#riso fa buon sangue
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Grazie di a tutti i presenti alla consegna premi Ass Luce dell'Arte, siete stati fantastici e nonostante il cuore desolato per la perdita recente di sua nonna, avete scaldato l' anima della dr.ssa Carmela Gabriele. Un sentito grazie da tutto lo Staff e complimenti ancora alla Giuria di Qualità, alla Giuria Popolare e ad Angelo Ferrari per il sevizio fotografico.
#premio letterario#premio il buon riso fa buon sangue#Associazione culturale e teatrale Luce dell'Arte#presentatrice Carmela Gabriele
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Grazie di a tutti i presenti alla consegna premi Ass Luce dell'Arte, siete stati fantastici e nonostante il cuore desolato per la perdita recente di sua nonna, avete scaldato l' anima della dr.ssa Carmela Gabriele. Un sentito grazie da tutto lo Staff e complimenti ancora alla Giuria di Qualità, alla Giuria Popolare e ad Angelo Ferrari per il sevizio fotografico.
#premio poesia#premio il buon riso fa buon sangue#eventi Roma#Associazione Luce dell'arte#drssa Carmela Gabriele
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forse per voi saranno pensieri banali, ma come fare per farsi conoscere? ora mi viene in mente questo le persone normalmente non vedono la realtà ma una rappresentazione, una mappa del mondo e li seguono un percorso che continua a ripetersi e formano dei solchi ..ho sorriso.. si io sono un po’ quel sorriso e si formano archetipi e icone e tutti che girano in cerchio questo mi ricorda un film che ho visto molti anni fa! si intitolava.. non sono sicuro: la croce di Sant’Andrea dove dei reduci stavano in un manicomio. uno di loro, voleva sapere se esisteva veramente l’amore. no.. non quello, non quell'amore che è tutto carne, sangue e sudore. neanche quello che spinge un soldato a buttarsi su una bomba per salvare gli altri compagni perché diceva che erano istinti.. o altro, voleva vedere qualcosa che andasse al di la di quello che un essere umano può fare per un altro. ora però mi viene di urlare qualcosa: io esisto. e sono anche oltre quei solchi, sono al di la degli uomini. forse io sono una menzogna! ma non importa come sono, nato o sempre esistito. io sono vivo, forse ..ho sorriso ancora.. e poi ho guardato la lista dei nomi femminili nella home.. e ci sono nomi che suonano bene. mentre la musica continua a scorrere, altra musica. io sono un tipo che se ne sta un sacco di tempo chiuso in casa. già da un po’. e che ogni tanto esce per procurare un po’ di cibo per se, o porto cibo ai gatti che hanno iniziato a vivere vicino casa. ma questa è solo una parte di quello che si vede ed è solo una parte di quello che si vede e che non si vede.. forse mi farebbe bene fare a botte come qualche tempo fa, prendere un po’ di persone e andarci incontro e già mi vedo bello e disteso che mi godo la sensazione del mio viso sul suolo pero ci tengo troppo alla faccia e già me la sono cavata un po’ di volte. sono come un mercante d’arte vendo delle atmosfere, dei simboli al di la di quello che c’è dentro la bottiglia ..ora si che sorrido.. e ci sto credendo! una porta sulla vita, che quello sia il nettare di Dioniso, sì quello sulla mensola di destra intendevo quello! sulla sinistra c'è l'assenzio, credevo che fosse una delle cose più salutari .. l’alcol .. le volte che lo bevo mi fa scorrere la vita dentro mi fa battere il cuore più forte e mi fa sentire il sangue scorrere ahahahah beh in qualche modo mi attraversa, già in qualche modo. anni fa ricordo che ho fatto l’amore con una ragazza siamo andati in un hotel con le porte insonorizzate ogni ora per 5 minuti si sentiva una nostra vicina che urlava (fingeva) e in giro per quella stanza cera qualche immagine sacra lei mi diceva che le prostitute credono molto, questa non la sapevo quell’hotel era economico e così eravamo andati li, adesso ho riso veramente. il riso fa buon sangue l'alcool pure quindi il sakè fa miracoli. oggi sto sentendo di più il mio corpo ma forse è la fame! e il ricordo del sapore del sangue (sono carnivoro) mi sento un po’ come certi vampiri dei libri di Anne Rice! non è poi un gran che ma in alcuni libri ho trovato qualche pagina che mi piaceva molto da uno dei suoi libri hanno tratto: intervista al vampiro. un libro che mi è piaciuto è stato: tecniche di masturbazione tra batman e robin, non parla di sesso tra uomini! l’ha scritto un autore sudamericano che prima aveva fatto: Avevo un amore e ho dovuto ucciderlo non mi viene in mente il nome ne ho letto un po’ di quel libro e mi ha messo una gran tristezza ...la ragazza è uscita dalla chat.. il mondo continua a scorrere lento al di la delle finestre, per fortuna ho un leggero sorriso che sembra non volermi lasciare è da poco ma mi ha sorpreso penso che le persone possano trasmettersi le cose a volte. continuate a scrivere, a leggere o a vivere quello che stavate vivendo. Queste sono delle parole lasciate su una panchina sapendo che ci passerete.. ieri sera ho sentito la belva che è in me, il desiderio di aggredire è accaduto che.. sono passato da un mio amico che abita qui accanto abbiamo iniziato a guardare un film batterfly effect un bambino vive continui vuoti di memoria e per riuscire a non perdersi tra queste assenze incomincia a scrivere dei diari ..diventa grade ma i vuoti di memoria continuano a un certo punto comincia a rileggere quei diari e scopre che così può tornare indietro nel tempo (e poi tante altre cose) comunque in qualche modo può tornare indietro e cambiare gli eventi futuri e tutte le volte che cambia qualcosa cambia il resto del futuro.. il fatto è... che durante quel film ho visto delle cose che hanno riportato a galla dei miei momenti di vita.. ho cominciato ad agitarmi e poi.. è tornata ..in me... qualcosa di cui a volte mi dimentico una specie di belva assetata di sangue di aggressività ma tutto questo mi sapeva di vita io stavo vivendo più di qualche minuto prima c’era qualcosa in me che era rimasto represso ma ovunque fosse stato si era portato dietro una parte della mia vitalità.. comunque, parlando di film, quando mi sono visto i primi film di allen ho capito che avrei potuto portarci tutto nella mia vita perché non c’erano cosi tante differenze a volte.. sto distorcendo un po’ la realtà d’accordo.. comunque i film di allen non mi piacciono più così tanto, ora mi piace quel genere di film.. uff me ne vengono in mente solo di drammatici vivere e morire a las vegas ..the doors e specialmente 'forrest gump” un film nel quale infilavo i ricordi della mia vita da piccolo quando i compagni mi inseguivano.. beh anche in qualcos’altro mi sento un po’ forrest gump (R. non è un film ne un libro è il nome di una ragazza che è qui in tumblr, quando ho visto le foto nel profilo mi sono innamorato un po’ di lei sa di vita! di sesso.. di rinascita ma se vi raccontassi qualcosa difficilmente riuscirei a darvi un'idea) ma stavo parlando del film.. adesso rido di nuovo.. mentre un gatto ha iniziato a dormirmi sulle gambe.
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La lieta notizia.
ragazzi io questa ve la devo proprio dire, avere dei figli è proprio una cosa meravigliosa, ma anche una gran seccatura, perché poi te li devi crescere.
Da tre anni c’è questa splendida amica mia, che non posso farvi il nome perché la conoscete tutti e se ve lo dico voi fate “bum, ma davvero??”, e tanto poi non ci credete lo stesso, è che proprio una gran figa, proprio una giusta , una figa spaziale, una che dire perfetta è dir poco. Bella, alta magra piena di talento, l’anima di tutte le festa (beh non brava come me che sono imbattibile in questo, ma quasi come me ecco), una lingua tagliente ma sapiente, insomma una che mi fa proprio impazzire da tanto è brava e se fossi uomo io me la terrei cara come amante da cocktail all’Ambasciata o moglie trofeo, che poi son solo due stadi della stessa carriera...
insomma, per farla breve l’altro giorno mentre eravamo al nostro solito aperitivo da BFF forever, mi ha confessato senza troppe remore
“M*,....sono in attesa”
e io che so scema, scusate, le rispondo“e chi aspetti?”
“o santissimo, M* , sono incinta... no?”
e io che sono sempre più scema, “ah, uh.... e ....sai di chi è?” perchè non so mai che dire, son sempre impacciatissima se mi parlano di figli...pancine... attese...cotillon ...etc
e lei “ma di mio marito no, di chi vuoi che sia?? oggi mi sembri un po’ distratta!”, mi riprende insomma, quindi ve la immaginate: lei lì davanti a me che mi parla coi suoi guanti di seta nera di Merola comprati in p.za Pattari in centro, che da soli costano come un visone, le sue scarpe di NY Ferragamo col tacco alto, che si producono solo su ordinazione e solo se Salvatore ti conosce di persona, perché serve; e quel tocco di rossetto blasé e il trucco e quel viso da diva sempre in posa, senza un difetto alcuno. e me la immagino che raccoglie la cacca del cane, e pulisce il culetto al figlioletto, e butta il pannolino puzzolente e penso “ohibò” “mai hai già scelto una brava tata? ....sceglila inglese, mi raccomando” vi ho già detto che non so che dire se si parla di dolci attese?
“ma che tata? me lo tiro su io!” e io lì - scusate - me la rido a mezza bocca... anzi a dire il vero le sbuffo proprio a ridere in faccia, tipo “ahahah, bella zia quasi ci cascavo!” lei spalanca quei suoi grandi occhioni con le iridi nero Israele, tipo avessi detto una cosa incredibilissima e impossibilissima a sentirsi, e mi apostrofa: “ perché devi essere sempre così ? perchè devi criticarmi, non sono in grado di crescere un bambino, io?”, e si offende proprio... “oddio che ne so”, le rispondo ridendo. lei sta lì seria seria, come se le avessero tolto il dolce preferito a una festa di dolci. Allora io che sono di buon core, mi rattristo e mi pento di aver riso (ecco... perchè io son così, sempre comprensiva e buona con tutti...che poi a me cosa me ne cala, scusate ) “ lo sai che i bambini a me fanno orrore”, le dico con gli occhioni da Lessie “sì ma che c’entra scusa? tu dubiti di me...” beh in effetti io dubito di lei spesso, ma di certo non è una buona ragione per dirglielo in faccia... “Ma che sciocchezza, io non dubito di te....ma è maschio o femmina?” le chiedo per cambiare discorso, tanto che ne capisco io se è in grado di crescere qualcuno, a me i bambini fanno solo orrore e per me lei può anche essere la madre più perfetta del mondo per quello che ne so “maschio, non cambiare discorso come al solito!” Mi arrendo, cedo: “sono sicura che sarai la madre migliore del mondo, la migliore di tutte”, Lei si calma, quasi mi sorride, “grazie”, dice
“sono sicura, tesoro, nessun dubbio, lo sai che sono io la snaturata, completamente priva di quel meraviglioso istinto materno che dio ha donato a tutte le femmine del mondo tranne che a me...e poi io sbaglio tutto, e a te invece viene tutto benissimo: vedrai, sarai perfetta!” “va bene”, dice “grazie”, e sorride con charme, agitando la mano attorno al cocktail , come dire ho capito E beve un altro sorso dal suo cocktail
E io che sono sempre priva di tatto e della benchè minima capacità sociale, le dico, “oh mio dio, M* mi viene in mente che però forse... non dovremmo bere così tanto alcool, se siamo incinte” mi piace usare il plurale, per dire cose che so che io non dovrò mai fare, tipo procreare ahaha.. il plurale fa tanto patriziato che parla alla plebe romana, Caesare morituri te salutant, e via così, sì bello ma poi vacci tu a morire però, ahah che volete farci, ho la democrazia nel sangue, a me i poveracci e i barboni mi piacciono tantissimo, quasi più dei miei tre levrieri. stavo dicendo? ah sì, “ forse non dovremmo bere così tanto alcool, se siamo incinte” “Ma in che senso”, mi risponde “L’alcool potrebbe fare male al bambino”, accenno e lei, “ma no figurati, è figlio mio... legherà benissimo con l’alcool ahah” “dici?” “ poi ti pare che possa rinunciare ai miei due martini prima di cena, proprio ora con questa preoccupazione in arrivo, allora sì che sarebbe una tragedia!” “ ...beh... se lo dici tu” e sorrido come dire “ohibò” poi lei mi guarda negli occhi, sorridente, con quel suo bel viso nobile e simpatico, gli occhi morbidi come una camicia di Lanvin, e mi dice " crepi l’avarizia, festeggiamo!” con delicatezza, alza il suo guanto da 6000 euro, “cameriere?”... “cameriere mi scusi” “dica signora?” “ce ne porti altri due per cortesia” “certamente, signora; desidera altro?” “sì, due champagnini secchi“ “senz’altro signora”
e mi guarda, sorridente, come se avesse avuto l’idea più bella della storia..
“festeggiamo“, le rispondo, “alla tua....anzi alla vostra!” “eh già si !? alla nostra...a me e al mio bambino, qui in pancia... ” e i nostri due bicchieri a forma di cono, scontrandosi, fanno un rumore leggero leggero, come un lamento inudibile, “cin cin” Leggero come lei.
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LE POESIE DELLO SCRITTORE FRANCESE
Paul Verlaine, le poesie più belle del poeta maledetto
Paul Verlaine è stato uno dei massimi esponenti della poesia francese del Novecento assieme a Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud

MILANO – Paul Verlaine (1844-1896) è riconosciuto come il maestro dei giovani poeti del suo tempo, nonché come uno dei massimi rappresentanti della poesia simbolista francese. La sua breve vita fu estremamente travagliata e drammatica, dalla relazione omosessuale con Arthur Rimbaud (che gli valse la nomea di poeta maledetto), all’incarcerazione, fino alla conversione al cattolicesimo e alla morte di tifo a soli 52 anni. Oggi ricorre l’anniversario della morte del poeta e lo ricordiamo con le sue poesie più belle.
La poesia e la musica
La poesia di Verlaine ebbe un effetto dirompente nel panorama poetico francese del tempo. Sulla scia di Baudelaire, Verlaine sente l’esigenza di rompere gli schemi delle metriche tradizionali, con i loro ritmi regolari e simmetrici, e si dedica alla creazione di versi liberi, irregolari, estremamente musicali. Secondo Verlaine la Parola è un simbolo, incapace di descrivere esaustivamente la realtà, ma capace di evocare immagini potenti dietro a cui risiede il senso profondo delle cose. La sua poetica pone al centro l’esigenza della musicalità, assimilando i componimenti poetici ai testi musicali attraverso il rifiuto dell’eloquenza, della rima e delle strutture metriche tradizionali. La poesia, dunque, necessariamente deve essere vaga, e non limitarsi alla semplice descrizione di eventi ed emozioni, ma trasmettere immagini, alludere, evocare sensazioni, proprio perché il senso profondo delle cose risiede al di là della Parola.
Arte poetica
La musica prima di ogni altra cosa,
E perciò preferisci il verso impari
Più vago e più solubile nell’aria,
Senza nulla in esso che pesi o posi…
È anche necessario che tu non scelga
le tue parole senza qualche errore:
nulla è più caro della canzone grigia
in cui l’Incerto al Preciso si unisce.
Sono dei begli occhi dietro i veli,
è la forte luce tremolante del mezzogiorno,
è, in mezzo al cielo tiepido d’autunno,
l’azzurro brulichio di chiare stelle!
Perché noi vogliamo la Sfumatura ancora,
non il Colore ma soltanto sfumatura!
Oh! la sfumatura solamente accoppia
il sogno al sogno e il flauto al corno.
Fuggi lontano dall’Arguzia assassina,
dallo Spirito crudele e dal Riso impuro,
che fanno piangere gli occhi dell’Azzurro,
e tutto quest’aglio di bassa cucina.
Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
E farai bene, in vena d’energia,
a moderare un poco la Rima.
Fin dove andrà, se non la sorvegli?
Oh, chi dirà i torti della Rima?
Quale fanciullo sordo o negro folle
ci ha forgiato questo gioiello da un soldo
che suona vuoto e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dilegua
che si sente che fugge da un’anima che va
verso altri cieli ad altri amori.
Che il tuo verso sia la buona avventura
Sparsa al vento increspato del mattino
Che porta odori di menta e di timo…
E tutto il resto è letteratura.
Spleen
Le rose erano tutte rosse
e l’edera tutta nera.
Cara, ti muovi appena
e rinascono le mie angosce.
Il cielo era troppo azzurro
troppo tenero, e il mare
troppo verde, e l’aria
troppo dolce. Io sempre temo
– e me lo debbo aspettare!
Qualche vostra fuga atroce.
Dell’agrifoglio sono stanco
dalle foglie laccate,
del lustro bosso e dei campi
sterminati, e poi
di ogni cosa, ahimé!
Fuorché di voi.
.
Viviamo in tempi infami
Viviamo in tempi infami
dove il matrimonio delle anime
deve suggellare l’unione dei cuori;
in quest’ora di orribili tempeste
non è troppo aver coraggio in due
per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa
dovremo innalzarci,
sopra ogni cosa, coppia rapita
nell’estasi austera del giusto,
e proclamare con un gesto augusto
il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c’è di dirtelo.
Tu la bontà, tu il sorriso,
non sei tu anche il consiglio,
il buon consiglio leale e fiero,
bambina ridente dal pensiero grave
a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
.
Vola, canzone, rapida
Vola, canzone, rapida
davanti a Lei e dille
che, nel mio cuor fedele,
gioioso ha fatto luce
un raggio, dissipando,
santo lume, le tenebre
dell’amore: paura,
diffidenza e incertezza.
Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta
e pavida – la senti?
– l’allegria ha cantato
come una viva allodola
nel cielo rischiarato.
Vola, canzone ingenua,
e sia la benvenuta
senza rimpianti
vani colei che infine torna.
.
.
Il clown
Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
Fate largo! Solenne, altero e discreto,
ecco venire il migliore di tutti, l’agile clown.
Più snello d’Arlecchino e più impavido di Achille
è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
I suoi occhi non vivono nella sua maschera d’argilla.
Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
sull’arco paradossale delle gambe.
Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
applaude al sinistro istrione che l’odia.
.
.
Noi saremo
Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?
.
..
Le conchiglie
Ogni incrostata conchiglia che sta
In quella grotta in cui ci siamo amati
Ha la sua propria particolarità.
Una dell’anima nostra ha la porpora
Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;
Un’altra imita te nei tuoi languori
E nei pallori tuoi di quando, stanca,
Ce l’hai con me perché ho gli occhi beffardi.
Questa fa specchio a come in te s’avvolge
La grazia del tuo orecchio, un’altra invece
Alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.
.
.
Poiché l’alba si accende
Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,
facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! Soprattutto
basta con l’ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava.
E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s’incontrano;
basta con l’abominevole rancore! Basta
con l’oblìo ricercato in esecrate bevande!
Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,
io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;
sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino,
senza violenza, né rimorsi, né invidia:
sarà questo il felice dovere in gaie lotte.
E poiché, per cullare le lentezze della via,
canterò arie ingenue, io mi dico
che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
e non chiedo, davvero, altro Paradiso.
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Al via la IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”. Scadenza bando il 20 Luglio 2022!
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” indice la IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue” che ha lo scopo di mettere in risalto l’ironia ed il sarcasmo adoperato nella letteratura per trattare le più svariate tematiche. La risata è la medicina naturale migliore per combattere l’insoddisfazione e delusioni che a volte l’esistenza elargisce, e perciò si è usato come motto del premio un antico proverbio che è inno sacro all’allegria. Possono partecipare al concorso scrittori, poeti, attori e registi di nazionalità italiana e straniera senza limiti di età. Introdotte, inoltre, le sezioni C e D per opere a tema libero.
Regolamento e bando di concorso
Art. 1: Il concorso prevede 4 sezioni. Età minima consentita per partecipare: 18 anni. Età massima: nessun limite. E’ aperta la partecipazione pure ad autori stranieri, purché con traduzione in italiano allegata ai testi in lingua originale.
- A) Sezione Narrativa o Teatro a tema comico: si partecipa con un testo comico edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie, monologhi o testi di cabaret). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Il tema su cui ironizzare è libero e non ci sono limiti di lunghezza. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
- B) Sezione Poesia a tema comico: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche altamente ironiche, comiche e sarcastiche edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Sezione aperta sia ad autori che attori. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
- C) Sezione Poesia a tema libero: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche a tema libero edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
- D) Sezione Narrativa o Teatro a tema libero: si partecipa con un testo a tema libero edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie o monologhi). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
Ogni concorrente può partecipare ad una o più sezioni. Prevista quota base di adesione di euro 10. Per ulteriori info scrivere a: [email protected] o telefonare al n. 3481184968. Partecipazione via e-mail e per chi impossibilitato via web, partecipazione cartacea. Scadenza bando 20 /07/2022!Tutte le info su www.lucedellarte.altervista.org
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IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”. Scadenza bando il 20 Luglio 2022!
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” indice la IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue” che ha lo scopo di mettere in risalto l’ironia ed il sarcasmo adoperato nella letteratura per trattare le più svariate tematiche. La risata è la medicina naturale migliore per combattere l’insoddisfazione e delusioni che a volte l’esistenza elargisce, e perciò si è usato come motto del premio un antico proverbio che è inno sacro all’allegria. Possono partecipare al concorso scrittori, poeti, attori e registi di nazionalità italiana e straniera senza limiti di età. Introdotte, inoltre, le sezioni C e D per opere a tema libero.
Regolamento e bando di concorso
Art. 1: Il concorso prevede 4 sezioni. Età minima consentita per partecipare: 18 anni. Età massima: nessun limite. E’ aperta la partecipazione pure ad autori stranieri, purché con traduzione in italiano allegata ai testi in lingua originale.
A) Sezione Narrativa o Teatro a tema comico: si partecipa con un testo comico edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie, monologhi o testi di cabaret). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Il tema su cui ironizzare è libero e non ci sono limiti di lunghezza. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
B) Sezione Poesia a tema comico: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche altamente ironiche, comiche e sarcastiche edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Sezione aperta sia ad autori che attori. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
C) Sezione Poesia a tema libero: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche a tema libero edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
D) Sezione Narrativa o Teatro a tema libero: si partecipa con un testo a tema libero edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie o monologhi). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
Art. 2: Ogni concorrente può partecipare ad una o a tutte le sezioni.
La quota di partecipazione a copertura di spese di segreteria è di:
10 euro per una sola sezione, inviando massimo tre elaborati;
15 euro per due sezioni, inviando massimo due elaborati a sezione (quattro in totale);
20 euro per tre sezioni, inviando massimo due elaborati a sezione (sei in totale).
25 euro per quattro sezioni, inviando massimo due elaborati a sezione (otto in totale).
N.B. Se si partecipa a tutte e quattro le Sezioni (quota 25 euro), riduzione di 5 euro per studenti che dimostrino con autocertificazione allegata la frequenza dell’anno in corso, per pensionati e per i tesserati dell’Associazione Luce dell’Arte.
Art. 3: La quota di partecipazione può essere versata nelle seguenti modalità:
in contanti all’interno della busta chiusa contenente tutta la documentazione anagrafica per il premio, soltanto in caso eccezionale di spedizione cartacea per chi sprovvisto di casella elettronica;
tramite versamento su carta Postepay Evolution indicando le seguenti coordinate:
numero carta: 5333 1711 4920 2588
Iban: IT67P3608105138283116883121
beneficiario: Carmela Gabriele
codice fiscale GBRCML77E71H926K
Il contributo richiesto per spese di segreteria tramite ricarica Postepay Evolution può essere effettuato in modo semplice presso sportelli di uffici postali e tabaccherie e richiede a parte una minima spesa di commissione esclusa dalla quota di partecipazione, ossia 1 euro o 2 euro.
Art. 4: Ogni “opera inedita”, deve essere spedita esclusivamente in formato Pdf o Rtf oWord via e-mail in due copie, di cui una anonima e l’altra con firma in calce e dichiarazione di paternità insieme alla scheda di iscrizione con dichiarazione sulla privacy, breve curriculum vitae o biografia allegando fotocopia del versamento della quota effettuato tramite Postepay. Per le “opere edite”, invece, basta l’invio tramite posta elettronica di una sola copia testo.
N.B. Per tutte le sezioni i lavori devono essere spediti alla casella di posta elettronica: [email protected] per il vaglio della Giuria esterna. Per chi non fosse in possesso di indirizzo personale di posta elettronica o poco pratico di essa, potrà fare l’invio del materiale letterario tramite cartaceo secondo modalità richieste per adesione. In questo caso la documentazione e la quota di partecipazione potranno essere spedite a mezzo raccomandata in busta chiusa all’interno del pacco con le opere al seguente indirizzo:
Dott.ssa Carmela Gabriele, Presidente Ass. Luce dell'Arte
Via dei gelsi, n. 5 – 00171, Roma (Rm).
Art. 5: Le opere devono pervenire entro e non oltre il 20 luglio 2022, data di scadenza del Premio.
Tutte le opere giunte non rispettando il seguente regolamento e prive della quota di partecipazione, saranno escluse dal concorso e non restituite. L’Associazione si esime da ogni responsabilità nel caso non arrivasse a destinazione materiale inviato senza posta raccomandata dal partecipante.
E’ possibile seguire tutte le novità Premio sul sito www.lucedellarte.altervista.org e sulle Pagine Facebook intitolate:
Associazione culturale e teatrale Luce dell’Arte
Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”
Art. 6: Verranno scelte per ogni sezione, ad insindacabile giudizio della Giuria di qualità, composta da esponenti della cultura, quattro opere vincitrici, un Premio Speciale della Critica ed un Premio Assoluto alla Carriera. Qualora la Giuria esaminatrice ritenga di premiare altre opere, ci saranno menzioni speciali. Non sono previsti ex-equo.
Art. 7: Ogni vincitore sarà contattato immediatamente per e-mail e telefono al fine di consentire la sua presenza alla cerimonia di premiazione, che si terrà a Roma un sabato o una domenica di Settembre/Ottobre 2022 presso una prestigiosa Sala Eventi. I premi vanno ritirati personalmente il giorno della premiazione, tramite delegato solamente in casi di grave impedimento alla propria presenza, pena la perdita definitiva al diritto del premio.
Art. 8: Le opere giunte per il Premio entreranno a far parte del fondo dell’Associazione Luce dell’Arte.
Art. 9: I premi assegnati per ogni sezione saranno i seguenti:
Grande Targa per i Primi classificati;
Grande Coppa per i Secondi classificati;
Targa per i Terzi classificati;
Trofeo per i Quarti classificati;
Targa per i Premi Speciali della Critica;
Grande Coppa per Premio Assoluto alla Carriera;
Medaglie per le eventuali Menzioni speciali..
Art. 10: Chi partecipa al Premio, accetta tacitamente tutte le condizioni del presente Bando. In base alla vigente normativa sulla privacy, gli indirizzi e i dati personali dei partecipanti verranno utilizzati esclusivamente per il Premio e le altre attività dell’Associazione.
Per richiesta di qualsiasi altra informazione, contattare il Presidente dell'associazione, la dott.ssa Carmela Gabriele, al seguente indirizzo e-mail: [email protected].
Recapito telefonico Ass. Luce dell'Arte: 3481184968. Il sito dell'associazione da visitare è: www.lucedellarte.altervista.org
In fede,
Il Presidente dell'Ass. Luce dell'Arte,
dott.ssa Carmela Gabriele
sede legale. Via dei gelsi, 5, 00171, Roma
A tutti consiglio di fotocopiare e diffondere il seguente Bando per incrementare la partecipazione all'iniziativa culturale.
Scheda di iscrizione da allegare:
Il/La sottoscritt _ _________________________________________
Nato/a a _________________________________ il ________________
Residente a _________________________ Prov. ( _____ ) CAP. _______
Indirizzo __________________________________ n.___________
Nazionalità_________________________
e-mail ________________________________________
telefono fisso ___________________ cell.____________________
eventuale sito web________________________________________________________
Chiede di partecipare alla IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”, sezione/i ____________________________________________________________
Titolo dell’opera/ delle opere con cui partecipa ________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
che dichiaro essere frutto del mio ingegno.
Autorizzo all'uso dei dati personali al solo fine del Premio.
SI (barrare sul consenso)
Luogo e data ________________________________________
Firma ___________________________
#Associazione Luce dell'arte#4 ^ Edizione Premio letterario e teatrale Il buon riso fa buon sangue#dott.ssa Carmela Gabriele#concorsi e premi letterari#concorsi letterari#premi narrativa#premio di poesia#teatro#premi teatro#premi Roma#opere edite#opere inedite#premio alla carriera#autori esordienti#premio nazionale#comicità#premio per opere comiche#Il buon riso fa buon sangue#premi speciali#Associazione culturale e teatrale
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a gianluca piacevano diverse cose. raccogliere le rane più minute, portarle in casa, in cucina, mentre sua nonna cucinava, e spaventarla. inginocchiarsi sulla terra con daniele, nel bel mezzo del bosco, e far arrampicare le formiche sul polpastrello dell’indice e poi appoggiarle sulla lingua, per mangiarle. erano dolci e scoppiettavano come le caramelle frizzanti al limone. fare la lotta con daniele con le spade di legno, i legnetti, le bacche delle siepi, le cerbottane improvvisate, le pistole di plastica, oppure con le mani, spingendosi e stringendosi e tirando qualche schiaffo e pugno ma per finta, con estrema attenzione, per non farsi davvero male, cercando di evitare di rompersi qualcosa. era rimasto traumatizzato da quella caduta al lago. un lancio di dodici metri da una scogliera alla vista dei suoi genitori. l’hanno fatto tutti, dicevano, al laghetto lucinasco si buttano tutti, dicevano, dalla scoglierina, gianluca! lo fanno poi tutti, non è nulla di che. basta chiudere gli occhi, e non pensare a niente. chiudi gli occhietti, gianluca. è poi solo un attimo. quel giorno erano in fila, lui e daniele. prima di loro una bambina, elena, bionda e riccia. di lei vedevano solo i suoi capelli che scintillavano al sole d’agosto. si è lanciata con grazia. un salto grazioso, dicevano i genitori dalla spiaggia, così ne ho visti proprio pochi, di solito sono più imbranati. la andavano ad abbracciare mentre si portava in salvo sulla riva. sei stata bravissima, elena, hai un futuro da tuffatrice, e intanto le poggiavano l’asciugamano sulle spalle come si fa coi sopravvissuti a un incendio o a un terremoto, e lei piangeva, e si soffiava il naso stringendo le narici con le dita. si salta dove c’è la statua della madonna alla quale, una volta, hanno mozzato la testa. è un rito che viene passato di generazione in generazione. non si tratta di coraggio (anche se il coraggio è un prerequisito fondamentale), né di passaggio a un’età adulta (anche se, in effetti, dopo il salto dicevano tutti di sentirsi qualche centimetro in più nelle ossa; di aver visto la mattina dopo, controllandosi allo specchio, qualche capello bianco): era una sorta di battesimo. una pulizia dei peccati, addirittura, un sacrificio per maria e agli occhi di maria, che sbiadita dai decenni, scolorita dalle intemperie, vestita di un rosa pallido e macchiata di blu sul fazzoletto poggiato sul capo, tiene le mani giunte in preghiera e rivolge uno sguardo addolorato davanti a sé, alla piccola conca dove il ragazzino o la ragazzina si getterà. tutti i suoi 35 centimetri di statua di pietra scolpita incutono timore, e lo sguardo della santa ti tiene d’occhio, che se ti ritiri all’ultimo, se hai un’esitazione, se lo ricorderà, lo dirà a dio, o ad altri santi come san paolo o san francesco, e poi si sa, va come non va e la voce si diffonde in tutti gli angoli dell’altro mondo e se ti va male finisce che se ne parla pure all’inferno, dove i diavoli pervertiti e malvagi escogitano degli scherzetti e ti portano via le coperte di notte, o ti fanno trovare i vermi nella mela, o ti fanno inciampare dalle scale. non c’è nulla su cui scherzare. il salto va fatto, senza se e senza ma, e poi sono loro, i genitori, che ti obbligano: loro stessi che l’hanno fatto decine di anni prima ti tengono la manina prima della salita, prima del patibolo. e se non salto, daniè? che succede? succede che poi la madonna lo dice ai santi che lo dicono agli angeli che lo dicono ai demoni e ai diavoli che di notte ti prendono dalle gambe e ti fanno fare un giretto in pigiama sulle alpi a meno cinquanta gradi. vabbè, ok. attendono al patibolo, gianluca e daniele. si guardano intorno, aspettano il loro turno, che arriva presto. riescono a sentire solo il rumore del corpicino di elena a contatto con l’acqua, il fragore degli schizzi. gianluca guarda la madonna. è sempre lì, al riparo sotto un tettuccio di legno, col suo sguardo affranto, e aspetta il famoso salto. c’è un attimo di esitazione, poi i piedi sono già sul bilico della conca. i genitori sono punti lontani, sfocati, delle pennellate sulla distesa puntinistica di pietre grigie, agitano la mano, si sbracciano, si fanno notare in un mare d’altri genitori in gran parte presenti per il salto del proprio figlio, in piccola parte per partecipare a quel rito collettivo da terzi esterni. chiudi gli occhietti, gianluca, e andrà tutto bene. dura un secondo, il salto. non c’è da aver paura. durante il salto non esitare. non temere. non pensare che possa succedere nulla di male, perché le profezie si avverano. capisci? gianluca si lancia. nel lancio pensa a cose mostruose, al suo corpo tagliato a metà da una pietra appuntita, alla gamba che con uno spostamento d’aria rotea su se stessa e si stacca dal corpo e sparisce all’orizzonte volteggiando come le pale di un elicottero, pensa all’acqua che nell’immaginazione fervida del ragazzino è diventata un muro ostile di cemento armato pronto a spappolarlo da vivo, a lasciarlo cosciente per quei trenta, quaranta secondi, abbastanza per vedere tutta la sua breve vita davanti a sé, per pentirsi degli scherzi alla nonna e per la fauna di formiche decimate nel bosco. gli attimi successivi sono confusi. all’improvviso è in alto, quasi sulle nuvole, e vede una scia di sangue nel mare, vede i genitori che da pennellate sulla spiaggia si trasformano droni di guerra che volano rapidi sullo specchio dell’acqua, e raccolgono il suo corpicino simile a un manichino per quanto è inanimato e gelido, e vede lo squarcio sulla gamba che ai suoi occhi è come la fontana della piazza del paese tanto spruzza sangue e tanto gli spruzzi sembrano avere una coerenza geometrica gradevole, studiata. e vede danielino che piange, corre dalla mamma, quasi scivola dalla discesa. qualcuno urla di chiamare l’ambulanza, c’è un gran trambusto, le persone si scambiano di posto, corrono frenetiche come le formiche quando si accorgono del pericolo umano. da sopra, racconta gianluca a danielino, sembrava tutto più pacifico. sapevo che stavo per morire e che mi faceva male tutto, ma non m’importava. sembrava avere tutto un senso. poi è apparso il demonio. ora non penso sia normale, ma quando ero lassù lo sembrava. mi ha detto: l’angelo dice che non hai saltato bene, come mai? ho avuto paura, signor demonio. e perché hai avuto paura, gianluca? sentiamo. perché ho pensato che sarebbe apparso un muro di cemento, e che le pietre sarebbero diventate tutte appuntite, e che il vento avrebbe reso la mia gamba una pala di un elicottero. gianluca, vuoi bene alla tua mamma? sì. e a tuo papà? non lo so. certe volte non è a casa. e cosa vorresti dire al tuo papà, gianluca? che gli voglio bene, ma non capisco perché a volte non è a casa. anche papà ha sbagliato il salto, da ragazzino. pensava che ad attenderlo nelle profondità del mare ci sarebbe stato un portale che l’avrebbe rigettato tutto vestito e asciugato sul letto del suo ex collegio. è un timore che vi portate dietro come un compagno di viaggio, dice il demonio. questo cane infervorato e violento chiamato dna. questa nube tossica del dolore che vi annulla, vi centrifuga, vi rende schiavi di una parola indicibile che vi frulla nel cervello finché siete coscienti, e che si ripresenta come una serpe, come un’anziana impazzita che brandisce un coltello, come un alieno che vi trasporta nella sua navicella, nella stanza delle torture, come una vecchia fidanzata che fa capolino nel mondo onirico per amarvi per un’ultima volta. questo mondo in cui non sembrate appartenere, in cui vi muovete senza muovere foglia, sottili come chicchi di riso. questo mondo in cui sopravvivete camminando coi gomiti, come i militari nei percorsi di guerra. questo mondo in cui l’amore è paura, la pace è paura, la felicità è paura, l’esistenza è paura, il salto è paura, il sangue, gli schizzi, la barella, l’ambulanza, l’ospedale, l’intervento d’emergenza, il battito che torna regolare, i giorni d’attesa, il cibo neutro della mensa fatto di minestrine, pasta in bianco, fettine di carne smunte, il ritorno a casa e quegli sguardi disperati nel vuoto, il salto che non è andato a buon fine, di padre in figlio sembra che qualcosa dovrebbe migliorare ma non migliora e il salto squarcia la pelle e rimane solo quello a imperitura memoria, perché il salto non si ripete, rimane unico, insostituibile, ci possono essere altri salti, altrove, sì, in altre province, ma il primo è un certificato, una sentenza. posso tornare a giocare nel bosco, demonio? puoi, gianluca. dà un bacio alla mamma. e poi sono tornato qua nel bosco, per farla breve. dall’alto anche la vita delle formiche sembra avere senso, no, daniele? per loro dev’essere tutto un gran casino, pensaci un po’. spesso guardano solo il sedere della formica che gli sta davanti per ore. noi comprendiamo lo schema più grande, il lavoro di una colonia, le strade che percorrono precise da far paura per andare a prendere il cibo, le gerarchie, chi comanda, chi sta più sotto. ma per una formica la vita dev’essere proprio un inferno, no? vedere solo il culo di quella che gli sta davanti per ore. da pazzi. ne prende una sul polpastrello, gianluca, e la poggia sulla lingua. la sente scoppiettare tra i molari. è dolce.
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La terapia della risata
La terapia della risata
Quanti di voi hanno sentito parlare della terapia della risata? Esiste un tipo di yoga che si basa su questo tipo di terapia, in cui… semplicemente… si ride! Si parte da una risata finta, di gruppo, che poi porta lentamente ad una risata vera ed incontrollabile. Basta lasciare crollare le barriere ed i filtri che ci accompagnano ogni giorno della nostra vita, per divertirci, insieme a degli…
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#antidepressivi#automiglioramento#autostima#ridere#riso fa buon sangue#terapia risata#yoga della risata
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Regioni italiane week 2019
Day 3: Favourite ships (parte 2/3)
(Disclaimer: per una questione di praticità, ho scelto di trattare i personaggi una volta sola; ho inserito il nome della ship trattata, così se preferite non leggere qualcosa, potete saltarla)
🔹Umbria/Basilicata
"Tutti questi secoli, e non hai mai imparato a nuotare?!"
"È così strano?"
"Sì, cioè no! È solo che--" il viso di Chiara s'intristì, "Hai due laghi, credevo avessi imparato, tutto qui."
"Ho sempre preferito la terra, l'acqua mi fa paura."
"... Facciamo così! Tu m'insegni a fare la cioccolata, ed io a nuotare. Ci stai?"
Umbria lo fissò sorpresa, con la boccuccia leggermente socchiusa e le palpebre che sbatterono esattamente tre volte, poi l'espressione mutò in una più felice e accondiscendente.
Ed eccolo lì, immerso fin poco sopra la vita, in attesa dell'arrivo di Chiara; avevano optato per la piscina, anche se Vito poteva aver da ridire -- il mare è sempre il mare, dopotutto -- ma per lei, che non aveva quasi mai messo piede in acqua, forse sarebbe stato troppo.
"Uhm... Vito?"
Il lucano si volta e un moto di tenerezza gli fa increspare le labbra: la ragazza indossa un costume intero con volant, una cuffia che lascia libero qualche ribelle ciuffo castano, degli occhialini e, per finire in bellezza, un paio di braccioli... La personificazione dell'innocenza.
"Non appena ho detto della nostra idea, Francesca e Lorenzo si sono proposti per comprarmi tutto l'occorrente, e Maria è intervenuta per sorvegliarli," prova a giustificarsi lei, leggermente in imbarazzo.
Vito scuote la testa e le porge la mano per farla entrare in acqua, "Stai bene."
Con molta titubanza, Chiara entra in acqua e inizia a seguire le direttive del lucano, senza lasciare un secondo le sue mani, che la guidano e la sorreggono, portandola verso il centro della piscina.
"Come primo obiettivo, ti propongo una cosa, ma devi stare tranquilla e rilassata, intesi?"
La fanciulla, che è quasi ancorata a Vito, lo guarda attraverso le lenti semitrasparenti degli occhialini ed inizia ad annuire, senza allentare la presa, provocando così una risata al lucano.
"Dovresti però lasciarmi, altrimenti non possiamo fare nulla," l'avverte nell'esatto istante in cui le scioglie le mani da dietro il collo, e Chiara si trova in balia delle proprie gambe, che si agitano per mantenerla a galla; per sua fortuna, sempre una mano di Vito le accarezza la schiena e con voce calma e decisa le dice.
"Stai calma. Ci sono io, adesso rilassati e lasciati andare contro la mia mano."
"E se dovessi annegare?"
"La vedo un po' difficile, per una regione. E poi, la mia presenza sarebbe inutile, se tu dovessi veramente annegare."
Chiara si guarda attorno, è praticamente corcondata dall'acqua, e i ricordi delle alluvioni dei fiumi la terrorizzano.
"Cosa devo fare?," domanda nonostante la paura.
Vito ci pensa un secondo, per essere folgorato poco dopo da un'idea, "Immagina di volerti stendere su un prato, come fai sempre, mh?"
"Un prato?"
"Proprio così, con tanti fiori intorno a te, e un cielo limpido in attesa di essere osservato da te."
"Ci sono anche gli animali?"
"Ma certo, quel coniglio che mi avevi fatto vedere in chat, l'altro giorno, è proprio sul tuo grembo a schiacciare un pisolino, Velino è accanto a te, zampetta in preda all'euforia."
"E Trasi?"
"È sull'albero, come sempre, a raccogliere le sue amate noci e le ghiande, per non parlare di--"
Ad un tratto, la voce di Vito si fa più ovattata, la sua mano le sorregge la nuca, mentre l'altra le stringe la mano, ed una carezza dolce le sfiora le guance, ma il momento di pace dura solo qualche frazione di secondo, perché Chiara comincia ad agitarsi, apre gli occhi e volta la testa alla sua sinistra, in cerca del lucano; tutto quello che vede è acqua, tante bolle d'ossigeno e le proprie mani che annaspano per tornare in superficie, per lo spavento ha aperto anche la bocca, facendo entrare così l'acqua, Umbria si muove, si contorce, si agita, finché due mani l'afferrano da sotto le ascelle e di forza la tirano su, e la ragazza può tornare finalmente a respirare, o meglio, a tossire l'acqua che le è entrata nei polmoni.
"Tutto bene?," sente qualcuno domandarle.
Umbria annuisce mentre viene scossa dagli ultimi colpi di tosse.
"Beh, come inizio poteva andare peggio."
Al tentativo di Vito di scherzare, Chiara si mette a ridere e si volta a guardarlo.
"Grazie. Riproviamo?"
Il lucano sembra sorpreso, evidentemente non s'aspettava una tale proposta, perciò le chiede una conferma.
"Sei sicura?"
"Con te sì."
🔸Toscana/Lazio
"Prendi."
I riccioli neri di Lorenzo ondeggiano appena quando si volta indietro e vede Flavio porgergli un paio di banconote; il gesto del laziale gli procura un piccolo riso e, con mosse ben studiate, appoggia il mento sul dorso della mano sinistra e accavalla la gamba, la situazione potrebbe rivelarsi interessante.
"A cosa devo questo onore?," gli chiede con un sorriso mellifluo.
"Non fare il finto tonto, so perfettamente che sei stato tu."
"Nel fare?"
"Nell'avermi offerto la cena, ieri sera."
Il viso di Flavio è contratto in una smorfia decisa che non ammette repliche, degna di un leader, ma che ha l'effetto contrario sulla personificazione della Toscana.
"Ammesso e concesso che sia stato davvero io, per quanto tu non abbia le prove per dimostrarlo--"
"Ah Lorè, pochi giri di parole!"
"Non vorrei nulla."
Le lenti nere degli occhiali non riescono a celare la frustrazione presente negli occhi rossi di Flavio, e di questo Lorenzo non può che esultare internamente.
"Accetto certi regali solo da Giacomo e Gabriele, tu non sei né l'uno né l'altro. Quindi prenditi i soldi e finiamola qui!"
"È una cosa a cui non posso partecipare? Eppure mi sembrava un gesto carino da fare."
"Ma fallo con Giacomo, Chiara, Maria, anche con Alessandro, non me ne importa. Non farlo con me!"
"Perché ti scaldi così tanto, è solo una cena."
Flavio inizia a spazientirsi e per rimarcarlo sbatte un pugno sul tavolo e s'abbassa fino all'altezza di Lorenzo, magari quell'idiota da strapazzo del toscano capirà, visto che è duro di comprendonio.
"Non voglio avere debiti con te!," scandisce bene tra i denti.
Flavio è troppo vicino, ha superato la distanza di sicurezza, pericoloso da parte sua sapendo com'è fatto il moro: infatti, prima di collegare la bocca al cervello, probabilmente perché inebriato dal profumo del suo dopobarba, il toscano gli sfiora la mascella contratta e gli sussurra provocante, "Se è questo quello che vuoi."
Facendo seguire in meno di un secondo un bacio di cui si pentirà molto presto, non appena si staccherà da Lazio, ma oh beh, è abituato ormai a dire che è stato solo un gioco per farlo innervosire.
🔹Romagna/Marche
"Francesca, dove mi stai portando?"
"Tu tieni gli occhi chiusi."
Giacomo trattiene una risata, ma obbedisce: Romagna l'aveva preso qualche ora prima, meglio dire che l'aveva rapito dai suoi doveri di regione, per portarlo in una meta sconosciuta; quella donna è imprevedibile, ma la cosa non gli dispiace anzi, magari capitasse più spesso, gli viene da pensare, peccato che non sempre è possibile...
"Finito di tormentarti, cervellone?," lo prende un po' in giro Francesca, con l'effetto desiderato di fargli tornare il buon umore.
"Stavo cercando di capire il motivo di tutta questa segretezza."
"Lo vedrai presto, cinque minuti," lo liquida subito mentre parcheggia la sua Mini Cooper, senza tener conto dell'enorme divieto di sosta posto davanti ad un garage. "Ok, ti concedo il privilegio di aprirli solo per scendere dalla macchina."
Il marchigiano esegue le sue dritte e apre la portiera, "Ma... Chicca... Non ti sei accorta che--"
La bionda afferra il polso che Giacomo aveva alzato, indicando il cartello, per trascinarlo fuori, chiudere la porta, la macchina, e portandolo davanti al portone di casa sua.
"Sì, sì, ma tanto il proprietario non c'è. Non devi preoccuparti."
E così, se lo porta dietro fin su le scale, per fermarsi poi davanti alla porta di un appartamento, "Gli occhi," gli ricorda e Giacomo riprende a ridere, riabbassando le palpebre.
"Direi che ne vale davvero la pena, se ti comporti così."
"Fidati."
Marche ascolta la porta aprirsi e la mano tiepida della romagnola avvolge nuovamente la propria per farlo entrare; il ragazzo cammina a tentoni, seguendo l'altra regione, finché entrambi non si fermano e, finalmente, Giacomo può riaprire gli occhi: davanti a sé, un letto matrimoniale a baldacchino, decorato nei minimi particolari con fiori e petali, le lenzuola finemente decorate, e una lettera messa in bella vista sulla cassapanca in fondo al letto.
"Leggilo!," gli dice lei, cercando di tenere sotto controllo l'emozione, ma gli occhi che brillano d'intrepidazione e il fatto che si sta mordendo il labbro, per nascondere un sorriso, la tradiscono; Giacomo va verso il pezzo di carta, lo apre e comincia a leggere,
Alla regione che abita sotto di me, un grande amico, un meraviglioso compagno, auguro tantissimi auguri! Festeggiali come si deve e fa' buon uso del letto!~
Il marchigiano torna a guardare Francesca e si scambiano un sorriso complice, dopo le corre incontro per baciarla, sollevandola e buttandola sul materasso, con le risate di lei che gli fanno battere il cuore.
"E adesso?"
"Beh, il biglietto consigliava di usarlo al meglio, il letto, quindi, perché non approfittare?"
Le risate si intensificano, anche mentre le due regioni sono intente a fare altro, troppo impegnate per sentire il clacson di una povera macchina, che deve entrare nel cancello davanti al quale Francesca aveva parcheggiato poco prima.
🔸Emilia/Puglia
Lo sta facendo per un'amica, si ripete per l'ennesima volta, eppure il posare di fronte ad una macchina fotografica la mette a disagio, specialmente se l'amica in questione è poco distante da lei, in posa, ed appoggia le proprie grazie sulla sua schiena. Ora, Rosa ha un alto livello di autocontrollo e sangue freddo, è una di quelle qualità di cui si va più fiera, ma dopo una dozzina di volte in cui Maria Chiara le sfiora il corpo pire lei perde un briciolo di lucidità; non che abbia tirato giù tutto il calendario, un po' perché ancora non è arrivata a quei livelli di frustrazione e un po' perché vuole trattenersi di fronte a persone che non conosce, piuttosto ha deciso bene d'iniziare a giocare anche lei, stringendo l'emiliana a sé, poggiare le labbra sul suo orecchio, in modo da far finta di sussurrarle qualcosa, alzarle il mento con il pollice e l'indice, addirittura darle una pacca sulla natica sinistra, facendola sussultare -- e voltare sorpresa per guardarla, ma Rosa le ha sorriso ammiccante.
La parte più compromettente è stata quando la fotografa ha chiesto alle due di stendersi una sopra l'altra su un divano: Maria, rossa in viso, pronta a rifiutare, tuttavia la pugliese non le ha lasciato il tempo di parlare, ché le ha preso la mano e ha risposto per entrambe; in definitiva, adesso Rosa è stesa sopra Maria, osservandola dritta negli occhi, mentre l'altra l'accarezza lasciva, e no, di certo non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione.
"E se rendessimo le cose più interessanti?"
"Del tipo?"
Puglia non se lo fa ripetere una seconda volta e la bacia, dimenticandosi delle circostanze, ancor di più nel momento in cui Emilia ricambia; c'è bisogno di un colpo di tosse della fotografa per interrompere le due donne.
"Avete bisogno di dieci minuti?," domanda con un sopracciglio alzato, a braccia conserte.
Sia Rosa che Maria scoppiano a ridere, alzandosi da terra e scuotendosi i vestiti.
"Scusaci."
"Ci siamo lasciate prendere dall'enfasi."
Tornano a guardarsi e nuovamente si mettono a ridere, sotto lo sguardo della fotografa, la quale esce dallo studio mormorando di dover chiamare, la prossima volta, delle modelle più professionali.
#regioniitaliane2019#oc @blogitalianissimo#fanfiction#umbria#basilicata#toscana#lazio#toscazio#romagna#marche#emilia#puglia
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Uno di quei giorni (Nicotino/Rames)
Ok, potrei aver scritto una mini-fic Nicotino e niente, la condivido con voi causa il mega palo di oggi.
È quasi mezzogiorno e Martino sta parlando con Gio ed Elia durante la ricreazione, mentre vanno al loro solito posto alla finestra per incontrare Luca. Controlla brevemente il telefono mentre si siede, guardando se per caso Niccolò gli ha risposto: a volte capita ancora che non gli scriva subito, ma non si preoccupa più come prima; sa che può succedere, che ha bisogno dei suoi spazi.
«Ma Nico?» domanda Luca, addentando il suo panino.
«Non lo so zì, non mi risponde.» corruga la fronte l’altro, passandosi distrattamente un dito sulle labbra.
«Andiamo nella sua classe, no?» propone Gio, alzandosi subito in piedi.
Lo seguono tutti, salendo le scale.
«Ma va tutto bene, sì? Successo qualcosa?» chiede Elia, rivolgendosi a Martino.
Lui scuote la testa. «Che io sappia, no.»
«Vabbè frate’ non fasciamoci la testa prima del tempo. Mo' vediamo.» dice Giovanni, sporgendo la testa nella classe di Niccolò.
«Non c’è il suo zaino.» nota subito Martino, tirando fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni. In quell’istante, lo sente vibrare e vede lo schermo illuminarsi. È Anna.
«Pronto!» risponde immediatamente Martino, sentendo già accelerare i battiti.
«Va tutto bene, Martino.» lo tranquillizza la madre di Niccolò «Non è successo niente di grave. Solo, è uno di quei giorni.» sospira.
Uno di quei giorni.
Martino sa perfettamente cosa vuol dire: Niccolò è in uno stato nel quale non ha nemmeno la forza di alzarsi dal letto. Può già visualizzarlo nella sua mente, perché l’ha già visto il suo Nico così, nascosto e rannicchiata sotto le coperte nonostante sia Maggio, le tapparelle tirate giù per restare al buio, immobile, il respiro appena percettibile.
«Puoi passare finita la scuola?» gli chiede Anna, con una nota di apprensione nella voce. «Ti lascio qualcosa nel frigo per pranzo…»
«Certo signora Fares, sarei passato comunque!» si affretta a rispondere lui, tirando un piccolo sospiro di sollievo: almeno questo tipo di situazioni sa gestirle, non è la prima volta che gli succede.
«Grazie. A dopo allora. Ti aspetto prima di andare al lavoro.»
«Arrivederci.» riaggancia, alzando lo sguardo sui suoi amici, che lo guardano curiosi.
«È in uno di quei giorni dov’è depresso.» spiega Martino uscendo dall’aula insieme agli altri «In pratica non ha nemmeno la forza di alzarsi dal letto. Cioè così come può avere episodi di estrema euforia e alienazione – come quello di Milano – poi c’è anche la ricaduta. Da lì tutti i brutti pensieri suicidi e sull’abbandono. Non è la prima volta che gli capita, anche da quando stiamo insieme.»
Gli altri rimangono in silenzio per un po', finché non è Luca a romperlo.
«Quindi, ha ancora paura di rimanere solo e cose così, anche se state insieme?»
Martino sorride, capendo dove vuole andare a parare.
«Eh sì Luchino, a volte la tua mente ti fa fare brutti pensieri comunque, anche se lo sai che non ha ragione e che non dovresti darle retta. Per lui è tutto più difficile, perché è tutto più amplificato. Tipo,» esordisce, cercando di spiegarsi al meglio «metti che fai una figura di merda. Ogni tanto ci pensi ancora, no, ad esempio prima di dormire. È uno dei momenti dove ti vengono a galla i ricordi che speri di aver dimenticato. E niente, magari sono davvero brutti e tu ti senti ancora uno schifo, però alla fine cerchi di non pensarci e di tornare a dormire, no? Ecco. Ora immagina che tutto ciò che senti, anche le più piccole cose, immagina di sentirle dieci, cento volte tanto.» fa una piccola pausa «Lo sappiamo tutti che i brutti pensieri sono quelli che ricordiamo più facilmente e che sono anche quelli che sentiamo di più. Immagina come dev’essere per lui.
«Quel senso di abbandono, di solitudine, fanno parte di Nico, e non so se basterò io a farglieli passare del tutto. Nessuno può. Però io ci provo lo stesso.»
«Zì» Giovanni gli appoggia una mano sulla spalla, sorridendogli «Non t’ho mai sentito fare un discorso così lungo in tutta la mia vita, manco quando eri l’unico interrogato su tutto il programma di latino.» ridacchia, scompigliandogli i capelli. Anche Elia e Luchino ridono, salutando quest’ultimo perché la ricreazione è finita e deve ritornare nella sua aula.
Martino sa che Giovanni l’ha detto per sdrammatizzare e alleggerire un po' l’atmosfera, ma ormai non riesce più a concentrarsi su nient’altro che non sia Niccolò, da solo nella sua stanza.
Quando le lezioni sono finite, Martino saluta Giovanni ed Elia prima di fiondarsi fuori dall’aula, saltando le scale di corsa.
Sale sull’autobus col fiatone, cercando un posto dove sedersi. Guarda fuori dal finestrino, contando i minuti che lo separano dalla sua destinazione, alzando e abbassando nervosamente una gamba per cercare di sfogare la sua preoccupazione.
Se prima era sollevato all’idea che Niccolò non avesse fatto nulla di grave, ora non poteva smettere di pensare che erano passate già un paio d’ore dalla telefonata con Anna, e che quindi Nico era rimasto tutto quel tempo rannicchiato a letto senza muovere un muscolo.
Si precipita al suo appartamento, suonando il citofono. Ad aprirgli è proprio Anna, che si scosta per farlo entrare.
«Non è cambiato niente da stamattina.» lo informa, conducendolo in salotto «Ora io devo andare, ma scrivimi pure per qualsiasi cosa. Anche se solo si mette seduto. In frigo ti ho lasciato dell’insalata di riso e un po' di arrosto.» aggiunge, prendendo la borsetta dal divano su cui l’aveva lasciata.
«D’accordo. E grazie per il pranzo.»
«Figurati. Ciao.» lo saluta, sorridendogli.
Da quando la situazione fra loro si era appianata e Anna aveva effettivamente capito quando Martino facesse bene a suo figlio, non era più stata scortese con lui, anzi. Si era già scusata diverse volte, anche direttamente con sua madre, il che l’aveva messo un po' in imbarazzo ma al tempo stesso lo aveva fatto sentire lusingato.
Martino lascia le sue cose in sala prima di aprire delicatamente la porta della camera di Nico. Dentro è buio pesto, a malapena si distingue la sua sagoma.
«Nì, sono io.» sussurra Martino, avanzando in punta di piedi. Si accuccia vicino al lato su cui Niccolò è rannicchiato, incrociando le braccia sul bordo del letto e appoggiandoci il mento. «Mi ha chiamato tua mamma.» sussurra «Non che sarebbe servito a molto, quando ho visto che non eri venuto a scuola l’avrei fatto io.» allunga una mano per sfiorargli i boccoli che sporgono sul cuscino «Hai voglia di dirmi come ti senti?»
Nessuna risposta.
Martino chiude gli occhi, cercando di non restarci male.
Ci vuole pazienza. Non deve assolutamente piangere, né far sentire che la sua voce sta per incrinarsi.
«Anche Gio, Elia e Luca si chiedevano dove fossi. Ormai ti hanno adottato come quinto membro dei Contrabbandieri di Luchini.» dice, continuando ad accarezzargli i capelli «Si sente subito quando non ci sei.»
Niccolò rimane immobile.
«Non starai mica dormendo eh, così mi fai parlare da solo.»
La sua testa scompare ancora di più sotto le coperte.
«Ah meno male.» si raddrizza Martino, ormai inginocchiato sul tappeto. Lo guarda, mordendosi il labbro.
«Mi fai spazio? Posso mettermi vicino a te?»
Niccolò si sposta un po' verso il centro del letto, rimanendo ancora nascosto alla vista. Martino sale, dopo essersi tolto le scarpe, e si stende vicino a Nico.
«Posso abbracciarti?» aggiunge a fil di voce e può vedere la sua testa fare un piccolo cenno di approvazione. Con gentilezza, cerca di stringerlo a sé attraverso le lenzuola, non sapendo se Niccolò si sente pronto per essere toccato direttamente.
Lo accarezza lentamente, chiudendo gli occhi.
Non sa quanto tempo sia passato, considerando che sono al buio, ma non gli importa; potrebbe restare così anche tutto il pomeriggio se necessario.
«Marti.»
Martino apre gli occhi, sentendo il sangue pulsargli assordante nelle orecchie, nel silenzio della stanza.
«Dimmi.»
«Marti.» dice solo l’altro, senza aggiungere altro.
Lui capisce, e si infila sotto le lenzuola, potendolo così finalmente vedere. Torna a stringerlo a sé, contro il proprio petto, dove sa che può sentire i battiti del suo cuore andare veloci, così veloci, per lui.
«Va tutto bene, ci sono qui io. Non sei solo.» gli passa le dita sulla schiena e fra i ricci, su e giù, su e giù.
«Oggi mi sono svegliato e non c’eri.» sussurra l’altro. Martino sente che sta per piangere.
«Non c’eri, Marti.»
«Ero a casa mia, Nì.» risponde, ricacciando indietro le lacrime «Ti ho mandato il buongiorno appena mi sono alzato.»
«Ero da solo.»
«Tu non sarai mai da solo finché staremo insieme, Nì. Anche se non sarò vicino a te fisicamente, tu non puoi essere solo, perché io ci sarò sempre. Qui.» dice, mettendo la propria mano all’altezza del cuore di Niccolò «Io sono e sarò sempre qui, Nico. Sempre.»
Niccolò, finalmente, ricambia l’abbraccio, stringendolo forte a sé.
«Dillo ancora.»
«Tu non sei solo.» ripete Martino, cullandolo fra le sue braccia «Ci sono io, ci sono io qui con te. Non sei solo, Niccolò.»
L’altro annuisce, alzando lo sguardo verso di lui. Ha pianto.
Martino gli prende il viso tra le mani, sfiorandogli il naso col proprio, come fanno sempre.
«Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno» inizia a canticchiare sottovoce «che sia per sempre o un secondo, l’incanto sarà godersi un po' la strada, amore mio, comunque vada…» gli accarezza le guance con i pollici, sottolineando quelle due parole «fai le valigie, chiudi le luci di casa…
«Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare, che non c’è niente di più vero di un miraggio, e per quanta strada ancora c’è da fare» appoggia la fronte contro la sua, senza distogliere lo sguardo «amerai il finale.» sorride teneramente.
«Share the love, share the love, share the love, share the love…»
«Chi ha detto che tutto quello che cerchiamo non è sul palmo di una mano,» riprende, ma stavolta anche Niccolò sussurra le parole della canzone con lui, i palmi delle sue mani appoggiati su quelle di Martino
«e che le stelle puoi guardarle solo da lontano. Ti aspetto, dove la mia città scompare, e l’orizzonte è verticale, ma nelle foto hai gli occhi rossi e vieni male.
«Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare; se ci pensi, siamo solo di passaggio…
«E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale.»
«Share the love, share the love, share the love, share the love…» sussurra Nico, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Martino.
«Amore mio, comunque vada…» gli bacia la testa l’altro, chiudendo gli occhi.
«Grazie, Marti.» gli dice poco dopo, la voce che trema a causa delle lacrime. «Grazie che ci sei. Ti amo, Martino. Ti amo.»
«Anch’io ti amo, Niccolò.» sorride, le guance bagnate a propria volta. «E te lo ripeterò tutte le volte che ne avrai bisogno. Tutte le volte che vuoi.»
«Ti amo.»
«Ti amo anch’io.»
---
«Ti va di mangiare qualcosa?»
«Cosa c’è da mangiare?»
«Insalata di riso e arrosto.»
«Mh…»
«Posso sempre fare una carbonara col tabasco e il salame vegano, se preferisci.»
«E la panna e i funghi.»
«E il miele che sa di piedi.»
Finalmente Niccolò accenna un sorriso. Martino continua ad accarezzargli il viso, baciandogli gli zigomi.
Quant’è bello, il suo Nico, tanto bello quanto fragile. È come un manufatto di cristallo: meraviglioso e delicato, al suo interno sono riflesse migliaia di sfumature diverse, tante quanti sono i mille stati d’animo che lo attraversano.
Si mettono seduti e mano nella mano escono dalla camera da letto per andare in cucina. Ormai sono le quattro del pomeriggio e Martino muore di fame, tant’è che gli brontola lo stomaco. Niccolò si siede al tavolo mentre lui riscalda il pranzo, mandando un messaggio a sua madre per avvisarla che forse non tornerà per cena: non si sente per niente sicuro a lasciarlo da solo, non dopo ciò che gli ha detto prima.
“Non preoccuparti Marti. Poi dimmi come sta. Salutamelo.”
Scrive anche ad Anna, aggiornandola come le aveva promesso.
«Tua mamma e la mia ti salutano.» lo informa, mettendo sul tavolo i piatti col riso.
Nico annuisce, muovendo il riso con la forchetta ma senza mangiarlo. Martino lo guarda con un sopracciglio alzato, annuendo nella sua direzione.
«Constatato che sei una pippa a trattenere il respiro,» esordisce «scommettiamo che finisco prima io?»
«Stai usando una psicologia davvero banale, Martino, che funziona con i bambini.» borbotta l’altro, portandosi però il boccone vicino alle labbra.
«Non mi interessa, l’importante è che sia io a vincere.» scrolla le spalle lui, cercando di non ridere.
Niccolò alza gli occhi al cielo.
Alla fine, è quello che finisce per primo.
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SDB Black+ - Intervista con Aoyama - Traduzione ITA delle Domande fatte dai Fan
Ecco la traduzione completa di tutte le 132 domande poste dai fan tramite l’apposito modulo online a Gosho Aoyama, relative all’organizzazione.
Posterò eventualmente altri recap sull’SDB Black+.
ATTENZIONE SPOILER!
D1: L’Organizzazione recluta nuovi membri? A: “Beh...”
D2: Quando si entra a far parte dell’Organizzazione, bisogna fare dei test di capacità pratiche, degli esami scritti o delle interrogazioni orali? A: B-Beh, ecco...
D3: I diplomati quindi possono entrare più facilmente nell'organizzazione? A: Non saprei proprio, ahah!
D4: Ci sono belle ragazze nell'organizzazione? A: Beh, c'era Haibara, no...?
D5: Qual è l'età minima per entrare nell'organizzazione? A: Tutta qui [la domanda]? Ahahah!
D6: Mia madre dice che se entrassi nell'organizzazione il mio nome in codice sarebbe "imojouchuu*". Posso entrare ora? A: [Meglio di] no. (*T/N Imojouchuu = liquore distillato dolce prodotto da un tipo di patata giapponese)
D7: Vorrei sapere qual è il salario medio dei membri dell'organizzazione. Provengo anche io da un "black business", quindi la cosa mi incuriosisce... A: Me lo chiedo anch'io, ahahah!
D8: A proposito di paghe, se dico alla persona che si occupa dei conti "oggi ho ucciso X persone", lo calcoleranno? A: Non penso...?
D9: Nell'organizzazione si tengono meeting o festini alcolici? A: Non penso...?
D10: Pensa che nell'Organizzazione ci siano bambini? A: Beh, potrebbero essercene, ahahah...
D11: L'organizzazione mi dà l'impressione che sia ricca. I loro soldi provengono dalle vendite di pozioni come l'Apoptoxin? A: No, sbagliato! (sbagliatissimo...)
D12: Qual è il gusto di onigiri* preferito dei membri [dell'organizzazione]? A: Non lo so... (non lo so proprio!) (T/N: Onigiri = polpettine di riso riempite di varie spezie e salse)
D13: E' okay il fatto che ci siano così tanti NOC* nell'Organizzazione? A: Certo che è okay. (T/N: NOC = infiltrati)
D14: Cosa fanno Gin e gli altri [dell'organizzazione] durante il tempo libero? A: Credo che non abbiano tempo libero...
D15: C'è qualcuno nell'organizzazione a cui piacciono manga e anime? A: Non credo...?
D16: I nomi in codice dell'Organizzazione sono relativi all'alcol, ma il Capo li assegna [ai membri] in base all'impressione che gli danno? Per esempio, Gin ha dato una certa impressione al capo, e pertanto ha deciso di chiamarlo Gin... Funziona così? A: Beh, me lo chiedo anch'io...
D17: Dopo che sono morti Tequila, Pisco e Calvados, altri membri hanno ereditato i loro nomi in codice? Come il numero delle uniformi, i nomi in codice sono propri di ciascun membro separato? A: Non posso dirtelo.
D18: Se ci sono bambini che hanno le capacità, potrebbero ottenere anche loro un nome in codice? A: Beh, guarda Haibara, era minorenne... Ahahah!
D19: Perché i nomi in codice sono relativi all'alcol? Non potevano essere [, per esempio,] nomi di razze di gatti [eccetera...]? A: Perché [l'alcol] era[no] più fighi.
D20: C'è un "Cognac"? A: [Beh,] potrebbe esserci.
D21: C'è qualcuno col nome in codice "Birra"? A: Non ci ho mai pensato...
D22: La vera identità di Karasuma Renya è quella di Matsumoto? A: Credo proprio di no, ahahah!
D23: Anokata [quella persona], pratica il Karate? A: Sì*? (T/N: in questo caso "sì" non è un'affermazione, ma una specie di "cosa???")
D24: Vado dritto al punto: Karasuma Renya è Toiichi Kuroba, giusto? Ha detto che era ancora vivo... A: Ah ah ah... No, sbagliato!
D25: Io penso che "quella persona" abbia bevuto l'APTX 4869 ed è diventato un giovane poliziotto, lei che ne dice? A: Ooh...[?]
D26: Nel caso di Itakura... E' stato detto che "stiamo cercando di resuscitare i morti". Ma quando Gin ha ucciso Pisco, ha detto di "aver ricevuto un ordine direttamente da 'quella persona'"... Ma Karasuma, il capo, ha già fatto una scomparsa misteriosa. Perciò, magari il cadavere di Karasuma è stato distrutto ma [solo] il suo cervello è ancora in vita. Magari ora è un'AI*? A: Ooh, gran bella pensata, ma non è questo il caso, ahah! (T/N: AI = Intelligenza Artificiale, inteso come umanoide)
D27: Tra Karasuma Renya, il Gruppo Suzuki e la Famiglia Ooka, chi è il più ricco? A: Karasuma. Karasuma è il più ricco!
D28: Qual è il cibo preferito del boss? A: Perché lo vuoi sapere?
D29: A quanto ammonta il salario annuale del capo degli Uomini in Nero? A: Aah, ma perché lo volete sapere?
D30: Il progetto segreto che l'organizzazione ha portato avanti da 50 anni è collegato a Karasuma Renya? A: Ovviamente.
D31: Karasuma Renya ha fondato il Gruppo Karasuma? A: E' naturale!
D32: Il boss, sta ancora a Tottori? A: Perché [proprio a] Tottori? Ahahah!
D33: Pisco ha detto che ha servito Quella Persona per molto tempo, significa che Karasuma è ancora vivo? A: Eeh, dici? Ahahah!
D34: Karasuma Renya è uno sherlockiano*? A: Eeh?! Dici?! (T/N: Non ne ho idea, in giapponese diceva proprio così XD Penso sia inteso come fan accanito di Sherlock Holmes)
D35: Voglio sapere [qual è] la relazione tra il Boss e Vermouth! A: Eeeh? Seriamente?! ...Perché sembra proprio così... Ahahah (T/N: Si riferisce alla domanda, sta fingendo di non aver capito bene quello che gli è stato chiesto)
D36: Karasuma e la vecchietta Senma, si sono mai incontrati? A: No.
D37: Gin è russo? E Vodka, è tedesco? A: P-Perché [mai dovrebbero]?!
D38: Nella parte finale, Gin morirà? Sopravviverà? O magari... magari avrà un'amnesia* e continuerà a vivere [come se nulla fosse]? A: Ah ah ah... Perché [dovrebbe]? (T/N: Amnesia = perdita della memoria)
D39: Se incontro Gin in centro città, [dice che] sarà OK se gli parlo? A: Se vuoi morire, parlagli pure... (T/N: Qui nel libricino hanno usato un carattere tipografico più spettrale XD)
D40: Gin è veramente un cattivo? A: Sì (certamente, ahahah!).
D41: Gin si è mai innamorato? A: Eeeh?!
D42: Gin è una specie di vice manager nell'organizzazione? A: Penso che [il suo livello] sia molto più alto.
D43: Dato che Vodka chiama Gin "aniki", c'è qualcun altro nell'organizzazione che chiama un altro membro "oyaji" o "aneki"?* A: Beh, i fan chiamano Vermouth Ver-nee, no? Ahahah! (T/N: Aniki = fratello maggiore, inteso come capo; Oyaji = vecchietto, ma inteso come capo; Aneki = sorella maggiore, inteso come capo(a). Il suffisso -nee significa sorellona.)
D44: Gin è popolare [tra le donne]? A: Sì, lo è...
D45: Gin è bravo negli sport di combattimento di gruppo? Se sì, qual è la sua specialità? (Per esempio, karate, la boxe e così via...) A: Non ne ho idea, ma credo che sia molto forte.
D46: Gin e Vodka sono amici da sempre? A: Non credo che questo sia il caso?
D47: Gin ha detto "non me ne importa niente del lavoro mandato all'aria da Rum"... Non è che Gin detesta Rum? A: Potrebbe darsi.
D48: Gin ha l'abitudine di dimenticarsi i nomi delle sue vittime, ma non si è dimenticato quello di Akemi[, vero]? A: Non l'ha dimenticato [neanch'esso], no?
D49: L'altro giorno, ho sognato che Gin, con una faccia piena di schizzi di sangue, un coltello appoggiato a terra, leggermente piegato e con la mano destra sul petto, con un sorriso sadico ha sparato a Furuya, [che] indossava un giubbetto [anti proiettile], e si trovava a poca distanza [da Gin]. Era certo che Furuya fosse una spia. Questo mio sogno si avvererà? A: Niente affatto. Rimarrà solo un incubo.
D50: Quanto si sa sui ranghi [dei membri] dell'organizzazione? In quale posizione è Gin, contando dal Capo [in giù]? A: Me lo vuoi chiedere [seriamente]?
D51: Gin è proprio il mio tipo, ma a lui quale tipo di donne piace? A: Beh, le donne cosiddette "stinco di santo", no? Ahahahah!
D52: Un collegamento con un demone dell'oscurità... Gin e Mary hanno un qualche collegamento tra loro? A: Beh, potrebbero.
D53: Se avessi un appuntamento con Gin, dove [pensa che] mi porterebbe? A: Al cimitero? (T/N: Qui la risposta sul librettino originale è scritta in un font più cupo, ahahahah!)
D54: Gin ha una fidanzata? A: Non credo che ne abbia, ora...
D55: Voglio sposare Gin! A: Non te lo consiglio!
D56: E' vero che è stata Vermouth a crescere Gin? A: No, non è vero.
D57: L'età di Gin è di circa 32 anni? A: Dici che ne dimostra [32]?
D58: Quando Gin parla ai superiori, come il Boss, usa un linguaggio formale? A: Può essere. (T/N: Per linguaggio formale intende il keigo, il registro abbastanza formale giapponese, poco meno che dare del lei in italiano)
D59: Gin saluta educatamente dicendo "Buon giorno"? A: Non credo proprio.
D60: Quando Gin va a prendere le sigarette al conbini, ci va vestito in quel modo? A: Credo che ci mandi qualcun altro a comprarle, no? (T/N: Conbini = specie di convenience store giapponesi)
D61: Fin da bambino ho sempre desiderato sapere come ha fatto Vodka ad ottenere la fiducia di Gin, a tal punto che [Gin] gli lascia guidare la sua auto. A: Penso che semplicemente [a Gin] non gli vada di guidarla.
D62: Vodka ha una ragazza? Perché se non è così, mi piacerebbe annunciare che mi candido io! A: Fai pure.
D63: Mi piace tantissimo Vodka! Mi dica uno dei suoi segreti, la prego! A: In verità... All'inizio della serializzazione, i miei assistenti lo chiamavano Sub-chan! (Sub come "sub character". Gin era "noppo".) (T/N: "Sub character" = personaggio secondario. "Noppo" = alto e snello. Queste note tra parentesi alla fine della domanda sono state aggiunte per volere di Aoyama in persona.)
D64: Vorrei chiederle come mai Vodka è un membro dell'organizzazione. A: Non sarebbe meglio non saperlo?
D65: [Le lenti de]Gli occhiali da sole di Vodka, sono graduati? A: Direi di no.
D66: Mi domando perché Gin non pianti [molli] Vodka, con tutti gli errori che fa... A: Certo che te lo domandi! Ahahah!
D67: Come ha fatto Vodka ad ottenere un nome in codice? Ha una qualche qualità speciale che batte tutti gli altri membri, nonostante la sua faccia da tonto? A: Beh, nonostante il sua aspetto ha molte qualità! Ahahah!
D68: Vodka ha una macchina [sua]? A: [Sì,] è apparsa nel volume 37. Ahahah!
D69: Vodka è molto in forma perché in passato ha praticato un qualche tipo di sport? A: Può darsi.
D70: Vodka è lento a correre? A: Beh, potrebbe invece correre molto velocemente, direi!
D71: Perché Vodka chiama Gin "aniki" [capo]? A: Già, perché?
D72: Il piatto preferito di Vodka è il pudding giapponese? A: Non penso proprio, no?
D73: Vodka ha un modello ispiratore? A: [Sì,] un tipo nel film "Diva". Aveva dei gran bei muscoli.
D74: Dato che all'interno della Polizia Metropolitana c'è un gruppo di Fan di Sato, c'è un gruppo di fan di Vermouth, nell'organizzazione? A: No, non c'è.
D75: Che ne dice di Vermouth-nee-sama*?! Lei è la mia vita!!! Sopravviverà, vero?! Aaaaaaaaaaah!!! A: Beh, me lo domando anche io. (T/N: In questo caso, chi ha posto la domanda intende che per lei Vermouth è come una sorellona, ma ha comunque rispetto per lei. Ah, comunque, queste "aaaah" isteriche c'erano veramente!)
D76: Quanto Vermouth e Bourbon vanno a cena insieme, offre Vermouth o lasciano tutto tra le spese dell'Organizzazione? A: No, nessuna spesa.
Q77: Quante lingue sa parlare Vermouth? A: Moltissime. Tutte quante.
Q78: E' stata Vermouth ad uccidere Elena Miyano? A: Hm? Come dici?
D79: In che modo Bourbon è entrato nell'Organizzazione? A: Beh, penso l'abbia fatto in modo molto talentuoso.
D80: Sembra che Akemi Miyano sapesse di Bourbon, ma sapeva che era il ragazzino della sua infanzia? A: Penso che non se ne sia mai accorta.
D81: What is Amuro’s blood group? [Qual è il gruppo sanguigno di Amuro?] A: Gruppo sanguigno? Per questa volta passo, ahahah! (T/N: La domanda è in inglese anche nell'originale, segno che qualcuno gliel'ha inviata in inglese da internet!)
D82: Come ha fatto Bourbon a scoprire il grande segreto di Vermouth? E quel segreto, è relativo al fatto che Vermouth non sia invecchiata fisicamente dopo 20 anni? A: Dato che lui è "Zero", credo che abbia investigato accuratamente.
D83: Bourbon ha ucciso qualcuno? A: Sembra proprio [l'intercalare di] Kazami! Ahahah!
D84: Bourbon sapeva che la ragazza di Rye era la figlia di Elena? A: Penso proprio di no.
D85: Bourbon non morirà, vero? A: Eh? E perché [mai]? Ahahah!
D86: Scotch ha un nome fittizio come Amuro Tooru o Dai Moroboshi? A: Penso di sì.
D87: A Scotch piacciono i Bonsai, ossia piantine come i cactus? A: Perché dovrebbe?
D88: E' possibile che Scotch sia vivo? A: No.
D89: Perché Mary è stata rimpicciolita? A: Vuoi chiedermelo [seriamente]?
D90: Torneremo al punto di partenza e risulterà che Kan-chan* è Rum? Lol. A: No, no. (T/N: Kan-chan: Kansuke Yamato)
D91: Quanti anni ha Rum? A: Non posso dirtelo.
D92: Rum è veramente uno dei tre sospettati, Kuroda, Wakasa e Wakita? A: Esattamente!
D93: Il "lavoro mandato all'aria" di Rum nel caso di Koji Haneda, si è trattato di un grave errore[, no]? Se fosse così, perché Rum non è stato [punito e] ucciso? A: Perché lui/lei è il No. 2
D94: Koji Haneda è Rum, giusto? A: Sbagliato.
D95: Perché Rum chiede ad Amuro di dargli informazioni su Shinichi tutto d'un tratto? Ha un qualche obiettivo? A: Beh, deve averlo per forza.
D96: La Maestra Wakasa è molto sospetta, [mi] fa paura. E' membro degli uomini in nero oppure no? A: Bella domanda, temetela [= abbiatene paura], ahahah!
D97: Il nome della Maestra Rumi Wakasa [若狭留美], mi sembra sempre 若さ [wakasa, giovinezza], 留める [todomeru, fermarsi/fermare] e 美しさ [utsukushisa, bellezza]. E' collegato all'immortalità di Vermouth? A: Sei fantastico! Ahahahah!
D98: Wakasa Rumi e Haneda Koji erano fidanzati? A: Eh?
D99: Nell'episodio della tenda bruciata, Wakasa Rumi stringeva qualcosa simile ad un pezzo del gioco dello shogi, nei suoi pantaloni. Lei è collegata al caso di Koji Haneda? E poi, stava guardando la lista delle vittime a cui è stato somministrato l'APTX... Ecco perché l'ho pensato. A: Oooh[, capisco]...
D100: Scotch si è travestito da Wakita? A: Sbagliato.
D101: Perché Akai portava i capelli lunghi quando era nell'organizzazione? A: Eh già, bella domanda.
D102: Yamamura c'entra qualcosa con l'organizzazione? A: No.
D103: Akemi Miyano e Azusa Enomoto non sono molto simili? Sono imparentate? A: [No, perché] Akemi non ha gli occhi rivolti verso al basso.
D104: Akemi Miyano è ancora in vita? La prego, risponda alla mia domanda ([Da un fan] Dall'Arabia Saudita) A: Non credo proprio che sia viva.
D105: Elena Miyano è diventata così silenziosa e spettrale dopo essere entrata nell'organizzazione? A: No, no. Non è mai stata una gran chiacchierona.
D106: Perché l'immagine [=impressione] di Elena era diversa prima rispetto a dopo l'entrata nell'organizzazione? A: Perché aveva quell'aria secondo suo marito ed Amuro, ma è sempre stata così [timida e silenziosa].
D107: Cosa sta facendo Kir in questo momento? Io adoro Kir. Aspetto con trepidazione la sua ricomparsa! A: Tieni duro nell'attesa!
D108: Mi dispiace per Kir, per com'è stata manipolata dall'FBI. Troverà mai la felicità? A: Eh, già, poveretta... Ahah!
D109: Perché Kir lavorava come giornalista? A: Aveva scoperto di avere talento in quel settore.
D110: Chianti indossa un vestito a pezzo unico? A: Beh, ne indosserà se ne ha voglia.
D111: Il disegno sull'occhio sinistro di Chianti è un tatuaggio? A: Sì, lo è.
D112: Chianti è in grado di parlare in modo formale? A: Non credo...
D113: Chianti e Korn escono insieme? A: Niente affatto.
D114: A Korn piace Chianti? A: Aah, fa questo effetto?
D115: Korn e Chianti si sposeranno? A: Non penso...?
D116: Ai sa del vero nome dell'organizzazione? A: Per forza che lo sa!
D117: Vorrei diventare come Ai! Cosa devo fare? A: Studiare [molto]...
D118: Cosa succederà ad Ai Haibara dopo lo scontro con l'organizzazione? A: Aspettate [questo sviluppo della trama] con trepidazione.
D119: Haibara conosce il nome dell'organizzazione e l'identità del capo? A: Certo che lo conosce. (T/N: E' appositamente ambiguo su quale dei due o se entrambi.)
D120: Sherry usciva con Gin quando stava nell'organizzazione? A: Credo che [Gin] non sia il suo tipo, ahahah!
D121: Quanti anni ha Tequila? A: Lasciamo che rimanga un mistero?
D122: Tequila è da compatire, vero? A: Eh? Ah sì?
D123: E' possibile che Tequila sia vivo? A: No. E' saltato per aria ed è stato fatto a pezzettini.
D124: La "donna autoritaria" apparsa nella conversazione al telefono con Itakura era Vermouth? A: Esatto. E' stato confermato nell'episodio del Bell Tree Express.
D125: Se Kyogoku combattesse contro l'organizzazione, potrebbe batterli, vero? A: E' il più forte, nel mondo di Conan[, perciò]...
D126: Per quanto riguarda i cecchini dell'Organizzazione che sono comparsi nella serie (Rye, Chianti, Korn, Kalvados e Scotch), mi piacerebbe sapere il loro livello basato sulle capacità. A: Rye è il migliore, il Numero 1.
D127: Perché Kuroda ha chiamato Furuya "Bourbon"? A: Perché? Beh, perché... Ahahah!
D128: Mi piace moltissimo Curaçao! C'è la possibilità che appaia nel manga, magari in un flashback? A: E' probabile che non appaia... Vuoi che lo faccia?
D129: Riguardo i Servizi Segreti della Polizia Metropolitana (specialmente Kazami)... Quanto sanno dell'organizzazione? A: Beh, tutto ciò che gli ha detto Furuya, no?
D130: La prego, mi dica qual è il membro dell'organizzazione che preferisce, Aoyama-sensei. A: Mi piacciono tutti.
D131: Più che una domanda è un mio desiderio, ma personalmente mi piacerebbe uno spinoff come Zero no Tea Time chiamato "Soshiki no Tea Time"! Lol! A: Beh, allora il titolo sarebbe Black Cocktail Time, no? Ahahah! (T/N: Soshiki no Tea Time sarebbe letteralmente "Il Tea Time dell'Organizzazione. "Black Cocktail Time" era scritto in inglese anche nell'originale, e indica "Il [Tea] Time dei Cocktail Oscuri"! XD)
D132: Vorrei tanto che l'Organizzazione venga sconfitta e la verità venga a galla... ma poi Detective Conan finirebbe, e proprio non voglio! E' un[a specie di] 50/50. Che farò? A: Non temere... Ahahah!
E' tutto, fiùùù! Spero di aver tradotto il più chiaramente possibile: tenete presente che le note tra parentesi quadre [] sono chiarimenti miei. Porteremo a breve aggiornamenti sul contenuto del resto del libretto.
Buon proseguimento, H.
#detective conan#gosho aoyama#meitantei conan#sdb plus#uomini in nero#kurozukume no otokotachi#intervista
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È sull’erba piede nudo leggerissimo dove l’acqua delle foglie si fa iride. È il buon riso, l’aria, il sangue, il modesto ardore libero. Avvenire non ti cerco. Tu mi vieni vento, immagine credibile, amorevole sulla fronte. Poco a poco dove erano anni, ridono attimi. Non speranza né timore, amici, più. Non l’affanno. Anche autunno in Lombardia quatto e spento in mezzo ai gelsi avrà la sua gioia, se vorremo, e la rinuncia. Non del bene la rinuncia, amici, dico, ma del tedio. Cuore nuovo andiamo innanzi. Le felici, le dolcissime mattine a noi tutti tornano.
Franco Fortini (citato da Gianluigi Gherzi)
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🔴🇮🇹 IL RISO FA BUON SANGUE O NO ?
gli adulti bloccano i bambini dal ridere come se stessero facendo una cosa orribile! Il ridere e’ visto ed era visto come uns cosa non da fare e, a dire la verità, dopo quasi 40 anni, anche oggi, il ridere non è ben visto!
Perché secondo te?
Perché il mondo ha abituato la gente, soprattutto con la tv, a non ridere perché chi ride non è Serio!
Inconsciamente, e’ proprio ciò che succede!
Un po’ come quando un bambino risponde ad un adulto, viene quasi sempre ripreso che non deve parlare o rispondere se non è interpellato, vero?
Ecco come funziona il nostro pilota automatico!
Perché ti racconto ciò?
Perché ci sono tante persone che non sorridono più dall’infanzia da quando gli adulti, vittime di altre vittime, gli hanno spento il sorriso con i loro condizionamenti!
Se e solo se vuoi tornare a vivere e ridere quando ti va per vivere 100 anni beh utilizza il potere della tua mente con l’ipnosi DCS anche con 1 solo audio DCS che può fare per il tuo bene ed il bene dei tuoi cari
Solo a te la scelta!
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Classifica vincitori del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue” 4^ Edizione
Sez A) Narrativa o Teatro a tema comico
1) “Quella rompipalle in carrozzina. Zibaldone di episodi tragicomici” romanzo edito di Elvira Trap (Genova – GE)
2) “Vacanze, che passione! e altri racconti” libro di racconti edito di Mario Trapletti (Roma – RM)
3) “Ti l’Ovvio (ovvie e meno ovvie considerazioni)” libro di racconti edito di Rossella Longo (Noicattaro – BA)
4) “Il Maracchioni vuole un testo” commedia brillante inedita di Maria Giulia Magrini (Roma – RM)
Menzione Speciale a:
“Una quarantena forzata” commedia brillante inedita di Marco Ciaramella (Pontedera – PI)
Sez B) Poesia a tema comico
1) “ ‘O munno a’ verità” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Francesco Lastaria (Solofra – AV)
2) “Famo du’ conti...” poesia in romanesco con traduzione in italiano di Fabio Tinalli (Olevano Romano – RM)
3) “Il Signore dei fornelli” poesia di Francesco Petrucci (Verona – VR)
4) “Pinocchio” poesia di Gianluca Repossi (Milano – MI)
Menzione Speciale a:
“ Effetti dopo un bicchiere di vino” poesia di Maurizio Laugelli (Girifalco – CZ)
“Un vampiro dal...dentista!” poesia di Alessandro Porri (Roma – RM)
Diploma d’onore a:
“Il rap del mal di testa” poesia di Mario Trapletti (Roma – RM)
Sez C) Poesia a tema libero
1) “Scarpe rosse numero ventiquattro (memoria di un bambino morto a Buchenwald)” poesia di Stefano Baldinu (San Pietro in Casale – Bo)
2) “Solitudine ribelle” raccolta poetica inedita di Roberta Matassa (Bari – BA)
3) “ ‘E criature” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Michele La Montagna (Acerra – NA)
4) “Fu l’incertezza” poesia di Daniele Ambrosini (Cecina – LI)
Premio per Alti Meriti Culturali a:
“Luna” poesia di Laura Marcucci (Roma – RM)
Menzione speciale a:
“Martina” poesia in dialetto calabrese con traduzione in italiano di Saverio Macrì (Bovalino – RC)
“Andromeda” poesia di Rosa Almanno (Orta di Atella – CE)
Premio assegnato per Merito dal Presidente di Giuria ad Autore Emergente a:
Barbara Wioletta Baka, poetessa, per la sua raccolta di liriche inedite in fase di lavorazione (Carapelle – FG).
Premi Speciali
1) Premio Assoluto alla Carriera al dott. Andrea Santaniello (Mercogliano – AV), autore delle poesie a tema libero “Amor di madre” e “Rosse d’amore”
2) Premio Speciale della Critica all’autore Angelo Dario Garziano (Mazzarino – CL) per il racconto a tema comico “Generale d’Armata Tarzan”
3) Premio Speciale per Alti Meriti Culturali Fuori Concorso a Carmelina Petullà (Lamezia Terme – CZ) per il suo eccellente operato culturale ed in particolare per la poesia “Il miracolo della Vita”
Sez D) Narrativa o Teatro a tema libero
1)“Soliloquio della mia morte” monologo inedito di Roberto Collari (Lanusei – NU)
2)“Diversamente uguali” testo teatrale inedito di Rodolfo Andrei (Roma – RM)
3) “Quinta elementare - Sezione B” racconto inedito di Maria Rosaria Esposito (Genova – GE)
4) “Mala Jin. Tulipani nel cemento” romanzo edito di Anna D’Auria (Gragnano – NA)
Diploma d’onore a:
“Nessun gineceo si addice a quelle quattro. Canto muliebre per quattro voci ed un poeta (La metà del mondo può salvare ancora l’altra?)” commedia brillante di Giuseppe Raineri (Bergamo - BG)
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Classifica vincitori del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia
“Il buon riso fa buon sangue” 4^ Edizione
Sez A) Narrativa o Teatro a tema comico
1) “Quella rompipalle in carrozzina. Zibaldone di episodi tragicomici” romanzo edito di Elvira Trap (Genova – GE)
2) “Vacanze, che passione! e altri racconti” libro di racconti edito di Mario Trapletti (Roma – RM)
3) “Ti l’Ovvio (ovvie e meno ovvie considerazioni)” libro di racconti edito di Rossella Longo (Noicattaro – BA)
4) “Il Maracchioni vuole un testo” commedia brillante inedita di Maria Giulia Magrini (Roma – RM)
Menzione Speciale a:
“Una quarantena forzata” commedia brillante inedita di Marco Ciaramella (Pontedera – PI)
Sez B) Poesia a tema comico
1) “ ‘O munno a’ verità” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Francesco Lastaria (Solofra – AV)
2) “Famo du’ conti...” poesia in romanesco con traduzione in italiano di Fabio Tinalli (Olevano Romano – RM)
3) “Il Signore dei fornelli” poesia di Francesco Petrucci (Verona – VR)
4) “Pinocchio” poesia di Gianluca Repossi (Milano – MI)
Menzione Speciale a:
“ Effetti dopo un bicchiere di vino” poesia di Maurizio Laugelli (Girifalco – CZ)
“Un vampiro dal...dentista!” poesia di Alessandro Porri (Roma – RM)
Diploma d’onore a:
“Il rap del mal di testa” poesia di Mario Trapletti (Roma – RM)
Sez C) Poesia a tema libero
1) “Scarpe rosse numero ventiquattro (memoria di un bambino morto a Buchenwald)” poesia di Stefano Baldinu (San Pietro in Casale – Bo)
2) “Solitudine ribelle” raccolta poetica inedita di Roberta Matassa (Bari – BA)
3) “ ‘E criature” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Michele La Montagna (Acerra – NA)
4) “Fu l’incertezza” poesia di Daniele Ambrosini (Cecina – LI)
Premio per Alti Meriti Culturali a:
“Luna” poesia di Laura Marcucci (Roma – RM)
Menzione speciale a:
“Martina” poesia in dialetto calabrese con traduzione in italiano di Saverio Macrì (Bovalino – RC)
“Andromeda” poesia di Rosa Almanno (Orta di Atella – CE)
Premio assegnato per Merito dal Presidente di Giuria ad Autore Emergente a:
Barbara Wioletta Baka, poetessa, per la sua raccolta di liriche inedite in fase di lavorazione (Carapelle – FG).
Premi Speciali
1) Premio Assoluto alla Carriera al dott. Andrea Santaniello (Mercogliano – AV), autore delle poesie a tema libero “Amor di madre” e “Rosse d’amore”
2) Premio Speciale della Critica all’autore Angelo Dario Garziano (Mazzarino – CL) per il racconto a tema comico “Generale d’Armata Tarzan”
3) Premio Speciale per Alti Meriti Culturali Fuori Concorso a Carmelina Petullà (Lamezia Terme – CZ) per il suo eccellente operato culturale ed in particolare per la poesia “Il miracolo della Vita”
Sez D) Narrativa o Teatro a tema libero
1)“Soliloquio della mia morte” monologo inedito di Roberto Collari (Lanusei – NU)
2)“Diversamente uguali” testo teatrale inedito di Rodolfo Andrei (Roma – RM)
3) “Quinta elementare - Sezione B” racconto inedito di Maria Rosaria Esposito (Genova – GE)
4) “Mala Jin. Tulipani nel cemento” romanzo edito di Anna D’Auria (Gragnano – NA)
Diploma d’onore a:
“Nessun gineceo si addice a quelle quattro. Canto muliebre per quattro voci ed un poeta (La metà del mondo può salvare ancora l’altra?)” commedia brillante di Giuseppe Raineri (Bergamo - BG)
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