#storia moda 900
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fashionbooksmilano · 1 month ago
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Masters of Fashion
I protagonisti del sogno
Maria Luisa Tagariello
White Star, Milano ed.aggiornata 2024, 304 pagine, 26x29,5 cm, ISBN 978-88-540 5609-1
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
La vita di stilisti diventati icone in un volume fotografico che racconta la storia della moda.
Ventisei capitoli per ventisei storie che raccontano vite fuori dall'ordinario. Da Coco Chanel a Gianfranco Ferré, da Karl Lagerfeld a Gianni Versace. "Masters of Fashion I protagonisti del sogno" è un libro sulla moda che si costruisce attorno alle incredibili biografie di chi, armato di ago e filo, tenacia e creatività, è passato alla storia grazie al potere rivoluzionario dei propri abiti e delle proprie creazioni. Incredibili interpreti della propria epoca, le stiliste e gli stilisti raccontati in questo volume sono riusciti a cogliere l'essenza del proprio tempo, decodificandone lo spirito: ogni abito che è passato alla storia non è solo un vezzo estetico, ma una presa di posizione sociale e politica che diventa uno spartiacque tra il prima e il dopo.
16/10/24
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diceriadelluntore · 5 months ago
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Storia Di Musica #333 - Elvis Costello & The Attractions, Get Happy!!, 1980
Quando, in una sera del 1976, gli venne l’idea di presentarsi con un nome d’arte omaggio alla sua nonna, pensava forse che sebbene volenteroso, il suo vero, Declan Patrick Aloysious McManus, sarebbe stato preso per uno scherzo. Quella sera si presenta come D.P. Costello, che cambierà nel definito Elvis Costello, come omaggio al Re del Rock’n’Roll. Occhialoni alla Buddy Holly, look che esibiva orgogliosamente il suo essere fuori moda, a metà degli anni ’70 Costello è un giovane arrabbiato che ha le carte in regole per dire la sua, in modo interessante, oltre il nichilismo furbetto del punk. Quando Nick Lowe, suo amico e collaboratore, gli trova un ingaggio per la Stiff Records, lui non essendo in totale fiducia decise di non abbandonare il proprio posto da operaio nella ditta di cosmetici Elizabeth Arden (a cui dedicherà una stupenda canzone, I’m Not Angry). In effetti non erano tempi da cantautori, ma bastano i primi guizzi di My Aim Is True (1977) per sgombrare il campo: l’offensiva antifascista di Less Than Zero unite a doti melodiche di alto livello (la mitica Alison, suo pezzo culto) presentano al pubblico un nuovo modo di raccontare musicalmente i tempi. La seconda prova è ancora meglio: This Year’s Model (1978) lo vede insieme ai The Attractions, il gruppo di Stevie Nieve (alle tastiere) e Bruce Thomas (basso) e Pete Thomas (batteria, i due non erano parenti), e in un disco multiforme, dai testi lunghissimi, sciorina la sua bravura in canzoni stupende come I Dont’ Want To Go To Chelsea, Pump It Up (altro inno di quegli anni), Little Triggers e Night Rally. È richiestissimo e parte per Tour in Europa e Stati Uniti. Nelle pause delle date, scrive sull’onda dell’entusiasmo altre canzoni, che compongono il terzo disco in tre anni, Armed Forces (1979): segnato dallo stress e dai primi, evidenti eccessi di vita, è un disco ansiogeno e un po’ frettoloso, che alle belle e ormai garantite belle canzoni aggiunge riempitivi. Sarebbe tutto normale, ma le cose stanno prendendo una brutta piega: le dipendenze da alcool e droga lo rendono nervoso e aggressivo e durante il tour americano, a Columbus, in Ohio, si incontrò con Stephen Stills nel bar dell’Holyday Inn. Qui in preda a deliri alcolici sbiascica pesantissimi insulti razzisti a James Brown e Ray Charles, litiga fino alle mani con la cantante Bonnie Bramlett (che era diventata famosa nel duo con il marito Delaney & Bonnie) e vede in un attimo disintegrarsi la sua reputazione negli Stati Uniti. Ci furono ulteriori polemiche poiché la vicenda fu quasi semi oscurata dai giornali britannici. Le successive scuse in una goffa conferenza stampa non servirono a nulla. Torna in patria e nel 1979 produce il primo, storico, album degli Specials, fa l’attore in Americathon (semisconosciuto film di Neil Israel, dove Costello si esibisce cantando Crawling In the USA). Durante la produzione del disco degli Specials, scrive e suona da solo tutti gli strumenti per del nuovo materiale nei piccoli studi di registrazione Archipelago (scritto così) di Pimlico, nei sobborghi londinesi. Costello ha la necessità di dare un taglio al suono precedente e per il nuovo si ispira alla musica afroamericana degli anni ’60, allo ska, e ha tantissime cose da dire.
Get Happy!! (che esce nel 1980) prende il titolo dalla canzone omonima composta da Harold Arlen, con i testi scritti da Ted Koehler, negli anni ’30 del ‘900, che riprendeva un testo di tipo evangelico. Fu portata al successo da Judy Garland e negli anni è divenuto uno standard per centinaia di artisti. Registrato tra Londra e i Paesi Bassi, a Hilversum, prodotto da Nick Lowe e Roger Béchirian, è un disco-mondo dove Costello mette 20 brani, molti dei quali brevissimi, meno di 2 minuti. È una prova di amore per quella musica, e anche di liberazione in un certo senso (nonostante anche durante le sessioni perdureranno i problemi con alcool e droghe). Ci sono due cover: I Can't Stand Up For Falling Down di Sam & Dave e I Stand Accused dei Merseybeats come omaggio al mai abbandonato amore per il suono di Liverpool. Per il resto, l’enormità (per l’epoca dove esistevano solo i vinili) dei 18 pezzi rimanenti passano dagli omaggi fin troppo sfacciati (Temptation è in pratica la Time Is Tight di Booker T & The MG’s con un testo diverso),a canzoni stupende come Love Me Tender (che apriva il disco), Possession, King Horse fino ai capolavori come New Amsterdam elegia sulla selvaggia New York, High Fidelity, doloroso e drammatico affresco sulle delusioni dell’amore e Riot Act, canzone scritta sui fatti di Columbus. L’omaggio alla musica r’n’b è evidente nella copertina: dalla grafica e dai colori cari alla Stax di Memphis, vedeva tre foto identiche di Costello sfalsate in colori acidi, e aveva una particolarità: l’effetto vissuto del cerchio bianco proprio al centro, a imitare il consumo dell’uso eccessivo. Tra l’altro le prime edizioni avevano la scaletta scritta al contrario, con Riot Act primo brano e Love Me Tender ultima, e valgono di più nel mercato dei collezionisti.
Il disco all’epoca fu accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico: numero 2 in Gran Bretagna e un sorprendente numero 11 negli Stati Uniti. Negli anni il disco ha guadagnato ancora più favori, sottolineando la scelta niente affatto facile di Costello di distaccarsi sempre con intelligenza dai generi imperanti per la ricerca di una via personale alla sua necessità di musica. Scriverà un altro disco capolavoro, Imperial Bedroom (1982) che è una grande prova di pop d’autore, che aprirà le porte ad una nuova trasformazione verso un colto, raffinato, ma un po’ meno eccitante, modello di voce-pianoforte che diventerà il modulo classico della maturità costelliana. Ne ha fatta di strada in decenni quel tipo con gli occhialoni che prese in prestito dalla nonna il suo nome d’arte per la celebrità.
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
ARTE STORIA DELLO STILE
Roberto Longhi, piemontese di Alba, classe 1890, è stato uno dei più pregevoli critici d'arte italiani.
Per alcuni, il maggiore.
Non faccio classifiche.
Ricordo solamente il suo concetto del fare artistico:
«[...] l'arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa [...] Mentre il poeta trasfigura per via di linguaggio l'essenza psicologica della realtà, il pittore ne trasfigura l'essenza visiva: il sentire per l'artista figurativo non è altro che il vedere e il suo stile, cioè l'arte sua, si costruisce tutto quanto sugli elementi lirici della sua visione.»
Così affermava nella sua "Breve ma veridica storia della pittura italiana", effetto di un compendio proposto da Longhi, tra il 1913 e il 1914, per i maturandi dei licei romani "Tasso" e "Visconti".
Era un giovane laureato.
Ma tenne quell'impostazione per tutta la vita: l'arte nasce dall'arte.
Ed è dunque storia dello stile, o meglio degli stili.
Difficile tenere quel modello concettuale entro solidi margini nella creatività caotica dell'arte contemporanea.
A maggior ragione per chi come me sostiene che l'atto lirico non sia individuale e originale libertà ma il riflesso di una cultura che fa traccia nel tempo facendo del corpo dell'artista il suo strumento espressivo.
Eppure, quando osservo i cosiddetti "illustratori", tra XIX e XX secolo (tra i quali è annoverato Toulouse-Lautrec) che per me sono artisti senza alcuna limitazione, mi sento additato dalle parole di Longhi come in un invalicabile atto d'accusa.
René Gruau, al secolo Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, riminese dalla nascita avvenuta nel 1909, è tra quelli che più di altri mi mettono in crisi.
Ma che, paradossalmente, concorre a salvare la mia tesi.
Infatti, mentre la sorprendente sintesi stilistica dell'artista italiano attraversa il '900 in un raffinato allungarsi e diffondersi di figure dalla strepitosa e diafana eleganza, corroborando la sentenza longhiana sulla traccia lirica come epicentro dell'arte, quelle apparizioni affascinanti altro non sono che l'espressione dell'estetica del secolo, punto di convergenza delle necessarie concatenazioni causali capaci di rendere riconoscibile il gusto per modelli rappresentativi inequivocabili: rammentano la stampa quotidiana e periodica, la pubblicità, il cinema, la moda di quegli anni ruggenti e tragici, disseminati di straripante follia ed estro creativo.
L'arte emerge dalla vita concreta delle società e dalla grafia delle loro visioni culturali.
Nondimeno, sono un tuffo nel passato recente, con una proiezione nel presente e nel futuro: la linea di Longhi mai spezzata nel suo farsi storico.
Dal fondo, emerge l'essere umano, illuso della libertà e immemore del destino di finitezza assegnata ai confini invalicabili di tempo e di spazio.
Che costui disegna nel colore di un'agognata dimenticanza.
- Le immagini sono un'antologia di espressioni figurative di René Gruau sparse lungo tutto il XX secolo.
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enkeynetwork · 5 months ago
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Roma: intervento di valorizzazione dei reperti archeologici nel Parco d'Affaccio a Ponte Milvio
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Roma: intervento di valorizzazione dei reperti archeologici nel Parco d'Affaccio a Ponte Milvio. Nell'ambito dei lavori di realizzazione del Parco d'Affaccio "Oasi di Ponte Milvio", sono stati riportati alla luce parte degli antichi argini del Tevere in tufo, risalenti al I secolo a.C., un tratto dell'Antica via Flaminia con il tradizionale basolato imperiale e un tratto di sanpietrini del '900. Già nel corso delle indagini archeologiche preventive si era individuata un'area di particolare interesse caratterizzata dalla presenza di un cippo di età romana e un muro in blocchi di tufo, parzialmente affiorante tra la vegetazione. Al di sotto di sedimenti alluvionali recenti è stato, inoltre, riportato in luce un complesso di strutture poste a ridosso della sponda destra del Tevere, afferenti un'antica sistemazione dell'argine databile probabilmente al I secolo a.C. Le opere menzionate sono state parzialmente esposte nel corso di alcuni lavori realizzati nel 1947. Negli anni Sessanta risultavano ancora visibili, ma successivamente se ne era persa memoria e traccia, poiché completamente sommersi dal limo e, successivamente, dalla terra. L'intervento in corso, oltre ad integrare la documentazione di queste strutture con un corretto posizionamento, offre la possibilità di recuperare fasi di frequentazione più antiche testimoniate da lacerti di strutture in opera reticolata e due basoli individuati sotto la fondazione del muro settentrionale. Il progetto a cura del Dipartimento Tutela Ambientale valorizzerà tali ritrovamenti che rimarranno scoperti e inclusi nelle lavorazioni in corso. I lavori di realizzazione del Parco d'Affaccio, inoltre, non dovrebbero subire rallentamenti. Agli scavi, insieme al personale di Roma Capitale, hanno partecipato tecnici della Sovrintendenza Capitolina e della Soprintendenza di Stato. "Vogliamo che la città si riappropri del suo fiume e questi reperti daranno l'opportunità di caratterizzare uno splendido parco, anche sul piano archeologico e storico, oltre che su quello naturalistico. Questo luogo rappresenta uno degli snodi più importanti dell'antica Roma e noi vogliamo valorizzarlo ancora di più. Questo sarà un Parco d'Affaccio unico, su cui stiamo investendo 1 milione di euro, grazie alla particolarità di reperti archeologici che riporteremo alla luce". Così il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. "I lavori per la realizzazione del Parco d'Affaccio Oasi di Ponte Milvio continuano regolarmente. Ciò che presentiamo oggi incrementa ulteriormente il valore di questo straordinario parco. I ritrovamenti archeologici saranno parte integrante della fruizione dei cittadini, che potranno godere delle bellezze naturalistiche, archeologiche e del paesaggio romano. I lavori si completeranno entro gennaio del 2025. Da un'area oggi del tutto inaccessibile e sottoposta al degrado, al termine del nostro intervento avremo 6,5 ettari di superficie, di cui 1 ettaro di bosco, completamente bonificati e riqualificati. È previsto un percorso di attraversamento in legno antiscivolo e tre aree di sosta attrezzate: una prima area, sotto pioppi e salici, permetterà di godere di un giardino acquatico; una seconda area, al centro del parco, dotata di pavimentazione in legno, sarà un luogo per attività didattiche, in cui dar vita ad una vera "aula verde"; e, infine, una terza area, di rilevante interesse archeologico che potrà unire storia e presente. Il progetto dell'Oasi, come spazio fluviale completamente riqualificato, offrirà ai cittadini l'opportunità di godere davvero del fiume, della sua storia e della sua bellezza. Lavoriamo per far sì che il Tevere diventi il più grande parco lineare della città, una vera infrastruttura ambientale a disposizione di tutte e tutti" - ha dichiarato Sabrina Alfonsi, assessora all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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danadanyproject · 6 months ago
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Bauhaus e fashion design
Ecco come uno dei più rivoluzionari movimenti artistici del ‘900, il Bauhaus, ha ispirato il fashion design di ogni epoca con la sua estetica Bauhaus e fashion design:Paco Rabanne collezione “Twelve Importable Dresses In Contemporary Materials” 1966 La moda, nella storia del Novecento, è stata al centro di un dibattito che verteva sul suo essere o meno Arte, al pari di altre discipline come la…
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cinquecolonnemagazine · 7 months ago
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Donne del 900: Coco Chanel
Le donne del 900 hanno avuto un ruolo importante nella società. Dalla prima guerra mondiale che le ha costrette a sostituire gli uomini sui luoghi di lavoro non si sono più fermate. Hanno compreso il loro valore e le loro potenzialità e dato il loro contributo un po' in tutti i campi. Una delle donne simbolo del Novecento è senza ombra di dubbio Coco Chanel, la regina della moda. Donne del 900: chi era Coco Chanel Nata come Gabrielle Bonheur Chanel il 19 agosto 1883 a Saumur, in Francia, Chanel ha rivoluzionato l'industria della moda con la sua visione audace e il suo spirito innovativo. Il suo impatto non è stato solo nel mondo dell'abbigliamento, ma si è esteso anche alla società stessa, cambiando per sempre il modo in cui le donne si vestivano e si vedevano. Coco Chanel ha trascorso i primi anni della sua vita in un orfanotrofio, dove acquisì le abilità di sartoriale che avrebbero plasmato la sua carriera. Fu questo ambiente che la spinse a cercare l'eleganza e la semplicità nelle sue creazioni, rompendo gli schemi delle mode precedenti, caratterizzate spesso da corsetti stretti e accessori eccessivi. I simboli di Chanel Il suo ingresso nell'industria della moda avvenne negli anni '20, un'epoca di grande fermento culturale e sociale. Chanel colse l'occasione per introdurre un nuovo stile, uno che incarnava l'essenza della libertà e dell'indipendenza femminile. Le sue creazioni rivoluzionarie includevano abiti sartoriali, giacche dal taglio maschile, e soprattutto il celebre little black dress: il "piccolo vestito nero", ovvero il tubino nero, un capo iconico che sarebbe diventato un simbolo di eleganza senza tempo. Ma Chanel non si limitò alla moda; la sua influenza si estese anche al mondo della profumeria. Nel 1921, lanciò il profumo Chanel No. 5, un'essenza rivoluzionaria per il suo tempo, con una fragranza audace e un design minimalista. Ancora oggi, Chanel No. 5 rimane uno dei profumi più venduti al mondo, testimoniando la sua duratura eredità. Comprendere le donne del 900 Ciò che rendeva unica Coco Chanel era la sua capacità di anticipare i desideri e i bisogni delle donne moderne. Lei comprendeva che la moda doveva essere funzionale oltre che elegante, e le sue creazioni incarnavano questa filosofia. Le donne di tutto il mondo si identificarono con il suo stile senza tempo e con il suo messaggio di emancipazione femminile. Ma l'eredità di Chanel va oltre il mondo della moda. Fu una pioniera nell'ambito degli affari, costruendo un impero che sopravvisse anche a periodi di turbolenza economica e sociale. La sua determinazione e il suo spirito intraprendente la resero un esempio per le donne di tutto il mondo, dimostrando che con talento e lavoro duro si possono superare qualsiasi ostacolo. Nonostante il suo successo straordinario, Chanel rimase sempre una figura enigmatica. Era nota per la sua riservatezza e il suo atteggiamento distaccato, che la facevano apparire come un'individuo solitario anche quando era circondata da ammiratori e seguaci. Il suo stile di vita personale, contraddistinto da relazioni tumultuose e una serie di alti e bassi, aggiunse un alone di mistero alla sua figura già leggendaria. Tuttavia, nonostante le sfide personali, Chanel continuò a concentrarsi sulla sua arte, creando capolavori che avrebbero lasciato un'impronta indelebile sulla storia della moda. Anche dopo la sua morte nel 1971, l'influenza di Coco Chanel continua a risuonare nell'industria della moda. Le sue creazioni sono ancora celebrati per la loro eleganza senza tempo e la sua idea di femminilità continua a ispirare donne e designer di tutto il mondo. In copertina foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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the-door-of-my-heart · 2 years ago
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TUTTO QUELLO CHE MI VIENE IN MENTE SU DI ME: P2
Confondo spesso la destra con la sinistra, ho bisogno di qualche momento per collegare e capire quale sia la destra e quale la sinistra
Conto con quasi sempre con le dita
Ci metto molto a leggere l’orologio con le lancette, l’ho odiato per moltissimo tempo e spesso lo odio ancora. Odio fare shopping e spendere soldi in abbigliamento anche se amo la moda
Quando so di dover uscire per andare a comprare qualcosa consulto il catalogo online e mi salvo gli articoli che mi interessano per essere sicura di non dimenticarmi niente e non stare troppo nei negozi.
Amo i detersivi per pulire al limone, il mio preferito è il Napisan, lo uso almeno una volta al giorno su tutte le superfici di camera e casa
Dormo in posizioni surreali Odio l’idea di fermare per strada persone conosciute per chiedere loro foto o autografi e non capisco chi lo fa, la trovo una situazione imbarazzante e irrispettosa 
Ho periodi in cui piango per anche le cose più ridicole e periodi in cui anche la peggiore della giornata non mi tocca, dove posso vedere video commoventi senza provare un minimo di empatia. (Piango per i si a Italy’s got talent) 
Non amo la carne in generale, anche se mi piace moltissimo la carne alla brace o stile roadhouse. Amo i ribs alla salsa barbecue del readhouse
Sono quel tipo di persona che per ogni ristorante o locale ha il suo primo, il suo secondo o il suo gelato. Sono un’abitudinaria prendo sempre se solite cose. 
Odio la gente che urla, che ha l’abitudine di insultare, dire la parolacce perché mi viene difficile instaurare una relazione o conversazione sana
Amo i gli abiti d’epoca anni 800 e 900
Le mie catene di ristoranti preferite sono: McDonald, roadhouse e old Wild West
Non amo il Burger King, non amo l’american dinner per il cibo anche se amo il locale e il servizio.
Amo i ristoranti e le catene di ristoranti giapponesi, sono stata poche volte in ristoranti cinesi o altri ristoranti etnici anche se mi piacerebbe molto provarli. 
Amo le macchine da scrivere antiche, amo la storia, amo conoscere il perché delle cose e il come 
Amo la Marvel e la Disney
Amo il Natale e tutte le feste in generale, amo i dolci 
Amo parlare dei tabù come il sesso,  sessualità, maternità, gender gap, politica, morte, religione. Mi aiuta a capire la persona che ho davanti e il modo in cui pormi. 
Amo i picnic
Amo il bungee jumping
Amo l’amore e tutto ciò che lo rappresenta, amo verona, parigi, san Valentino, i musei dell’amore,  le lettere d’amore, i regali come cioccolatini e peluche e in realtà tutte le feste perché nel natale, nella pasqua, nelle feste dei nonni, festa della mamma, festa del papà c’è sempre l’amore 
Amo i murales e i graffiti che hanno lo scopo di valorizzare un posto, una zona o un edificio. Odio i murales/graffiti che non hanno questo scopo o che ne hanno quello opposto.
Tra baci e abbracci preferisco gli abbracci, li amo ci starei ore 
Amo le coccole, soprattutto quelle a voce sussurate all’orecchio
Odio i litigi di qualsiasi tipo, anche quelli costruttivi vorrei fossero limitati al niente per dare spazio a delle discussioni civili
Amo il mare, le onde, l’odore del male e camminare sulla sabbia
Amo le luci a led 
Amo i ritratti, tutti i tipi di ritratti, da quelli realistici a quelli fumettistici o più simpatici
Mi piace molto ballare e cantare anche se sono stonatissima e inguardabile 
La materia più temuta a scuola era la matematica 
Amo stare sveglia la notte, potessi trasformerei la notte in giorno 
Mi piacerebbe vivere due volte il giorno del mio compleanno facendo quei viaggi tra fusi orari diversi, esperienza divertente 
Se potessi avere un superpoteri vorrei il teletrasporto, non mi interessa lettere la mente, l’invisibilità, volare, mi teletrasporterei in giro per il mondo
Non mi piacciono Pio e Amedeo
Amo Roberto Benigni e i suoi monologhi
Sono a favore dello ius soli, ius scholae, del matrimonio equalitario, dell’eutanasia, dell’autonomia energetica, dell’aborto
Vorrei leggi più severe e controlli più severi per quanto riguarda lo sfruttamento e la violenza sugli animali, sul femminicidio o violenze di genere, violenze sui minori e in generale sui figli o più indifesi, sull’hate speech, cyberbullismo, bullismo, catcalling e molestie di qualsiasi genere 
Amo le lettere scritte a mano e il lettering
Amo l’arte e i musei
Amo il make-up, la Skin care e hair care
Sono pro agli interventi chirurgici
Non ho paura di morire 
Mi piace moltissimo camminare, nella maggior parte dei casi non è un’attività che mi stanca ma che mi da carica 
Amo l’Interior design, i miei stili preferiti sono industriale, etnico e contemporaneo quello che vorrei in casa mia è in misto tra questi in chiave minimal
Sono stitica da tutta la vita, non so cosa voglia dire andare di corpo una o due volte al giorno. Mi capita se va bene una volta ogni una o due settimane. 
Amo la montagna, gli chalet, la neve e mi piacerebbe molto passare un natale in montagna con la ciocolata calda, il plaid, con la neve, il pupazzo di neve, i mercatini di natale e i film delle feste.
Amo il natale, gli addobbi natalizi, lo spirito natalizio
Non guido la macchina per paura di far male 
Amo le fattorie e gli allevamenti in cui gli animali vengono trattati con rispetto e amore
Amo le uniformi e divise, ho un debole per le uniformi Trenitalia, Alitalia, Qatar Airways,  Vietnam airlines e in assoluto le mie preferite Emirates e Hainan air.
Odio il disordine e lo sporco
Odio i negozi tipo primark perché c’è troppa roba, troppa gente, troppo disordine e non so dove guardare e dove trovare le cose. Ci sto 5 minuti di numero in cui fingo di sapere cosa sto facendo e esco subito per non avere attacchi di claustrofobia. 
Amo la Coca-Cola Zero 
Amo le tecniche di autodifesa o l’autodifesa come kongfu 
Amo la discoteca e i concerti 
Amo tutti i generi di film, amo i film horror ma non riesco a guardare film come La notte del giudizio o Truth or dare, mi danno fastidio 
Non mi piacciono i film che promuovono modelli tossici
Vorrei fare da volontaria in qualche canile, andare con plastic free o sea shepherd. 
Mi fanno paura le persone a cui non si vede bene la faccia che hanno una maschera di qualsiasi tipo o il casco oscurato.
Amo le maratone di film e non trovo mai nessuno che le faccia con me.
Amo i documentari e i monologhi
Non amo la classica comicità, non mi fanno ridere programmi come Zelig, Colorado o LOL.
Non mi piacciono i film con Cecco Zalone, Aldo Giovanni e Giacomo o i soliti idioti. 
Mi fa molto ridere Angelo Duro e mi piace Crozza e la satira politica. 
Amo studiare in compagnia.
Per studiare utilizzo le flash card
Mentre preparo gli appunti e gli schemi delle lezioni sono molto lenta e mi distraggo facilmente
La mia vita è un procrastinare
Non ho il desiderio di diventare mamma e non penso di avere l'istinto materno.
Ho paura di tutto ciò che è in mio controllo, affiderei la mia vita a chiunque probabilmente e sarei in grado di fidarmi. Quando si tratta di me faccio molta difficoltà.
Ho sempre i dolori alle ginocchia, caviglie e polsi. A volte il dolore alle ginocchia non mi fa camminare, ma quello ai polsi è quello più frequente e fastidioso.
Mi sarebbe piaciuto lavorare nel settore estetico come parrucchiere, estetista, make-up artist, nail artist o figure di questo genere.
Non so usare programmi come excel anche se ho poco più di vent'anni.
Ho fatto due corsi di primo soccorso, al secondo durante la prova di rianimazione cardiopolmonare non riuscivo (nonostante ci andassi sopra con tutto il peso) a rianimare il manichino. Scusate, mi allenerò e sarò più forte per tutti voi.
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scienza-magia · 2 years ago
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Restaurata la Casa dei Vettii degli scavi di Pompei
Eros e mito, Pompei ritrova la sua cappella Sistina. Le prime immagini della Casa dei Vettii che riapre dopo 20 anni. Un tripudio di natura e di cultura per solleticare i sensi e l'intelletto, con un caleidoscopio di colori e di immagini da cui oggi come allora è difficile staccare gli occhi. E poi il giardino, affollato di statue, fontane, cespugli odorosi, giochi d'acqua. Chiusa al pubblico per quasi vent'anni, eccola in tutto il suo ritrovato splendore la Casa dei Vettii, gioiello tra i più conosciuti e celebrati di Pompei, affascinante per la sua storia e per la raffinatezza dei suoi ambienti, le pitture studiate in tutto il mondo. "Una casa simbolo, una cappella Sistina di Pompei", sottolinea il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel nel giorno dell'inaugurazione con il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.
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Pompei, casa dei Vettii, un particolare del giardino . Foto Luigi Spina Parco archeologico Pompei © ANSA Gli scavi che la riportarono alla luce risalgono alla fine dell'Ottocento, ma anche il restauro che si presenta oggi ha radici lontane, studiato dalla metà degli anni Novanta del '900, quando le pesanti coperture in cemento realizzate negli anni Cinquanta cominciarono a mostrare la loro caducità e convinsero il soprintendente di allora a chiuderla in parte per paura dei crolli. Avviato per la prima volta nel 2002 e poi ripreso nel 2016 sotto la direzione dell'allora direttore Massimo Osanna, il cantiere ha impegnato in questi anni decine di diverse professionalità, dagli archeologi e i restauratori agli architetti, dagli ingegneri strutturisti agli esperti di giardinaggio.
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Davvero una grande sfida, "nel panorama dei beni culturali uno dei cantieri più complessi e impegnativi degli ultimi decenni", sottolinea Zuchtriegel. Perché c'era il problema strutturale delle coperture, rese ancora più fragili dal terremoto dell'Irpinia. Ma pure le straordinarie pitture erano in pericolo per un restauro fatto in passato, con un strato di cera che avrebbe dovuto farle risplendere e che invece le aveva rese opache, polverose, in alcuni casi illeggibili. "Rimuovere quella cera è stato un lavoro spaventoso, ma anche di grandissima soddisfazione", raccontano ora i restauratori, perché ha riportato alla luce particolari incredibili. Restaurato e riallestito è tornato a splendere pure il giardino circondato dalle colonne del peristilio, dove sono state ripristinate le condotte d'acqua e le piccole fontane. E dove sono tornate le statue, seppure in copia perché si è deciso di proteggere gli originali lasciandoli al coperto in altri spazi espositivi del parco.
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Tra queste c'è il particolarissimo Priapo che in questo giardino, duemila anni fa, stupiva gli ospiti con i suoi zampilli d'acqua. Situata nella parte più ricca della città proprio di fronte ad un'altra sontuosa abitazione, quella degli Amorini dorati, la Casa dei Vettii apparteneva ai fratelli Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva, liberti diventati ricchi con il commercio del vino, facoltosi al punto da entrare con tutti gli onori nella società pompeiana, tanto che uno di loro faceva parte del collegio degli Augustali. Acquistata la casa, che esisteva dal II sec. a. C e che con i suoi 1100 metri quadrati equivaleva ad un taglio medio nel lusso di allora, i due la fecero restaurare senza badare a spese, ricorrendo alle maestranze più qualificate della città. In tutti gli ambienti di questa loro favolosa abitazione vollero pitture raffinate eseguite con l'eclettismo e lo sfarzo del cosiddetto "quarto stile", quello che andava di moda appunto nella prima metà del I sec. d.C. Nelle varie stanze attorno al primo atrio o affacciate sul peristilio abbondano scene mitologiche e anche scene erotiche, accompagnate da una miriade di particolari, tra tutti una sorta di festone con amorini impegnati nella preparazione di un banchetto, che il restauro ha praticamente riportato alla luce, rendendone leggibile ogni infinitesimo particolare. Ovunque ci si giri in queste stanze il colpo d'occhio, è da perdere il fiato, tra fregi e racconti mitologici ci sono quadri che per raffinatezza e delicatezza della pennellata, per la vivacità delle cromie, appaiono modernissimi, quasi risalissero alla fine del '700. Forse tra le immagini più popolari e conosciute, anche il Priapo con l'enorme fallo poggiato sul piatto di una bilancia - che i due fratelli vollero all'ingresso di casa come segno di prosperità - ha ritrovato i suoi colori.
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Nell'atrio le due casseforti sottolineano ancora una volta la ricchezza dei proprietari che disponevano anche di una stalla con ingresso autonomo su un'altra via. Eppure al di là dello stretto corridoio dove una scala conduceva al secondo piano, non mancano anche qui le tracce della vita degli ultimi, dalla cucina, con ancora le pentole i treppiedi, i bracieri, ai piccoli ambienti nudi per la servitù, fino allo stanzino tappezzato di scene erotiche che si ipotizza ospitasse la prostituta Eutychis, "greca e di belle maniere", che qui veniva offerta per due assi. Arte e bellezza, insomma, insieme a uno straordinario spaccato della società antica con le sue stratificazioni e i suoi costumi. Che da oggi, assicura Zuchtriegel, tornerà ad accogliere i visitatori, senza più limitazioni, aperta ogni giorno dell'anno. "L'abbiamo riaperta e non si chiude più". Read the full article
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fashionluxuryinfo · 2 years ago
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Moda Sfilano gli stilisti di domani Il Premio di Giuliacarla Cecchi Festeggiati i novant’anni della maison fiorentina con un evento nel Salone dei Cinquecento.
 Sul palco i 10 finalisti e in passerella i 55 modelli della collezione storica del museo della sartoriaLa maison di Giuliacarla Cecchi festeggia i novent’anni d’attività, durante i quali l’atelier di moda fiorentino, ha percorso tutta la storia della moda italiana del ‘900, dalla sartoria su misura, all’alta moda originale e artigianale, con “collezioni d’autore” esclusive e uniche.
https://www.fashionluxury.info/it/
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raffaeleitlodeo · 2 years ago
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Mio nonno, l'esperanto e "Slava Ukraïni"!
Mio nonno, che era un socialista finito pure al confino per le sue idee antifasciste e contrarie alla guerra, quando ero piccolo mi diceva che non c'è inno nazionale che non abbia dentro connotati e parole di superiorità, gloria, onore, guerra, battaglie, armi, vittoria, confini: tutte cose che da socialista internazionalista e pacifista lui aborriva - e che mi ha insegnato ad aborrire.
Non so se è vero che proprio tutti gli inni nazionali sono così. A me quello francese ad esempio non dispiace, anche se si parla anche lì di "gloria" e di "patria", e a me il concetto stesso di patria invece fa sbuffare, sarà colpa del nonno che si definiva "cittadino del mondo" e sognava un pianeta senza confini dove si parlasse esperanto.
Ma nulla è più fuori moda delle idee di mio nonno, e mie, in questa fase della storia carica di sovranismi e patriottismi e mitizzazione dei confini che a volte diventano muri, reazione forse inevitabile a una globalizzazione che ha corso troppo in fretta e non ci ha fatto diventare cittadini del mondo ma solo consumatori globali, con un'élite che tutto o quasi decide, alla democrazia resta più o meno  dove mettere i semafori.
A tutto questo (in cauda venenum, sì) pensavo leggendo i diffusi "Slava Ukraïni!" di persone di sinistra che vorrebbero così salutare la liberazione di Cherson, la sconfitta dell'autocrate invasore. Fatto, quest'ultimo, che è doppiamente benvenuto: primo perché l'autocrate invasore è stato almeno po' ricacciato da dove non lo volevano e - secondo - perché se Dio vuole apre uno spiraglio per sospendere, almeno, la mattanza. Eppure, compagne e compagni, restano i fondamentali - almeno per chi considera le nazioni dei residui ottocenteschi: duole dirvelo, ma anche "Slava Ukraïni" è nazionalismo, confini, onore, gloria e tutta la paccottiglia culturalmente di destra dell'800 e del 900. E, prima che si alzi su un pinocchietto ad accusarmi di putinismo, sia chiaro che  il più acceso e folle nazionalista - "ontologico", "spiritualista" - è proprio Putin e il suo giro di fascistoidi, da Medvedev a Cirillo.
E quindi sì, è ovvio che ora possa esserci sbandamento ideologico e culturale da parte di chi i nazionalismi li avversa, e prende quindi la scorciatoia facile di opporsi al nazionalismo di chi è in torto e aggressore con il nazionalismo di chi ha ragione ed è aggredito - quindi cade con tutti i piedi nella trappola. Anche perché ora c'è l'onda collettiva di simpatia per l'invaso che ha resistito e in parte vinto.
Ma poi l'onda passerà, e sarebbe una sconfitta culturale epocale se, una volta passata, restassimo orfani - noi di sinistra - anche del sogno di un mondo senza confini, se finissimo imbevuti anche noi di patria, gloria, onore, armi, e "nazione": la parola che infatti tanto piace alla nostra - anzi al nostro - presidente del consiglio.
Alessandro Gilioli - Facebook
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marcoservida · 3 years ago
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𝗟𝗘 𝗟𝗔𝗩𝗢𝗥𝗔𝗧𝗥𝗜𝗖𝗜 𝗗𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜𝗖𝗔𝗧𝗘 𝗗𝗜 𝗠𝗜𝗟𝗔𝗡𝗢 In occasione della festa dei lavoratori vi racconto la storia di alcune lavoratrici dimenticate. Parlo delle piscinine: bambine (6 - 13 anni) che a Milano erano apprendiste nelle sartorie alla moda di inizio '900. Sottoposte a orari di lavoro massacranti in cambio di pochi soldi, oltre a cucire avevano compiti pesanti come quello di consegnare i pesanti abiti da signora per tutta Milano: pacchi da 10 kg che portavano a piedi! Nel giugno 1902 una piscinina di 14 anni, Giovannina Lombardi, organizza uno sciopero. Obiettivo: migliorare le condizioni di lavoro delle ragazze. Alla protesta parteciparono 400 bambine al grido di "voéurem 50 ghei al dì!" Le piscinine ottengono la riduzione del peso dei pacchi, un'ora di riposo al giorno e un salario piu' alto. Ricordiamo queste piccole e coraggiose lavoratrici, ormai dimenticate da tutti (ma non da noi!) by Paola –Milano on tour https://www.instagram.com/p/CdAjVIHsmVf/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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corallorosso · 3 years ago
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Questo ragazzo per me è più di un amico, è un fratello. Lo conosco da dieci anni, l'ho visto crescere giorno per giorno. Michele, si chiama. Qui lo vedete fuori alla fabbrica dove lavorava come operaio. Siamo nell'hinterland di Napoli, in un'azienda a conduzione familiare con decine di dipendenti. Le condizioni: 900€ al mese, 9 ore di lavoro al giorno, testa bassa, nemmeno il tempo di prendere una bottiglietta d'acqua fuori dalla pausa pranzo. Per evadere il fisco il padrone carica sulla carta dei dipendenti più soldi del dovuto - ma si fa restituire l'avanzo in contanti. Così paga la parte di stipendio in nero ad altri dipendenti. Eppure i soldi non mancano, fanno borse per una grande marca di alta moda: 150 borse al giorno a 4.000€ l'una. Un giorno Michele sta lavorando con altri due operai. Uno dei due fa una battuta, si mettono a ridere. Li vede il figlio del padrone, 26 anni, gli si fa sotto, li sgrida. Gli altri due abbassano la testa. Michele pensa che è ingiusto, gli dice "ma a te non ti è mai capitato di ridere sul lavoro?". Il figlio del padrone risponde che a lui no, non è mai successo... poi ci pensa su: "ti faccio avere un richiamo disciplinare". Pochi minuti dopo arriva suo padre, il padrone della fabbrica, porta fuori Michele. "C'amma salutà, domani non venire". E lo licenzia così. Ma la storia non finisce così, come tante che abbiamo sentito. Perché Michele non è come tanti che abbiamo sentito. E si toglie una bella soddisfazione, quella di andare a trovare il padrone fuori alla fabbrica e di dirgli in faccia cosa pensa di lui - il video lo trovate qui: https://www.facebook.com/michele.maddaluno.7/posts/4532408150113538 Una cosa che dovremmo iniziare a fare tutti. Perché fa stare bene, e non siamo noi a dovere stare male... La faccia che fa il tipo sa davvero di riscatto collettivo. Ma forse la soddisfazione più grande è che tutta questa rabbia l'ha messa anche in un pezzo. In un racconto, in un messaggio ad altri come lui, l'ha trasformata in un progetto: "Quando sarò in alto vorrà dire che nessuno guarderà più in basso" Se vi va, ascoltate qui: https://www.youtube.com/watch?v=jDpF4aiF8xM https://spoti.fi/3z5g4F9 Salvatore Prinzi
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enkeynetwork · 1 year ago
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Foibe, a Roma sarà istituito il Museo del Ricordo
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Foibe, a Roma sarà istituito il Museo del Ricordo. Dopo il Museo della Shoah, Palazzo Chigi dà il via libera anche al Museo del Ricordo a Roma, dedicato alla commemorazione delle vittime delle Foibe. Il disegno di legge, firmato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stato approvato Consiglio dei Ministri di oggi. Otto milioni di euro. Questo il valore del progetto in riferimento al triennio 2024-2026. Un grosso investimento, per ricordare istriani, fiumani e dalmati e la tragedia voluta dalla dittatura comunista di Tito. Realizzare un museo in memoria delle vittime delle foibe «è un dovere storico» per il Ministro Sangiuliano, la cui proposta è stata accolta positivamente dal Cdm. «Queste tragedie non devono essere dimenticate. Sono una parte importante della storia italiana e devono essere conosciute e comprese dalle nuove generazioni. Ringrazio il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per aver voluto promuovere il Museo a cui parteciperanno varie realtà a partire dalla Regione Lazio che, grazie all'impegno del Presidente Francesco Rocca, metterà a disposizione l'immobile per il Museo e contribuirà alla progettazione e alla gestione». Questo il commento di Sangiuliano. Il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha dichiarato: «Oggi il governo ha dato il via libera a un testo per far nascere il Museo del Ricordo. Roma, Capitale d’Italia, e il Lazio, divengono custodi e promotori, in tal modo, di una doverosa memoria collettiva e nazionale. Gli orrori generati dai totalitarismi del XX secolo devono farsi testimoni concreti e attuali presso le nostre giovani generazioni e, soprattutto, presso quelle del futuro. Abbiamo, perciò, sviluppato questo ambizioso progetto con il MiC, grazie alla sinergia con il Ministro Sangiuliano, che vedrà presto sorgere, a Roma, un luogo-simbolo non solo del dramma vissuto dai nostri connazionali del confine orientale nel corso di tutto il '900, ma ospiterà e farà emergere dall'oblio tutti i ‘ricordi’ cancellati dalla storia. È un dovere morale cui la Regione crede fermamente».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fashionbooksmilano · 4 years ago
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Il colore dell’Aurora
La rivoluzione cromatica della chimica moderna
Luigi Giavini
Nomos Edizioni, Busto Arsizio 2010, 160 pagine, ISBN  978-8888145440
euro 44,00
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Con la scoperta del colore dell’Aurora, inizia la rivoluzione nella chimica moderna e dei coloranti sintetici. Luigi Giavini racconta la storia di questa svolta epocale, che ebbe grandi ripercussioni sia sul mondo dell’economia che su quello della moda: il passaggio dai coloranti naturali a quelli sintetici segnò infatti l’inizio di un nuovo modo di tingere il tessuto, più economico e duraturo. Attraverso lo studio degli straordinari campionari dell’epoca tra 1850 e i primi del ‘900, si scopre il nuovo arcobaleno di colori reso possibile dal progresso scientifico: dai colori primari alle loro infinite combinazioni. Il passaggio ai coloranti sintetici, con la storia della scoperta e della creazione di alcune delle tinte principali il colore dell'aurora appunto - segna la possibilità di una produzione più regolare ed economica dei colori in tutti gli usi tessili, quindi anche nell'abbigliamento, con enormi ripercussioni nel campo della moda e del costume. Un nuovo capitolo della ricerca di Giavini: un libro sulla storia dell’industria tessile, un libro sul colore. Un vero e proprio arcobaleno di colori ricostruisce l'intero spettro cromatico della produzione tessile dell'epoca. Con una prefazione di Ermanno Barni Professore Ordinario di Chimica Organica nell'Università di Torino.
29/09/20
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