#femminismo liberale
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pier-carlo-universe · 25 days ago
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Harriet Taylor Mill: Una pioniera del femminismo liberale che ha ispirato generazioni. Recensione di Alessandria today
La straordinaria vita di Harriet Taylor Mill e il suo contributo al pensiero progressista e all’uguaglianza di genere.
La straordinaria vita di Harriet Taylor Mill e il suo contributo al pensiero progressista e all’uguaglianza di genere. Una donna fuori dal suo tempo Harriet Taylor Mill, nata nel 1807 a Londra, fu una delle figure più straordinarie della filosofia e del femminismo liberale. In un’epoca in cui le donne erano confinate a ruoli domestici e marginali, Harriet sfidò le rigide convenzioni sociali e…
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blogitalianissimo · 5 months ago
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Ah bene. Meglio Trump allora. Lui si che proteggerà i palestinesi. Gli Stati Uniti sono amici degli Israeliani, comunque vada. Li hanno sostenuti per anni, e al contrario i musulmani stanno sul cazzo dall'11 settembre. Il pubblico americano non laureato, non sindacalista etc, non ha nessuna intenzione di eliminare Israele, così come non ne ha intenzione nessuno nel mondo tranne la repubblica teocratica iraniana. Almeno non avremmo un putiniano di ferro nella casa bianca, o un cadavere.
(Comunque sì, ho scoreggiato, grazie per la preoccupazione)
Non è che se uno dice la verità, ovvero che Kamala Harris è una sionista di merda, allora sta dalla parte di quell'altro cesso che è comunque la feccia umana. Ma tutto bene? Sei in grado di leggere? Dio cristo cioè mi hai dato velatamente della razzista perché ho fatto notare che la Harris candidata non è la gran vittoria femminista che tutti vogliono far passare, ma per piacere. E lo pensavo pure della Clinton per inciso, donna bianca.
E non c'è bisogno che mi rammenti la posizione americana e occidentale sulla questione palestinese, ma se ti fai qualche ricerchina sulla Harris, prima di vomitare a caso accuse di razzismo nel mio askbox possibilmente, scoprirai che lei è anche più sionista dei suoi colleghi.
Detto questo, finiamola qua, questo ask (come il precedente) puzza di femminismo bianco e liberale, perciò sì faccio come ad UNO e ti rigiro l'accusa
Ps, non credo che risponderò al tuo prossimo ask, perciò risparmiati anche di scrivermi, grazie
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abr · 1 year ago
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Soprannominato El Loco,  Javier Milei ha detto di voler vietare l’ingresso nel Paese agli stranieri con precedenti penali e di voler espellere coloro che commettono reati.  Negazionista della crisi climatica (...) si è detto favorevole alle armi per tutti e contrario all’aborto, al femminismo (radicale: "il primo femminismo è liberale, basta leggere Jeremy Bentham" ha dichiarato nell'intervista Tucker Carlson, ndr) e all’educazione sessuale nelle scuole. A livello economico ha ribadito più volte di voler ridurre le tasse, tagliare i programmi assistenziali e privatizzare le imprese pubbliche. (...) Eletto al Parlamento (....) aveva messo a disposizione il suo stipendio tramite sorteggio, perché “per me sono soldi sporchi”. (...) Molto legato alla sorella Katia, coordinatrice della sua campagna elettorale e ai suoi cinque mastini inglesi, Milei (c)onosce molto bene la Bibbia ma uno dei suoi principali consiglieri è un rabbino, visto che sta studiando per convertirsi all’ebraismo. 
via https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-internazionale/javier-milei-nuovo-sopra-righe-i-sostenitori-motosega-2212108.html
SIAMO OMOZIGOTI SEPARATI ALLA NASCITA.
Se mai ce la facesse, da sinistra e Centro prepariamoci al più GRANDE ANATEMA mai sentito dai tempi di San Marziale di Limoges (per ora qui da noi pochi se ne sono accorti: non leggono, non si informano, gli arriva solo di rimbalzo; ma la AOC ad esempio, post intervista di Tucker Carlson ha ululato indignada, quindi prepariamoci - giusto il tempo che traducano e spieghino alla Schlein il tweet della sua politica modello).
Però vedete: anche la stampa di destra dipinge Milei come un oggetto strano, "sopra le righe" (cit.), incomprensibile; al più gli fa simpatia per i toni e la motosega ...
Ah la provincia, dove tutto ciò che non sia socialista statalista e non impettito serioso (*) anche a destra viene percepito come ... irreale, marziano. Gramsci ha vinto facile qui.
(*) il suo linguaggio, i suoi toni: rappresenta esattamente la politica per un libertario, vomitevole svuotar di fossa biologica tra gente laida.
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ornitomoltorinco · 1 year ago
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"La sfera personale non è politica fintanto che mi conviene, poi, quando invece ritengo che determinate scelte fatte da altre donne possano impattare negativamente sulla mia esistenza, allora tutte si devono piegare al mio volere altrimenti sono delle bigotte di merda." Questo è il riassunto delle opinioni espresse da taluni soggetti che si identificano con l'ideologia femminista radicale.
Ora, io capisco che non si possa pretendere la perfezione e che in qualità di esseri umani commettiamo errori, ma proprio a supporto della liberazione femminile è fondamentale anche la responsabilizzazione e il supporto cieco delle azioni di una donna in quanto tale, indipendentemente dalle conseguenze delle stesse, porta all'effetto contrario (oltre ad essere un caposaldo del "femminismo" liberale, che ha veramente ben poco di femminista).
Dunque, se non siete pronte a fare delle rinunce, a prendere scelte consapevoli e finalizzati a dare priorità alle donne e al benessere femminile come classe, semplicemente evitate di dirvi "femministe", men che meno "radicali".
Condividere le posizioni ideologiche da un punto di vista esclusivamente teorico è pressoché inutile. Di teoria nel femminismo ce n'è già tanta. Persino troppa*. Ciò che manca è l'azione (sia a livello personale, che in forma organizzata).
...e soprattutto almeno abbiate la coerenza di non supportare posizioni che strizzano l'occhio al femminismo della scelta, dopo aver passato mesi a tentare di imporre quelli che per voi sono i parametri fondamentali affinché una possa considerarsi femminista (intersezionale). Che imbarazzo.
*Sarebbe un discorso per un post ben diverso da un banale rant, ma ci tengo a chiarire che sono del parere che un eccessivo accademicismo del femminismo radicale scoraggi le donne meno scolarizzate. Leggere libri a palate, magari pure in lingua straniera, post interminabili sui social e via discorrendo non è alla portata di tutti. Detto francamente non è neanche totalmente alla mia portata dati i miei problemi (sono DSA, leggere per me è un po' un supplizio). Sono tuttavia concorde nel ritenere che un'informativa completa di analisi estensive sia in ogni caso necessaria, sia per sottolineare la dignità del femminismo, che per motivi pratici di informazione e formazione - semplicemente mi limito a non disdegnare le infografiche colorate in stile Instagram, anche se vorrei che fossero meno tendenti al libfem.
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Nancy Fraser
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Per me, il femminismo non è semplicemente una questione di portare un numero limitato di singole donne in posizioni di potere e privilegio all’interno delle gerarchie sociali esistenti. Si tratta piuttosto di superare quelle gerarchie. La divisione gerarchica e di genere tra “produzione” e “riproduzione” è una struttura determinante della società capitalista e una fonte profonda delle asimmetrie di genere in essa insita. Non potrà esserci “emancipazione della donna” finché questa struttura rimarrà intatta.
Se il capitalismo fonda la propria possibilità di esistere sullo sfruttamento del lavoro silenzioso, e non riconosciuto, che le donne dedicano alla cura di bambini, malati e anziani, per poter arrivare a vedere riconosciuto il valore, anche economico, del lavoro di cura, è necessario immaginare un modello alternativo.
Il neoliberismo, per poter prosperare, distrugge l’ambiente, sfrutta le minoranze, depreda il Sud del mondo di materie prime, in un clima di sempre crescenti disuguaglianze.
Nancy Fraser, filosofa e teorica femminista, è tra le più importanti intellettuali della nostra epoca.
È stata tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.
Punto di riferimento del dibattito internazionale sulle ingiustizie globali, insegna Politica e Filosofia alla New School for Social Research di New York, dal 1995.
Conosciuta per la sua critica alla politica dell’identità e il suo lavoro filosofico sul concetto di giustizia, è anche una strenua critica del femminismo liberale contemporaneo e del suo abbandono delle questioni di giustizia sociale.
Ha ricevuto dottorati onorari da sei università in cinque paesi, la Legion d’Onore Francese e fa parte dell’American Academy of Arts and Sciences.
Ex presidente dell’American Philosophical Association Eastern Division, ha ricevuto il premio Alfred Schutz per la filosofia sociale e il Prix Mondial Nessim Habif dall’Università di Ginevra nel 2018.
Il suo lavoro è stato citato tre volte dai giudici della Corte Suprema brasiliana, in pareri che affermano l’uguaglianza matrimoniale, la discriminazione positiva e i diritti alla terra collettiva delle persone afro-discendenti.
È nota principalmente per il suo lavoro sulle concezioni filosofiche di giustizia e ingiustizia. Affronta i problemi delle ingiustizie strutturali che pervadono la nostra società e si allineano con le divisioni sociali come genere, razza/etnia e classe.
Ha scritto su un’ampia varietà di argomenti. In libri e saggi recenti, ha proposto una nuova teoria critica della società capitalista, che rivela la sua tendenza intrinseca a svuotare la democrazia, ad approfittarsi del lavoro di cura delle donne, a espropriare la ricchezza delle comunità di colore e a degradare la natura.
Tra le sue più recenti pubblicazioni in lingua italiana ci sono: Il vecchio muore e il nuovo non può nascere. Dal neoliberismo progressista a Trump e oltre (2019); Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi (2019); Femminismo per il 99%. Un manifesto (con Cinzia Arruzza e Tithi Bhattacharya, 2019); Redistribuzione o riconoscimento? Lotte di genere e disuguaglianze economiche con Axel Honneth, (2020); Cosa vuol dire socialismo nel XXI secolo? (2020); Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunità e il pianeta (2023).
Nata a Baltimora il 20 maggio 1947, in una famiglia mista di immigrati di seconda generazione con origini ebraiche e cattoliche, ha conseguito la laurea in filosofia presso la Bryn Mawr nel 1969 e un dottorato di ricerca in filosofia presso il CUNY Graduate Center nel 1980.
Ha insegnato nel dipartimento di filosofia della Northwestern University ed è. stata professoressa in visita presso università in Germania, Francia, Spagna, Austria, Germania e Paesi Bassi.
Oltre alle sue numerose pubblicazioni e conferenze, è stata co-editrice di Constellations, rivista internazionale di teoria critica e democratica, dove continua a far parte del Consiglio editoriale.
Nel marzo 2022, è stata tra le 151 femministe internazionali che hanno firmato il Manifesto della Resistenza femminista contro la guerra, in solidarietà con le femministe russe dopo l’invasione dell’Ucraina.
Nel 2024 è salita alla cronaca internazionale quando sono state annullate le lezioni che doveva tenere all’Università di Colonia dopo che si è scoperto che aveva firmato la lettera “Filosofia per la Palestina“. 
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edonee · 11 months ago
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Sei italiana? È raro trovare radfem italiane🥲
Che ne pensi del libfem e del movimento trans?
sì sono italiana!! :) effettivamente le radfem qua in italia sono un po' rare, però ci siamo
sul movimento trans mi sono già espressa qui su tumblr (tanto che sono finita anche su qualche blocklist per terf lol)
il femminismo liberale invece lo trovo stagnante, ci sono dei punti in comune con il radfem ma è moooolto indietro e non elimina i problemi alla radice
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scienza-magia · 1 year ago
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I chatbot AI senza orientamenti politici, sociali o religiosi
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Bard e ChatGpt sono di destra o di sinistra? L’illusione della neutralità politica nell’Ai generativa. La letteratura scientifica (e non) sui bias politici dei chatbot è quantomai divisa e divisiva. Si possono ridurre i pregiudizi ma eliminarli del tutto sarà difficile Se lo chiedete al programmatore neozelandese David Rozado vi giurerà che è di sinistra. Fabio Motoki della Norwich Business School dell'Università di East Anglia nel Regno Unito invece vi dirà che è liberale. Entrambi hanno sottoposto ChatGpt a test più o meno rigorosi per misurare i pregiudizi politici del più popolare Chatbot della rete. E sono giunti a conclusioni diverse. Adesso si è aggiunta anche Bard, che invece sarebbe di destra. L'aspetto più affascinante di questo dibattito che è che la risposta più sensata sarebbe una parola, “dipende”: dipende cioè dai dati e da chi li ha inseriti. Invece il dibattito ricorda da vicino quello di alcuni decenni fa sull'inclinazione politica di Tex Willer e Zagor. La letteratura scientifica (e non) sui bias politici dei chatbot è quantomai divisa e divisiva. Proviamo a leggere meglio. Con una premessa che è anche uno spoiler: nonostante gli sforzi di pulizia del dato, i chatbot sono influenzati da presupposti, credenze e stereotipi presenti nei vasti dati raccolti da internet su cui vengono addestrati. Cosa dicono gli studi finora Partiamo da Rozado, il programmatore neozelandese padre di RightWingGPT, un modello di intelligenza artificiale ottimizzato per manifestare i pregiudizi politici opposti a quelli di ChatGPT. Ha dichiarato di avere creato RightWinngGpt dopo avere sottoposto il chatbot di OpenAi a 15 domande e avere scoperto che 14 volte su 15 rispondeva da buon democratico progressista. L’obiettivo – sincero – del ricercatore è dimostrare il pericolo di questi sistemi di intelligenza artificiale sia sotto il profilo della capacità di persuasione che come produttori di fake news. Alla Norwich Business School, invece, confrontando le risposte con quelle che si aspetterebbero dai sostenitori dei partiti liberali in Stati Uniti, Regno Unito e Brasile, i risultati hanno evidenziato un “significativo e sistematico bias politico” a favore dei Democratici negli Usa, di Lula in Brasile e del Partito Laburista nel Regno Unito. L’analisi su 14 grandi modelli di linguaggio
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Più completa appare la ricerca condotta dall’Università of Washington, Carnegie Mellon e Xi'an Jiaotong University . La ricerca ha testato 14 grandi modelli di linguaggio. ChatGPT e GPT-4 di OpenAI ne escono sinceri riformisti, appartenenti a quella che noi conosciamo come sinistra liberale e progressista. La destra del Pd. LLaMA di Meta invece sembrerebbe più destra autoritaria. Per arrivare a queste “sintesi” politiche i modelli sono stati stimolati su diversi temi che vanno dal femminismo al concetto di democrazia e le loro risposte sono state utilizzate e misurate su una bussola politica. La metodologia adottata è stata quella di chiedere ai 14 modelli la loro opinione su 62 affermazioni. La richiesta era semplicemente di esprimersi in accordo o disaccordo, sì o no. Come si vede nel diagramma i modelli di sinistra hanno dimostrato una maggiore sensibilità su temi come i diritti della comunità LGBTQ+, nera e delle minoranze religiose, mentre quelli di destra verso gli uomini bianchi di fede cristiana. C'è poi Darrell M. West, senior fellow del Center for Technology Innovation (CTI) dell'Istituto di ricerca Brookings a Washington. L’autore ha interrogato entrambi i modelli su argomenti come l’invasione della Russia in Ucraina, il divieto di TikTok, Donald Trump e Joe Biden. Le risposte mostrano differenze significative nel modo in cui ciascun strumento presenta materiali e giudizi. Ad esempio, Bard ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, mentre ChatGPT ha affermato di non esprimere opinioni o prendere posizione. Altro esempio: sulla decisione di vietare TikTok,mentre ChatGPT ha fornito un contesto storico sull’argomento, menzionando il tentativo di Trump di bandire l’app nel 2020, Bard ha parlato dell’eventuale impatto sull’economia statunitense. Perché è rilevante studiare i pregiudizi dell'Ai? Cominciamo con il dire che sono integrati in prodotti e servizi utilizzati da milioni di persone. Pertanto, comprendere i loro pregiudizi intrinseci è fondamentale, poiché possono causare danni reali. Ad esempio, un chatbot potrebbe rifiutarsi di fornire consigli sull’aborto o sulla contraccezione. Un servizio clienti non moderato o supervisionato potrebbe fornire risposte offensive. Si possono generare sistemi senza pregiudizi? Secondo Chan Park, ricercatrice PhD alla Carnegie Mellon University, nessun modello di linguaggio può essere completamente esente da pregiudizi politici. Il dibattito è apertissimo. La polarizzazione nella società si riflette anche nei modelli di chatbot, e c’è il rischio che, con l’aumento dell’uso dei bot, che la polarizzazione possa intensificarsi. OpenAI ha dichiarato di istruire esplicitamente i suoi “etichettatori” umani a non favorire alcun gruppo politico specifico, definendo eventuali bias nelle risposte di ChatGPT come “errori, non caratteristiche”. La pulizia del dato e il lavoro di supervisione potrebbe non essere sufficiente. Anzi, paradossalmente, come abbiamo visto qui, potrebbe generare pregiudizi ed errori ancora più gravi. L’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2024 negli Stati Uniti sarà il vero banco di prova. Anche perché i chatbot stanno diventando sempre più presenti nella vita quotidiana di molte persone. Read the full article
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arucchi · 4 years ago
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Mi sono ascoltata tutta la puntata di Morgana su Pearl de Vere perché evidentemente mi piace farmi male approfondendo cose che so già odierò, ma almeno così non dovrete ascoltare pure voi perché vi presento "Everything Wrong, Morgana edition" aka commenti a caldo presi sull'app delle note per sclerare come si deve durante future conversazioni sul tema. Mi scuso in anticipo per eventuali errori, sono davvero appunti presi a caso per la noia (e ho iniziato circa dopo una decina di minuti dall'avvio del podcast, ad onor del vero).
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-"Si ingrazia le forze dell'ordine, fa loro godere dei favori del bordello a buon mercato". È la prima frase che appunto e già non c'è manco bisogno di commento.
-Si parla con ironia e quasi scherno delle mogli dei clienti ("il capo della polizia la lascia lavorare a dispetto delle mogli per bene, che mal tollerano la pretesa delle prostituite di comprarsi gli abiti negli stessi negozi in cui fanno shopping le signore dalla vita irreprensibile"). Sul serio? Sul serio vogliamo lasciar intendere che le donne sono infastidite dalla prostituzione perché vogliono essere le uniche benestanti e alla moda? Misoginia ne abbiamo?
-Guarda caso proprio Pearl stessa dopo che ha aperto il bordello preferisce "lasciare il corpo, se le va, alle gioie dell'amore scelto" e smettere di prostituirsi facendo, invece, "i soldi col cervello"... Serve aggiungere altro?
-"Sembra che nulla possa più andare storto nella vita di Pearl e delle sue ragazze", sì, certo. Le sue ragazze che fa violentare ogni giorno da ricchi misogini. Una vita meravigliosa in cui nulla può andare storto.
-Una citazione a Bocca di Rosa poteva mica mancare, eh?
-Il capitale diventa borghese e molarista nel 900 dopo l'epoca dell'oro, perché il selvaggio West era na pacchia con tutti amiconi e solo "idee pioneristiche" fatte con etica e spirito d'avventura bonario. . .
-"Le comunità, nate dagli scavi spregiudicati dell'oro e dei suoi traffici, si consolidano intorno a economie meno spudorate diventando pian piano borghesi e moraliste. Non c'è più posto per i bordelli e la loro idea di splendore sensuale. Pochi anni dopo verranno dichiarati illegali, gettando la prostituzione in un ambito molto più degradato e nascosto dove le ragazze saranno senza tutela e nessuna di loro potrà più sperare di affermarsi e diventare autonoma economicamente usando in proprio lo strumento estremo del corpo" di nuovo cazzate, come se prima fosse stata una pacchia per le prostitute! ! ! Ma de che parlamo? Ma avete la più pallida idea di cosa comportasse, e comporti ancora oggi, prostituirsi? Avete idea delle ripercussioni psicologiche? Avete minimamente presente il tema di cui state parlando?
-"Non solo è libera ma addirittura liberante perché consente ad altre donne, attraverso lo stesso lavoro che ha fatto lei da ragazza [la prostituta ndr], di guadagnare quella solidità economica che permette loro di vivere a un livello di agiatezza superiore persino agli uomini che pagano il loro corpo". Le statistiche ti contraddicono, la storia di Pearl (morta in maniera piuttosto misteriosa senza manco i soldi per farsi seppellire, è stato detto tipo cinque minuti fa!) ti contraddice.
-"Paradossalmente le uniche che potevano guadagnare e rimanere padrone dei loro guadagni erano le prostitute che grazie alle loro entrate, se sapevano gestirle saggiamente come fece Pearl de Vere, potevano diventare delle imprenditrici prospere e anche dare la prosperità delle donne che lavoravano per loro". Come sopra. E se fosse così bello e tanto remunerativo perché ci finiscono solo le disperate?
-"Molte donne oggi ti direbbero: in un mondo perfetto, nessuna si prostituirebbe. Io non sono sicura che sia proprio così. Ho delle idee un po' confuse sulla legittimità e sul potere emancipatorio della prostituzione" Eppure si direbbe di no, anzi, si direbbe che vai a nozze coi papponi e i clienti a sentirti parlare, cara Michela "Certamente, immagino che dopo che per un sacco di tempo gli uomini hanno fatto del nostro corpo quello che volevano, sarebbe assurdo dire che le donne non possono fare quello che vogliono del loro corpo". Complimenti per il ricatto emotivo e l'accostamento di cose solo apparentemente simili. L'onestà intellettuale la conservi per quando vorrai smettere di fingere di non essere di parte o proprio ne sei sprovvista per natura?
-"Per me, il problema della prostituzione è la reciprocità, nel senso che fin'ora è stato un mercato a servizio delle esigenze degli uomini mentre ora che anche le donne possono pagare sarebbe bello che ci fosse alla luce del sole una possibilità di acquistare servizi di compagnia o sessuali anche per le donne". Lia Celi, se tu fai schifo e ti sta bene che la gente venga acquistata come fosse merce e stuprata per du spicci cazzi tua. Però, ti invito a constatare i danni della prostituzione, a pensare al fatto che due soldi non li risolvono e, soprattutto, a interrogarti sul motivo per cui le prostitute (quasi tutte vittime di tratta, ci tengo a sottolineare) siano quasi tutte donne e anche i prostituti abbiano quasi esclusivamente clienti maschi.
-Bello dire che se fosse stato un mestiere maschile ci sarebbero stati corsi universitari e sarebbe ritenuto onorevole ma è ritenuto invece un lavoro miserevole solo perché femminile. Ignoriamo ancora una volta i dati e le realtà sulla prostituzione, distorciamo ancora una volta le analisi e i pensieri femministi per adattarli al servizio del capitale e del patriarcato. Lia, Michela, voi e il vostro "femminismo" contro le donne mi disgustate.
Smettetela di passare idee tossiche alle giovani donne, smettetela di chiamare femminismo la misoginia, smettetela di definire una forma di schiavitù e violenza verso le donne un "lavoro come un altro".
Il lavoro come un altro che, però, rende chi lo esercita 40 volte più a rischio di omicidio; che mette più di qualsiasi altro mestiere a rischio di malattie; che porta le prostituite a indicibili sofferenza fisiche e mentale; che costringe a sottostare a ogni umiliazione, tortura e ricatto; il lavoro che consiste letteralmente nel farsi stuprare (perché questo è il rapporto con chi non si desidera); che porta chi lo pratica a soffrire di depressione, all'abuso di sostanze, a tentare il suicidio; il lavoro come un altro in cui, differentemente da ogni altro ambito, se non hai la minima esperienza e sei giovane vali molto di più: il lavoro come un altro che si procura la forza lavoro con minacce, violenze, ricatti, tratta di esseri umani... Potrei andare avanti a lungo ma spero di aver reso l'idea: non c'è niente del "lavoro come un altro" nella prostituzione. La prostituzione è quell'inferno in cui tutte lottano per non finire, è quel destino tragico e terribile che tutte le donne -ma soprattutto le più deboli, le più instabili, le vittime di abusi, le meno scolarizzate, le cresciute in condizioni di disagio sociale, le reiette, le povere, le straniere e tutte quelle donne con meno possibilità- temono e schivano con ogni forza, conscie di poterci finire se le cose si mettono male.
Da notare anche com'è stata scelta non una semplice prostituta ma una donna che ha aperto un bordello. Amaramente ironico, in quest'ottica, l'accostamento col titolo di questa serie di dialoghi: "Sono io l'uomo ricco". Sembra una beffa. Sembra voler dire "Ora ho soldi e potere e sfrutterò le donne più deboli come gli uomini oppressori hanno sempre fatto con me". È uno schiaffo in faccia alle donne.
Questo che se ne frega della maggioranza delle donne e vende tanto, questo che fa di tutto per piacere alla massa non è femminismo. Il femminismo liberale è solo liberalismo goffamente travestito e ricoperto di glitter rosa. Sostenere la prostituzione non difende né aiuta nessuno, così come buona parte delle altre battaglie di questo presunto femminismo che tanto piace alla società attuale.
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ilsimplicissimusblog · 6 years ago
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Oscurantismo medievale e femminismo di mercato
Oscurantismo medievale e femminismo di mercato
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Anna Lombroso per il Simplicissimus
Da ieri “attiviste di tutto il mondo” stanno convergendo a Verona (dove la famiglia ha rotto le scatole dai tempi dei Capuleti e Montecchi) per rispondere “politicamente, e personalmente”, alle tematiche affrontate dal World Congress of Families, giunto alla sua tredicesima edizione, nel corso del quale si  dispensano simpatici gadget a forma id feto, si…
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stoopidassjamesfranco · 4 years ago
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Chad discorso realistico di Elodie sulle disparità di classe VS virgin discordo sul femminismo liberale bianco che non fa altro che citare artisti maschi
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ninocom5786 · 2 years ago
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Sanna Marin viene attaccata solo per i video diffusi senza alcun consenso, non per aver ceduto i curdi alla Turchia a scopo di far entrare la Finlandia nella NATO dopo anni di neutralità.
Giorgia Meloni viene attaccata solo per i suoi hate speech e per l'esaltazione del fascismo, non per la fedeltà alla NATO e il sostegno all'Ucraina.
Tra queste due donne, dove la prima rappresenta la sinistra liberale e neoliberista e la seconda rappresenta la destra più reazionaria, ultra neoliberista, sciovinista, nazionalista, oscurantista e razzista, la differenza è ben poca. Entrambe sono lacchè dell’imperialismo nordamericano ed euro-atlantico, entrambe sono per la guerra contro la Russia, contro la Cina e altri paesi non allineati alle grandi democrazie occidentali. Entrambe sostengono la carneficina di Israele dal 1948 contro i palestinesi. Entrambe hanno dei programmi contro la classe dei lavoratori e delle lavoratrici, contro le classi popolari e contro gli sfruttati. Entrambe sono lacchè della finanza globale.
E comunque entrambe non hanno nulla a che fare con il femminismo.
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pizzettauniversale · 4 years ago
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Ciao pizzetta, ho tre domande per te, risp quando e se ti pare: - Come mai dici che cimdrp spara cagate? Premetto che a me lei piace ma sono sinceramente interessata della tua opinione, non mi interessa fare la fangirl del cazzo - Che ne pensi di monki, se lo conosci, dal punto di vista di qualità e sostenibilità? - Relativamente alla 2, conosci un sito o un servizio che offra info affidabili su quanto un certo brand sia sostenibile? Grazie un milione se risponderai, buona giornata <3
Allora cimdrp ho smesso di seguirla dopo la sparata sulla popolazione napoletana alla morte di Maradona, che qualcosa di più classista non poteva esserci. Non solo, non mi piace l'uso che fa del femminismo, cioè guadagnarci sopra. Capisco che la pagnotta tuttx dobbiamo portarla a casa, ma portare avanti un messaggio e fare sponsorizzazioni con brand che vanno contro quel messaggio è di un'ipocrisia impressionante. Per non parlare del suo femminismo bianco, liberale che dà voce sempre e solo alle stesse persone che fanno parte della sua cricca, vedi eugeniaraffaella che per l'amor di dio anche quella lasciamola perdere.
Conosco Monki e no, non direi che sia sostenibile nonostante l'utilizzo di materiali eco-sostenibile. Se è fast fashion non può essere sostenibile. Nessuna delle sue supply chain ha saputo fornire dei dati certi che assicuri ai lavoratori salute, sicurezza, paga minima, diritti dei lavoratori. Come regola principale: se è fast-fashion non è sostenibile (e parecchie volte anche il lusso)
Per il terzo punto c'è Good on You e puoi sempre fare riferimento a Fashion Revolution, questo è l'indice del 2020 sui vari brand https://www.fashionrevolution.org/about/transparency/
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sugoisugoicarp · 4 years ago
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Gli americani sono troppo moralisti, puritani, ignoranti e razzisti perchè mettono la razza ovunque manco fossimo bau bau, usano le loro regole scritte per cancellarti se sei diverso da loro e ti devi stare perchè per la loro legge e società è cosí e fuori gli usa non c’è nulla secondo loro. FOSSE utile per le minoranze questo atteggiamento io mi starei zitta e subirei tutta questa idiozia (farmi mettere i piedi in testa da due scemi che hanno studiato dai fumetti marvel è un piccolo prezzo per i diritti di tutti) ma nooo, creano solo danni, i primi matriali che vengono tolti sono LGBT+, il razzismo aumenta e le persone si sentono giustificate, le donne continuano ad essere discriminate e anzi è peggio sotto il fantasma del femminismo liberale dove è diventato un business e la lotta è condannata “che lottate?? La parità è stata raggiunta xdxd però se non me la dai ti ammazzo”. Il politically correct serve solo a lavare le coscienze a chi ha la coscienza sporca e continuerà ad averla, non userà l’ F slur ma ti accoltellerebbe volentieri alle spalle e te lo fa volentieri in maniera subdola. Lottiamo raga, continuiamo ad essere persone.
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cutulisci · 4 years ago
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“A Londra è stata inaugurata la statua che commemora Mary Wollstonecraft. Chi era costei? Per farla breve “soltanto” una donna, vissuta tra il 1759 ed il 1797, che, autodidatta, divenne filosofa e scrittrice pubblicando, nei suoi soli 38 anni di vita, alcuni libri tra i quali uno, dal titolo “A Vindication of the Rights of Woman” che le valse di essere considerata come la fondatrice del femminismo liberale. Che poi questa Mary sia stata anche la madre di quella Mary Shelley che nei primi anni dell’ottocento riuscì a pubblicare, tra moltissimi altri, anche il suo meraviglioso Frankenstein con il proprio nome anziché con quello del marito, come ai tempi si usava, non mi sembra notizia irrilevante. [...] Sa come mi sarebbe piaciuta una statua che rappresentasse Mary Wollstonecraft? Una donna, in vestiti dell’epoca, con la sua bella cuffietta che stringe, in un unico grande abbraccio tante donne, di ogni età, forma e colore, vestite nei modi più diversi, dalla contadina, alla scienziata, dalla pornostar all’astronauta, che sorridono tenendosi per mano.”
(via La femminista è nuda)
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estersx · 4 years ago
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Vista la discussione di oggi a proposito dei non-binary su Twitter, vorrei spiegare perché secondo me l'attivismo LGBT liberale è pericoloso facendo riferimento alla mia esperienza personale.
Quando avevo 16 anni le cose non andavano un granché bene per me: il mio gruppo di amici si era completamente disgregato, non uscivo più e passavo le domeniche in casa a guardare la TV. Oltre a questo, bisogna aggiungere i miei scarsi risultati delle mie gare di nuoto.
Ero veramente giù e l'unica cosa che mi tirava su oltre alla musica era stare sui social. Mi piaceva molto stare su Twitter e bazzicavo un pochino su Tumblr, e questo mi portò ad avere una conoscenza molto approfondita della comunità LGBT. Fin troppo.
Così scoprii l'esistenza dell'asessualità, ed essendo molto giù pensai subito di esserlo dato che ultimamente non stavo provando più attrazione sessuale, anche se ogni tanto tornavano dei piccoli sprazzi di pulsioni e quindi pensai di essere greysessuale. Poi demisessuale.
Lo dico sempre: i miei dubbi sulla mia sessualità non hanno mai riguardato il se mi piacessero gli uomini, le donne o entrambi, ma sul il se provassi attrazione sessuale o no. E questo mi ha portato a degli squilibri molto forti in me.
C'erano dei periodi in cui odiavo il sesso, altri in cui mi era indifferente, altri in cui mi piaceva e mi colpevolizzavo perché "no, io sono asessuale!". Ero nella più totale confusione, ed ad oggi avrei preferito non aver saputo nulla di asessualità, avrei evitato problemi.
Oltre a questo bisogna aggiungere il fatto che iniziai a frequentare AVEN, il blog degli asessuali. Lì ebbi una conoscenza della comunità LGBT ancora più approfondita, anche per quanto riguardava le varie identità di genere.
Venni a conoscenza del termine agender, e io ebbi dubbi sull'esserlo o no. L'attivismo liberale mi aveva messo molti dubbi anche sulla mia identità di genere, dato che non sono stata mai gender conforming. Ma come me, nessuno lo è mai stato al 100%.
Odiavo l'essere donna, volevo un corpo neutro, e qui sorsero i primi dubbi. Fortunatamente mi ripigliai e capii di essere fin troppo attaccata al mio corpo femminile, così tutti i miei dubbi passarono.
Sono uscita da questo tunnel, e tutto questo è stato grazie al femminismo radicale. Mi ha fatto capire meglio la questione del genere e il fatto che fosse assolutamente normale non essere gender conforming.
Mi ha fatto capire che le varie sfumature dell'asessualità sono delle stronzate per far entrare le persone etero nella comunità LGBT, e per questo motivo mi sento tuttora colpevole; non vado fiera dell'aver occupato uno spazio che non mi apparteneva.
La mia storia mi ha fatto capire che l'attivismo queer corrente va a discapito di molte persone, soprattutto di adolescenti insicuri che passano molto tempo su internet come rifugio. Gli orientamenti sessuali come la demisessualità o le identità di genere assurde come i demiboy ecc sì, sono state un pretesto per far sentire certe persone parte della comunità pur non essendolo facendo sentire molti adolescenti sempre più insicuri di loro stessi, non risolvendo affatto certi problemi da cui vengono afflitti.
Il provare attrazione sessuale in maniera differente rispetto agli altri e la non conformità di genere ben evidente non sono argomenti che riguardano gli orientamenti sessuali non eterosessuali o la transessualità, ma sono problemi di altro tipo, riguardano delle dinamiche sociali.
Creare questi spazi induce solo delle persone con problemi sociali ad autoisolarsi ed ad alimentare ancora più insicurezze di quanto ne abbiano. Io per fortuna non ho avuto conseguenze gravi, ma J.K. Rowling nel suo ultimo articolo riguardo l'attivismo trans diceva che molti adolescenti volevano transizionare pur non avendo disforia, creando così dei danni inevitabili. Due fattori inoltre erano importanti: il fatto che si trattasse perlopiù di ragazze e che social come Tumblr, Reddit e YouTube avessero avuto il loro ruolo.
Detto ciò, i non-binary che ci chiamano TERF o che ci definiscono transfobiche non mi fanno rabbia, mi fanno piuttosto pena. Pena perché sono stati condizionati da un sistema mirato ad alimentare le loro insicurezze, e guarda caso chi vuole far aprire gli occhi su questi argomenti viene malvisto perché non si vuole accettare la realtà delle cose. Si vuole negare le difficoltà dietro una certa scelta.
Per questo io consiglio a chiunque di cercare di capire noi radicali. Non siamo delle persone cattive e transfobiche, siamo solo delle persone critiche di un certo femminismo comodo e di un certo attivismo LGBT che, visto il mio caso, non funziona.
Prima di chiamarci TERF ed attaccarci, provate a capire. Non dico di cambiare idea, ma almeno di ascoltare un altro punto di vista e capire che la situazione di disagio può essere risolta diversamente.
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Ruby Hamad
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Ruby Hamad femminista, accademica e giornalista, racconta forme insidiose di discriminazione e altre manifestazioni quotidiane di razzismo interiorizzato.
È l’autrice di How White Women use Strategic Tears to Silence Women of Colour, nato dall’omonimo articolo del 2018, pubblicato per The Guardian Australia, che in italiano è stato tradotto col titolo Lacrime bianche / ferite scure. Femminismo e supremazia bianca. Un punto di riferimento globale per le discussioni su femminismo bianco e razzismo.
Nata in Libano e cresciuta a Sidney, in Australia, ha studiato sceneggiatura e regia cinematografica al Victorian College of the Arts, si è laureata in economia politica presso l’Università di Sydney e conseguito un master in giornalismo e pratica dei media presso l’Università di Sydney. Insegna storia e scienze sociali presso l’Università di Western Sydney.
Ha scritto articoli su diverse importanti riviste internazionali e tenuto il discorso di apertura della Giornata internazionale della donna 2017 e Feminist Intersection – In Conversation (con Celeste Liddle) per il Queen Victoria Women’s Centre, e l’hosting di panel al Melbourne Writers Festival e al Newcastle Writers Festival.
Redattrice per la pubblicazione femminista progressista The Scavenger, ha prodotto una serie di saggi sul significato culturale e politico del cibo e creato una serie su persone affette da disturbi mentali che indaga il mito che ha contribuito a plasmare l’opinione pubblica sullo stigma della malattia mentale.
Il suo primo libro, How White Women use Strategic Tears to Silence Women of Colour,  definito “Miglior libro del 2020” da Cosmopolitan, Harper’s Bazaar, Kirkus Reviews e Publishers Weekly, è una condanna bruciante e ad ampio raggio della ‘femminilità bianca strategica’ e della ‘svalutazione storica delle donne di colore’ nella cultura occidentale. 
Attraverso testimonianze, un’accurata ricostruzione storica, la sua esperienza personale e il ricorso alla cultura pop del cinema e delle serie TV, ha scritto un aperto atto di accusa al femminismo bianco liberale incolpato di non voler fare i conti con il proprio passato coloniale in cui le donne hanno esercitato – seppur da subalterne rispetto agli uomini – un potere e un ruolo fondamentale nel fissare gli standard dell’umanità nel suo complesso, incarnati nell’uomo bianco, ma anche nelle donne bianche. Non guardare alla storia, significa continuare a esercitare e perpetuare quel potere e pensare al razzismo solo come a un comportamento individuale e non come a un elemento fondamentale della costruzione binaria della identità femminile in cui alle donne bianche è stata riservata la parte di “damigella in pericolo” mentre alle nere la parte selvaggia e in definitiva subumana.
Dalla schiavitù al linciaggio e all’allontanamento forzato di bambini indigeni, le donne bianche sono state complici degli uomini bianchi nel razzismo e nella violenza, con il pretesto di proteggere la femminilità bianca. L’autrice esamina come questa eredità di secoli di violenza razziale e colonialismo da parte dei bianchi si manifesti ancora oggi nella vita di donne nere, asiatiche, latine, indiane, musulmane, arabe e indigene di tutto il mondo.
C’è da specificare che quando parla di “donne bianche” e di “donne nere” i termini non sono descrittivi ma politici. Non differenzia per colore della pelle ma si riferisce a coloro che beneficiano della bianchezza intesa come privilegio razziale. Quando parla di nero o marrone intende coloro che ne sono escluse in vari gradi secondo un confine in continuo movimento e di volta in volta rideterminato dalla colonialità globale in cui la razza (intesa come imposizione sociale) è il criterio fondamentale per la distribuzione della popolazione mondiale secondo ranghi, luoghi e ruoli nella struttura sociale e del potere.
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