#oggi mi devo ancora pesare
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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“Scusi, quanto costa un cornetto”?
Faccio colazione al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento un ragazzo chiedere al barista: “scusi, quanto costa un cornetto”?
Difficilmente si sente chiedere il prezzo del cornetto o del caffè al bar. Per cui osservo il ragazzo e noto che è come se si facesse i conti. Dopo un po’ chiede un cornetto. Ma nient’altro.
Esce dal bar, lo seguo, noto che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.
Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.
Mi avvicino parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”
Uso la massima accortezza: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho ancora preso il caffè. Le va di prenderlo insieme?”
Mi guarda incuriosito: “certo, grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.
Rientriamo nel bar e gli dico: “senta, non le va un cappuccino”? Accetta. Consumiamo e subito torniamo verso i binari. Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa: “lo so che ha capito. E la ringrazio perché non me l’ha fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma ora a fine mese finalmente potrò anche io portare qualcosa a casa’’. Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”. Corre a prendere il suo treno. Il mio arriva quasi subito.
Parto con un senso di tristezza, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede a un ragazzo, la tristezza diventa angoscia. Non è giusto.
Franco Laratta
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saicome · 1 year ago
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non mi va più di provare emozioni, c’è stato un periodo in cui non provavo niente per nulla ed era brutto, ma devo dire che forse era meglio che provare tutta questa sofferenza
dopo 5 anni di accademia di belle arti (triennio e specialistica) in cui mi sto facendo il mazzo quadrato per prendere tutti 30 o comunque alti per uscire con 110, mi sto facendo il culo per far rimanere soddisfatti i miei e contenti di me e soprattutto per far capire a mio padre che ci tengo davvero a ciò che sto facendo e non è una sciocchezza (corso di arte per la terapia) a 7 mesi dalla possibile conclusione scopro che mio padre ancora considera quello che faccio ”solo fare disegni e dipingere” (che comunque non ci sarebbe nulla di male), cosa che lui trova una cosa inutile che non serve a niente nella vita, soprattutto lavorativamente parlando
lo so è una persona con pensieri molto all’antica, ha vissuto in un altro periodo e non è facile elasticizzate la mente, bisogna capire anche questo, difatti io ho sempre portato avanti le mie convinzioni, ma l’ho fatto in modo tale sa poter dimostrare che non sto perdendo tempo e invece oggi dopo 5 anni ho capito che non è servito a nulla, che tutto i miei sforzi non sono serviti a niente, che per mio padre sicuramente avrei dovuto continuare giurisprudenza, che tanto non importa tutti i sacrifici che sto facendo per non andare fuori corso, per cercare di pagare più cose possibili io per non far pesare su di loro questo percorso non apprezzato a pieno o forse per nulla (almeno da mio padre), per aver dato sette esami di cui 3 con esito 28 e 4 con 30 (certo non sono esami di medicina o altro, ma sono comunque esami e lavorando non è facile a prescindere), non importa assolutamente nulla di tutto questo
buone ferie a me
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unquadernino · 2 years ago
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La verità comunque è che da quando ho parlato con il mio relatore non faccio che pensare al fatto che se mi fossi iscritta ad una facoltà diversa sarebbe tutto diverso, forse sarei più felice, mi sentirei più realizzata, forse avrei più possibilità adesso di specializzarmi in questa roba che di per sé non appartiene al mio corso di laurea. Iscrivermi da zero a una nuova triennale è fuori discussione al momento, non posso permettermelo prima di trovare una parvenza di autosufficienza economica, e questo lo sento come un grande limite che un po' mi fa male e un po' mi ancora alla realtà. Vedo persone con le quali non parlo più che da zero si sono iscritte a nuove facoltà, forse un po' le invidio perché hanno la possibilità di farlo ma dall'altra penso che tutta questa realtà forse mi tiene con i piedi per terra. Tanto per parlare di privilegio. Però niente, ho comunque questo pensiero, sono demotivata, sto vivendo questa parentesi in cui non riesco a credere più tanto nel mio futuro quando fino a qualche settimana fa ci riuscivo, mi sembrava tutto in ordine e pieno di possibilità. Oggi mi pare irreale, mi pare di aver fatto scelte sbagliate e di non avere adesso la possibilità di rimediare, sempre che esista questa possibilità e non sia solo un tentativo di raccontarsela mantenendosi in un perenne e sospeso stato di "formazione" per non andare a finire da nessuna parte. Che assomiglia molto a quello che voglio eppure non lo è affatto, se per farlo devo pesare per tempo indefinito sulle spalle dei miei
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vivosperandosblog · 1 year ago
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“‘Scusi, quanto costa una brioche”?
Faccio colazione al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento un ragazzo chiedere al barista: “scusi, quanto costa una brioche”?
Difficilmente si sente chiedere il prezzo del cornetto o del caffè al bar. Per cui osservo il ragazzo e noto che è come se si facesse i conti. Dopo un po’ chiede un cornetto. Ma nient’altro.
Esce dal bar, lo seguo, noto che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.
Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.
Mi avvicino parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”
Uso la massima accortezza: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho ancora preso il caffè. Le va di prenderlo insieme?”
Mi guarda incuriosito: “certo, grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.
Rientriamo nel bar e gli dico: “senta, non le va un cappuccino”? Accetta. Consumiamo e subito torniamo verso i binari. Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa: “lo so che ha capito. E la ringrazio perché non me l’ha fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma ora a fine mese finalmente potrò anche io portare qualcosa a casa’’. Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”. Corre a prendere il suo treno. Il mio arriva quasi subito.
Parto con un senso di tristezza, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede a un ragazzo, la tristezza diventa angoscia. Non è giusto”.
Franco Laratta
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powerpoison · 4 months ago
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stamattina ho mangiato come un maiale, sono ingrassata da ieri mattina perché non ho vomitato tutto ieri sera, c'erano ancora nella pancia pezzi naviganti di pasta di lasagna, lo sapevo che non mi dovevo pesare oggi perché sono aumentata, mi sono alzata dal letto ancora digerendo la lasagna che schifo, mi sono demotivata e ho fatto troppa colazione ho pensato di andare a vomitare ma voglio fare sport stamattina o non ho più energie e vado a vomitare tutto il giorno mangiando come una vacca grassa obesa, mi sento un obesa in lotta con il dimagrimento basta non mi devo piu pesare devo avere piu autocontrollo fidarmi di me stessa tanto ho capito come funziona il mio corpo, mi piacerebbe tanto che mente e corpo fossero in sintonia invece sono sempre separati come se la testa fosse divisa, quando penso a cosa mangiare o vomitare non penso al mio corpo che è salute. A momenti mi dimentico anche di prendere le vitamine perché penso siano inutili ma non penso perché ero già svenuta andando troppo a vomitare o mangiare equilibrato non so come si fa non lo soo non capisco sono grassa devo dimagrire . E nn dimagrisco mai quando capita sono felice e accumulo punteggi sennò mi sento una pigrona . Prima andavo a digiuno a correre adesso dal fare la colazione con due fette biscottate e già avere la pancia digestione ecc per correre sono passata a mangiare tutto la dispensa e andare lo stesso. Ma non va bene così uffa! Almeno sono andata a fare la cacca come una persona normale senza prendere lassativi o clisteri, ma non mi sento più di essere com ero prima con 10 kg in più e mangiare smisurato ci vuole equilibrio. Mi piace come sono adesso se mi vedessi più grassa non c'è verso perché dimagrirei sempre nei modi più assurdi come una pazza. Non sarò mai obesa. Perché è meglio essere magri anche più magri , perché c'è sempre rischio di ingrassare e la gente muore per essere grassa e senza fare sport. È bello essere motivati. A volte mi sento stanca ma la ritrovo sempre la mia motivazione perché non voglio essere grassa penso o perché mi piace stare bene con me stessa anche se vorrei comprendere di più che la testa e il corpo sono una cosa sola e dovrei farli funzionare bene entrambi nn autodistruggendo convinta che mi sto facendo del bene, forse un po' si me lo faccio altrimenti non lo penserei oppure sono illusa ma c'è sempre un fondo di realtà .
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giancarlonicoli · 6 months ago
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«Smetto di allenare, non me la sento più. Comense? Irripetibile»
Aldo Corno, il coach della gloriosa squadra nerostellata: «Fullin e Pollini il top. Potevamo vincere un’altra Coppa dei Campioni»
Se tutto andrà per il verso giusto, cioè il suo Giussano salvo in serie A2 femminile senza disputare i playout, quella di domenica sarà l’ultima partita di Aldo Corno. L’imperatore della grande Comense, l’allenatore più titolato della pallacanestro italiana (12 scudetti, 6 Coppe dei Campioni, 13 anni in Nazionale, e altro ancora), ha infatti deciso che è venuto il momento di godersi la meritata pensione.
Aldo Corno si ritira dal basket?
Ebbene sì. Non me la sento più di allenare. Già da gennaio, per problemi fisici, ho ridotto l’impegno. E se devo essere onesto, faccio fatica a tenere due ore di seguito di allenamento ad alto livello. Le trasferte lunghe hanno iniziato a pesare, ne ho fatte troppe in vita mia e non me la sento più. D’altronde, quest’anno faccio 74 anni. E’ venuta l’ora di farmi da parte.ADV
Domenica contro Selargius l’ultima panchina, o forse no.
Per salvarci abbiamo a disposizione due risultati su tre: vittoria nostra o sconfitta di Torino. Abbiamo recuperato le infortunate, tranne Meroni, e vogliamo provarci. Viceversa, faremo i playout ma in tal caso non abbiamo deciso se sarò in panchina io o Aramini come previsto.
Giocate alle 18 in via del tutto eccezionale a Cermenate.
Desio è occupata dalla partita di serie B maschile dell’Aurora. Dovendo noi disputare l’ultimo turno in contemporanea, eravamo senza palestra. Allora ho pensato a Cermenate e per fortuna la Virtus è stata molto disponibile.
Tutto è iniziato 45 anni fa.
Era la stagione 79/80 e facevo il vice dell’Algida Roma in serie A1. La squadra dove giocava mia moglie Antonella. L’anno dopo sono diventato capo allenatore.
Proviamo con dei flash. La vittoria più importante ?
Senza dubbio la prima Coppa dei Campioni che ho vinto con Vicenza. A Viterbo affrontavamo le russe del Riga che avevano conquistato 17 coppe e avevano la gigantesca Semjonova. Era uno squadrone che sembrava imbattibile, e noi vincemmo da outsider.
La vittoria invece più bella?
Il primo scudetto con la Comense. È stato qualcosa di incredibile. Eravamo 0-2 nella finale con Cesena che era più forte di noi. Vincemmo 3-2, in un Palasampietro stracolmo, dopo un supplementare con una tripla di Fullin a pochi secondi dal termine. Una vittoria che ho sentito molto mia. Non so se qualcun altro sia mai riuscito a ribaltare una serie al meglio di cinque.
La sconfitta però più dura ?
La Coppa dei Campioni persa a Valencia dopo un supplementare. Gordon tenta l’ultimo tiro al 40’ da tre invece che da due, ma la palla gira sul ferro. Poi perdiamo all’overtime di un punto e senza Todeschini infortunata. Mi è rimasta sul gozzo.
La giocatrice più forte ?
Direi Mara Fullin e Catarina Pollini a pari merito. Fullin era migliore per continuità e concretezza, e ha vinto di più. Pollini però era una giocatrice irripetibile in Europa, ancora oggi: un metro e 97 capace di coprire quattro ruoli.
E la giocatrice preferita ?
Rimango dell’idea che non avrei vinto tanto se non avessi avuto Fullin. Abbiamo giocato assieme per 15 anni, quindi abbiamo avuto un rapporto stretto, e Mara per me è come una figlia.
Il quintetto più forte ?
Questa è facile: quello della Comense che ha vinto la Coppa dei Campioni al Pianella. Ballabio, Fullin, Gordon, Pollini, Mujanovic. Miglior cambio Passaro. E con tutto il rispetto per le altre. In Europa dominavamo, soprattutto fisicamente.
C’è un rimpianto ?
Forse potevamo vincere una Coppa dei Campioni in più. Ma nove scudetti consecutivi con la Comense sono stati qualcosa di irripetibile, anche per la Como sportiva.
Un ricordo del presidente Antonio Pennestrì.
È stato un rapporto molto lungo e completo, nel rispetto dei ruoli. Vederlo piangere di gioia per la prima coppa è stata per me una soddisfazione enorme. L’amicizia si è incrinata da parte sua quando decisi di andare a Schio, perché a Como avevo finito il mio ciclo. Negli ultimi anni però avevamo riallacciato i rapporti personali. L’ho sentito al telefono due giorni prima che se ne andasse.
Carriera grandiosa nella femminile.
Ai tempi ho avuto due offerte dal maschile, la Forlì di McAdoo e Venezia. Le ho rifiutate e non ho rimpianti. So anch’io che sono due contesti diversi. Ma nell’arco di vent’anni ad alto livello nella femminile, ho vinto tutto quello che allenatori anche titolati del maschile se lo sognano.
Hai detto che il basket femminile in Italia è morto.
Nel 2004 quando me ne andai dalla Nazionale mi ero arreso alla pallavolo: non abbiamo più lunghe. È una guerra persa e adesso, per ricominciare daccapo, non vedo nessuno della federazione in grado di farlo.
Domenica al suono della sirena sarai emozionato ?
Emozionato no, ma sarà un momento che ricorderò.
Come farai senza pallacanestro ?
Beh, se ci sarà qualche offerta interessante, ma al di fuori dal campo tipo una consulenza anche in serie A, potrei pensarci. Però come allenatore e direttore tecnico finisce qui. Il contratto con Giussano scade il 24 giugno. Farò il pensionato e mi prendo del tempo per me. E per prima cosa, vado al mare con mia moglie.
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gcorvetti · 1 year ago
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Stanchino.
Oggi riposo, almeno per il tempo che starò a casa senza frenesia, almeno per quanto riguarda la parte musicale, si ogni tanto una pausa fa anche bene, poi devo dire che sto lavoro da un lato non è male ma che ci sono ventate di clienti che alzano il ritmo e creano uno sforzo in più, sarà anche che dopo anni di sedentarietà ci potrebbe stare che mi stanco, non so se l'età conta non sono mai stato 50enne prima :D.
Oggi il tizio ha registrato il contratto, giusto perché ieri l'ho avvertito che sono ancora sotto il fondo di disoccupazione, bene e sta cosa è andata; sono un paio di giorni che i miei colleghi simpatici e ignoranti come la merda ridacchiano dicendo "bilancia o pesare" perché qua non sai mai se la parola è quella o un'altra non hanno un vasto vocabolario come noi, perché oggi e domani mi tocca lavorare con l'altra cuoca, almeno a quanto ho capito è donna e si sa che le donne tra i fornelli sono na rottura di palle, non per qualche cosa ma dopo anni e anni ho notato la differenza, che è semplice, con un uomo se fai una cosa che non va te lo dice tranquillo, se poi lo fa lui e tu lo fai notare chiede scusa, mentre una donna ti riprende come se avessi distrutto un palazzo e se lo fa lei fa finta di niente, come per dire io posso sbagliare tu no, spero che non sia il caso, ma non mi bagno prima che piove sono la per lavorare.
Per oggi mi godo quel poco di sole che c'è.
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coccobellos-blog · 2 years ago
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“Scusi, quanto costa un cornetto”?
Faccio colazione al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento un ragazzo chiedere al barista: “scusi, quanto costa un cornetto”?
Difficilmente si sente chiedere il prezzo del cornetto o del caffè al bar. Per cui osservo il ragazzo e noto che è come se si facesse i conti. Dopo un po’ chiede un cornetto. Ma nient’altro.
Esce dal bar, lo seguo, noto che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.
Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.
Mi avvicino parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”
Uso la massima accortezza: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho ancora preso il caffè. Le va di prenderlo insieme?”
Mi guarda incuriosito: “certo, grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.
Rientriamo nel bar e gli dico: “senta, non le va un cappuccino”? Accetta. Consumiamo e subito torniamo verso i binari. Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa: “lo so che ha capito. E la ringrazio perché non me l’ha fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma ora a fine mese finalmente potrò anche io portare qualcosa a casa’’. Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”. Corre a prendere il suo treno. Il mio arriva quasi subito.
Parto con un senso di tristezza, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede a un ragazzo, la tristezza diventa angoscia. Non è giusto.
✍️Franco Laratta
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mercuriosogna · 7 years ago
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Ieri al battesimo il padre di mio cognato mi ha chiesto cosa facessi per (testuali parole) "essere così magra". E io ero sul genere bitch face mode perché sono più di 70 kg per 1.67 m e francamente è da due settimane che sto cercando di calare e ieri potevo sentire la mia ciccetta sul davanti perché avevo il vestito carino ma aderente ed ero orribilmente a disagio se mi fermavo a pensarci. Poi mi sono ricordata di sorridere e ho sparato la prima cosa che mi è venuta in mente (ah sai corro, so fare 10 km... ) e mi sono allontanata. Lui è un ciclista, quindi abbastanza sportivo, ma è stato così imbarazzante per me. Voglio sparire. Voglio sentire le ossa ogni volta che mi sfioro. Voglio che la bilancia dica un numero assurdamente basso. Posso morire lol?
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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Da leggere che merita davvero per capire cosa sia l'Italia oggi.
“Scusi, quanto costa un cornetto?
Faccio colazione al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento un ragazzo chiedere al barista: “scusi, quanto costa un cornetto”?
Difficilmente si sente chiedere il prezzo del cornetto o del caffè al bar. Per cui osservo il ragazzo e noto che è come se si facesse i conti. Dopo un po’ chiede un cornetto. Ma nient’altro.
Esce dal bar, lo seguo, noto che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.
Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.
Mi avvicino parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”
Uso la massima accortezza: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho ancora preso il caffè. Le va di prenderlo insieme?”
Mi guarda incuriosito: “certo, grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.
Rientriamo nel bar e gli dico: “senta, non le va un cappuccino”? Accetta. Consumiamo e subito torniamo verso i binari. Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa: “lo so che ha capito. E la ringrazio perché non me l’ha fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma ora a fine mese finalmente potrò anche io portare qualcosa a casa".
Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”. Corre a prendere il suo treno. Il mio arriva quasi subito.
Parto con un senso di tristezza, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede a un ragazzo, la tristezza diventa angoscia. Non è giusto".
Franco Laratta
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canesenzafissadimora · 3 years ago
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“Scusi, quanto costa un cornetto”?
Stavo prendendo il solito cappuccino e cornetto al bar della stazione, in attesa del treno delle 6:00, quando sento fare quella domanda al barista.
Mi ha incuriosito il fatto che normalmente nessuno chiede il prezzo di un cornetto. E poi osservo che il ragazzo non ordina anche il cappuccino o il caffè, normalmente la prima colazione.
Lo trovo strano perché il ragazzo, al massimo 25-28 anni, è come se stesse facendo bene i conti, forse perchè non aveva soldi a sufficienza.
Anche lui aspettava il treno (un regionale per Napoli, in sosta sul binario 1).
Il ragazzo prende il cornetto e uscendo lo mangia. Lo seguo con la coda dell’occhio e vedo che dopo pochi metri si ferma appoggiandosi al muro della stazione.
Il mio treno non era ancora arrivato, il suo regionale era quasi pronto per la partenza.
Mi avvicino al ragazzo parlando banalmente del tempo, del vento… per poi chiedergli: “com’era il cornetto?” E lui: “non era male. Come mai me lo chiede?”
Uso la massima accortezza nel continuare: “per curiosità, a me non è piaciuto tanto. Comunque non ho preso ancora il caffè. Le va di prenderlo insieme?”.
Mi guarda incuriosito, poi abbassa subito gli occhi e risponde: “grazie, è molto gentile. Ma ho solo 10 minuti. Poi devo prendere il treno assolutamente, oggi è il mio primo giorno di lavoro”.
Rientriamo al bar della stazione. Rilancio: “senta, perché non prendiamo un cappuccino”?
Lui non sa che sarebbe il mio secondo cappuccino in pochi minuti, ma ovviamente lo prendo solo per fargli compagnia.
Torniamo al binario, due chiacchiere sul Covid e sui giovani e ci salutiamo.
Il ragazzo si ferma, sguardo triste, voce bassa:
“io so che hai capito tutto. E ti ringrazio perché non me l’hai fatto pesare. Oggi inizio a lavorare, e non è il lavoro che mi aspettavo. Ma io non posso più pesare sulla mia famiglia. Perché i miei non ce la fanno più. Ho sempre poche monete in tasca, ma a fine mese finalmente potrò anche portare qualcosa a casa anch’io. Ancora grazie per il cappuccino e soprattutto per il garbo. Non sono cose scontate”.
Diceva queste cose con una espressione dignitosa, vera.
Parto con un senso angoscia, immaginando quanta gente ogni giorno non possa permettersi nemmeno un cappuccino al bar. Ma quando questo succede ad un ragazzo, la tristezza diventa infinita.
E mi viene in mente una bella riflessione di Luigi Pirandello: “ Ognuno di noi, quando è faccia a faccia con gli altri uomini, è vestito di una certa sorte di dignità, ma solo noi sappiamo fin troppo bene le indicibili cose che accadono nel cuore”.
dalla pagina fb di franco laratta
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lucilleneverleavemealone · 3 years ago
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con te è strano. mi sento accettata, amata, curata, protetta; mi sento bene. ti preoccupi se mangio e te ne occupi se possibile, se sono troppo stanca dopo il lavoro e voglio solo guardare qualcosa e dormire oppure voglio parlare perché è stata una giornata super piena di emozioni e quindi per dei momenti divento una macchina che parla, parla, parla e si perde, si scarica e si spegne.
ma tu resti lì, accanto a me e mi guardi, mi sorridi. mi sembra vada tutto bene, fin troppo.
con te è strano. mi dimostri affetto, comprensione, supporto, sostegno, interesse e tantissime altre belle cose che mi rendono la persona più felice ogni qualvolta vivo quel momento o lo rivivo nella mia solitudine per stare bene.
tanto bene da sentire di poter riporre in te la mia fiducia, il mio amore più intimo e sincero che abbia provato ad oggi.
ho scacciato via le immagini di un futuro tra noi per non crearmi false illusioni di un benessere che potrei non provare più, "niente di troppo serio, voglio scoprire me stessa e il mondo, scoprire cosa potrei diventare; mi godo ogni attimo, ma non devo dipendere da questa relazione." me lo ripetevo ogni giorno, dovevo ricordarmelo perché non volevo fare l'errore di dipendere nuovamente da qualcun altro. non volevo che la mia felicità dipendesse da qualcuno.
ma tu hai stravolto la mia vita. volevi scoprire il mondo, lo avevi già fatto in gran parte ma ti mancava ancora molto. mi raccontavi dei tuoi viaggi, mi descrivevi i luoghi e io incantata dalle tue parole non aprivo bocca per poter immaginare come sarebbe stato essere lì. abbiamo iniziato a pensare a qualche viaggio insieme, a convivere dopo l'estate per avere il tempo di mettere abbastanza da parte perché sai che non mi piacerebbe "pesare" sulle tue spalle mentre cerco un lavoro part-time per mantenere gli studi.
ho iniziato a pensare ad un futuro insieme, con la consapevolezza che potevano cambiare le cose in qualsiasi momento perché, in fondo, mi preparo sempre ad ogni evento catastrofico possibile, anche quello più inimmaginabile razionalmente e, forse, anche irrazionalmente.
attorno a me sentivo un brutto presentimento, ma ho sempre attribuito il tutto al mio pessimismo costante. mi dicevo che dovevo smetterla di prendermela per piccole sciocchezze, che dovevo essere meno permalosa, che non dovevo pressarlo a causa delle mie insicurezze perché così facendo avrei avuto proprio l'effetto che volevo evitare: farlo stancare tanto da fare finire la relazione. ero troppo paranoica e prevenuta.
con te è strano. ridiamo tantissimo, in modo sincero, incontrollabile a volte, e ad ogni risata mi si alleggerisce il cuore come se non avessi riso mai. mi hai fatto ridere la prima volta, mi hai fatta ridere a distanza di un anno, mi hai fatta ridere per un anno e mezzo... la risata era il mio "ti amo" più grande. non ho mai riso così tanto con qualcuno.
con te è strano, perché se mi dimostri ciò che vorrei poi scrivi alle altre come se cercassi di compensare qualcosa che mi manca? o forse non manca a me? magari manca a te? o a noi?
ami la mia testa ma la vorresti in un corpo diverso?
con te è strano.
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conlatempestanelcuore · 3 years ago
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Giovedì 9 dicembre 2021
Sono un po' più tranquilla oggi, dopo aver passato l'ennesimo spavento. mio figlio stava male ancora. Respirava con l'affanno. ero a lavoro e quando chiama mia mamma, ogni volta mi muore il cuore perché ho sempre paura che abbia bisogno di ossigeno e non voglio assolutamente rinchiudermi in ospedale una decina di giorni come gli ultimi ricoveri. Non ne posso più. Poi l'ultimo ricovero era stato quello cruciale. La fine del matrimonio. Detta in parole povere, mio figlio era stato ricoverato 12 giorni in ospedale per polmonite e 3 virus sconosciuti. Mi facevo tutte le notti in ospedale a sorvegliare mio figlio. Quello che ora è diventato ex marito, se la spassava e portava gente a casa, tanto era sicuro che nessuno lo sarebbe venuto a sapere perché io ero in pediatria con mio figlio attaccato al respiratore. praticamente dopo essere tornati a casa, avevo trovato una foto sul computer raffigurante l'ex e un'altro mentre facevano.. quello. The end.
Tornando ad ora.. in questi due giorno il mio umore era sempre pessimo. Litigate continue con A. Non è facile avere un figlio con questi problemi, figurati sperare che gli altri capiscano. Soprattutto lui. Non gli sto dando nessuna colpa ovviamente. Anzi mi dispiace che mi abbia conosciuto con queste problematiche. Che mi stia conoscendo con tutto il mio carattere dimerda. Con il mio umore altalenante dalla mattina alla notte. Lui eppure, mi sta vicino come può. Lo noto. Lo vedo. Anche solo per messaggi. Anche troppo. 4 giorni che non ci vediamo. Mi manca da impazzire. Nonostante le discussioni, lo amo anche oggi, lo amo sempre di più. Non c'è giorno che passa in cui non lo vorrei al mio fianco. vorrei sprofondare tra le sue braccia ogniqualvolta. Vorrei svegliarmi ogni giorno abbracciata a lui perché è tutto così inspiegabile. Lui mi dà la carica. Lui è un qualcosa che per me non c'era mai stato prima, nemmeno da sposata, veramente. Apprezzo lo sforzo di A nei miei confronti perché non è per niente facile mettersi nei miei panni e starmi vicino. Lo comprendo, ma lo so che c'è. Ch'è presente. Anche solo col il cuore o con la mente. Non vedo l'ora di fargli conoscere mio figlio. Presto succederà.
[8/12, 7:23 PM] io: mio figlio è in crisi. Sta ricomiciando
[8/12, 7:28 PM] AMORE : Che dice??
[8/12, 7:34 PM] io: Vuole andare.indovina
[8/12, 7:34 PM] io: Sono robe che gli inculca suo padre
[8/12, 7:44 PM] io: Usa le sue stesse parole poi chissà cosa gli dice di me con quel cervello che si ritrova. Lasciamo perdere non voglio pensarci. Ho già il torcistomaco.
[8/12, 8:06 PM] io: Ha vomitato
[8/12, 8:06 PM] io: Ma non ha mangiato niente checazzo sarà?????
[8/12, 9:09 PM] AMORE : Immagino che non stai bene. so come stai e vorrei esserti vicino
[8/12, 9:17 PM] io: È quello che vorrei anch'io
[8/12, 9:18 PM] io: Fa niente arriveranno tempi migliori
[8/12, 9:20 PM] io: E io non voglio rovinarti le sere con i miei problemi
[8/12, 9:21 PM] io: Come dico sempre mi dispiace che mi hai conosciuto così.. unamerda sotto tutti gli aspetti
[8/12, 9:28 PM] AMORE : Ma continui con le solite parole ??
[8/12, 9:42 PM] io: Ma è perché ci penso e mi devo sempre sentire così
[8/12, 9:48 PM] io: Pensi che non ci penso mai che potresti meritarti di meglio??
[8/12, 9:48 PM] AMORE : Ma se ti accetto così un motivo c’è no??
[8/12, 9:50 PM] io: Si però mi dispiace perché magari pensi che ti faccio pesare le mie cose
[8/12, 9:50 PM] io: E non voglio. capito??!!
[8/12, 9:51 PM] AMORE : io ormai penso che hai capito come sono e chi sono
[8/12, 9:55 PM] io: Si lo so e non per niente mi hai preso in questa maniera
[8/12, 9:56 PM] AMORE : Ecco amore quindi stai serena che le cose andranno per il verso giusto e ci saranno tempi migliori tra noi
[8/12, 10:02 PM] io: Ma è normale guardarti e volerti per tutto il resto della vita?
[8/12, 10:06 PM] AMORE : Ti amoooo
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lanavetro · 4 years ago
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È ricominciata l’ossessione del filosovietismo e della rincorsa al sogno socialista, ma l’ultima volta che lo toccai ero ancora un mezzo punkettone e tutto quanto si confondeva nelle magnifiche chitarre “grattugiate” dello Zamboni. Il problemone che ho nell’ascoltare questo gruppo sta tutto nel fatto che poi faccio fatica ad ascoltare il resto della musica, tipo il nuovo (e primo) album di Madame o il nuovo di Lana Del Rey, dove un mio caro amico già mi ha fatto la lista dei pezzi migliori e non vedo l’ora di parlarne e dirgli quanto Ultraviolence rimanga ancora il più bello aspettando insulti contrariati. Questa volta, toccare questo gruppo, a quest’età, fa un effetto diverso e mi fa anche più male. La solennità con cui vengono cantate le strofe sembrano quasi le parole del padre eterno sceso in terra (non siamo poi così lontani eh, GLF?) e mi fanno un pochino più male. Ho riscoperto la bellezza degli ultimi due album, concettualmente i più potenti, più pesanti dal punto di vista musicale. Se fossi stato in un periodo diverso, forse un anno fa, avrei iniziato a decantare con te tutta la bellezza di quest’album raccontandoti tutti i versi e tutte le parole struggenti di questo brano, del perché il frontman è sempre stato come lo vediamo oggi e le magnifiche contraddizioni di questo gruppo che inneggia “una linea” e una rivoluzione che non esiste perché è tutta un’illusione e comprendi veramente tutto quello che viene cantato solo quando capisci che non c’è alcun tema politico, ma solo esistenziale. Ma l’amore viene frantumato e non solo dal tedio domenicale, il cuore è già di gran lunga consumato e gli ultimi momenti passati insieme mi hanno creato un sacco di confusione nella testa come le mie infinite scartoffie sulla scrivania, solo che adesso la testa comincia pesare e non penso che la tua partenza mi darà modo di effettuare una pulizia, ed eppure è cominciata la primavera (”oh such a spring”), ma non sembra cambiato nulla ed in un istante infinitesimo questa inizia e già finisce, perché non è mai primavera se non fiorisci tu assieme ai fiori. O forse sto semplicemente rimandando delle considerazioni che devo fare con me stesso. Il resto, invece, guarda dall’altra parte e se ne fotte. L’altro lato passa in rassegna la vita che vola via che guardo assieme a te, Sophia. “Tedio domenicale quanta droga consumare.”
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giuliakmonroe · 3 years ago
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𝐁𝐞𝐧𝐯𝐞𝐧𝐮𝐭𝐢 𝐬𝐮𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐁𝐥𝐨𝐠 🎔
Post inaugurale di questo blog, ovviamente di domenica, perché è il giorno in cui mi dedicherò a questo sito e vi posterò un breve recap di quella che è stata la mia settimana, tra vita personale, lavorativa, sportiva e tutti i progetti con i quali mi sono oberata.
Progetti di cui trovate una panoramica completa in questo video:
youtube
Per il resto, so che come post introduttivo non è regolare, uno ci si aspetta un minimo di presentazione, ma se siete qui a leggere immagino che mi conosciate già per vie traverse, quindi sarebbe alquanto inutile ammorbarvi con una serie di informazioni sulla sottoscritta che già dovreste aver potuto reperire dagli altri Canali tramite i quali siete giunti fin qui; invece, per chi è nuovo e gli è capitato questo mio post confusionario sotto le mani, beh... seguitemi e imparerete a conoscermi. In fondo, è come quando ci si incontra per la prima volta a una festa e si comincia a parlare: non è che uno sviscera tutto e subito di sé con una bella lista di cosa ci piace o non ci piace, giusto?
Comunque, per chi proprio non lo sapesse, comunico l'unica cosa per me davvero importante: sono un'aspirante scrittrice; tra poco meno di un anno sarò una scrittrice esordiente, perché sto per pubblicare il mio primo romanzo cartaceo per la DarkZone Edizioni, e questo è uno dei motivi per cui ho deciso di aprire questo blog.
Sto cercando di migliorare la mia presenza online, perché come spiego nel video di cui sopra, internet è ormai l'unico mezzo per farsi conoscere, soprattutto in questa giungle selvaggia che è diventata l'editoria italiana, dove c'è più gente che scrive di quella che legge. É una vera e propria guerra e io sono pronta a combatterla. Sì, se vi fa piacere, potete immaginarmi con una divisa militare, una fascetta in testa e due strisce nere disegnare sulle guance. Renderebbe l'idea di quanto io sia seria in questo mio progetto supremo (che poi racchiude in sé tutti i progettini più piccoli di cui mi avete sentito blaterare su).
Ora, passando al recap: da oggi in poi, ogni domenica vi porterò tramite le mie parole dietro le quinte della mia vita, raccontandovi un po' di me attraverso ciò che mi succede durante tutta la settimana. SHOW, DON'T TELL. Chi scrive come me, sa a cosa mi riferisco.
Dato che però oggi è 30 Agosto, ultimo giorno di ferie, ho deciso di fare un recap di tutto il mese, quindi mettetevi comodi, prendete un pacco di biscotti o di patatine o di gelatine tutti i gusti più uno, insomma ciò che più aggrada le vostre papille gustative, e immergetevi in questo breve racconto del mese appena trascorso. Cercherò di non essere noiosa, lo prometto. Sto cercando anche di migliorare come scrittrice, inserendo una vena di ironia nei miei romanzi, quindi questo sarà un ottimo esercizio.
Le mie ferie sono iniziate il 31 Luglio (sì, il giorno del compleanno di Harry Potter, auguri in ritardo Harry e anche zia Jo, che nonostante tutte le mille critiche per le sue esternazioni sul web poco oculate, rimarrà per sempre la mia autrice preferita e il modello a cui ispiro. Per niente pretenziosa io, vero? PS. Non sono affatto di nuovo ossessionata da Harry Potter, è solo un'impressione. Sarà la riscrittura della mia primissima fanfiction, ovvero "Un Particolare In Più" - la trovare su Wattpad e su EFP, dove le sto dando un vero e proprio restyling!). Comunque, sono solo alla prima riga e già sono uscita dal tema, fantastico, Giulia, davvero. Ah già, per chi non mi conosce e se non fosse chiaro dal nome del blog, sono Giulia, piacere! Sopportatemi, non ho intenzione di frenare la mia mente o le mie dita, quindi scriverò qualsiasi cosa mi venga in mente senza farmi troppi problemi o senza farci troppi ricami sopra, quindi sarà sicuramente un blog confusionario, ma tant'è. In fondo, non è così che funziona un diario personale?
Ad ogni modo, cercando di tornare sulla retta via.
Quest'anno, per la prima volta da quando ho abbandonato il mondo degli studi e mi sono inoltrata nel mondo del lavoro, ormai sei anni fa, sono davvero riuscita a staccare la spina. Sì, il pensiero del mio ufficio ogni tanto si è affacciato e mi ha tormentata un pochino, caricandomi il petto di un peso che nell'ultimo periodo lavorativo ho sentito fin troppo spesso, ma sono riuscita ad allontanarlo tempestivamente e a godermi ogni giorno senza pensare a quando questo meritato riposo sarebbe giunto al termine. Non ho neanche risposto alle chiamate dei miei colleghi e probabilmente verrò additata come la solita antipatica, menefreghista e asociale, ma davvero, non mi importa. Io ne avevo bisogno. Avevo bisogno di fingere che non esistessero, almeno per questo mese. Avevo bisogno di ricaricare le batterie, pensare solo a me stessa, godermi la mia provvisoria libertà e dedicarmi a tutto ciò che nel resto dell'anno posso fare solo durante le mie brevi pause dal lavoro (che, facendo un calcolo approssimativo, si riducono davvero a due sole ore piene al giorno, il che è abbastanza deprimente).
Ho vissuto l'ultimo periodo al lavoro davvero male. Quest'anno era partito benissimo, avevo trovato la mia dimensione, mi sentivo fiera di me. Se mi seguite su Instagram (altrimenti al lato della Homepage trovate tutti i link dove venire a seguirmi) sapete che ero riuscita ad adottare uno stile di vita più "zen", se vogliamo definirlo in questo modo. Avevo capito che farmi coinvolgere dai problemi del lavoro, starci male, prendermeli a cuore o prendermene la responsabilità, anche quando non spettava a me, e starci male, con attacchi di ansia, di panico, difficoltà a respirare, come se mi si allagassero i polmoni e l'ossigeno che vi immettevo non fosse mai abbastanza... ecco, non era giusto. Dovevo riuscire a guardare tutto con più distacco, a preoccuparmi del mio lavoro e non anche di quello degli altri, perché se non se ne facevano un problema loro, perché avrei dovuto farmelo io? Eppure, per quanto ci abbia provato, gli ultimi due mesi sono stata letteralmente abbandonata a me stessa. Gestivo tutto da sola in ufficio, cercavo di risolvere ogni problema e alla fine sono annegata.
Quest'anno non può e non deve ripetersi.
Sono riuscita a rimettermi in sesto. Domani tornerò in ufficio e, a dispetto di quel che pensavo, non sono così depressa e nemmeno preoccupata. Riesco a respirare (abbastanza) bene quando ci penso, il senso di oppressione è quasi del tutto sparito, quindi penso di essere riuscita a calmarmi e sono pronta a ricominciare. Ricominciare sì, ma con uno spirito nuovo. Non mi sobbarcherò più del lavoro degli altri e penserò solo a fare il mio, al meglio delle mie capacità, com'è giusto che sia.
Non pensavo davvero che avrei parlato così tanto del mio lavoro, in questo post, ma forse sentivo la necessità di farlo. La necessità di esternare come mi sono sentita e come mi sento ancora adesso quando ci ripenso. La scrittura, in fondo, è una delle migliori terapie e per me ha sempre funzionato. Vorrei piangere, dopo aver scritto questo papiro, chissà perché. Sento anche un piccolo peso sul cuore, ma sorrido e proseguo. Non c'è alcun motivo per essere agitate.
Comunque, dicevo... anzi, in realtà "scrivevo".
In questo mese di ferie mi sono rilassata, ma sono stata anche contenta di non aver oziato tutto il giorno, ma di essere riuscita a iniziare tanti nuovi percorsi, che hanno poi dato vita ai molteplici progetti di cui al video. Ecco quindi una breve lista delle cose per cui sono grata a queste ferie:
1) Ho scritto, tanto e tutti i giorni; maggiormente mi sono dedicata alla mia FanFiction su My Hero Academia, "Distance", che trovate su Wattpad, EFP e Fanfiction.net, ma ho anche ripreso in mano, oltre ogni previsione, "Un Particolare In Più" e la sto revisionando, cambiando e decisamente migliorando. Ho lavorato tantissimo anche alla revisione di "Un Frammento Nel Cuore", romanzo in uscita (ancora non ho una data neanche indicativa) con Le Mezzelane e sono orgogliosa dei progressi che ho fatto, di come la stiamo evolvendo insieme all'editor. É stato terribile e al tempo stesso meraviglioso scoprire quanto lavoro ancora io debba fare per migliorare come scrittrice e intendo farlo, garantito.
2) Sono uscita dal blocco del lettore e ho ripreso rileggendo la Saga dell'Attraversaspecchi. Una cosa bella (e terrificante!) di me è che la mia memoria non funziona molto bene, quindi sto leggendo i libri quasi fosse la prima volta. Certo, ho un'idea generale di cosa succede, ma non ricordavo quasi nulla dei dettagli e della trama di ogni singolo libro, quindi immergermi di nuovo nel mondo di Ofelia e Thorn è fantastico e mi sta facendo sognare forse ancor di più che la prima volta.
3) Mi sto allenando giornalmente, seguendo video di esercizi su YouTube che mi stancano il giusto, appagando la mia voglia di migliorare sia dal punto di vista estetico che atletico. Da Settembre riprenderò anche il corso di JuJitsu, quindi spero di riuscire a mantenere un buon ritmo, a non farmi scoraggiare e stressare troppo dal lavoro e ad avere costanza con tutti gli allenamenti. Dall'anno scorso ho perso circa 10 Kg, ma adesso sto veramente faticando a buttare giù ogni grammo, anzi capitano giorni, come oggi, nei quali nonostante sia ligia, mi alleni e mangi intorno alle 1300 calore al giorno, la mia stupida bilancia segna grammi in più invece che in meno, ma pazienza, devo essere paziente e non arrendermi. Vedrò i risultati col tempo, se non mi lascio abbattere.
4) Ho passato un sacco di tempo con la mia famiglia e per me è una cosa super importante. Amo i miei genitori, sono la mia vita, e poter trascorrere del tempo con loro, specialmente da quando ho "lasciato il nido" e ho cominciato a costruirmi una vita tutta mia, è per me meraviglioso. Devo anche ammettere di essere stata estremamente fortunata a incontrare un ragazzo meraviglioso, che capisce le mie esigenze e non mi fa mai pesare nulla, anzi. Un vero amore e forse non lo sa, perché non lo dimostro mai abbastanza, ma gli sono grata e lo amo per tutto quello che fa per me.
5) Ho visitato un sacco di posti nuovi e ho scattato tante foto, altra cosa che mi ha reso super contenta: da una parte, non me ne sono stata sempre chiusa in casa, ma ho riscoperto la gioia di passeggiare all'aria aperta, nella natura, in luoghi nuovi e meravigliosi; dall'altra, sto cercando di imparare ad accettare me stessa e il mio fisico per come sono, quindi anche se non sono perfetta, anche se non sono una modella, mi sono atteggiata a tale e ho scattato foto stupende in posti stupendi. Ve ne lascerò una carrellata nei prossimi post.
Bene, direi che per oggi è tutto (non lo so, ho scritto un romanzo, ma cosa vi aspettavate da una scrittrice?)
Spero abbiate voglia di seguirmi qui (come su tutti gli altri social, che vi ricordo trovate nella mia Homepage).
Alla prossima domenica, un bacio enorme.
Vostra Giulia K. Monroe
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iwishihadfancy · 3 years ago
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Voi due poveri cristi che parlate italiano ignoratemi perché da qualche parte io mi devo sfoga ma deve anche rimanere nei secoli prima che me lo dimentico come sempre
perché hanno ragione che devo rimuovere il mio concetto di perdono e a volte passarci sopra non mi deve bastare e lo sanno loro che me ne dimentico ma porca troia sta cosa che ho realizzato solo stanotte di quanti mesi sono passati, quante cose che amo e momenti belli che non mi riesco ancora a campare bene perché manca il pezzo fondamentale e sono sempre esausta e distrutta dagli incubi e dagli attacchi di panico ogni fottuto giorno più volte al giorno e non c'è una sola cosa nella vita che non me la faccia dimenticare per più di un'ora, quando comunque non ci si mettono i sentimenti e la voglia di andare e riabbracciarla e dire stronzate e lamentarci della vita in compagnia buttate sul letto e fare programmi e progetti che anche se non abbiamo niente vaffanculo ancora scrivo al presente. Anche se non avevamo niente riuscivamo perché ci bastava poco finché non le è bastato nient'altro che sentirti forte. E io sono una testa di cazzo perché mi ci sto impegnando una cifra a rimanere forte e a ricordarmi che me l'ha ribadito chiaro e tondo che l'importante non era non ferirmi ma fare e dire il cazzo che voleva ma mi bastebbe mezzo 'prometto' che starei già su quel cazzo di treno porcoddio. E invece me lo devo ricordare, che ha scelto di proposito la cattiveria, una, due e tre volte e alla fine quando io ho detto basta la colpa era mia.
Non ho mai sofferto così tanto e così a lungo in vita mia. Prima che l'ennesimo cazzo di incubo stanotte mi svegliasse avrei giurato fosse ancora inizio marzo. Non campo più. Sono circondata da amici stupendi che non mi stanno facendo mancare niente, dal piatto in tavola al tetto sulla testa, dalla compagnia alla privacy, e adesso anche un lavoro. Fanno i cazzo di turni per non lasciarmi sola più di mezza giornata, anche persone che chi cazzo avrebbe mai pensato e vorrei saperglielo esprimere quanto sono grata e quanto mi stiano salvando troppo letteralmente, ma l'apatia mi sta mangiando l'anima. E ogni volta che prendo il telefono l'istinto è di scriverle. Perché mi odio più di tutto, ma non me lo riesco nemmeno a tenere a mente che cazzo è successo, perché comunque è la persona a cui voglio più bene di tutte e forse allora me le merito le bastonate. Perché dopo averci messo tutto l'impegno non bastava e me lo meritavo che mi parlasse male dietro ed era colpa mia che me la prendevo ed è colpa mia che decido di non tenermi vicino una persona che non sapeva più come essere semplicemente cortese, e non lo so a sto punto se è così che si sente chi esce da una relazione tossica di propria scelta so solo che ho dovuto chiudere fuori la mia migliore amica dalla mia vita dopo aver tirato giù non solo una porta ma tutto il muro pur di aggiustare le cose e dio mio non ricordo l'ultima volta che sono stata anche solo non triste di essermi svegliata la mattina eppure l'istinto è quello di tornare indietro e magari 'se sopportavi ancora poi migliorava' anche se lo sapevo che non migliorava e io l'ho vista che nei mesi ha raccolto tutto quello che le è stato tirato addosso e non ha fatto altro che metterseli da parte e tenerlo come colpo di riserva, e diventava sempre più come tutto quello che il giorno prima odiava e si teneva stretta quello che non le andava bene e io ho aspettato perché magari poi cambia ancora perché è il momento passiamo tutto non c'è problema magari cambio anche io e ci incontreremo a metà strada.
E l'ho visto addosso a chi invece è rimasto e ci ha messo l'impegno perché l'importante in fondo è che se ci tieni vuol dire che l'impegno non pesa e io per gli altri lo so ma non per me stessa e poi l'ho visto negli occhi di chi c'è mentre mi hanno dato un piatto in tavola e un tetto sopra la testa lontano da quello che mi faceva vivere male, che anche se nessuno ha mais aputo niente perché non lo so realizzare nemmeno io che questo trauma è più profondo di quanto pensavo potesse arrivare, che la paura che stavolta fossi io quella che non rispondeva era tanta. Perché su fanno i turni e io ci provo a non farlo pesare, che adesso tutti volevano sapere i nomi degli altri e non mi lasciano mai sola e ho sempre un messaggio alla mattina presto e uno alla sera tardi e chiedono fammi vedere i capelli e se esco fammi vedere il trucco perché se vedono una faccia anche se non sorride lo sanno per certo che anche oggi sono viva. Anche se ci sono andata vicina e dal dolore due volte ho rischiato di non decidere io se non risvegliarmi e una volta alcuni l'hanno saputo e non volevo caricarli di sto peso. Perché sono un peso morto e mi spezza il cuore perché vorrei dirglielo quanto mi stanno aiutando, con la compagnia e con la privacy e con lo spazio e la vicinanza e adesso un lavoro e io non riesco nemmeno a dire grazie perché l'anima non sa manco che cazzo pensare perché la vita girava attorno alla mia migliore amica e il cervello non è d'accordo con quello che è successo e io nemmeno ma non me lo devo dimenticare ma è difficile. Anche se ho tantissimi motivi per farlo che nemmeno mi aspettavo, che non ho chiesto niente ma se ne sono accorti e non hanno chiesto niente manco loro però chi è qui non manca mai e fanno i turni perché dai adesso che possiamo ma lo vedo che hanno da fare, li sento al telefono che girano la loro vita attorno al mio spazio che però io non voglio riempire perché fa male anche solo realizzare che è vuoto. Perché già una volta ho buttato via quello che sapevo della mia vita perché ci credevo e poi chi doveva essere il centro del mio mondo stava scomodo ma comunque non usciva dai bordi ma non sono accomodante quindi la cosa spontanea è stata accartocciare via pure quella vita lì e il prima durante e dopo e il passato tutti messi insieme non si avvicinano al dolore di questa volta e non so che fare non ero pronta non avrei mai dovuto preparami e non l'ho fatto. E ho gli amici che mi tirano su e mi spingono le gambe così faccio qualche passo che non fa niente cosa è successo, adesso facciamo qualcosa di meglio, e "una non può morire se l'altra sopravvive" e dopo una vita intera insieme lei lo sa come strapparmi una promessa e anche i bricioli di vita stracciata rimasti sono insistenti e stiamo al telefono e la mattina lo sai che mi sveglio presto una, e l'altro che sono due anni che non usciamo che mi tiene per il polso perché così se incontriamo uno carino non si fa strane idee e mi tiene al telefono quando devo dormire dei miei e mi racconta di storia moderna e del libro in tedesco che non sapeva leggere e lo sai al lavoro chi ho visto e devi venire qui che dopo quattrocento chilometri il pride è mezzo vuoto ci servi tu ma non lo fanno lo fanno l'anno prossimo e un'altra promessa. Che io non ho mai voluto infrangere ma li ho fatti spaventare non perché ho fatto qualcosa anzi proprio perché non mi ricordo nemmeno più come essere io perché non ci riesco a pensare senza che comunque tutto quel pezzo lì pesi più di tutto il resto perché alla fine ci avevo costruito intorno non del tutto ma ora non c'è più e sto scoperta e loro ci provano a tappare i buchi e farmi riposare e ricaricare l'anima e basta un messaggio in meno che c'è la fila ma non Sanna più a che aggrapparsi per tirarmi su
E io non so più che cazzo mi sveglio a fare poi che sti incubi cambiano solo e non finiscono
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