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#soggettività
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La bellezza è nell'occhio di chi guarda.
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marcogiovenale · 5 months
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22 aprile, accademia di brera: primo incontro di francesca marica sulla pratica di scrittura poetica
Inventario Privato, Accademia di Brera, aula 8.Ospite del Prof. Pasquale Polidori e del suo corso di Arti Pittoriche, domani mattina Francesca Marica terrà un primo incontro sulla pratica di scrittura poetica analizzata lungo tre direttive variabili e scalari: soggettività/ linguaggio ed elemento spaziale.Lo spazio è uno degli argomenti centrali del corso di studi di questo anno e sul concetto di…
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divulgatoriseriali · 2 years
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La nostalgia dell'analogico: perché ci manca il linguaggio dei vecchi tempi? Perchè rivogliamo il tubo catodico e la pellicola?
Ricordi quando la TV era solo una scatola grande con un tubo catodico al suo interno e i colori erano nitidi e vivaci? O quando ascoltare una canzone significava mettere un disco in vinile su un giradischi? Quei vecchi tempi erano caratterizzati dal linguaggio analogico, un tipo di comunicazione che ora sta diventando sempre più raro. Continue reading Untitled
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fashionbooksmilano · 2 years
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Soggetto nomade
Agosti Battaglia Carmi Catalano Russo
Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane 1965 1985
Postfazione di Rosi Braidotti. Introduzione di Cristiana Perrela e Elena Magini.
Produzioni Nero, Roma 2020, 176 pagine, brossura, 22 x 26,3 cm, ISBN  9788880560760
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
"Soggetto nomade" raccoglie in un unico volume gli scatti di cinque fotografe italiane realizzati tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, che restituiscono da angolazioni diverse il modo in cui la soggettività femminile è vissuta, rappresentata, interpretata in un periodo di grande cambiamento sociale per l'Italia. Anni di transizione dalla radicalità politica all'edonismo, anni di piombo ma anche anni di grande partecipazione e conquiste civili, dovute principalmente proprio alle donne, e alle battaglie femministe. Una riflessione sull'identità e sulla sua rappresentazione che prende le mosse dai ritratti dei travestiti di Genova di Lisetta Carmi (Genova, 1924), dove la femminilità è un'aspirazione, e si declina attraverso le immagini di attrici, scrittrici e artiste di Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), gli scatti sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), le donne e le bambine di una Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935) e infine gli uomini che per un giorno assumono l'identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947). 
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11/02/23
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queerographies · 5 months
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[Alla prova delle passioni][Tommaso Scaramella]
Amori Nascosti e Storie Non Conformi: La Rilettura della Storia Lesbica e l’Omoerotismo nell’Arte e nella Letteratura Italiana Titolo: Alla prova delle passioni. Sessualità non conformi e soggettività fra età moderna e contemporaneaScritto da: Tommaso ScaramellaEdito da: Edizioni ETSAnno: 2024Pagine: 188ISBN: 9788846767776 La sinossi di Alla prova delle passioni di Tommaso Scaramella La…
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astra-zioni · 2 months
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Piena di gente che mi scrive - quindi non dovrei sentirmi sola, giusto? Eppure è tutta gente che mi scrive all’una di notte in vena di confidenze, mi scrive la sera per chiedermi di vederci in quel momento “proposta random” a cui neanche più rispondo perché come glielo spieghi senza risultare stronza che i rapporti umani non possono basarsi sulle altrui esigenze egoriferite in cui io non conto più come soggettività unica, come Chiara, la quale diventa prontamente sostituibile al fine di riempire quel buco esistenziale con qualcun altro. E allora che senso ha vederci, sentirci, se la base al fondo è sbagliata - non è genuina voglia di conoscere l’altro - ma di accollare all’altro il peso della solitudine che sentite. E tutti quei “raccontami qualcosa”, come se l’altro dovesse intrattenervi, essere a disposizione sempre, ignorando financo il periodo che l’altro sta passando; vi fiondate, come sempre, nella mia esistenza senza alcun garbo, alcun tatto, mossi unicamente da scopi egoistici; e non me ne faccio niente di te, Pinco Pallo, che ti ricordi che esisto perché una volta ogni tanto pubblico una mia foto - che a quanto pare ti accende (quella, e non altro) il desiderio di avere una conversazione con me. In sostanza io non invado nessuno ma sono continuamente invasa da gente con pretese, più o meno consapevoli, francamente assurde. Dove poi trovi io la forza in tutto questo marasma di merda di instaurare un legame autentico con chicchessia non lo so e onestamente non ne ho più voglia.
Non è che c’ho il disturbo borderline è che c’ho il disturbo che mi sono rotta i coglioni.
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francesca-70 · 7 months
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Sono donna anche oggi, anche se non è l'8 marzo e nessuno mi porta una mimosa.
Sono donna anche oggi, che non ho nessuna serata in discoteca con uomini nudi che dovrebbero farmi divertire ballando e invece, poveretti, mi fanno solo pena...loro e chi ci va quel maledetto 8 marzo.
Sono donna ogni giorno, quando mi alzo e ho la forza di dire ''tocca a me'', senza nessuno che mi impone qualcosa o senza obblighi legati ad ormai morte tradizioni ed usanze.
Mi piace essere donna, non sono una femminista sfegatata che difende ad ogni costo e ad oltranza il mio genere, perché le stronzate le facciamo anche noi e non siamo sante, almeno io aureole in testa non ne vedo proprio a nessuno, ma mi piace la mattina pettinarmi i capelli, mettere il mascara e perdere quegli intramontabili venti minuti davanti ad un armadio, sempre pieno di cose che a me in quel preciso istante non piaceranno.
Mi piace essere donna, perché in quel lontano 1907 e poi 1909 e infine in quel 1910 qualcuno finalmente capì che anche io ho un pensiero, e posso renderlo libero come ogni altro maschietto del tempo stava facendo; mi piace essere donna perché mi piace esser come tutti gli altri, in fondo cosa cambia?
Al posto di averle in basso due palle, le ho appiccicate sul petto.
Non voglio dire frasi e luoghi comuni come "grazie a noi avete i vostri figli, uomini", perché a riguardo nessuno ha un merito superiore, perché se qualcuno ci ha creati entrambi siamo complementari e non subordinati.
Se qualcuno ha lottato per una parità di diritti, se esiste questa benedettissima uguaglianza voglio lottare e conquistarla ogni giorno, voglio esser donna anche quando le cose si metton male e c'è da rimboccarsi le maniche, voglio esser donna quando c'è da lavorare anche se non si tratta di gonna sexy ma di una tuta grigia e sporca di nero a fine giornata, voglio essere donna e voglio combattere tenacemente in una società "evoluta" e dinamica, in una società dal libero pensiero e dalla mentalità aperta che ancora boicotta l'espressione di ogni genere e di tutti i generi.
"Dichiarazione universale dei diritti umani" e "Dichiarazione dei diritti umani di Vienna", 1945 prima e 1993 poi... vi dice nulla? A me sì, e dice che se io voglio studiare, laurearmi e lavorare in un'azienda e starne a capo, posso farlo perché ho la stessa brama, grinta e forza che avrebbe il mio collega dalle palle attaccate in basso che il colloquio non lo ha superato. Mi dice anche che la mia mansione non è esclusivamente accudire i figli e sfornare lasagne e torte al cioccolato per il mio amato maritino che, povero, al rientro dal suo faticoso lavoro deve trovare qualcosa in tavola e il figlio che già dorme, pulito e profumato. No. Non sono una serva, una schiava, un'allevatrice e macchina di procreazione. Gli antichi romani si sono estinti e siamo nel ventunesimo secolo.
Io sono donna e ho diritto di vivere, io sono donna e ho diritto, io sono donna, io sono. Io. Quell' "io" promotore di soggettività, indipendenza ed esistenza. Non esiste moralmente, eticamente, metaforicamente (chi più ne ha, più ne metta) UOMO e DONNA, esiste io. E quest'ultimo devo ogni giorno, ora, minuto confermarlo senza che altri io prendano il sopravvento.
Io sono donna anche oggi, che non è l'8 marzo, ma in ogni attimo della mia esistenza pretendo reciproco rispetto e fedeltà, detengo la mia dignità e manipolo senza vincoli i fili di un burattino chiamato Vita.
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Silvana Blasco
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crazy-so-na-sega · 9 months
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La tecnologia non è mai altro che l'espressione di un desiderio segreto, di un'azione , direbbe Heidegger, la cui essenza non è stata messa in discussione. La clonazione fisica segue quindi la clonazione mentale già effettuata. È vano come fanno i “comitati etici”: fili di paglia che dettano regole all’uragano! – voler sfidare l’evidente potere di pianificazione e di controllo della Tecnologia, proprio come quei demosisti che pretendono di opporsi alle dittature che, senza il regno del Demos da cui provengono, sono vanitose e sconfinatamente vanitose, sarebbero rimaste oscure e fantasmagorie assurde imprigionate in soggettività felicemente frenate. La storia intellettuale degli ultimi decenni è stata fatta e rifatta, cioè divorata interamente da questi imbecilli, a volte odiosamente compunti, spesso grondanti di buoni sentimenti e di “rivolte” a prezzo. Mai la carità fu così profanata come in questi tempi che videro il teorico divieto della verità.
Elogio della temerarietà spirituale
Di 
Luc-Olivier d'Algange
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bluriflesso · 3 months
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“le parole non definiscono l’essenza di una realtà.”
onestamente ho da ridire riguardo a questo. noi pretendiamo di percepire oggettivamente l’esteriorità ma la consapevolezza sta anche nell’accettare la singolarità e la soggettività della nostra esperienza. se si pensa a come l’attitudine con cui subiamo un fenomeno, e considero anche i pensieri tali (non sono sicuro riguardo ai sentimenti perché questi vengono generati all’interno, come moto primo, anzi come reazione fenomenica o spirituale, anche se poi vanno necessariamente ad ingarbugliarsi in causa e conseguenza reciproca in una spirale infinita), sia totalmente determinata dall’accezione morale con cui si apprezza il valore all’oggetto-innesco, e che essendo di base un costrutto mentale formatosi con l’accavallamento di ripetuti schemi d’azione secondi ad un’alterazione dello stato di coscienza dovuto ad un trauma di natura organica, ci rendiamo conto come il potere della comunicazione può smuovere una molteplicità di sistemi all’interno del nostro giardino psichico, che si arreda in automatico nel corso della sovrapposizione dei segni emotivi, ed è il filtro e ponte per la visione di un esperienza diretta. forse è solo un circolo vizioso perché ci mantiene in uno stato di limbo fino al superamento dell’ego ma la chiave del perdono di sé sta nel tracciare la mappa all’interno di questo meccanismo perché la maggior parte dei nostri problemi è generata qua dentro e volendo o meno alla nostra soggettività continuiamo a ritornare. è ovvio, non possiamo aspettarci che la vita collimi con la presunta approssimazione che ne abbiamo fatto, ma allo stesso modo non c’è alternativa per muoversi sul territorio.
forse è solo un discorso di educazione..in ogni caso è più facile a livello spirituale stare al gioco del samsara.. oppure è una questione di stadi e gradi di manifestazione..
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canesenzafissadimora · 6 months
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Amore e desiderio
L'amore è povertà, carenza. E' attesa che l'altro corpo percorra uno spazio e, colmando un vuoto, incontri. Nell'incontro non c'è fruizione di un corpo, ma accoglimento di un dono, i gesti non afferrano, sfiorano, gli sguardi non possiedono, accolgono la gratuità di un'offerta che l'altro, nella pienezza della sua soggettività, concede.
Il desiderio, invece, non conosce incontri, non riduce la propria soggettività per creare quello spazio indispensabile necessario all'apparizione della soggettività altrui. Il desiderio conosce solo la saturazione per possesso.
Nel suo sguardo non ci sono le tracce di un'attesa, ma la smaniosa concupiscenza di incontrare nell'altro solo se stesso, per cui se spoglia un corpo è per possederne la carne, è per sottrargli, con le vesti, ogni traccia di soggettività che lo sguardo di desiderio, a differenza dello sguardo d'amore, non sa fronteggiare.
Chiuso nella sua solitudine, lo sguardo di desiderio si satura di quelle immagini ossessive e pesanti che solo i corpi, spogliati delle loro vesti e della grazia dei loro gesti, offrono come inerzia della carne.
Di qui la rivolta del pudore, "l'inizio di quell'ira per qualcosa che non deve essere".
Ciò che il pudore difende non è lo spirito dalla volgarità del corpo, ma la vita del corpo dall'inerzia della carne, la soggettività di un corpo vivente dalla penosa oggettività di una carne posseduta.
Umberto Galimberti, da Il gioco delle opinioni
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binosaura · 10 months
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Caro Babbo Natale,
Questa è la letterina di una femminista intersezionale incazzata. Una di quelle che se notano un'ingiustizia di qualsiasi tipo, invece di farsi i cazzi propri ci mettono bocca per difendere chi subisce. Questa femminista intersezionale incazzata ha dei desideri che potrebbero genericamente essere riassunti con "l'uguaglianza tra tutte le persone e la pace nel mondo", ma siccome è una rompicoglioni di prima categoria andrà ad articolare.
Vorrei che l'esistenza delle persone queer non fosse più considerata una deviazione dalla norma. Che non dovessimo dimostrare niente a nessunə. Che il Pride diventasse solo un momento di festa e non di lotta. Che lɜ miɜ compagnɜ non dovessero più nascondersi da chi ancora ci considera malatɜ o possedutɜ dal demonio.
Vorrei che ogni donna e soggettività socializzata come tale fosse libera di fare ciò che vuole, con chi vuole, quando vuole. Che non ci considerassero più "angeli del focolare" o "preziosi oggetti da proteggere". Che il nostro genere e la sua espressione non condizionino lo sguardo altrui e il trattamento riservatoci. Che la cultura dello stupro finisse una volta per tutte.
Vorrei che le persone grasse venissero considerate in quanto persone e non in quanto grasse. Che la Medicina si impegnasse per eliminare la concezione popolare che il peso corporeo sia necessariamente correlato allo stato di salute. Che i media rappresentassero ogni tipo di corpo e le aziende di abbigliamento tenessero conto della loro varietà. Che i mezzi di trasporto e le strutture artificiali in generale non fossero concepite solo per accogliere una limitata gamma di corpi.
Vorrei la fine del razzismo. Che una persona non dovesse più essere giudicata in base al colore della pelle o alla nazionalità. Che gli stereotipi sulla provenienza geografica diventassero obsoleti. Che riuscissimo a considerare in egual modo tutti i conflitti in atto, non soltanto quelli vicini a noi, e riuscissimo sempre a distinguere l'oppressorə dall'oppressə.
Vorrei che la disabilità non venisse considerata il tratto caratteristico di una persona. Che tutte le persone abili riuscissero ad avere uno sguardo non pietistico verso le persone disabili. Che non si utilizzasse più la pornografia del dolore nei media. Che le istituzioni si impegnassero affinché la vita di una persona disabile non debba essere per forza più difficile di quella di chi non lo è.
Vorrei che si riuscisse ad abbattere lo stigma sulla salute mentale. Che le patologie psichiatriche fossero considerate esattamente come tutte le altre. Che si investisse sulla formazione e l'offerta nel pubblico e che si istituisse la figura dellə psicologə di base, per tuttɜ.
Vorrei che si eliminasse l'enorme divario economico tra persone estremamente ricche e persone estremamente povere. Che per la politica parole come "patrimoniale", "progressività" e "salario minimo" non fossero tabù. Vorrei il reddito universale e che tuttɜ avessero diritto a campare dignitosamente.
Vorrei giustizia climatica.
Vorrei la fine della discriminazione di OGNI soggettività marginalizzata.
Vorrei l'abolizione, o quantomeno una riforma, delle forze dell'ordine e del sistema carcerario.
Vorrei la tutela di tutti gli animali non umani.
Vorrei la decriminalizzazione e la regolamentazione della maternità surrogata.
Vorrei che "sex work is work" fosse realtà e non più solo uno slogan.
Vorrei la Palestina libera.
Vorrei tante cose, ma più di tutto
Vorrei la fine del sistema ciseteropatriarcale bianco, abile e borghese.
E se non l'avrò da Babbo Natale, lotterò per ottenerla con le forze mie e dell3 miɜ compagnɜ.
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susieporta · 3 months
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Gli Amanti.
"Io, chi sono?"
Luglio apre i battenti con mille domande, dubbi, rivoluzioni interiori.
Non è tanto la Direzione ad interrogarci. Quanto l'Autenticità del Sentito: esso corrisponde davvero alla nostra nuova Verità interiore?
Ciò che, fino a poco tempo fa, credevamo profondamente nostro, ciò che sembrava intoccabile di noi stessi, potrebbe essere in fase di ennesima Rivoluzione.
"L'opinione" su noi stessi sta cambiando.
E mentre giorno e notte stiamo elaborando e lasciando andare il masso più pesante del nostro Passato, ci rendiamo conto che la sua fuoriuscita cambierà inevitabilmente tutte le carte in tavola.
Poco conosciamo di noi stessi senza la mediazione costante del trauma originale.
Poche scelte siamo riusciti a compiere nell'assoluta lucidità e senza l'influenza delle credenze distorte del Passato.
Forse nessuna.
In termini di Relazioni, ci siamo sempre puniti, sottostimati, o ingabbiati dentro al rapporto con l'Altro.
Non avevamo una reale scelta di poterci manifestare diversamente nell'Amore.
Non sapevamo nemmeno cosa fosse l'Amore.
L'abbiamo pagata cara "l'illusione".
Luglio ci aiuterà a superare la parte più ostica del Rilascio: la fine definitiva della "Vittima".
D'ora in poi saremo solo noi stessi. Liberi e autentici.
E risponderemo solo al nostro Sentito, rinnovando il Patto di totale fedeltà alle nostre qualità, ai nostri talenti, alla nostra Bellezza interiore.
Noi non saremo più ciò che ci hanno fatto credere.
Ci sentiremo profondamente estranei alle etichette che ci hanno appiccicato addosso per anni i Sistemi di Relazione.
Scopriremo con profondo stupore che i nostri "gusti", le nostre convinzioni, i singoli giudizi su noi stessi e sulla realtà che ci circondava, erano totalmente mediati e distorti da convenzioni familiari e sistemiche.
Da "oggetti" di consumo, nei prossimi giorni percepiremo per la prima volta la nostra "soggettività".
Quando il "masso" più imponente sarà espulso per sempre dalle nostre Memorie Cellulari, inizieremo davvero a chiederci come abbiamo fatto a negare per così tanti anni la nostra Autenticità.
Ritroveremo entusiasmo nella Vita e rinnoveremo il Patto con noi stessi, con la nostra voglia di sperimentarci nella Materia.
Sentiremo la necessità di sostituire credenze inossidabili del Passato, con elementi rivoluzionari e maggiormente aderenti alla Realtà di chi siamo veramente.
Sapremo distinguere l'Io dal Noi, con facilità, senza più dubbi o titubanze.
E ci avventureremo alla scoperta della rinnovata "Versione" del nostro Sè.
Le Energie del mese ci aiuteranno a compiere questi fondamentali passaggi. Saranno intense e concentrate. Potenti e mirate.
Sebbene in questi ultimi giorni per molte Anime, i Rilasci non siano stati facili da affrontare, è stato "istruttivo" soffermarsi a "spingere" per facilitare la fuoriuscita dei massi.
Non state combattendo contro i mulini a vento. Davvero. Non credete sia vano ciò che state faticosamente elaborando.
Ci sono ancora momenti di sconforto e di fatica. E' vero.
Ma è cambiato tutto. E il dolore sta esaurendo la sua fisiologica spinta.
Le doglie si stanno diradando. E' sembrato "un secolo di spinte". E forse lo è stato.
Il "parto" è un'esperienza potente e ad altissimo impatto di sofferenza, ma non dura per sempre. E promette "nuova Vita".
Forza! Un'ultima potente spinta. Ci siamo!
Mirtilla Esmeralda
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marcogiovenale · 4 months
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estratto dal saggio di marianna marrucci sulla "funzione pagliarani" (ieri su 'il manifesto')
Marianna Marrucci_ Elio Pagliarani, un’epica di fondazione di nuove soggettività_ in “il manifesto”_ 23 mag. 2024 LINK sul sito: https://ilmanifesto.it/elio-pagliarani-unepica-di-fondazione-di-nuove-soggettivita nella cartella stampa: https://mega.nz/file/7o81hazQ#enT7FBBAhhoWjTpGYoVckjm4AlCscl0Hc08OCxotpjg indirizzo della cartella stampa Pagliarani 2024: https://tinyurl.com/pagliarani2024 la…
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superfuji · 9 days
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Un corpo che nella sua ipertrofica perfezione ha influenzato l’immaginario del canone maschile è stato quello di Arnold Schwarzenegger, colui che è riuscito a scavalcare gli argini di un settore ghettizzato e criticato dall’opinione pubblica. I palestrati, fino ad allora derisi come fenomeni da baraccone, attraverso l’ultracorpo di Arnold hanno ottenuto un nuovo status. Arnold era il corpo muscoloso ma non mostruoso. Ipertrofico ma bello. Il faccione sorridente col ricciolo sulla fronte, accoppiato ai pettorali guizzanti, diventava glamour.
Arnold era l’adone. Il semidio. Solare, riuscito, vincente. E così seduceva non solo la nicchia, ma anche il pubblico main stream. La mania per il fitness, che si imporrà nel nostro stile di vita, non farà altro che prendere la spinta estrema del body building e ammorbidirla, imborghesirla un po’. “Muscolosità, dieta, controllo, allenamento, routine, diventeranno gli imperativi del corpo contemporaneo. Il bisogno di stare dentro una forma tonica diverrà sinonimo non solo di bellezza in termini puramente estetici, ma di un sentimento di compiutezza per l’individuo, che di conseguenza acquisterà forza e sicurezza migliorando l’autostima”. Il corpo di Arnold è l’eccezione che indica la strada affinché i nostri corpi comuni si votino al corpo bello in quanto sportivo, sportivo in quanto sano, e sano in quanto: felice? Per certi versi, il canone dominante femminile ha creato maggiore pressione. I nostri corpi di donna, storicamente vessati e considerati minori, ancora si trovano a dover fare i conti con un’idea di perfezione estetica stereotipata, asfittica e ossificata nel tempo. Il movimento di emancipazione femminile prende avvio dal corpo, lo teatralizza e ne fa luogo scenico di rivoluzione e liberazione dai dogmi. Il corpo della donna rivendica parità, eguaglianza e s-classificazione della forma. E così diventa politico. Rivendicare la libertà del corpo, ostentandone l’esibizione, crea un diabolico cortocircuito. L’atto che nasce come slogan progressista, il sono-libera-di-mostrarmi-nuda, paradossalmente non fa che riattizzare il pensiero maschilista. Nel momento in cui vorremmo fare del corpo un simbolo della nostra soggettività individuale, ne stiamo anche mostrando il suo simulacro, in tutta la sua appetibile dimensione sessuale. Il pericolo è che, se sbandierarlo in nome della libertà vuol dire fare politica, in un certo senso stiamo optando per del mero populismo. La magrezza non è solo sinonimo di bellezza. Qualità e virtù morali nei secoli hanno strutturato il concetto di donna ideale. Magra in quanto bella. Bella in quanto perfetta. Perfetta in quanto proba, pura, irreprensibile. Il valore etico ha consustanziato una forma fisica. I corpi delle ballerine hanno vissuto questo percorso iniziatico. Qualcosa di sacro brucia nella loro magrezza. Discendenti delle sante anoressiche, anomale eredi del corpo cavo immacolato, attraverso il sacrificio, la privazione, l’esercizio di volontà, esse si sono donate alla dea Tersicore e hanno vissuto l’estasi e il tormento dell’arte. Emblema della divina leggerezza rimane Carla Fracci. Modello e prototipo imperituro della danza. Eterna fanciulla danzante, la definì Montale.
La Fracci, cristallizzata nella grazia del pudore, con il suo monacale e ligio senso del dovere, getta coordinate etiche ed estetiche sull’immaginario novecentesco del femminile mischiandosi ai corpi patinati di modelle e soubrette televisive. Il corpo leggero e sottile diventa sacro e profano al tempo stesso. E risulta vincente e desiderato. Con l’avvento del virtuale l’entusiasmo per la sottigliezza diventa estremo. Si impone il corpo s-materiale. In assenza di peso, nello schermo, abbiamo creato il corpo che bramavamo. Perfetto a tal punto da eliminare il corpo stesso e rinascere a sua sola immagine. Nel tentativo di estirpare il difetto reale, nuovi corpi galleggiano vitrei nell’etere, mai nati e mai morti, perfettamente utopici. Corpi inesistenti, scartavetrati dai filtri, incamminati sulla strada della reinvenzione. E così facendo corteggiamo proprio quella spinta alla perfezione da cui stiamo cercando di affrancarci. Ci siamo incaricati di rinascere a nuova forma e un delirio di onnipotenza ci attraversa. Si rinasce a sé stessi nella sanificazione della forma. E a questa siamo devoti. Santifichiamo un ultracorpo che non a nulla di religioso ma che profanamente trasuda disumana perfezione.
Ultracorpi, disumane perfezioni
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occhietti · 1 year
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Non c'è cura dell'anima e del corpo, se non accompagnata dalla tenerezza che, oggi ancora più che nel passato, è necessaria a farci incontrare gli uni con gli altri nell'attenzione e nell'ascolto, nel silenzio e nella solidarietà.
Non c'è tenerezza che non nasca dall'interiorità, dalla soggettività, e dalla consapevolezza che siamo tutti chiamati ad un unico destino di dignità e libertà.
- Eugenio Borgna
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lunamarish · 1 year
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Quanto è potente Anselm Kiefer?
Credo che la potenza dell'arte sia un connubio perfetto tra soggettività e interpretazione, per cui la domanda è: cosa vogliamo leggerci nelle sue opere? La decadenza o la rinascita? La distruzione o la costruzione che ne viene dopo? Il fatto che usi materiali "naturali", cioè che provengono dalla natura, rende la sua arte più vicina alla concretezza, collegando fantasia e realtà, oppure è solo una sua interpretazione moderna del mondo?
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Everyone Stands under His Own Dome of Heaven rappresenta la figura dell'artista inserita in un vasto campo innevato, isolato da un emisfero trasparente. Il saluto nazista della figura è visibile ma schermato dalla cupola. Kiefer ha spiegato che la posa agisce come un "parafulmine" per la nostra attenzione, mentre la cupola ne limita il potere; questa combinazione dimostra la convinzione dell'artista che non esiste un unico sistema teleologico di credenze, come il cristianesimo o il marxismo, adatto a tutti gli esseri umani. Parlando di quest'opera, l'artista ha dichiarato: "Ogni uomo ha la sua cupola, le sue percezioni, le sue teorie. Non esiste un dio unico per tutti. Ognuno ha la sua, e a volte si sovrappone o si interseca con quella di un altro".
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