablanca" (1942): l'indimenticabile Rick Blaine (Humphrey Bogart) bacia Ilsa Lund Laszlo (Ingrid Bergman) dopo la celebre battuta: «Suonala ancora Sam!». - "Da qui all'eternità" (1953): chi non ha mai sognato un bacio in riva al mare come quello tra Milton Warden (Burt Lancaster) e Karen Holmes (Deborah Kerr)? - "Colazione da Tiffany" (1961): il bacio sotto la pioggia, come quello tra Holly Golightly (Audrey Hepburn) e Paul Varjak (George Peppard) è un classico intramontabile - "Dirty dancing - Balli proibiti" (1987): il primo bacio tra Jhonny e Baby è sulle note di "Cry to Me" di Solomon Burke - "Ghost" (1990): quanto abbiamo pianto per lo sfortunato amore tra Sam (Patrick Swayze) e Molly (Demi Moore) - "Titanic" (1997): la scena del bacio tra Jack (Leonardo Di Caprio) e Rose (Kate Winslet) è tra le più emulate del cinema - "Spider-Man" (2002): bacio sotto la pioggia pur se rivisitato anche per Peter Parker (Tobey Maguire) e Mary Jane (Kirsten Dunst) - "I segreti di Brokeback Mountain" (2005): come dimenticare i baci appassionati tra Ennis (Heath Ledge) e Jack (Jake Gyllenhall) lontani dai giudizi della società conservatrice del tempo? - "La forma dell'acqua" (2017): una scena del bacio fuori dagli schemi per Elisa (Sally Hawkins) e la Creatura Come terminare la carrellata dei baci nel cinema senza citare il baciatore seriale per eccellenza del cinema James Bond? Interpretato da Roger Moore, Sean Connery, George Lazenby, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig, gli attori si sono sempre rivelati all'altezza del compito. In copertina foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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Milano, al Cinema Palestrina sarà proietto "Una Mamma contro G.W. Bush"
Milano, al Cinema Palestrina sarà proietto "Una Mamma contro G.W. Bush". “UNA MAMMA CONTRO G.W. BUSH” è una commedia basata su un drammatico e controverso caso legale, diretta dal tedesco Andreas Dresen, dal 1° dicembre in tutti i cinema italiani. Oltre a due Orsi d’argento vinti alla Berlinale 2022, il film ha ricevuto una candidatura agli EFA come Migliore Attrice per Meltem Kaptan, due German Films Awards 2022 per i due protagonisti ed è stato presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma 2022 nella sezione “Best of”. Il film verrà proiettato anche in tre appuntamenti speciali: lunedì 5 dicembre al Cinema Palestrina di Milano (ore 20.00) e martedì 6 dicembre al Cinema America di Genova (ore 20.45). A tutte e tre le proiezioni sarà presente in sala per un approfondimento l'avvocato Alessandra Ballerini, specializzata in diritti umani e immigrazione e avvocato delle famiglie Regeni, Paciolla e Rocchelli, accompagnata da altri interlocutori. Nelle presentazioni di Genova e Milano l’Avvocato farà una breve introduzione prima delle proiezioni mentre a Roma farà un commento a fine proiezione. Il film che ha conquistato l’ultima edizione del Festival di Berlino, dove è stato l’unico quest’anno a vincere due premi importanti, “Rabiye Kurnaz vs George W. Bush” (questo il titolo originale) arriva nelle sale italiane con il titolo “Una mamma contro G.W. Bush”, che tiene insieme il carattere storico e allo stesso tempo brillante della trama che ha per protagonista una mamma risoluta e indomita. Considerato uno dei film-rivelazione di questa stagione, “Una mamma contro G.W. Bush” è un dramedy basato su una storia vera, che ha la capacità di far sorridere anche scavando in una realtà dai contorni molto drammatici di risonanza mondiale: un grande lavoro di sceneggiatura, (di Laila Stieler) che infatti ha ottenuto uno dei due Orsi berlinesi. L’altro premio è andato ad una straordinaria protagonista femminile, qui al suo felice debutto sul grande schermo: Meltem Kaptan, in un ruolo di donna forte alla “Erin Brockovich”. È lei il perno di questa avvincente e toccante storia nei panni di Rabiye, una vitale casalinga tedesca che vive con la famiglia in una casetta a schiera di Brema. Quando, dopo gli attentati dell’11 settembre, suo figlio Murat di 19 anni viene accusato – senza alcuna prova - di terrorismo e internato nella famigerata prigione di Guantanamo Bay a Cuba, Rabiye si trasforma in una madre-coraggio, sempre più coinvolta in una strenua battaglia legale internazionale per difendere i diritti umani del suo ragazzo innocente. Con l’aiuto di un avvocato idealista – interpretato dal celebre attore tedesco Alexander Scheer - e grazie alla sua arguta semplicità di madre proletaria, la donna arriva fino a fronteggiare il presidente americano Bush presso la Corte Suprema a Washington. Determinata ad andare fino in fondo per difendere i diritti umani di suo figlio, raccoglie attorno a sé, con la sua carica umana, anche un vasto movimento di opinione. Una storia vissuta, che ha indignato il mondo (nel ventennale dell’apertura di Guantanamo, nel 2002), diviene materia per una coinvolgente commedia d’azione, grazie alla verve esplosiva della Kaptan, per un legal-thriller avvincente e una parabola umana capace di suscitare riso e pianto, sdegno ed empatia. Anche la rockstar Patti Smith ha raccontato la storia emblematica di Murat Kurnaz nella intensa canzone "Without Chains" del 2006, un brano che resta tra le più forti ballate folk sull’ingiustizia e l’abuso di potere. Secondo Amnesty International questo film ricorda “lo scempio dei diritti umani compiuto negli ultimi venti anni a Guantanamo, di cui bisogna continuare a parlare fino a che il famigerato centro di detenzione non verrà chiuso”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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INVISIBLE°SHOW ⎔ BREMBATE DI SOPRA ⎔ VENERDI 2 DICEMBRE ⎔ UNQAAM & FRANCESCA NAIBO
UNQAAM (Ivrea/Corea, coreusi elettropercussiva) 938 anni fa, sulle rive del Po, un innamorato corteggia a suon di versi una pastorella – no, anzi, una regina. Per conquistarla, le regala pure qualche libro di grammatica. Solo che il poeta vede e descrive solo se stesso, e tra una parola dotta e l'altra, adombra l'amata. Questo, dicono, è quel che cantano gli antichi Versus Eporedienses, i “Versi d'Ivrea”, poemetto d'amore del medioevo latino. Nel 2038, sulle rive del Po, una ragazza dai tratti orientali – sì, una regina – si limita a scrivere sulla sabbia: 逃. Poi, svanisce come gazzella in fuga, per scampare alla propria ombra. Titolava così un poeta spagnolo, tale Garcìa Lorca, “perché le rose cercano sulla fronte / un duro paesaggio d'osso / e le mani dell'uomo non hanno altro senso / che imitare le radici sotto terra.”
Unqaam, invece, è un luogo in cui non siamo ancora stati. Ed è la performance in progress, nata dall'improvvisazione musicale e danzata, di un batterista e di una ballerina. Lui, Francesco Serassi, polistrumentista e grafico, oltre ad aver collaborato al progetto di improvvisazione autogenerativa Gemini Excerpt (jam session elettro-acustiche a base di strumenti tradizionali e anticonvenzionali) è stato per oltre un decennio il batterista dei piemontesi Drink to me, trio di electro pop psichedelico che – ispirato da Arthur Russell - ha richiamato accostamenti a band come Animal Collective e Liars, e condiviso il palco con Editors e Orbital. Come graphic designer, è membro del collettivo multimediale Superbudda di Torino e direttore creativo della torinese Add editore, specializzata in narrativa di viaggio, saggi e graphic novel con un'attenzione particolare all'Asia, continente del futuro. Lei, Barbara Menietti, di origini coreane, ha studiato danza a partire dai 4 anni, approfondendo in particolare danza contemporanea e africana, hip hop e house dance, partecipando a workshop e formazioni con ballerini di fama internazionale. Performer e danzatrice per videoclip e spettacoli (come Devotischeletri di Giulia Ceolin, “danza senza trama per solo sentire”), insegna danza hip hop a Torino e provincia. Insieme sono Unqaam, corpo cangiante di batteria acustica, strumenti elettronici e gesto umano, sensibile nelll'utilizzo di campioni e nelle citazioni coreutiche alla musica e della danza tradizionali coreane.
https://www.youtube.com/watch?v=uQzExwl9USw
FRANCESCA NAIBO (Vittorio Veneto/Milano, orchestra di chitarra) Delle volte ti viene il dubbio di essere una chitarra, suonata e sognata da altri. Tu allora ti scordi apposta, e ti sformi, ti strappi, ti spezzi, provi a dar corda da torcere. Solo che quelli niente, ti suonano lo stesso. Così ti torna in mente quella poesia famosa, hai presente: “Incomincia il pianto della chitarra / Si rompono le coppe dell'alba.” È di un altro poeta spagnolo, tale García Lorca, e finisce così: “Piange freccia senza bersaglio / la sera senza domani / il primo uccello morto / sul ramo. / Oh, chitarra, / cuore trafitto / da cinque spade.” Francesca Naibo, comunque, ha studiato a Venezia, Milano, Berna e Basilea diplomandosi in chitarra classica e improvvisazione libera. È un'esploratrice eclettica e profonda delle sei corde, capace di attingere e lasciarsi ispirare dalla musica contemporanea come dal repertorio classico, rinascimentale e barocco, dal fingerpicking al jazz, al seguito di maestri quali Fred Firth, Marc Ribot e George Lewis. Dopo l'esordio da solista con Namatoulee, definito "una cartolina dall'oltre" da A Jazz Noise, si è riaffacciata in quello stesso aldilà con il fantasmatico So much time, intarsio tra suoni e tempi in cui la chitarra rivela, media e intreccia le voci di Francesca bambina e adulta, dissabbiando l'essenziale: è dal dialogo di passato e presente che sgorga il futuro. http://www.francescanaibo.com/ https://francescanaibo.bandcamp.com/
Per conoscere il luogo e confermare la tua presenza scrivi a [email protected]
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. E così te ne vai tu pure, estate. Di giorno in giorno più breve è la luce, più basso il cielo. Un’ala lunga di vento si stende liscia su la faccia del mondo. È il vento umido, molle, delle sere precoci. Cosa più resta al vecchio cuore che già si gonfia di pianto? Restano le tristi dolcezze di autunno
Diego Valeri
-°- [Opera di George Callaghan]
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Direi che Carlos Ruiz Zafon è il mio autore preferito in assoluto. Più di Shakespeare, più di Bulgakov (sebbene abbia scritto il mio libro preferito), più di Zerocalcare, di Elizabeth George e di Camilla Lackberg.
Ricordo quando sono incappata per la prima volta in CRZ. Stavo visitando una mostra intitolata "Il silenzio assordante di Chernobyl", organizzata dall'associazione ai luoghi dell'abbandono. In fondo ad una scala, alzando la testa, c'era una frase: "il mondo non verrà distrutto da una bomba, come dicono i giornali. Ma da una risata, da un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto".
Bam! Folgorata.
Quel Carlos Ruiz Zafon mi aveva colpita.
Qualche mese dopo mi sono presa una brutta bronchite, che ci stava mettendo molto a guarire. Non potevo uscire a divertirmi e volevo leggere qualcosa... Ho visto "Il prigioniero del cielo" e mi sono ricordata di quella frase che tanto mi aveva colpito. L'ho letto in due giorni, anche grazie ad una cura di cortisone che mi ha fatto passare la tosse ma mi ha fatto passare il sonno: per fare passare la prima notte insonne ho letto, e non mi sono più fermata.
Ho letto tutto d'un fiato gli altri volumi della serie del cimitero dei libri dimenticati, e in seguito anche Marina, e per circa un anno ho continuato a rileggerli in loop. Adoravo il suo modo di scrivere, la sua capacità di farti sentire parte di quella Barcellona così poco rassicurante ma al tempo stesso così affascinante: era come essere lì, con n Fermin, Daniel, Isabella, David, Alicia... Ho amato quei personaggi come se li avessi conosciuti davvero, sembravano godere di vita propria, come se da un momento all'altro dovessero uscire dai libri.
La morte di Zafon fu una doccia fredda, e ammetto di aver pianto dopo aver letto la notizia: il pensiero che non avrebbe più scritto nulla mi faceva stare davvero male
Per questo quando seppi che sarebbe uscita "La città di vapore" non stavo più nella pelle. Avevo segnato sul calendario la data di uscita, e l' ho acquistato il giorno stesso e finito entro sera. Che meraviglia ritrovare quei luoghi e alcuni dei personaggi che tanto avevo amato, e che bello rendersi conto che solo chi conosceva il suo universo letterario poteva capire quei racconti e trovarci un senso... Ciliegina sulla torta: la protagonista di uno di quei racconti ha il mio nome. È come se Zafon mi avesse fatto un piccolo regalo♥️
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79, 81 e 85 💓
79. La canzone che esprime la tua situazione.
Ain’t no mountain high enough di Marvin Gaye
81. Il film che ti ha fatto piangere di più.
Decisamente Schindler’s list, ho un ricordo nitidissimo di quando l’ho visto per la prima volta a scuola quando avevo 12 anni e uno ancora più nitido del mal di testa che mi è venuto dopo per quanto ho pianto
85. Libro preferito?
Domanda difficilissima, cerco di rispondere ma per un topo da biblioteca come me è tosta. Allora ne dico tre perché uno proprio non ce la faccio (non in ordine di preferenza): Emma di Jane Austen, 1984 di George Orwell e Il rumore dei tuoi passi di Valentina D’Urbano
Grazie tesoro���💕
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“ Piccolo, di gambe corte, abbastanza muscoloso, sanguigno e ancora magro a trent'anni, ha un corpo resistente e sempre pronto, una sensibilità, e una resistenza di nervi meravigliose, reazioni d'una prontezza fulminea, illimitata capacità di lavoro; il sonno gli viene a comando. Ma ecco il rovescio: il freddo umido gli provoca, oppressione, tosse, disuria; la contrarietà gli suscita collere spaventose; lo strapazzo, nonostante bagni caldi e prolungati, e nonostante l'estrema sobrietà e l'uso moderato ma costante del caffè e del tabacco, gli produce talvolta brevi languori che arrivano fino al pianto. Il cervello è uno dei più perfetti che siano mai esistiti: l'attenzione, sempre sveglia, afferra a volo infaticabilmente i fatti e le idee; la memoria li registra e li classifica; l'immaginazione li rielabora liberamente e, con una tensione permanente e segreta, inventa, senza stancarsi, i temi politici e strategici che si manifestano in improvvisi lampi, paragonabili a quelli del matematico e del poeta — di preferenza la notte, in un improvviso risveglio, ciò che lui stesso chiama « la scintilla morale », « la prontezza di spirito di dopo la mezzanotte ». Attraverso gli occhi folgoranti codesto ardore spirituale illumina il viso — un viso ancora « sulfureo » quando il « Còrso dai capelli lisci » sale al potere. È questo ardore a renderlo insocievole, e non già, come volle far credere Taine, una non si sa quale brutalità di condottiero un po' tarato, selvaggiamente scatenato per il mondo. Egli si rendeva giustizia « Sono anche abbastanza bonaccione », ed è vero : si mostrò generoso e perfino amabile con coloro che gli stavano vicini. Ma fra gli uomini ordinari, che sbrigano al più pesto il loro còmpito per abbandonarsi al riposo e allo svago, e Napoleone Bonaparte, che era tutto tensione e concentrazione, non esisteva metro comune né alcun vero rapporto. Una costituzione fisica e cerebrale, la sua, donde scaturisce quell'irresistibile impulso all'azione e alla potenza che si chiama ambizione. Egli vide chiaro in se stesso : « Si dice che io sia ambizioso, ma è un errore : non lo sono o, almeno, la mia ambizione è così intimamente unita al mio essere, da non potersene distinguere ». Come si poteva dir meglio? Anzitutto Napoleone è un temperamento. “
Georges Lefebvre, Napoleone, (traduzione di Giuseppe Sozzi e Luigi Faralli) Laterza (collana Biblioteca Universale n.105), 1991; pp. 69-70.
[Edizione originale: Napoléon, éd. Félix Alcan, coll. Peuples et civilisations, (1935, rééd. 1955)]
#Georges Lefebvre#Napoleone Bonaparte#biografie#saggi#scuola delle Annales#saggio storico#personalità del passato#storiografia del XX secolo#Storia della Francia#Storia d'Europa#rivoluzione francese#libri#leggere#letture#caffè#tabacco#prontezza di spirito#Corsica#ardore#ambizione#militari#guerra
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MARIE JEANNE GRASSE - JASMIN PATCHOULI - Collezione Matières Premières - Eau de Parfum -
Free, where the heart leads us, chasing aromas and stars, where thoughts are weightless and emotions restlessly dominate.
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Nei luoghi del cuore. Torneremo a correre tra le rose e i gelsomini di Grasse. Ad accarezzare, odorare, strofinare tra le dita quei petali che raccontano vita e passione. Torneremo a respirare, fuori e lontano, lì dove il bello della natura, come per incanto, si trasforma in profumo. Certi profumi hanno nel cuore una melodia nostalgica, sono frammenti di luce, gocce stemperate nei colori dei ricordi. Certi aromi hanno il tuo nome, assomigliano all’umore che sfoggi nei giorni migliori, sospesi nel niente e pieni di tutto. Certe emozioni si lasciano toccare e descrivere, altre si adombrano, sfuggono, restano appese a lunghi enigmatici silenzi. Le emozioni non si replicano, non si plagiano, non si vendono, ti abitano, ti scuotono e illudono, ti gonfiano di pianto, ti annientano di stupore e gioia. Sono solo autenticamente tue. C’è un saper fare devoto e gentile nelle fragranze Marie Jeanne Grasse. C’è tradizione e rispetto, ciò che le buone famiglie tramandano e c’è un coraggio e una speranza d’altri tempi a definire nuovi percorsi professionali. Per Georges Maubert, quinta generazione della famiglia Robertet (azienda leader mondiale, attiva dal 1850, nella produzione di materie prime naturali per la profumeria) e fondatore del marchio, il destino ha un profumo irresistibile. Cresciuto a fiori ed essenze, conosce i segreti delle tecniche estrattive e padroneggia ogni passaggio nel processo creativo/produttivo della fragranza. Per le creazioni Marie Jeanne (nome-tributo alla nonna) seleziona le materie prime più esclusive da coltivazioni sostenibili e concerta composizioni di carattere focalizzate sull’essenzialità. Per la collezione Matières Premières, composta da tre fragranze nel caratteristico flacone verde custodito nel pack eco in legno, vengono privilegiate essenze uniche e olfattivamente impattanti. Splendida la declinazione aromatica di Jasmin Patchouli con l’accoppiata gelsomino di Grasse e gelsomino egiziano anticipata da un tenero accordo vegetale verde con foglie di fico e sostenuta nel sillage, caldo e prolungato, da semi di ambretta e patchouli. Poesia in chiaroscuro. Nel formato Eau de Parfum 100 ml. In profumerie selezionate.
instagram.com/igbeautycove ©thebeautycove
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Opera arias to wash your hands to
With the Coronavirus going around (and even without it, people) washing your hands is very important. Here are some arias to help you measure the 20-30 seconds you should spend handwashing.
Richard Wagner: Lohengrin
Nun hört, wie ich verbot’ner Frage lohne: Vom Gral ward ich zu euch daher gesandt: Mein Vater Parzival trägt seine Krone, Sein Ritter ich - bin Lohengrin genannt
Richard Wagner: Tannhäuser
Dir, Göttin der Liebe, soll mein Lied ertönen! Gesungen laut sei jetzt dein Preis von mir! Dein süßer Reiz ist Quelle alles Schönen, und jedes holde Wunder stammt von dir.
Giacomo Puccini - Turandot
Dilegua, o notte! Tramontate, stelle! Tramontate, stelle! All’alba vincèro! Vincèro! Vincèro!
Giacomo Puccini - Tosca
Vissi d’arte, vissi d’amore, Non feci mai male ad anima viva! Con man furtiva quante miserie conobbi aiutai. (Honestly you could stop after anima viva but who cares)
Guiseppe Verdi - Nabucco
Va, pensiero sull’ali dorate; va, ti posa sui clivi, sui colli, Ove olezzano libere e molli l’aure dolci del suola natal! (Again, it’s a little longer then you need it. Keep singing while you dry your hands idk)
Guiseppe Verdi - La Traviata
Sempre libera degg’io folleggiare di gioia in gioia vo’ che scorra il viver mio pei sentieri del piacer
Guiseppe Verdi - Rigoletto
La donna è mobile Qual piuma al vento, Muta d’accento E di pensiero Sempre un amabile, Leggiadro viso, In pianto o in riso È menzognero
Georges Bizet - Carmen
L’amour est un oiseau rebelle que nul ne peut apprivoiser, et c’est bien en vain qu’on l’appelle s’il lui convient de refuser. Rien n’y fait, menace ou prière, l’un parle bien, l’autre se tait
Wolfgang Amadé Mozart - Die Zauberflöte
Der Vogelfänger bin ich ja, stets lustig, heisa Hopsasa! Ich Vogelfänger bin bekannt Bei alt und jung im ganzen Land. Weiß mit dem Locken umzugehn und mich auf’s Pfeiffen zu versteh’n
Not an opera but an operetta and still a banger:
Johann Strauß II - Die Fledermaus
Ja, sehr komisch, hahaha Ist die Sache, hahaha Drum verzeihn Sie, hahaha Wenn ich lache hahaha... Ja, sehr komisch, hahaha Ist die Sache, hahaha!
Have fun singing and washing your hands! And stay healthy!
#opera shitpost#my personal go-to is tannhäuser#opera arias#giacomo puccini#lohengrin#richard wagner#nessun dorma#tannhäuser#guiseppe verdi#corona#coronavirus#handwashing#turandot#tosca#la traviata#nabucco#bizet#carmen#johann strauss#die fledermaus
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Chapter 3
Auf Wiedersehen, Sweetheart by George deValier
Lovino stormed into the kitchen, slammed the bag of flour down on the bench, and spun around to stare fiercely at Feliciano. Feliciano squeaked, took a step back and clutched the tomatoes to his chest. Lovino could look so scary when he wanted to.
"What is that irritating tune you've been humming all afternoon?" asked Lovino irritably.
Feliciano scratched his head. "Huh? Oh." He'd barely even realised he had been softly singing 'Auf Wiedersehen, Sweetheart' since they left the tavern. He shrugged. "It's not irritating, it's pretty." He immediately started humming it again as he placed the tomatoes in the large but pitifully empty fruit bowl.
"It's stupid. Stop it. Stop it now."
"But Lovino…" Feliciano whined.
"You need to take things a little more seriously, Feliciano," said Lovino, his tone both condescending and frustrated. "You can't just spend important meetings like that sitting and singing along to the radio. This isn't a game. You need to be serious, like me and Grandpa." Lovino immediately jumped when Grandpa Roma walked into the room behind him and clapped him on the shoulder.
"What's all this I hear about being serious?" asked Roma, grinning cheerfully as he placed the small bag of oranges on the bench. "Don't listen to your brother, Feliciano, he's far too serious for his own good. And you have a beautiful voice just like your Grandpa!" Lovino opened his mouth indignantly but Roma just raised a hand and said, "Try this one…" before bursting into a loud, roaring rendition of Verdi's 'La Donna è Mobile', his favourite canzone. Feliciano laughed loudly, clapped in delight and joined in while Lovino placed his hands over his ears and grimaced as though in pain.
"La donna è mobile, Qual piuma al vento, Muta d'accento — e di pensiero."
"Grandpa, don't be ridiculous!" Lovino backed away from them, looking indignant. "I meant it!"
Feliciano giggled and he and Roma just sang louder while slowly advancing on Lovino.
"Sempre un amabile, Leggiadro viso, In pianto o in riso, — è menzognero."
"STOP!" cried Lovino. As he continued to sing, Roma took a cooking pot from the bench and placed it on Lovino's head. He closed in on one side of Lovino as Feliciano closed in on the other, and they both sang as loudly as they could while Lovino seemed to be fuming with anger and trying not to laugh at the same time. "Go away! Stop it! Leave me alone! You're both crazy and I'm leaving this family!"
Feliciano and Roma, still singing, chased Lovino as he ran out of the kitchen into the front living room, where he immediately stopped short and fell silent. Feliciano looked over to find Antonio, their Spanish accomplice and informant, standing in the front doorway and smiling at Lovino in an amused way. Lovino turned bright red, tore the pot from his head, and scowled at the Spaniard. "What are you looking at, bastard?"
"Antonio!" cried Roma in delight, crossing the room and pulling the dark haired man into a warm embrace. "Ah, thank the good Lord! I was hoping to see you soon!"
"Greetings, Roma! It's good to see you!" Antonio looked slightly tired and a little unwashed, but his smile was as wide and genuine as ever. Feliciano liked Antonio. He was cheerful and friendly and always brought him something whenever he visited, which was more and more often these days.
"Antonio! Did you bring me a present? Huh, huh, did you?" asked Feliciano eagerly, rushing over to Antonio and jumping around him excitedly. Antonio laughed and ruffled Feliciano's hair. Lovino just folded his arms and scowled from the kitchen doorway.
"Of course I did, Feli! This time I have…" Antonio paused dramatically before reaching into the large bag slung over his shoulder. Feliciano waited impatiently before Antonio finally pulled out a soccer ball. Feliciano gasped and grabbed the ball from Antonio's hands.
"Yes! Perfect! I lost my last one, actually Lovino lost it, and it's been impossible to find a new one and I've actually been wanting one of these lately because…" Feliciano felt a sharp pain in his skull as Roma slapped him over the back of the head. "I mean, uh, thank you, Antonio!"
"You're welcome, Feliciano. And I have something special for Lovino!" Lovino stayed where he was, glaring from across the room.
"Lovino, my dear boy!" said Roma. "Stop being a rude little bastard and get over here."
Lovino reluctantly made his way across the room, his arms still folded and his face twisted in a sour expression. Antonio reached back into his bag, pulled out a small red object then tossed it in the air, caught it, and held it out to Lovino with a flourish. Lovino just glared at it.
"A fucking tomato?"
Roma cuffed him over the back of the head. "Watch your manners, young man."
Lovino rubbed his head and glared at Roma. "Why would I want a stupid tomato, Feliciano bought a bag of them today."
"Don't be impolite, and take the tomato."
"I don't want the tomato!"
"Take the fucking tomato, Lovino!"
Lovino snarled, snatched the red fruit from Antonio's hand, then immediately wrinkled his brow in confusion. His eyes flashed quizzically at Antonio, who simply winked.
"Antonio, a thousand apologies," said Roma, spreading his hands. "I love my grandsons to death but they can be such rude little shits."
Antonio laughed and clapped Roma on the back. "Please, Roma, there is nothing to apologise for. It is I who should be apologising for the delay in my arrival. The travel routes have become so difficult in the last few months."
Roma waved a hand dismissively. "Of course, of course, I understand this. I expect you have information for me?" Antonio nodded and pulled a pile of documents from his bag. Roma led him to the large central table where Antonio sat and spread the documents. They immediately began rifling through them and talking urgently. Once again Feliciano found himself bored and he fell into a couch beside the staircase, tossing the soccer ball from hand to hand. A few moments later, Lovino sat heavily beside him. Feliciano leant over to take the tomato from his hands, but Lovino was too quick and snatched it out of Feliciano's way.
"Lovino!" whined Feliciano. "Let me see, what is it? It's not actually a tomato, is it?"
"No," murmured Lovino, staring at the red fruit in his hand. "It's hard, like it's made of glass or something." He shook it and it rattled slightly. "I think you can open it, but I can't work out how."
"Oooh," said Feliciano, fascinated. "Why did Antonio give you something terrific like that?"
"Terrific? I don't even know what it is!" Lovino held the tomato shaped object to his ear and shook it again. He scowled angrily. "Stupid Spaniard. This is going to drive me crazy."
Feliciano shrugged and again focused on the soccer ball, occasionally looking over to where Roma sat with Antonio, speaking intensely. He wondered what actions this information would lead to this time, and how it would involve everyone around him. A few phrases caught his half-hearted attention, such as "planning a landing" and "German planes stationed nearby" and "need to gather more information on this," but most of it went over his head. Feliciano just prayed that whatever came of it would not hurt Grandpa, or Lovino, or Antonio. Or Ludwig. He closed his eyes briefly and when he opened them, he noticed Antonio looking over and winking at Lovino. Lovino rolled his eyes, maintained his scowl, and looked away, even as the tiniest curve played at the corner of his lips. Feliciano tilted his head and narrowed his eyes as he watched. What was that about then?
Only a few minutes later, it seemed the business was already done. It had been fairly short this time, and Feliciano hoped that was a good sign. Roma and Antonio traded documents and when they stood Feliciano and Lovino went over to join them. Antonio gathered up his bag and thrust the papers into it messily. "I will be in town for a few weeks, Roma, so I will keep you informed."
"Yes, yes. Please come around whenever you are free. Our home is your home, my friend."
"Of course I will!" Antonio smiled before pulling Feliciano into a hug. "Stay safe, Feli."
"Visit soon, Antonio!"
Antonio nodded and when he turned, Lovino took a step back. Antonio just laughed, leant forward, and whispered something into Lovino's ear which made Lovino's eyes go wide and his face turn bright red. When Antonio pulled back he was looking at Lovino with a mixture of amusement, delight, and something Feliciano could not quite put his finger on. Roma quickly gripped Antonio's arm and steered him insistently toward the front door before kissing his cheeks a little forcefully in farewell. "Until next time! Oh, and Antonio, tell me. Can you sing?"
"Sing? Why?" asked Antonio, his cheerful smile back in place.
"Because if you look at my grandson like that again, I will castrate you."
Lovino's eyes widened further and his mouth fell open. "Grandpa!" he cried, sounding mortified.
Antonio's face went blank before Roma began laughing raucously. Antonio sighed in relief and joined in.
"No, no," laughed Roma as he clapped Antonio on the shoulder, "But Antonio, really…" Roma cut off laughing and glared. "I'm deadly serious."
Antonio's smile faltered and he backed up insistently. "We'll… uh. We'll speak soon, Roma."
"We will!" Roma gave Antonio a cheerful smile and a happy wave. But when Antonio's eyes flicked over to Lovino, Roma made a distinct slicing motion below the waist. The Spaniard hurried out and Roma clapped his hands, spun around and grinned at his grandsons. Lovino still stared wide eyed and open mouthed. "So," said Roma merrily. "Who wants pasta for dinner?"
"Ooh, ooh!" cried Feliciano, running back to the kitchen.
"I'm leaving this family," muttered Lovino again as he dragged himself behind.
.
Feliciano walked slowly through the field to the oak tree, unsure whether Ludwig would be waiting there. He had said he would, and Feliciano hoped desperately that he would, but Feliciano knew that he could not be sure. He felt strangely like he knew Ludwig completely, like he'd known him forever, but he had to remind himself that they had only spoken twice and it was quite possible that Ludwig barely had a thought to spare for him. After all, the last two times he had met Ludwig had been purely by chance. Could Feliciano be sure that Ludwig would turn up when actually asked? He clutched his basket tightly in his hands, hoping he would not simply be walking past the oak tree and heading towards the market alone as he did every day. But even as he tried to prepare himself for the worst, he drew closer to the tree and realised with a rush of joy that he could see someone standing underneath it. Feliciano's heart jumped in his chest and he ran the rest of the way.
"Buon pomeriggio, Ludwig!" he cried, breathless, his voice wild and joyful.
Ludwig nodded, his hands held behind his back, standing straight and alert in his immaculate grey uniform. He didn't smile, but his eyes were bright. "Guten Tag, Feliciano."
"Guten Tag," repeated Feliciano. "Good day?"
Ludwig nodded again. "Sehr gut."
Feliciano wrinkled his brow. "I don't know that one."
Ludwig's mouth twitched upwards slightly. "It means, 'very good'."
Feliciano's stomach filled with warmth. "Grazie!"
"You're welcome."
"No, no," said Feliciano, shaking his head, "You say 'prego.'" Ludwig just nodded. "Say it, Ludwig!"
"Oh, uh…"
"Say it!"
"Prego!" Ludwig shouted as though he was answering an order, then looked immediately taken aback.
"Sehr gut! Isn't this fun?" Feliciano reached into his basket and pulled out the soccer ball that Antonio had given him. "My friend gave me a soccer ball. Do you want to play?" He dropped the basket to the ground and advanced towards Ludwig slowly. Once again Ludwig looked a little thrown.
"I'm sorry? You wish to play soccer? I thought you wanted a language lesson."
Feliciano smiled and shrugged a little. "Giochiamo a calcio." Ludwig seemed a little awkward around him. But soccer… well, Ludwig played soccer. He liked soccer. Maybe he would feel more comfortable if he was kicking a ball. Feliciano thought it one of his more brilliant ideas and kept smiling as he tossed the ball from hand to hand. "Show me how good you are."
Ludwig raised an eyebrow skeptically. "I do not think you could keep up with me."
Feliciano smirked slightly. "We'll see." He quickly dropped the ball to his foot and kicked it with all his strength. Ludwig only just managed to catch it as it flew against his chest, then stumbled backwards a step before steadying himself and coughing. He looked up at Feliciano, his expression surprised and impressed. Feliciano waited apprehensively. Ludwig opened his mouth as though to respond, stopped, then looked down at the ball. Feliciano could almost see him thinking. After a few moments Ludwig dropped the ball. He carefully removed his jacket, folded it, and placed it on the ground.
"Very well then. Lass uns Fußball spielen." Ludwig kicked the ball back.
.
So far, Feliciano was not very impressed. He dropped the ball to his knee, then to his ankle, and finally flipped it into the air before kicking it steadily at Ludwig, who was attempting to defend the oak tree which served as their goal. It sailed above his head and slammed into the tree. Feliciano threw his arms in the air and shouted, "Another goal to the Italian! That's six goals to me, Ludwig, I'm winning. Did you really nearly play soccer for Germany?"
Ludwig scowled and kicked the ball forcefully back to him. "I did. But not as a goal keeper."
"Why did you stop playing?" asked Feliciano as he ran forward and caught the ball. "What happened?"
Ludwig paused and ran a hand through the hair that kept falling in his eyes. Feliciano's heart beat a little faster at the gesture. It was somehow endearing. "War happened. And I joined the Luftwaffe."
"Luftwaffe is 'Air Force'," said Feliciano proudly. He was quite certain he would be speaking fluent German in no time. Ludwig nodded and almost smiled.
"Sehr gut."
"What do you like best? Soccer or flying?" Feliciano slowly began to back away, tossing the ball in the air and catching it as he went. Ludwig paused again. He always seemed to think about his answers before he gave them, Feliciano noticed. It was a smart strategy.
"They are very different."
"But you chose flying over soccer," said Feliciano inquiringly. Ludwig shifted his weight uncomfortably.
"I chose my country over soccer."
"Ludwig, wouldn't it be wonderful if instead of all this fighting we could just play soccer? Imagine, Germany and Italy and England could all have a soccer team instead of an army, and we could just play games to find out who wins, and then you wouldn't have to go off and shoot people. Ludwig, why can't we do that?" Ludwig looked startled and amused and almost sad all at once. Feliciano lined up the ball once again. "Although if you were in Germany's team I don't think they would win." He kicked the ball.
"Oh, is that right," said Ludwig. To Feliciano's surprise, this time Ludwig managed to catch the ball. He then immediately marched up to Feliciano and glared down at him. Feliciano's eyes widened and he took an unconscious step backwards. "Go stand in front of the tree." Feliciano was sure Ludwig didn't mean to be scary, but it was certainly easy to see how he had become an officer. Refusing him just didn't seem to be an option.
"All righ… ah… yes, sir." Feliciano raced over to the tree and turned back to see Ludwig throw the ball in the air and catch it on his finger, spin it, then run it across his shoulders before catching it in his other hand. Feliciano stared astounded.
"You think yourself a better goal keeper?"
"I'm sorry?" Feliciano tilted his head to the side as he continued staring, stunned. Now Ludwig was spinning the ball on his knee. How was he doing that?
"Let us see if you can stop a goal from me, Italian!" Ludwig juggled the ball between his knees, flipped it into the air, then kicked it so hard that it went flying past Feliciano's ear and smashed into the tree. Feliciano was fairly sure his heart actually stopped in his chest. Ludwig smirked. "What was that phrase you used earlier? Oh yes… another goal to the German!"
Feliciano still hadn't managed to move. "Please don't kill me."
"Come on, Feliciano," said Ludwig as he retrieved the ball and kicked it back to his starting position. "You were so confident earlier!"
"That was before you nearly took off my head!" As Ludwig lined up another kick at the tree, Feliciano threw his hands up over his head. "Dio mi salvi!" he cried as once again Ludwig sent the ball flying into the tree.
Five more goals smashed against the oak tree and Feliciano was fairly sure of three things. One - he was the worst goal keeper in Italy. Two - pretty soon there was going to be a hole right through his favourite tree. Three – when Ludwig smiled, he was the most beautiful person in the entire world. "I believe one more and I win, correct?" asked Ludwig, lining up for the seventh goal. Feliciano decided he'd had enough.
"All right, that is it." He raced forward and kicked the ball out from under Ludwig's foot.
Ludwig just blinked and looked at him in surprise. "Hey, that's against the rules!"
Feliciano grinned defiantly. "Sometimes it is fun to break the rules, Ludwig. And besides, you can't win if you can't get the ball!" Feliciano laughed gleefully and took off with the ball, kicking and weaving it away from the tree and into the field. He looked back, half expecting Ludwig to be walking away, but surprised and thrilled to find him actually chasing after him. Heart pumping, head spinning, Feliciano guided the ball into the tall grass and laughed breathlessly when Ludwig overtook him and maneuvered the ball out from under his feet. Ludwig smiled widely, a genuine smile, one of the first Feliciano had seen on Ludwig's lips, and it took Feliciano's breath away. The momentary lapse was enough for Ludwig to drive the ball away and call back to him.
"You'll have to do better than that, Feliciano."
Feliciano grinned and chased after him. Running and laughing, the sun soaked ankle high grass brushing his legs, eventually he caught up with Ludwig and in one wild, unexpected, glorious moment their legs tangled and they both fell to the ground in a breathless, laughing heap. The ball flew forgotten into the grass. Ludwig's laugh was deep, but somehow different from his speaking voice. Feliciano's stomach flipped at the wonderful sound. It was almost like some unrestrained part of Ludwig breaking free. Almost winded, but still laughing, Feliciano rolled over to face Ludwig, only inches away. He certainly looked different now, his hair falling unkempt in his eyes and his shirt slightly rumpled as he lay in the grass. Ludwig's eyes met his and Feliciano gazed back. For a long moment it felt as though time stopped as they lay like that, their laughter softly dying away, until Feliciano could hear nothing but the sound of their breathing. An unfamiliar ache spread through his chest and it took him a moment to realise what this strange craving was - he wanted to reach out and touch Ludwig. He wanted it so much it hurt; he'd never felt anything like it. Just as Feliciano unthinkingly lifted his trembling hand, Ludwig suddenly looked away and gave a soft gasp. "O, verdammt."
"Hmm?" asked Feliciano, taking the moment to drop his hand and try to bring his breathing back under control. Just what was he thinking?
"Oh, it is nothing, just…" An expression of embarrassment crossed Ludwig's face as he drew himself up into a sitting position. "I brought something for you, and…"
"Really?" Feliciano interrupted, his stomach fluttering as he sat up quickly. "What is it? What did you bring me? Is it a present? Will I like it?"
"It is not much, please, do not get excited." Feliciano nearly giggled. Was Ludwig actually blushing? He reached into his pocket, pulled out a rather battered looking wrapped bar and held it out to Feliciano. "And I think I squashed it. But, er, here. I hope you like chocolate."
Feliciano couldn't believe it. He had to stop himself from squealing as he took the bar. "Cioccolato! Oh! I haven't had chocolate since before the war! Where did you get this?"
Ludwig looked down at his hands, his cheeks still red. As big and tall as he was, he still managed to look almost like a little boy. "We had a little sent to us with our ration supplies this week. I don't really like it that much, so I thought..."
"Thank you, Ludwig! Danke, Grazie!" Feliciano immediately tore into the wrapper and took a bite, his eyes closing at the delicious melting taste of the chocolate. One of his favourite foods, it had been simply impossible to get for years now. He tried to savour it slowly. Feliciano had almost forgotten what chocolate tasted like; to taste it again was incredible. "Mmm. Ah, this is amazing. German chocolate is very good, it might even be better than Italian. Do you want some?" Feliciano opened his eyes to see Ludwig staring at him, his face red and his eyes wide. Ludwig coughed and looked away.
"No, thank you."
Feliciano shrugged. "All right. Although, do you mind if I save just a little bit for Lovino, because he really likes chocolate as well, and I think it would make him happy and he is so cranky lately, I think he needs something to make him happy… I think Antonio makes him happy but I don't think he wants to admit it, isn't that strange?" Feliciano took another bite of the chocolate bar as Ludwig took a moment to respond.
"Who is Antonio?"
"He is our friend. He is Spanish. He gave me the soccer ball. And he gave Lovino a glass tomato and then he looked at Lovino all funny and Grandpa Roma threatened to castrate him."
Ludwig's eyes widened at that. "Threatened… to…"
"Castrate him. I'm not quite sure what that means but I think it has something to do with singing soprano. Ludwig, how do you say 'chocolate' in German?"
Ludwig blinked his slightly panicked expression away. "Schokolade."
"Schokolade," Feliciano repeated. "Isn't that funny, it sounds the same… chocolate, cioccolato, schokolade. I never would have guessed you had chocolate in your pocket. I wish I had something to give you, but I don't have anything interesting in my pocket." Feliciano really did wish he had something to offer Ludwig in return. Just to be sure, he dug around in his pocket. He came out with a piece of string and a slightly battered red daisy he had picked earlier. "Here you are Ludwig, you can have this." Feliciano held out the flower and Ludwig took it hesitantly. "In Italian flower is fiore."
"Um," said Ludwig, just staring perplexedly at the flower. "Grazie." Ludwig knitted his eyebrows together, brushed his hair impatiently from his forehead, then looked up at Feliciano with a confused expression. "Why...uh..." He did not seem to know what he wanted to ask. "Why do you want to learn German?"
Actually, Feliciano wasn't sure. He'd never even thought of it before meeting Ludwig. "Because… uh…" Because it was an excuse to see you again… He tried to think of something quickly. "Because… I…" He could not think fast enough. "…wanted to see you again," he finished quietly. Feliciano never was very good at lying.
"May I ask why?" Ludwig's eyes remained fixed firmly on the flower as he twirled it through his fingers.
"I like you." Feliciano also never thought before he spoke.
"But…" Ludwig broke off and paused for a moment, obviously thinking about his next words like he always seemed to do. He shook his head, but a tiny smile played on his lips. "I like you too, Feliciano."
Feliciano broke into a broad smile. He could not remember when he had last felt so dizzyingly happy. Those five words were the best he had ever heard. But then Ludwig sighed and looked up, catching Feliciano's gaze with those too-blue eyes.
"This is probably not a good idea, though."
Feliciano began to ask why, but stopped. He knew why. "No. Probably not. But I don't care."
Ludwig raised his eyebrows but did not look away. "You are unlike any person I have ever met."
"I hear that a lot. Is it… is that a bad thing?"
Ludwig paused then shook his head slowly. "No. Not bad at all." Silence fell between them and Feliciano looked at the ground, still smiling to himself. Ludwig cleared his throat and sat up straighter, adjusting his collar and pulling his shirt down. "I apologise."
"For what?" asked Feliciano in confusion.
"I do not… I mean…" Ludwig breathed deeply and focused on fixing his collar. "I am not used to speaking so openly. And I have not spoken with someone like this before. And please take no offence but I should not have spent the afternoon playing soccer with you, as this is not an acceptable use of…"
"Ludwig, would you like me to sing you a song?"
It took a few seconds for Ludwig to stop speaking, then he fell silent, one of his hands on his collar, the other still clutching the tattered red flower. He looked up slowly into Feliciano's eyes. "You say the strangest things."
Feliciano shrugged. "I hear that a lot too. But you looked like you were getting upset, and when Lovino gets upset, I always sing him a song. Sometimes he gets angry and yells at me but sometimes it makes him feel better even though he never says so. So shall I sing you a song?"
"Yes," said Ludwig, looking immediately surprised at his answer. "I mean, sure. Why not." Ludwig twirled the stem of the flower through his fingers. Feliciano smiled as he watched Ludwig's hands. So large and strong, but they handled the flower so gently. He paused a moment, breathed deeply, and began.
"Tutte le genti che passeranno, (And the people who shall pass) O bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao. Tutte le genti che passeranno, Mi diranno «Che bel fior!»" (Will tell me – "What a beautiful flower.")
Feliciano fell silent, wondering if singing a revolutionary song to a German was a very good idea. But if Ludwig recognised the song, or the words, he did not show it. He simply gazed intently at Feliciano, his expression unreadable. Feliciano continued.
"E se io muoio da partigiano, (And if I die as a partisan) O bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao. E se io muoio da partigiano, Tu mi devi seppellir." (Then you must bury me.)
Feliciano faltered again, and wondered if he should stop. But Ludwig looked transfixed and said quietly, "Keep going." Feliciano did.
"E seppellire lassù in montagna, (Bury me up in the mountain) O bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao. E seppellire lassù in montagna, Sotto l'ombra di un bel fior." (Under the shade of a beautiful flower.)
Feliciano sang the song much slower than he usually heard it; a gentler, quieter version of the familiar tune. The words seemed so different now, when he sang them slowly, softly, instead of shouting them wildly while dancing in a crowded room. Ludwig listened silently as Feliciano sung the last verse so quietly it almost drifted on the breeze.
"È questo il fiore del partigiano, (This is the flower of the partisan) O bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao. È questo il fiore del partigiano, Morto per la libertà." (Who died for freedom.)
The last of the words died away. Feliciano did not dare to look up at Ludwig. This felt so different to when he sang with Lovino or Grandpa Roma or everyone in the Resistenza. This felt like he was showing a part of his soul to Ludwig. It felt wonderful; it felt terrifying. Only after a very long silence did Ludwig respond softly. "What is that?"
Feliciano swallowed heavily. "It's just a little Italian song."
"What is it about?"
Feliciano bit his lip wondering how to describe it. Oppression… death… freedom… Then he looked back at Ludwig's big hands and what they held. "It's… it's about a flower." Feliciano forced himself to look up at Ludwig and felt immediately transfixed by his gaze. Ludwig stared at him as though he had never seen him before, and as though he had been looking at him forever.
"What is 'bella ciao'?"
"It means 'goodbye, beautiful.'" Feliciano felt released when Ludwig finally looked away. He was almost breathless. Looking up, he saw that the sky was turning pink, the sun hidden behind orange tinted clouds. He was suddenly surprised at how much time had passed. "We have stayed too late," he said, hoping his voice did not sound as shaky as he felt. "I have missed going to the market. Grandpa will be upset."
"I apologise for delaying you." Ludwig let out a deep breath and closed his eyes. He almost seemed to be fighting with himself.
"Please don't. I much preferred being with you here." And it was true. Feliciano could not remember the last time he had felt so filled with happiness, just playing soccer and laughing and singing and watching the slowly darkening sky as the soft, scented breeze drifted past.
A sudden low, muted roar broke the stillness of the afternoon. The familiar sound of distant bombs echoed off the mountains. Everything slowed around them. Only the intermittent distant rumbling of the bombs disturbed the silence. The sun slowly broke free of the clouds, and Ludwig opened his eyes and looked straight into Feliciano's. This time neither of them moved to looked away. It felt like all afternoon their eyes had gravitated towards each other. The cool afternoon breeze gusted gently over them and Feliciano had the feeling that if he didn't move soon, he may just never move again, sitting in this open field and staring into Ludwig's blue eyes. But then Ludwig broke the silence. "I have to go."
Feliciano sighed, disappointed. Of course, he knew Ludwig had to leave at some point. But he realised he didn't want him to… he never wanted him to. "I will see you tomorrow, won't I?"
Ludwig only paused for a second. "Yes, you will."
"Oh, good," breathed Feliciano. Ludwig's eyes still stared into his, and Feliciano's chest felt strangely tight. He felt so happy that he would see Ludwig again tomorrow, but at the same time a sort of unfamiliar ache and longing overwhelmed him. It was confusing. All he wanted was to hold onto Ludwig and not let him leave. He swallowed heavily and forced his lips into a smile. "Auf wiedersehen, sweetheart." He did not even realise he had let the 'sweetheart' slip.
"Bella, ciao." Ludwig stood swiftly, placed the flower in his pocket, and marched off into the afternoon sun, stopping briefly by the oak tree to pick up his jacket. Feliciano just sat frozen, his heart thumping and his mind reeling. Had Ludwig really just called him beautiful?
.
Feliciano lay staring at the ceiling in the darkness, unable to even think about sleeping. His mind raced with a thousand thoughts; wonderful and terrible, beautiful and terrifying. And each and every one about Ludwig. It was so strange to feel like this; a feeling he had never felt before, yet somehow completely familiar. The stillness of the room almost smothered him, broken only by the very faint sound of the wind outside and Lovino's uneven breathing. The bedroom was large, but he could always hear the change in Lovino's breathing when he fell asleep. It was obvious his brother was still lying awake in his bed on the opposite side of the room.
"Lovino?"
"Hmm?"
Feliciano twisted his hands in the sheet. "What do you think of Antonio?"
There came the sound of a sharp intake of breath, quickly hidden by a cough. "Why on earth would you ask me that?"
"Well, don't you… like him?"
Lovino snorted derisively. "Like him? That Spanish bastard? Why the hell would I like him?"
"Well, I like him, and Grandpa does, and I just sort of thought that you did. Maybe. A little more than we do." Feliciano waited in silence for Lovino's answer.
"Well I don't."
"Oh. All right then." Silence fell again. Feliciano lay still, listening to the sound of Lovino's tossing and turning in the bed beside him. He tried to wait long enough for Lovino's anger to calm a little. "Lovino?"
"What?" Lovino snapped, sounding frustrated.
Feliciano knew his brother. He knew when he was lying, when he was exaggerating, and when he was hiding the truth with the opposite, which was exactly what he was doing now. "Have you ever thought of telling Antonio that you… don't like him?" There was no sound but that of Lovino's breathing. "Lovino?"
"Go to sleep, Feliciano." Feliciano nodded to himself, tried to focus on the sound of the wind, and twisted his hands in the sheets as his thoughts continued to chase themselves through his mind. He waited patiently until he thought enough time had passed. "Lovino?"
"For God's sake, Feliciano, what do you want?"
"You do like Antonio, and you do want to tell him, but you are worried about what might happen when you do. Not that I really blame you, because Grandpa Roma did threaten to castrate him and all, but maybe… maybe if you just explained…"
"Feliciano," said Lovino, quieter this time. Feliciano looked over at his brothers bed, but could only just make out the outline of his back in the dim moonlight that came through the window. "Sometimes we have feelings which we will never be able to express. Sometimes we have secrets that should stay that way. Sometimes…" Lovino stopped and Feliciano waited, holding his breath, to see if he would continue. "Sometimes there are things that are just not worth the risk."
Feliciano did not respond. He closed his eyes and thought through Lovino's words. It was true. He would never be able to express what he felt; the confusing but wonderful, scary but thrilling, world altering feelings that overwhelmed him when with Ludwig – just looking at him, speaking to him, sitting beside him, thinking of him. And true, maybe some secrets should stay that way. Who knew what Ludwig would think if he knew the depth of all Feliciano felt and wanted? If he knew that Feliciano wanted to touch him, wanted to stay with him, wanted to hold him close and never let him go? Feliciano faced rejection, ridicule, and so much more. Ludwig was a German officer. Feliciano was a member of the resistance. The risk was huge. Torture, execution, the destruction of his family and the entire resistance. Lovino was right. How could it possibly be worth it?
But behind Feliciano's eyelids Ludwig was all he saw – brushing his hair impatiently from his eyes; smirking as he smashed a goal against the tree; staring at him intently with eyes bluer than the sky. Confused and wide-eyed in an enemies uniform, smiling and laughing in the sun soaked grass. All Feliciano could think of was Ludwig. All he wanted was to be with him.
If Ludwig wasn't worth the risk, then nothing was.
.
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Disclaimer: This story belongs to George deValier. Hetalia belongs to Hidekaz Himaruya. I own nothing.
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REYLO FANFIC: YIN E YAN. 5 PARTE
AUTRICE : Romana73
TEMPO : Un anno dopo Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi
TEMA E FANDOM : Star Wars
RATING : Esplicito
TITOLO : Yin e Yan
CATEGORIE : M/F
COPPIE: Kylo Ren/Ben Solo e Rey
PERSONAGGI: Rey, Kylo Ren/Ben Solo, Anakin Skywalker (nominato), BB – 8, Cavalieri di Ren, Chewbacca, Darth Vader (nominato), Finn, Generale Hux, Han Solo (nominato), Leia Organa, Luke Skywalker, Poe Dameron, Rose Tico, ragazzini di Canto Bright, Snoke (nominato), combattenti vari della Resistenza e Primo Ordine
AVVERTENZE: I personaggi, il mondo e le storie di Star Wars NON SONO MIEI E NON MI APPARTENGONO IN ALCUN MODO, ma sono di creazione e proprietà di George Lucas, Lucasfilm, Disney, J.J. Abrams e Rian Johnson e degli attori che interpretano i personaggi di Star Wars e le loro storie. Io NON SONO IN NESSUN MODO LEGATA A QUESTE PERSONE E CASE CINEMATOGRAFICHE. NON CONOSCO NESSUNA DI LORO e NON SONO IN NESSUN MODO IN CONTATTO CON LORO
AVVERTENZE 2 : violenza, anche a livello di linguaggio. L'idea di partenza di questa storia deriva da un leaks da me letto lo scorso anno e che ha colpito la mia fantasia
Il CAPITOLO I lo trovate QUA : https://romana73.tumblr.com/post/189784149806/reylo-fanfiction-yin-e-yan
Il CAPITOLO II lo trovate QUA : https://romana73.tumblr.com/post/189950233441/reylo-fanfic-yin-e-yang-2-parte
Il CAPITOLO III lo trovate QUA : https://romana73.tumblr.com/post/190300121006/reylo-fanfic-yin-e-yan-3-parte
Il CAPITOLO IV lo trovate QUA: https://romana73.tumblr.com/post/190661242876/reylo-fanfic-yin-e-yan-4-parte
CAP. V (I PARTE)
- Grazie...nulla...sì, lo so. No... non disturbatemi -
Rey sentì voci lontane e ovattate farsi largo nella coltre di sonno che la avvolgeva, finché una non divenne più forte e distinta delle altre, riuscendo a scuoterla del tutto. Kylo Ren aveva ordinato a qualcuno di non disturbarlo. La sua voce e passi sembravano terribilmente vicini. La ragazza aprì gli occhi di scatto, tendendosi come la corda di un violino. Sudando freddo e rimanendo immobile, Rey cercò di mettere a fuoco la situazione. Pregando che il ragazzo non si accorgesse del suo risveglio, simulando il respiro di una persona addormentata, Rey socchiuse gli occhi, cercando di capire in quale condizione si trovava. La prima cosa che notò erano i suoi polsi liberi dalle manette anti -Forza. Sotto le lenzuola morbide e lucide, i piedi erano nudi. Il suo corpo era disteso sopra un materasso duro, ma comodo. La giovane non perse tempo a domandarsi chi poteva averla sistemata in quel modo, la sua memoria funzionava fin troppo bene. Nel momento in cui Kylo l'aveva presa in braccio, la frustrazione provocata in lei dalla situazione era andata crescendo, inducendola a inveire piano contro di lui. Non voleva fare scenate e dare spettacolo, regalando soddisfazione al neo Leader Supremo e i suoi uomini. Ciò nonostante, Rey riusciva a malapena a contenere la crescente irritazione che la animava. Terminati gli insulti, la giovane aveva cambiato tattica, provando anche a scalciare e compiere movimenti bruschi e improvvisi con il corpo, ma nulla era sembrato scalfire la pacatezza di Kylo, che si era limitato ad assorbire i suoi colpi e bizze, proseguendo a camminare imperterrito e silenzioso. Gettando uno sguardo dietro le spalle del ragazzo, Rey era sobbalzata quando aveva notato la strada sterrata estendersi all'infinito. La base era scomparsa e il paesaggio aveva perso i contorni a lei ben noti. Rey aveva sentito ancora una volta le lacrime bruciarle gli occhi. Il ricordo delle espressioni disperate di Finn, Poe, Milo e Cleena mentre gli lanciava un ultimo sguardo, prima che Kylo la sottraesse loro, gli occhi pieni d'amore e tenerezza di Leia... quella volta non era riuscita a trattenersi. Forti singhiozzi erano usciti dalla sua bocca prima che lei potesse accorgersene, riempendole le orecchie. Le lacrime le scorrevano libere sul volto. La sua testa aveva ceduto, toccando l'ampio petto di Kylo, affondandoci il viso, finché il pianto non si era trasformato in sonno profondo.
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Kylo Ren aveva adagiato Rey sul proprio letto, sfilandole le scarpe e gettandole in terra. Stizzoso, aveva sollevato una mano, usando la Forza per far scivolare le coperte da sotto il corpo della ragazza e posarle sopra di lei, senza toccarla. Il giovane aveva sbuffato toccandosi la maglia strappata, ancora bagnata di lacrime. A passo deciso, aveva raggiunto il suo bagno privato, togliendosi con gesti nervosi gli abiti di dosso e gettandosi sotto la doccia, lavandosi con frenesia, come se un acido gli bruciasse la pelle, finendo per colpire la parete davanti a se con un pugno. Ansimante, Kylo era rimasto a guardare i pezzi di parete caduti ai suoi piedi. Non ci fossero stati Rey e gli intrusi che li seguivano da quando avevano abbandonato la base della Resistenza, Kylo si sarebbe sfogato, distruggendo qualcosa e, magari, facendo saltare qualche testa di quei fanatici al suo servizio, ma si era imposto di non perdere le staffe, almeno per il momento. Lui aveva un piano e degli scopi ed era deciso a portarli avanti, arrivando fino in fondo, a qualunque costo.
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- Vicrul, preparati. Andiamo su Canto Bright. Devi dare la caccia ad alcuni bambini sensibili alla Forza. Spaventali, stremali, ma non ucciderli. - Kylo aveva istruito succinto tre giorni prima, entrando nell'alloggio di uno dei suoi cavalieri. L'uomo biondo, con freddi occhi grigi e il volto squadrato, solcato da varie cicatrici, aveva aperto la bocca per parlare, per poi richiuderla, limitandosi ad annuire. Non stava a lui indagare le ragioni per cui, di punto in bianco, il loro Leader aveva deciso di presentarsi di persona, domandando di non ammazzare più mocciosi, mentre fino a poco tempo prima si aggirava insofferente per il Finalizer, guardandoli a malapena, ordinando attraverso Hux oppure seduto sul trono di uccidere tutti i ragazzini sensibili alla Forza e chiunque altro provava a resistere lui. Da quando la ragazza Jedi e la Resistenza gli erano sfuggiti, Kylo sembrava oscillare tra l'essere un efficiente e freddo Dio della Morte e il somigliare a un vulcano pronto a eruttare. Vicrul aveva osservato l'alta e possente figura di Kylo di schiena, mentre il ragazzo usciva dalla stanza. Di sicuro, la caratteristica che il loro capo non avrebbe ma perso era la cupezza. Il Cavaliere di Ren scosse le spalle e, allungando una mano, aveva agguantato la sua lucente falce vibrante appoggiata al muro, vicino al suo letto, aveva iniziato a sistemarla. Poche vibrazioni della sua arma bastavano a spaventare il peggiore dei mostri, figuriamoci degli acerbi e inesperti bambini.
Kylo aveva proseguito a camminare lungo il corridoio, in direzione dell'alloggio di Cardo, quando aveva incrociato il generale Hux provenire dalla parte opposta. Pallido, alto e magro, i rossi di capelli pettinati all'indietro, i piccoli e spenti occhi chiari, l'uomo procedeva rigido e impettito, stretto nella sua divisa militare nera, con pantaloni a sbuffo e alti stivali di pelle. Nell'incrociare Kylo, il militare si era fermato, scattando sull'attenti e battendo insieme, veloce, i tacchi degli stivali. Il ragazzo aveva piegato la bocca in una smorfia infastidita, irritato dal rumore delle calzature del militare. A dir la verità, lui detestava Hux e solo la dedizione dell'uomo alla causa aveva fatto in modo che Kylo lo lasciasse in vita. Quel sentimento poteva tornagli molto utile.
- Leader Supremo, mi scusi il disturbo, signore – Hux aveva apostrofato Kylo, portandosi una mano tesa alla tempia e guardando un invisibile punto lontano davanti a se. Il giovane si era bloccato, girando solo la testa a guardare il suo interlocutore, in attesa che lui proseguisse.
-Ho sentito che ordinava di dirigersi sul pianeta di Canto Bright... - Hux aveva esordito prudente.
-Lei ha udito? Ha origliato come al solito Generale Hux? - Kylo aveva tagliato corto, accigliandosi.L'espressione imbarazzata dell'uomo, mista all'irritazione e rabbia che provava per quella che considerava pura insolenza da parte del giovane divertivano Kylo, sebbene non lo lasciasse trasparire.
-Non era mia intenzione, signore, lo assicuro... - Hux aveva ingoiato il forte desiderio voglia di prendere a frustate quella giovane faccia attraente, nonostante la cicatrice obliqua che segnava il lato sinistro, partendo dalla fronte e attraversando la guancia, il collo e sparendo sotto la maglia. L'unico potere che Kylo Ren aveva in più di lui era la sensibilità a quella che tutti chiamavano Forza. Fosse stato una persona normale, la situazione sarebbe stata ben diversa e, forse, lui avrebbe considerato il ragazzo solo una delle tante formiche da sottomettere o uccidere di cui sembrava popolato l'universo. Kylo mantenne la sua espressione stoica, sebbene avesse intuito i pensieri dell'uomo. Il giovane Leader aveva sentito prudere le mani dal desiderio di sollevarne una in direzione di Hux e strangolarlo usando la Forza. Il ragazzo aveva ricordato come, dopo l'uccisione di Snoke, tale metodo si era rivelato efficace per zittire il militare, quando aveva cercato di opporsi alla sua presa di potere. Kylo aveva sollevato una mano verso di lui, piegando pollice e indice come se stesse davvero stringendo la sua carotide. La faccia di Hux si era tinta di un rosso simile ai suoi capelli e l'uomo aveva strabuzzato gli occhi, boccheggiando e portandosi le mani alla gola in cerca d'aria. Kylo aveva mollato la presa all'improvviso e il militare era tornato a respirare, seguendolo in silenzio, come un cane rabbioso, ma troppo affamato per abbandonare il padrone da cui riceveva brutali calci, ma anche un pasto decente e sicuro. Kylo aveva scrollato le spalle, rinunciando a soffocare Hux e si era avvicinato all'uomo, sistemandogli con le mani il rigido colletto della divisa. Per la seconda volta nel giro di dieci minuti, il militare aveva ingoiato a vuoto, guardando dritto di fronte a se, evitando il contatto diretto con gli occhi marrone scuro di Kylo Ren, in quel momento animati da una luce sinistra e divertita.
-Andremo su Canto Bright per una missione, diciamo...cruciale – Kylo aveva sospirato, anticipando le domande dell'ufficiale.
- Qualunque cosa accada, ciò che lei deve fare, è mandare un manipolo di soldati per spaventare e fare confusione e, in mia assenza, seguire le istruzioni di Cardo e Vicrul - Kylo aveva terminato, lasciando il colletto della giacca del Generale e scrutandolo in faccia con occhi severi.
-Sì, ma...a Canto Bright c'è un manipolo di bambini sensibili alla Forza e...se la Resistenza arrivasse per salvarli?- Aveva insistito attento Hux.
“Lo spero”, Kylo aveva pensato tra se. Il giovane aveva scrollato le spalle.
-Non vedo il problema. Ci penserò io – aveva risposto, allontanandosi brusco.
Hux era rimasto immobile, muovendosi solo quando Kylo Ren era a distanza di sicurezza. Il militare aveva gettato un'occhiata assassina in direzione del ragazzo, digrignando i denti bianchi e piccoli. Esseri contro natura, ecco cosa erano per lui Jedi, Sith e le altre persone sensibili alla Forza. Si credevano superiori agli altri, insigniti di chissà quale missione solo perché possedevano facoltà speciali. Lui si era sempre domandato cosa avrebbero fatto tali individui se avessero perso le loro preziose capacità. Dubitava sarebbero stati capaci di combinare qualcosa di buono e utile. Kylo Ren era uno degli esemplari peggiori della categoria. Non solo possedeva grande sensibilità alla Forza, ma era discendente diretto di una delle famiglie più importanti, i cui membri si erano sempre divertiti a giocare a scacchi con la vita e il destino della galassia, segnandone in modo indelebile la storia, ma ciò sembrava non bastare al giovane. Kylo si era ritenuto vittima di chissà quali torti e aveva pestato i piedi, fino a diventare il pupillo di Snoke, rubargli il potere e piegare l'intero Primo Ordine ai suoi scopi personali. No. Il vero essere superiore era la persona comune come lui che, senza bisogno di strani poteri, erano in grado di conquistare, costruire e distruggere. Le persone normali erano naturali, quelle dotate di Forza non lo erano. Non per lui, almeno.
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A Vicrul era bastato apparire nelle scuderie sotto il Casinò di Canto Bright, il volto coperto dal suo lucente elmo di minerale pastillion e il lungo cappotto nero di mostruosa pelle rettile, vibrando un paio di volte la sua lucente falce argentata per far scappare i ragazzini sensibili alla Forza da ogni parte. Manipoli di Stormtrooper avevano invaso il Casinò stesso, seminando panico e confusione, in modo che nessuno si accorgesse della fuga dei ragazzi. Kylo aveva osservato la scena serio e ombroso, affiancato da un contrariato e impettito Hux che non capiva il senso di tutto ciò e sembrava fremere dal desiderio di intervenire in prima persona. L'ombra di un sorriso era apparsa e subito scomparsa sul volto di Kylo, quando lui aveva percepito l'arrivo di Rey e della Resistenza. Il giovane aveva esteso i sensi, lasciando che lei avvertisse la sua presenza, guidandola dove lui si trovava. Kylo aveva osservato Rey usare la Forza per gettare a terra Vicrul occupato a inseguire una ragazzina, poi era intervenuto prima che lei si gettasse sul suo Cavaliere.
- Resti qua, Generale - il ragazzo aveva ordinato divertito a Hux, prima di raggiungere Rey e iniziare a duellare con lei.
Vicrul aveva colto l'occasione per raggiungere Hux sul Finalizer, dove aveva scambiato un cenno di intesa con Cardo che era subito sceso dalla nave usando una uscita secondaria. Il Cavaliere di Ren si era nascosto nella boscaglia accanto al campo di battaglia, dove era rimasto silenzioso e immobile, in attesa. Kylo stava parando i colpi di Rey, quando la sua testa era stata invasa dal dolore. Il ragazzo aveva respirato a fondo, spegnendo la spada laser, piantando i piedi in terra e irrigidendo le gambe, nel tentativo di non cadere, ma il dolore era stato più forte. Prendendosi la testa tra le mani, Kylo Ren era volato in terra, rotolandosi in preda a fitte lancinanti, digrignando i denti. A occhi socchiusi, il giovane aveva visto Rey agitarsi in terra, nelle sue stesse condizioni. Kylo aveva cercato di controllare, se non vincere, il dolore quel tanto che bastava per guardarsi intorno, fino a che il suo sguardo affaticato non si posò su un intenso bagliore bianco. Il Leader Supremo aveva steso un braccio nel tentativo di usare la Forza contro la fastidiosa luce, quando un freddo anello si era chiuso intorno il suo polso con un sordo click, bloccando d'improvviso le sue facoltà. Kylo aveva piegato il braccio e, con uno strattone, aveva gettato il suo assalitore lontano. Il giovane stava armeggiando con la manetta intorno al polso, quando un piede si era piantato al centro della sua schiena, bloccandolo a terra. Kylo aveva piegato le labbra in un sorrisetto sarcastico...avrebbe potuto batterli con un soffio, ma non era sua intenzione. Il Leader Supremo si era mosso come per scrollarsi l'arto di dosso, quando altri ribelli erano piombati su di lui. Qualcuno lo aveva preso a calci, altri lo avevano colpito con il manico del blaster. Una persona tra tutte gli aveva tirato con forza le braccia dietro la schiena, finendo di bloccargli i polsi nelle manette anti Forza. Kylo aveva spiato con la coda dell'occhio per scoprire chi lo aveva ammanettato. Poe Dameron. Giusto. Lui aveva catturato e torturato il pilota, adesso Poe gli stava restituendo il favore. Il suo sorriso era diventato selvaggio. A quanto pareva, la Resistenza aveva perso alcune remore, assumendo metodi sbrigativi e meno eleganti, per lo meno con lui. Guadandosi intorno, percependo il suo sguardo incupirsi e sentendo un sommesso ringhio uscire dalle sue labbra chiuse, Kylo aveva fatto in tempo a vedere FN-2187, che portava Rey sofferente in braccio, lontano da lui. quando una specie di maschera per gli occhi lucida, nera e tecnologica, era calata su di lui, oscurandogli la vista.
-Davvero? - Aveva sogghignato, provocatorio, mentre lo trascinavano via.
- Pensate che non sappia dove mi portate? Conosco tutte le vostre basi e trucchi...ouch!- Un forte colpe all'addome gli aveva mozzato il fiato in gola. Kylo aveva tossito, senza smettere di sorridere.
-Dove le avete prese?- Kylo aveva udito la flebile voce di Rey domandare a vuoto.
“Rey!” Il ragazzo aveva cercato di chiamarla telepaticamente con lei, ma la giovane aveva già perso i sensi.
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