#Giulia Ciarapica
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✨Ecco il secondo gruppo di venti titoli proposti dagli Amici della domenica per la LXXVII edizione del Premio Strega:
▪ Matteo B. Bianchi, «La vita di chi resta» (Mondadori), presentato da Paolo Cognetti.
▪ Olga Campofreda, «Ragazze perbene» (NN Editore), presentato da Gaia Manzini.
▪ Maria Castellitto, «Menodramma» (Marsilio), presentato da Serena Vitale.
▪ Alessandra Fagioli, «Mistero allo specchio» (Robin Edizioni), presentato da Paolo Ferruzzi.
▪ Sara Gamberini, «Infinito Moonlit» (NN Editore), presentato da Chiara Gamberale.
▪ Giovanni Greco, «Bruciare da sola. Una notte di Nadja Mandel'stam con i suoi fantasmi» (Ponte alle Grazie), presentato da Francesco Maselli.
▪ Maria Malucelli, «L’amore nascosto» (Armando Editore), presentato da Antonio Augenti.
▪ Flaminia Marinaro, «L’ultima diva» (Fazi Editore), presentato da Ignazio Marino.
▪ Sebastiano Martini, «Il mare delle illusioni» (Arkadia Editore), presentato da Giovanni Pacchiano.
▪ Paolo Mazzarello, «Il mulino di Leibniz» (Neri Pozza), presentato da Gian Arturo Ferrari.
▪ Matteo Melchiorre, «Il Duca» (Einaudi editore), presentato da Marco Balzano.
▪ Sacha Naspini, «Villa del seminario» (Edizioni E/O), presentato da Paolo Petroni.
▪ Romana Petri, «Rubare la notte» (Mondadori), presentato da Teresa Ciabatti.
▪ Rosella Postorino, «Mi limitavo ad amare te» (Giangiacomo Feltrinelli Editore), presentato da Nicola Lagioia.
▪ Stefano Redaelli, «Ombra mai più» (Neo Edizioni), presentato da Daniele Mencarelli.
▪ Carmela Scotti, «Del nostro meglio» (Garzanti Libri), presentato da Chiara Sbarigia.
▪ Andrea Tarabbia, «Il continente bianco» (Bollati Boringhieri editore), presentato da Daria Bignardi.
▪ Maddalena Vaglio Tanet, «Tornare dal bosco» (Marsilio), presentato da Lia Levi.
▪ Carmen Verde, «Una minima infelicità» (Neri Pozza), presentato da Leonardo Colombati.
▪ Roberta Zanzonico, «La bellezza rimasta» (Morellini Editore), presentato da Giulia Ciarapica.
#PremioStrega2023
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Pesaro, Nando Pagnoncelli ospite a 'Incontri Capitali' con "L'importanza dell'opinione pubblica"
Pesaro, Nando Pagnoncelli ospite a 'Incontri Capitali' con "L'importanza dell'opinione pubblica". "L'importanza dell'opinione pubblica nell'evoluzione (o trasformazione) della città": è il titolo della lectio magistralis che Nando Pagnoncelli proporrà giovedì 18 aprile a Pesaro al pubblico di 'Incontri capitali' (Alusfera di piazza del Popolo, ore 18.30). Tra i maggiori sondaggisti a livello nazionale, da 39 anni ricercatore sociale e di mercato, Nando Pagnoncelli è presidente di Ipsos, società leader in Italia nel settore delle ricerche demoscopiche. Docente universitario e consigliere di amministrazione ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) è, inoltre, sondaggista di riferimento per la trasmissione 'DiMartedì' condotta da Giovanni Floris su La7. Nei processi di trasformazione in atto, l'opinione dei cittadini assume un ruolo fondamentale, ma è necessario, secondo Pagnoncelli, trovare un punto di equilibrio tra politica e opinione pubblica per evitare, come avviene da troppo tempo, che la prima insegua la seconda per ragioni di consenso. Nell'analisi, la cultura, intesa in senso antropologico, assume un ruolo centrale perché può consentire al cittadino di essere consapevole delle proprie responsabilità e del ruolo che gli compete nella società. Il prossimo appuntamento di 'Incontri capitali' sarà con il romanzo: lunedì 29 aprile la rassegna ospita Serena Bortone, giornalista, autrice e conduttrice televisiva che presenta il suo libro d'esordio 'A te vicino così dolce' (Rizzoli) in dialogo con la scrittrice e critica letteraria Giulia Ciarapica (Alusfera di piazza del Popolo, ore 18.30). Una storia ambientata alla fine degli anni '80 tra i ragazzi di allora e il ritratto di una generazione che scopre di non essere mai stata così libera come le hanno fatto credere. La rassegna è promossa da Pesaro Capitale Italiana della Cultura e realizzata con la collaborazione di Passaggi Cultura. Programma completo e aggiornamenti su Pesaro2024.it ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Giulia Ciarapica ha proposto al Premio Strega La bellezza rimasta di Roberta Zanzonico, morellini editore.
Giulia Ciarapica ha proposto al Premio Strega La bellezza rimasta di Roberta Zanzonico. Le motivazioni della candidatura sono:La bellezza rimasta di Roberta Zanzonico (Morellini, novembre 2022) rivela, a partire dallo strillo in copertina («Quando l’oblio porta la felicità»), tutta la sua originalità letteraria.Non è soltanto un romanzo sul potere della dimenticanza e sulla forza che il passato…
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BEST OF 2019: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
È venerdì 3 gennaio, sono in pausa pranzo dopo aver ripreso in mano la email di lavoro e la mia agenda e cercando di raccapezzarci qualcosa, il problema è che ho rimosso tutto. Per fortuna il vero problema sarà rientrare in ufficio il 7 gennaio, con il clamore del rientro. Ma questo è un dettaglio per un altro momento. Fare i conti con le mie letture dell’anno potrebbe essere più problematico che mai, dal momento che ho si raggiunto la sfida di Goodreads di leggere 100 libri, ma ho barato un po’: ho letto tanti libri brevi, tante novelle, tante raccolte di racconti, tante romance. Se ripenso ai libri davvero belli che ho letto quest’anno me ne tornano in mente pochi. E in effetti sono poche le letture che hanno colpito il mio immaginario. Ho recuperato un sacco in realtà durante le vacanze di Natale, solo a dicembre ho letto 22 libri, che sono tantissimi (certo, valgono le raccomandazioni di cui sopra). È per questo che quest’anno voglio darmi un obiettivo più basso, ma leggere libri di sostanza, che mi interessano davvero e che non sono semplici tappabuchi. Non che quelli che ho letto quest’anno non mi abbiano intrigato, preso, conquistato. Ma sono stata piuttosto pigra. La sera ho preferito andare a letto o guardare serie tv (ho rifatto una super mega maratona di Scrubs, telefilm della vita) e/o drama.
Ma voglio sicuramente rimediare nel 2020. Vorrei leggere della bella narrativa, orientarmi di più sui saggi, e tornare a leggere classici. Ecco mi piacerebbe avere un insieme di letture più consistente, meno quantità e più sostanza. Considerando che per me le romance sono un vero e proprio antistress vedremo come si metterà. Un’altra cosa che mi piacerebbe fare è leggere i cartacei che ho accumulato nel tempo, ormai sono davvero sommersa, ho pile ovunque. E pur avendone letti tanti, tantissimi restano intonsi, a meno degli autografi che ho beccato.
E ora, eccoci con l’elenco dei dieci libri più belli che ho letto quest’anno, ci tengo a precisare che non si tratta di una classifica, ma di un elenco casuale. Tra l'altro si tratta di una classifica tutta al femminile, e non posso che esserne infinitamente contenta.
Enjoy!
I leoni di Sicilia – Stefania Auci
Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.
Di questo libro mi rimarrà impresso l’abbraccio che ci siamo date io e Stefania Auci nello stand della Gems nel mezzo del Salone del Libro, in cui perse completamente le speranze di incontrarla, me la sono trovata di fianco mentre salutavo Alice Basso e naturalmente ha autografato la mia copia del romanzo. Ma di questo libro ero immensamente curiosa: un po’ perché seguendo la Auci da tanto tempo so quanto sia meticolosa, attenta, capace, un po’ perché le saghe familiari sono uno dei filoni che più mi attraggono, soprattutto se parliamo di uno sfondo storico, soprattutto se verità e leggenda si confondono. La storia di una famiglia, di una città, di una impresa dai colori sgargianti del mare, dai profumi delle spezie, dai miasmi delle carcasse dei tonni, dalle intemperanze degli uomini e dai sentimenti autentici di chi cerca di emergere a dispetto di tutto.
La mia recensione.
Circe – Madeline Miller
Nella casa del dio Sole nasce una bambina, Circe, tanto diversa dai suoi genitori e fratelli divini. Ha un aspetto fosco, un carattere difficile e, soprattutto, preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Per queste sue eccentricità, e a seguito dei primi amori infelici, finirà esiliata sull'isola di Eea, dove affinerà le arti magiche, scoprirà le virtù delle piante e apprenderà a addomesticare le bestie. Qui il suo destino si incrocerà con quello di alcuni dei principali eroi della mitologia classica: l'inventore Dedalo e il suo figlio ribelle Icaro, il mostruoso Minotauro, l'avventuroso Giasone e la tragica Medea, e poi, naturalmente, il suo amato Odisseo, ma anche il figlio di lui Telemaco e la moglie Penelope…
Quando si affrontano personaggi tanto famosi c’è sempre una certa trepidazione, perché inevitabilmente si deve fare i conti con l’immaginario collettivo, la tradizione consolidata, i mille tentativi di rappresentazione più o meno riusciti. Circe poi è un personaggio controverso e complicato che non si conquista certo un bel posto nelle preferenze dei lettori, soprattutto per quell’immagine inquietante della maga che trasforma gli uomini in maiali presa da una rabbia feroce e irrefrenabile. Eppure la Miller riesce in un’impresa meravigliosa, prendere Circe e trasfigurarla, in una donna, in una figura femminile forte, consapevole, intelligente, umana. Circe è la somma delle proprie scelte, dei propri sentimenti, dei propri incantesimi. È l’emblema della maga, ma è anche una donna appassionata e passionale, che vive tutte le sue battaglie con coraggio e amore. Questa è la storia di una dea maga, ma è soprattutto la storia di una donna alle prese con tutto il caleidoscopio di esperienze che la rendono umana.
La mia recensione
LeAli – Rebecca Quasi
Una figlia appena nata, una promessa alla quale non può sottrarsi e un futuro tanto incerto quanto doloroso, sono ciò che Adriano Abregal, ingegnere di Formula Uno, si trova a dover affrontare. Il fatto che al suo fianco ci debba per forza essere Bianca Bastiani, una ballerina dallo stile di vita turbolento, non è certo incoraggiante. E per far funzionare la cosa i due “soci” studiano un patto blindato e preciso come un pit stop, una terra di nessuno asettica e impersonale dove all'apparenza sentimenti e passione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza.
Ci sono incontri fortuiti e non premeditati che avvengono per caso e riescono a cambiare prospettiva sulle cose. Ci vuole poco in effetti e poi riescono a cambiare le prospettive. Con Rebecca Quasi è stato così, me ne stavo a lamentarmi su Goodreads del fatto che non trovassi romance all’altezza delle mie aspettative, quando una ragazza mi ha suggerito il suo nome. A quel punto è stato inevitabile comprare il primo libro e leggerlo, innamorarmi, e letteralmente macinare le pagine di tutta la sua produzione in una decina di giorni frenetici. E questo volume non fa eccezione, forse il mio preferito. Le sue storie riescono a restituire una atmosfera in cui riconoscersi, storie realistiche, mai banali, che allo stesso tempo non hanno bisogno di chissà di quale artificio per essere godibili. “LeAli” non fa eccezione e si illumina di due protagonisti dalle passioni forti e contrastanti che però riescono a trovare più di un punto in comune. Una storia che sembra svolgersi su un palcoscenico, la danza, inquieta e impietosa, di due dolori che si intersecano per creare una nuova realtà. Un cerchio che si chiude guidato dalla penna magica di Rebecca Quasi.
La mia recensione
I Cieli – Sandra Newman
New York, 2000. Kate e Ben si incontrano a una festa e s'innamorano subito. È l'alba di un nuovo millennio, il primo senza una guerra in nessuna parte del mondo. L'ONU ha appena piantato la sua bandiera su Marte. Una senatrice del partito dei verdi sta per diventare la prima presidente degli Stati Uniti. Kate si addormenta, consapevole di essere amata. Londra, 1593. Da sempre, ogni notte, Kate sogna di essere Emilia, musicista e poetessa italiana nell'Inghilterra della fine del Cinquecento. Tormentata dal presagio di una città bruciata e distrutta, decide di salvare il mondo. Ogni decisione che prenderà, influenzerà la vita di un giovane e sconosciuto poeta, William Shakespeare, quella di Kate e di Ben, il mondo del Duemila. Una storia d'amore, di universi alternativi, di follia, di poesia e di viaggi nel tempo. Un sogno annidato in un bizzarro risveglio; un romanzo su quel che abbiamo perduto e quel che ancora possiamo salvare.
È difficile incasellare questo libro, è difficile trovargli una collocazione ed è anche estremamente complicato parlarne senza spoilerare tutto, in un incastro di situazioni sempre più rapide in un mondo che evolve con un battito di ciglia. È una storia travolgente, che ridisegna i confini del mondo così come lo conosciamo e che si riassesta ad ogni cambiamento, ad ogni modifica in maniera quasi incongruente. Una storia incerta e assoluta, la sovrapposizione di così tanti layer, di così tante decisioni, che è il risultato probabilmente anche delle interpretazioni del lettore. A tratti angosciante e a tratti illuminante, I Cieli è una storia da leggere in un fiato.
La mia recensione
Persone normali – Sally Rooney
A scuola Connell e Marianne fanno finta di non conoscersi. Lui è popolare e ben inserito, la star della squadra di calcio della scuola, lei invece è una solitaria, orgogliosa e ci tiene alla sua privacy. Ma quando Connell va prendere sua madre che fa la domestica a casa di Marianne, una strana e indelebile connessione cresce tra i due adolescenti – una connessione che sono determinati a tenere nascosta. Un anno più tardi, stanno entrambi studiando al Trinity College a Dublino. Marianne ha trovato il suo posto in una nuova realtà sociale, mentre Connell rimane in disparte, timido e incerto. Durante i loro anni al college, Marianne e Connell si rincorrono, deviando verso altre persone e possibilità, ma sempre, magneticamente e irresistibilmente attratti l’uno verso l’altro. Poi, mentre lei vira verso l’autodistruzione e lui inizia a cercare significati altrove, devono confrontarsi entrambi su quanto entrambi sono disposti a sacrificare per salvare l’altro. Sally Rooney porta il suo brillante acume psicologico e la sua prosa in una storia che esplora il sodalizio di classe, l’elettricità del primo amore e il complesso legame tra famiglia e amicizia.
È una storia potente che sfugge alle linee guida della narrativa e si incunea nella descrizione dei millennial, con i loro egoismi, le loro sensazioni, le loro idiosincrasie e le loro inadeguatezze. Le storie, anche quelle d’amore, partono sempre dagli individui singoli che creano una coppia, partono dai loro pensieri, le loro emozioni, le loro paure. È sempre la somma di due entità che si amalgamano, di scelte che si comprimono, di egoismi che si snaturano. Non è facile trovare il compromesso, non è facile prendere in mano la propria vita, soprattutto quando sei in una provincia dispersa, con i pregiudizi che si affastellano intorno a te. Sally Rooney ha la capacità di cristallizzare momenti e fissare dialoghi in diapositive che riassumono il disincanto di una generazione e i disagi della giovinezza, in un imperativo impellente che sfugge le logiche di quella che comunemente chiamiamo normalità.
La mia recensione
Le avventure di Washington Black – Esi Edugyan
George Washington Black, detto Wash, è uno schiavo di undici anni in una piantagione di canna da zucchero delle Barbados. Wash è terrorizzato dalla scelta del suo padrone di cederlo al fratello come servitore. Con sua sorpresa, tuttavia, l’eccentrico Christopher Wilde risulta essere un naturalista, un esploratore, un inventore e, soprattutto, un abolizionista. Presto Wash viene introdotto in un mondo di bizzarre invenzioni, in cui una macchina volante può trasportare un uomo attraverso il cielo, dove un ragazzo nato in catene può abbracciare una vita di dignità e libertà e dove due persone, separate da classi sociali distinte, possono vedersi solo come esseri umani. Ma quando un uomo viene ucciso e viene messa una taglia sulla testa di Wash, Christopher e Wash devono abbandonare tutto. Quello che segue è il loro volo lungo la costa orientale dell’America e, infine, verso un remoto avamposto nell’Artico. Presto la fuga spingerà Wash ancora più lontano, alla ricerca del suo vero sé. Dai campi di canna da zucchero dei Caraibi al lontano Nord, dai primi acquari di Londra agli inquietanti deserti del Marocco, La storia di Washington Black racconta una faccenda di tradimento, amore e redenzione, ponendo una domanda universale: qual è la vera libertà?
Questo libro mi è apparso davanti gli occhi in una scorribanda in libreria questa estate. La copertina mi ha incuriosita, la trama mi ha conquistato completamente. Prendete una storia insolita, un esploratore, un pallone aerostatico ed eccomi sono pronta a partire per l’avventura. E in effetti questo libro ti risucchia completamente nella storia. La storia di Esi Edugyan è una freccia scagliata nel buio, che segue, inevitabilmente le peregrinazioni di un giovane uomo che sfugge a tutta quella che potrebbe essere la sua condizione di schiavo fino alla fine dei suoi giorni per una serie fortuita di eventi. Ma anche chi ce la fa in fondo, ha sempre dalla sua lo zampino della sorte, che fornisce o le condizioni ideali o i presupposti per far muovere i passi alla storia. Descrizioni incredibili, un’emozionante avventura, un viaggio fisico e mentale per il globo e nel cuore alla ricerca delle risposte alle domande universali che sono in testa all’uomo da secoli. Perché la vita è un viaggio e ogni viaggio una scoperta.
La mia recensione
Una volta è abbastanza – Giulia Ciarapica
L'Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d'Ete, un borgo sperduto dell'entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell'ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore - capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l'occasione giusta - quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l'amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall'esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell'industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
È uno di quei libri capitati per caso nella mia lista delle cose da leggere, ma sono rari i libri ambientati nelle Marche, mia terra di origine e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di immergermi in quelle colline baciate dal mare e dalla montagna, con quintali di storia da scoprire e centinaia di piccoli Borghi. La Ciarapica mi ha conquistato fin dalla prima pagina, con il suo linguaggio schietto e le descrizioni stringate, con il carattere tipico di un popolo un po’ diffidente e un po’ alla buona. Giulia Ciarapica ha tratteggiato una storia che supera i confini di un territorio e parla a tutti, pur conservando strette le proprie radici. Questa è una storia di forza, di sacrificio, di valori che si nutrono di sofferenze e sorrisi, di famiglia e di nemici, con un finale mozzafiato. Benvenuti nelle Marche.
La mia recensione
La fabbrica delle bambole - Elizabeth Macneal
Giorno dopo giorno Iris Whittle siede nell’umido emporio di bambole di Mrs Salter e, china sui visi di porcellana in lavorazione, dipinge schiere di boccucce e occhietti tutti uguali. Ma la notte esce di soppiatto dal letto, scende in cantina, tira fuori colori e pennelli e riversa sulla carta la sua passione per la pittura. La tecnica è primitiva, certo, la famiglia e la società contrarie, e perfino la sua gemella Rose, un tempo sua complice ma ora esacerbata da un male che l’ha deturpata per sempre, le è ostile. E c’è quel leggero difetto della spalla a consigliarle di cercarsi un buon marito e accontentarsi di quel che ha. Ma lo spirito di Iris è indomito, la sua vocazione prepotente e, quanto alla presenza femminile nell’arte pittorica, non esiste forse il precedente di Lizzie Siddal, pittrice oltre che modella di John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, esponenti di quella cosiddetta «Confraternita dei Preraffaelliti» che fa tanto parlare di sé? Quando Louis Frost, un altro membro della stessa cerchia, le chiede di posare per lui, Iris, in spregio a ogni convenzione del decoro vittoriano, accetta, ma solo in cambio di lezioni private di pittura. Per lei si aprono nuovi orizzonti: la libertà per sé e quelli che ama, da sua sorella Rose al generoso monello di strada Albie, l’arte, l’amore, molti incontri importanti, alcuni insospettati. Passeggiando in quella tumultuosa fucina di novità che è il cantiere per la Grande Esposizione di Hyde Park, la sua figura singolare cattura lo sguardo di un passante fra i molti. È Silas Reed, tassidermista di poco conto e grande ambizione, con un morboso attaccamento per le cose morte e una curiosa predilezione per ciò che è imperfetto. Silas, Iris, Louis, il monello Albie, le prostitute del bordello, i clienti della taverna, i pittori preraffaelliti danno vita a un romanzo storico vividissimo e carico di tensione che appassionerà i lettori di Jessie Burton e Sarah Perry.
Questo libro è entrato nelle mie cose da leggere perché mi sono innamorata a prima vista della copertina (curioso vero?) e perché al primo accenno di atmosfere della Londra Vittoriana ero già partita per la tangente, compreso il riferimento ai pittori Preraffelliti che mi hanno sempre colpito molto. Ci è voluto un attimo per perdermi nelle atmosfere di questo libro, e innamorarmene. Sono sempre particolarmente affascinata dalle atmosfere vittoriane, di quella Londra ottocentesca che si sviluppa all’ombra delle fabbriche a vapore e che si destreggia tra la povertà estrema e la ricchezza più sfarzosa, che trova il suo culmine proprio nella Grande Esposizione, un ricettacolo di invenzioni, scoperte, eventi. La bravura della Macneal, una ceramista, sta proprio nella sua incredibile bravura nel delineare personaggi e situazioni, tratteggiandoli con pochi semplici tratti. Una storia affascinante e misteriosa, che segue le aspirazioni, le paure e gli amori di un gruppo di persone apparentemente lontanissime tra loro, ma collegate dalla trama del destino. Un viaggio tra tecniche di imbalsamazione, studio pittori e stratagemmi per la sopravvivenza. Un ritratto magico e impressionante della Londra Vittoriana.
La mia recensione
Chirù – Michela Murgia
Quando Eleonora e Chirù s'incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di più. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono - dall'arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico - li rende più complici. Eleonora non è nuova a quell'insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirù tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l'energia di tutte le prime volte. È cosí che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall'infanzia all'ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall'ansia del controllo, proprio e altrui. Chirù, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare. Michela Murgia torna al romanzo, e lo fa con coraggio, raccontando la tensione alla manipolazione che si nasconde anche nel più puro dei sentimenti. Negli occhi di Eleonora e Chirù è scritta la distanza fra quello che sentiamo di essere e ciò che pensiamo di dovere al mondo: l'amore è la più deformante delle energie, può chiederci addirittura di sacrificare noi stessi.
Potevo probabilmente scegliere altri libri della Murgia, ne ho letti altri nel 2019, Il mondo deve sapere o Noi siamo tempesta, ma è Chirù che più mi ha colpito. È una storia complicata e anche provocatoria, sopra le righe e un po’ inquietante, ma è anche molto onesta e offre parecchi spunti di riflessione. La Murgia scava in Eleonora e attraverso di lei veniamo a scoprire anche le contraddizioni presenti in Chirù, il suo allievo. Ma la protagonista indiscussa è lei, una donna che lotta per affermarsi, ma che è troppo fragile per essere davvero felice. Un complesso racconto che si staglia tra un passato rivangato sempre più malvolentieri più ci si avvicina al nocciolo della imperturbabilità di Eleonora e alle vere ragioni del suo tentennare, quel passato che plasma e uccide pezzi di noi. Una storia complessa che mi ha molto colpito.
La mia recensione.
E ogni corsa è l’ultima – Leila Awad
“Lui è mio” è quello che Daisy Potter pensa guardando Niccolò De Santis, con orgoglio, gioia e un pizzico di paura. Su Niccolò ha costruito i propri progetti per il futuro, i sogni, le speranze. Non come fidanzato o come amante, ma come pilota di punta della scuderia di Formula 1, la Potter Racing, di cui sta prendendo le redini. Quello che Daisy non ha considerato, però, è che Niccolò non è solo il vip che nel tempo libero si improvvisa dj e si accompagna a modelle sui red carpet. Quando una convivenza obbligata li costringe a mettersi a nudo, in una Roma da scoprire attraverso le parole di un diario antico secoli, ogni distanza comincia ad affievolirsi e quel “è mio” assume tratti diversi. Troveranno il coraggio di affrontare i rispettivi sentimenti o si nasconderanno dietro muri di maschere e paure?
Questo libro è in questo elenco perché se devo pensare ad un libro che mi ha fatto bene al cuore penso inevitabilmente alla storia di Daisy e Niccolò. Leggerla è come fare un tuffo in una realtà alternativa e si percepisce immediatamente la passione per un mondo, come quello della Formula1, serio, dinamico, sfidante e totalizzante. La storia di Daisy e Niccolò è un viaggio, alla scoperta delle proprie passioni e delle proprie origini che lascia lo spazio a nuove emozionanti avventure. E io, ne voglio ancora. La bravura di Leila emerge chiara dalle pagine, in una corsa contro il tempo e contro le paure dei protagonisti, in un incontro scontro che evolve tra momenti magici e atmosfere adrenaliniche, in mezzo ad un mondo, come quello della Formula1, che non lascia troppi spazi a dubbi.
La mia recensione
Quali sono i libri che hanno segnato il vostro 2019?
Raccontatemelo in un commento.
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Ancora una volta, invece.
Ancora una volta, invece.
Amiche e amici come state? Io bene. Però anche male perché ho appena finito di leggere Una volta è abbastanza, il romanzo di Giulia Ciarapica edito da Rizzoli. Male perché è finito! (e chi l’ha letto sa bene di che cosa parlo) (“Giulia ti odio!” – autocit.)
Una volta è abbastanzaè un romanzo fluido: quello che ti trasmette ti rimane addosso anche quando hai finito di leggere e hai chiuso il…
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Una volta è abbastanza di Giulia Ciarapica: siamo noi gli artefici del nostro futuro
Una volta è abbastanza di Giulia Ciarapica: siamo noi gli artefici del nostro futuro
All’indomani della Seconda guerra mondiale l’Italia deve ricostruire se stessa dalle macerie provocate dal conflitto e ha bisogno di lasciarsi alle spalle gli orrori visti e vissuti.
Una volta è abbastanza
Una volta è abbastanza (Rizzoli, 2019, pp. 336), romanzo d’esordio di Giulia Ciarapica, blogger culturale e giornalista, ripercorre le tappe di una piccola comunità che è lo specchio…
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[Ad ogni costo][Emiliano Reali]
Con "Ad Ogni Costo" di Emiliano Reali finalmente si conclude la trilogia di Bambi
Bambi è l’incarnazione di tante cose: il coraggio, la volontà di cambiare e di trasformarsi per migliorare. In questo caso il cambiamento coincide con il ritrovamento di sé e della propria essenza, ed è proprio per questo che Bambi diventa il simbolo dell’Amore con la A maiuscola. Ma non quello delle principesse, perché per Bambi non inizia e non finisce nessuna favola, anzi: lei non aspetta…
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#Ad ogni costo#Emiliano Reali#fiction#gay#gay books#gaybooks#gaylit#Giulia Ciarapica#letteratura gay#letteratura italiana#LGBT#LGBTQ#LGBTQI#libri gay#Trans#transessualità#Transgender
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Recensione: Una volta è abbastanza, un romanzo scritto da Giulia Ciarapica, primo di una saga familiare ambientata nelle Marche, sua terra d’origine.
“Nel mezzo di Casette d’Ete, al centro esatto di un paese microscopico, impercettibile agli occhi altrui, dove le storie si accumulano e svaniscono, si accavallano e scompaiono, si trovano ora due giovani sposi ignari del futuro che li aspetta, inconsapevoli di ciò che accadrà fra quelle vie anonime, dietro quelle porte scassate, al di là di quei vetri rotti, delle facciate malconce, scrostate. Innocenti e sprovveduti, vedranno il mondo, quel piccolo mondo maledetto, cambiare sotto i loro occhi, grazie alle loro mani.”
http://www.pausacaffeblog.it/wp/2019/10/giulia-ciarapica-una-volta-e-abbastanza-recensione.html #libri #leggere #letture #leggo #recensione #Rizzoli #GiuliaCiarapica
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Ai Giardini del Cassero presentazione del libro "Un salto nel folklore" di Monia e Claudio Scocco
Ai Giardini del Cassero presentazione del libro “Un salto nel folklore” di Monia e Claudio Scocco
Ai Giardini del Cassero di Montecosaro, domenica 5 luglio 2020, alle ore 18.30, si terrà la presentazione del libro “Un salto nel folklore”, Giaconi Editore, autori Monia Scocco e Claudio Scocco con il patrocinio del Comune Di Montecosaro. Presenta Francesca Travaglini, interviene Giulia Ciarapica. “Noi saremo ovunque ci porti l’amore per il folklore e quest’incontenibile passione per le…
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Come l’aria, @lesflaneursediz, un progetto letterario per sostenere il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Il lavoro, la famiglia, il quotidiano, la vita vissuta con pienezza. Manca questo e tanto altro e a raccontarlo è Come l’aria. Cose che ci mancano e ci riprenderemo presto, che unisce le voci di persone comuni, scrittori ed esperti di comunicazione con un solo obiettivo: vincere ogni solitudine e accorciare le distanze. Hanno partecipato: Lorenzo Marone, Silvia Gianatti, Francesco Scarrone, Giulia Ciarapica, Gianluca Morozzi, Michela Marzano, Vera Gheno, Serena Uccello, Annarita Briganti, Francesco D’Amore, Alessio Romano, Erica Donzella, Valentina Sagnibene, Maria Silvia Avanzato, Annamaria Anelli, Eliselle, Dante Marmone, Alessandra Minervini, Dino Amenduni, Piero Babudro, Boris Sollazzo, Luigi Pane, Alessandro Piemontese, Marco Napoletano, Ella Marciello, Alessio Rega, Giovanni Sasso e Luciano Zaami. Come l’aria è un progetto editoriale curato dal gruppo Accento Acuto, nato da un’idea di Cristiano Carriero e in collaborazione con LA Content Academy, Matteo Bianconi, Francesco Poroli e la Scuola Holden. Postfazione di Paolo Iabichino. Il ricavato del libro andrà a sostegno delle attività del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale per l’emergenza sanitaria. —— Ebook 4,99€ Cart. 15,59€ Pag. 350 —— #libri #pubblicazioni #leggerefabene #leggeremania #booklovers #leggere #letture #booknow #booklover #iglibri #leggerechepassione #leggeresempre #bookaddicted #bookaddict #bookish #bookaholic #booknerd #bookworm #bookstagram #igreaders #ebooklovers #bookaddiction #bookblogger #booklove #ebook #peccatidipenna https://www.instagram.com/p/B_M8j-jnJS6/?igshid=17e6b0v78hdk6
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SANT’ELPIDIO A MARE – Un incontro molto partecipato con un’autrice che ha saputo divertire i presenti presentando non solo il suo ultimo libro – Volevo essere una vedova – ma un personaggio, quello di Chiara, che ha strappato approvazione ed applausi a scena aperta.
Parco Bartolucci ha ospitato, ieri sera, Chiara Moscardelli introdotta da Giulia Ciarapica nel secondo appuntamento della rassegna “Aspettando… libri a 180 gradi”, il festival dell’editoria che sarà proposto a fine agosto. La presentazione del libro di Chiara Moscardelli è stata anche l’occasione per comunicare ufficialmente come sarà strutturato il festival e comunicare i nomi degli autori presenti.
Un’anteprima assoluta sarà proposta il 29 agosto con Tullio Solenghi che metterà in scena il Decameron in piazza Matteotti, ad ingresso gratuito. II 30 di agosto alle ore 19.30 sarà proposta, in corso Baccio, una tavola rotonda con marchigiani Doc, nel corso della quale sarà protagonista la Marchigianità.
Alle 21.15 nella sala consiliare del comune si terrà l’incontro “Il web tra fake, trash & like”, una conversazione con Sara Dellabella – Romana Ranucci (autrici di Fake Republic. La satira politica ai tempi di twitter) e Vittorio Lattanzi (editorialista di Lercio.it).
L’apertura vera e propria del festival dell’editoria è programma per il 31 di agosto con oltre 40 case editrici che saranno presenti con le loro proposte editoriali – ma ci saranno anche artigiani che proporranno interessanti prodotti – fino al 2 agosto, giorno del Patrono.
Protagonisti di sabato 31 agosto saranno Alessio Romano e Ale Di Blasio, Edy Virgili, Antonio Fusco, Maura Chiulli, Romana Petri, Alice Basso Piergiorgio Viti. Domenica 1 settembre sarà la volta di Jonathan Arpetti e Christina B. Assouad, Eleonora Molisani, Daniela Giacchetti, Adrian Bravi, Giorgio Arcari, Mario Elisei, Stefano Tonietto, Paolo Albani e Paolo Morelli. Il 2 di settembre toccherà a Beatrice Brignone, Chiara Emiliozzi, Luca Tosoni, Fabio Di Cocco, Oberdan Cesanelli e ai ragazzi dei Centri Educativi dell’Ambito Sociale XX.
Ragazzi, questi ultimi, che sono stati protagonisti anche nel corso della serata di ieri visto che hanno messo a disposizione dei quadri da loro realizzati e che hanno contribuito a dare un tocco di colore a Parco Bartolucci. Non mancheranno momenti dedicati ai bookblogger, saranno proposte mostre e laboratori per bambini nel pomeriggio del 2 settembre.
In attesa del Festival di fine agosto, l’appuntamento con Aspettando… libri a 180 gradi si rinnova martedì 13 con la presentazione del libro di Giulia Ciarapica “Una volta è abbastanza”, sempre al Parco Bartolucci, ore 21.30.
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E' tutto pronto per il debutto di Popsophia ad Ancona
E' tutto pronto per il debutto di Popsophia ad Ancona Il festival nazionale che si svolgerà ufficialmente a marzo, sbarca alla Mole Vanvitelliana con l'attesa anteprima dei philoshow inediti ideati e realizzati dalla direttrice artistica Lucrezia Ercoli appositamente per la città nel periodo natalizio. Andati a ruba nel giro di 24 ore i posti prenotabili messi a disposizione dall'organizzazione per gli spettacoli di sabato 16 dicembre e domenica 17 dicembre. Sarà però possibile comunque assistere all'evento e avere un biglietto per i posti non assegnati in prenotazione. Per consentire inoltre la più ampia partecipazione possibile, coloro che non troveranno posto all'auditorium potranno prendere parte all'evento grazie all'allestimento di un monitor ledwall in un'altra sala della Mole Vanvitelliana che trasmetterà in diretta lo spettacolo. Una risposta di pubblico che lascia ben sperare per il futuro della manifestazione: "Non ci aspettavamo una risposta così rapida e un sostegno e consenso così diffuso – ha detto la direttrice artistica Lucrezia Ercoli – siamo certi che il pubblico anconetano saprà offrirci uno stimolo ulteriore a far bene e ad estendere e allargare gli orizzonti della pop filosofia a tutto il tessuto culturale della città". E anche la mostra "Bello è il brutto e brutto è il bello", visitabile in presenza e attraverso i visori VR nella galleria modulare e virtuale di MeGa, nei primi giorni di apertura ha fatto registrare il tutto esaurito di prenotazioni. Il sipario di Popsophia si apre dunque sabato 16 con il philoshow "Caro Babbo Natale...": spettacolo filosofico musicale che attinge all'immaginario cinematografico del Natale come mito del desiderio, della speranza attraverso le voci di chi lo ha raccontato tramite la scrittura. Relatrici sul palco assieme a Lucrezia Ercoli, un terzetto di donne scrittrici d'eccezione: Licia Troisi, divulgatrice e scrittrice fantasy che affronterà il Natale dal punto di vista astronomico, dal solstizio d'inverno fino alla "stella cometa", Giulia Caminito, vincitrice del premio Campiello con "L'acqua del lago non è mai dolce" che presenterà un estratto del suo nuovo libro ancora inedito che racconta come la ricerca delle luci di Natale in soffitta facciano riemergere antichi sentimenti e Giulia Ciarapica, scrittrice e book blogger marchigiana cui spetterà ripercorrere il topos del Natale nella letteratura. A intervallare le lectio delle ospiti l'esecuzione live della band di Popsophia, la Factory che proporrà un repertorio natalizio fra brani che costituiscono l'inevitabile colonna sonora delle festività e scelte musicali più inusuali. Domenica 17 dicembre è la volta del secondo philoshow dal titolo "Caro amico ti scrivo...". Una serata dedicata all'avvenire con la musica immaginifica di Lucio Dalla e le parole della filosofa Lucrezia Ercoli e del critico musicale Carlo Massarini, l'indimenticato Mister Fantasy. Un viaggio nelle storie visionarie delle canzoni di Lucio Dalla, dagli esordi fino allo scat, da canzoni gioco come Attenti al lupo, fino alle ballate come Caruso, alternando reale e surreale, libertà e teatralità. Per chiudere con le parole di "Futura": "Chissà Chissà domani...".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"Chi dà luce rischia il buio" di Giulia Ciarapica, rizzoli. A cura di Patrizia Baglioni
“Chi dà luce rischia il buio” di Giulia Ciarapica, rizzoli. A cura di Patrizia Baglioni
Trascolorando…Era un uomo affittabile, sprovvistodi predicati,pronto a riceverne uno. Ora che l’hapensa che basti. E lei? Felicemente sì signore. Chi dà luce rischia il buio. Eugenio Montale Spesso nelle recensioni parto proprio dal titolo. Guardo il romanzo, lo rigiro, leggo: CHI DÀ LUCE RISCHIA IL BUIO, so che è una citazione tratta da un componimento di Montale e mi interrogo sul legame…
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Una volta è abbastanza di Giulia Ciarapica
La vita è una sola, non puoi perdere tempo a pensare a cosa diranno gli altri. Ogni sbaglio dovrà avere un solo nome, il tuo. Dovrà essere tuo e di nessun altro. Solo questi sono gli sbagli giusti, quelli che hai fatto perché c’hai creduto veramente e hai mandato al diavolo tutto il resto.
“Una volta è abbastanza” è l’ultimo libro di Giulia Ciarapica e il primo di una trilogia firmata Rizzoli. È uno di quei libri capitati per caso nella mia lista delle cose da leggere, ma sono rari i libri ambientati nelle Marche, mia terra di origine e non potevo lasciarmi scappare l’occasione di immergermi in quelle colline baciate dal mare e dalla montagna, con quintali di storia da scoprire e centinaia di piccoli Borghi. La Ciarapica mi ha conquistato fin dalla prima pagina, con il suo linguaggio schietto e le descrizioni stringate, con il carattere tipico di un popolo un po’ diffidente e un po’ alla buona. E naturalmente non vedo l’ora di mettere le mani sul secondo volume.
L'Italia è appena uscita dalla guerra. A Casette d'Ete, un borgo sperduto dell'entroterra marchigiano, la vita è scandita da albe silenziose e da tramonti che nessuno vede perché a quell'ora sono tutti nei laboratori ad attaccare suole, togliere chiodi, passare il mastice. A cucire scarpe. Annetta e Giuliana sono sorelle: tanto è eccentrica e spavalda la maggiore - capelli alla maschietta e rossetti vistosi, una che fiuta sempre l'occasione giusta - quanto è acerba e inesperta la minore, timorosa di uscire allo scoperto e allo stesso tempo inquieta come un cucciolo che scalpita nella tana, in attesa di scoprire il mondo. Nonostante siano così diverse, l'amore che le unisce è viscerale. A metterlo a dura prova però è Valentino: non supera il metro e sessantacinque, ha profondi occhi scuri e non si lascia mai intimidire. Attirato dall'esplosività di Annetta, finisce per innamorarsi e sposare Giuliana. Insieme si lanciano nell'industria calzaturiera, dirigendo una fabbrica destinata ad avere sempre più successo. Dopo anni, nonostante la guerra silenziosa tra Annetta e Giuliana continui, le due sorelle non sono mai riuscite a mettere a tacere la forza del loro legame, che urla e aggredisce lo stomaco. In queste pagine che scorrono veloci come solo nei migliori romanzi, Giulia Ciarapica ci apre le porte di una comunità della provincia profonda: tra quelle colline si combatte per il riscatto e tutti lottano per un futuro diverso. Non sanno dove li porterà, ma hanno bisogno di credere e di andare.
Alla domanda “Da dove vieni?” rispondo sempre spavalda “Dalle Marche”, causando sempre una certa delusione in mia madre, campana e fiera di esserlo, specificando solo in terza battuta che il mio paese da cui arrivo è Montelupone, in provincia di Macerata. Nonostante abiti da quasi tre anni a Torino, casa resta sempre quel piccolo Borgo, arroccato su una collina che guarda con un certo orgoglio il famosissimo colle dove sorge Recanati. Essermene andata non significa minimamente che abbia dimenticato dove ho vissuto la mia adolescenza e giovinezza, e nonostante tutto, nonostante le delusioni, le lotte, i pianti e le sfide, respirare il profumo di girasoli, quello delle caldarroste o semplicemente affacciarmi dalla finestra della mia cameretta e vedere il verde che mi sorride dall’altra parte resta indiscutibilmente un piacere. Ed è quella stessa atmosfera di sudore e sacrificio, di famiglia e di lotta che si respira nelle pagine di “Una volta è abbastanza” in un’immagine che resta appiccicata sulla retina. Al centro della vicenda ci sono due sorelle, che non potrebbero essere tanto diverse l’una dall’altra, e allo stesso tempo legate da uno stesso destino, da una stessa passione. Annetta, la maggiore, è una donna forte, che non si lascia fermare da nessuno, una visionaria, una che in un’altra epoca avrebbe conquistato tutto, ma che nell’Italia di provincia del secondo dopo guerra non ha uno spazio, ma se lo deve conquistare a colpi di genio e di forza. Annetta è un uragano di idee e di ambizione, a stento trattenute dalla sua fragilità e dalla sua irrequietezza. Dove non c’è possibilità lei sembra trovare una strada, poco battuta, mai pensata. Dall’altra parte c’è Giuliana con la sua pazienza, con la sua quiete, ma con la sua tenacia. Se Annetta è impulsiva, Giuliana prova a mediare, a trovare un punto di quiete in cui capire cosa fare. Giuliana però non è una sprovveduta e anche lei ha quel senso pratico e schietto che la porta a fare grandi cose, un’intelligenza vivace, come quella di Annetta, che non la lascia indietro, ma solo a percorrere una strada più convenzionale e meno pericolosa. In mezzo a queste due donne si muove Valentino, un uomo, un imprenditore, un genio, uno che si mette in gioco e scommette tutto, pur di migliorare la sua vita. Si invaghisce di Annetta, sceglie come compagna Giuliana e insieme a lei dà il via a una rivoluzione che da origine a una grande impresa familiare. Perché questa non è solo la storia di una famiglia, è la storia di lavoratori, ma soprattutto è la storia di un’attività che ha sfamato generazioni di marchigiani: creare scarpe, dettare la moda, rivoluzionare le calzature di tutta Italia. Se si dice scarpe, viene facile pensare al manifatturiero di stanza nella Marche. Inventiva, passione, manualità, precisione, artigianato, producono esemplari invidiati e indossati da tutto il mondo. Intorno al nucleo centrale allora si muovono i personaggi che aiutano i protagonisti a fare grandi cose. Gelosie, sofferenze gioie e felicità muovono le fila degli abitanti di Casette d’Ete il paesino nell’entroterra fermano, dove è ambientata la storia. Ma non è solo la provincia Casette d’Ete diventa un personaggio a tutti gli effetti, che fa da sfondo imprescindibile alla crescita dell’attività di tutti gli abitanti che a vari livelli interagiscono con Valentino, Giuliana e Annetta. In mezzo c’è la storia di Rita e Mario, c’è il fratello di Valentino e il suo migliore amico. C’è la ripresa lenta ma inevitabile che segue il secondo conflitto mondiale, c’è tanta forza e c’è la natura peculiare dei marchigiani che non si arrendono anche quando sembra tutto perduto. C’è il sole, la neve, l’arrivo della televisione e la grandezza di una storia che è solo il primo tassello.
Il particolare da non dimenticare? Del pizzo…
Giulia Ciarapica ha tratteggiato una storia che supera i confini di un territorio e parla a tutti, pur conservando strette le proprie radici. Questa è una storia di forza, di sacrificio, di valori che si nutrono di sofferenze e sorrisi, di famiglia e di nemici, con un finale mozzafiato. Benvenuti nelle Marche.
Buona lettura guys!
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Quella vita di me**a di cui andare orgogliosi. Beccatevi questo capolavoro: si intitola “La vita schifa”, lo ha scritto Rosario Palazzolo. Per fortuna, si tiene alla larga dai romanzi italiani degli ultimi trent’anni
Questo è solo il parere di un autore, di uno scrittore che decide di occuparsi di un altro scrittore. E per quanto emendabile, questa puntualizzazione diventa necessaria quando uno come me (che ha fatto dell’integralismo estetico la propria religione) incontra un romanzo come La vita schifa (un’opera che diversi critici avranno chiuso a pagina tre, ma che proprio per questo merita un coraggioso approfondimento di cui spero di essere degno). Rosario Palazzolo non è uno scrittore puro. È un attore, tra le altre cose nel cast de Il Traditore di Marco Bellocchio. Ma ha sempre scritto monologhi e testi teatrali, racconti e romanzi. Ed ha sempre letto, essendo costretto a farlo per mestiere (gli scrittori possono bluffare sulla loro formazione, gli attori no perché i copioni non si possono improvvisare). E la prima sensazione che mi è venuta addosso, immergendomi ne La vita schifa, è che le letture di anni di palcoscenico si siano stratificate con una magnifica casualità, si siano sovrapposte come placche tettoniche in una specie di patchwork, raccogliendosi intorno a una trama di per sé non molto originale – sebbene frutto di una lodevole intuizione – fino a collocarsi in precise cavità coniche come la kriptonite di Superman. Ognuna al suo posto, con pochissime eccezioni. Questa perfezione involontaria, quasi inconsapevole, fa de La vita schifa (Arkadia Edizioni, collana SideKar diretta da Ivana e Mariela Peritore e Patrizio Zurru) uno dei libri più belli letti negli ultimi anni.
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Che Dio ci liberi dalla trama
Liberiamoci subito della presenza/assenza di Ernesto Scossa, killer di mafia che – una volta morto, anzi proprio in qualità di morto ammazzato – guarda la sua vita dal di fuori e la radiografa con lo scanner delle parole. Ne scaturisce una confessione amarognola, un atto d’accusa verso il mondo che respinge le persone in un angolo e verso sé stesso in quanto angolo del mondo. Ma non è questo che m’interessa evidenziare del romanzo, quanto la sua estetica e la sua lingua. Elementi che combinati diventano musica, giri di frasi che finiscono sempre nel modo giusto, senza mai una sbavatura, grovigli di pensieri misurati persino nell’abbuffata di aggettivi, schiocco di note che nascondono l’invadenza del racconto e fanno sembrare tutto così adeguato, necessario, puntuale come la morte (appunto). Scritto nel siciliano vero – non la lingua di Camilleri, ma un siciliano così vero da azzannare mentre lo leggi e lo sbagli – di chi a Palermo deve tutto, La vita schifa attraversa le stagioni di questo Ernesto con la presunta anarchia e la rinnegata lucidità dei veri artisti. Di chi sa dove condurre il Lettore, perché padrone della storia e libero da ogni compromesso commerciale. «(…) mi ricordo di lei distesa, piccola come le cose minute, mi ricordo che allungo una mano per toccarla e nel mio pensiero, nel mentre che la tocco, di colpo spariscono tutte cose, come se il padreterno ha deciso di voltarci pagina, era l’ottantacinque e io avevo quasi nove anni, nove anni, e cosa potevo saperne a nove anni, delle cose che cambiano, come potevo figurarmi le rivoluzioni del tempo che fanno scoppia lo spazio, tipo certe telenovele che si guardava mia madre, dove a un certo punto sparivano tutti, pure le città: sabrina morì nell’ottantacinque, il vecchio coi baffi se ne andò in pensione e il bar cominciò a vendere pure patatine, mia nonna la portarono al ricovero e io cominciai a odiare il fuxia, e i capelli annodati». Sorvolando sull’interpunzione, nel senso che sono davvero poche le virgole non necessarie al testo, il romanzo è quasi tutto avvolto in queste nuvole narrative straordinariamente brevi, veloci ed eroiche. Ecosistemi che non hanno bisogno di nulla e che nulla chiedono al Lettore, se non di fidarsi della scelta che ha fatto. Ecco, Rosario Palazzolo ha il merito di onorare quel patto non scritto – invece andrebbe stipulato ogni santo giorno, ad ogni scontrino emesso da una libreria – tra Lettore e autore. Non promette nulla, libera subito dall’orgasmo della trama – pronti partenza svelata, morto che parla – eppure accompagna per mano lungo strade strette e incantevoli, ai cui lati non ci sono stese le calze degli operai ad asciugare ma passati prossimi, trapassati, indicativi strabici e futuri anteriori che disorientano senza smarrire, incalzano senza spaventare. La vita schifa quasi non ha trama, ed è un bene che Editore e Curatori abbiano favorito questa condizione senza imporre – come forse avrebbe fatto qualsiasi altra casa editrice di medio/grande entità – una soluzione storica e filologica, una continuità narrativa prossima al severo sviluppo degli eventi. Palazzolo si fa dirigere dal testosterone, peculiarità che impone anche al suo personaggio, e utilizza la virilità come indicatore di una bussola: punta là dove c’è da fottere, oltre che da uccidere, e in questa rincorsa semiseria e drammatica allo sticchio si snoda una personalità rara, un personaggio senza carne, quasi spirituale, un uomo del quale – grazie al cielo – nessuno si ferma a dire com’è fatto e cos’ha detto, perché al Lettore interessa solo farsi attraversare da Scossa.
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Lui è Rosario Palazzolo
Nemmeno letto al premio Strega
La vita schifa è stato segnalato, più che opportunamente da una brava filologa come Giulia Ciarapica, all’ultimo premio Strega. Nemmeno preso in considerazione, anzi conoscendo i meccanismi forse nemmeno sfogliato dai giurati, il romanzo non è entrato in dozzina. Non lo faccio notare per stupore, ma perché i limiti di questi meccanismi sono così evidenti che, se avessero letto La vita schifa, i componenti del comitato direttivo si sarebbero accorti che questo libro si tiene alla larga da tutti i romanzi italiani degli ultimi trent’anni. Non è un romanzo banale, non è un romanzo borghese né noioso, non è romanzo sulla storia del Paese – che qualcuno ci liberi da queste sofferenze – e non è nemmeno il romanzo di un autore mandato dal Picone di turno: PD, Forza Italia o Sinistra radical chic che cita Hegel con disprezzo e legge Fabio Volo. Se lo avessero letto, quelli dello Strega avrebbero notato che La vita schifa è un capolavoro perché non ambisce a sopprimere nessuno dei difetti su cui si lavora per mesi nelle scuole di scrittura, non asseconda le pulsioni degli editor di far chiarezza dentro pagine in cui non ci sarebbe nulla da chiarire, non strizza l’occhio alle versioni più becere dei gialli verso cui da una dozzina d’anni proviamo una pulsione erotica tanto potente quanto ingiustificata, non apparecchia frasi memorabili con l’ambizione con finiscano in Smemoranda o nelle fascette editoriali che dicono cose tutte uguali e inutili allo stesso modo. La vita schifa è un capolavoro perché non ha alcuna ambizione di esserlo, perché non soffre della febbre sottocutanea dell’eternità. «Grazie molte, e sono io che ti devo ringraziare, gli avrei detto, a questo, perché soldi ce n’erano rimasti pochi visto che avevo chiesto a katia di non prenderne alla banca ché se uno deva andare a morire mica gli servono, e poi erano soldi dell’altra vita, c’avevo detto, e l’altra vita era finita, e per primo dovevamo crederci noi alla nostra morte o qualcosa del genere, mi pare, e così, il giorno dell’epifania, dopo l’applauso, tutto il paese è venuto a presentarsi con noi, tutti in fila con io sono tizio e io sono caio, e porco il precipizio erano dieci giorni che la gente sapeva che eravamo a apecchio e manco un saluto e adesso eccoli tutti apparati come se eravamo apparsi dal nulla in quel momento là». La vita schifa è straordinario per tante ragioni: soprattutto perché ignora la bigotta scuola italiana, quel retrogusto cattocomunista che ne immobilizza ogni (vera) evoluzione dai tempi di Ennio Flaiano. Senza storia, senza protagonisti, senza artefici, senza vincitori e vinti, ma con la forza della vita (sebbene schifa) che da sola basta a spingere un romanzo che avrebbe meritato molto di più quello che finora ha avuto.
Davide Grittani
*Davide Grittani (Foggia, 1970) ha pubblicato i reportage “C’era un Paese che invidiavano tutti” (Transeuropa 2011, prefazione Ettore Mo e testimonianza Dacia Maraini) e i romanzi “Rondò” (Transeuropa 1998, postfazione Giampaolo Rugarli), “E invece io” (Biblioteca del Vascello 2016, presentato al premio Strega 2017), “La rampicante” (LiberAria 2018, presentato al premio Strega 2019 e vincitore premio Città di Cattolica 2019, Nicola Zingarelli 2019, Nabokov 2019, Giovane Holden 2019, inserito nella lista dei migliori libri 2018 da la Lettura del Corriere della Sera). Editorialista del Corriere del Mozzogiorno, inserto del Corriere della Sera.
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