#romanzi sul riscatto
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito – Una storia di lotta e sopravvivenza tra le ombre dell’esistenza
Giulia Caminito ci regala un romanzo potente e struggente sulla precarietà della vita e la forza di una ragazza in cerca di sé stessa.
Giulia Caminito ci regala un romanzo potente e struggente sulla precarietà della vita e la forza di una ragazza in cerca di sé stessa. Recensione:“L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito è un romanzo che esplora con brutalità e delicatezza le sfide dell’esistenza umana, filtrate attraverso la vita di Gaia, una giovane cresciuta in un ambiente sociale difficile. L’acqua del lago…
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paoloxl · 4 years ago
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12 gennaio 1986: Nasce Jack London
«Caro compagno, tuo per la Rivoluzione». Rileggendo Jack London
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Centoquarant’anni fa nasceva Jack London. E questo non è un saggio ma solo l’intreccio di alcune suggestioni. Nel 1905 Corto Maltese, l’antieroe di Hugo Pratt, è presente in Manciuria al tempo della guerra russo-giapponese. Qui incontra proprio il giornalista e scrittore Jack London. Fa la conoscenza anche con il personaggio che lo seguirà, volente o nolente, in molte delle sue avventure: Rasputin, allora disertore dell’esercito zarista ed assassino senza motivo. È London a presentare Rasputin a Corto Maltese, che sta per imbarcarsi per l’Africa in cerca delle miniere di Re Salomone. Nel 1908 torna inArgentina, dove incontra nuovamente l’amico London. 
In realtà, John Griffith Chaney è nato  a San Francisco, il 12 gennaio 1876, abbandonato dal padre alla nascita, prende il proprio cognome dal  padre adottivo, John London. Nel corso della sua turbolenta giovinezza, Jack London fu pirata nella Baia di San Francisco, a Oakland e a Benicia, hobo vagabondo sui treni del Nord America, cacciatore di foche nell’Artico e cercatore d’oro nel Grande Nord. Molte vicende della sua incredibile biografia sono raccontate nei suoi romanzi, capolavori come Il tallone di Ferro, Il richiamo della foresta, Zanna Bianca, Martin Eden, Il lupo di mare, John Barleycorn, Il vagabondo delle stelle, La valle della luna, L’ammutinamento della Elsinore, Burning Daylight, La crociera dello Snark.
London pubblicò cinquanta volumi e cinquecento scritti di vario genere (articoli, racconti, saggi) e  continuò a vivere esperienze romanzesche: studiò i modi per praticare l’agricoltura sostenibile nel suo ranch a Glen Ellen; viaggiò per mare; fu corrispondente di guerra, reporter, fotografo, conferenziere. Rivoluzionario socialista lucido e poi disilluso, London non abbandonò mai la speranza in un riscatto per chi veniva dagli abissi della società. Morì tragicamente il 22 novembre 1916 per suicidio o per una accidentale overdose di antidolorifici. Anche questo episodio troverà un’eco nell’ultimo, recentissimo episodio di Corto Maltese, ambientanto nel “Grande Nord” londoniano, scritto da Juan Diaz Canales e disegnato da Ruben Pellejero, vent’anni dopo la morte di Hugo Pratt.
Un rapporto dell’Fbi, datato 1927, sottolinea il contenuto sovversivo degli scritti di Jack London: «Molti dei lavori di London rimandano a contenuti radicali, magari non apertamente, ma in un modo così convincente da essere tra i migliori scritti di propaganda esistenti».
Popoff propone l’incipit di Rivoluzione, uno degli articoli che compone l’omonima raccolta, e l’articolo-racconto “Perché sono diventato socialista”. Buona lettura
Rivoluzione
Nel 1909 Jack London raccoglie alcuni dei suoi migliori scritti e pubblica Revolution and Other Essays, un libro in cui intreccia fantapolitica e teorie scientifiche e che si abbatte come un ciclone sul mercato editoriale, scatenando gli aspri attacchi dell’establishment. Riproposto nel 2007 per la prima volta in Italia,Rivoluzione rivela tutta la sua inquietante attualità in tredici profetiche riflessioni, sorrette dalla scrittura mozzafiato di Jack London, che riesce a trasformare sociologia, scienza, filosofia e politica in splendida letteratura.
L’altro giorno ho ricevuto una lettera. Veniva dall’Arizona e iniziava così: “Caro compagno.” Alla fine la persona concludeva con “Tuo per la Rivoluzione”. Per rispondere ho aperto così la mia lettera: “Caro compagno.” e ho concluso con “Tuo per la Rivoluzione”. Negli Stati Uniti ci sono quattrocentomila persone su quasi un milione, tra uomini e donne che cominciano le proprie lettere con  che “Caro compagno” e le concludono con “Tuo per la Rivoluzione”. In Germania tre milioni di persone cominciano le proprie lettere con “Caro compagno” e le concludono con “Tuo per la Rivoluzione”; in Francia sono un milione, in Austria ottocentomila; in Belgio trecentomila; in Italia duecentocinquantamila; in Inghilterra centomila; in Svizzera; centomila; cinquantacinquemila in Danimarca; trentamila in Spagna – sono tutti compagni, tutti per la Rivoluzione.
Sono numeri, questi, che fanno impallidire le grandi armate di Serse e di Napoleone. Ma non sono i numeri della conquista e del mantenimento dell’ordine costituito, bensì le cifre della conquista e della rivoluzione. Lanciato il richiamo, queste persone compongono l’esercito di sette milioni di uomini e donne che, in rapporto alle attuali condizioni, lottano con tutte le forze per portare il benessere nel mondo e rovesciare completamente l’ordine della società che conosciamo.
Non c’è mai stata una rivoluzione del genere nella storia del mondo. Non vi è alcuna analogia con la rivoluzione americana o quella francese. Questa rivoluzione è unica ed è colossale. A confronto, le altre rivoluzioni sono come asteroidi davanti al sole. E’ l’unica del proprio genere perché è l’unica rivoluzione mondiale in un mondo la cui storia abbonda di rivoluzioni. Non solo: si tratta anche del primo movimento organizzato di uomini e donne che diventa movimento mondiale, i cui confini sono i confini del pianeta stesso.
Sono tanti gli aspetti che rendono questa rivoluzione così diversa da tutte le altre rivoluzioni. Essa non è sporadica e casuale. Non è una fiammata dello scontento popolare che un giorno si leva e quello dopo svanisce. E’ una rivoluzione più vecchia della generazione che la rappresenta e una storia con le sue tradizioni, con un elenco di martiri che solo quello della cristianità supera. Ha anche una propria letteratura che è milioni di volte più scientifica, imponente e accurata della letteratura di qualsiasi rivoluzione precedente.
Queste persone si descrivono con la parola “compagno”: compagno della rivoluzione socialista. Non si pensi che sia una parola vuota, coniata giusto per fare effetto. Questa parola rinsalda i legami tra le persone affratellandole come dovrebbero, rendendole salde e unite sotto il rosso stendardo della rivolta. Non fraintendiamo: questo stendardo rosso simbolizza la fratellanza degli uomini, non l’incendiario significato che gli viene attribuito dalla spaventata mente borghese. Il legame tra i rivoluzionari è vivo e caloroso. Supera i confini geografici, trascende il pregiudizio razziale e si è dimostrato persino più potente del Quattro di Luglio, l’americanismo dell’aquila con le ali spiegate dei nostri progenitori…
*da Rivoluzione, di Jack London, Mattioli 1885, 2007, 16 euro.
Come sono diventato socialista
È BENE SPIEGARE CHE SONO DIVENTATO SOCIALISTA IN UN MODO PIUTTOSTO SIMILE A QUELLO IN CUI I PAGANI TEUTONICI DIVENNERO CRISTIANI: MI FU SCOLPITO A FORZA. Non solo al momento della mia conversione non ero un simpatizzante del socialismo, ma lo stavo combattendo. Ero molto giovane e inesperto, non sapevo molto e anche se non avevo mai sentito parlare di una scuola chiamata «individualismo» elogiavo la forza con tutto il mio cuore.
Questo perché ero forte. Per forte intendo dire che godevo di ottima salute e avevo muscoli d’acciaio, caratteristiche ben visibili. (…) Il mio ottimismo era dovuto al fatto che fossi sano e forte, non avevo debolezze né venivo mai cacciato da un padrone perché non ero in forma; avevo sempre trovato un lavoro, che fosse spalare carbone o stare sulle navi, o qualsiasi altro lavoro manuale.
Per questo motivo, soddisfatto della mia giovane vita e in grado di mantenere il mio posto di lavoro e di vincere nella lotta, ero un individualista rampante. Era piuttosto naturale perché ero un vincente. Perciò consideravo la concorrenza e la competizione una cosa da veri uomini. Essere UOMO significava scrivere questa parola a caratteri cubitali nel mio cuore. Avventurarmi e combattere come un uomo, svolgere il lavoro di un uomo (anche per una paga da ragazzo), queste erano le cose che avevo raggiunto e che si facevano parte di me come nessun’altra. E guardando avanti all’orizzonte di un futuro nebuloso e interminabile, giocando a quello che ho concepito essere il gioco dell’uomo, avrei continuato a viaggiare, godendo di ottima salute, senza incidenti e con muscoli sempre vigorosi. Come dicevo, questo futuro appariva interminabile. Mi vedevo affrontare una vita senza fine come una delle bestie bionde di Nietzsche, desiderosa e conquistatrice di superiorità e di forza pura.
Devo confessare che non pensavo ai disgraziati, ai malati e agli uomini in difficoltà, ai vecchi e ai mutilati, se non maturando che, a meno di incidenti, avrebbero potuto essere efficienti nel lavoro quanto me, se lo avessero voluto realmente. Gli incidenti rappresentavano il fato, scritto anche in maiuscole e non c’era possibilità di evitarlo. Napoleone aveva avuto un incidente a Waterloo, fatto che non ha smorzato in me il desiderio di essere un novello Napoleone.
(…) La dignità del lavoro era per me la cosa più importante. Senza aver letto Carlyle o Kipling, formulai un vangelo del lavoro che avrebbe messo i loro in ombra. Il lavoro era tutto: santificazione e salvezza. Non potreste comprendere l’orgoglio che ottenevo da una dura giornata di lavoro. Ero uno fra gli schiavi salariati più coscienziosi che un capitalista avrebbe mai potuto sfruttare. Mostrarmi inoperoso agli occhi dell’uomo che mi pagava il salario era un peccato, in primo luogo, contro me stesso e in secondo luogo, contro di lui. Lo consideravo un crimine secondo solo al tradimento ma altrettanto malvagio. In breve, il mio individualismo eroico era dominato dall’etica ortodossia borghese. Leggevo giornali borghesi, ascoltavo i predicatori borghesi e non reagivo alle banalità urlate dai politici borghesi. Non dubito che se altri eventi non avessero cambiato la mia vita, mi sarei trasformato in un crumiro professionista (uno degli eroi americani del Presidente Eliot), la mia testa e le mie capacità di guadagno sarebbero state irrimediabilmente distrutte da un manganello nelle mani di qualche sindacalista militante.
Ma un giorno, di ritorno da un viaggio in mare lungo sette mesi, appena compiuti diciotto anni, pensai di cominciare a vagabondare per il mondo. Tra i bagagli dei treni merci abbandonai l’Occidente, dove gli uomini lottavano e il lavoro non mancava e cacciava l’uomo, mi avventurai verso i centri di lavoro industriali dell’Oriente, dove gli uomini erano inetti e cercavano lavoro. In quest��� avventura mi sono trovato a guardare alla vita da un punto di vista nuovo e completamente diverso. Ero passato dal proletariato a quello che i sociologi amano chiamare il «decimo sommerso», ed ero sorpreso di scoprire il modo in cui veniva reclutato questo sommerso.
Vi trovai ogni sorta di uomini, molti dei quali un tempo erano stati in buona salute come me, come le «bestie bionde»; marinai, soldati, operai, tutti lacerati e deformati dalla fatica, dal travaglio e dagli incidenti, alla deriva come cavalli alla fine della loro carriera. Ho mendicato, rabbrividivo con loro per il freddo sui carri merci e nei parchi pubblici, ho ascoltato storie di vita iniziate sotto i migliori auspici come la mia, con forza fisica pari o migliore alla mia, che si sono concluse sotto i miei occhi con lo sfascio e il risucchio nella parte più misera della fossa
E mentre ascoltavo queste storie ho iniziato a riflettere. Ero vicino alle donne di strada e agli uomini delle fogne. Ho visto l’immagine della fossa sociale tanto vividamente come se fosse una cosa concreta e li ho visti in fondo alla fossa, io sopra di loro, non lontano, appeso alla parete scivolosa con forza e sudore per non scivolare. Confesso di aver avuto paura. Che sarebbe successo quando non avrei avuto più le forze? Quando non sarei più stato in grado di lavorare al fianco di uomini giovani e forti? In quel momento decisi e formulai un giuramento simile a questo: «Ho sempre lavorato con tutte le forze, ma sono sempre più vicino al fondo della fossa. Uscirò fuori dalla fossa, ma non grazie ai muscoli del mio corpo; e non svolgerò più il lavoro duro e che Dio mi fulmini a morte se lavorerò ancora in modo duro, più di quanto il mio corpo possa sopportare o sia assolutamente necessario fare». E da quel momento mi sono dato da fare per sfuggire al duro lavoro.
Tra l’altro, durante un viaggio di circa diecimila miglia attraverso Stati Uniti e Canada, mi trovai a vagabondare alle Cascate del Niagara e fui beccato da un poliziotto borghese; mi è stato negato il diritto di difendermi, sono stato condannato a una pena detentiva di trenta giorni perché senza fissa dimora e senza mezzi visibili di sostentamento, sono stato ammanettato e incatenato a un gruppo di uomini nelle mie stesse condizioni, sono stato portato giù al paese di Buffalo e registrato presso il penitenziario di Erie County; mi hanno rasato la testa e i baffi e mi hanno vestito a strisce da carcerato, sono stato vaccinato obbligatoriamente da uno studente di medicina praticante, mi hanno fatto marciare incatenato e ho lavorato sorvegliato da guardie armate di fucili Winchester; il tutto per amore dell’avventura, come le «bestie bionde». Non ho altro da aggiungere sebbene possa affermare che questa esperienza ha attenuato il mio entusiastico patriottismo, abbandonando la mia anima. Ho compreso che per la mia vita uomini, donne e bambini erano più importanti delle linee geografiche immaginarie.
Ritornando alla mia conversione, penso sia evidente che l’individualismo rampante mi aveva abbandonato e che adesso dentro di me nasceva qualcos’altro. Senza saperlo ero stato un individualista e adesso ero un socialista inconsapevole, di stampo non scientifico. Ero rinato senza cambiare nome e andavo in giro a scoprire cosa fossi diventato. Tornai di corsa in California e iniziai a leggere. Non mi ricordo quale fu la mia prima lettura, ma è un dettaglio irrilevante. Ero già quell’altro, qualunque fosse il mio nome; e con l’aiuto dei libri ho scoperto di essere diventato socialista. Da quel giorno ho letto parecchi libri, ma nessuno di argomento economico; nessuna dimostrazione lucida della logica e dell’inevitabilità del socialismo mi ha colpito così tanto profondamente e in modo talmente convincente quanto quel giorno in cui ho visto le pareti della fossa sociale crescere intorno a me fino a soffocarmi e io che scivolavo in fondo alla miseria più profonda.
* tratto da «Lotta di classe e altri saggi sul socialismo di inizio ’900» (collana Persistenze, prefazione di Goffredo Fofi, pagine 128, euro 14,00) pubblicato nel 2013 da Malcor D’Edizione
 
 
da Popoff
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weirdesplinder · 4 years ago
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Dal momento che Fanucci editore ha ripreso la pubblicazione (precedentemente interrotta da Nord e TEA) della serie In death di J. D. Robb (alias di Nora Roberts), ho deciso di presentarvi brevemente questi libri che io personalmente amo e consiglio a tutti.
Si tratta di una serie di romanzi polizieschi che hanno come protagonista Eve Dallas, tenente della squadra Omicidi di New York, e che sono ambientati in un futuro non molto lontano dal nostro e non molto diverso.Un futuro, il 2059, simile a quello di Minority report, o di Io robot, dove le armi da fuoco sono illegali e non esistono più se non nei musei, e dove molti lavori sono svolti da droidi. Eve, è una donna dura, nonostante l'aspetto fragile, ma nasconde un passato orribile, che lei stessa ha deciso di dimenticare. Vive solo per il lavoro, e per vendicare più morti possibili, finchè non incontra Roarke, che cambierà la sua vita.
Roarke è l’uomo più affascinante e sensuale che possiate immaginare. Di origine irlandese, bello come il peccato e ricco come Creso, ha un passato difficile quasi quanto quello di Eve alle spalle, ma il suo riscatto è avvenuto in modo contrario a quello di lei. Se Eve infatti da adulta ha deciso di perseguire l’ideale della giustizia per punire coloro che, come chi le fece del male, preda i più deboli, Roarke al contrario ha deciso di perseguire vie più… losche per scalare la vetta e dimostrare a chi lo aveva ferito che lui era migliore di loro. Entrambi da giovani vittime, sono diventati adulti forti e decisi e hanno più cose in comune di quanto credono benché, a prima vista sembrino agli opposti, specie da un punto di vista morale.
E se Eve e Roarke brillano per intelligenza, coraggio, forza, fascino, e un passato difficile e misterioso, i comprimari non sono certo da meno e anzi, umanizzano con la loro normalità e i loro difetti la serie. Peabody il braccio destro di Eve, ad esempio è ligia sul lavoro, ma giovane e crede sempre di essere sovrappeso, spontanea e cresciuta in una famiglia hippie è in grado di rapportarsi con le persone molto più facilmente di Eve. Il suo compagno nerd che lavora nella sezione informatica della polizia e veste sempre in modo orrido, Mavis l’amica ex ladra di Eve ora cantante che si veste in modo strambo da sempre ed è uno spirito libero ora con prole al seguito, Feeney ex patner poliziotto di Eve e sua figura paterna. Summerset il maggiordomo di Roarke, in realtà sua figura paterna.
Una serie assolutamente da leggere, sia se amate i gialli, sia se amiate il mistero, o i romanzi romantici, ma vi sentiate pronti a cambiare genere.
 Link al post che ho dedicato alla serie sul mio blog: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/190792836813/serie-in-death
 Link al primo libro: https://amzn.to/3aL36nt
 Libri della serie pubblicati in Italia ad oggi:
1. SENZA DIFESE (altra ediz. Codice Cinque)
2. DOPPIO DELITTO
3.IL FASCINO DELL'INGANNO
4. SOLTANTO UN SORRISO
5. CERIMONIA DI MORTE
Per scoprire gli altri libri inediti andate sul mio blog al link sopra
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levysoft · 4 years ago
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Artemis Fowl è una serie di romanzi Fantasy per ragazzi pubblicata per la prima volta nel 2001 dalla Mondadori. Il suo autore, l’irlandese Eoin Colfer, è un genio della narrativa per ragazzi, tanto apprezzato per la sua arguzia da essersi guadagnato l’onore di scrivere E un’altra cosa…, il sesto volume della trilogia Guida Galattica per Autostoppisti, sugli appunti di Douglas Adams.
La saga attualmente conta otto libri, ed è composta dai seguenti titoli:
Artemis Fowl
Artemis Fowl – L’incidente artico
Artemis Fowl – Il Codice Eternity
Artemis Fowl – L’inganno di Opal
Artemis Fowl – La colonia perduta
Artemis Fowl – La trappola del tempo
Artemis Fowl – Il morbo di Atlantide
Artemis Fowl – L’ultimo guardiano
Potete guardare il film di Artemis Fowl accedendo a DISNEY+ sia con un abbonamento annuale (con 2 mesi in omaggio) sia mensile!
Il caso Artemis Fowl
All’uscita di Artemis Fowl, nel 2001, il pubblico target dei romanzi era formato da quei dodicenni che stavano divorando le avventure di Harry Potter. Tra gli 11 e i 13 anni, erano prontissimi a scoprire che la magia poteva nascondersi sotto le radici di qualsiasi albero, e lo strampalato piano del ragazzino protagonista non stupiva nessuno: rubare l’oro dei Leprecauni sembrava proprio un’ottima idea (il Piccolo Popolo della serie, infatti, è dichiaratamente quello della tradizione Irlandese). Quello che affascinava della saga era principalmente il protagonista. Non un ragazzino stupito che guarda il mondo nascosto dietro i suoi occhiali, ma un piccolo genio del crimine che è disposto a fare le ore piccole per decifrare la lingua del Piccolo Popolo e usare le leggi magiche contro di loro. Il dodicenne Artemis Fowl II è miliardario, più intelligente della maggior parte dei suoi avversari: se vogliamo il primo tra i ragazzini Nerd. Come si fa a non amarlo? Le pubblicazioni ad oggi uscite dedicate alla famiglia Fowl sono suddivise fra i primi due libri – che delineano personaggi e trame principali – ed i sei successivi romanzi di approfondimento che portano sempre maggiori dettagli all’attenzione dei lettori.
Artemis Fowl
La saga di Artemis Fowl ha inizio quando il papà di Artemis (Artemis Fowl I, detto Artemis Senior) scompare lasciando il figlio ad occuparsi della tenuta di famiglia e della mamma malata, con l’unica protezione della guardia del corpo Leale, l’omone che lo ha praticamente cresciuto. Per rimettere ordine nelle finanze di famiglia, Artemis ha la splendida idea di derubare il Piccolo Popolo: ma come farlo? Semplice: recuperare un libro chiamato La Bibbia del Popolo per scovarli e poi tendere una trappola, rapire un ostaggio e chiedere un riscatto.
Peccato che l’ostaggio scelto, capitato lì per una serie di sfortunati eventi, non sia la persona più docile del Piccolo Popolo. Il Capitano Spinella Tappo, infatti, è l’elfo agguerrito che si è fatto strada nei ranghi fino a diventare il primo Capitano femmina della Libera Eroica Polizia (LEP) di Cantuccio, la capitale sotterranea e tecnomagica del Piccolo Popolo. Insieme al Comandante Julius Tubero e al centauro Polledro, Spinella Tappo è uno dei personaggi principali della saga.
L’Incidente Artico
Nel secondo libro e capitolo della storia la scena si capovolge. Stavolta sono Spinella, Tubero e Polledro a rapire e interrogare Artemis, sospettato di aver contrabbandato delle pile ai goblin per far funzionare delle armi proibite poiché potenzialmente mortali, le Nasomolle, e quando la squadra di creature magiche scopre che il ragazzino non c’entra niente accetta il suo aiuto nelle indagini. In cambio Artemis chiederà il loro aiuto nel salvataggio di Artemis Fowl Senior, che si scopre vivo ma rapito dalla mafia russa.
Questo volume introduce Opal Koboi, la folletta che ha creato la maggior parte della tecnologia magica, come supercattivo della serie. È un villain tradizionale, in grado di fare cose grandiose ma con il pallino della distruzione degli esseri umani. Un altro personaggio ricorrente che viene ripreso anche nel secondo volume è Bombarda Sterro, un nano cleptomane ricercato negliStrati Inferiori (il mondo magico) che proverà ad infiltrarsi nel mondo umano.
La fortuna dei Fowl
Come tante opere di fantasia, la fortuna di Artemis Fowl è stata in parte slegata dalla storia in sé, per quanto geniale. No, era l’insieme che piaceva ai ragazzini: un conto erano i libri che parlavano di grandi magie e protagonisti in crescita, un conto era misurarsi con Artemis. Artemis Fowl è un ragazzino che supera i suoi tempi: appassionato di tecnologia e di informatica, riesce a rubare la magia, a copiare le tecniche del Piccolo Popolo e a renderle armi proprie. La differenza con la letteratura del periodo, quindi, stava nella concezione del protagonista: non è più il bambino ingenuo che scopre il mondo ma un bambino che senza l’aiuto degli adulti (se non quello del fedele Leale) riesce ad approcciarsi a un mondo più grande di lui e a sconfiggerlo. Nei libri, inoltre, i piccoli lettori erano sfidati a decifrare la vari codici, scritti tra le pagine in caratteri speciali, e a chi non piacciono i codici da decifrare?
Il film
Il film di Kenneth Branagh uscito da qualche giorno su Disney+ è stato una vera e propria scommessa. Il tentativo è stato quello di fondere i primi due libri, aggiungendo pezzi che ricordano vagamente il terzo (nello specifico l’artefatto al centro del film). L’impresa non è riuscita molto bene, poiché come già si è visto con molte opere letterarie, già la trasposizione di un libro in un film solo (o in due, addirittura) risulta difficile, figuriamoci comprimere le informazioni e gli eventi di due libri in appena novantaquattro minuti di girato.
L’accoglienza non è stata calorosa, ma questo era un rischio che tutti erano disposti a correre, pur di portare questi personaggi sul grande schermo. Chissà che non si faccia in futuro un lavoro migliore.
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pleaseanotherbook · 5 years ago
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Una volta è abbastanza di Giulia Ciarapica
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La vita è una sola, non puoi perdere tempo a pensare a cosa diranno gli altri. Ogni sbaglio dovrà avere un solo nome, il tuo. Dovrà essere tuo e di nessun altro. Solo questi sono gli sbagli giusti, quelli che hai fatto perché c’hai creduto veramente e hai mandato al diavolo tutto il resto.
“Una volta è abbastanza” è l’ultimo libro di Giulia Ciarapica e il primo di una trilogia firmata Rizzoli. È uno di quei libri capitati per caso nella mia lista delle cose da leggere, ma sono rari i libri ambientati nelle Marche, mia terra di origine e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di immergermi in quelle colline baciate dal mare e dalla montagna, con quintali di storia da scoprire e centinaia di piccoli Borghi. La Ciarapica mi ha conquistato fin dalla prima pagina, con il suo linguaggio schietto e le descrizioni stringate, con il carattere tipico di un popolo un po’ diffidente e un po’ alla buona. E naturalmente non vedo l’ora di mettere le mani sul secondo volume.
L'Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d'Ete, un borgo sperduto dell'entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell'ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore - capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l'occasione giusta - quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l'amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall'esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell'industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
Alla domanda “Da dove vieni?” rispondo sempre spavalda “Dalle Marche”, causando sempre una certa delusione in mia madre, campana e fiera di esserlo, specificando solo in terza battuta che il mio paese da cui arrivo è Montelupone, in provincia di Macerata. Nonostante abiti da quasi tre anni a Torino, casa resta sempre quel piccolo Borgo, arroccato su una collina che guarda con un certo orgoglio il famosissimo colle dove sorge Recanati. Essermene andata non significa minimamente che abbia dimenticato dove ho vissuto la mia adolescenza e giovinezza, e nonostante tutto, nonostante le delusioni, le lotte, i pianti e le sfide, respirare il profumo di girasoli, quello delle caldarroste o semplicemente affacciarmi dalla finestra della mia cameretta e vedere il verde che mi sorride dall’altra parte resta indiscutibilmente un piacere. Ed è quella stessa atmosfera di sudore e sacrificio, di famiglia e di lotta che si respira nelle pagine di “Una volta è abbastanza” in un’immagine che resta appiccicata sulla retina. Al centro della vicenda ci sono due sorelle, che non potrebbero essere tanto diverse l’una dall’altra, e allo stesso tempo legate da uno stesso destino, da una stessa passione. Annetta, la maggiore, è una donna forte, che non si lascia fermare da nessuno, una visionaria, una che in un’altra epoca avrebbe conquistato tutto, ma che nell’Italia di provincia del secondo dopo guerra non ha uno spazio, ma se lo deve conquistare a colpi di genio e di forza. Annetta è un uragano di idee e di ambizione, a stento trattenute dalla sua fragilità e dalla sua irrequietezza. Dove non c’è possibilità lei sembra trovare una strada, poco battuta, mai pensata. Dall’altra parte c’è Giuliana con la sua pazienza, con la sua quiete, ma con la sua tenacia. Se Annetta è impulsiva, Giuliana prova a mediare, a trovare un punto di quiete in cui capire cosa fare. Giuliana però non è una sprovveduta e anche lei ha quel senso pratico e schietto che la porta a fare grandi cose, un’intelligenza vivace, come quella di Annetta, che non la lascia indietro, ma solo a percorrere una strada più convenzionale e meno pericolosa. In mezzo a queste due donne si muove Valentino, un uomo, un imprenditore, un genio, uno che si mette in gioco e scommette tutto, pur di migliorare la sua vita. Si invaghisce di Annetta, sceglie come compagna Giuliana e insieme a lei dà il via a una rivoluzione che da origine a una grande impresa familiare. Perché questa non è solo la storia di una famiglia, è la storia di lavoratori, ma soprattutto è la storia di un’attività che ha sfamato generazioni di marchigiani: creare scarpe, dettare la moda, rivoluzionare le calzature di tutta Italia. Se si dice scarpe, viene facile pensare al manifatturiero di stanza nella Marche. Inventiva, passione, manualità, precisione, artigianato, producono esemplari invidiati e indossati da tutto il mondo. Intorno al nucleo centrale allora si muovono i personaggi che aiutano i protagonisti a fare grandi cose. Gelosie, sofferenze gioie e felicità muovono le fila degli abitanti di Casette d’Ete il paesino nell’entroterra fermano, dove è ambientata la storia. Ma non è solo la provincia Casette d’Ete diventa un personaggio a tutti gli effetti, che fa da sfondo imprescindibile alla crescita dell’attività di tutti gli abitanti che a vari livelli interagiscono con Valentino, Giuliana e Annetta. In mezzo c’è la storia di Rita e Mario, c’è il fratello di Valentino e il suo migliore amico. C’è la ripresa lenta ma inevitabile che segue il secondo conflitto mondiale, c’è tanta forza e c’è la natura peculiare dei marchigiani che non si arrendono anche quando sembra tutto perduto. C’è il sole, la neve, l’arrivo della televisione e la grandezza di una storia che è solo il primo tassello.
 Il particolare da non dimenticare? Del pizzo…
 Giulia Ciarapica ha tratteggiato una storia che supera i confini di un territorio e parla a tutti, pur conservando strette le proprie radici. Questa è una storia di forza, di sacrificio, di valori che si nutrono di sofferenze e sorrisi, di famiglia e di nemici, con un finale mozzafiato. Benvenuti nelle Marche.
Buona lettura guys!
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TITOLO: Jane Eyre (edizione integrale) traduzione di Lia Spaventa Filippi AUTRICE: Charlotte Bronte CASA EDITRICE: Newton Compton COSTO: 3,90€ TRASPOSIZIONI CINEMATOGRAFICHE: molto bello il film del 2011 "Jane Eyre"con Mia Wasikowska e Michael Fassbender GIUDIZIO: 10/10 Jane Eyre è una giovane donna priva di bellezza e di qualità strabilianti, ma dall’intelligenza fuori dal normale e con una grande voglia di affermare se stessa sia come donna sia come persona degna di rispetto, in un mondo che troppo spesso mira solo all’aspetto esteriore. È la storia di una grande figura, un’eroina, creata dalla brillante penna di Charlotte Bronte. Jane sarà protagonista di un amore folle e forse sbagliato, spesso etichettato come impossibile, per via della classi sociali o di un segreto di cui cadrà vittima, nonché di un riscatto femminile condotto nel più bello e combattivo dei modi. Quella piccola bambina ripudiata dai suoi stessi famigliari diverrà una vera e propria forza della natura, in grado di prendere in mano le redini della sua vita e far sì che nessun’altra prenda decisioni per lei. È la storia di una donna che lotterà per poter dire a tutti “Io sono Jane Eyre”, per non appartenere a nessuno e per essere rispetta anche nella sua piccola figura di governante. Esempio attuale per far comprendere a tutte le donne che nessuna è perfetta, che ogni donna è unica ed indispensabile, che non occorre abbassare il capo, ma alzarlo e gridare finché la propria voce non avrà superato quella infida dei pregiudizi e delle critiche. Valete molto più di quello che gli altri dipingono di voi.
NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO: Ho avuto modo di leggere il romanzo anche in lingua originale e devo ammettere che, nonostante la fatica e l'impegno, in inglese rende maggiormente ogni stato d'animo della piccola Jane, spaventata dal mondo e con molti pesi sulle spalle. Può quasi essere considerato un delicato quanto mai forte romanzo di formazione, perchè assistiamo alla crescita della protagonista, in un mondo in cui già la sola figura di governante era ritenuta inferiore, ad accrescere il tutto abbiamo il fatto che Jane sia una donna e per giunta senza dote alcuna o famiglia che possa aiutarla. Dall'essere senza futuro, diviene una donna capace di gestire i propri desideri e le proprie scelte, in grado di combattere per ciò che ama e di comprendere quando sia opportuno ritirarsi. Molto bella anche la trasposizione cinematografica del 2011, molto attinente al libro, anche se con un finale leggermente diverso rispetto alla versione cartacea. CHARLOTTE BRONTE nasce nel 1816, i suoi romanzi spregiudicati ed in grado di affrontare tematiche agli altri occhi sconvenienti, furono pubblicati con lo pseudonimo Currel Bell, per combattere l’inferiorità assegnata alle donne. "Fra questi cambiamenti di luoghi e di fortuna credete che avessi dimenticato il signor Rochester? Neppure per sogno. Il pensiero di lui era ancora con me; perchè il mio amore non era una nebbia che il sole poteva dissipare, nè un'impronta sulla sabbia che le tempeste potevano cancellare. Il suo nome era inciso sul marmo, e come il marmo duraturo. Il desiderio di sapere che cosa era avvenuto di lui mi perseguitava."                                                                      
(da "Jane Eyre")
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carmenvicinanza · 3 years ago
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Dacia Maraini
https://www.unadonnalgiorno.it/dacia-maraini/
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Dacia Maraini è una delle scrittrici italiane più importanti e impegnate. È l’autrice italiana vivente più conosciuta e tradotta al mondo, assieme a Elena Ferrante, ha scritto romanzi, racconti, opere teatrali, sceneggiature cinematografiche, poesie e saggi.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa nel 1990 e il Premio Strega con Buio nel 1999.
Acuta e sensibile indagatrice della condizione della donna, ha spesso delineato nei suoi testi figure femminili complesse e determinate, inserite in ampie riflessioni su molteplici temi sociali, affrontati in un prospettiva storica.
Figlia dell’etnologo orientalista Fosco Maraini e della pittrice Topazia Alliata, è nata a Fiesole, Firenze, il 13 novembre 1936. Quando aveva due anni si è trasferita con la famiglia in Giappone per seguire il lavoro del padre e allontanarsi dal fascismo. Dal 1943 al 1946, la sua famiglia fu internata in un campo di concentramento, per essersi rifiutata di firmare l’adesione alla repubblica di Salò, misconoscendo ufficialmente il governo militare giapponese che aveva stretto un patto di alleanza con l’Italia e la Germania.
Questo terribile periodo è stato raccontato nella raccolta di poesie Mangiami pure, del 1978.
Rientrati in Italia, i Maraini si trasferirono in Sicilia, a Bagheria, dai nonni materni, dove le bambine cominciarono gli studi. Qualche anno dopo la famiglia si divise: il padre andò ad abitare a Roma, lasciando a Palermo la moglie e le tre figlie. Per Dacia furono gli anni della prima formazione letteraria e del desiderio di fuga, realizzato a diciotto anni, quando si è trasferita a Roma dal genitore. Qui ha proseguito gli studi e fatto svariati lavori come l’archivista, la segretaria, la giornalista.
A ventuno anni ha co-fondato la rivista letteraria Tempo di letteratura, e cominciato a collaborare, coi suoi racconti, con altre riviste.
Nel 1962 ha esordito con il romanzo La vacanza e contribuito a creare il Teatro del Porcospino, in cui si rappresentavano soltanto novità italiane. Ella stessa ha scritto molti testi teatrali, tra i quali Maria Stuarda, che ebbe un grande rilievo internazionale.
Dal 1967 a oggi, Dacia Maraini ha scritto più di trenta opere teatrali, molte delle quali sono ancora oggi rappresentate in Europa e in America.
Suo compagno di vita è stato il famoso scrittore Alberto Moravia, con cui visse dal 1962 al 1983, accompagnandolo nei suoi viaggi intorno al mondo.
Nel 1970 ha diretto il suo primo film L’amore coniugale tratto dall’omonimo romanzo di Moravia.
Nel 1973 ha fondato il Teatro della Maddalena, gestito da sole donne e dove ha messo in scena il suo testo Dialogo di una prostituta con un suo cliente (tradotto in inglese e francese e rappresentato in dodici diversi paesi del mondo).
Il teatro ha sempre rappresentato per Dacia Maraini un luogo per informare il pubblico riguardo a specifici problemi sociali e politici.
Ha scritto molti libri che le hanno fatto vincere numerosi premi. La sua prima raccolta di poesie è stata Crudeltà all’aria aperta, del 1966.
Nel 1980, ha scritto Storia di Piera il libro-intervista all’attrice Piera Degli Esposti da cui, nel 1983, venne tratto l’omonimo film di Marco Ferreri. Negli anni, hanno scritto un altro libro insieme, Piera e gli assassini, del 2004.
Assidua collaboratrice di giornali e riviste, temi ricorrenti della sua vasta produzione sono la condizione storica e sociale della donna, l’aborto, la violenza, l’infanzia, il riscatto politico delle persone reiette e disadattate, l’alienazione e frustrazione femminili nella società contemporanea. Il suo stile è chiaro e realistico, con un forte interesse per il versante della documentazione.
Grande amica di Pier Paolo Pasolini si è spesso esposta per far riaprire le indagini sul suo omicidio.Per Dacia Maraini la scrittura è un mezzo di evasione dall’alienazione della società moderna e considera fondamentale dare voce alla propria interiorità.
Ancora estremamente prolifica, viaggia attraverso il mondo partecipando a conferenze e alle prime dei suoi spettacoli.
I suoi ultimi libri sono Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va del 2018 e il romanzo Trio del 2020.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Mare avvelenato di Elena Magnani – Una saga familiare tra segreti, passioni e tradizioni. Recensione di Alessandria today
La famiglia Mazzeo affronta le sfide della vita e i segreti sepolti in un racconto avvincente ambientato sulla costa italiana.
La famiglia Mazzeo affronta le sfide della vita e i segreti sepolti in un racconto avvincente ambientato sulla costa italiana. Recensione:“Mare avvelenato” di Elena Magnani è un romanzo storico che racconta le vicende della famiglia Mazzeo, una famiglia segnata da segreti nascosti e dinamiche complesse che si snodano lungo diverse generazioni. Ambientato in una suggestiva cittadina costiera…
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fratuttimadinessuno · 7 years ago
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Non so ancora per qualche ragione quattro giorni fa mi sono svegliata e ho deciso di riprendere la lettura dei miei amati romanzi scritti da Wulf Dorn. Destino o casualità hanno voluto sorprendermi. In questi giorni sono successe un'infinità di cose e la mia mente era occupata spesso a pensare ad altro e solo la lettura mi ha aiutato a staccare la spina. Purtroppo le cose brutte che abbiamo fatto nel passato non si possono cambiare e ciò che è stato scelto si ripercuote sempre sul presente. Possiamo confidare nel perdono e nella bontà altrui ma non sempre è così, nessuno è obbligato ad accettare i nostri errori, specialmente se coinvolgono gli interessati. È inutile anche focalizzarsi solo su ciò che abbiamo fatto, è lì e rimarrà con noi. Dobbiamo solo lasciarlo andare per far posto ad altre occasioni che fungeranno da riscatto. Stamattina ho finito le ultime pagine di questo meraviglioso libro e mi sono accorta, guardando fuori dalla finestra, dei piccolo spilli d'erba che stanno crescendo da un vasetto che ormai davamo per morto. Sempre quattro giorni fa l'ho risciacquato e gli ho sistemato le radici. Non aspettandomi nulla, in realtà, mi son dimenticata di annaffiarlo. Il fatto che da ciò che si credeva ormai estinto sgorghi ancora vita non fa altro che alimentare il clima sovrannaturale di questi giorni creato dal mattone di fogli di carta. È tempo di rinascere.
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Un libro stupendo, uno dei pochissimi romanzi dedicati al lavoro in fabbrica e all'indagine dei suoi effetti, sulla psiche e sul fisico di chi lavora. Il lavoro che, da forma di riscatto e liberazione personale, diventa un modo di appiattire e snaturare la personalità dell'operaio; perfino in una realtà socialmente avanzata com'era la fabbrica di Adriano Olivetti, che pure era molto meglio della media delle fabbriche italiane dell'epoca (il libro è del 1962). Un romanzo, quindi, ricco di umanità e partecipazione: l'espediente di far narrare la storia dal protagonista stesso, poi, ci consente di calarci nella sua mente e di seguire passo passo il crescere e della paranoia nella sua mente, con una forza e una veridicità tali, che non è facile distaccarsene: si tende a parteggiare per lui, a convincersi che ha ragione.Volponi stimola a riflettere, sa bene che un ritorno alla società contadina, al mondo per-industriale è improponibile .Ma, forse, non è nemmeno questo il compito del romanziere: più che offrire soluzioni, in questo caso, Volponi ha voluto portare all'attenzione di tutti un problema, quello dell'alienazione negli anni ottimistici del boom economico dai risultati strabilianti. E in questo è riuscito perfettamente.... #libridisecondamano #ravenna #bookstagram #booklovers #bookstore #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #paolovolponi (presso Libreria Scattisparsi) https://www.instagram.com/p/B44Afp8o8uO/?igshid=1fruk0gbe1j3q
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weirdesplinder · 5 years ago
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Jill Barnett
Questo post è una piccola chicca perciò vi invito a non sottovalutarlo come un semplice post dove vi presento un’autrice. Questo articolo è molto di più. Parla di una storia e di un progettto, ma partiamo dall’inizio.
C’era una volta tanto tanto tempo fa, in un paese dalla mentalità più aperta alla sperimentazione e in un’epoca più rosea dove spendere per comprarsi dei libri non era un lusso, una collana di romanzi storici romantici ma anche paranormal curati dalla Mondadori e quella collana si intitolava I ROMANZI MYSTERE.
Le più giovani di voi ahime non la ricorderanno, ma era caratterizzata dal colore blu notte delle sue copertine ed era la controparte Mondadori della collana Blunocturne della Harpercollins, solo più fortemente storica e più classica nelle scelte dei libri e degli autori da pubblicare.
Li si potevano trovare tante piccole chicche, romanzi paranormal ma anche rosa ma anche storici di alto livello di autrici più o meno famose, era una delle collane dove le amanti dell’urban fantasy e del paranormal potevano stare certe di trovare qualcosa per loro perchè la scelta era piuttosto ampia.
Ma purtroppo tutte le cose belle hanno una fine, la collana ha chiuso i battenti ormai da diversi anni (circa 10 oddio!!!) e i romanzi che ha pubblicato a suo tempo sono quasi introvabili.
Fino ad ora almeno....Alcune delle autrici che arrivarono in Italia grazie a quella collana o ad altre non hanno scordato di avere un pubblico anche qui nel nostro paese e hanno deciso arditamente di scegliere la strada dell’autopubblicazione per l’Italia e di lanciarsi alla ricerca di traduttori che le aiutassero in questo progetto.
Una di questa autrici è Jill Barnett.
Di suo nella collana Mystere era stato pubblicato il libro Joy la strega, che io ho ADORATO letteralmente.
Ve ne ho parlato tempo fa anche qui sul blog ebbene...quel libro è tornato disponibile in italiano con nuova copertina, nuovo titolo (il suo titolo originale) tradotto grazie a Isabella Nanni.
Link: https://www.amazon.it/Bewitching-Regency-Magic-Book-English-ebook/dp/B077GYSKQF/
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1. Bewitching  (nella vers. italiana precedente Joy la strega) Titolo originale: Bewitching Autore: Jill Barnett
Trama: JOY MACQUARRIE HA DEGLI STRANI POTERI PARANORMALI Arrivata da poco in Inghilterra, è subito affascinata dal duca di Castlemaine che, abbandonato dalla fidanzata, non perde tempo e sposa Joy per ripicca. Dopo il matrimonio, però, Joy non può fare a meno di mettere in pratica le sue capacità, cercando situazioni molto equivoche. Il duca è furibondo e, per evitare lo scandalo, decide di cambiare con la forza la condotta della sua sposa… La mia opinione: Questo libro unisce le atmosfere di Strega per amore, Ho sposato una strega e Sabrina vita da strega, al classico genere romance, ottenendo un mix di romanticismo magico ironico veramente irresostibile. Riderete, e vi commuoverete e alla fine sarete felici di avere letto questo libro.
Spero l’autrice ripubblichi in italiano anche il suo seguito (seguito per modo di dire, in realtà Bewitching è autoconclusivo, ma esiste un romanzo che ha per protagonisti personaggi che là erano secondari):
2. Dreaming
Letty Hornsby e il suo cane Gus sono ben conosciuti ai lettori di questa piccola duologia in quanto hanno avuto diverse spassose scene nel primo libro, Joy la strega. Letty è una ragazza normale il più delle volte, ma quando incontra Richard l'uomo che ama da sempre diventa talmente imbranata da ferirlo gravemente ogni volta che si vedono! Richard conosce lety da una vita, ma ora che pè cresciuta nota anche come si sia fatta carina, peccato che ogni volta che l'incontra lei non faccia altro che combinare disatri, riesce persino a farli finire su una nave di contrabbandieri….
Questo libro era stato pubblicato anch’esso ne I Romanzi Mondadori Mystere col titolo Il cavaliere dei miei sogni, ma spero l’autrice lo autopubblicherà di nuovo e lo renderà di più facile reperibilità.
Nell’attesa sempre di Jill Barnettt in italiano è possibile acquistare:
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UN CAVALIERE TUTTO SUO
Nel tentativo disperato di evitare un matrimonio imposto con il Barone di Warbrooke, il cavaliere più temuto d’Inghilterra, Lady Linnet di Ardenwood assolda il pericoloso mercenario William de Ros perché l’aiuti a fuggire in convento. A sua insaputa, de Ros in realtà è proprio il nuovo Barone di Warbrooke e d’accordo con il protettivo nonno di Linnet ha solo una settimana per farle la corte e conquistarla. Se solo sapesse come fare a corteggiare una dama…
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GRACE L’INDOMITA
La nipote  di un capo clan delle Highland cerca di salvare la sua gente rapendo un rivale, ma acciuffa l'uomo sbagliato. iL clan McNish ha subito le incursioni dei loro acerrimi rivali, i McNabs, che li stanno lasciando morire di fame. Come nipote del capo clan, Grace McNish decide che è suo dovere catturare uno di questi spregevoli McNab per chiedere un riscatto. Ma lei e la sua banda male assortita fanno l’errore di catturare l'uomo sbagliato, Colin Campbell, Conte di Argyll e Signore delle Isole, che è in viaggio in quelle terre per decidere il destino dei due clan in guerra.
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DANIEL E L’ANGELO
Quando il ricco finanziere D.L. Stewart trova una donna ferita nella neve di fronte alla sua residenza di New York, non ha idea che la bella Lillian, in realtà sia un angelo caduto pasticcione e dal cuore enorme, mandato dal Paradiso per insegnargli cosa sia davvero il Natale. È proprio il lavoro giusto per lei. D.L. ha un’anima ferita e cinica, un uomo freddo che crede di poter comprare tutto e tutti. Ma presto Lillian trasforma la vita tranquilla e solitaria dell’uomo in un vero caos e il Natale in città diventerà un Natale nel cuore.
Vi avverto quasi tutti i romanzi di Jill Barnett hanno elementi magici o soprannaturali, giusto dei piccoli tocchi di magia, un poco fiabesca. Se cercate questo allora questa utrice fa per voi, se invece volete verosimiglianza e realismo andate altrove.
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italianaradio · 5 years ago
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Piccole Donne, adattamenti a confronto: meglio il 1994 o il 2019?
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/piccole-donne-adattamenti-a-confronto-meglio-il-1994-o-il-2019/
Piccole Donne, adattamenti a confronto: meglio il 1994 o il 2019?
Piccole Donne, adattamenti a confronto: meglio il 1994 o il 2019?
Piccole Donne, adattamenti a confronto: meglio il 1994 o il 2019?
Il famoso romanzo di Louisa May Alcott, Piccole Donne, è stato riadattato diverse volte per il grande schermo nel corso degli anni. Pubblicato nel 1868, è un romanzo in grado di appassionare ancora oggi il pubblico di tutte le età. E anche se parti della trama sono rimaste invariate in base alla visione dei registi dei numerosi adattamenti, il modo in cui i personaggi e le loro dinamiche si intrecciano sono stati spesso oggetti di diverse rivisitazioni.
Sia la versione del 2019 che quella del 1994 di Piccole Donne sono state dirette da registe donne: Greta Gerwig (quella del 2019) e Gillian Armstrong (quella del 1994). In un’industria in cui è ancora difficile per la donna riuscire ad affermarsi, la Gerwig e la Armstrong hanno certamente compreso in profondità la lotta del personaggio di Jo, riflesso della vera storia della stessa Alcott, per cercare di diventare della scrittrici affermate.
Ma in cosa è riuscito meglio l’adattamento del 2019 e in cosa, invece, è stato superato da quello del 1994? Scopriamo di seguito:
Il personaggio di Amy (2019)
Molti parlano del nuovo modo in cui è stata presentata Amy nel film del 2019. In un certo senso, è una figura speculare a quella di Jo: forte, intelligente, dallo spirito artistico ma pragmatico. Sia Amy che Jo condividono la stessa idea in merito al matrimonio, che nella maggior parte dei casi ha più a che fare con questioni di prestigio sociale ed economico che non con un reale sentimento. Nel libro e nei precedenti adattamenti, Amy è sempre stata considerata la sorella March meno popolare; tuttavia, le cose potrebbero cambiare dopo la visione del film della Gerwig.
Nel film del 1994, Amy appare forte, amorevole, irrequieta e a tratti un po’ viziata, ma a mano a mano che la storia procede, il suo personaggio appare decisamente ai margini. Nel film del 2019, invece, vediamo Amy da adulta non è affatto nell’ombra, ma addirittura capiamo perché il personaggio di Laurie avrebbe potuto fidanzarsi con lei.
Il personaggio di Beth (1994)
Beth è piena di vita all’inizio della versione del 1994: è timida ma al tempo stesso è anche molto dolce e affettuosa. Quando il nonno di Laurie le regala un pianoforte, Beth è sorpresa ma al tempo stesso pazza di gioia all’idea di essere così amata da qualcuno. In questa particolare scena, tutte le sorelle March mostrano quanto tengono a Beth e quanto si preoccupano per lei, qualcosa che nella versione del 2019 è invece meno evidente.
Inoltre, nel film del 1994, vediamo più momenti che mostrano quanto siano vicini i personaggi di Beth e Jo, come quando Beth conforta Jo per il suo taglio di capelli o quando si identifica in tutte le sue storie. Nel film del 2019, questo forte legame tra le due sorelle non scompare del tutto, ma essenzialmente Beth serve più a sciogliere alcuni nodi della trama che come personaggio dotato di un forte spessore: è lei l’anello di congiunzione tra il passato e il presente, ciò che spingerà Jo a scrivere “Piccole Donne”.
I talenti delle sorelle March (2019)
Nella versione del 2019, grande attenzione viene risposta su tutte e quattro le sorelle e sui loro talenti artistici. Jo è un’aspirante scrittrice, Meg un’attrice, Beth una musicista e Amy un’artista. Tutte e quattro hanno talento da vendere e spesso uniscono le loro grandi passioni per realizzare insieme dei piccoli spettacoli.
Jo crede fortemente nella sua arte; fa parte di chi è, la definisce come persona. Inoltre, sfrutta questa sua passione anche per guadagnare qualcosa ed aiutare così la sua famiglia, cosa che la stessa Louisa May Alcott ha davvero fatto. Poiché Jo crede così tanto nella scrittura, non capisce bene perché Meg decisa così repentinamente di lasciarsi alle spalle la sua passione per la recitazione. Tuttavia, alla fine della versione del 2019, ritroviamo le tre sorelle che usano il loro talento per creare una scuola e insegnare ai bambini il valore dell’arte.
Il professor Friedrich Bhaer (1994)
Nella versione del 2019 il professor Friedrich Bhaer è un giovane francese accattivante, interpretato da Louis Garrell. Nei romanzi, però, il personaggio è un uomo di mezza età, di origine tedesca. Da questo punto di vista, la versione del 1994 è sicuramente più fedele alla pagine scritte.
Nel film della Armstrong, infatti, seguiamo l’evolversi della relazione tra Bhaer (inteprretato da Gabriel Byrne) e Jo. Abbiamo modo di scoprire anche delle lettere di Jo indirizzate alle sorelle, in cui la ragazza rivela i sui suoi sentimenti per l’uomo. Il professore è un uomo molto generoso, ma è anche abbastanza ingenuo, tanto da non capire che Jo vorrebbe qualcosa di più di una sincera e leale amicizia. Sicuramente la fedeltà al romanzo ha intriso anche il rapporto tra i due personaggi sul grande schermo di quella dolcezza e di quel sentimentalismo necessari. 
La relazione tra Jo e Marmee (2019)
Il forte legame tra Jo e Marmee testimonia quanto madre e figlia abbiano due caratteri molto simili. Marmee è una madre paziente e una donna estremamente saggia, ma in realtà ha dovuto lavorare molto su se stessa per diventare così.
Nasconde in realtà un carattere molto coraggioso, e anche da questo punto di vista Jo finirà per assomigliarle. Nel film del 1994 vediamo il personaggio di Marmee (interpretato da Susan Sarandon) prendere importanti decisioni, ma è nella versione del 2019 che il suo spirito intrepido viene fuori grazie alla straordinaria interpretazione di Laura Dern.
La situazione economica della famiglia March (1994)
In entrambi i film ci viene raccontato che la famiglia March vive in una grande casa a pochi passi da alcuni ricchi vicini: la famiglia March, però, non è una famiglia ricca. Sappiamo che i March sono più ricchi della famiglia Hummel, ma anche più poveri di molti altri personaggi (Laurie, gli amici di Meg e i compagni di scuola di Amy). Tuttavia, apprendiamo molto di più sulla situazione economica della famiglia nel film del 1994.
Una volta la famiglia March era ricca: essendo la più grande, Meg ricorda meglio il passato della famiglia rispetto alle sue sorelle; ecco perché fa più fatica adesso a vivere in condizioni meno agiate. Sia lei che Jo lavorano per aiutare la loro famiglia. Jo lavora per zia March, mentre Meg lavora come governante. Data la difficile situazione, un pranzo di Natale può rappresentare per loro una specie di miracolo per le sorelle March…
Il riscatto economico di Meg (2019)
Un aspetto della storia sicuramente più approfondito nel film del 2019 è il fatto che Meg non sia totalmente entusiasta del suo matrimonio, guardando con nostalgia alla sua vecchia vita e, soprattutto, alle sue vecchie passioni.
La versione del film uscita nel 1994 ci mostra una Meg sposata molto più contenta della sua vita, mentre in quella del 2019 Meg è decisamente più tormentata e pensierosa, cosa che contribuisce a rendere il personaggio decisamente più realistico, dal momento che Meg sembra essere sprofondata in una situazione economica anche più instabile di quella della sua famiglia.
Il contesto storico e le questioni razziali (1994)
Piccole Donne è ambientato durante la Guerra Civile. Nel film del 2019 ciò viene appena menzionato, mentre in quello del 1994 assume una connotazione decisamente più rilevante. Quando Marmee e le sorelle March si radunano per ascoltare i racconti del padre, vengono raccontati diversi dettagli a proposito dell’esperienza dell’uomo sul campo di battaglia. Inoltre, una volta terminata la guerra, c’è una sequenza in cui è possibile vedere alcuni soldati che tornano a casa con le loro attrezzature, tristi e stanchi.
Per quanto riguarda invece le questioni razziali, nella scena in cui Meg rimane con le sue amiche prima che lei vada al ballo e queste decidano di vestirla, la ragazza protesta. Le amiche vogliono vestirla con un abito di seta, ma Meg è contraria perché sostiene che la seta è lavorata da schiavi nel Sud o dai bambini cinesi nelle fabbriche. È solo quando la sua amica le assicura che quell’abito è stata creato nel Nord, che Meg si convince ad indossarlo.
Mescolare finzione e realtà (2019)
La Gerwig e l’intero cast del film hanno svolto numerose ricerche. Ecco perché Laura Dern (Marmie) usa effettivamente le parole che la madre di Louisa May Alcott le scrisse in una lettera. Il finale è probabilmente la più importante testimonianza del modo in cui i romanzi si sono mescolati con quanto accaduto realmente nella vita della Alcott: Jo parla della fine del libro a un editore.
Pressata per far sposare la sua eroina, Jo rivela scherzosamente come andrà a finire la storia, mentre sotto la pioggia cerca di ottenere i diritti sul suo libro e sui suoi guadagni. Si tratta di qualcosa che è successa veramente alla Alcott, quando le hanno detto che Jo avrebbe dovuto sposarsi per accontentare i lettori. È un momento altamente sarcastico – dato anche il contesto formale – che nel film funziona alla perfezione.
La resistenza di Jo al cambiamento (1994)
Uno dei motivi per cui Jo non vuole che Meg si sposi è che adora la loro vita così com’è, e non vuole cambiarla. Inoltre, quando Laurie le prone di sposarlo, è arrabbiata perché si accorge che il loro rapporto potrebbe cambiare.
Jo vuole che le cose rimangano come sono: è disposta a cambiare, ma con profonda riluttanza. Nella sua mente, il tempo trascorso con le sue sorelle e Laurie è prezioso. Una parte fondamentale del suo arco narrativo è proprio riuscire ad imparare e ad accettare che tutto prima o poi cambia, anche le cose, le situazioni e le persone che ami.
Fonte: ScreenRant
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Piccole Donne, adattamenti a confronto: meglio il 1994 o il 2019?
Il famoso romanzo di Louisa May Alcott, Piccole Donne, è stato riadattato diverse volte per il grande schermo nel corso degli anni. Pubblicato nel 1868, è un romanzo in grado di appassionare ancora oggi il pubblico di tutte le età. E anche se parti della trama sono rimaste invariate in base alla visione dei registi […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Stefano Terracina
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atlantidekids · 5 years ago
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A di Più Libri Più Liberi 2019, la fiera della piccola e media editoria di Roma,  ho avuto l’occasione di intervistare Colas Gutman e Marc Boutavant, gli autori di Cane Puzzone, Una serie di libri per lettori dai sette anni in su, avvincente, illustrata, ricca di avventura, amicizia, coraggio e realtà. In Francia Cane Puzzone e il suo amico Spiaccigatto sono molto celebri, in Italia le loro rocambolesche avventure, edite da Terre di Mezzo, sono ricercate e molto gradite dai bambini e dalle bambine ormai a proprio agio con la lettura autonoma.
Da qualche settimana è in libreria l’ultima avventura a tema natalizio: Buon Natale Cane Puzzone! ( di Colas Gutman e Marc Boutavant , Terre di mezzo Editore).
È la vigilia di Natale: Cane Puzzone e il suo fedele amico Spiaccigatto cercano una casa che li ospiti almeno per quella sera, anche solo per poter trascorrere in un luogo diverso dal solito bidone la sera della vigilia, e le cose sembrano andare proprio per il verso giusto. Una ragazzina, infatti, li sceglie come  regalo per il fratello. Lui, però,si rivela antipatico e cattivello, trovandoli disgustosi, li mette in vendita su bancarella di un mercatino delle pulci. Qui conoscono la piccola Cuordilana che ha perso la sua bambola, va da sé che se c’è una bambina in difficoltà Cane Puzzone non si tira mai indietro…
Queste le domande che ho posto a Colas Gutman, autore di Cane Puzzone
Cosa ti piaceva leggere da bambino?
Come romanzi, leggevo essenzialmente le storie del Piccolo Nicolas, e poi tantissimi fumetti che trovavo divertenti: Asterix, Iznogoud*, Oumpah-Pah. Ero un grande fan di Goscinny e lo sono ancora. E anche di Franquin, con il suo Gaston Lagaffe e il Marsupilami. Questi libri erano le mie “bolle protettive” di tenerezza e divertimento.
Il fatto che Cane puzzone non ottenga mai un riscatto completo ma solo piccole gratifiche dal destino non è un po’ crudele? Oppure contribuisce a rafforzarne la personalità naif e intrepida?
Quando scrivo le avventure di Cane Puzzone penso spesso a François Truffaut che, nel suo “I 400 colpi”, porta il personaggio di Antoine Doisnel a vedere il mare. È un sollievo sia per lui sia per lo spettatore. In ogni storia di Cane Puzzone, dopo la scoperta della durezza del mondo, ritrova sempre il confort del suo bidone della spazzatura. È un modo per ricondurlo al suo bozzolo e dar sollievo sia a lui sia ai miei lettori. Cane Puzzone non ha bisogno di redenzione: non è lui a dover cambiare, ma è la società a doverlo accettare così com’è. A volte capita che i personaggi che compaiono nelle sue storie imparino da lui e cambino i loro comportamenti, però anche in questi casi non parlerei di redenzione ma piuttosto di educazione: al rispetto degli altri, alla difesa dei diritti degli animali e delle persone più fragili, ma sempre umoristicamente, in modo da non risultare mai troppo pesanti.
Hai un lettore ideale o invece procedi senza schemi predefiniti?
La mia prima editor a L’école des loisirs, Geneviève Brisac, mi diceva sempre che avrei dovuto scrivere il libro che mi sarebbe piaciuto leggere da bambino. Questo è un altro esercizio interessante, non per cercare il libro perfetto ma il lettore ideale. Questo lettore ideale lo immagino sempre sufficientemente aperto per poter leggere la realtà con umorismo, e saper ridere alle battute che sfuggono agli adulti. A volte ho l’impressione di essere seduto agli ultimi banchi e di scrivere come un ragazzaccio e questo mi aiuta a non avere troppe inibizioni e non dare lezioni ai miei lettori.
Cane Puzzone e il suo amico Spiaccigatto, e con loro le disavventure grottesche di cui si fanno protagonisti, fanno ridere di pancia i bambini e sorridere sornioni gli adulti che nelle tue storie trovano molta ironia. È pensando a loro, agli adulti, intendo che ne hai seminata così tanta tra le pagine?
Quando scrivo non penso mai agli adulti, ma sempre ai bambini o al bambino che continuo ad essere. Tuttavia, quello che scrivo per i ragazzi deve far ridere anche me, come adulto. Non sono mai un osservatore esterno che si dice “mah, a me fa a malapena sorridere, ma sicuramente farà ridere i ragazzi”. I bambini imparano molto presto l’ironia, è questo risulta evidente quando li senti parlare tra di loro. Sono molto incisivi, spietati e colgono sempre nel segno. E non si tratta di una particolarità francese. Spesso invece gli adulti sono troppo protettivi e per i libri d’infanzia scelgono un umorismo troppo cauto e lontano da quello quotidiano dei ragazzi, che invece adorano l’umorismo. Io mi ricordo ancora dei dialoghi dei Fratelli Marx di quando avevo 6 o 8 anni. L’irriverenza di Groucho mi faceva già ridere più della mimica di Harpo. Non si tratta di ricerca di stile, ma di operare uno slittamento che permette di rendere la vita più divertente e sopportabile.
I personaggi adulti sono irrimediabilmente mediocri, quando non crudeli. I bambini anche, talvolta, ma più spesso complessi e sfaccettati, mai esplicitamente eroici, sempre intensamente tragici. Giochi molto con l’ambiguità rendendo complessa una narrazione che invece scorre via briosa e frizzante… insomma, questa non è una domanda, è più un complimento, ma per ottenere questo risultato così fresco scrivi di getto o sottoponi i tuoi testi a molte revisioni?
Scrivo e riscrivo moltissimo. Faccio almeno una decina di versioni per ogni libro di Cane Puzzone. Mi piace molto mettere i bambini e gli animali a confronto con la stupidità e con le norme di alcuni adulti, ma lavorare sull’idiozia umana richiede molto impegno!
Domande per Marc Boutavant, l’illustratore di Cane Puzzone
Ho notato che quando vuoi mettere in risalto la puzzosità di Cane puzzone, e anche del suo amico Spiaccigatto che sebbene più lindo comunque condivide con lui un bidone della spazzatura, usi come sfondo dei bei colori lindi e pinti, soprattutto il rosa. Come gestisci l’uso del colore e cosa ti fa scegliere per l’uno o per l’altro in una illustrazione?
Cane Puzzone e Spiaccigatto navigano in acque torbide, o anche luride, ed è necessario che appaiano più “puliti” di quello che li circonda. Quindi scelgo spesso di disegnare i luoghi in cui si muovono e i personaggi con cui hanno a che fare in maniera un po’ cupa, utilizzando ad esempio dei colori scuri, per far risaltare la tenerezza dei due eroi rispetto a tutto ciò che li circonda. In effetti questo dipende molto dalle espressioni e i colori che utilizzo… Ad esempio quando non utilizzo il rosa per la lingua di Cane Puzzone, lui sembra molto meno gioioso! Inoltre nella prima versione Cane Puzzone era molto più sporco e meno carino. L’ho fatto evolvere rapidamente perché trovavo troppo pesante che i bambini dovessero avere a che fare con un mondo così terribile (ma anche buffo e sarcastico) senza avere un personaggio accattivante a cui affezionarsi.
Quante prove hai fatto per realizzare il perfetto Cane Puzzone? L’ha sempre immaginato così?
Dal momento in cui gli esseri umani hanno iniziato ad interessarsi alla rappresentazione degli animali, ci sono stati moltissimi Cani inventati, disegnati, scolpiti o animati e durante la mia infanzia ho fatto il pieno di questi sacchi di pulci. Per Cane Puzzone ho cercato una forma che assomigliasse il più possibile a uno strofinaccio per i pavimenti. E quando l’ho trovata ero contento, avevo l’impressione di aver inventato qualcosa, di essermi rinnovato… e poi l’indomani mi sono reso conto che era lo stesso cane che disegno da quindici anni in un fumetto che si chiama Ariol, di diverso aveva solo gli occhi.
Ci sono un cane e un gatto reali cui ti sei ispirato?
Posso anche inserire Cane Puzzone in una genealogia, con il cane di Lucky Luke come genitore e il cane della Maison de Toutou e Leonard, il cane dell’île aux enfants* come parenti…
Cosa preferisci illustrare, i momenti dolci e teneri in cui il nostro manifesta appieno la sua generosità o quello grotteschi?
Mi capita spesso, e da molto tempo, di disegnare scene alquanto tenere e tranquille. Cane Puzzone mi ha dato la possibilità di lavorare anche su una certa cattiveria rozza e grottesca e su ambientazioni un po’ tristi o squallide. Non amo crogiolarmi in questo genere di temi, a meno che non siano controbilanciati da personaggi come Cane Puzzone e Spiaccigatto, che spero siano più luminosi rispetto all’oscuro mondo in cui si muovono.
*Iznogoud in Italia pubblicato da Panini con lo stesso titolo, e da cui è stata tratta la serie di cartoni “Chi la fa l’aspetti!”, andata su Canale 5 e poi su Italia 1, nella metà degli anni 90;  Oumpah-Pah, serie a fumetti umoristica che venne pubblicata anche sul Corriere dei Piccoli alla fine degli anni ’60. I tre fumetti citati sono tutti di René Goscinny *due trasmissioni francesi per bambini, andate in onda dal 1967 al 1982, che avevano come protagonisti dei pupazzi animati
  Intervista a Colas Gutman e Marc Boutavant, gli autori di “Cane Puzzone”! A di Più Libri Più Liberi 2019, la fiera della piccola e media editoria di Roma,  ho avuto l'occasione di intervistare…
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tmnotizie · 5 years ago
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SAN BENEDETTO – Per gli “Incontri con l’autore – estate 2019“ Giulia Ciarapica presenterà il libro “ Una volta è abbastanza ” domenica 11 Agosto alle ore 21,30 al Circolo Nautico Sambenedettese. L’evento è organizzato dall’associazione “I Luoghi della Scrittura”, dalla libreria “La Bibliofila” con il contributo e il sostegno dell’Amministrazione Comunale e della Regione Marche. Conversa con l’autore Giancarla Perotti Barra.
Giulia Ciarapica è blogger culturale. Scrive sul “Foglio” e sul “Messaggero”. Ha pubblicato Book blogger. Scrivere di libri in Rete: come, dove, perché. Questo è il suo primo romanzo.
L’Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d’Ete, un borgo sperduto dell’entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell’ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore – capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l’occasione giusta – quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo.
Nonostante siano così diverse, l’amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall’esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell’industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco.
In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
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emmaoduntan95 · 7 years ago
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TOP E FLOP DEL 2017 DEFINITIVA Il 2017 sta per finire e con esso un altro anno di cinema, ecco la mia personale lista di top e flop di quest’anno basandomi su 21 film che ho visto(di cui 14 al cinema) usciti nelle sale italiane tra il 1 gennaio e il 31 dicembre, in ordine cronologico TOP 👍 ✅SING-4 Gennaio Film d'animazione zootropolisiano sull'arte sulla musica, film travolgente ,come il ritmo della miriade di canzoni che ci sono in questo film, il tutto condito da una colonna sonora fantastica, regia e CGI ottimi. ✅ARRIVAL-19 Gennaio Fantascienza,più scienza che fantasy, approccio interstellariano, regia ottima, intellettualmente davvero interessante, con concetti che spaziano dalla linguistica alla semiotica fino a finire sul concetto filosofico di tempo, il tutto condito da questi misteriosi alieni, insomma davvero un grande film. ✅LA LA LAND-26 Gennaio Vincitore di 6 oscar , in categorie pesanti come miglior attrice e miglior regia, tutto perfetto,la scenografia, la regia, la sceneggiatura, performance attoriali,passando per delle canzoni davvvero ben fatte, insomma un musical e un film che è entrato prepotentemente nella storia del cinema. ✅SPLIT-26 Gennaio Shamalan ritorna alla regia con un thriller/horror fantastico e adrenalinico,si trattano temi come la psicologia, la criminologa il tutto condito con un James Mccavoy letteralmente da oscar, l'academy ci faccia davvero un pensiero. ✅LEGO BATMAN MOVIE-9 Febbraio Probabilmente uno se non il film sull'uomo pipistrello più divertente, un Batman vista in chiave comica, con citazioni pop a non finire, battute ottime in tempi comici ottimi, per di più c'è sempre la solita freschezza di The Lego Movie, di cui questa pellicola è spinoff , insomma, è meraviglioso. ✅GHOST IN THE SHELL-30 Marzo Ottima rappresentazione del capolavoro di Mamoru Oshi, un Sci-fi davvero interessante molto Blade Runneriano, con citazioni all'anime che si ameranno se avete visto la versione animata, in più c'è una Scarlett Johansson letteralmente da Saturn Award, che amplifica ancora di più la bontà di questa pellicola. ✅MOGLIE E MARITO-12 Aprile Altro film riscatto dell'ormai decadente situazione del cinema italiano, con una commedia brillante riguardante la battaglia dei sessi in cui qualsiasi spettatore ci si potrà sentire immedesimato,in più si ride e tanto, una bella commedia in Toto. ✅GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL 2-25 Aprile Ritornano i guardiani più potenti che mai, ennesimo capolavoro di genere dei Marve Studios che continuano a macinare successi su successi, un grande potenziale punto debole di questa pellicola poteva essere la ripetibilità, cosa che non c'è, perché non solo c'è la stessa freschezza del 1º capitolo, ma addirittura in alcuni punti è meglio del primo, un trionfo galattico. ✅SCAPPA-GET OUT-18 Maggio Un fulmine a ciel sereno, fra tutti blockbuster di quest'anno, un horror atipico, con pochissimi Jump Scare, che usa come principale arma di terrore la tensione e il mistero, una ventata di freschezza in un genere che sta diventando ripetitivo. ✅SPIDERMAN HOME-COMING -6 Luglio Non c'è niente da fare il MCU continua a fare capolavori di genere,facendo il film migliore su spiderman finora,Con un Tom Holland fantastico nei panni dell'arrampicamuri e con un Michael Keaton che è il miglior Villain di questo universo cinematografico finora. ✅ATOMICA BIONDA-17 Agosto Uno dei miglior action e spy-movie degli ultimi anni, con una Charlize Theron che rasenta la perfezione e dei combattimenti migliori che abbia mai visto in un film,una ventata di freschezza in un genere troppo monotono ormai. ✅BABY DRIVER- 7 Settembre Adrenalinico,divertente, con un cast ottimo, con degli sconosciuti tipo Kevin Spacey e Jamie Foxx per citarne 2, una colonna sonora usata in maniera sublime e geniale, il tutto condito da una bella regia , c’era da aspettarselo da Edgar Wright,stesso regista di film come Scott Pilgrim,L’alba dei morti dementi e ant man. ✅KINGSMAN-IL CERCHIO D'ORO-21 Settembre Sequel davvero a L'altezza del primo,con più armi più gadget e più combattimenti, insomma un Kingsman formato XXL,doppio formato doppio divertimento insomma. ✅THOR-RAGNAROK- 25 Ottobre Demenziale,divertente, sopra le righe, il tutto condito da una vena vintage anni ‘80 insomma il miglior film su Thor fatto finora. ✅CAPITAN MUTANDA-IL FILM-1 Novembre Film d'animazione basato sui romanzi di David Pilkey, da dove comincio? momenti meta in abbondanza, battute semplici ma detto in tempi comici perfetti, si alterna animazione CGI ad animazione classica, momenti musicali , colorato, super allegro, con un messaggio importantissimo, nella vita la risata è davvero importante, ciliegina sulla torta il grande successo commerciale, con un guadagno worldwide di 110 milioni di dollari su un budget di 38.Un trionfo in tutto e per tutto FLOP 👎 🔴LE SPIE DELLA PORTA ACCANTO-8 Febbraio Il film di base è buono, con un cast di eccezione con attori come Zach Galafianakis ,Isla Fisher e Gal Gadot, i primi 2 pezzi da 90 della comicità statunitense e si va sul sicuro, anche buona la performance della Gadot comicamente parlando.Il problema? Già visto e rivisto, Agente Smart casino totale prima , Spy poi, una copia ritrita di questi 2 film. 🔴CINQUANTA SFUMATURE DI NERO -9 Febbraio Ci spendo poche parole,da dove comincio, sceneggiatura orrida, maschilismo come se non ci fosse un domani, gravissimo nel 2017, insomma io non vedo l'ora che questo franchise finisca.Dovevo recensire questo film, mi sono rifiutato per un motivo 🔴I PUFFI:VIAGGIO NELLA FORESTA SEGRETA-6 Aprile Registicamente ben fatto, coloratissimo come ci si aspetterebbe da un film dei puffi, il problema principale è che super prevedibile, si riesce a prevedere addirittura il punto cardine di tutta la trama,il che è molto grave. Nonostante tutto il prodotto finito è buono, dispiace perché se la Sony avesse avuto un approccio "serio" e non un approccio "commercialiata per far spendere i genitori dei bambini", ne sarebbe uscito un prodotto davvero ben fatto,perché sappiamo tutti il potenziale di intrattenimento della creazione di Peyo, davvero un peccato. 🔴LA MUMMIA-8. Giugno Cattivo inizio per la Universal con il suo dark universe, sceneggiatura con buchi, la mummia che poteva dare di più, insomma la parola perfetta per drescivere questo film è rimorso, perché il potenziale c'era, solo che non è stato sfruttato,causa fretta, risultato? Pubblico che non apprezza più tanto, e Critica che l'ha letteralmente stroncato. 🔴EMOJI ACCENDI LE EMOZIONI-28 Settembre film d'animazione con trama scritta male , messaggio trito e ritrito , un grande peccato perché fare un mondo su una cosa così attuale come le Emoji (mondo che di base è sviluppato bene tra l'altro)che usiamo ogni giorno poteva uscire un prodotto ben fatto, se la Sony avesse avuto un approccio serio e non commercialata con tanto di marchette con diverse app, chi lo sa, forse poteva uscire il nuovo Ralph Spaccatutto e non la sua versione povera e brutta, brutto anno della Sony 2º flop dopo il film sui puffi.
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francesca-bosco · 7 years ago
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Ciao a tutti
E benvenuti nella terza tappa del Blog Tour dedicato al nuovo libro di Erika Vanzin. I personaggi che abbiamo conosciuto in Vieni a prendermi, tornano a far parlare di sé nel secondo libro della serie, “ In ogni singolo respiro”. In questa occasione abbiamo modo di entrare nelle vite di Brittany, JJ, Randy e tante altre figure e a scoprire i retroscena che si nascondono dietro quel piccolo mondo che hanno deciso di mostrarci nel libro.
Per rendere ancora più entusiasmante questo viaggio tra i vari blog, l’autrice ha messo a disposizione quattro romanzi che potrete vincere in un divertente giveaway. Tutto ciò che dovrete fare è a fondo pagina. Diamo inizio alle danze!
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__ JJ
Nome completo: Justin Johnson
Data di nascita: Londra, 21 giugno 1996
Altezza: 188 cm
Capelli: Biondi
Occhi: Azzurri
Segni particolari: Eterocromia, metà inferiore dell’occhio sinistro è marrone
Curiosità:
JJ ha vissuto a Londra fino all’età di quindici anni (fine secondo anno del liceo) per poi trasferirsi con la sua famiglia a San Diego. La notte in cui i suoi genitori gli hanno comunicato il trasferimento lui ha fatto le valigie ed è andato a casa dei suoi nonni materni (i nonni paterni sono americani, di Atlanta) per vivere con loro. Non voleva partire, lasciare i suoi amici, la scuola, la ragazza per cui aveva una cotta, anche se non ricambiata. Il nonno, che si è svegliato mentre JJ cercava di sgattaiolare dalla porta sul retro forzandola, gli ha fatto un discorso molto semplice che l’ha convinto a partire: “Tu lo sai che dall’altra parte del mondo le ragazze considerano esotico il tuo accento e impazziscono, vero?” Quella stessa notte è tornato a casa e nessuno, a parte suo nonno, ha mai saputo che fosse scappato di casa.
Al liceo ha avuto qualche storiella con qualche ragazza ma nulla di serio, solo con Annabel ha avuto una storia un po’ più lunga, l’ultimo anno, ma si sono lasciati il primo anno di università perché lei è andata alla Brown e lui a Stanford, la relazione non è durata ma sono rimasti in buoni rapporti.
Fino a quando era a Londra era mingherlino e timido e le ragazze non lo notavano molto, quando è andato a vivere a San Diego, ha iniziato a fare surf e a mettere su qualche muscolo e le ragazze hanno iniziato a girargli attorno estasiate.
Ha scelto la facoltà di arte a Stanford grazie alla sua nonna materna. Quando era piccolino lo portava ogni giorno, dopo scuola, alla National Portrait Gallery in Trafalgar Square perché a lei piaceva disegnare così anche lui prendeva una sedia, blocco di carta e una matita e si metteva a ritrarre i busti che c’erano nei corridoi. Con gli anni e l’esercizio è diventato particolarmente bravo e alla fine ha scoperto che gli piaceva davvero farlo. Ha iniziato da solo a studiare diverse tecniche di pittura, ha frequentato corsi che la scuola superiore proponeva e, alla fine, ha deciso di fare della sua passione una professione. Almeno finché il padre non ha iniziato a insistere che seguisse le sue orme e che imparasse a dirigere l’azienda di famiglia che sviluppa processori per cellulari. Un’azienda particolarmente grossa con migliaia di dipendenti e altrettante responsabilità. JJ non è mai stato interessato a seguire le orme del padre ma, essendo figlio unico, ha deciso di accontentarlo scegliendo come seconda laurea business e gestione d’azienda, sperando che, nel frattempo, trovasse qualcuno più adatto a ricoprire quel ruolo.
Quando è andato a Stanford ha scelto di provare ad entrare in una confraternita, perché aveva voglia di godere al massimo dei suoi anni di libertà prima del lavoro e delle responsabilità. Quando è entrato alla Sigma Chi, ha stretto subito amicizia con Robert e Randy, anche se è amato un po’ da tutti perché è una persona solare e di compagnia. Ama fare scherzi e, di solito, è l’anima della festa ma non disdegna neppure una serata tranquilla in spiaggia se la compagnia è quella giusta.
Ama il rock classico, ma spazia fino al pop, non è particolarmente amante della musica classica e la sua canzone preferita in assoluto è “Looking out my back door” dei Creedence Clearwater Revival. Suona la chitarra ma lo fa, di solito, per sé stesso, al massimo per pochi amici intimi, non ha mai pensato, o desiderato, di farlo in una band.
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BRITTANY __
Nome completo: Brittany Chase
Data di nascita: Seattle, 4 Settembre 1998
Altezza: 157 cm
Capelli: castani
Occhi: Verdi
Curiosità:
Brittany è nata e cresciuta alla periferia di Seattle in una famiglia molto conservatrice. Il padre è programmatore in una grossa azienda di informatica, mentre la madre è assistente in uno studio dentistico. Fin da bambina non ha mai potuto fare nulla di quello che gli altri suoi coetanei facevano perché i suoi genitori erano talmente restrittivi che non la lasciavano neppure andare a prendere un gelato al negozio a poche centinaia di metri da casa senza la supervisione di un adulto.
È stata cresciuta senza che le fosse concesso di prendersi nessuna responsabilità, non ha mai potuto guardare quello che voleva in tv e non ha mai potuto scegliere la musica con cui passare il tempo. Questo, ovviamente, non ha impedito a Brittany di farlo lo stesso ma, i sotterfugi che ha dovuto scovare per farlo, l’hanno resa una maestra nel nascondersi e nell’evitare le situazioni potenzialmente critiche con i suoi genitori. Ovviamente nessuno dei suoi coetanei voleva avere a che fare con lei, visto che ogni invito a lei rivolto finiva ignorato con qualche scusa o, peggio, con l’accompagnamento di uno dei due genitori.
Brittany, nonostante la disciplina rigida impartita dai suoi genitori, ama alla follia la musica pop anni novanta (assolutamente vietata in casa), come le Spice Girls o i Take That, e adora Taylor Swift e Demi Lovato, altrettanto bannate da casa sua perché ragazze troppo disinibite e lascive. Odia, invece, con tutta sé stessa, Lorde. Ama le serie televisive, in particolar modo The Vampire Diaries, Pretty Little Liars e Una mamma per amica, che si fa scaricare di nascosto da un suo compagno di classe che paga profumatamente.
Ha avuto un solo fidanzato, Dean, l’unico ragazzo con cui i genitori la lasciavano uscire, solo in compagnia di altre persone più grandi che facevano parte della parrocchia, e che la mamma adora perché é il figlio di un’amica ed è il classico ragazzo a cui un genitore farebbe sposare la figlia. In realtà Brittany e Dean erano grandi amici, ma sono stati assieme più per volere dei genitori che non per vero amore. È il ragazzo con cui ha perso la verginità, a sedici anni, nella soffitta della parrocchia mentre rimettevano in ordine i vestiti usati per la recita dei bambini di catechismo.
I suoi genitori l’hanno sempre spinta a trovarsi un lavoro come insegnante o infermiera, sposare Dean e fare almeno un paio di figli, per questo motivo, quando arriva a Stanford non ha la più pallida idea di cosa fare, visto che non ha di sicuro intenzione di fare un lavoro a contatto con il pubblico, e si ritrova a perdere completamente la direzione della sua vita.
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__ RANDY
Nome completo: Rudolph Anthony Davis
Data di nascita: San Angelo (Texas), 28 Febbraio 1996
Altezza: 172 cm
Capelli: castani
Occhi: Grigi
Curiosità:
Randy è il quarto figlio, di sei, della famiglia del Reverendo Davis e della moglie, casalinga che si occupa della parrocchia. Ha due sorelle più grandi e tre fratelli con cui non ha un bel rapporto, come con il resto della famiglia.
Il ragazzo è una persona solare, piena di vita e ama alla follia truccarsi e truccare altre persone. È una passione che coltiva fin da bambino e, nonostante gli piacerebbe farlo come lavoro, ha preferito studiare sociologia, in modo da potersi garantire una seconda carriera meno precaria di quella del truccatore. Una curiosità che riguarda proprio questa sua passione è che tutte le sue amiche, quando c’è un evento importante, fanno la fila per farsi fare il contouring da lui.
Essendo costretto, in casa e nella piccola città in cui è cresciuto, a nascondere il fatto che è gay, non ha mai avuto un ragazzo fin quando frequentava il liceo, ma si è lanciato in diverse relazioni quando è arrivato all’università, fino a conoscere il suo attuale fidanzato.
È un ragazzo che ama la musica latino americana anche se non la balla perché è negato. Oltre allo studio e al trucco ha un’altra passione che non ha mai potuto coltivare a casa, colleziona piccole fate di cristallo che custodisce gelosamente in una scatola imbottita di velluto, sotto al letto in confraternita. Nessuno sa della loro esistenza, nemmeno JJ che è uno dei suoi amici più intimi.
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ROBERT __
Nome completo: Robert Albert Malone Jr.
Data di nascita: Boston, 12 Maggio 1995
Altezza: 190 cm
Capelli: castani
Occhi: castani/verdi
Curiosità:
Figlio del senatore Malone e dell’avvocato Robinson è cresciuto a pane e politica fin da quando era in fasce. Discendente di due famiglie molto note nella politica degli Stati Uniti, ha praticamente la carriera già decisa fin da quando è nato. Non gli è mai stato concesso di scegliere qualcosa di diverso da quello che la sua famiglia ha stabilito per lui a meno di non essere diseredato e cacciato di casa. Robert, comunque, non ha mai dimostrato alcun interesse – a parte qualche fantasia infantile – verso qualcosa di diverso da quello che sta facendo ed è contento della carriera intrapresa, con grande soddisfazione dei suoi genitori.
Ha una sorella minore, Sarah, di cui nessuno parla in famiglia. È scappata in India per vivere una vita a contatto con le persone e la natura all’età di diciotto anni e nessuno ha più notizie di lei. Voci di corridoio dicono che il padre le abbia messo accanto una guardia del corpo, a sua insaputa, per proteggerla da qualcuno che potrebbe riconoscerla e rapirla per il riscatto; nessuno in famiglia ha il permesso di parlare di lei di fronte ai genitori.
Robert ha una capacità innata per la leadership, non a caso è stato il più giovane presidente della confraternita Sigma Chi e dell’intera Stanford. Ama molto quello che studia ed è impegnato ad affiancare la madre nella gestione di diverse fondazioni a scopo benefico che la madre porta avanti a tempo pieno. Non è raro vederlo sulle copertine di famose riviste in occasione dei ricevimenti di gala.
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__ VALERY
Nome completo: Valery Rose Fisher
Data di nascita: Chicago, 2 Gennaio 1998
Altezza: 173 cm
Capelli: biondi
Occhi: azzurri
Curiosità:
Figlia di due noti chirurghi dell’ospedale Ann & Robert H. Lurie Children’s Hospital, Valery è cresciuta tra le corsie dell’ospedale prima giocando con i pazienti suoi coetanei, poi diventando volontaria nello stesso centro. Dopo che, all’età di sette anni, ha perso la sua migliore amica per un difetto congenito al cuore, ha deciso che sarebbe diventata cardiochirurgo e da quel momento non ha mai smesso di focalizzarsi su questo obiettivo.
Decisa a seguire le orme dei genitori, è cresciuta particolarmente in fretta, maturando una capacità di distacco nei confronti dei pazienti che la rende una persona molto controllata e poco incline ai rapporti umani, anche nella vita di tutti i giorni.
Non ha mai avuto un’infanzia “normale”, poiché passava molto del suo tempo a contatto con bambini malati che, a volte, morivano; per questo motivo i suoi genitori non l’hanno mai trattata come una normale bambina, spiegandole fin da subito, pur sempre con parole semplici, cosa fosse la vita e la morte. Da persone atee quali sono, non le hanno mai raccontato del paradiso o dell’inferno.
L’unico rimpianto che ha avuto nella sua vita è quello di non avere variato abbastanza le sue attività extra-scolastiche per riuscire ad entrare ad Harvard o Yale, le sue due prime scelte. Ha deciso, comunque, di provare ad entrare in una delle due università prima con il master post laurea, poi con il dottorato specialistico per diventare chirurgo.
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Due nuovi personaggi faranno la loro comparsa nel nuovo libro. Per non spoilerare, su Veronica e Julian non posso dirvi nulla, sappiate solo che assomiglieranno molto ai due personaggi in foto.
__ VERONICA & JULIAN
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GIVEAWAY
Per concludere in bellezza questa tappa, l’autrice regala, ad un fortunato lettore, la possibilità di aggiudicarsi quattro ( avete letto bene!), ben quattro libri cartacei.
Per partecipare bisogna semplicemente:
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condividere il post fissato in alto nella pagina FB dell’autrice(quello della terza tappa del tour, in pratica)
commentare sotto al post del blog o nella pagina dell’autrice, scrivendo con quale nome vi siete iscritti (così per noi sarà più facile controllare e assegnarvi un numero)
Per questa terza tappa, potrete partecipare al Giveaway dal 22 Novembre al 28 Novembre, fino alle ore 23:59. I nomi inseriti fuori questa data non verranno presi in considerazione.
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Spero vi sia piaciuto questo appuntamento e in bocca al lupo a chiunque partecipi al Giveaway
Eccovi le prossime tappa:
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Nella 3 tappa del #BlogTour del nuovo libro di Erika Vanzin parliamo di personaggi e qualche.. Ciao a tutti E benvenuti nella terza tappa del Blog Tour dedicato al nuovo libro di…
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