#condizione della donna
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molecoledigiorni · 1 year ago
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C’e ancora domani
Un esordio alla regia veramente notevole, un film bellissimo. Fatevi un regalo, andate a vederlo.
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gregor-samsung · 8 months ago
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" La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale: non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso, follia. La traccia di tutto ciò è sparita perché non era destinata a restare, ma la nostra forza è nel non avere nessuna mitizzazione dei fatti: agire non è una specializzazione di casta, ma lo diventa mediante il potere a cui l’agire viene indirizzato. L’umanità maschile si è impadronita di questo meccanismo la cui giustificazione è stata la cultura. Smentire la cultura significa smentire la valutazione dei fatti in base al potere.
La maternità è il momento in cui, ripercorrendo le tappe iniziali della vita in simbiosi emotiva col figlio, la donna si disaccultura. Essa vede il mondo come un prodotto estraneo alle esigenze primarie dell'esistenza che lei rivive. La maternità è il suo “viaggio”. La coscienza della donna si volge spontaneamente all'indietro, alle origini della vita e si interroga. Il pensiero maschile ha ratificato il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l’eroismo, la sfida tra le generazioni. L’inconscio maschile è un ricettacolo di sangue e di paura. Poiché riconosciamo che il mondo è percorso da questi fantasmi di morte e vediamo nella pietà un ruolo imposto alla donna, abbandoniamo l’uomo perché tocchi il fondo della sua solitudine. "
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.
(Libro elettronico; 1ª edizione: casa editrice "Rivolta Femminile", 1970)
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ladyswartzrot · 9 months ago
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Lei desiderava un bel maschio; sarebbe stato grande, grosso e bruno, lo avrebbe chiamato Georges, e in quest'idea di avere un figlio, non una figlia, vagheggiava la rivincita su tutte le sconfitte del passato. Un uomo, almeno, è libero; può passare attraverso le passioni e i paesi, superare gli ostacoli, gustare le più remote felicità. Ma una donna è continuamente frustrata. Inerte e flessibile insieme, ha contro di sè le debolezze della carne come le schiavitù del codice. La sua volontà, come il velo del suo cappello trattenuto da un cordoncino, palpita a ogni vento; c'è sempre qualche desiderio che la trascina, c'è sempre qualche convenienza che la trattiene.
Madame Bovary - Gustave Flaubert
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palmiz · 3 months ago
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La più completa ed esaustiva risposta che ho letto in questo valzer di sapienze da tastiera:
Vanni Frajese, medico endocrinologo e professore presso l'Università "Forop Italico" di Roma:
"Intanto, l'"intersessuale" NON esiste:
è un termine giornalistico/culturale, ma a livello biologico è un termine che non viene accettato, perché non rappresenta niente.
Nella scienza c'è bisogno delle definizioni per definire le cose esattamente come sono.
Per poter dire se una persona sia un maschio o una femmina, c'è bisogno di oggettività. In tempo passato, bastava il fenotipo, cioè io ti guardo e so direttamente se sei un maschio o una femmina. Dopodiché, abbiamo scoperto che l'uomo ha i cromosomi XY, mentre la femmina XX, che poi mi dà le caratteristiche sessuali secondarie. Però, il sesso genetico/biologico, in alcuni rari casi non si trasforma nel sesso appropriato.
In particolare, questo riguarda fondamentalmente i maschi. Il testosterone normalmente viene prodotto e agisce quando hai il cariotipo XY, dando un fenotipo maschile (testicoli, peli, massa muscolare...). L'unica condizione, in cui si può avere una persona fenotipicamente femminile ma con i cromosomi XY, è quando si ha la resistenza completa agli androgeni: questo è l'unico caso (rarissimo), in cui c'è qualcuno a cui alla nascita gli viene attribuito il sesso femminile (perché l'aspetto fenotipico è della donna), ma in realtà cromosomicamente è un maschio. Quindi, una persona con questa problematica non andrebbe mai a fare boxe, perché l'androgeno "non gli funziona" e quindi ti stai confrontando con chi ha un vantaggio biologico rispetto a te.
Visto che ormai, all'interno dello sport e della medicina, è entrata l'ideologia che dice che non esiste il maschio o la femmina, ma facciamo tutti parte di un ampio spettro, bisognerà che il CIO, piuttosto che prendere quello che c'è scritto sul passaporto, in casi "sospetti" faccia un protocollo che permetta di certificare 3 cose:
1) Il componente cromosomico;
2) Il componente endocrino (quanto testosterone hai);
3) Il componente fisico.
Ad esempio, se una persona ha i livelli di testosterone alti ma non tantissimo (perché si abbassano anche farmacologicamente), ma XY e ha (o ha avuto) gli organi sessuali maschili, comunque BIOLOGICAMENTE è un maschio. Se poi la società (in genere quella occidentale) lo vuole qualificare come qualcosa di differente (perché lui ci si sente), non è un problema (sono liberi di farlo!), ma BIOLOGICAMENTE rimane un maschio: un maschio biologico può fare quello che vuole nella vita, ma NON DEVE COMPETERE con una femmina biologica, perché ha un vantaggio.
Se queste prove che certificano il sesso biologico degli atleti non vengono effettuate, un domani qualunque persona può decidere di registrarsi come donna, fare o non fare l'operazione (perché tanto sono fatti suoi e non lo verremo a sapere) e andare a competere con le donne, ma questo NON deve accadere, perché altrimenti l'idea stessa dello sport verrà distrutta.
Lasciate perdere gli attuali protagonisti, perché è inutile puntare il dito sulla singola persona, é l'idea che è molto più interessante. Nel caso di Imane Khelif, entriamo nel campo delle opinioni (non delle certezze): da quello che ho capito io, la genetica XY, i livelli di testosterone alti e quella struttura fisica, per me è un MASCHIO".
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blogitalianissimo · 4 months ago
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Per rispondere alla tua domanda, Khalif è idonea Per le olimpiadi perché, come citato dall'ask precedente, I termini sono a carico del comitato nazionale algerino. Che aveva già accusato il campionato mondiale di cospirazione e aveva detto che avrebbe inviato khelif a Parigi a Prescindere. Poi per quanto riguarda le 5 sconfitte, il problema si fa complesso. Come hai detto tu stessa (stessæ?) Khelif è una donna intersex, cioé è affetta da una condizione genetica che rende difficile stabilire il sesso effettivo. Il termine intersex però è molto vago, e include molti individui, molti dei quali sterili. La famosa attrice Kim Novak era intersex. La pugilista, a quanto risulta, è vaga a riguardo della sua condizione, e così lo staff medico algerino. Lei è stata pinzata con livelli di testosterone più alti di quanto ammessi. Lo staff medico asserisce che si tratta di una condizione medica dovuta al suo stato di intersex, non si sa (almeno io non sono riuscito a capire) se per scompenso ormonale oppure per presenza di organi maschili (testicoli) NON necessariamente invalidanti lo status di donna: infatti molti individui intersex posseggono una combinazione di entrambi gli organi. Detto ciò, è stata squalificata a causa di questa presenza, e sebbene abbia superato gli esami antidoping per le olimpiadi (NON a carico del paese d'origine, come invece gli esami parametrici), rimane questo alto (per una donna, non stiamo parlando del grado di testosterone di un adolescente maschio) grado di testosterone. Il che è strano, perché prima non c'era. Infatti nei suoi 14 scontri, i primi sono stati disastrosi: i primi tornei di Khelif sono terminati con umilianti sconfitte al primo turno (le 5 donme che l'hanno battuta). Poi, all'improvviso, cominciò a sdraiare tutte le sue avversarie, arrivando alla finale del campionato mondiale nel 2023. Un risultato non da poco per chi prima si faceva mettere al tappeto al primo turno. Questo ha generati molte controversie in ambito sportivo, anche perché l'atleta italiana NON è stata la prima a lamentarsi di colpi troppo forti, specie dopo la grande "rimonta" di Khelif. E direi che un'atleta che si alleni tutta la vita per le Olimpiadi è poco probabile che le lasci solo per fare propaganda di destra.
In conclusione, bisogna mettere in chiaro alcuni punti:
1. Khelif è una donna. Checché ne dicano, non è transgender, ma soffre di una condizione estremamente rara e mutagena, che a volte porta a morte giovane o sterilità. Sebbene abbia cromosomi XY è riconosciuta dalla nascita come donna dallo stato algerino (che non è esattamente hippieland).
2. La sua condizione PUÒ darle un vantaggio teorico e pratico nello sport: i dettagli non sono noti (perché sono cazzi sua) però non è raro che chi soffre della sua stessa condizione produca testosterone, anche a tratti, e quindi formi più muscoli più velocemente.
3. La sua condizione PUÒ permetterle di doparsi senza timore di essere squalificata grazie alla copertura dello staff medico algerino
4. Il comitato olimpico ha deciso per il momento di non indagare ulteriormente, e loro sono la maggiore autorità del caso: se per loro non sussiste rischio, ogni accusa è da considerarsi infondata. I colpi molto forti sono spiegabili dal fatto che semplicemente l'atleta algerina si è allenata duramente.
5. La pugile italiana ha tutto il diritto di ritirarsi se ritiene che la sua salute sia in pericolo. Rimane anche suo diritto, secondo lo statuto, accusare l'avversaria di doping, ma sta al comitato accogliere o meno accuse. Il governo italiano NON ha questo diritto.
Il comitato olimpico algerino aveva accusato l'IBA a buon ragione visto che il capo dell'associazione è l'oligarca russo Umar Kremelev, e che la stessa IBA è coinvolta in scandali non da poco, tanto è vero che è stata esclusa dall'organizzazione del torneo olimpico. Perciò onestamente non so quanto sia giusto dare per buoni gli esami (quelli che hanno escluso la Khelif dai mondiali del 2023) effettuati da un'associazione non riconosciuta dal comitato olimpico internazionale, non solo algerino.
Sono conscia che la produzione elevata di testosterone possa essere un vantaggio, tanto è vero che pure negli uomini si fanno esami antidoping a riguardo, ma, e parlo da ignorante in materia, so che le atlete intersex (o semplicemente affette da iperandrogenismo) con alti livelli di testosterone sono obbligate a sottoporsi ad una cura ormonale per abbassare questi livelli di testosterone, altrimenti sarebbero escluse dai giochi, esempio: il caso di Caster Semenya. Perciò non credo che l'algerina possa "doparsi senza timore" come dici, però tu parli anche di comitato olimpico algerino e staff medico algerino che coprirebbe la pugile, ma, di prove ne abbiamo? Mi parli dei risultati sportivi in netto miglioramento, pure questi, possono effettivamente considerarsi una prova? Questi risultati non possono essere l'effetto di esperienza acquisita e lavoro duro? Al momento queste sono solo supposizioni, e tbh potrebbe valere per chiunque degli atleti in gara, non solo la pugile algerina. Perciò non so cosa dirti, io mi prendo per buono quello che so, ovvero che la pugile ha superato gli esami e può gareggiare, il resto che c'è dietro non lo posso sapere, non faccio parte del comitato olimpico e non sono nemmeno una genetista.
Per Angela Carini: oggi ha annunciato di ritirarsi dalla boxe, tutto per un pugno in faccia. Se questa non ti sembra una sceneggiata organizzata dalla gentaglia che abbiamo al governo, non so. Poi per carità, anche queste qua sono supposizioni, ma ahimè vedo solo il circo e una figura di merda internazionale.
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traaforismierotismoeironia · 7 months ago
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“Innamorati di un uomo che ti ami più di me”
Lo so che non posso scegliere per te, ma vorrei tanto vederti insieme ad un uomo che sappia apprezzarti per la donna che sei, un uomo che ti ami e che ti rispetti sempre, qualsiasi cosa accada. Mi auguro che tu possa avere accanto un uomo che si prenderà cura di tutto, perché nonostante tu ormai sia una donna, io ti vedo sempre la mia piccolina.
Ti auguro di innamorarti della persona giusta, quell’uomo che si perda nei tuoi occhi, che ti guarda come non ha mai visto nessuna, che ti dà tutto. Voglio che ti innamori di un uomo che sia in grado di difenderti dai mostri e che voglia combattere tante battaglie insieme a te.
Ti auguro di innamorarti di un uomo che sia in grado di cucinare per te, soprattutto in quei momenti in cui hai bisogno di sostegno, un uomo che vuole sentirti sempre per sapere come stai e per come sta andando la giornata.
Innamorati di un uomo che, indipendentemente da ciò che crede e ciò che pensa, ti apprezza per quella che sei. Un uomo che rispetti la tua famiglia e i tuoi amici, un uomo che sia onesto con te, che sia capace di rubarti il cuore. Innamorati di un uomo che non ti dica sempre ti amo, ma di un uomo che sia capace di dimostrarlo, un uomo che quando ti guarda pensa che tu sia la donna più bella del mondo, un uomo che faccia delle piccole cose per te che ti dimostrano quanto è grande il suo amore.
Ti auguro di avere accanto un uomo che mette la tua felicità al primo posto, che non ti lasci mai da sola, che ti faccia sorridere solo per migliorare il tuo umore, anche in quei momenti così difficili per te.
Innamorati di un uomo gentile, non presuntuoso ma umile di carattere anche se possiede tanti beni materiali, un uomo a cui non piace discriminare le persone a causa della loro condizione economica. Un uomo per cui tu sei il suo più grande tesoro da custodire, più di un gioiello prezioso, che ti sappia difendere da tutti anche quando non hai ragione, che ti sia accanto quando è necessario, che ti apprezzi e che ti aiuti a capire i tuoi sbagli, che ti aiuti a migliorare come persona.
Innamorati di quell’uomo che non ha bisogno di te per essere felice, che sa come essere felice da solo ma che vuole condividere quella felicità con te.
Innamorati, allora, figlia mia, di un vero uomo.
Perché te lo meriti, non dovresti accontentarti di meno.
Non accontentarti mai, trova sempre il meglio.
Te lo dice una persona innamorata di te:
Tuo padre.
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canesenzafissadimora · 12 hours ago
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L'altro giorno, ero al supermercato a fare la spesa intorno alle 18:30 quando un uomo anziano è entrato nel corridoio della pasta e mi ha messo una mano sulla spalla. Ho sobbalzato. La mia prima reazione è stata quella di arrabbiarmi e chiedergli di non toccarmi. Poi ho notato qualcosa. L'uomo stava piangendo. Sembrava sconvolto e confuso.
Improvvisamente mi ha chiesto: "Sai dov’è mia moglie? La sto cercando." Gli ho risposto che non lo sapevo e gli ho suggerito di chiedere aiuto al banco informazioni per trovarla. Pensavo che l'avesse persa tra le corsie. A chi non è mai capitato? Ma mi sbagliavo.
Ha continuato a chiedere: "Dov'è mia moglie? Era proprio qui." Le lacrime gli riempivano gli occhi. Gli ho detto di nuovo che non ne ero sicura e gli ho proposto di accompagnarlo al banco del servizio clienti, dove avrebbero potuto fare un annuncio tramite gli altoparlanti. Ha accettato.
Lì, la donna al banco ha chiesto un nome. Lui mi ha guardato, come se fossi io ad avere la risposta. La donna ha alzato gli occhi al cielo e si è rivolta a me: "Signorina, ha IL NOME?" Le ho spiegato che non conoscevo quell'uomo e che non avevo più informazioni di lei. "È uno scherzo?" ha chiesto. A quel punto mi sono resa conto che quell'uomo non era semplicemente confuso, ma affetto da Alzheimer. Avendo avuto un nonno con questa condizione, lo riconoscevo fin troppo bene.
L'ho portato all'area ristoro e ci siamo seduti. Ora tremava e piangeva piano. "Dov'è il mio amore?" Gli ho preso le mani e gli ho chiesto se avesse un cellulare. Mi si spezzava il cuore per lui. Mi ha detto che non ne era sicuro, così gli ho chiesto se potevo cercare nelle sue tasche. Ha acconsentito. Con attenzione, ho trovato un piccolo cellulare a conchiglia. Ho cercato tra i contatti e ne ho trovato uno chiamato "Figlia Krissy". L'ho chiamata subito. Ha risposto in pochi secondi.
"Pronto?" ha detto, con la voce già preoccupata. Le ho spiegato che ero con un uomo anziano che presumibilmente era suo padre. Che eravamo al supermercato di Lane Street e che lui era molto sconvolto e turbato.
"Sto arrivando," ha detto. "Puoi assicurarti che non si allontani?" Ha continuato: "Grazie, grazie mille. Sto venendo."
Per circa 20 minuti, sono rimasta seduta con uno sconosciuto in lacrime. Gli ho tenuto le mani. Gli ho asciugato le lacrime. Quando ha tremato, gli ho messo la mia giacca in grembo. Gli ho dato le risposte di cui aveva bisogno in quel momento. L'ho tenuto lontano dal vagare. Perché era il minimo che potessi fare.
Improvvisamente, è entrata una giovane donna alta, che sembrava avere circa 28 o 29 anni. Lunghi capelli neri e occhi verdi. Ci siamo scambiati uno sguardo e lei si è precipitata verso di noi. "Grazie. GRAZIE," ha detto. "Dovevo assentarmi solo per un'ora, e questo succede. Sapevo che non avrei dovuto lasciarlo. Mi dispiace tanto." Mi ha spiegato che a volte lui si allontana per cercare sua moglie. L'ha persa 13 anni fa, ma non smette mai di cercarla.
Ha aiutato suo padre ad alzarsi dalla sedia e mi ha ringraziato ancora una volta. Mentre uscivano, l'ho sentito dire di nuovo: "Dov'è mia moglie?" Mi si è stretto il cuore, ma ero così felice di vederlo con la sua famiglia di nuovo.
Condivido questa storia non solo perché quest'uomo mi ha toccato il cuore, ma per dire questo: La maggior parte del mondo sono estranei per te. Lo so. Ma non dimenticare mai che condividiamo tutti questo mondo e, in esso, possiamo condividere gentilezza. È l'unica cosa che può farci andare avanti. Se vedi qualcosa, fai qualcosa. Non sai mai quanto grande può essere il tuo impatto sulla vita di qualcun altro.
Non mi importa che il carrello della spesa che avevo lasciato nel corridoio della pasta durante il trambusto sia stato svuotato e messo a posto. Non mi importa di aver cenato un po' più tardi quella sera. Di essere tornata a casa e di aver pianto in cucina per questo dolce, povero uomo. La gentilezza non costa nulla.
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ideeperscrittori · 1 year ago
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LUI
Stavo pensando a una cosa. Prima del femminicidio di Giulia Cecchettin abbiamo seguito sui giornali il caso di Giulia Tramontano.
Ho fatto uno sforzo per richiamare alla mente quella vicenda. Ho scritto qui il nome della donna uccisa, ma devo confessare che non lo ricordavo. Mi è servita una ricerca su Google per farlo riemergere dalla nebbia. Eppure è passato poco tempo. Eppure per qualche giorno quel nome era rimasto impresso nella mia mente. Ma l'avevo dimenticato.
Invece ricordavo perfettamente il nome di lui. Ma perché la memoria mi ha fatto questo scherzo?
Forse perché dopo il delitto si parla della vittima all'inizio, ma poi il vero protagonista diventa lui. C'è un racconto mediatico a più voci che sommerge ogni cosa e mette lui al centro dell'inquadratura: cos'ha fatto, cos'ha detto, come si comporta, le sue giustificazioni, le sue ricerche su Google, la sua vita, le sue azioni, la sua freddezza, le strategia difensiva, le dichiarazioni dell'accusa, l'intervista al vicino, il collega di lavoro che non ha notato niente di particolare, la ricerca di qualcosa di strano nella sua vita (perché qualcosa di strano deve pur esserci), la nostra rabbia nei suoi confronti, la gente che chiede la pena di morte, le lettere che lui riceve, i giornalisti che intervistano sua madre, la madre che lo perdona, la madre che non lo perdona.
Lui riempie lo schermo e oscura tutto. Non c'è spazio per la vittima e neppure per analisi sociologiche. E ho la sensazione che nell'interesse per lui ci sia il desiderio di guardarlo in faccia per cercare quell'anomalia psichica (o addirittura fisica, sulla scia di Lombroso) capace di farlo apparire come una creatura completamente diversa dalle altre. Ci piace l'idea di un difetto di fabbrica a cui si può porre rimedio eliminando il prodotto difettoso.
Per una curiosa coincidenza (che coincidenza forse non è), in molte affermazioni che respingono riflessioni sul patriarcato troviamo proprio questo concetto, chiaro e tondo, espresso alla luce del sole. Ci dicono che non bisogna parlare di questioni sociali e mentalità da combattere, perché non è quello il problema: il problema è lui, solo lui.
Ci dicono: non parliamo della condizione femminile, parliamo di lui.
Ci dicono: non diamo spazio alle dichiarazioni di Elena Cecchettin, parliamo di lui.
Voltare pagina è una preoccupazione diffusa. Si cerca di preparare il terreno per dimenticare tutto e parlare d'altro, prima che a qualcuno venga la tentazione di guardare oltre la finestra (o addirittura dentro di sé) e notare cose che non vanno per il verso giusto.
Dicono che non c'è nessun problema, a parte lui. Ma ora lui è in gabbia. Tutto risolto. La palla passa ai collegi giudicanti. Perché lui è l'eccezione, è l'anomalia.
L'idea che trasforma lui nella rara aberrazione di un sistema quasi perfetto è stranamente rassicurante, ti rimbocca le coperte prima di dormire sonni tranquilli. Lui non è come il nostro vicino. Non ha niente in comune con noi. I problemi sociali non esistono. Esiste lui, ma a questo si può porre rimedio. Non dobbiamo farci domande. Non dobbiamo cercare di cambiare.
Ecco ciò che tanta gente vuole sentirsi dire.
[L'Ideota]
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altrovemanonqui · 2 months ago
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Nella prima metà degli anni ‘60 due donne , giornaliste e scrittrici, si mettono in macchina e da nord a sud intervistano 1018 uomini. Di età e condizioni sociali diverse. Un viaggio sociologico e antropologico complicato che mirava a capire il punto di vista maschile su argomenti che riguardavano la sfera intima della coppia, la condizione della donna ed il sesso. Era impensabile per l’epoca che due donne parlassero così apertamente di tali argomenti.
La verità è che non se ne parla mai abbastanza…e tantissimi rimangono tabù. Quest epoca di iper-informazione ci sottopone ad un maxi bombardamento che non riesce tuttavia a nutrire nel modo giusto coscienze, cervelli e cuori.
Mio malgrado reputo alcune di quelle interviste attuali. La condizione della donna, il sesso, i diritti civili…questo paese sembra pronto a tutto e invece io lo trovo a tutto impreparato.
La gente non è attenta all altro. La gente non è più abituata a “sentire” l’altro. Mi fa paura un mondo così. Forse è per questo che coltivo la mia solitudine e in un modo che quasi atterrisce rifiuto gli altri.
Che mondo è quel mondo che mi costringe a farmi queste domande. (Non giudizi. Solo domande.)
(1) come e' possibile essere circondati da persone che dicono di volerti bene e che non si accorgono che sei incinta due volte?
(2) come e' possibile che mentre lavori con i bambini, studi per formare i ragazzi, studi anche per distruggere quelli che porti in grembo?
(3) come e' possibile che facendo l'amore non eviti, due volte, conseguenze che non vuoi?
(4) come e' possibile che affidi a internet la gestione della tua salute?
(5) come e' possibile che te ne vai in vacanza con le persone che non hai sentito di amare per considerarle alleate?
(6) come e' possibile che dopo avere seppellito in giardino quelli che hai considerato rifiuti organici pensavi di poterla fare franca?
(7) come e' possibile che una gravidanza ti crei vergogna, cosi come pure un aborto medico, preferendo diventare un animale primitivo che continua a navigare come se nulla fosse nella modernita' felice della famiglia del Mulino Bianco?
Solo domande. Nessun giudizio.
Domande come stilettate che non so schivare da giorni.
E questo libro…che pure poco ha a che fare con questa vicenda mi conduce su strade che non voglio percorrere perché non vi trovo nulla di buono.
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crazy-so-na-sega · 6 months ago
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Cui prodest? il dibattito sulla cessione delle mogli.
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Contrariamente a quanto si è soliti pensare, c'è chi vede nella cessione delle mogli a scopo procreativo, una pratica i cui effetti, in tempi e luoghi diversi, sarebbe stata una consuetudine dalla quale anche le donne avrebbero tratto dei vantaggi. Di recente, all'interno di questo dibattito, ha preso posizione sulla questione una pioniera dello studio della condizione femminile Sarah B. Pomeroy e lo ha fatto a partire dall'ipotesi di una radicale alterità della famiglia spartana rispetto a quella ateniese, prendendo le mosse da una lettura critica della nota teoria sulla struttura della famiglia formulata da Aristotele, secondo la quale la polis è composta di famiglie, ciascuna delle quali è a sua volta composta da padre, madre, figli e schiavi. E considerato che, tra questi, l'unico pienamente capace di deliberare sarebbe il capofamiglia, ne discenderebbe che il comando sugli altri membri della famiglia, ivi compresa ovviamente la moglie, non potrebbe che spettare a lui (Pol., 1252b 10).
Ma tale ragionamento se vale ad Atene non varrebbe a Sparta, secondo Pomeroy, come proverebbero gli apophthegmata, dai quali emergerebbe che le madri spartane dominavano sui figli (e dove, per di più, essendo gli iloti di proprietà dello Stato, i capofamiglia non avrebbero dominato neppure sulla popolazione a loro asservita, come facevano gli ateniesi).
Gli oikoi spartani, insomma, secondo Pomeroy, erano diversi da quelli ateniesi, al punto che a Sparta, cedendo la moglie, i mariti raggiungevano si l'obiettivo di dare altri fratelli ai loro figli, ma le donne, a seguito della cessione, avrebbero avuto il vantaggio di prendere possesso di due oikoi, anziché di uno solo (come scrive Senofonte -Lac.,1,9). A completamento di tutto questo Pomeroy prospetta infine l'ipotesi che - essendo il matrimonio finalizzato come ben sappiamo alla riproduzione dei nuovi cittadini - il senso civico avrebbe spinto la donna spartana a essere parte attiva nell'organizzazione del matrimonio e nella scelta non solo del marito, ma anche dell'uomo al quale il marito l'avrebbe eventualmente ceduta.
Che dire? Che si tratti di una teoria di grande interesse è cosa evidente così come è evidente che per una discussione dei suoi meriti e dei suoi punti deboli (a giudizio di chi scrive nettamente prevalenti). Tuttavia una cosa quantomeno va detta: mai, neppure una volta nelle fonti, si trova il benché minimo riferimento alla necessità (e tantomeno all'abitudine) di chiedere il consenso o anche il semplice parere delle donne sulla loro eventuale "cessione" ad altri uomini.
Che il matrimonio fosse un'istituzione nella quale le donne spartane trovassero gratificazioni personali e sociali sembra, in verità, un'ipotesi da scartare. Così come quella che, avendo la possibilità di scegliere i mariti veri e quelli surrogati, esso fosse l'istituzione nella quale trovare una persona con cui condividere non solo la vita materiale, ma anche quella sentimentale. E questo induce inevitabilmente a chiedersi come e con chi esse vivessero quel tipo di sentimenti, e più in generale quale fosse lo spazio lasciato al sentimento in un sistema totalizzante come quello spartano. Un altro interessante e dibattuto problema, che merita a sua volta di essere approfondito.
Eva Cantarella -Sparta Atene, autoritarismo e democrazia.
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elperegrinodedios · 1 year ago
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Ho trascorso gran parte della mia vita immerso nelle tenebre e mi piaceva, facevo tutto ciò che mi attraeva e mi appagava. Sempre avuto molte passioni e ho sempre dormito poco, per me era tempo che toglievi alla vita. La sera mi si faceva giorno e il giorno nonostante i miei lavori vivevo come in apnea. Amavo i vizi, il ballo, la musica e i locali notturni. Avevo tanti interessi e amici ma anche se mi è successo raramente, se qualcuno provava a darmi testimonianza di fede, rifiutavo di ascoltare o seppure le mie risposte erano per le esperienze negative già avute, sempre uguali: "Se Dio è quello che ho visto attraverso la chiesa cattolica ed il suo clero, io non ne voglio sapere".
È assai chiaro, che vivevo nell'ignoranza, e nella sola unica regola egoistica dell'io sono mio e del mi prendo tutto ciò che voglio. Io ero legge a me stesso e m'imponevo una sola regola: il rispetto.
Ma con il passare del tempo, qualcosa iniziava a disturbarmi, a farmi sentire insoddisfatto e dopo tanti altri eventi, le cose che prima mi piacevano sono diventate la routine ed hanno cominciato a stancarmi, a venirmi a noia fin a non desiderarle più. Succedeva, che più mi riempivo e più avevo fame, più mi dissetavo e più avevo sete. Di tutto.
Proprio come una dipendenza e ogni mattina mi svegliavo, con una sensazione di nausea. Già, io non ero felice e, senza neanche accorgermene, era cresciuto in me l'orgoglio, che, naturalmente dopo poco tempo, mi ha trascinato alla caduta.
E mentre stavo per affogare, una giovane donna con un sorriso mi dette la sua mano mi convinse a seguirla. Lei mi accompagnava, ma allo stesso tempo io mi domandavo cosa stesse accadendo e cosa fosse quella luce che emanava il suo viso fin quando, una forza sconosciuta mi convinse a rilassarmi, ad abbandonarmi, a gettare via i pesi, oppressioni, scuri pensieri per vivere finalmente nella riposante condizione dell'amore vero. Mi è bastato crederci. Mi ha salvato. Ero libero!
Mi si disse, abbandona la tua conoscenza e non seguire più leggi dell'uomo, lascia l'orgoglio e fai un gesto d'umiltà. Ascolta il tuo discernimento e più che mai il tuo cuore e sali al livello superiore, quello da privilegiato, schierati ancora una volta e segui chi è stato capace di essere diverso, uno contro tutti, sii fuorilegge anche tu. Apri il cuore e annulla la mente. Sei stato scelto, sii onorato.
La mia vita è cambiata, sono libero davvero, ora sono felice, mia figlia è felice, tutti i miei affetti e i miei cari sono felici con me. Io posso fare tutto ciò che voglio, e sono un uomo come tutti, sono un peccatore salvato per grazia ed ora cammino nel mondo testimoniando la mia storia a coloro i quali sono disposti ad ascoltare. Amo la vita ora, e amo la luce, amo l'amore e non esiste cosa più bella che amare ed essere amati. Gesù tanto Dio quanto uomo mi ha salvato la vita, fuorilegge lui fuorilegge io, contro le ingiustizie lui e io con lui, niente clero lui e niente io. Ora la mia vita, non è più facile, ma è di gran lunga migliore. È amore e fede. Nessun segreto, è facile, basta dire di Si.
#nelmezzodelcammindellamiavitamitrovaiinunavalleimpregnatadiprofumiediaromiesaporidicioccolatoemieleconecodimusica
lan ✍️
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nerudasullalingua · 8 months ago
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Le puttane quando finalmente hanno guadagnato abbastanza soldi da smettere, vanno in vacanza a vivere una vita serena. Sedute su una sdraio forse la parte bassa del ventre la sentono meno, sentono meno anche i loro seni, la loro bocca che è stata più loro che sua, che ha detto sì quando voleva dire no, che è stata stuprata più e più volte solo per un tornaconto economico. Per sopravvivere la puttana ha lanciato parti di sé altrove, in un bosco immenso, che non ha fine, pensando di poterne fare a meno, pensando che prima o poi la gavetta avrebbe ripagato, pensando che un giorno quelle parti le avrebbe cercate e ritrovate. Nell'antica Roma le prostitute avevano un loro ruolo speciale in diverse osservanze religiose, soprattutto quelle del mese di aprile, notoriamente dedicato alle gioie dell'amore e presieduto da Venere. La prostituzione nell'impero romano era legale, pubblica e diffusa. I cittadini romani di più alto status sociale erano liberi d'intrattenere rapporti sessuali sia con prostitute che con giovani maschi, senza per questo incorrere in alcuna disapprovazione di tipo morale; sempre a condizione che mantenessero il perfetto controllo e padronanza di sé, dimostrando moderazione nella frequenza del piacere sessuale. Allo stesso tempo però erano considerate anche in maniera vergognosa: si trattava difatti per la maggior parte di schiave o ex-schiave; se invece erano di nascita libera finivano relegate al ruolo di infames, persone del tutto prive di posizione sociale e private della maggior parte delle protezioni accordate ai cittadini ai sensi del diritto romano. Ed è proprio così che oggi vediamo e trattiamo le puttane, da infames, da bambole gonfiabili, come se fossero niente. Fino a che punto la puttana è libera di scegliere? Un suo sì è davvero un sì oppure è obbligata dalla società? è obbligata a trovare dei soldi per sopravvivere oppure lo fa perché le va di scopare? E se lo fa per obbligo e non perché lo vuole quante volte allora si sente stuprata? Quante volte allora è costretta a sopportare il brutto pene di qualcuno? quante volte allora è costretta a succhiarlo ad uno peloso, ad uno che neanche si lava? Per quanto una puttana riesce a sopportare tutto questo? E riflettendo su quello che vi ho scritto, non vi definireste anche voi stupratori sapendo di star scopando una donna che è obbligata a farlo? Una donna che non è pienamente convinta?
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fumandovetro · 3 months ago
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Cosa mi rimarrà di questa estate guardata dalla finestra?
Probabilmente solo l'immagine di una donna seduta, in attesa, al CPS.
Tremante. Agitata. In panico.
Non riusciva a stare ferma con le mani. Le sue due pasticche di citalopram prese secche, senza acqua. Lei che rimane seduta in attesa della flebo "urgente", respirando veloce, sempre tremante.
E poi quel cane, in uscita insieme a un'altra paziente da una delle stanze li vicino, che si distrae e va verso la signora in ansia, seduta a pochi passi da lui.
Inizia a fargli le feste, leccarle le gambe e strusciare il suo musetto furbo e sornione contro i polpacci.
Lei si sorprende, sospende il respiro per un attimo e poi inizia a fargli le coccole con tanta dolcezza e umanità. Sorride. Adesso non trema più.
Ecco, di questa estate passata a guardare il mondo come dietro a un vetro opaco, mi rimarrà chiara l'immagine del bisogno di amore che abbiamo, tutti.
Chiusi nei nostri spazi vuoti di incomunicabilità.
Questa tenerezza che cerchiamo costantemente e che ci lacera, regalandoci la nostra condizione umana.
È ciò per cui viviamo.
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susieporta · 8 months ago
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𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐡𝐢𝐥𝐝𝐫𝐞𝐧 𝐀𝐜𝐭 - 𝐈𝐥 𝐯𝐞𝐫𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨. 𝐄 𝐥'𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐬𝐭𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢.
“Tra la sua dignità e la sua vita, ho scelto per la vita”. Questa frase, detta dal pulpito di una Corte inglese, mi risuona ancora nell’animo dopo aver rivisto questo film. Ci sono mestieri impossibili, tra questi probabilmente potremmo annoverare il giudice tutelare (così si chiama da noi), quel giudice che la comunità civile incarica di prendere una decisione a tutela di un minore quando, le normali circostanze non lo permettono, e le conseguenze di una cattiva scelta potrebbero essere tragiche. E’ il caso, affatto infrequente, che tratta il film (ed il bellissimo romanzo da cui è ripreso di Ian McEwan) di un ragazzo ancorché diciassettenne, dunque ancora minore, ammalato di leucemia per cui i medici raccomandano come vitale la trasfusione del sangue ma i genitori, Testimoni di Geova, non vogliono dare l’assenso, in questo influenzando anche il figlio.
Anche il film è molto bello e la protagonista, una magistrale Emma Thompson, ha lo stesso volto, la stessa postura, gli stessi tormenti psichici che mi sono immaginato quando, tempo fa, lessi il romanzo. Uno di quei rari casi in cui il film non sottrae nulla all’opera scritta.
Eppure questo film ogni volta che lo vedo mi emoziona in un modo particolare. Per i profondi ed ineludibili aspetti che tratta nel convocare le funzioni genitoriali (di qualunque essere umano) verso un adolescente. Come spesso capita un ragazzo intelligente, sensibile, affamato di amore e di senso, per quanto disperato. In una parola “adorabile” come dirà tra le lacrime la giudice Emma Thompson.
La storia tratteggia benissimo il profilo del giudice. Una donna integerrima, seria, attenta alla legge ed alle opinioni di tutti. Con un cancellerie a lei devoto, che la stima e la ammira e le piega la toga con una cura quasi sacrale. Per mestiere, occupandomi ovviamente di minori e facendolo da un vertice istituzionale, conosco questo tipo di giudici. Motivati, sensibili, che hanno scelto di occuparsi delle ferite che la società può infliggere anche ad un minore e tentano, ogni giorno, di ridurre almeno il danno.
Eppure questo rimane (non certo il solo) un mestiere impossibile. Come il film mostra è difficile non rimanere impigliati, persino sedotti, dalle richieste o dalla tenacia emotiva di un adolescente. Si deve fare un enorme sforzo interiore tra quello che si potrebbe desiderare, rispetto a quello che potrebbe servire e – persino – danneggiare l’altro. Perché certi adolescenti sanno essere molto convincenti, e ogni essere umano adulto, nel ciclo della sua vita, può trovarsi ad essere più vulnerabile emotivamente di quanto non pensi. Perché la vita dell’adolescente incontra sempre anche la nostra vita nel suo essere e nel suo divenire. Ma l’adulto non può dire in quale condizione si troverà, magari nel suo incontro più difficile. In questo caso una donna in crisi matrimoniale e con un bisogno di maternità forse insoddisfatto.
Ma la complicazione più grande sta nel fatto che, fino in fondo, non puoi sapere mai quale sia la scelta giusta. E qui non mi riferisco solo a quella legale, in parte persino inevitabile, ma a quella che sussegue. Per esempio il non aderire alla richiesta di supporto, di affiliazione, quasi di “adozione” che il ragazzo, oramai diciottenne, fa alla giudice da cui è rimasto folgorato per il tatto, la misura, oltre che il pensiero che ha mostrato verso di lui. Con una scena bellissima dove la integerrima giudice si abbandona, per pochi minuti, nella stanza di ospedale dove era andata a raccogliere il suo parere, a cantare una delicata ballata accompagnata dalla chitarra del ragazzo.
Il film rende il dolore di questa condizione in modo esemplare. Interroga, chi a vario titolo fa mestieri dove la funzione genitoriale è fortemente sollecitata (giudici, psicologi, docenti ecc…), in modo ineludibile. Ci ricorda che siamo in un campo dove non abbiamo “la soluzione”, bensì solo un faticoso approccio artigianale dove possiamo procedere per tentativi ed errori sperando, in ogni caso, che gli errori non siano troppo grandi.
(P.S. lo si può vedere ancora su RaiPlay)
Nicola Artico
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blogitalianissimo · 1 year ago
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Da donna, non so come potremmo cambiare le cose. Vedo anche troppi uomini e donne convinti che il possesso e la gelosia siano simbolo di amore, di tenere all'altra persona. È una mentalità radicata negli adulti e nei ragazzi che dovrebbero migliorare il futuro ed il modo di vivere della società, essere migliori. Come se alcun* non volessero cambiare le cose, non ne vedessero i motivi ed i danni, solo perdere una condizione di potere e privilegio.
Non posso che darti ragione, e ripeto l'ho scritto anche prima, non ho poteri magici e non so proprio che soluzioni proporre che non siano il seguire i ragazzi fin dalla giovane età, in famiglia a scuola e sdoganare la figura dello psicologo, e anche qui, diciamo che a parole è facile ma nella pratica eh. E appunto come dici, è un problema che abbiamo radicato in tutte le generazioni, a partire dai più anziani.
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iphisesque · 1 year ago
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vi ricordate al liceo quando si faceva storia greca e si parlava della condizione della donna a sparta e ad atene e puntualmente partiva tra le ragazze il dibattito "tu dove avresti preferito vivere nella grecia antica"
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