#premio per opere comiche
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IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”. Scadenza bando il 20 Luglio 2022!
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” indice la IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue” che ha lo scopo di mettere in risalto l’ironia ed il sarcasmo adoperato nella letteratura per trattare le più svariate tematiche. La risata è la medicina naturale migliore per combattere l’insoddisfazione e delusioni che a volte l’esistenza elargisce, e perciò si è usato come motto del premio un antico proverbio che è inno sacro all’allegria. Possono partecipare al concorso scrittori, poeti, attori e registi di nazionalità italiana e straniera senza limiti di età. Introdotte, inoltre, le sezioni C e D per opere a tema libero.
Regolamento e bando di concorso
Art. 1: Il concorso prevede 4 sezioni. Età minima consentita per partecipare: 18 anni. Età massima: nessun limite. E’ aperta la partecipazione pure ad autori stranieri, purché con traduzione in italiano allegata ai testi in lingua originale.
A) Sezione Narrativa o Teatro a tema comico: si partecipa con un testo comico edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie, monologhi o testi di cabaret). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Il tema su cui ironizzare è libero e non ci sono limiti di lunghezza. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
B) Sezione Poesia a tema comico: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche altamente ironiche, comiche e sarcastiche edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Sezione aperta sia ad autori che attori. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
C) Sezione Poesia a tema libero: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche a tema libero edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
D) Sezione Narrativa o Teatro a tema libero: si partecipa con un testo a tema libero edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie o monologhi). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
Art. 2: Ogni concorrente può partecipare ad una o a tutte le sezioni.
La quota di partecipazione a copertura di spese di segreteria è di:
10 euro per una sola sezione, inviando massimo tre elaborati;
15 euro per due sezioni, inviando massimo due elaborati a sezione (quattro in totale);
20 euro per tre sezioni, inviando massimo due elaborati a sezione (sei in totale).
25 euro per quattro sezioni, inviando massimo due elaborati a sezione (otto in totale).
N.B. Se si partecipa a tutte e quattro le Sezioni (quota 25 euro), riduzione di 5 euro per studenti che dimostrino con autocertificazione allegata la frequenza dell’anno in corso, per pensionati e per i tesserati dell’Associazione Luce dell’Arte.
Art. 3: La quota di partecipazione può essere versata nelle seguenti modalità:
in contanti all’interno della busta chiusa contenente tutta la documentazione anagrafica per il premio, soltanto in caso eccezionale di spedizione cartacea per chi sprovvisto di casella elettronica;
tramite versamento su carta Postepay Evolution indicando le seguenti coordinate:
numero carta: 5333 1711 4920 2588
Iban: IT67P3608105138283116883121
beneficiario: Carmela Gabriele
codice fiscale GBRCML77E71H926K
Il contributo richiesto per spese di segreteria tramite ricarica Postepay Evolution può essere effettuato in modo semplice presso sportelli di uffici postali e tabaccherie e richiede a parte una minima spesa di commissione esclusa dalla quota di partecipazione, ossia 1 euro o 2 euro.
Art. 4: Ogni “opera inedita”, deve essere spedita esclusivamente in formato Pdf o Rtf oWord via e-mail in due copie, di cui una anonima e l’altra con firma in calce e dichiarazione di paternità insieme alla scheda di iscrizione con dichiarazione sulla privacy, breve curriculum vitae o biografia allegando fotocopia del versamento della quota effettuato tramite Postepay. Per le “opere edite”, invece, basta l’invio tramite posta elettronica di una sola copia testo.
N.B. Per tutte le sezioni i lavori devono essere spediti alla casella di posta elettronica: [email protected] per il vaglio della Giuria esterna. Per chi non fosse in possesso di indirizzo personale di posta elettronica o poco pratico di essa, potrà fare l’invio del materiale letterario tramite cartaceo secondo modalità richieste per adesione. In questo caso la documentazione e la quota di partecipazione potranno essere spedite a mezzo raccomandata in busta chiusa all’interno del pacco con le opere al seguente indirizzo:
Dott.ssa Carmela Gabriele, Presidente Ass. Luce dell'Arte
Via dei gelsi, n. 5 – 00171, Roma (Rm).
Art. 5: Le opere devono pervenire entro e non oltre il 20 luglio 2022, data di scadenza del Premio.
Tutte le opere giunte non rispettando il seguente regolamento e prive della quota di partecipazione, saranno escluse dal concorso e non restituite. L’Associazione si esime da ogni responsabilità nel caso non arrivasse a destinazione materiale inviato senza posta raccomandata dal partecipante.
E’ possibile seguire tutte le novità Premio sul sito www.lucedellarte.altervista.org e sulle Pagine Facebook intitolate:
Associazione culturale e teatrale Luce dell’Arte
Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”
Art. 6: Verranno scelte per ogni sezione, ad insindacabile giudizio della Giuria di qualità, composta da esponenti della cultura, quattro opere vincitrici, un Premio Speciale della Critica ed un Premio Assoluto alla Carriera. Qualora la Giuria esaminatrice ritenga di premiare altre opere, ci saranno menzioni speciali. Non sono previsti ex-equo.
Art. 7: Ogni vincitore sarà contattato immediatamente per e-mail e telefono al fine di consentire la sua presenza alla cerimonia di premiazione, che si terrà a Roma un sabato o una domenica di Settembre/Ottobre 2022 presso una prestigiosa Sala Eventi. I premi vanno ritirati personalmente il giorno della premiazione, tramite delegato solamente in casi di grave impedimento alla propria presenza, pena la perdita definitiva al diritto del premio.
Art. 8: Le opere giunte per il Premio entreranno a far parte del fondo dell’Associazione Luce dell’Arte.
Art. 9: I premi assegnati per ogni sezione saranno i seguenti:
Grande Targa per i Primi classificati;
Grande Coppa per i Secondi classificati;
Targa per i Terzi classificati;
Trofeo per i Quarti classificati;
Targa per i Premi Speciali della Critica;
Grande Coppa per Premio Assoluto alla Carriera;
Medaglie per le eventuali Menzioni speciali..
Art. 10: Chi partecipa al Premio, accetta tacitamente tutte le condizioni del presente Bando. In base alla vigente normativa sulla privacy, gli indirizzi e i dati personali dei partecipanti verranno utilizzati esclusivamente per il Premio e le altre attività dell’Associazione.
Per richiesta di qualsiasi altra informazione, contattare il Presidente dell'associazione, la dott.ssa Carmela Gabriele, al seguente indirizzo e-mail: [email protected].
Recapito telefonico Ass. Luce dell'Arte: 3481184968. Il sito dell'associazione da visitare è: www.lucedellarte.altervista.org
In fede,
Il Presidente dell'Ass. Luce dell'Arte,
dott.ssa Carmela Gabriele
sede legale. Via dei gelsi, 5, 00171, Roma
A tutti consiglio di fotocopiare e diffondere il seguente Bando per incrementare la partecipazione all'iniziativa culturale.
Scheda di iscrizione da allegare:
Il/La sottoscritt _ _________________________________________
Nato/a a _________________________________ il ________________
Residente a _________________________ Prov. ( _____ ) CAP. _______
Indirizzo __________________________________ n.___________
Nazionalità_________________________
e-mail ________________________________________
telefono fisso ___________________ cell.____________________
eventuale sito web________________________________________________________
Chiede di partecipare alla IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”, sezione/i ____________________________________________________________
Titolo dell’opera/ delle opere con cui partecipa ________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
che dichiaro essere frutto del mio ingegno.
Autorizzo all'uso dei dati personali al solo fine del Premio.
SI (barrare sul consenso)
Luogo e data ________________________________________
Firma ___________________________
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Al via la IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue”. Scadenza bando il 20 Luglio 2022!
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” indice la IV^ Edizione del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue” che ha lo scopo di mettere in risalto l’ironia ed il sarcasmo adoperato nella letteratura per trattare le più svariate tematiche. La risata è la medicina naturale migliore per combattere l’insoddisfazione e delusioni che a volte l’esistenza elargisce, e perciò si è usato come motto del premio un antico proverbio che è inno sacro all’allegria. Possono partecipare al concorso scrittori, poeti, attori e registi di nazionalità italiana e straniera senza limiti di età. Introdotte, inoltre, le sezioni C e D per opere a tema libero.
Regolamento e bando di concorso
Art. 1: Il concorso prevede 4 sezioni. Età minima consentita per partecipare: 18 anni. Età massima: nessun limite. E’ aperta la partecipazione pure ad autori stranieri, purché con traduzione in italiano allegata ai testi in lingua originale.
- A) Sezione Narrativa o Teatro a tema comico: si partecipa con un testo comico edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie, monologhi o testi di cabaret). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Il tema su cui ironizzare è libero e non ci sono limiti di lunghezza. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
- B) Sezione Poesia a tema comico: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche altamente ironiche, comiche e sarcastiche edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Sezione aperta sia ad autori che attori. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
- C) Sezione Poesia a tema libero: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche a tema libero edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book.
- D) Sezione Narrativa o Teatro a tema libero: si partecipa con un testo a tema libero edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie o monologhi). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book.
Ogni concorrente può partecipare ad una o più sezioni. Prevista quota base di adesione di euro 10. Per ulteriori info scrivere a: [email protected] o telefonare al n. 3481184968. Partecipazione via e-mail e per chi impossibilitato via web, partecipazione cartacea. Scadenza bando 20 /07/2022!Tutte le info su www.lucedellarte.altervista.org
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Don DeLillo è il più importante scrittore americano di ogni tempo. Quattro ragioni per promuovere la sua causa al Nobel (ma sappiamo come vanno le cose a Stoccolma…)
Siete d’accordo con me sul fatto che Don DeLillo meriti pienamente il premio Nobel per la letteratura? E subito. Quest’anno, per esempio?
I meccanismi interni dell’Accademia svedese sono opachi, ma l’unica cosa certa è che le loro scelte dei vincitori del premio per la letteratura sono atipiche, nel migliore dei casi, mentre in altri, ottuse e scandalose (vedi Peter Handke). I loro peccati di commissione (quando è stata l’ultima volta che qualcuno ha scritto qualcosa sugli autorevoli Rudolf Christoph Eucken, Carl Spitteler, Frans Eemil Sillanpää, Pearl S. Buck, Nelly Sachs, o Dario Fo?) sono meno gravi solo dei loro peccati di omissione. Alcuni degli autori sui cui l’Accademia ha sorvolato includono: Lev Tolstoj, Henry James, Edith Wharton, Henrik Ibsen, Virginia Woolf, James Joyce, Jorge Luis Borges, Graham Greene, Vladimir Nabokov e, più recentemente e clamorosamente, Philip Roth.
Eppure il premio Nobel continua a superare il Booker, il Pulitzer e ogni altro riconoscimento letterario, in prestigio, impatto globale e spinta verso l’immortalità. Mentre il fatto che, anno dopo anno, Roth continui a essere ignorato è diventato un mesto tormentone per la stampa, io non smetto di mormorare tra me e me “e Don Delillo allora? Non è un’ingiustizia ancora maggiore?”. Anche quando Roth era in vita, ritenevo DeLillo il più grande scrittore americano vivente, e ora la questione non è minimamente discutibile. Roth era senza dubbio un personaggio pubblico di risalto e ha mantenuto un accorto controllo sulla propria carriera e la propria reputazione, mentre DeLillo, sebbene non fosse affatto l’eremita pynchoniano per cui fu un tempo scambiato, si tiene alla larga dai riflettori e gli stipendi da star non lo attirano. Nella misura in cui il Nobel a DeLillo venga discusso, l’opinione diffusa è che sì, forse dovrebbe vincerlo, ma non succederà perché beh… è troppo cerebrale, rimane nell’ombra… un tempo, questo tiepido consenso verso di lui e la sua opera mi deprimeva. Ultimamente però mi sta facendo infuriare. Non solo è un ozioso insulto a DeLillo, ma anche un rifiuto di tutto ciò che la letteratura americana ha raggiunto e ha detto sul proprio popolo e sul mondo, negli anni del dopoguerra.
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Qualsiasi siano i metodi di misura che possiamo usare per determinare la grandezza letteraria, compresi risultato complessivo, varietà e portata degli argomenti, stile compiuto e d’impatto, lunghezza della carriera, originalità e innovazione formale, influenza in patria e all’estero, realizzazione di capolavori, costanza nell’eccellenza, pertinenza dei temi, consistenza del commento critico e dignità nello svolgimento della carriera letteraria, Don DeLillo, ora ottantatreenne, raggiunge il più alto punteggio possibile. Alla sua prima pubblicazione del 1971, Americana, un romanzo fervido e intriso di cinema (provate a immaginare se Mad Men le avesse effettivamente realizzate, le sue pretese letterarie, invece di rappresentarle e basta), sono seguiti sedici romanzi e una raccolta di racconti, nessuno dei quali privo di grande valore e interesse, e molti dei quali annoverati tra i monumenti supremi della narrativa americana del dopoguerra. Una critica ricorrente alla letteratura americana vede una certa arretratezza dei suoi scrittori, per quanto riguarda sviluppo complessivo e realizzazione della carriera, a causa dell’aridità del suolo culturale, contrapposto al più fertile e maestoso modello europeo. Grazie a una carriera così feconda e abbagliante (da qualsiasi parte vogliate esaminarla), marcata da una crescita così evidente: dalla promessa degli esordi alla maestria sbalorditiva della maturità, fino alla fase finale, una varietà crepuscolare e personale, DeLillo mette a tacere tale critica. Oserei affermare che nessun altro scrittore della storia letteraria americana riesca a eguagliarlo per coerenza abbinata a produttività. Persino Roth, nonostante il notevole scatto finale, ha prodotto un discreto numero di fiaschi.
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Se avessi tempo e spazio, riempirei un numero intero con canti di lode a DeLillo e ai suoi romanzi. È dai primi anni ’70 che leggo le sue opere, dedicandogli la massima attenzione e ammirazione e penso dobbiate sapere che ho curato il suo capolavoro supremo Libra, un’esperienza esaltante, il sogno di un editore. Ma per ora concentriamoci sulle motivazioni principali per il Nobel a DeLillo. A mio parere la tesi si basa su quattro argomentazioni.
DeLillo ha sempre negato di aver scritto con l’intento di costituire una sorta di epopea americana enciclopedica alla Dos Passos; tra tutti gli scrittori più rilevanti del nostro tempo, è il meno programmatico e il più intuitivo e guidato dalla parola. Eppure, il risultato finale è enciclopedico ed epico. Tali intuizioni e parole lo hanno condotto nelle regioni chiave e inesplorate della nostra psiche più a fondo di qualsiasi altro scrittore contemporaneo e ad argomenti che, sommati insieme, hanno dato origine a una rassegna completa dell’esperienza americana. Una lista parziale dei suoi temi e delle sue inquietudini include: il cinema e il potere dell’immagine sulla parola, la Guerra Fredda e l’ansia nucleare, l’ossessione americana per lo sport, la tecnologia e la sua spesso sinistra ubiquità (vedi “l’evento tossico aereo”), le conseguenze devastanti dell’assassinio di Kennedy e le domande rimaste senza risposta, le conseguenze, misteriosamente simili, degli attacchi dell’11 settembre, gli squilibri mentali di chi ha celebrità e fama, le sottocorrenti comiche e inquietanti della “vita ordinaria” della classe media, la brama di capitale finanziario, la delirante ricerca plutocratica di una soluzione tecnologica al problema della mortalità e, prolettica e persistente, la centralità indissolubile del terrorismo nella visione che gli americani hanno di sé stessi e del mondo in generale. Come scrisse nella nota riflessione in Mao II, adesso sono gli uomini armati e i bombardieri, non gli scrittori, che danno forma ai nostri racconti e “fanno irruzioni nella coscienza umana”. L’intuizione più sconcertante e indiscutibile che ci abbia offerto uno scrittore del nostro tempo.
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La seconda motivazione per cui DeLillo merita il Nobel risiede nell’incredibile e ineguagliabile sequenza di quattro capolavori compiuti a metà carriera: Rumore bianco (1985), Libra (1988), Mao II (1991) e Underworld (1997). Romanzi per sempre incastonati nella storia dell’eccellenza letteraria americana. I tropi, le frasi, il ritmo di queste opere si sono irradiati in una cultura più ampia, hanno assunto forme diverse e in modalità che l’alta letteratura raramente sfiora. Pafko at the wall. Gli Hitler studies. Gli uomini in mylex. Sette secondi che hanno fatto il Secolo Americano. Tutte le trame tendono ad andare verso la morte. Uomini in piccole stanze. Il futuro è delle folle. Strage della follia. Mi sono messo a rileggere Rumore bianco per la prima volta dalla pubblicazione ed è talmente geniale, cosciente, e terribile e originale e infestato dalla morte e così tanto divertente da aver riconfermato la mia convinzione del fatto che è questo il romanzo chiave della storia post anni ’60, ancor più de L’arcobaleno della gravità. Il pensiero e la parola americani non sono mai stati resi con registri così ironici e autoriflessivi, il monologo interiore del nostro tempo. Ogni frase è marchiata dall’inconfondibile timbro del suo autore. Rappresenta meglio di qualsiasi altro testo letterario la misura in cui il terrore dell’apocalisse sia adesso l’inevitabile nota di fondo della vita quotidiana.
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La terza argomentazione si basa sull’effettiva, sebbene difficile da misurare, estensione dell’influenza dei suoi lavori. Stando al suo agente letterario, le opere di DeLillo sono attualmente disponibili in quarantatré lingue e/o stati. Un vero e proprio fenomeno globale. Azzarderei col dire che il devoto lettore di Bucarest, di Montevideo, di Riyad o di Seul, davanti ai testi di DeLillo, avrebbe una comprensione degli sconvolgimenti, delle contraddizioni e delle follie degli Stati Uniti uguale a quella dello studioso medio con un dottorato in American studies. E tali intuizioni sono state diramate per gentile concessione di un grande artista integralmente radicato in America. La consegna di un inestimabile messaggio contrastante. Per quanto incasinato, questo paese ha comunque creato un DeLillo in grado di comprenderlo e spiegarcelo.
Negli ambiti anglofono e americano, non esiste scrittore più illustre di DeLillo. L’elenco dei suoi ammiratori scomparsi annovera: Nelson Algren, John Updike, Norman Mailer, Gilbert Sorrentino, Harold Bloom, William Gaddis e Philip Roth, mentre tra quelli in vita appaiono personalità quali Paul Auster, Salman Rushdie, Joy Williams, Martin Amis, David Remnick e Joyce Carol Oates, ed è una lista più che parziale. Tra gli autori più giovani, che da lui hanno imparato importanti lezioni ci sono: Marlon James, Rachel Kushner, Dana Spiotta, Jonathan Franzen, Jennifer Egan, Richard Powers, William Vollmann, Joshua Ferris, Benjamin Kunkel, Rick Moody, Jonathan Lethem, e Garth Risk Hallberg. C’è poi il caso speciale del compianto David Foster Wallace, la cui lettura di Rumore bianco quando studiava all’Amherst College, gli scatenò dentro un miscuglio molto particolare di ammirazione e invidia che, probabilmente, innescò la sua ambizione di grandezza. Nel corso dei decenni, lui e DeLillo hanno portato avanti una corrispondenza contrassegnata da reverenza da parte di Wallace e saggia gentilezza e pazienza da parte di DeLillo. Il lavoro di Wallace è sostanzialmente impensabile senza l’esempio di DeLillo, a guidarlo e ispirarlo.
*
E questo mi conduce al quarto e ultimo motivo per cui DeLillo dovrebbe vincere il Nobel: la dignità e la nobiltà che ha apportato alla sua vocazione di scrittore. Potrebbe essere rimasto l’ultimo uomo del tutto libero della letteratura americana. Cerca di evitare il più possibile i fardelli e le strategie della carriera letteraria postmoderna. Le sue apparenze pubbliche a letture e incontri sono rade e rare e, in genere, coincidono con le necessità e i desideri dei suoi editori, all’uscita di un nuovo libro. Protegge con zelo la sua vita privata dall’indiscreta stampa letteraria, ma i suoi conoscenti, agenti ed editori lo definiscono un uomo modesto e affabile, che per caso è anche un genio assoluto. Infatti, nel corso degli anni, ha concesso abbastanza interviste da poterne riempire un libro intero, e in queste interviste racconta la sua storia, le sue intenzioni e ossessioni di scrittore, le sue abitudini lavorative e, soprattutto, tratta del ruolo più ampio che ricopre lo scrittore nella nostra cultura, con spirito epigrammatico e dimessa eloquenza. Se il suo mantra ricorrente è il motto di Joyce “silenzio, esilio e astuzia”, Don DeLillo ha avuto cura di essere perfettamente compreso.
Per combinazione, nel 1997 ho condotto io una di quelle interviste per la Hungry Mind Review, in occasione della pubblicazione di Underworld. Ho scritto di come, nella sua opera, DeLillo abbia “costruito geografie sempre più conturbanti delle stranezze dell’America, catturando, grazie alla sua intelligenza inquieta, sottile e instancabile, le fluttuanti atmosfere di uno stato insicuro, a quanto pare, di ogni cosa, eccetto della sua stessa paura e incertezza”. Alla fine dell’intervista gli ho chiesto perché, paradossalmente, nelle sue stesse opere, la figura dello scrittore è spesso presentata come afflitta da una futilità e un’impotenza quasi comiche. Che è, secondo me, lontano dal modo in cui è considerato o dal modo in cui lui stesso si considera. La risposta di DeLillo è indimenticabile e vale la pena che la riporti: “Lo scrittore ha perso molta della sua influenza e adesso è situato, casomai, ai margini della cultura. Ma non è questo il posto che gli appartiene? Come potrebbe essere altrimenti? E, a mio personal parere, da qui si osserva perfettamente cosa succede nel punto morto delle cose… Non sono particolarmente turbato dallo stato della narrativa e dal ruolo dello scrittore. Più è marginale e forse più diventerà incisivo e attento, tanto che, alla fine, necessario lo diventerà davvero”.
Ventitré anni dopo, Don DeLillo è il più necessario degli autori americani e l’assegnazione del premio Nobel, a giusto riconoscimento di ciò, purtroppo si fa ancora attendere. Si suonino i clacson, rullino i tamburi, si dia inizio subito a questo dibattito. E non ci si fermi fino a quando la giustizia non sarà servita.
Gerald Howard
*Questo articolo è stato pubblicato in origine su “Bookforum”; la traduzione è di Valentina Gambino
L'articolo Don DeLillo è il più importante scrittore americano di ogni tempo. Quattro ragioni per promuovere la sua causa al Nobel (ma sappiamo come vanno le cose a Stoccolma…) proviene da Pangea.
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Sfollato a Pancalieri nel 1943 non mollò mai la sua grande passione, collaborando con la Filodrammatica locale come regista in diverse opere teatrali
Arturo Ambrosio era il padre di Isabella, moglie dell’avvocato Roberto Clara, figura di spicco a Pancalieri, passò in seguito gli ultimi anni della sua vita nel nostro paese, dove morì il 25 marzo 1960.
Nato a Torino il 3 dicembre 1870 da Biagio e Isabella Craveri, una famiglia della piccola borghesia cittadina, preso il diploma da ragioniere, trovò lavoro come impiegato presso una piccola ditta di tessuti, ma la sua grande passione era la fotografia: “Faceva ritratti a tutti”. Dopo essere stato a lungo incerto sulle sue prospettive professionali, decise infine di seguire nel 1901 un corso di specializzazione a Basilea, e nel 1902, abbandonata l’azienda di tessuti dove lavorava, aprì un piccolo negozio di articoli ottici e fotografici nel centro di Torino, in via S. Teresa che divenne ben presto un luogo di incontro per nobili e borghesi e per fotoamatori. Divenne fornitore ufficiale di casa reale, a lui infatti i Savoia, misero a disposizione una stanza della foresteria nel castello di Racconigi e nella tenuta di Sant’Anna di Valdieri.
Sempre più incuriosito dai progressi della fotografia e della cinematografia, nel 1903 si recò a Parigi, dove nel 1895 era nato il cinema, grazie alla meravigliosa invenzione dei fratelli Lumiere. Tornò dalla capitale francese con una macchina da presa e si dedicò ai documentari “la prima corsa Susa-Moncenisio” fu il suo esordio, poi vennero altri successi. L’accoglienza entusiastica dei suoi documentari da parte del pubblico torinese, indusse l’Ambrosio ad abbandonare tutte le altre attività per dar vita nel 1905 ad una società di produzione cinematografica, la Film Ambrosio e C.
Il 1906 segnò l’inizio della produzione con trenta film drammatici, ventidue comiche e trentuno documentari girati per il mondo con la collaborazione di Roberto Omegna, nel 1907 la Ambrosio Film e C. venne sostituita dalla Società Anonima Ambrosio S.p.a., vennero scritturati i migliori attori del momento come Mary Cleo Tarlarini (la prima diva in assoluto del cinema italiano) Ernesto Vaser, Gigetta Morano. Lanciò attori divenuti poi famosi come il francese Marcel Fabre (Robinet) , dal piccolo teatro di posa costruito nel suo giardino di via Nizza, Ambrosio realizzò uno studio in via Catania e successivamente nel 1911 ingaggiò l’architetto Pietro Fenoglio per la realizzazione di un teatro di posa in via Mantova angolo lungo Dora Firenze, considerato tra i più avanzati d’Europa, che permetteva di raggiungere un ottimo livello di illusionismo cinematografico, producendo fino a dodici film al mese
Dopo il successo de: “Gli ultimi giorni di Pompei”, Ambrosio ottenne i diritti di rappresentazione cinematografica di tutte le opere di Gabriele D’Annunzio e vinse il I° premio al primo concorso mondiale di cinematografia con il film Nozze d’oro, nello stesso anno accettò l’invito dello zar Nicola, che desiderava creare anche in Russia una cinematografia nazionale, e vi realizzò numerose pellicole. Purtroppo, l’avvento della Prima guerra Mondiale, provocò un arresto della attività cinematografica, lo stabilimento dell’Ambrosio venne requisito dall’esercito per realizzare una fabbrica di materiale bellico, la crisi economica colpì anche il mondo del cinema, dopo aver prodotto altri film, tra cui Cenere con Eleonora Duse, nella sua unica apparizione cinematografica e il Fiacre n. 13 (girato in parte a Lombriasco) Ambrosio si trasferì a Roma, dove rimase fino al 1943, producendo altre pellicole, tra cui il “Quo Vadis”, infine abbandonò definitivamente il mondo del cinema.
In tutta la sua carriera cinematografica, realizzò 1478 film, sperimentando tutte le tecniche e tutte le possibilità espressive che il mezzo cinematografico offriva.
Arturo Ambrosio, il pioniere del Cinema, abitava a Pancalieri Sfollato a Pancalieri nel 1943 non mollò mai la sua grande passione, collaborando con la Filodrammatica locale come regista in diverse opere teatrali…
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