#soggettività
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gregor-samsung · 25 days ago
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– Quei due sembrano cosí felici di vedersi, – disse Direttrice. E allora mi accorsi che li stava osservando non meno attentamente di me. – Sí, sembrano felicissimi, – dissi. – Però è strano, perché sembrano anche turbati. – Oh, Klara, – mormorò Direttrice. – A te non sfugge mai nulla. Poi Direttrice tacque a lungo, reggendo in mano il cartello con lo sguardo fisso al di là della strada, anche dopo che la coppia era scomparsa alla vista. Infine disse: – Forse non si vedevano da molto tempo. Forse l’ultima volta che si erano abbracciati cosí, erano ancora giovani. – Vuol dire che si erano persi, Direttrice? Restò zitta un altro momento. Poi disse: – Sí. Deve essere andata cosí. Si erano persi. E forse solo adesso, per puro caso, si sono ritrovati. Direttrice aveva una voce diversa dal solito e, anche se i suoi occhi erano puntati sul fuori, pensai che non stava guardando niente in particolare. Cominciai addirittura a chiedermi che cosa avrebbero pensato i passanti vedendo Direttrice trattenersi in vetrina con noi tanto a lungo. Si girò dando le spalle al vetro e mentre ci passava accanto mi sfiorò una spalla. – Certe volte, – disse, – in momenti speciali come quello, la gente prova un dolore insieme alla felicità. Mi fa piacere che tu osservi tutto quanto cosí attentamente, Klara. Poi Direttrice se ne andò, e Rosa disse: – Che strano. Chissà che cosa voleva dire.
Kazuo Ishiguro, Klara e il Sole, traduzione di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2021, p. 22.
[Edizione originale: Klara and the Sun, Faber and Faber Limited, 2021]
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lucabaldassari · 20 days ago
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Rotoforo review
Sono felice di condividere con voi una review del mio progetto “Rotoforo”, scritta da Steve Bisson del Paris College of Art e Chief Editor di Urbanautica Institute. “Rotoforo” rappresenta per me un viaggio tra paesaggi esterni e interiori, una riflessione sulla molteplicità del nostro sguardo e su come la fotografia possa diventare un mezzo per esplorare e interpretare il mondo in modi…
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lospalatoredinuvole · 1 year ago
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La bellezza è nell'occhio di chi guarda.
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marcogiovenale · 7 months ago
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22 aprile, accademia di brera: primo incontro di francesca marica sulla pratica di scrittura poetica
Inventario Privato, Accademia di Brera, aula 8.Ospite del Prof. Pasquale Polidori e del suo corso di Arti Pittoriche, domani mattina Francesca Marica terrà un primo incontro sulla pratica di scrittura poetica analizzata lungo tre direttive variabili e scalari: soggettività/ linguaggio ed elemento spaziale.Lo spazio è uno degli argomenti centrali del corso di studi di questo anno e sul concetto di…
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divulgatoriseriali · 2 years ago
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La nostalgia dell'analogico: perché ci manca il linguaggio dei vecchi tempi? Perchè rivogliamo il tubo catodico e la pellicola?
Ricordi quando la TV era solo una scatola grande con un tubo catodico al suo interno e i colori erano nitidi e vivaci? O quando ascoltare una canzone significava mettere un disco in vinile su un giradischi? Quei vecchi tempi erano caratterizzati dal linguaggio analogico, un tipo di comunicazione che ora sta diventando sempre più raro. Continue reading Untitled
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Soggetto nomade
Agosti Battaglia Carmi Catalano Russo
Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane 1965 1985
Postfazione di Rosi Braidotti. Introduzione di Cristiana Perrela e Elena Magini.
Produzioni Nero, Roma 2020, 176 pagine, brossura, 22 x 26,3 cm, ISBN  9788880560760
euro 25,00
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"Soggetto nomade" raccoglie in un unico volume gli scatti di cinque fotografe italiane realizzati tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, che restituiscono da angolazioni diverse il modo in cui la soggettività femminile è vissuta, rappresentata, interpretata in un periodo di grande cambiamento sociale per l'Italia. Anni di transizione dalla radicalità politica all'edonismo, anni di piombo ma anche anni di grande partecipazione e conquiste civili, dovute principalmente proprio alle donne, e alle battaglie femministe. Una riflessione sull'identità e sulla sua rappresentazione che prende le mosse dai ritratti dei travestiti di Genova di Lisetta Carmi (Genova, 1924), dove la femminilità è un'aspirazione, e si declina attraverso le immagini di attrici, scrittrici e artiste di Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), gli scatti sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), le donne e le bambine di una Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935) e infine gli uomini che per un giorno assumono l'identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947). 
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11/02/23
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queerographies · 6 months ago
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[Alla prova delle passioni][Tommaso Scaramella]
Amori Nascosti e Storie Non Conformi: La Rilettura della Storia Lesbica e l’Omoerotismo nell’Arte e nella Letteratura Italiana Titolo: Alla prova delle passioni. Sessualità non conformi e soggettività fra età moderna e contemporaneaScritto da: Tommaso ScaramellaEdito da: Edizioni ETSAnno: 2024Pagine: 188ISBN: 9788846767776 La sinossi di Alla prova delle passioni di Tommaso Scaramella La…
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ma non è la questione di essere leoni....perché è capitato anche a me di essere mollata e allontanata senza tante spiegazioni o, peggio ancora, di essere ghostata ....e ciao .... arrivederci....
La questione è che forse soffriamo per un qualcosa che abbiamo idealizzato nella nostra testa...e che forse realmente non c'e mai stato....
Era solo un pensiero profondo sul fatto che essere lasciati fa male ,certo, ma in fondo quella persona che ha deciso di allontanarsi forse non meritava così tanto.....
...puoi avere ragione, ma il tuo è l'atteggiamento di chi, a cenere fredda, va a descrivere cosa ha causato l'incendio, come si è sviluppato, come avrebbe potuto essere evitato, quale sarebbe stato il miglior modo di scampargli...converrai che, se nell'incendio ci si trova nel bel mezzo del rogo, la percezione delle cose è meno confortevole e metabolizzabile...memento (anche a me stesso): è la percezione a definire la realtà, e per quanto ci si sforzi di oggettivizzare, se siamo molto coinvolti, la soggettività prende il sopravvento...
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astra-zioni · 4 months ago
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Piena di gente che mi scrive - quindi non dovrei sentirmi sola, giusto? Eppure è tutta gente che mi scrive all’una di notte in vena di confidenze, mi scrive la sera per chiedermi di vederci in quel momento “proposta random” a cui neanche più rispondo perché come glielo spieghi senza risultare stronza che i rapporti umani non possono basarsi sulle altrui esigenze egoriferite in cui io non conto più come soggettività unica, come Chiara, la quale diventa prontamente sostituibile al fine di riempire quel buco esistenziale con qualcun altro. E allora che senso ha vederci, sentirci, se la base al fondo è sbagliata - non è genuina voglia di conoscere l’altro - ma di accollare all’altro il peso della solitudine che sentite. E tutti quei “raccontami qualcosa”, come se l’altro dovesse intrattenervi, essere a disposizione sempre, ignorando financo il periodo che l’altro sta passando; vi fiondate, come sempre, nella mia esistenza senza alcun garbo, alcun tatto, mossi unicamente da scopi egoistici; e non me ne faccio niente di te, Pinco Pallo, che ti ricordi che esisto perché una volta ogni tanto pubblico una mia foto - che a quanto pare ti accende (quella, e non altro) il desiderio di avere una conversazione con me. In sostanza io non invado nessuno ma sono continuamente invasa da gente con pretese, più o meno consapevoli, francamente assurde. Dove poi trovi io la forza in tutto questo marasma di merda di instaurare un legame autentico con chicchessia non lo so e onestamente non ne ho più voglia.
Non è che c’ho il disturbo borderline è che c’ho il disturbo che mi sono rotta i coglioni.
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francesca-70 · 8 months ago
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Sono donna anche oggi, anche se non è l'8 marzo e nessuno mi porta una mimosa.
Sono donna anche oggi, che non ho nessuna serata in discoteca con uomini nudi che dovrebbero farmi divertire ballando e invece, poveretti, mi fanno solo pena...loro e chi ci va quel maledetto 8 marzo.
Sono donna ogni giorno, quando mi alzo e ho la forza di dire ''tocca a me'', senza nessuno che mi impone qualcosa o senza obblighi legati ad ormai morte tradizioni ed usanze.
Mi piace essere donna, non sono una femminista sfegatata che difende ad ogni costo e ad oltranza il mio genere, perché le stronzate le facciamo anche noi e non siamo sante, almeno io aureole in testa non ne vedo proprio a nessuno, ma mi piace la mattina pettinarmi i capelli, mettere il mascara e perdere quegli intramontabili venti minuti davanti ad un armadio, sempre pieno di cose che a me in quel preciso istante non piaceranno.
Mi piace essere donna, perché in quel lontano 1907 e poi 1909 e infine in quel 1910 qualcuno finalmente capì che anche io ho un pensiero, e posso renderlo libero come ogni altro maschietto del tempo stava facendo; mi piace essere donna perché mi piace esser come tutti gli altri, in fondo cosa cambia?
Al posto di averle in basso due palle, le ho appiccicate sul petto.
Non voglio dire frasi e luoghi comuni come "grazie a noi avete i vostri figli, uomini", perché a riguardo nessuno ha un merito superiore, perché se qualcuno ci ha creati entrambi siamo complementari e non subordinati.
Se qualcuno ha lottato per una parità di diritti, se esiste questa benedettissima uguaglianza voglio lottare e conquistarla ogni giorno, voglio esser donna anche quando le cose si metton male e c'è da rimboccarsi le maniche, voglio esser donna quando c'è da lavorare anche se non si tratta di gonna sexy ma di una tuta grigia e sporca di nero a fine giornata, voglio essere donna e voglio combattere tenacemente in una società "evoluta" e dinamica, in una società dal libero pensiero e dalla mentalità aperta che ancora boicotta l'espressione di ogni genere e di tutti i generi.
"Dichiarazione universale dei diritti umani" e "Dichiarazione dei diritti umani di Vienna", 1945 prima e 1993 poi... vi dice nulla? A me sì, e dice che se io voglio studiare, laurearmi e lavorare in un'azienda e starne a capo, posso farlo perché ho la stessa brama, grinta e forza che avrebbe il mio collega dalle palle attaccate in basso che il colloquio non lo ha superato. Mi dice anche che la mia mansione non è esclusivamente accudire i figli e sfornare lasagne e torte al cioccolato per il mio amato maritino che, povero, al rientro dal suo faticoso lavoro deve trovare qualcosa in tavola e il figlio che già dorme, pulito e profumato. No. Non sono una serva, una schiava, un'allevatrice e macchina di procreazione. Gli antichi romani si sono estinti e siamo nel ventunesimo secolo.
Io sono donna e ho diritto di vivere, io sono donna e ho diritto, io sono donna, io sono. Io. Quell' "io" promotore di soggettività, indipendenza ed esistenza. Non esiste moralmente, eticamente, metaforicamente (chi più ne ha, più ne metta) UOMO e DONNA, esiste io. E quest'ultimo devo ogni giorno, ora, minuto confermarlo senza che altri io prendano il sopravvento.
Io sono donna anche oggi, che non è l'8 marzo, ma in ogni attimo della mia esistenza pretendo reciproco rispetto e fedeltà, detengo la mia dignità e manipolo senza vincoli i fili di un burattino chiamato Vita.
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Silvana Blasco
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crazy-so-na-sega · 10 months ago
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La tecnologia non è mai altro che l'espressione di un desiderio segreto, di un'azione , direbbe Heidegger, la cui essenza non è stata messa in discussione. La clonazione fisica segue quindi la clonazione mentale già effettuata. È vano come fanno i “comitati etici”: fili di paglia che dettano regole all’uragano! – voler sfidare l’evidente potere di pianificazione e di controllo della Tecnologia, proprio come quei demosisti che pretendono di opporsi alle dittature che, senza il regno del Demos da cui provengono, sono vanitose e sconfinatamente vanitose, sarebbero rimaste oscure e fantasmagorie assurde imprigionate in soggettività felicemente frenate. La storia intellettuale degli ultimi decenni è stata fatta e rifatta, cioè divorata interamente da questi imbecilli, a volte odiosamente compunti, spesso grondanti di buoni sentimenti e di “rivolte” a prezzo. Mai la carità fu così profanata come in questi tempi che videro il teorico divieto della verità.
Elogio della temerarietà spirituale
Di 
Luc-Olivier d'Algange
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bluriflesso · 4 months ago
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“le parole non definiscono l’essenza di una realtà.”
onestamente ho da ridire riguardo a questo. noi pretendiamo di percepire oggettivamente l’esteriorità ma la consapevolezza sta anche nell’accettare la singolarità e la soggettività della nostra esperienza. se si pensa a come l’attitudine con cui subiamo un fenomeno, e considero anche i pensieri tali (non sono sicuro riguardo ai sentimenti perché questi vengono generati all’interno, come moto primo, anzi come reazione fenomenica o spirituale, anche se poi vanno necessariamente ad ingarbugliarsi in causa e conseguenza reciproca in una spirale infinita), sia totalmente determinata dall’accezione morale con cui si apprezza il valore all’oggetto-innesco, e che essendo di base un costrutto mentale formatosi con l’accavallamento di ripetuti schemi d’azione secondi ad un’alterazione dello stato di coscienza dovuto ad un trauma di natura organica, ci rendiamo conto come il potere della comunicazione può smuovere una molteplicità di sistemi all’interno del nostro giardino psichico, che si arreda in automatico nel corso della sovrapposizione dei segni emotivi, ed è il filtro e ponte per la visione di un esperienza diretta. forse è solo un circolo vizioso perché ci mantiene in uno stato di limbo fino al superamento dell’ego ma la chiave del perdono di sé sta nel tracciare la mappa all’interno di questo meccanismo perché la maggior parte dei nostri problemi è generata qua dentro e volendo o meno alla nostra soggettività continuiamo a ritornare. è ovvio, non possiamo aspettarci che la vita collimi con la presunta approssimazione che ne abbiamo fatto, ma allo stesso modo non c’è alternativa per muoversi sul territorio.
forse è solo un discorso di educazione..in ogni caso è più facile a livello spirituale stare al gioco del samsara.. oppure è una questione di stadi e gradi di manifestazione..
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marcogiovenale · 5 months ago
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estratto dal saggio di marianna marrucci sulla "funzione pagliarani" (ieri su 'il manifesto')
Marianna Marrucci_ Elio Pagliarani, un’epica di fondazione di nuove soggettività_ in “il manifesto”_ 23 mag. 2024 LINK sul sito: https://ilmanifesto.it/elio-pagliarani-unepica-di-fondazione-di-nuove-soggettivita nella cartella stampa: https://mega.nz/file/7o81hazQ#enT7FBBAhhoWjTpGYoVckjm4AlCscl0Hc08OCxotpjg indirizzo della cartella stampa Pagliarani 2024: https://tinyurl.com/pagliarani2024 la…
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canesenzafissadimora · 8 months ago
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Amore e desiderio
L'amore è povertà, carenza. E' attesa che l'altro corpo percorra uno spazio e, colmando un vuoto, incontri. Nell'incontro non c'è fruizione di un corpo, ma accoglimento di un dono, i gesti non afferrano, sfiorano, gli sguardi non possiedono, accolgono la gratuità di un'offerta che l'altro, nella pienezza della sua soggettività, concede.
Il desiderio, invece, non conosce incontri, non riduce la propria soggettività per creare quello spazio indispensabile necessario all'apparizione della soggettività altrui. Il desiderio conosce solo la saturazione per possesso.
Nel suo sguardo non ci sono le tracce di un'attesa, ma la smaniosa concupiscenza di incontrare nell'altro solo se stesso, per cui se spoglia un corpo è per possederne la carne, è per sottrargli, con le vesti, ogni traccia di soggettività che lo sguardo di desiderio, a differenza dello sguardo d'amore, non sa fronteggiare.
Chiuso nella sua solitudine, lo sguardo di desiderio si satura di quelle immagini ossessive e pesanti che solo i corpi, spogliati delle loro vesti e della grazia dei loro gesti, offrono come inerzia della carne.
Di qui la rivolta del pudore, "l'inizio di quell'ira per qualcosa che non deve essere".
Ciò che il pudore difende non è lo spirito dalla volgarità del corpo, ma la vita del corpo dall'inerzia della carne, la soggettività di un corpo vivente dalla penosa oggettività di una carne posseduta.
Umberto Galimberti, da Il gioco delle opinioni
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binosaura · 11 months ago
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Caro Babbo Natale,
Questa è la letterina di una femminista intersezionale incazzata. Una di quelle che se notano un'ingiustizia di qualsiasi tipo, invece di farsi i cazzi propri ci mettono bocca per difendere chi subisce. Questa femminista intersezionale incazzata ha dei desideri che potrebbero genericamente essere riassunti con "l'uguaglianza tra tutte le persone e la pace nel mondo", ma siccome è una rompicoglioni di prima categoria andrà ad articolare.
Vorrei che l'esistenza delle persone queer non fosse più considerata una deviazione dalla norma. Che non dovessimo dimostrare niente a nessunə. Che il Pride diventasse solo un momento di festa e non di lotta. Che lɜ miɜ compagnɜ non dovessero più nascondersi da chi ancora ci considera malatɜ o possedutɜ dal demonio.
Vorrei che ogni donna e soggettività socializzata come tale fosse libera di fare ciò che vuole, con chi vuole, quando vuole. Che non ci considerassero più "angeli del focolare" o "preziosi oggetti da proteggere". Che il nostro genere e la sua espressione non condizionino lo sguardo altrui e il trattamento riservatoci. Che la cultura dello stupro finisse una volta per tutte.
Vorrei che le persone grasse venissero considerate in quanto persone e non in quanto grasse. Che la Medicina si impegnasse per eliminare la concezione popolare che il peso corporeo sia necessariamente correlato allo stato di salute. Che i media rappresentassero ogni tipo di corpo e le aziende di abbigliamento tenessero conto della loro varietà. Che i mezzi di trasporto e le strutture artificiali in generale non fossero concepite solo per accogliere una limitata gamma di corpi.
Vorrei la fine del razzismo. Che una persona non dovesse più essere giudicata in base al colore della pelle o alla nazionalità. Che gli stereotipi sulla provenienza geografica diventassero obsoleti. Che riuscissimo a considerare in egual modo tutti i conflitti in atto, non soltanto quelli vicini a noi, e riuscissimo sempre a distinguere l'oppressorə dall'oppressə.
Vorrei che la disabilità non venisse considerata il tratto caratteristico di una persona. Che tutte le persone abili riuscissero ad avere uno sguardo non pietistico verso le persone disabili. Che non si utilizzasse più la pornografia del dolore nei media. Che le istituzioni si impegnassero affinché la vita di una persona disabile non debba essere per forza più difficile di quella di chi non lo è.
Vorrei che si riuscisse ad abbattere lo stigma sulla salute mentale. Che le patologie psichiatriche fossero considerate esattamente come tutte le altre. Che si investisse sulla formazione e l'offerta nel pubblico e che si istituisse la figura dellə psicologə di base, per tuttɜ.
Vorrei che si eliminasse l'enorme divario economico tra persone estremamente ricche e persone estremamente povere. Che per la politica parole come "patrimoniale", "progressività" e "salario minimo" non fossero tabù. Vorrei il reddito universale e che tuttɜ avessero diritto a campare dignitosamente.
Vorrei giustizia climatica.
Vorrei la fine della discriminazione di OGNI soggettività marginalizzata.
Vorrei l'abolizione, o quantomeno una riforma, delle forze dell'ordine e del sistema carcerario.
Vorrei la tutela di tutti gli animali non umani.
Vorrei la decriminalizzazione e la regolamentazione della maternità surrogata.
Vorrei che "sex work is work" fosse realtà e non più solo uno slogan.
Vorrei la Palestina libera.
Vorrei tante cose, ma più di tutto
Vorrei la fine del sistema ciseteropatriarcale bianco, abile e borghese.
E se non l'avrò da Babbo Natale, lotterò per ottenerla con le forze mie e dell3 miɜ compagnɜ.
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susieporta · 28 days ago
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L’angoscia e lo smarrimento dilaganti vengono subito interpretati come malattie, e tutti andiamo da psicologi, psicoterapeutici o psicoanalisti.
Ma non siamo affatto malati, siamo solo esseri in transizione, stiamo cambiando pelle mentale, stiamo dilatando a dismisura l’ampiezza della nostra soggettività umana.
Ti credo che siamo un po’ confusi: sta semplicemente crollando un mondo, e l’IO umano su cui si fonda.
Stiamo crescendo, amici, e perciò non abbiamo bisogno di medici, ma di maestri della trasformazione, abbiamo bisogno di guide che ci inizino alla novità, al nuovo modo di essere umani che sta premendo in ognuno di noi.
Abbiamo bisogno di ostetriche, non di clinici che ci trattino come pazienti/clienti/deficienti.
Questi, se avessero incontrato Teresa d’Avila, l’avrebbero rinchiusa in un manicomio e, se avessero visitato Padre Pio, lo avrebbero considerato un pazzo isterico, come fecero…
La nostra angoscia, la nostra depressione, sfiducia, mancanza di senso/vitalità/felicità è solo il segno di una fase iniziatica, e cioè trasformativa, molto profonda.
Stiamo ispezionando i nostri inferi, perciò ci sentiamo giù, perché gli inferi stanno proprio giù, nel più profondo, da dove però, se ben guidati, sbocchiamo altrove, nell’Aperto cielo della nostra nuova umanità. È paradossale che spesso siano anche i preti a spedire le loro povere pecorelle (senza pastore) da qualche psicologo, che spesso ignora perfino che cosa sia ciò che dovrebbe curare, cioè appunto l’anima. È come se la spiritualità cristiana, come d’altronde tutta la cultura occidentale, avesse rinunciato alle proprie potenzialità, che sono esattamente quelle di dare luce, e quindi di curare le anime, destandole alle più alte frequenze dello Spirito, dove finalmente gustiamo la vera e unica salute, quella dei rinati, che ritrovano la forza di dare fuoco al mondo.
Marco Guzzi
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