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“Simbolo di Vero” di Silvia De Angelis: un viaggio poetico tra sogno e realtà. Recensione di Alessandria today
La nuova poesia di Silvia De Angelis esplora i confini tra percezione e verità, in una danza di immagini evocative e simboliche.
La nuova poesia di Silvia De Angelis esplora i confini tra percezione e verità, in una danza di immagini evocative e simboliche. Con “Simbolo di Vero”, Silvia De Angelis ci introduce in un universo poetico dove realtà e sogno si incontrano, avvolgendoci in un’atmosfera rarefatta e incantata. La poesia, costruita con delicatezza e maestria, invita il lettore a immergersi in un mondo di simboli e…
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Darwish
Si è legata l’esplosivo alla vita e si è fatta esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
É il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
Da quattro anni, la carne di Gaza schizza schegge di granate da ogni direzione.
Non si tratta di magia, non si tratta di prodigio.
É l’arma con cui Gaza difende il diritto a restare e snerva il nemico.
Da quattro anni, il nemico esulta per aver coronato i propri sogni, sedotto dal filtrare col tempo, eccetto a Gaza. Perché Gaza è lontana dai suoi cari e attaccata ai suoi nemici, perché Gaza è un’isola.
Ogni volta che esplode, e non smette mai di farlo,
sfregia il volto del nemico, spezza i suoi sogni e ne interrompe l’idillio con il tempo.
Perché il tempo a Gaza è un’altra cosa, perché il tempo a Gaza non è un elemento neutrale. Non spinge la gente alla fredda contemplazione, ma piuttosto a esplodere e a cozzare contro la realtà. Il tempo laggiù non porta i bambini dall’infanzia immediatamente alla vecchiaia, ma li rende uomini al primo incontro con il nemico. Il tempo a Gaza non è relax, ma un assalto di calura cocente.
Perché i valori a Gaza sono diversi, completamente diversi.
𝐋’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐧𝐭𝐞.
Questa è l’unica competizione in corso laggiù.
E Gaza è dedita all’esercizio di questo insigne e crudele valore che non ha imparato dai libri o dai corsi accelerati per corrispondenza, né dalle fanfare spiegate della propaganda o dalle canzoni patriottiche.
L’ha imparato soltanto dall’esperienza e dal duro lavoro che non è svolto in funzione della pubblicità o del ritorno d’immagine.
Gaza non si vanta delle sue armi, né del suo spirito rivoluzionario, né del suo bilancio. Lei offre la sua pellaccia dura, agisce di spontanea volontà e offre il suo sangue.
Gaza non è un fine oratore, non ha gola.
É la sua pelle a parlare attraverso il sangue, il sudore, le fiamme.
Per questo il nemico la odia fino alla morte, la teme fino al punto di commettere crimini e cerca di affogarla nel mare, nel deserto, nel sangue.
Per questo, gli amici e i suoi cari la amano con un pudore che sfiora quasi la gelosia e talvolta la paura, perché Gaza è barbara lezione e luminoso esempio sia per i nemici che per gli amici.
Gaza non è la città più bella.
Il suo litorale non è più blu di quello di altre città arabe. Le sue arance non sono le migliori del bacino del Mediterraneo.
Gaza non è la città più ricca.
(Pesce, arance, sabbia,
tende abbandonate al vento,
merce di contrabbando,
braccia a noleggio.)
Non è la città più raffinata, né la più grande, ma equivale alla storia di una nazione.
Perché agli occhi dei nemici è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata, la più feroce di tutti noi. Perché è la più abile a guastare l’umore e il riposo del nemico ed è il suo incubo.
Perché è arance esplosive,
bambini senza infanzia,
vecchi senza vecchiaia,
donne senza desideri.
Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d’amore tra tutti noi.
Facciamo torto a Gaza quando cerchiamo le sue poesie.
Non sfiguriamone la bellezza che risiede nel suo essere priva di poesia. Al contrario, noi abbiamo cercato di sconfiggere il nemico con le poesie, abbiamo creduto in noi e ci siamo rallegrati vedendo che il nemico ci lasciava cantare e noi lo lasciavamo vincere.
Nel mentre che le poesie si seccavano sulle nostre labbra, il nemico aveva già finito di costruire strade, città, fortificazioni.
Facciamo torto a Gaza quando la trasformiamo in un mito perché potremmo odiarla scoprendo che non è niente più di una piccola e povera città che resiste.
Quando ci chiediamo cos’è che l’ha resa un mito, dovremmo mandare in pezzi tutti i nostri specchi e piangere se avessimo un po’ di dignità, o dovremmo maledirla se rifiutassimo di ribellarci contro noi stessi.
Faremmo torto a Gaza se la glorificassimo.
Perché la nostra fascinazione per lei ci porterà ad aspettarla.
Ma Gaza non verrà da noi, non ci libererà.
Non ha cavalleria, né aeronautica, né bacchetta magica, né uffici di rappresentanza nelle capitali straniere.
In un colpo solo, Gaza si scrolla di dosso i nostri attributi, la nostra lingua e i suoi invasori.
Se la incontrassimo in sogno forse non ci riconoscerebbe, perché lei ha natali di fuoco e noi natali d’attesa e di pianti per le case perdute.
Vero, Gaza ha circostanze particolari e tradizioni rivoluzionarie particolari.
(Diciamo così non per giustificarci, ma per liberarcene.)
Ma il suo segreto non è un mistero: la sua coesa resistenza popolare sa benissimo cosa vuole (vuole scrollarsi il nemico di dosso).
A Gaza il rapporto della resistenza con le masse è lo stesso della pelle con l’osso e non quello dell’insegnante con gli allievi.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in una professione.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in un’istituzione.
Non ha accettato ordini da nessuno, non ha affidato il proprio destino alla firma né al marchio di nessuno. Non le importa affatto se ne conosciamo o meno il nome, l’immagine, l’eloquenza. Non ha mai creduto di essere fotogenica, né tantomeno di essere un evento mediatico. Non si è mai messa in posa davanti alle telecamere sfoderando un sorriso stampato.
Lei non vuole questo,
noi nemmeno.
La ferita di Gaza non è stata trasformata in pulpito per le prediche.
La cosa bella di Gaza è che noi non ne parliamo molto, né incensiamo i suoi sogni con la fragranza femminile delle nostre canzoni.
Per questo Gaza sarà un pessimo affare per gli allibratori.
Per questo, sarà un tesoro etico e morale inestimabile per tutti gli arabi.
La cosa bella di Gaza è che le nostre voci non la raggiungono, niente la distoglie.
Niente allontana il suo pugno dalla faccia del nemico. Né il modo di spartire le poltrone del Consiglio Nazionale, né la forma di governo palestinese che fonderemo dalla parte est della Luna o nella parte ovest di Marte, quando sarà completamente esplorato.
Niente la distoglie.
É dedita al dissenso:
fame e dissenso,
sete e dissenso,
diaspora e dissenso,
tortura e dissenso,
assedio e dissenso,
morte e dissenso.
I nemici possono avere la meglio su Gaza.
(Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.)
Possono tagliarle tutti gli alberi.
Possono spezzarle le ossa.
Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini.
Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.
Ma lei non ripeterà le bugie.
Non dirà sì agli invasori.
Continuerà a farsi esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝐺𝑎𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑀𝑎ℎ𝑚𝑜𝑢𝑑 𝐷𝑎𝑟𝑤𝑖𝑠ℎ, 1973
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Metà Aprile 2023.
Invitarti a cena è stato un piacere. Sentirti accettare,una sorpresa.
Ti verso il vino rosso e fresco,tu ti accomodi sul divano, davanti al fuoco. Sono felice di questa serata fredda ed umida. La pioggia mi disturba quando sono solo.
Parliamo di poesia, letteratura e scivoliamo su luoghi dove non siamo stati mai.
Mi scopro a desiderare un viaggio con questa donna dotata di una sensibilità raffinata.
Un piacere non mai provato...
Direbbe il buon D'Annunzio.
#donna fantastica
#viaggi
#vinorosso🍷
#bookaholic#my edit#still life#je veux#poesie#poetry#solitude#c'est moi#dark academia#beautifulwoman
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Creare un Giardino Unico con Piante Esclusive: Bonsai Ficus Ginseng, Kokedama, Bougainvillea e Verde Stabilizzato
Nel mondo del giardinaggio e della decorazione d'interni, le piante giocano un ruolo fondamentale nel creare ambienti accoglienti e naturali. Se gestisci uno spazio verde, un balcone o vuoi semplicemente decorare gli interni della tua casa, I Giardini di Giulia offre una selezione di piante uniche che possono trasformare il tuo ambiente in un'oasi di tranquillità e bellezza. Tra le piante più apprezzate ci sono il Bonsai Ficus Ginseng in vaso Bagua, i kokedama, la Bougainvillea e il verde stabilizzato con muschio e licheni stabilizzati. In questo articolo esploreremo le caratteristiche di queste meravigliose piante e come possono valorizzare i tuoi spazi.
Bonsai Ficus Ginseng in Vaso Bagua: Un Capolavoro di Natura
Il bonsai è una forma d’arte vivente che ha origine in Giappone e che richiede attenzione e cura per mantenerne la forma miniaturizzata. Il Bonsai Ficus Ginseng in vaso Bagua è una delle varietà più amate e diffuse per chi desidera avere un bonsai a casa propria. Questo bonsai è caratterizzato da radici aeree ben sviluppate e un tronco spesso, che gli conferiscono un aspetto robusto e imponente nonostante le sue dimensioni ridotte. Il vaso Bagua, spesso associato ai principi del Feng Shui, aggiunge un ulteriore elemento di equilibrio ed energia positiva agli spazi. bougainvillea la pianta colorata che trasforma il tuo giardino in unoasi mediterranea
Il Ficus Ginseng è molto apprezzato per la sua resistenza e facilità di cura, rendendolo perfetto anche per chi si avvicina per la prima volta al mondo dei bonsai. Richiede una posizione luminosa, ma lontano dai raggi diretti del sole, e deve essere annaffiato regolarmente, mantenendo il terreno umido ma non inzuppato. Grazie alla sua estetica raffinata, è l’aggiunta ideale per un salotto, un ufficio o qualsiasi ambiente che necessiti di un tocco di verde. Acquistare un Bonsai Ficus Ginseng in vaso Bagua su I Giardini di Giulia significa portare a casa un pezzo di natura che dona serenità e armonia.
Kokedama: La Poesia delle Piante Sospese
Il Kokedama è una tecnica giapponese di coltivazione delle piante, che si distingue per la sua semplicità ed eleganza. In italiano, kokedama significa "palla di muschio", e questo riflette esattamente la struttura della pianta: una sfera di terra avvolta nel muschio che contiene le radici, senza bisogno di un vaso tradizionale. I kokedama sono perfetti per essere appesi o esposti su un piatto decorativo, aggiungendo un tocco di originalità a qualsiasi ambiente.
I kokedama sono apprezzati non solo per la loro estetica, ma anche per il loro significato simbolico. Secondo la tradizione giapponese, rappresentano un legame diretto con la natura, portando equilibrio e pace negli spazi. A I Giardini di Giulia, offriamo una selezione di kokedama che variano per dimensioni e tipologie di piante, ognuno creato artigianalmente per garantire unicità. Che tu voglia appendere un kokedama in salotto o posizionarlo su un tavolino, queste piante sospese sono ideali per chi cerca un’idea decorativa minimalista e naturale.
Bougainvillea: La Pianta Colorata che Trasforma il Tuo Giardino
Se desideri aggiungere un tocco di colore e vivacità al tuo giardino, la Bougainvillea è la pianta perfetta per te. Originaria delle regioni tropicali e subtropicali, questa pianta rampicante è nota per i suoi fiori colorati e abbondanti, che vanno dal rosa al viola, dal rosso all'arancione. La Bougainvillea è perfetta per creare un'atmosfera mediterranea, trasformando il tuo spazio esterno in un’oasi fiorita e vibrante.
La Bougainvillea è una pianta versatile che può essere coltivata in vaso o direttamente in terra, ideale per rivestire pergolati, muretti o recinzioni. Richiede poche cure: ama il sole diretto e preferisce un terreno ben drenato. Con la sua capacità di fiorire generosamente per gran parte dell'anno, è una delle piante più spettacolari per il giardino. Acquista la tua Bougainvillea su I Giardini di Giulia e porta un angolo di Mediterraneo a casa tua.
Verde Stabilizzato: Muschio e Licheni per Decorazioni Naturali e Sostenibili
Per chi cerca soluzioni verdi che non richiedano manutenzione, il verde stabilizzato è la scelta ideale. Il muschio e i licheni stabilizzati sono piante naturali che, attraverso un processo di stabilizzazione, mantengono la loro freschezza e colore per anni senza bisogno di acqua, luce o potature. Questa tecnologia li rende perfetti per creare decorazioni murali, pareti verdi o centrotavola innovativi e sostenibili.
A I Giardini di Giulia, offriamo una vasta gamma di prodotti in verde stabilizzato, ideali per chi vuole aggiungere un tocco di natura a spazi interni come uffici, negozi o abitazioni. Il verde stabilizzato è anche una soluzione ecologica e durevole, perfetta per chi desidera un’estetica naturale senza l’onere della manutenzione. I nostri muschi e licheni stabilizzati sono disponibili in diverse tonalità e texture, permettendoti di creare combinazioni creative e personalizzate per ogni ambiente.
Perché Scegliere I Giardini di Giulia
Scegliere piante di qualità è essenziale per creare un ambiente accogliente e duraturo. I Giardini di Giulia offre una selezione di piante curate con passione, ideali sia per gli appassionati di giardinaggio che per chi desidera aggiungere un tocco di verde alla propria casa o ufficio. Acquistare piante online su I Giardini di Giulia è facile e sicuro: garantiamo spedizioni rapide in tutta Italia e un'assistenza clienti dedicata per ogni necessità. verde stabilizzato muschio e licheni stabilizzati i giardini di giulia
Sia che tu stia cercando un Bonsai Ficus Ginseng in vaso Bagua per decorare il tuo salotto, un kokedama per un tocco di originalità, una Bougainvillea per dare vita al tuo giardino o il verde stabilizzato per una decorazione sostenibile, su I Giardini di Giulia troverai sempre la pianta giusta per te.
Visita il nostro sito e scopri tutte le novità nel mondo del verde. Trasforma i tuoi spazi con piante uniche e di qualità.
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“Allora, che ne pensa di quel veggente schizofrenico?”. “L’ho adorato”, dissi. “Sono venuto a restituirglielo e a ringraziarla”. “Sono felice di saperlo, signor Eden. Alcune persone purtroppo non subiscono l’incanto delle intensità rivoluzionarie di Yeats, per non parlare di tutti i discorsi sui vortici”. “Le spirali?”. “Le spirali”, disse, “e quelle complicate fasi lunari. [...] Qual è stata la sua poesia preferita?”. “La maledizione di Adamo”. “Una scelta piuttosto raffinata. E per quale motivo?”. “Mi è piaciuta l’interazione delle voci narrative”, dissi, cercando di ricordare le frasi chiave che avevo abbozzato mentalmente mentre camminavo verso il suo ufficio. “E quali sarebbero queste voci?”. “Ne vedo due in particolare. Una è quella del poeta senza paura e poi l’altra, credo sia quella che chiamerei la voce dell’amante stanco”. “Congratulazioni”, disse, “ha scoperto il tanto amato sé antitetico di Yeats”. Allungò una mano sul tavolo per prendere il suo libro e lo sfogliò distrattamente. “Immagino che conosca questo termine”. “Sì, era dappertutto”, dissi. “Altri sé, sé antitetici, Demoni”. “Quando mi accingo a mettere in rima quel che ho scoperto, sarà davvero una dura fatica, ma per un istante sono certo di aver ritrovato me stesso, non il mio sé antitetico”, recitò il rabbino Bloom dal libro. Mi guardò, sorridendo con cautela. “Cosa pensa che Yeats intendesse con tutto ciò?”. “Quando scrive quelle parole”, dissi, appoggiandomi al tavolo per prendere slancio, “credo che il sé antitetico sia qualcosa di quasi, non so, ambizioso. Sei insoddisfatto dell’immagine attuale di te stesso, che sembra forse inadeguata o troppo nebulosa, e così come rimedio immagini un altro te, una vita superiore, legata all’eccellenza o alla virtù o, in questo caso, all’arte”.
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"Corde di lino" di Cipriano Gentilino
Nella lirica emerge la raffinata eleganza e il suo ricco simbolismo. La metaforica interpretazione di gesti antichi, sullo sfondo di una memoria che sfuma contorni di un tempo che scorre ineluttabilmente, porta a riflettere sulla ciclicità della vita e sull’eterna lotta tra luce e oscurità. Nella chiusa, straordinaria la funzione data alla Poesia, in quanto “luce” sulle ombre di notti oscure.…
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Vincitori e finalisti del Contest letterario Conversazioni poetiche seconda edizione
“Si può affermare che la poesia sia quel miracolo traghettato da menti ispirate nella dimensione spazio/temporale? Nel cammino dei secoli dapprima vi fu la metrica, la scoperta della rima, delle assonanze; si comprese la plasmabilità della parola, la cura da profondere prima di inserire il vocabolo nel corpo della lirica. Viaggiando viaggiando, la poesia è giunta all’epoca attuale, si è raffinata…
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#tomarchio editore#conversazioni poetiche#contest conversazioni poetiche#vincitori contest conversazioni poetiche#finalisti conversazioni poetiche
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"Senza Leggerezza" di Silvia De Angelis: Un Viaggio Poetico nella Profondità dell'Essere. Recensione di Alessandria today
Un'opera che esplora le complessità della vita attraverso immagini dense di significato e una raffinata sensibilità letteraria.
Un’opera che esplora le complessità della vita attraverso immagini dense di significato e una raffinata sensibilità letteraria. La poesia “Senza Leggerezza” di Silvia De Angelis è un viaggio profondo e intenso nei meandri dell’esistenza umana, dove emozioni, pensieri e momenti si intrecciano in un dialogo silenzioso ma potente. La voce poetica di De Angelis ci trascina in un universo fatto di…
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Ho la sensazione di essere un poeta
nato in un epoca distorta
in un corpo di donna
insieme ad altre entità opposte a me
Sento di avere la poesia dentro
ma di non essere adatta ad esprimerla
non mi sento abbastanza raffinata per farla
non sono una pietra grezza, nè raffinata
sono ancora ricoperta dalla roccia
una roccia che
nasconde ancora tutti i miei talenti
almeno, qui nella scrittura.
Qui scovo in me il desiderio di essere trovata.
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Tema:
modelle in interni.
Appunti per lo svolgimento:
cos'è la raffinatezza?
Perché qui, sì, abbiamo la raffinatezza.
Qui?
Nelle fotografie di Natallia Boksha e Marta Glinska a corredo di questo brano.
Forse è l'incontro tra la parcità e la congruenza, la raffinatezza.
Tra il poco che s'impiega per ottenere tanto; da come quel poco rechi internamente le stigmate dell'armonioso dialogo.
Raffinatezza, ed eleganza.
Già, eleganza.
Il lemma è maggiormente versato a designare comportamenti e la sua etimologia rimanda al verbo "eligere", cioè scegliere.
Natallia sceglie una dominante che non è una dominante:
l'intonazione verde non deriva dalla temperatura di colore della scena, ma da una accurata selezione - e coincidenza - di abiti, poltrona, sfondo.
Nè il soggetto si sottrae alla finemente calibrata atmosfera, partecipandovi con una espressione composta e misurata, non di meno promanante intensità.
Natalia magistralmente giostra con il convergere dei presupposti verso un superiore ideale di fusione e lirica compenetrazione.
Marta è raffinata sin dalla scelta dell'attrezzatura:
una medio formato a pellicola che ipso facto risulta proclive a dispensare poesia, con la sua delicata e suadente transizione tra i prospettici piani.
Né inganni l'eleganza indumentale e suppellettale:
non rappresenta un fine, ma un elevato mezzo.
La fotografia di Marta, eccioè, non è raffinata per il mero fatto di presentare elementi di materiale pregio, ma per l'equilibrio che pervade e raccorda l'intera composizione.
Natallia, Marta.
Parcità, Congruenza.
Raffinatezza, Eleganza.
La Fotografia, quando chi scatta ispiratamente sceglie.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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Sono diversi gli autori che hanno partecipato alla realizzazione della raccolta poetica Versi e Racconti di Sicilia. Guidati, tutti, da una sensibilità non comune che ha dato vita a composizioni dalla raffinata cifra stilistica. Che, affiancate da alcuni brevi racconti, si sviluppano lungo un filo conduttore volto a illustrare situazioni emozionali davvero evocative.
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Greta Boldini: “Disincanto”, un viaggio dantesco nel sogno couture
Bellissima! Sognante! Emozionante! Eppur così concreta da poter già essere immaginata indosso con raffinata nonchalance. Scorri le immagini con lo sguardo allacciato alla mente e al desiderio, ascolti le mani che applaudono pronte ed entusiaste: ogni abito è uno scrigno di suggestioni e dettagli, ogni creazione è un gesto di poesia in stoffa e particolari preziosi.
L’intera collezione Greta Boldini autunno-inverno 2019-20 è un inno rinnovato verso la femminilità autentica, la cui cura aggraziata eppur determinata è al cuore del brand sin dai suoi esordi. Ovvero, le donne che percorrono le strade quotidiane della vita, che indossano la confortevolezza necessaria, e che insieme alla sveltezza pratica scelgono la bellezza. Sempre. Senza indugio alcuno, perché è lì, nella bellezza, che ci trovano dentro il percorso da intraprendere per compiere il viaggio tra le emozioni, quelle vere e personali, calate nel quotidiano: tentazione, paura, desiderio, sacrificio, lavoro, speranza, felicità e sogno.
La collezione Greta Boldini è dunque una riflessione aggiornata sulla femminilità e le sue emozioni, che prende la forma dell’invito al viaggio attraverso il sogno.
Un viaggio interiore che si rispecchia in uno esteriore: un percorso composto secondo la ricchezza complessa ricalcata sull’itinerario della Divina Commedia dantesca, ma che prende avvio da un suggerimento così sottile eppur potente come uno spiraglio spalancato sulla verità: il momento più adatto ad intraprendere l’esplorazione delle sfumature di emozioni che ci abitano dentro non è l’ebrezza dell’innamoramento, bensì quell’istante successivo che piomba svelto a dichiarare la verità, ripulendoci dalla coltre morbida delle illusioni. Il momento del disincanto.
S’intitola Disincanto, appunto, la collezione originata da un’intenzione: spogliare i capi dalle decorazioni “soirée”. Et voilà, ne son nati cento capi che raccontano il quotidiano di bellezza raffinata e confortevole: cento, come i canti della Divina Commedia. E come il cammino di Dante stesso, la donna Greta Boldini parte dall’inferno, il luogo dell’opulenza sensuale, tinto di nero intenso, bordeaux e un viola vibrante e violento ma illuminato dall’oro, ambientato nella selva della Borgogna dove sono presenti anche le celebri fiere, la lonza con una stampa leopardata, il leone con una pelliccia di puro mohair (eco), e la lupa con un bouclé di pura lana, crudo, nero, vagamente ispido.
Dalla Borgogna l’inferno raggiunge la seduzione della vita notturna di Parigi, con lo sguardo e gli spacchi illuminati dalle frange e dalle tiare di Swarovski.
Il cammino prosegue nel Purgatorio, ovvero i pascoli della Normandia: qui l’atmosfera diviene bucolica, la sensualità è più terrena, gli abiti si vestono di rosa cipria, tabacco, lana, panna, velluti a coste attraversati da ramage di fiori, velluto effetto pony, frange di mohair e perle delicate che impreziosiscono il volto.
L’ascesa in Paradiso ha l’atmosfera della baia di Mont Saint Michel: il luogo dove vige la purezza, gli abiti sono pervasi dalla luce divina, dai colori del cielo e dell'alba, da una stampa che con le stelle e i putti che ospita l'ultimo celebre verso della Divina Commedia. Qui la bellezza è impalpabile e immacolata: cascate di tulle e organze, voile di cotone, pizzo francese di angora. Qui, in Paradiso, tutto è couture: abiti realizzati con 40 metri di tulle, mini-dress fatti con 9 metri di organza, le perle che dal viso ascendono ai capelli e si raggruppano preziose negli orecchini.
Qui, nel percorso tra i tre mondi danteschi raccontati in opere di sogno e sartoria, brilla concreta e bellissima la donna Greta Boldini.
Che, nelle parole del suo stilista Alexander Flagella: ‟è poesia, danza, sogno, colore, sorpresa, una rosa che sboccia a maggio, una pioggia d'estate, è emozione, è un pianto, è immaginazione, è rivoluzione, è innocenza, è amore, delicatezza, una risata di un bambino, un pianoforte che suona all'infinito, è una donna che racconta, è una donna che ascolta, è meraviglia, è pane tostato, profumo di gelsomino, un campo di grano, è una carezza, brezza marina, è una preghiera sussurrata, è miele, un bicchiere di vino mai vuoto. È vita‟.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#Greta Boldini#modaindipendente#nuovoMadeinItaly#nuovitalenti#webelieveinstyle#Alexander Flagella#storiedaindossare
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NJ WEEKENDER FALL EDITION 2023
Come si scrive nelle lettere di risposta ad importanti inviti ufficiali "per impegni istituzionali precedentemente fissati, non potrò intervenire..." ecc. ecc. Mi era finora capitato raramente di non assistere ad un concerto di Novara Jazz. E' capitato però, sabato scorso, per la coincidenza con un concerto della Scala, con biglietto acquistato tempo fa. E così, dopo averlo tanto ascoltato su disco mi sono perso "James Brandon Lewis Quartet" che, a detta dei molti presenti, ha dato, com'era prevedibile, il meglio di sé o meglio "hanno" dato il meglio di sé, insieme a Lewis, Aruàn Ortiz al pianoforte, Brad Jones al basso e il grande Chad Taylor alla batteria. Subito dopo (mi sono perso anche) "Cheickh Tidiane Seck Mandugue Quartet", con il particolarissimo pianoforte del malese Cheikh Tidiane Seck ed è vero un peccato perché la musica africana è quella che, negli ultimi anni, mi ha maggiormente emozionato e stupito. Quello che non mi sono perso (o almeno solo in parte), è la seconda serata di "NJ Weekender Fall Edition", appuntamento ormai tradizionale con l'edizione primaverile e quella autunnale, appunto. Non mi pronuncio sui DJset poiché non ho mai compreso appieno la funzione, ma sembra che Max Jazz Cat Conti, che ha aperto la giornata di domenica, sia stato un eccellente "compilatore”. Quello invece che ho gustato è stato il bel concerto dei "She's Analog", a cui si è unita una straordinaria Adele Altro (voce), che ha incantato il pubblico con una voce intima e calda, che risente di tanti echi del passato (magari anche quella di Suzanne Vega, tanto per buttare lì un nome). La band esplora territori tra il jazz e qualcos'altro, ed è proprio il confine con questo qualcos'altro, il luogo dove nasce la poesia del gruppo composto da Stefano Calderano alla chitarra, Luca Sguera alle tastiere, Giovanni Iacoviella alla batteria. Dopo la sosta per il piacevole buffet, eccoci di novo nella sala concerti di Nova (lo spazio Nova ha una sala concerti ed una sala performance, e su questo torneremo più tardi), per l'attesa esibizione di Daniela Pes. Anche qui il jazz è, diciamo così, un ambito di riferimento, poiché i ritmi e soprattutto le parole di Daniela Pes costituiscono una cosa a sé; si tratta di una lingua fatta di termini della Gallura e di termini inventati, che si amalgamano in un continuum di suoni elettronici di raffinata eleganza e misteriosa potenza evocatrice. La serata non è finita qui, poiché subito dopo il suggestivo set di Daniela Pes è stata la volta del collettivo “Addict Ameba”. Qualche parola sullo spazio Nòva, anzi semplicemente “Nòva”, va spesa, visto che il luogo pare ormai destinato ai concerti “in piedi”, che ormai sembrano aver preso il sopravvento su un ascolto di tipo più tradizionale. É probabile molti artisti gradiscano “avere il pubblico addosso”, però ci sarebbe anche da valutare se al pubblico piaccia stare addosso agli artisti. Indubbiamente un pubblico giovane, di cui spesso si lamenta la mancanza e magari con una birra in mano rigorosamente in piedi o seduto per terra, fa molto Mainzer Strße berlinese, dà quel tono anticonformista e alternativo che non guasta mai. Forse è da queste piccole cose che ci si incomincia a sentire anziani, visto che si preferirebbe, potendo, stare comodamente seduti in santa pace ad ascoltare chi suona, ma si sa non si può avere tutto…
#nj weekender fall edition 2023#novara jazz#jazz#concerti#she's analog#adele altro#daniela pes#chad taylor#james brandon lewis
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A Milano è apparso un uomo in bronzo su una panchina in via Verziere. Ma qual è la storia di questo personaggio? -
Il 28 ottobre 2019, anno del 140esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Bulgaria e Italia, il Consolato di Bulgaria di Milano ha donato al Comune una scultura che riproduce il poeta Pencho Slaveykov seduto su una panchina.
Il monumento è stato realizzato dall’artista bulgaro Adrian Novakov che ha costruito la panchina in ghisa e acciaio, mentre la figura del poeta in bronzo. La statua è stata collocata all’interno dei giardini di via Brolo e via Verziere e la sua manutenzione, che ha un valore di circa 15mila euro, sarà a carico del donante, il Governo Bulgaro, per vent’anni.
Pencho Slaveykov è uno dei più celebri poeti bulgari. Nato nel 1866 a Trayavna, un piccolo paese della Bulgaria, morì piuttosto precocemente nel 1912 proprio in Italia, a Brunate, sul Lago di Como.
Ad appena 18 anni ebbe un terribile incidente che lo segnò per sempre. Venne ritrovato svenuto e assiderato sulle rive ghiacciate del fiume dove era andato a pattinare. Sopravvisse, ma si ritrovò paralizzato e, nonostante le continue cure, ne patì le conseguenze per tutta la vita: si doveva muovere con l’aiuto di un bastone, scriveva sforzandosi e parlava con difficoltà.
Questa sofferenza, non solo fisica, ma anche psicologica, lo ossessionò per diverso tempo e fu proprio nella poesia e nelle opere letterarie che trovò un po’ di conforto. La poesia, infatti, espressione artistica raffinata e forma linguistica più elevata, gli permise di esprimere al meglio tutto il suo dolore.
Chiara Barone
Ph Franco Brandazzi
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“Gli ulivi respiravano d’argento” di Assuntina Marzotta -Premio Vitulivaria 2023
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Versi e Racconti di Sicilia: un'antologia di poesia e prosa dedicata all'isola
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