#questi fantasmi
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fioredialabastro · 15 days ago
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Questi fantasmi
Il giorno tanto agognato s'avvicina, eppure non riesco a percepirne la gioia; essa mi sfugge, come il vapore del nero caffè rovente che dalla tazza s'inerpica in una danza aromatica. Questi fantasmi, di eduardiana memoria, non mi lasciano pace: c'è quello del passato, che avvelena ogni sogno d'amore, nutrendosi dello stesso dolore sepolto e rigenerandosi ad ogni nuova ferita, facendomi sentire maledetta, perduta, rassegnata; c'è quello del futuro, che non perde occasione per ricordarmi il vuoto che mi attende, la fatica e i sacrifici sproporzionatamente grandi rispetto alla soddisfazione di aver raggiunto un traguardo, l'inutilità di aver scelto un progetto di ricerca molto più impegnativo di quanto mi venisse richiesto per una seconda laurea, soprattutto in rapporto alle prospettive lavorative inesistenti o indecenti che da mesi scorgo all'orizzonte. Ci sono momenti in cui la rabbia, verso di me ma soprattutto verso la società, m'assale e prevale, al punto che non mi importa più degli incoraggiamenti dei miei cari, né dei numerosi complimenti che sto ricevendo dai professori e da chiunque venga a conoscenza della mia creatura, frutto di tre anni fuori corso, fatti di studi interdisciplinari, trasferte, lacune da colmare, per un discreto periodo condivisi con il lavoro, che per quanto stimolanti mi hanno prosciugato ogni energia mentale e cristallizzata in un tempo non più mio. Conosco molto bene il nome del sicario che spezza le catene dei miei spettri e li scatena contro di me; questi fantasmi, tuttavia, per quanto basati su dati di fatto, non sono comunque costituiti di verità, bensì di menzogne ben confezionate. Ci sono giorni, però, dove pur conoscendo l'antidoto per scacciarli via, li lascio fluttuare ancora un po' nella stanza buia, in attesa di essere salvata, inerme, dall'unico che può. A volte resto ad osservare l'inferno dalla cima di un burrone, per ricordarmi che posso cadere, purché senza precipitare.
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yankeece · 6 months ago
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"I fantasmi non esistono. I fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili." — Eduardo de Filippo, Questi fantasmi!
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librosviejos · 2 months ago
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Sophia Loren e Vittorio Gassman em Questi fantasmi (1967)
[fonte]
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neapolis-neapolis · 2 years ago
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Antonio Marras, Questi miei fantasmi (2023), Rampe del Salvatore, Napoli.
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vintagebiker43 · 5 months ago
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“Sto male, ma non avendo particolari diritti sindacali sono a Budapest al Consiglio Europeo”.
Che ci crediate o no, questa frase strappalacrime l’ha detta - anzi, scritta - la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Sì, ha affermato di non avere “particolari diritti sindacali”, poverina.
Sì, lo ha scritto per telefono e il messaggio è stato letto a “Un giorno da pecora” a una Geppi Cucciari con le mani nei capelli e arrivato a milioni di persone che i diritti non sanno neanche dove stiano di casa.
E molti di questi al lavoro quando stanno male ci vanno per 800-900 euro al mese senza malattia, ferie pagate, sicurezza, indennità, maternità. Nulla.
In pratica dei fantasmi, completamente dimenticati dal suo governo.
Il problema non è neanche che abbia scritto queste cose, credendo forse di fare la simpatica.
Il problema è che la Presidente del Consiglio non ha la più pallida idea di cosa sia il Paese reale.
Il problema è che ha convinto milioni di italiani di rappresentare il “popolo” contro presunte e oscure élite.
Solo che si è dimenticata di dire che nessuno è più élite di lei.
@Lorenzo Tosa
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raffaeleitlodeo · 28 days ago
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C'è uno spettro che si aggira per l’Europa: è l’Europa stessa, con il suo terrore dell’irrilevanza.
Si agita nell'inconscio collettivo europeo una nostalgia malcelata per quella che Jünger chiamava esperienza estatica del conflitto, per la guerra come esperienza trasformativa che, sola, innalza l'individuo al di sopra della sterile quotidianità borghese e lo pone al cospetto delle questioni fondamentali dell'esistenza.
Quando gli Scurati lamentano "la mancanza di guerrieri" e invocano "lo spirito combattivo", raccontano una cultura che ha una paura radicale della propria insignificanza. Quando i Galimberti affermano che "la pace intorpidisce" mentre "la deterrenza" ci salverà, stanno dando voce a un'inquietudine profonda: quella di una civiltà che è terrorizzata all’idea di aver perso la propria passione. Questi e altri intellettuali non stanno semplicemente facendo analisi politiche; stanno rivelando una ferita narcisistica collettiva, che si incarna con maggior facilità in uomini di mezza età dal passato più o meno glorioso e dal futuro senz’altro ridotto.
L'Europa, che si sentì centro del mondo per secoli, oggi non è più l'epicentro della produzione economica mondiale, non è più l'avanguardia tecnologica, non è più l'autoritratto dell'umanità. Non è mai stata fino in fondo nulla di tutto questo, intendiamoci, ma aveva quantomeno delle buoni ragioni per raccontarsi delle storie. Oggi l’Europa guarda a quel che chiama Oriente e vede il futuro che si costruisce senza chiedere permesso. Guarda al mitico Occidente e scopre di non farne più parte, con gli USA che si chiudono in sogni (o incubi, a seconda dei punti di vista) isolazionisti. E così come un vecchio imperatore che sente sfuggire il potere assieme alla lucidità, si aggrappa all'ultimo gesto rimasto: la forza.
Questa è la verità occulta che spinge intellettuali di valore a pronunciare parole che dovrebbero far rabbrividire. Non è la ragione a guidare queste dichiarazioni, ma una passione segreta per l’estrazione dell’ultima goccia di significato dal conflitto, un bisogno di senso che si nutre della contrapposizione con l'altro - bisogno che, pur elaborato culturalmente, affonda le radici nelle strutture fondamentali dell'esperienza umana, nel modo stesso in cui l'identità si costituisce attraverso la differenza. E oggi la guerra promette di strappare la civiltà europea dalla sua condizione di torpore, e di restituirle quel che più le manca: un protagonismo storico, una missione, un'identità. A partire da un nemico comune che, dopo aver fatto l’Europa, faccia finalmente gli Europei.
La paura che agita il nostro inconscio collettivo è l’essere usciti dalla storia, condannati a un eterno presente senza sfide, senza antagonismi e quindi senza grandezza. La guerra è l'ultimo rifugio contro l'insignificanza, quella “festa negativa” che per Caillois sospende le regole ordinarie della civiltà e libera le energie represse. In un'Europa annoiata da se stessa, dove ogni giorno è la replica più stanca del precedente, la seduzione del conflitto sta nella promessa di un'interruzione della fine, o quantomeno di una sua posticipazione.
Ma la sfida per il pensiero europeo non è rianimare fantasmi guerrieri per compensare l'ansia della propria irrilevanza. È, piuttosto, reinventare forme di intensità esistenziale che non passino attraverso la distruzione, che riconoscano le ragioni del terribile amore per la guerra cantato da Hillman e sappiano quindi elaborare un modello di convivenza globale che non necessiti di una minaccia per generare significato. È costruire un'identità fondata sulla creazione anziché sulla paura, e sull’abitare serenamente il margine anziché ansiosamente il centro. È convivere serenamente con la vecchiaia e con la morte. È superare la tentazione di trascinare tutto e tutti nel proprio declino. Se l'Europa non riuscirà in questa impresa di immaginazione politica, resterà prigioniera della nostalgia. Questa via non porterà affatto alla grandezza sognata, ma solo a una nuova, devastante messa in scena di quell'antica violenza fondatrice che è il mito stesso di Europa, stavolta sotto forma di farsa.
Andrea Colamedici, Facebook
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tettine · 2 months ago
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Lucio mi sembra una persona molto carina e dolce ma con un triliardo di fantasmi nell'armadio e appena uno di questi verrà fuori verrà bruciato perché lo stiamo idealizzando troppoo
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lostaff · 6 months ago
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Ch-ch-changes
🌟 Novità
Sul web, quando gestisci i tag seguiti, sono ora elencati in ordine alfabetico anziché in base all'ultima visualizzazione.
La casella di ricerca ha subito alcune modifiche al design e le Community sono ora incluse insieme agli altri suggerimenti quando la casella viene aperta per la prima volta.
Nelle Community, la scheda Popolare, che non è mai stata implementata completamente, e la scheda Scopri, che non è stata utilizzata come speravamo, sono state rimosse per il momento.
🛠 Correzioni
È stato risolto un problema che impediva ai nomi di blog cancellati o modificati di essere immediatamente disponibili per l'uso.
Per un breve periodo di tempo, mostravamo accidentalmente gli annunci di Blaze Pro agli abbonati Premium che avevano impostato la navigazione senza annunci su “Mostra solo annunci di Blaze”. Non era nostra intenzione incrociare questi flussi. Il problema è stato risolto.
I fantasmi hanno rubato i badge di Boop per fare un dispetto. Ora li hanno restituiti.
🚧 In corso
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avalonishere · 1 month ago
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𝑰 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒆𝒊 𝒃𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒊 𝒊𝒔𝒓𝒂𝒆𝒍𝒊𝒂𝒏𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒂𝒓𝒄𝒆𝒓𝒂𝒕𝒊
LENTAMENTE EMERGONO I RACCONTI DEI BAMBINI ISRAELIANI RILASCIATI DALLA PRIGIONIA DI HAMAS
Hanno sofferto la fame, sono stati drogati, gettati in tunnel umidi e buie soffitte, oppressi e picchiati dai loro rapitori o da folle di invasati. Sono stati marchiati a fuoco sulle gambe con i tubi di scappamento delle moto in modo che potessero essere identificati se avessero cercato di scappare, sono stati costretti a guardare i terrificanti video delle atrocità terroriste commesse il 7 ottobre la cui vista nemmeno gli adulti riescono a reggere senza sentirsi male.
Quando chiedevano di andare in bagno dovevano aspettare per ore, quando piangevano venivano minacciati con armi puntate alla testa al grido “stati zitto!”. Alcuni da quando sono tornati riescono solo a sussurrare, altri non parlano mai. Avevano lividi e pidocchi, non si sono fatti la doccia per più di 50 giorni. Per più di 50 giorni non hanno visto la luce del giorno, perdendo la nozione del tempo, una bambina di 9 anni crede di essere stata via un anno. Hanno bevuto acqua fangosa o salata. Alcuni avevano ferite gravi che sono state curate male o non sono state curate per niente.
Gli aguzzini li terrorizzavano dicendo che i loro genitori li avevano dimenticati, che non li volevano più, che sarebbero rimasti in quei tunnel per sempre, che nessuno sarebbe venuto a riprenderli. Un ragazzino di 12 è stato chiuso al buio, da solo, per 16 giorni prima di essere riunito con alcuni altri ostaggi. Due gemelle di tre anni sono state separate l’una dall’altra e dai loro genitori.
“Sappiamo che alcuni bambini rapiti da Hamas sono stati abusati sessualmente. Non sono tra i piccoli che abbiamo in cura noi qui, si trovano in un’altra delle strutture mediche che hanno preso in carico gli ostaggi minorenni dopo il rilascio”.
Ne parla in un’intervista all’ANSA Omer Niv, vice direttore e pediatra dello Schneider Children’s Medical Center, il maggiore ospedale pediatrico di Israele e del Medio Oriente, dove sono in cura 19 piccoli ostaggi rilasciati dopo 50 giorni di prigionia a Gaza. “Sono come fantasmi. Soffrono di una depressione grave in misura mai vista prima, sono tristi, camminano lentamente, non vogliono uscire dalla stanza, scoppiano a piangere se vedono un estraneo, hanno paura, masticano il cibo lentamente, temono ogni rumore”, racconta Niv.
Abigail, Raz, Aviv, Yuval, Emilia, Ofri e tutti gli altri bambini strappati alla loro infanzia sono riemersi da Gaza senza punti di riferimento a cui aggrapparsi: le loro case sono state bruciate, i lettini non ci sono più, giocattoli e libricini ingoiati dalla distruzione che Hamas e Jihad si sono lasciati alle spalle il 7 ottobre. Niv non nasconde le difficoltà che gli stessi team di specialisti stanno incontrando nel curare i piccoli pazienti, dice chiaramente che stanno andando avanti per tentativi, elaborando un metodo per ciascun bambino tornato: “Non ci sono nella letteratura scientifica esempi in cui bambini piccoli di 2, 3, 4 anni siano stati rapiti, tenuti in luoghi claustrofobici, in condizioni igieniche estreme, separati dai loro genitori, nutriti a malapena, torturati con false notizie come la morte di papà e mamma anche se non era vero, con la storia che Israele non esiste più e nessuno sarebbe andato a salvarli. Non c’è mai stata una terapia per questi danni.
Perché non era mai successo niente del genere nella storia dell’umanità – ammette il pediatra – Con psichiatri, psicologi, medici di diverse specializzazioni, sociologi, affrontiamo i bambini uno per uno.
In un certo senso ci sentiamo impotenti”.
Una madre con due bambine di 3 anni è con noi già da una settimana, dal momento del rilascio. Vogliono restare qui: la loro casa è stata data alle fiamme in un kibbutz, il papà è rimasto in ostaggio a Gaza, non vogliono uscire – spiega – Che cosa posso dire a una bambina di 3 anni che ha visto il padre rimanere prigioniero, la madre che piange perché rivuole il marito. I bambini piccoli non riescono a raccontare quello che provano, si chiudono, non dormono, alcuni non hanno un’idea del tempo, non sanno quanto sono rimasti prigionieri, sono stati spostati da un posto all’altro, non sappiamo dove”, si avvilisce Niv.
“Abigail ha 4 anni, i terroristi le hanno ucciso i genitori davanti ai suoi occhi. Lei è riuscita a correre via, si è rifugiata in casa dei vicini, ma poi è stata portata a Gaza con una donna e i suoi tre figli. E’ rimasta senza nessuno dei suoi parenti stretti, papà e mamma morti, senza poter gridare, singhiozzare, lavarsi semplicemente i denti… Come dobbiamo curare questa bambina? In certi momenti ci sentiamo impotenti – dice Niv abbassando la voce di fronte a un dramma così schiacciante – Non sappiamo come sarà la loro situazione mentale domani, tra anni. Ci vorrà molto tempo. Questi bambini probabilmente avranno bisogno di essere curati per tutta la vita”, riconosce il vice direttore dello Schneider.
Hamas ha sedato gli ostaggi con farmaci prima di consegnarli alla Croce Rossa per il rilascio, allo scopo di “farli sembrare calmi e sereni” davanti alle telecamere benché avessero subìto 50 giorni di prigionia, abusi fisici, privazioni e terrorismo psicologico. Lo ha detto ieri la professoressa Ronit Endevelt, capo del Dipartimento nutrizione del Ministero della Sanità israeliano, durante un’audizione alla Commissione Salute della Knesset.
• Ansa, Israele.net —
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gregor-samsung · 1 year ago
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" La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale: non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso, follia. La traccia di tutto ciò è sparita perché non era destinata a restare, ma la nostra forza è nel non avere nessuna mitizzazione dei fatti: agire non è una specializzazione di casta, ma lo diventa mediante il potere a cui l’agire viene indirizzato. L’umanità maschile si è impadronita di questo meccanismo la cui giustificazione è stata la cultura. Smentire la cultura significa smentire la valutazione dei fatti in base al potere.
La maternità è il momento in cui, ripercorrendo le tappe iniziali della vita in simbiosi emotiva col figlio, la donna si disaccultura. Essa vede il mondo come un prodotto estraneo alle esigenze primarie dell'esistenza che lei rivive. La maternità è il suo “viaggio”. La coscienza della donna si volge spontaneamente all'indietro, alle origini della vita e si interroga. Il pensiero maschile ha ratificato il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l’eroismo, la sfida tra le generazioni. L’inconscio maschile è un ricettacolo di sangue e di paura. Poiché riconosciamo che il mondo è percorso da questi fantasmi di morte e vediamo nella pietà un ruolo imposto alla donna, abbandoniamo l’uomo perché tocchi il fondo della sua solitudine. "
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.
(Libro elettronico; 1ª edizione: casa editrice "Rivolta Femminile", 1970)
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elperegrinodedios · 1 year ago
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Poco tempo fa pubblicai questo post nella speranza che si leggesse e si "facesse bene caso al virgolettato".
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Gioielli come questi:
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E questi:
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E ancora questi:
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E cosi tanti cristiani senza tener conto di questo hanno pensato bene, di non credere in tutto ciò e li hanno e li indossano ancora. Guardate bene, che tale testimonianza, non viene da un pentito qualsiasi ma dal numero due della cupola di quel periodo e che da allora sfugge alla persecuzione pena la morte per avere rinnegato e portato alla luce nomi e fatti degli illuminati, massoni e tanti tanti stregoni, che fanno parte dei potenti e che praticamente decidono le sorti del mondo. E...
... allo stesso modo...
da molti anni ormai, oltre ai gioielli suddetti e ai souvenir acchiappaspiriti maligni, ci hanno dato in pasto anche la festa inventata di *Halloween, festeggiata in tutto il mondo, fonte inesauribile di eventi di natura satanica, approfittando della totale ignoranza e dell'assoluto menefreghismo dell'uomo. *Halloween è una festa satanica si! È ormai famosa in tutto il pianeta. L'hanno data in pasto ai bambini col dolcetto scherzetto che la considerano un secondo carnevale ancora più attraente, innocente e praticata dovunque. Già, pubblicizzata e sponsorizzata anche da diversi mass-media che sono posseduti dai demoni di ricchezza e potere e, perciò mentono sapendo di mentire. Si professano tutti credenti cristiani ma intanto, aumentano e dilagano gli omicidi e gli stupri, le guerre ed i genocidi, in aumento lo spaccio di droga e il grande sfruttamento della prostituzione e dei poveri. E dichiarano tutti di volere la pace, ma intanto fanno la guerra, che l'Italia sostiene di rinnegare, mentre vende loro le armi. Questa è la realtà che stiamo vivendo.
** Scheletri e fantasmi, maschere mostruose e zombi insanguinati, i coltelli affilati e le zucche vuote vengono esposti e venduti da giorni nelle vetrine delle nostre città. L'evento Halloween, o meglio il fenomeno Halloween, è stato ormai da tempo violentemente imposto nella nostra reale vita sociale, sembra non esserci più scampo per quella che tanti satanisti e stregoni considerano come la notte più importante dell'anno, il 31 di Ottobre. Il grande Sabba, il capodanno satanico viene reclamizzato da questa "pseudo festività" che si trasforma, da un falso appuntamento di marketing ad un business dell'occultismo ad un veicolo per le terribili realtà magico-esoteriche che vorrebbero prepotentemente sostituirsi alle grandi religioni monoteiste. Le sette occulte, le psicosette, i gruppi pseudo religiosi, esultano in questi giorni, perchè sono estremamente buoni e propizi per adescare e reclutare nuovi adepti. Il vero disegno è di desacralizzare e profanare e boicottare, la ricorrenza in cui vengono ricordati tutti i martiri nella celebrazione che poi anticipa la memoria di tutti quei defunti del 2 Novembre, ridicolizzando di fatto, il principio cristiano della comunione dei santi. Ci sarebbe molto altro, ma questo può bastare, per rendere almeno l'idea e continuare a descrivere il degrado dell'umanità. E i demoni ridono! Povero mondo, pover'uomo!
Per tutto questo è assai grave abituare le nuove generazioni al culto dell'orrore e della violenza e rendere normali e divertenti figure orride, come quelle ripugnanti, fantasmi e vampiri, streghe e demoni, con la finta motivazione di esorcizzare e superare la paura della morte. È una becera ed infame menzogna. E il Re della menzogna ride!!
lan ✍️
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alonewolfr · 6 months ago
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Piantala con questi mostri... I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te. Devi avere paura degli uomini, non dei mostri.
|| Nicolò Ammaniti - Io non ho paura
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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BUON 2024 - di Gianpiero Menniti
INGANNI IRRIPETIBILI
La prima immagine è di Louis Faurer, colta in una strada di New York nel 1947.
Le successive sono di Nino Migliori, bolognese, classe 1926, tuttora vivente: racconti silenziosi dell'Italia dal 1950 al 1957 circa.
La fotografia è una delle forme d'arte più intimamente tragiche emerse nell'età contemporanea: s'affianca alla millenaria pittura e come tutto quello che è accaduto e accade in quest'epoca assiale, è anch'essa fagocitata dalla velocità della trasformazione di ogni artefatto in traccia digitale.
È divenuta "storia", "momentum" che permane nel suo "movimento" intriso in una radice e proteso in uno sviluppo: si arresta e lascia il passo ai pensieri.
E in questi non riusciamo a farci capaci di accettare che i bagliori chiaroscuri siano fantasmi.
Come l'Anno che scompare e l'Anno che inizia formino l'illusione di un passaggio.
Ci affliggiamo nell'insensata scansione del tempo, rifiutando di abbandonarci ai suoi cicli segnati dalla sola natura.
Eppure, anche questa è civiltà che sarebbe irragionevole disprezzare: un edificio complesso, labirintico, spesso ineffabile.
Così, sovvengono a definirla le forme artistiche e la storia.
Per necessità.
Viviamo immersi in inganni irripetibili.
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susieporta · 7 months ago
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PAURA
(post da leggere con calma per digerirlo al meglio)
Quando parliamo di gestione emotiva, salta sempre fuori qualcuno che obietta: "eh ma la paura è importante, ci avverte del pericolo".
È importante sottolineare la differenza, in questo caso, tra paura istintiva e paura emotiva.
La paura istintiva è un'emozione legata al nostro istinto di sopravvivenza, e ci ha permesso di sopravvivere alle tigri dai denti a sciabola, alle tribù avversarie, al buio della notte quando andavamo a caccia nella foresta, alla fame e alla sete.
La paura emotiva è viceversa legata alle nostre fantasie catastrofiche circa un futuro che potrebbe non verificarsi mai, e che smuove i nostri fantasmi interni attraverso immagini e parole.
Domani potrei morire; domani mi lascerà, mi tradirà, mi abbandonerà per sempre; tra sei mesi non potrò laurearmi, avviare quel progetto, fare una famiglia, ecc.
Ora, il punto fondamentale che gioca a nostro sfavore - e qui vi prego di prestare la massima attenzione - è che le fantasie e le parole catastrofiche che si collegano alla paura emotiva, poggiano le loro basi sulle sensazioni primordiali della paura istintiva.
Quando mio padre o il mio capoufficio mi guardano storto, oppure quando la mia fidanzata o il mio fidanzato parlano in modo triste della nostra ultima uscita al ristorante; oppure quando semplicemente qualcuno mi ruba il parcheggio, io non faccio differenza tra questi eventi, e il pericolo di morte suscitato dalla sensazione di pericolo che avverto sulla mia schiena sudata, sulle mie gambe tremanti, o sui miei occhi spalancati.
Il sistema simpatico si è già attivato prima che sorga un pericolo reale, verificabile, e soprattutto anche se non è davvero un pericolo mortale.
Ondate di adrenalina e cortisolo hanno già invaso il sistema limbico e la neocorteccia, e la vista è completamente annebbiata dalla paura. Il mio cuore pompa sangue a mille battiti al minuto, e le mie gambe sono paralizzate.
Poggiando sul sistema della paura istintiva, la paura emotiva è più facilmente attivabile nelle sue fantasie di pericolo le quali rinforzano a loro volta le sensazioni ataviche della paura istintiva, in un circolo vizioso nel quale scambiamo continuamente un'occhiataccia del capoufficio con un assalto di una tigre dai denti a sciabola.
Ecco perché il lavoro da fare, nel caso in cui ci sono delle fragilità, dei blocchi emotivi ed energetici, è sempre prima di tutto un lavoro primitivo sui sistemi sottili di attivazione e disattivazione, sull'autoregolazione organismica, e sul sistema energetico di carica e scarica.
Possiamo credere alle nostre fantasie mentali solo perché generano e vengono sostenute da sensazioni corporee, alle quali per milioni di anni abbiamo affidato la nostra vita.
Nel mio nuovo libro, che uscirà cartaceo tra pochi giorni e che è già online formato Kindle, propongo numerose strategie e tecniche veloci per gestire gli stati autonomici.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Eduardo De Filippo: gigante del teatro italiano
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Eduardo De Filippo, nato a Napoli il 26 maggio 1900 (anche se per molti anni si è creduto che la sua data di nascita fosse il 24), è stato un drammaturgo, attore, regista, sceneggiatore e poeta italiano, considerato uno dei più grandi esponenti del teatro del Novecento. Figlio naturale dell'attore e commediografo Eduardo Scarpetta e della sarta teatrale Luisa De Filippo, crebbe in un ambiente artistico fin dalla tenera età. Gli esordi e la compagnia "Teatro Umoristico I De Filippo" Iniziò a recitare giovanissimo, dapprima nella compagnia del padre e poi con i fratelli Titina e Peppino. Nel 1931 fondò con loro la compagnia "Teatro Umoristico I De Filippo", che riscosse un grande successo in tutta Italia grazie a commedie come "Questi fantasmi!" (1946), "Sik-Sik" (1929) e "Napoli milionaria" (1945). Il teatro di Eduardo: tra umorismo e riflessione Le opere di Eduardo De Filippo si caratterizzano per un umorismo profondo e mai banale, spesso intrecciato a riflessioni sociali e filosofiche. I suoi personaggi, spesso maschere tipiche della tradizione napoletana, rappresentano le debolezze e le contraddizioni dell'essere umano con grande realismo e commozione. Tra le sue commedie più celebri ricordiamo "Filumena Marturano" (1946) e "Sabato, domenica e lunedì" (1959). Attività cinematografica e televisiva Oltre al teatro, De Filippo si dedicò anche al cinema e alla televisione. Tra i suoi film più noti ricordiamo "L'oro di Napoli" (1954) di Vittorio De Sica e "Ferdinando, I° re di Napoli" (1959) di Peppino De Filippo, suo fratello. In televisione, invece, fu protagonista di diverse serie di grande successo, come "Le voci di dentro" (1974) e "Il sindaco del Rione Sanità" (1960). Eredità Eduardo De Filippo è scomparso a Roma il 31 ottobre 1984, lasciando un'eredità artistica immensa. Le sue opere continuano ad essere rappresentate con grande successo in tutto il mondo e sono considerate dei capolavori del teatro italiano. La sua figura di artista completo e poliedrico rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la cultura italiana del Novecento. Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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smokingago · 2 years ago
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In qualche posto difficile della mia vita mi è capitato di mettermi a parlare da solo.
C’è una briciola di conforto nella voce umana e , in mancanza di meglio, va bene anche la mia.
Mi rivolgevo al corpo, chiedendogli come riusciva a sopportare.
Non mi rispondeva, se ne stava assorto, pronto, paziente.
Ho saputo in quei posti che aveva senso chiedere al corpo.
E ho saputo che non ero il suo proprietario, ma l’ultimo inquilino.
Lo avevo ereditato da innumerevoli antenati che lo avevano sperimentato nelle usure di grandiose fatiche, pericoli, ferocie.
Era una macchina da combattimento addestrata alle svariate sopravvivenze.
Capivo dalla sua pazienza che aveva margini di resistenze inesplorate da me.
Nascendo si eredita oltre alla propria vita anche l’immenso tempo precedente della specie umana.
Sta nelle ossa, nei nervi, nei sensi, nell’ossicino detto labirinto che dall’interno dell’orecchio governa l’equilibrio.
So di abitare un animale antico e di arredarlo con quello che mi capita vivendo.
Come un vecchio appartamento di Napoli, l’ho trovato già pieno di fantasmi, incubi, tarantelle, orchi e principesse che avevano lasciato impronte precedenti.
Potevo imbiancarle ma non cancellarle.
Mi accorgo del corpo, della sua indipendenza da me quando si trova allo stremo.
Allora è bene per me ammutolire i pensieri e starmene in ascolto.
All’inizio avverto l’andatura automatica della macchina cuore/polmone, seguo il sangue che viaggia per biforcazioni fino all’estremità dei capillari. Da lì rimbalza e torna indietro.
Proseguo la discesa negli organi, infine nelle ossa.
A quel punto della percezione sto rannicchiato, minuscolo dentro un’immensa fabbrica che esegue un suo spartito di lavorazioni.
Il corpo batte musica pure dentro il dolore, nello sfinimento.
E’ indifferente all’ultimo inquilino che lo sta abitando.
Morire sarà allora sgomberare il locale, rimetterlo alle sue componenti indistruttibili, alla terra, all’aria, all’acqua, al fuoco.
La polvere del suolo di cui parla l’opera di creazione dell’Adam, contiene l’energia di una materia viva.
Da meridionale cresciuto sopra terre sismiche la riconosco in ogni terremoto.
Questi pensieri mi hanno accompagnato nelle esperienze fisiche della mia esistenza.
Mi hanno assegnato le misure che mi spettano dentro la vastità del tempo e dello spazio.
Invece di sgomento mi hanno trasmesso pace, togliendomi un po’ di grasso dalla presunzione di possedere un corpo.
Erri De Luca - da “Il corpo abitato”
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