#plasticità neuronale
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Variazioni trascrizionali, cerebrali e cliniche associate alla schizofrenia: nuove prospettive sulla malattia
Schizofrenia: una malattia del cervello e dei geni La schizofrenia è un disturbo psichiatrico complesso e debilitante che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale. Caratterizzata da una combinazione di sintomi psicotici, cognitivi e affettivi, la schizofrenia rappresenta una delle principali sfide nella salute mentale a causa della sua complessità clinica e della variabilità nella risposta…
#acido valproico#anedonìa#carbamazepina#corteccia cerebrale#dopamina#epigenetica#espressione genica#ippocampo#neurochimica#neurotossicità#plasticità neuronale#schizofrenia
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Atlas: tra mecha e IA, il film con J-Lo è una gradita sorpresa
Atlas, diretto da Brad Peyton, e dedicato all'attualissimo tema dell'IA, è un intreccio futuristico che mischia azione e riflessione. Molto meno scontato di quanto atteso. Su Netflix.
Se c'è un argomento che tiene banco nell'entertainment nell'ultimo anno questo è certamente l'intelligenza artificiale. Dalla sua applicazione ai preoccupanti pericoli, dagli scioperi di settore alle polemiche relative ai titoli di testa di Secret Invasion, da The Creator di Gareth Edwards a quest'ultimo Atlas di Brad Peyton. L'IA è uno di quei temi che dalle Sorella Wachowski a Steven Spielberg, da Alex Garland a Spike Jonze, ha sempre incuriosito e ispirato i cineasti contemporanei, soprattutto per la plasticità e relativa versatilità del soggetto, adattabile a tanti contesti differenti in un mix di generi comunque predominato dalla fantascienza.
Atlas, Jennifer Lopez si confronta con Smith
Il fatto è che il futuro è sempre più vicino e oggi più di ieri l'IA intriga e stuzzica il mondo, venendo già utilizzata concretamente in tanti ambiti diversi. Il tema è sostanzialmente più attuale che mai e ci riguarda ormai da vicino, pure se l'evoluzione delle intelligenze artificiali ha da poco superato la fase embrionale. Il dominio dei "robot" sugli uomini è ancora distante, per così dire, e l'apocalittica e schopenaueriana visione di Matrix o quella minacciosa di Io, Robot di Alex Proyas sono ancora degli oscuri miraggi. Al netto di ciò, comunque, anche Atlas con Jennifer Lopez guarda con estrema fascinazione a quelle stesse paure e quegli stessi what if dei registi passati, e pur risultando derivativo sotto ogni punto di vista la verità è che sa come far funzionare discretamente più o meno tutti gli elementi in gioco.
A caccia di IA
Jennifer Lopez in un primo piano
Il futuro in cui è ambientato Atlas è privo di coordinate, ma la storia comincia a Los Angeles. Come immaginato negli scritti di Isaac Asimov (che viene citato direttamente) e poi riproposto nei decenni da tanto altro cinema, tv e letteratura, l'Uomo convive da anni con i bot. Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale ha infatti permesso l'introduzione di questi robot in ogni ambito della società e del quotidiano, operativi in realtà sanitarie, culturali, di difesa e casalinghe. Improvvisamente, un'IA di nome Harlan (un freddissimo ma convincente Simu Liu) creata da Val Shepherd comincia a modificare i codici dei bot che iniziano a ribellarsi all'umanità, dando il via a un vero e proprio massacro globale. Viene creata la ICN (Conferenza Internazionale delle Nazioni) per far fronte ad Harlan e al suo esercito, poi un giorno il leader terrorista IA fugge nello spazio, promettendo di tornare e "finire ciò che aveva iniziato".
Un'immagine del film di Brad Peyton
28 anni dopo, Atlas (J-Lo), figlia di Val, è un'analista della ICN che riesce a scoprire il nascondiglio di Harlan e che viene inviata dal Generale Jake Boothe (Mark Strong) in missione sul campo, affidata alle cure del Colonnello Elias Banks (Starling K. Brown). L'obiettivo è catturare Harlan sul pianeta GR-39, e per farlo la ICN ha messo a punto degli innovativi mecha IA ad uso militare con cui ogni soldato è però costretto a interfacciarsi a livello neuronale. Atlas non si fida però delle intelligenze artificiali, non più, trovandosi però suo malgrado costretta a collaborare con una di queste per sopravvivere in territorio ostile.
Una scena del film Netflix
Se l'incipit vi ricorda The Creator, non sbagliate: il film di Edwards è una palese musa cinematografica di Atlas, da cui "ruba" l'idea del terrorismo IA e di una guerra senza quartiere tra robot e umani. Altro paragone non c'è, comunque, perché l'opera di Peyton comincia poi a guardare oltre, allo spazio, a Ultron, al videogioco (Lost Planet di Capcom), dimostrandosi un grande miscellanea d'ispirazioni. Il racconto è di per sé derivativo nello sviluppo e nell'intreccio, eppure è nella scrittura dei dialoghi tra la protagonista e la sua nuova IA, Smith, che il film ingrana la marcia giusta dal punto di vista introspettivo e riflessivo, lasciando poi ad azione ed esplorazione il compito d'intrattenere.
In da mecha
Jennifer Lopez in una sequenza di Atlas
Quello che sorprende di Atlas è la sua grande capacità di sapersi muovere adeguatamente nella sua stessa derivazione. Al di là dei titoli già citati ma persino oltre il cinema, la sci-fi con J-Lo pesca da manga e anime l'attrattiva per i mecha e una nomenclatura già nota ("link neuronale") per unire esoscheletri simili a quelli di Avatar a concetti sfruttati in lungo e in largo da Evangelion a Pacific Rim. Suddiviso in tre atti ben distinti tra loro, il film trova la sua più grande forza nel corpo centrale dell'opera, quando Atlas è dentro il mecha e deve interfacciarsi con il programma IA che lo ospita. Lo scontro-dialogo tra i due apre a interessanti interrogativi sull'eventuale ponte che la collaborazione uomo-intelligenza artificiale potrebbe creare verso un domani d'intesa e non di guerra, dove nessuno è mero nemico o strumento e dove l'integrazione è l'unica scelta possibile. Nel mentre di queste riflessioni (per nulla scontate e anzi gestite a modo) Atlas e Smith si muovono tra i diversi e sconcertanti biomi di un pianeta totalmente inospitale, cominciando a conoscersi tra diffidenza e sarcasmo.
Un'immagine del film di fantascienza disponibile su Netflix
Il film si completa di buone sequenze d'azione che soffrono però a singhiozzo una CGI non sempre di livello, a tratti leggermente posticcia ma comunque capace di regalare allo spettatore alcuni scorci alieni immaginifici e immersivi, tra inquadrature e soggettive cinematografiche e d'estrazione videoludica. Atlas dimostra la buona volontà della Lopez di adeguarsi ai differenti generi e proporre qualcosa di appagante che, pur senza pretese o velleità intellettuali, senza chissà quale originalità né innovazione, sappia a suo modo convincere.
Conclusioni
Atlas è uno di quei titoli capaci di sguazzare nella loro stessa indole derivativa sapendo perfettamente come restare a galla. Guarda a The Creator e al genere mecha tra oriente e occidente, a Big Hero 6 e ad Ultron, ai videogiochi Capcom e ad Avatar, eppure resta in piedi, intrattiene e compiace, al netto di una CGI non sempre di livello e di una prestanza action soddisfacente ma non ottimale. L'obiettivo era quello di parlare di IA e d'integrazione tra uomo e macchina in un lungometraggio di genere che sfruttasse gli insegnamenti di Asimov e la nomenclatura giappo in un prodotto streaming fantascientifico ed esplosivo con ricercati picchi introspettivi e riflessivi. Considerando il cinema di Brad Peyton e l'ultima incursione di genere di J-Lo, posso dirmi sinceramente sorpresa e discretamente soddisfatta.
👍🏻
La riflessione sulle IA.
Il rapporto tra Atlas e Smith, i loro dialoghi.
L'idea di unire le fascinazioni mecha alle questioni sull'intelligenza artificiale.
Alcune scene d'azione ben confezionate…
👎🏻
… Al netto di una CGI non sempre all'altezza.
Il terzo atto è inferiore ai precedenti.
Mark Strong e Sterling K. Brown per nulla sfruttati.
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Importante nutrire il cervello
Il cibo ed una corretta nutrizione sono essenziali per il mantenimento delle prestazioni cerebrali, infatti aiutano anche nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi mentali e di malattie neurologiche. Non sorprende che l'adesione a una dieta di tipo occidentale ricca di grassi saturi, carboidrati raffinati e alta densità calorica combinata con un comportamento alimentare eccessivo, che porta a malattie legate allo stile di vita, sia anche un fattore di rischio per compromettere le prestazioni e la salute del cervello. In effetti, è stato dimostrato un effetto diretto di questo tipo di dieta sul cervello umano, soprattutto sul volume dell'ippocampo, importante regione deputata alla memoria ed alla cognizione. La dieta mediterranea, caratterizzata da un elevato apporto di grassi monoinsaturi, come ad esempio l'olio extravergine di oliva, verdure, frutta, proteine vegetali, cereali integrali e pesce, ed un basso apporto di carne rossa, cereali raffinati e dolci, è stata associata a una minore declino e deterioramento cognitivo ed ictus; mentre la dieta DASH ( a basso contenuto di sodio), ricca di frutta, verdura e noci, con latticini a basso contenuto di grassi, carni magre, pesce, pollame, cereali integrali e grassi polinsaturi è stata associata ad una migliore funzione cognitiva media. I lipidi costituiscono la metà del cervello umano in termini di peso secco e sono determinanti nel corretto funzionamento delle attività cerebrali. Circa il 50% degli acidi grassi nel cervello sono acidi grassi polinsaturi ed in particolare il DHA regola le funzioni legate alla plasticità e alle capacità cognitive, e migliora la differenziazione neuronale. Questi nutrienti si trovano principalmente in olio extravergine di oliva, nella frutta secca e nei semi oleosi, nel pesce (in modo particolare nel salmone, nello sgombro, nelle sardine, nelle aringhe, nel tonno e nelle alici). Molti micronutrienti, come vitamine e oligoelementi, sono di essenziale importanza durante le prime fasi dello sviluppo del cervello. Ad esempio la carenza di vitamina B è stata implicata in numerosi disturbi mentali. Il ferro e lo zinco sono micronutrienti essenziali per lo sviluppo neurologico, in particolare una grave carenza di zinco provoca gravi malformazioni strutturali del cervello. La carenza di iodio (cretinismo) porta a danni irreversibili al cervello, oltre che compromette la funzionalità tiroidea. Seguire un regime Mediterraneo mantenendo una alimentazione ricca e varia, e ridurre il contenuto calorico protegge il cervello dai danni ossidativi, in quanto questa scelta dietetica fornisce diversi cibi antiossidanti che hanno effetti positivi sulla funzione neurale, favorendo l'apprendimento e le prestazioni della memoria, e migliorando le funzioni cognitive. Read the full article
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I farmaci oppioidi determinano l’isolamento elettrico dei circuiti di ricompensa Effetti degli Oppioidi sul Sistema Nervoso Uno studio recente ha evidenziato che i farmaci oppioidi influenzano la mielinizzazione degli assoni neuronali nei circuiti di ricompensa del cervello, cruciali per il rilascio di dopamina. La mielina agisce come guaina isolante attorno agli assoni, e le droghe d’abuso alterano la sua regolazione. Plasticità Mielinica e Dipendenza da Sostanze Nei topi sottoposti a droghe d’abuso, si è riscontrata una plasticità mielinica influenzata dall’attività neuronale. Questi cambiamenti sono legati all’apprendimento delle associazioni di ricompensa con le sostanze, come nel caso della morfina. La mielinizzazione neurale è dunque coinvolta nei processi di dipendenza. Implicazioni per
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Cass non riesco a trovare la mia areté, sono mediocre/scarsa in tutto, pure la mia memoria, che credevo essere il mio punto forte, funziona male ultimamente. Ho un gran caos in testa
non sarà sempre così, lo sai? esiste una cosa fantastica chiamata “plasticità neuronale” ed è quella cosa che mi ha fatto rinsavire tutte le facoltà mnemoniche che sembravano andate in fumo da tre anni. se sono escluse le cause patologiche, puoi metterti a lavorare su quella che io ho sempre creduto una barzelletta per sognatori ingenui: la volontà del pensiero e dell’esercizio al pensiero. una barzelletta che oggi mi ha cambiato la vita
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Ictus: nuova luce sulla riabilitazione motoria
Ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In), Scuola Superiore Sant’Anna e Lens, grazie a tecniche di microscopia di fluorescenza e ingegneria genetica, hanno osservato ‘in vivo’ la plasticità neuronale associata al processo riabilitativo per il recupero delle funzioni motorie lesionate da ictus. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Cell Reports
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Inoltre penso che la reazione del sistema nervoso come stato di base al dolore cronico vada molto oltre lo stato emotivo, e riguardi più che altro anche la reazione inconscia a qualsiasi stimolo consciente o meno, come potrei approfondire questa faccenda?
Non so se tu lo reputerai pertinente, ma potresti fare una ricerca sugli aspetti psicologici che determinano la percezione del dolore, tra cui la “memoria del dolore”.La memoria del dolore origina sia dall’intensità dello stimolo percepito che dalle conseguenze che derivano da questo stimolo.Ossia, attraverso la rievocazione del dolore provato per un certo agente, può essere determinata un’esperienza dolorosa, anche in assenza dello stimolo doloroso.Ti riporto una citazione di Bryant del 1993: il ricordo di spiacevoli sensazioni dolorose può influenzare significativamente la percezione di un nuovo stimolo doloroso (è questo a cui mi riferisco, in parole più chiare).Alla base della memorizzazione del dolore ci sarebbero fenomeni di plasticità neuronale a livello del midollo spinale (dove convergono le afferenze periferiche, da cui partono le vie afferenti centrali e su cui agiscono le vie inibitorie discendenti).La memorizzazione del dolore comporta:- riduzione della soglia del dolore,- aumento della risposta del neurone,- presenza di iperalgesia,- dolore persistente,- cronicizzazione di alcune forme di dolore.Per il resto, c’è un libro del dottor John E. Sarno “Curare la Mente, Guarire il Dolore” (se non erro), in cui, studiando alcune forme di dolore cronico alla schiena, alle spalle, al collo ecc., ha sostenuto che il bruciore, la debolezza e il senso di pressione deriverebbero da una deprivazione di ossigeno nei muscoli e nei nervi interessati.Questa deprivazione sarebbe messa in atto dal cervello, come forma di “distrazione”, per impedire ai sentimenti inconsci, considerati pericolosi e insopportabili, di giungere alla coscienza.Poi prova a fare altre ricerche, magari su PubMed o Google Scholar, di più non so dirti.
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Lacan e Aristotele : Inconscio e Plasticità neuronale - Psicanalisi e fi...
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PSICOLOGIA: Professor Biggio (Unica)-La deprivazione di sonno danneggia il cervello
Giovanni Biggio, Professore Emerito di Neuropsicofarmacologia presso l'Universita' di Cagliari (Unica), il 28 ottobre a Roma, al convegno “Narrazione, trauma e salute: dall'individuo alla societa” parlerà di come “La deprivazione di sonno sta mettendo in una condizione di grande stress il cervello di moltissimi bambini e adolescenti" e illustrerà quali sono “Le nuove forme dello stress tra epigenetica e psicopatologia”. Il professore afferma che, questo "è un fenomeno mondiale”. Da alcuni studi condotti emerge che nel periodo 2007 - 2017 i giovani dagli 8 ai 18 anni sono passati dalle 7 alle 14 ore di connessione, soprattutto di notte diminuendo e interrompendo, quindi, le ore di sonno. Gli adolescenti, di notte, invece di dormire, restano svegli per chattare con gli smartphone o per utilizzare Pc e iPad. Questo aspetto è estremamente negativo. A confermarlo anche i professori delle scuole secondarie, che sostengono che dopo le prime due ore di lezione, gran parte della classe non presta più attenzione. Il professor Biggio chiarisce che il cervello umano diventa adulto tra i 25 e i 30 anni. E’, quindi, inevitabile che "se le persone dai 12 ai 20 anni non dormono, la neurogenesi si rallenta. La melatonina, che regola il ritmo circadiano e ha un ruolo importante nella plasticità neuronale, viene secreta la notte, mentre il cortisolo, molecola che controlla le funzioni del cervello, si attiva la mattina. Se non si dorme la melatonina non viene secreta, il nostro cortisolo sale e il cervello ne risente”. Molti adolescenti, non dormendo per giorni, sono soggetti ad uno stress enorme. Da lì il rifiuto di andare a scuola, di mangiare, di socializzare arrivando, in casi ancor più gravi, alla psicopatologia. Il professor Biggio, parlando degli stili di vita che oggi i giovani conducono, aggiunge: "negli adolescenti la corteccia non e' sviluppata - se non dormono, perché ad esempio sono andati in discoteca e hanno assunto alcol o fumato qualche sostanza stupefacente, poi non sono in grado di dare al cervello quell'input inibitore che invece riesce a dare un adulto che ha un cervello completamente formato. Quest'ultimo se beve non si metterà alla guida, i giovani invece guidano e si suicidano poiché non sanno prendere le giuste decisioni". La mancanza di sonno fa prendere, quindi, cattive decisioni. Oggi, la deprivazione di sonno possiamo osservarla anche nei più piccoli che, già dall’età di 2 anni, giocano con strumenti che li tengono svegli. Il professor Boggi sostiene che “ciò rappresenta una fonte di stress per un cervello in via di sviluppo e, può portare all’insorgenza del trauma a livello emotivo, emozionale ed affettivo". L’impatto ambientale modifica in positivo o in negativo la funzione dei nostri geni in tempo reale. Il cervello, in funzione dell’ambiente in cui si vive, si modifica sia funzionalmente che morfologicamente. In una persona sottoposta ad uno stress continuo, il volume dell'ippocampo umano - l'area del cervello importante per i processi cognitivi, in particolare per la memoria - si riduce e la corteccia diventa più sottile. Fortunatamente, conclude Biggio, la connessione alla rete e, l'uso dei vari strumenti telematici, tendono certamente a cambiare il cervello umano ma se utilizzati con moderazione durante il giorno non producono danni. Read the full article
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Funzioni della serotonina: non solo per umore e memoria, anche per imparare le esperienze belle e quelle brutte
La serotonina è uno dei principali mediatori chimici utilizzati dalle cellule nervose per comunicare tra loro e i suoi effetti sul comportamento non sono ancora chiari. Per molto tempo i neuroscienziati hanno iniziato a costruire una teoria integrata di ciò che la serotonina fa realmente nel cervello normale. Ma è stato difficile definire la funzione della serotonina, specialmente per…
#abitudine#antidepressivi#apprendimento#comportamento#decisione#depressione#fenfluramina#memoria#neurochimica#plasticità neuronale#psiche#ricompensa#Serotonina#strategia
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L'acido arachidonico, il suo metabolismo e la sua implicazione nel disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore debilitante caratterizzato da episodi ricorrenti di mania e depressione. Sebbene la sua eziologia non sia ancora chiara, studi precedenti hanno dimostrato che la malattia bipolare è altamente ereditaria. Secondo un nuovo studio condotto nel 2017, una propensione genetica a livelli circolanti più elevati di lipidi contenenti acido arachidonico, un…
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#acido arachidonico#attività neuronale#canale ionico#disturbi psichici#disturbo bipolare#endocannabinoidi#fosfolipidi#membrane protein#Mendelian randomization#omega-3#omega-6#plasticità neuronale#prostaglandina E2
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Ristrutturare il sistema nervoso grazie alla neuroplasticità
Neuroplasticità e riconsolidamento della memoria: la ricodifica degli apprendimenti emozionali in terapia. La ricerca su neuroplasticità e riconsolidamento della memoria ha aperto la strada per comprendere il processo fondamentale del cambiamento trasformazionale. Le più recenti ricerche sulla memoria (Ecker, 2018) hanno identificato un particolare tipo di neuroplasticità innata del cervello, nota come riconsolidamento della memoria, che permette la modifica o la sostituzione di risposte emotive disfunzionali con altre più funzionali. Con “apprendimento emozionale” si fa riferimento al modo in cui una persona ha appreso a reagire emotivamente alle situazioni attivanti di ogni giorno. Le risposte emotive disfunzionali, considerate oggetto di disagio dal paziente, sono dovute infatti ad apprendimenti emozionali codificati dal sistema nervoso per mezzo della sua capacità neuroplastica (Price & Duman, 2020). Le ricerche sul riconsolidamento della memoria hanno dimostrato che la psicoterapia, stimolando il paziente a reagire emotivamente in modi più adattivi e funzionali, induce una vera e propria modifica strutturale del sistema nervoso (Ecker, 2018).
Neuroplasticità e riconsolidamento della memoria La capacità neuroplastica del cervello permette al sistema nervoso di riorganizzare la sua struttura, la sua funzione e le sue connessioni in risposta agli stimoli ambientali (Cramer et al., 2011). Tale plasticità ci permette di apprendere dall’esperienza, ed è pertanto altresì responsabile della registrazione a lungo termine di quegli apprendimenti emozionali che sono causa di disagio in gran parte dei disturbi mentali. Lo stress cronico e i comportamenti di tipo depressivo nella ricerca neuroscientifica di base sono stati associati a compromissioni funzionali della neuroplasticità: se da un lato i pazienti con disturbi d’ansia presentano un’eccessiva reattività neurale nel sistema limbico, che gioca un ruolo fondamentale nelle reazioni emotive, d’altro canto la depressione è caratterizzata da un vero e proprio fallimento della neuroplasticità, con atrofia neuronale e depressione sinaptica nella corteccia prefrontale mediale e nell’ippocampo (Price & Duman, 2020). Le più recenti ricerche sulla memoria (Ecker, 2018) hanno identificato un particolare tipo di neuroplasticità innata del cervello, nota come riconsolidamento della memoria, che permette la modifica o sostituzione di risposte emotive disfunzionali con altre più funzionali. Il riconsolidamento della memoria è un meccanismo innato del cervello per cui nuove esperienze apprese modificano o sostituiscono direttamente i contenuti della memoria acquisiti in un apprendimento precedente. Questo aggiornamento dei contenuti della memoria determina un cambiamento sia a livello soggettivo che di codifica neurale: si tratta di un processo di cambiamento neurologico guidato dall’esperienza (Ecker & Bridges, 2020). La psicoterapia come strumento di ricodifica neurale Per anni si è pensato che non fosse possibile modificare le tracce di apprendimenti pregressi che si trovano nella memoria implicita, al di fuori della consapevolezza cosciente. Definire la ricodifica degli apprendimenti emotivi disfunzionali come obiettivo della psicoterapia è un’affermazione che nessun neuroscienziato si sarebbe azzardato a fare prima della scoperta del riconsolidamento della memoria; ora, invece, è un obiettivo riconosciuto come una possibilità fondata sulla ricerca empirica (Ecker, 2018). Messaggio pubblicitario La rilevanza dei risultati della ricerca sul riconsolidamento per la psicoterapia è potenzialmente molto grande, perché i sintomi clinici sono mantenuti da apprendimenti emotivi conservati nella memoria implicita, in un’ampia gamma di patologie. Tra queste troviamo la maggior parte dei casi di attaccamento insicuro, la sintomatologia post-traumatica, il comportamento compulsivo, la dipendenza, la depressione, l’ansia, la bassa autostima e il perfezionismo, oltre a molti altri sintomi (Ecker & Bridges, 2020). Come cambia l’attività cerebrale prima e dopo la psicoterapia Negli studi condotti (Ecker, 2018; Ecker & Bridges, 2020), sono stati confrontati i livelli di attività cerebrale nei pazienti prima e dopo la terapia, tramite la risonanza magnetica funzionale (fMRI), e ne sono state osservate le differenze. Questo approccio è stato utilizzato principalmente nei casi di depressione, e ha identificato dei cambiamenti localizzati in specifiche aree frontali, cingolate e limbiche; nello specifico, si è osservata una diminuzione dell’attività dell’amigdala, la quale gioca un ruolo chiave nell’attribuzione di significati emotivi ai ricordi, e un aumento dell’attività della corteccia prefrontale dorsolaterale, responsabile della pianificazione e della regolazione del comportamento. Cambiamenti simili sono stati evidenziati anche nei casi di ansia, disturbi alimentari e sindrome dell’intestino irritabile (Collerton, 2013). Questi risultati ci suggeriscono che i cambiamenti che avvengono a livello cosciente in seguito alla psicoterapia influiscono sulle variazioni di attività cerebrali nelle zone sopraindicate: se da un lato vi è una diminuzione dell’attivazione emotiva (minore attività limbica), dall’altro vi è un aumento della riflessività (maggiore attività frontale). Gli operatori della salute mentale mirano ad aiutare i loro pazienti a modificare in modo efficace comportamenti, emozioni e pensieri disfunzionali. I vari sistemi di psicoterapia spesso producono cambiamenti profondi e duraturi, ma i loro resoconti su come e perché tali cambiamenti avvengano differiscono notevolmente, così come i loro metodi. La ricerca sul riconsolidamento della memoria ha dunque aperto la strada a un nuovo terreno comune tra neuroscienziati e clinici, che da decenni tentano di arrivare ad una comprensione chiara e sicura del meccanismo e del processo fondamentale del cambiamento trasformazionale (Ecker & Bridges, 2020). Entrando in contatto con le funzioni più coscienti del paziente, sottoposte al controllo esecutivo e volontario, un percorso di psicoterapia può indurre una vera e propria modifica strutturale del sistema nervoso. Le risposte emotive disfunzionali che originano dai centri cerebrali emotivi sottocorticali (aree limbiche) possono essere regolate terapeuticamente attraverso la creazione di apprendimenti e risposte preferenziali in altre regioni del cervello (aree prefrontali) che inviano connessioni neurali di regolazione alle regioni sottocorticali (Price & Duman, 2020). A fronte di questi risultati si può pensare al riconsolidamento della memoria come un modello generale di cambiamento per un suo utilizzo nella pratica clinica. Sebbene gran parte degli studi abbiano preso in esame la Terapia Cognitivo-Comportamentale, la rilevanza dei risultati ottenuti è applicabile anche ad altre psicoterapie in grado di promuovere un cambiamento in modo stabile (Collerton, 2013). Read the full article
#attivitàcerebrale#cervelloumano#memoria#Neuroplasticità#neuroscienze#psicoterapia#ricodificaneurale#sistemanervoso
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Schizofrenia: la sua chiave è nascosta nel metabolismo degli amminoacidi?
Schizofrenia: la sua chiave è nascosta nel metabolismo degli amminoacidi?
La schizofrenia è un disturbo mentale cronico caratterizzato da delusioni, allucinazioni uditive e pensieri paranoici. I suoi sintomi possono essere classificati come “positivi” o “negativi”. I “sintomi positivi” si riferiscono a quelli che sono tipici delle persone con diagnosi di schizofrenia. Questi possono includere allucinazioni, deliri e pensieri disturbati. I “sintomi negativi”, al…
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#acido folico#amminoacidi#eccitotossicità#espressione genica#metilazione#metionina#neurochimica#neuroinfiammazione#plasticità neuronale#schizofrenia#serina racemasi#sinapsi#sistema nervoso#triptofano
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Le origini della fibromialgia: finalmente le prove conclusive che è autoimmune?
Le origini della fibromialgia: finalmente le prove conclusive che è autoimmune?
Le stime attuali suggeriscono che almeno 1 persona su 40 è affetta da sindrome fibromialgica (FMS) in tutto il mondo (l’80% delle quali sono donne) ed è comunemente caratterizzata da dolore diffuso in tutto il corpo, nonché affaticamento (spesso indicato come “fibronebbia”) e disagio emotivo. Si sviluppa più comunemente tra i 25 ei 55 anni, sebbene anche i bambini possano contrarre. Le attuali…
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#autoimmunità#benessere mentale#citochine#dolore cronico#dolore neuropatico#fibromialgia#flogosi cronica#immunoglobuline#neuroimaging#plasticità neuronale#qualità di vita#sistema immunitario
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Luce solare e neurochimica: come i raggi UV condizionano la salute cerebrale
Luce solare e neurochimica: come i raggi UV condizionano la salute cerebrale
Lo studio scientifico di cui si parla nel presente è stato originariamente pubblicato all’inizio del 2020, ma ha catturato l’attenzione in via postuma di questa redazione scientifica, che ritiene affascinante l’argomento trattato. ================ Sebbene l’esposizione ai raggi ultravioletti sia associata a diverse malattie della pelle, un’esposizione moderata ai raggi UV è benefica per la salute…
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#acido urocanico#aminoacido#apprendimento#barriera ematoencefalica#cognitività#comportamento#filtro solare#glutammato#istidina#istidinemia#luce solare#neurochimica#plasticità neuronale#radiazione solare#raggi ultravioletti#urocanicaciduria
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Amminoacidi allo specchio: come il loro metabolismo condiziona crescita, invecchiamento e tumori
Amminoacidi allo specchio: come il loro metabolismo condiziona crescita, invecchiamento e tumori
Lo studio di un enzima che impedisce alle cellule di dividersi potrebbe essere una strada fruttuosa per la ricerca su come rallentare l’invecchiamento e trattare le malattie legate all’invecchiamento. Questa è stata la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell’Università di Kobe in Giappone dopo aver studiato l’enzima D-amminoacido ossidasi (DAO) e il suo ruolo nelle cellule. La DAO…
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#acetilcisteina#amminoacidi#antiossidante#antitumorale#coenzima#energia cellulare#fenilalanina#glutammina#invecchiamento#mitocondri#neurodegenerazione#oncogene#oncosoppressore#p53#plasticità neuronale#radicali liberi#senescenza#stress ossidativo#trasportatore
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