#poesia e valori
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 2 days ago
Text
"Considero valore": la poesia di Erri De Luca che celebra la vita e le sue piccole meraviglie. Recensione di Alessandria today
Un inno alla semplicità e alla bellezza nascosta nelle cose quotidiane.
Un inno alla semplicità e alla bellezza nascosta nelle cose quotidiane. “Considero valore”, tratta dalla raccolta Opera sull’acqua e altre poesie di Erri De Luca, è una delle poesie più emblematiche della sua produzione. Attraverso un linguaggio essenziale e incisivo, l’autore elenca ciò che per lui rappresenta il vero valore nella vita, mettendo in luce dettagli spesso trascurati, ma…
0 notes
klimt7 · 2 years ago
Text
STANOTTE
Ho scoperto un Blog
.
youtube
.
" per chi beve di notte
E di notte muore e di notte legge
E cade sul suo ultimo metro
Per gli amici che vanno
e ritornano indietro
E hanno perduto l'anima e le ali
Per chi vive all'incrocio dei venti
Ed è bruciato vivo..."
[ da Santa Lucia - Francesco De Gregori ]
.
Il carattere
dei romagnoli
.
E niente. Volevo dirlo...
Stanotte ho scoperto un Blog.
.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo. Non ha nulla di particolarmente moderno. Nulla di tecnologico. Non c'è proprio nessuna traccia di Intelligenza Artificiale nel Blog di questo, (per me, finora, "sconosciuto" ) Francesco Satanassi da Forlì.
Eppure, io ci trovo una miniera d'oro.
Ci trovo tutto il carattere, la forza, la fierezza indomita, l'anarchica indipendenza di giudizio, del carattere tipico dei romagnoli.
Ci sento le radici.
Le radici di quella pianta bellissima che si chiama "ROMAGNA".
La solida concretezza, e la passionalità dei miei conterranei che quando sentono dei "valori", ... È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni.
La loro Dignità, la capacità di sentirsi in armonia con la Natura, con la Terra, con la Storia, con la Semplicitá del Vivere e con l'assaporare e apprezzare ogni tipo di emozione .
Il vivere senza freni, il vivere a perdifiato.
Avverto nelle parole di questo romagnolo, lo stesso coraggio intrepido di accogliere e onorare la Vita, per la Bellezza che ci sa donare ogni giorno. Ma anche la chiara consapevolezza e l'intera responsabilità della nostra Storia.
Il non dimenticare il sacrificio e l'altruismo di chi è venuto prima di noi e ha saputo schierarsi per una causa ben precisa, fino a sacrificare la propria piccola vita, per un bene e per dei valori, più grandi del proprio misero egocentrismo.
E sto parlando dell'antifascismo, della libertà, del rispetto per i chi lavora, della dignità del lavoro e della persona, e poi sto parlando del battersi in prima persona per l'eliminazione delle ingiustizie sociali ed economiche. Per una eguaglianza di fatto: quella delle pari opportunità, indipendentemente dal censo della propria famiglia di origine.
Una uguaglianza delle possibilità di avanzamento sociale, di cui, tutti i politici di oggi, non hanno più il fegato di parlare.
Ma soprattutto, in questo Blog, trovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno al cuore delle cose, e che apprezzano la poesia che sta dentro le cose conxrete e dentro la Semplicità.
Il sacro è onorare i propri antenati. La capacità di "essere Storia", incarnandola con la passione dei propri giorni, e dei proprio corpo.
Sapere da dove veniamo e cosa ha attraversato, chi ci ha preceduto su questo pianeta.
.
Ecco, se oggi, penso agli angeli del fango di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza chiedere nulla in cambio, sono arrivati a spalare il fango in ogni strada, in ogni cortile, in ogni scantinato e garage ritrovo intero il carattere dei romagnoli.
Se penso ai ragazzi delle Superiori e agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici battaglioni della solidarietà, ecco io lo trovo un filo di continuità con i valori che esprime il Blog "HANNO DETTO CHE PIOVE" di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi nel fango e nella melma. Ma starci per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili che hanno perso la casa e tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà non sono solo vuote parole sulla bocca del politico di turno, ma una pratica diffusa. L'attitudine di un'intera comunità di persone responsabili.
Presenza e solidarietà non esistono, se non camminano sulle gambe della gente.
Se non diventano dedizione e cura quoridiana del prossimo.
Devono farsi sudore, fatica, ironia e allegria, da estendere anche a chi non avrebbe più nulla da ridere, dopo che gli è stato portato via tutto, dalla recente alluvione. Devono farsi musica, canzoni da cantare, come "ROMAGNA MIA" che io non apprezzo certo per essere un capolavoro poetico o altro, ma so considerare un capolavoro quando permette l'aggregazione di centinaia di persone che lavorano senza tregua e senza alcun compenso, ma solo perchè sentono la responsabilità di dare una mano alla comunità a cui appartengono.
Questo sì che allora è un vero capolavoro!
Sono questo i romagnoli.
Persone che vogliono restare in piedi.
Con la schiena dritta davanti ad ogni avversità o ad ogni potente di turno.
Io la vedo bene, in tutto questo che è avvenuto, la concretezza tipica di chi abita la mia terra.
Penso a tutti questi volontari, con i badili ed i secchi per svuotare gli scantinati, all'improvviso, materializzatisi il giorno dopo l'esondazione del Savio.
Penso a quel loro scegliere una pala, una cariola, dei guanti per venire a darci una mano a rialzarci e non posso non associare tutto questo, al carattere tipico romagnolo ma anche al carattere di chi, nei valori di questa Romagna solidale, ha creduto fino in fondo, pur provenendo da altre parti d'Italia.
Penso ai volontari di Amatrice, o a quelli di Reggio Emilia a cui avevamo dato una mano noi, nel 2012 in occasione del loro terremoto. E poi ai volontari venuti da L'aquila.
A questa fratellanza nella sventura.
Avverto in tutti loro, la particolarissima tipologia umana, la tempra, a cui sento di appartenere anch'io.
"Chi vive all'incrocio dei venti" e non ha paura della generosità, dell'aiutare, e insieme del rimanere "umano", anche nei momenti più drammatici della Storia.
.
SIAMO NOI
.
È come un sangue comune che circola nelle vene di questi maledetti giovani o meno giovani romagnoli, quelli che "più li butti giù e più si rialzano", consapevoli del valore di lavorare tutti insieme per una buona causa.
Per questo, mi sento grato a Francesco Satanassi e al suo preziosissimo Blog, per il suo testimoniare la "ROMAGNOLITÀ".
Per darci con le sue parole, con i suoi Post, una lezione di umanità concreta e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore delle cose sentite e vissute, che è molto simile a quello del pane caldo, appena sfornato. Al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno del nostro popolo una meravigliosa comunità che sa cos'è la fatica, l'impegno, l'essere responsabili verso gli altri e insieme verso la propria coscienza personale.
Per noi, ciò che è importante è l'esempio, è l'impegno quotidiano nei fatti di tutti i giorni.
Il rimboccarsi le maniche e lavorare finchè un lavoro, un'opera, una impresa, non sia finita, completata, realizzata!
.
.
GRAZIE FRANCESCO
.
Per ricordarci tutto questo
.
Ecco il blog di cui parlo:
.
Tumblr media
.
.
.
.
Tumblr media
.
.
Tumblr media
.
.
Tumblr media
.
.
Tumblr media
.
.
Tumblr media
.
.
Tumblr media
.
.
Tumblr media
.
Tumblr media
.
.
youtube
.
.
.
.
.
.
2 notes · View notes
marcogiovenale · 1 year ago
Text
28 settembre, roma: inaugurazione della mostra "scritture irrequiete"
Giovedì 28 settembre 2023, alle ore 19:00, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sarà inaugurata la mostra “Scritture irrequiete”, che rimarrà aperta al pubblico fino al 29.10.2023.La GNAM espone una selezione di opere tratta dalla Donazione Spagna-Bellora.La raccolta contiene lavori che si inseriscono in un periodo che va dagli anni Sessanta al 2015 – con un…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
ma-pi-ma · 4 days ago
Text
Tumblr media
Le distanze non sono uguali
di giorno e di notte.
A volte bisogna aspettare la notte
perché una distanza si riduca.
A volte devi aspettare il giorno.
Del resto,
l’oscurità o la luce
tessono lo spazio e le sue combinazioni
in modo tale che in certi casi
i valori si invertano:
il lungo diventa corto,
il corto diventa lungo.
E poi c'è un fatto:
la notte e il giorno non riempiono lo spazio equamente,
e nemmeno completamente.
E le distanze piene
e le distanze vuote
non misurano la stessa cosa.
Come neppure misurano la stessa cosa
le distanze tra le cose grandi
e le distanze tra le cose piccole.
Roberto Juarroz, da da Decima poesia verticale, 1987
18 notes · View notes
ilpianistasultetto · 9 months ago
Text
Erano anni che non vedevo un film al cinema per due volte, da quando ero ragazzino, quando al cinema potevi entrare anche a film iniziato e potevi vederlo anche 3-4 volte. M'e' successo qualche giorno fa con "Un Mondo a Parte". Poesia, amore, sentimenti, vita vera, valori. Gia', valori.. non quelli che ormai tutti inseguono, i soldi. No, non quei "valori" ma quelli della speranza, della solidarieta', della semplicita'. Quelli che possono battere la rassegnazione, quella rassegnazione che in tante parti del nostro Paese si mangia a morsi con la scamorza. Quelli che possono scuotere chi si e' ormai abituato al peggio, che e' la cosa peggiore che un essere umano può fare. "Ma porca Maiella", quanto m'e' piaciuto 'sto film. "La montagna lo fa".. @ilpianistasultetto
youtube
65 notes · View notes
angelap3 · 23 days ago
Text
Tumblr media
«Il cuore di un Anarchico sanguina sempre, il mio perchè sono consapevole che Anarchia è solo pura utopia, e perchè il mondo che osservo con i miei occhi non mi piace, e lo vorrei diverso.
Vorrei che nessuno fosse padrone e che nessuno fosse più servo,
vorrei che l'uomo riuscisse finalmente ad autogestirsi e a collaborare con gli altri, vorrei non avere più nessun uomo politico che gestisca il mio futuro e quello di migliaia di altre persone, vorrei che nessuno sia più mercenario di guerra al servizio del potere.
Vorrei che l'uomo non avesse più inibizioni come una legge imposta dall'alto e che l'unica legge fosse la nostra morale. Vorrei che la gente smettesse di credere in valori sbagliati come il consumismo.
Vorrei che l'uomo fosse finalmente libero.»
Faber❤️
Oggi è l'11 Gennaio ed in questo giorno, nel 1999, a Milano moriva il grande cantautore Fabrizio De Andrè. Era nato a Genova nel 1940 e viene considerato uno tra i più grandi cantautori italiani di ogni tempo. Insieme a Gino Paoli, Bruno Lauzi, Umberto Bindi e Luigi Tenco ha fatto parte della cosiddetta "Scuola Genovese". Libertario, pacifista e di pensiero anarchico, i suoi testi hanno raccontato di emarginati, prostitute e ribelli, ma anche il tema dell'amore è stato affrontato con grande e particolare originalità. Alcuni suoi testi, considerati vera e propria "poesia", sono stati inseriti in antologie scolastiche di letteratura. E' il cantautore con maggiori riconoscimenti dal "Premio Tenco" (prestigioso premio tra i più importanti riconoscimenti musicali italiani, creato in omaggio a Luigi Tenco e riservato ai cantautori) con sei targhe e la vittoria di un Premio Tenco. Attraverso le sue canzoni s'interessò anche di rivalutare certi idiomi locali, come il genovese ed il gallurese. Conosciuto anche con l'appellativo di “Faber”, che gli dette l'amico attore Paolo Villaggio, riferendosi alla predilezione da parte di De Andrè per le matite ed i pastelli “Faber-Castell”. L'esordio discografico avvenne nel 1961 con un 45 giri che conteneva i due pezzi: Nuvole Barocche” e “E Tu La Notte” e nel 1963 avvenne il suo debutto televisivo nel programma “Rendez-Vous”. Tra la miriade dei grandi successi di De Andrè, possiamo ricordare ' in estrema sintesi, “La Canzone di Marinella”, “Il Pescatore”, “Via Del ampo”, “Bocca di Rosa”, “Creuza De Ma'”, “La Guerra di Piero”, “Amore Che Vieni, Amore Che Vai”, “Dolcenera”, “Amico Fragile”, “Don Raffaè”. Dopo la scomparsa, gli furono intestate in varie parti d'Italia, vie, piazze, parchi, biblioteche e scuole.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
Ricordando Faber...Buongiorno🌈
17 notes · View notes
lunamarish · 2 months ago
Text
La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l'immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi.
[...]
La fragilità è un modo di essere emozionale ed esistenziale che vive del cammino misterioso che porta verso l'interno e che non si riconosce se non andando al di là dei comportamenti, e scendendo negli abissi della nostra interiorità e dell'interiorità altrui. Ancora oggi si tende ingiustamente a guardare alla fragilità come ad una forma di vita inutile e antisociale, e anzi malata, che ha bisogno di cure e che non merita nel migliore dei casi se non compassione; e non si sanno intravedere in essa le tracce incandescenti della sensibilità e della gentilezza, della timidezza e della tenerezza, della creatrice malinconia leopardiana.
Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, così anche la fragilità è un'analoga esperienza umana che, quando nasca in noi, non viene mai meno in vita e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'indicibile che si nasconde nel dicibile.
Sì, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della sua fragilità si accentua, o si inaridisce, ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita.
Nel concludere queste mie nomadi considerazioni sulla fragilità vorrei citare una breve e stremata poesia di Rainer Maria Rilke.
La poesia è questa:
Era tenero e fine il suo sorriso come brillio d'antico avorio, come nostalgia, come neve che a Natale sull'oscuro villaggio discende, come turchese in mezzo a fitte perle, come raggio di luna su un caro libro.
Cosa c'è di più fragile di un sorriso, e cosa di più fragile della nostalgia, della neve che cade a Natale e di un raggio di luna su un caro libro? Vorrei augurarmi che in queste bellissime immagini possa riassumersi il senso umbratile e fugace di un discorso incentrato sulla fragilità come leitmotiv della condizione umana.
Eugenio Borgna
7 notes · View notes
occhietti · 1 year ago
Text
Tumblr media
Esiste un luogo, dove l’Amore ha perso.
La bellezza si è spenta.
Un luogo senza poesia, né voce.
Guidato da gente ammalata di odio.
Esiste un luogo dove la vita non c’è.
Dimenticato dal cielo.
Scavato nel buio.
Quel luogo... si chiama guerra.
- Andrew Faber
Tim Tadder art
Quel luogo dove l'Amore ha perso... si chiama anche indifferenza, quel luogo si chiama anche mancanza totale di rispetto, di valori, di pietà. Quel luogo si chiama anche femminicidio, quel luogo si chiama anche distruzione, quel luogo si chiama anche pedofilia, quel luogo si chiama anche violenza fisica e psicologica, quel luogo si chiama anche abbandono, quel luogo si chiama anche morte... e non parlo di morte fisica...
@occhietti
40 notes · View notes
passaggioalboscoedizioni · 9 months ago
Text
Tumblr media
⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Francesco Colafemmina
SALVIAMO I CLASSICI
La cultura greca e romana, luce per l’uomo in un’epoca oscura
Nonostante la tendenza a deformare o dimenticare l’eredità del mondo greco e romano, i Classici continuano a vivere ogni volta che vengono letti, ispirano le nostre vite ed elevano le nostre anime. Non più funzionale alla formazione di ubbidienti consumatori e di schiavi delle nuove tecnologie, la cultura classica è trascurata o data in pasto ai deliri della cancel culture.
Per questo, occorre recuperare la lunga tradizione del primato dei Classici, riscoprire i loro valori e continuare a tramandarli, senza smarrire le nostre radici. Perché nella poesia e nella storia, come nella filosofia greca e romana, scopriamo gli antidoti alle nuove tirannidi del presente e gli strumenti autentici per formare uomini e cittadini consapevoli.
Questo saggio – che accompagna il lettore nell’universo dei Classici – offre anche una accurata traduzione dell’A Demonico di Isocrate, scrigno dei valori educativi degli antichi. Soltanto salvando il seme del passato – infatti – possiamo assicurare un futuro solido ai nostri figli, in un’epoca che vive solo al presente. La luce dei riferimenti perenni continua ad illuminare l’umanità in ogni epoca buia, attraverso la saggezza, la virtù e l’anelito di bellezza che riscatta le nostre anime dalla provvisorietà della materia.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
11 notes · View notes
colonna-durruti · 4 months ago
Text
Darwish
Si è legata l’esplosivo alla vita e si è fatta esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
É il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
Da quattro anni, la carne di Gaza schizza schegge di granate da ogni direzione.
Non si tratta di magia, non si tratta di prodigio.
É l’arma con cui Gaza difende il diritto a restare e snerva il nemico.
Da quattro anni, il nemico esulta per aver coronato i propri sogni, sedotto dal filtrare col tempo, eccetto a Gaza. Perché Gaza è lontana dai suoi cari e attaccata ai suoi nemici, perché Gaza è un’isola.
Ogni volta che esplode, e non smette mai di farlo,
sfregia il volto del nemico, spezza i suoi sogni e ne interrompe l’idillio con il tempo.
Perché il tempo a Gaza è un’altra cosa, perché il tempo a Gaza non è un elemento neutrale. Non spinge la gente alla fredda contemplazione, ma piuttosto a esplodere e a cozzare contro la realtà. Il tempo laggiù non porta i bambini dall’infanzia immediatamente alla vecchiaia, ma li rende uomini al primo incontro con il nemico. Il tempo a Gaza non è relax, ma un assalto di calura cocente.
Perché i valori a Gaza sono diversi, completamente diversi.
𝐋’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐢��𝐞 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐧𝐭𝐞.
Questa è l’unica competizione in corso laggiù.
E Gaza è dedita all’esercizio di questo insigne e crudele valore che non ha imparato dai libri o dai corsi accelerati per corrispondenza, né dalle fanfare spiegate della propaganda o dalle canzoni patriottiche.
L’ha imparato soltanto dall’esperienza e dal duro lavoro che non è svolto in funzione della pubblicità o del ritorno d’immagine.
Gaza non si vanta delle sue armi, né del suo spirito rivoluzionario, né del suo bilancio. Lei offre la sua pellaccia dura, agisce di spontanea volontà e offre il suo sangue.
Gaza non è un fine oratore, non ha gola.
É la sua pelle a parlare attraverso il sangue, il sudore, le fiamme.
Per questo il nemico la odia fino alla morte, la teme fino al punto di commettere crimini e cerca di affogarla nel mare, nel deserto, nel sangue.
Per questo, gli amici e i suoi cari la amano con un pudore che sfiora quasi la gelosia e talvolta la paura, perché Gaza è barbara lezione e luminoso esempio sia per i nemici che per gli amici.
Gaza non è la città più bella.
Il suo litorale non è più blu di quello di altre città arabe. Le sue arance non sono le migliori del bacino del Mediterraneo.
Gaza non è la città più ricca.
(Pesce, arance, sabbia,
tende abbandonate al vento,
merce di contrabbando,
braccia a noleggio.)
Non è la città più raffinata, né la più grande, ma equivale alla storia di una nazione.
Perché agli occhi dei nemici è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata, la più feroce di tutti noi. Perché è la più abile a guastare l’umore e il riposo del nemico ed è il suo incubo.
Perché è arance esplosive,
bambini senza infanzia,
vecchi senza vecchiaia,
donne senza desideri.
Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d’amore tra tutti noi.
Facciamo torto a Gaza quando cerchiamo le sue poesie.
Non sfiguriamone la bellezza che risiede nel suo essere priva di poesia. Al contrario, noi abbiamo cercato di sconfiggere il nemico con le poesie, abbiamo creduto in noi e ci siamo rallegrati vedendo che il nemico ci lasciava cantare e noi lo lasciavamo vincere.
Nel mentre che le poesie si seccavano sulle nostre labbra, il nemico aveva già finito di costruire strade, città, fortificazioni.
Facciamo torto a Gaza quando la trasformiamo in un mito perché potremmo odiarla scoprendo che non è niente più di una piccola e povera città che resiste.
Quando ci chiediamo cos’è che l’ha resa un mito, dovremmo mandare in pezzi tutti i nostri specchi e piangere se avessimo un po’ di dignità, o dovremmo maledirla se rifiutassimo di ribellarci contro noi stessi.
Faremmo torto a Gaza se la glorificassimo.
Perché la nostra fascinazione per lei ci porterà ad aspettarla.
Ma Gaza non verrà da noi, non ci libererà.
Non ha cavalleria, né aeronautica, né bacchetta magica, né uffici di rappresentanza nelle capitali straniere.
In un colpo solo, Gaza si scrolla di dosso i nostri attributi, la nostra lingua e i suoi invasori.
Se la incontrassimo in sogno forse non ci riconoscerebbe, perché lei ha natali di fuoco e noi natali d’attesa e di pianti per le case perdute.
Vero, Gaza ha circostanze particolari e tradizioni rivoluzionarie particolari.
(Diciamo così non per giustificarci, ma per liberarcene.)
Ma il suo segreto non è un mistero: la sua coesa resistenza popolare sa benissimo cosa vuole (vuole scrollarsi il nemico di dosso).
A Gaza il rapporto della resistenza con le masse è lo stesso della pelle con l’osso e non quello dell’insegnante con gli allievi.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in una professione.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in un’istituzione.
Non ha accettato ordini da nessuno, non ha affidato il proprio destino alla firma né al marchio di nessuno. Non le importa affatto se ne conosciamo o meno il nome, l’immagine, l’eloquenza. Non ha mai creduto di essere fotogenica, né tantomeno di essere un evento mediatico. Non si è mai messa in posa davanti alle telecamere sfoderando un sorriso stampato.
Lei non vuole questo,
noi nemmeno.
La ferita di Gaza non è stata trasformata in pulpito per le prediche.
La cosa bella di Gaza è che noi non ne parliamo molto, né incensiamo i suoi sogni con la fragranza femminile delle nostre canzoni.
Per questo Gaza sarà un pessimo affare per gli allibratori.
Per questo, sarà un tesoro etico e morale inestimabile per tutti gli arabi.
La cosa bella di Gaza è che le nostre voci non la raggiungono, niente la distoglie.
Niente allontana il suo pugno dalla faccia del nemico. Né il modo di spartire le poltrone del Consiglio Nazionale, né la forma di governo palestinese che fonderemo dalla parte est della Luna o nella parte ovest di Marte, quando sarà completamente esplorato.
Niente la distoglie.
É dedita al dissenso:
fame e dissenso,
sete e dissenso,
diaspora e dissenso,
tortura e dissenso,
assedio e dissenso,
morte e dissenso.
I nemici possono avere la meglio su Gaza.
(Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.)
Possono tagliarle tutti gli alberi.
Possono spezzarle le ossa.
Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini.
Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.
Ma lei non ripeterà le bugie.
Non dirà sì agli invasori.
Continuerà a farsi esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝐺𝑎𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑀𝑎ℎ𝑚𝑜𝑢𝑑 𝐷𝑎𝑟𝑤𝑖𝑠ℎ, 1973
6 notes · View notes
elenascrive · 1 year ago
Text
“Ci resta solo la poesia.
In un mondo che non riconosco più, ci resta solo la poesia.
In un mondo in cui i più sposano cause senza senso e prendono le distanze dal dolore vero, ci resta solo la poesia.
Quando un apericena ha più senso dei valori, dell'etica, della gioia e persino dell'amore, sì, ci resta solo la poesia.
Mentre qualcuno si sta sostituendo a Dio, ciò che scompare è proprio ciò che ci resta: la poesia.
In una realtà in cui non conta la sostanza, ma la forma, in cui le competenze vere sono cancellate dalle nozioni, dal sapersi vendere, dallo sgomitare per catturare meno di un secondo di attenzione, cosa può salvarci se non la poesia?
La senti anche tu quella fame che non si placa?
Quella fame, amico mio, è l'anima. È ciò che abbiamo dimenticato. È l'umanità. È l'amore.
È solo la poesia.”
- Elisabetta Barbara De Sanctis
12 notes · View notes
pier-carlo-universe · 9 days ago
Text
La Pazienza Mi Ha Fatto Visita di Tahlia Hunter: Una Poesia di Introspezione e Crescita Interiore. Recensione di Alessandria totday
Un viaggio poetico che abbraccia i valori della pazienza, della fiducia e dell’amore.
Un viaggio poetico che abbraccia i valori della pazienza, della fiducia e dell’amore. Tahlia Hunter ci offre una poesia che invita a riflettere sui valori essenziali della vita e sull’importanza di coltivare la propria crescita interiore. “La pazienza mi ha fatto visita” è un componimento che si sviluppa attraverso una serie di virtù personificate, ognuna delle quali lascia un messaggio di…
0 notes
fridagentileschi · 1 year ago
Text
Tumblr media
Quando si giocava ancora per i vicoli del paese o nelle piazzette sotto casa alla campana, nascondino e palla prigioniera,giro girotondo, cantando la filastrocca, io c'ero.
Quando bastava che tua madre si affacciasse al balcone, per avvisarti che era ora di risalire a casa - altro che telefonino o sms, bastava quella voce.
E quando ci insegnavano a dare del lei alle persone più grandi di noi, ad alzarci e cedere il posto per rispettare tutti, io c'ero.
E c’ero anche quando si aspettava il compleanno di qualcuno a cui i genitori permettevano di fare la festa in casa, per ballare stretti stretti con quel ragazzino che ci piaceva tanto…
E quando l’ora di rientro era al massimo alle 20 d’inverno e le 22 d’estate e non c’erano eccezioni: o così, o niente.
E quando Natale era con i tuoi, ed anche Pasqua sempre con i tuoi e le vacanze erano solo e sempre con i tuoi.
Quando si aspettavano i giorni di festa per mettere la letterina piena di porporina sotto il piatto del babbo e per recitare la poesia imparata a scuola.
C’ero quando la televisione era solo in bianco e nero e i programmi terminavano la notte io c'ero.
Quando in tv davano Sandokan, Happy days e Remi io c'ero.
Quando la scuola era seria e si ubbidiva alla maestra e senno erano botte a casa dalla mamma io c'ero.
Quando c'era la famiglia ed era mamma, papa', i fratelli, le sorelle e i nonni e guai a mancargli di rispetto io c'ero!...
C'era un mondo piu' piccolo, meno virtuale, meno tecnologia, ma piu' umanita'...piu' valori e piu' serenita'!
E se vogliamo continuare ad esserci si deve tornare a questo mondo: meno tecnologia e più valori.
dal web
19 notes · View notes
ilgiardinodivagante · 5 months ago
Text
Tumblr media
Mi capita spesso di osservare le persone. Molte sono farfalle che svolazzano da un fiore all'altro, senza mai posarsi davvero. Ma, purtroppo, c’è meno poesia. C'è invece un'agitazione frenetica, una reazione a catena che sembra non avere fine. Un grido che ne suscita un altro, un gesto aggressivo che ne innesca una sequenza. È come se stessero recitando una parte, senza un copione ben definito, semplicemente reagendo a uno stimolo esterno. Una strana presenza-assenza sul grande palcoscenico della vita. Una disconnessione tra l'azione e il pensiero, tra il corpo e l'anima.
Mi chiedo: perché? Qual è la molla che spinge gli individui a comportarsi in questo modo? Credo che alla base ci sia una profonda insicurezza, un bisogno spasmodico di affermare sé stessi in un mondo che ci chiede costantemente di essere qualcuno che non siamo. Un mondo che ci promette l'apice del successo, ma ci costringe a indossare maschere sempre più uguali.
E poi c'è la rabbia, un sentimento represso che esplode alla minima provocazione. È la rabbia di chi si sente prigioniero di un sistema che lo soffoca, di chi anela a ribellarsi senza sapere a cosa o come.
Ma la cosa più preoccupante è la perdita di un senso più profondo. Sembra che stiamo vagando alla deriva, senza una bussola, senza una meta. Viviamo in un'epoca di grande incertezza, dove i valori tradizionali sono messi in discussione e le nuove generazioni sembrano smarrite.
Eppure, nonostante questo grande caos, in ognuno di noi c’è una stanza, vuota e silenziosa, che attende solo di essere scoperta. Un luogo interiore dove, al riparo dai giudizi e dalle aspettative, possiamo finalmente guardarci dentro senza filtri. Un rifugio dove chiederci: "Chi sono io, davvero, al di là di ciò che mostro al mondo? Quali sono i miei desideri più autentici, quelli che nascondo anche a me stesso? Perché fuggo da loro invece che corrergli incontro?"
È in questa stanza che possiamo liberarci dalle maschere che indossiamo per paura di essere giudicati, o per conformarci a un'immagine che non ci appartiene. È qui che possiamo smettere di cercare un giusto o uno sbagliato, e semplicemente essere.
Io ho scoperto questa stanza grazie a un amore che mi ha messo a nudo, mostrandomi le contraddizioni e le paure che nascondevo. All'inizio ho provato terrore, ma poi ho capito che quella era la mia occasione per riconnettermi con me stessa.
Tumblr media
Un amore che non è possesso, ma dono. Che si trasforma nella capacità di aprirsi completamente all'altro, senza riserve, e insegna che, per farlo davvero, bisogna prima conoscersi a fondo. Bisogna prima entrare nella stanza vuota, trovare il coraggio di farlo.
Sono grata di quell’amore. Quello che ho vissuto è stato un incontro unico, un regalo inaspettato che mi ha permesso di cambiare prospettiva. Non c'erano le aspettative e i desideri della passione, solo una profonda volontà di dare e di essere autentica.
Vorrei che tutti potessero provare questa esperienza: la fortuna di provare un sentimento così intenso da spingerli a mettersi a nudo. Vorrei che tutti voi riceveste lo stesso dono che ho ricevuto io. Ma se non dovesse arrivare, se fosse in ritardo, andatelo a cercare voi. Che sia un qualcuno o un qualcosa, non importa, cercatelo e non vi arrendete. Ne vale la pena. È l’accesso alla vostra stanza vuota, la soglia di quel luogo di verità e di autenticità in cui trovare finalmente le risposte che cerchiamo.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare
4 notes · View notes
intotheclash · 1 year ago
Text
Che sia breve o lunga la vita, tutto ciò che viviamo si riduce a un residuo grigio nella memoria. Dei vecchi viaggi rimangono monete enigmatiche che rivendicano  falsi valori. Dalla memoria si alza solo un’impalpabile polvere e un profumo. Che sia poesia?
(Ida Vitale)
11 notes · View notes
thebeautycove · 4 months ago
Text
Tumblr media
VERONIQUE GABAI - EAU DE LA NUIT BOOSTER - Eau de Parfum
In praise of slowness. Root of all feelings.
.
Elogio della lentezza. Della riflessione. Della contemplazione. Della poesia. Della conversazione nella profondità delle parole e del loro significato. Dell’arte generata dal sentimento. Manipolata dalle emozioni.
Del piacere di scrivere, come espressione di un meccanismo che genera partecipazione, empatia, simbiosi. A dispetto di questa nuova ‘arte’ digitale che premia la rapidità, la ripetitività, l’emulazione, il paradosso, dove la pennellata è un reel di pochi secondi, la cifra di stile il protagonismo, il sarcasmo, il giudizio, la mutilazione del sentire, dei valori portanti e inalienabili.
Allora evviva il pensiero lento e irriverente, evviva chi non accelera, perché ciò che si ottiene accelerando si perde in profondità.
Lentezza non è immobilità. 
È apprezzare al meglio ogni percorso, ogni esperienza, scoprire quanta forza e quale straordinario potere abbia la pazienza che, come sosteneva Leopardi, è la più eroica delle virtù. 
Lentezza è gioia, dall’attesa al completamento del gesto, ciò che guida ogni scelta, anche quella del profumo. Dall’immaginare al realizzare, attraversando mondi infiniti, universi paralleli, orizzonti mai scrutati. Avere la sacrosanta pazienza dalla nostra, centellinare ogni attimo, godersi ogni respiro, spalancare la mente e spingersi oltre l’ovvio, la consuetudine.
Mai il tutto e subito. Nella lentezza germoglia la seduzione, così come ardente, calma e seducente è l’aura di Eau de la Nuit, la fragranza booster creata da Veronique Gabai, strategica senza pari nel far emergere sensazioni più decisamente passionali e misteriose nel layering con altre EdP in collezione.
Splendida in solo, di maiuscola grazia e raffinatezza, si lascia apprezzare in purezza per la sontuosa complessità degli accordi con legni, ambra e muschi, priva di spigoli e dissonanze, la percezione è di eleganza impeccabile. Nella stratificazione assorbe e restituisce senza riserve la sua allure enigmatica e ipersensuale come promessa (notturna e non solo) di desideri da coltivare e consumare in magnifica lentezza.
Eau de Parfum 85 ml. Online qui 
©thebeautycove  @igbeautycove
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
2 notes · View notes