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PRIMA PAGINA La Nuova Di Venezia E Mestre di Oggi sabato, 02 novembre 2024
#PrimaPagina#lanuovadiveneziaemestre quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi leonardo#assumere#campagna#diecimila#attesa#tutto#casa#palazzina#inagibile#tram#matisse#picasso#modigliani#miro#strage#entra#mene#accoltellato#mano#gamba#scavalcando
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We got fucking minions during the olympic opening ceremony but no Oggy and the Cockroaches? I'm pissed.
#shitpost#somewhat#french animation is alive and well and you chose to put MINIONS on your global stage#and they ditched the Mona Lisa in the river I'm so done#somebody really just sold their soul and the soul of Leonardo da Vinci to promote Despicable Me 4#oggy and the cockroaches#oggy et les cafards#paris 2024#minions#I am asexual but I am prepared to suck dick to see the minions disappear forever#fucking drop a nuke on them do it now I want to see them shrivel into raisins from the radiation
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Il dipinto del giorno: l'Annunciazione di Leonardo e quell'erroraccio di prospettiva
Il dipinto del giorno che vi propongo oggi, in occasione del 25 marzo, è l’Annunciazione giovanile dipinta da Leonardo da Vinci, approssimativamente attorno al 1472. Leonardo volle dipingere la Madonna seduta seduta in un Hortus Conclusos ovvero un giardino chiuso che allude alla verginità della stessa. L’Arcangelo Gabriele arriva all’improvviso al suo cospetto e, porgendole un giglio bianco…
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#25marzo#accadde oggi#antonietta bandeloni#art#artblogger#arte#artinfluencer#beauty#bellezza#capolavoro#english#Firenze#florence#florene#Leonardo#masterpiece#rinascimento#storytelling#Uffizi
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Leonardo Maltese che dice che oggi Leopardi avrebbe Instagram come social. My guy. This is the depression social media.
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Ecco il Governo del popolo ma soprattutto vicino al popolo!
Qualche giorno fa questi due signori, Garavaglia e Borghi, ambedue Lega, hanno provato a far passare un emendamento che andava incontro alle esigenze della povera gente: la cancellazione dei rimborsi per chi estingue prima prestiti con cessione del quinto.
L'operaio, il pensionato, il precario che oggi accede a quel tipo di strumento, qualora fosse riuscito (mannaggia!) a estinguere prima il debito, grazie a questi due personaggi non si sarebbe visto rimborsare alcuni dei costi maturati come ad esempio l'assicurazione stipulata a inizio prestito, obbligatorietà invece prevista dalla normativa europea.
Una rapina legalizzata a danno di persone che spesso si trovano in difficoltà, perché la cessione del quinto viene spesso utilizzata da fasce di popolazione in condizioni di fragilità. E ovviamente un bel favore a banche e intermediari finanziari, che così avrebbero potuto lucrare ancora di più.
E allora io vi dico: COMPLIMENTI.
Complimenti per la sfacciataggine con cui fate gli interessi dei forti a danno dei deboli, riuscendo in questo a prendervi i voti di questi ultimi.
E a chi li vota ed è sotto una certa soglia di reddito uno sfogo, invece.
Cosa devono fare questi per smettere di farsi votare? Fare irruzione in casa vostra e portarvi via il mobilio? Proporre una legge per l'introduzione della servitù della gleba? Cosa? Ditecelo perché davvero questi ormai non provano neppure più a nascondere ciò che fanno. E quel che fanno è CONTRO DI VOI. A vostro danno, a vostro MASSIMO danno. E sta lì, nero su bianco. Non c'è interpretazione alcuna: è contro di voi e a favore dei forti.
Smettete di votarli e fatelo per istinto di sopravvivenza.
Leonardo Cecchi
p.s. ma soprattutto andate a votare CONTRO questa gente inqualificabile.
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Ma allora, come è stato possibile fare arrivare i cannoni navali alla Marina militare israeliana? I documenti rinvenuti da Pagine Esteri negli archivi open del Pentagono consentono di ricostruire oggi le transazioni di un affare di poco meno di mezzo miliardo di dollari: Leonardo ha offerto i sistemi di guerra ad Israele; Israele ha chiesto di acquistarli dal governo degli Stati Uniti d’America; Washington li ha comprati dal gruppo italiano e li ha dirottati a Tel Aviv che poi li impiegherà nella carneficina contro Gaza e i palestinesi. L’arma migliore per dominare i mari La stampa internazionale specializzata nel settore difesa e sicurezza inizia a focalizzare l’interesse israeliano verso i cannoni made in Italy il 4 agosto 2016. In particolare fu l’accreditato sito statunitense Defensenews.com a rivelare che “dopo una decade di discussioni”, la Marina militare di Israele aveva avviato un negoziato con US Navy per “ricevere cannoni da 76mm a fuoco rapido dall’industria italiana contractor OTO Melara, una sussidiaria di Leonardo-Finmeccanica”. Per l’operazione era stata prevista una spesa di 100 milioni di dollari grazie alla copertura finanziaria delle autorità USA e “la consegna via US Navy dallo stabilimento della società italiana di Largo, Florida”. Nel reportage venivano riportate le dichiarazioni favorevoli ai Super Rapido da parte di alcuni ufficiali della Marina israeliana. “I nuovi cannoni equipaggeranno la flotta di superficie composta dalle unità Sa’ar-4.5, Sa’ar-5 di produzione USA e quattro nuove corvette Sa’ar-6 sotto contratto con i cantieri tedeschi”, rivelavano i militari di Tel Aviv. “Stiamo aspettando questo cannone da anni, da tanti anni. Il sistema di OTO Melara è già stato prodotto negli Stati Uniti per la Marina egiziana. Adesso è il nostro turno!”.
Dall’Italia a Israele passando per gli USA, le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv
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QUIZ DI MUSIL Se esistono diversi tipi di intelligenza, allora esistono anche diversi tipi di stupidità? La risposta è ovviamente positiva. Anzi, i tipi di stupidità sono molto più numerosi dei tipi di intelligenza. Il problema è determinare, nelle circostanze concrete, quale prevalga sull'altra. Baldesar Castiglione l'aveva capito benissimo. Infatti nel Cortegiano prosegue notando che proprio per questo motivo alcuni, i quali in un primo tempo erano stati considerati grandi esperti e ingegni acutissimi, si rivelano poi dei cretini e dei perfetti imbecilli. Facciamo un esempio. Sei esperto di un argomento e stai parlando con qualcuno che sa qualcosa di un'altra materia. Quello che dirà, tu non lo capirai, a causa della tua incompetenza, e dunque penserai che il tuo interlocutore sia stupido o pazzo. Lui, stai pure tranquillo, in base ai tuoi discorsi, se solo sai qualcosa che egli ignora, penserà lo stesso di te. E per di più si convincerà che sei tu l'ignorante e lo stolto, visto che non hai capito niente di quel che ti ha spiegato con tanta chiarezza.
La modernità ha creduto di superare il paradosso nella maniera più brillante. Ha pensato che fosse sufficiente riconoscere una competenza specifica sulle singole branche dell'esperienza, della tecnica e del sapere, per poi affidare la soluzione dei vari problemi agli esperti. Purtroppo l'invenzione degli esperti non ha segnato la fine della stupidità. Ha solo tenuto a battesimo il Cretino Specializzato. Il concetto verrà ripreso in diverse occasioni, per esempio da Ennio Flaiano, nel suo Frasario essenziale per passare inosservati società (variazione sul tema flaubertiano del Dizionario dei luoghi comuni). «Oggi il cretino è specializzato». Come abbiamo già imparato, inoltre, al peggio non c'è limite. Lo conferma Edgar Morin. «La super-specializzazione produce super-imbecilli». Lo ribadisce Leonardo Sciascia: «Dei cretini intelligentissimi. Sembra impossibile: ma ce ne sono». (Nero su nero)
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Oliviero Ponte Di Pino, Chi non legge questo libro è un imbecille. I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni, Garzanti, 1999¹; pp. 122-123.
#letture#leggere#citazioni#saggistica#scritti saggistici#libri#Oliviero Ponte Di Pino#Robert Musil#sarcasmo#Nero su nero#Leonardo Sciascia#stupidità#ironia#Edgar Morin#umanisti#Baldesar Castiglione#Il Cortegiano#paradossi#esperienza#Chi non legge questo libro è un imbecille#competenza#ingegno#intellettuali del '900#Ennio Flaiano#Gustave Flaubert#sapere#specializzazione#tecnica#tecnocrazia#modernità
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The Portrait of Isabella d'Este, Leonardo da Vinci around 1500
Il Ritratto di Isabella d'Este, Leonardo da Vinci 1500 c.
(English / Español / Italiano)
Isabella d'Este, during a stay in Milan in 1498, saw Leonardo's portrait of Cecilia Gallerani, which he showed her. Isabella was won over by the master's hand, so much so that she wanted one for herself. A year later Leonardo fled Milan because of the victory of the French and turned back to Mantua. Isabella took advantage of the opportunity offered to her by fate, and what is more, she had the beautiful idea of pitting Giovanni Bellini against the genius Leonardo. So, she asked both artists for a portrait of her and between the two she would choose the more beautiful one. Isabella's intentions were unsuccessful, Leonardo produced two preparatory drawings and nothing more. Incidentally, one drawing was given as a gift in 1501, while the one now in the Louvre is identified with the one Leonardo took with him when he went to Venice. On the drawing there are small holes along the garments and a hand, which leads us to think that the Florentine master was ready to transfer the guiding dots onto the support that would later house the painting. The Portrait of Isabella d'Este is a preparatory drawing executed in charcoal, sanguine and yellow pastel on paper measuring 63 x 46 cm by Leonardo da Vinci, dated around 1500 and kept in the Louvre (Cabinet des Dessins) in Paris.
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Isabella d'Este, durante una estancia en Milán en 1498, vio el retrato de Cecilia Gallerani que Leonardo le mostró. Isabella quedó conquistada por la mano del maestro, hasta el punto de querer uno para ella. Un año más tarde, Leonardo huyó de Milán a causa de la victoria de los franceses y regresó a Mantua. Isabel aprovechó la oportunidad que le brindaba el destino y, además, tuvo la hermosa idea de enfrentar a Giovanni Bellini con el genio Leonardo. Así, pidió a ambos artistas un retrato suyo y entre los dos elegiría al más bello. Las intenciones de Isabel fueron infructuosas, Leonardo realizó dos dibujos preparatorios y nada más. Por cierto, uno de los dibujos fue regalado en 1501, mientras que el que ahora se conserva en el Louvre se identifica con el que Leonardo se llevó consigo cuando viajó a Venecia. En el dibujo se aprecian pequeños agujeros a lo largo de la ropa y una mano, lo que induce a pensar que el maestro florentino estaba preparado para transferir los puntos de guía al soporte que más tarde albergaría el cuadro. El Retrato de Isabel de Este es un dibujo preparatorio realizado en carboncillo, sanguina y pastel amarillo sobre papel de 63 x 46 cm por Leonardo da Vinci, fechado hacia 1500 y conservado en el Louvre (Cabinet des Dessins) de París.
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Isabella d’Este durante un soggiorno milanese avvenuto nel 1498, vide il ritratto di Cecilia Gallerani eseguito da Leonardo che la stessa donna le mostrò. Isabella venne conquistata dalla mano del maestro, tanto da volerne uno per se. Un anno più tardi Leonardo fuggì da Milano a causa della vittoria dei francesi e ripiegò verso Mantova. Isabella approfittò dell’occasione offertale dal fato e in più, le venne la bella idea di mettere in competizione Giovanni Bellini con quel genio di Leonardo. Quindi, a entrambi gli artisti chiese un suo ritratto e tra i due avrebbe scelto quello più bello. L’intento di Isabella non andò a buon fine, Leonardo realizzò due disegni preparatori e nulla più. Tra l’altro, un disegno venne regalato nel 1501, mentre quello che oggi è conservato al Louvre è identificato con quello che Leonardo portò con sé quando si recò a Venezia. Sul disegno sono presenti i forellini lungo le vesti e una mano, ciò ci induce a pensare che il maestro fiorentino fosse pronto a trasferire i puntini guida sul supporto che poi avrebbe accolto il dipinto. Il Ritratto di Isabella d'Este è un disegno preparatorio eseguito a carboncino, sanguigna e pastello giallo su carta che misura 63 x 46 cm di Leonardo da Vinci, databile al 1500 circa e conservato nel Louvre (Cabinet des Dessins) a Parigi.
Source: Giovanni F. Cicchitti on Facebook
#diseño#disegno#charcoal drawing#renacimiento#renaissance#rinascimento#leonardo da vinci#louvre#16th century#s. XVI
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Chi sostiene le campagne militari israeliane. Dal 2019 ad oggi i principali fornitori di armi o sistemi di armamenti a Israele sono state le americane Boeing, General Dynamics, Lockheed Martin e RTX, la britannica Rolls-Royce e l'italiana Leonardo. Cosa hanno in comune queste società? Hanno tutte come azionisti di rilievo le Big Three, Vanguard, BlackRock e State Street, che hanno beneficiato ampiamente dell'aumento di valore delle azioni di tali società di produzione di armi, vendute ad Israele. Gli stessi fondi sono azionisti di rilievo anche di Airbnb, Booking e Expedia che hanno finanziato l'occupazione delle terre palestinesi. I padroni del mondo possono permettere guerre sanguinose, facendo una montagna di profitti.
Alessandro Volpi
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"Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è".
Leonardo Sciascia
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Per oggi è tutto (per fortuna), la giornata del 25 Aprile finisce qui. Buonanotte!
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"Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è".
Leonardo Sciascia
dedicato ai medioman un tot al chilo, tipo - uno a caso - Paolo Berizzi.
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2 maggio 1519: muore Leonardo da Vinci ad Amboise, in Francia
Il 2 maggio del 1519 Leonardo da Vinci chiuse gli occhi per sempre. La sua vita mortale cessò entrando di diritto nell’immortalità di tutti coloro che hanno fatto della propria vita un’opera d’arte. I suoi capolavori e gli studi compiuti nel corso della propria esistenza continuano a farlo vivere e a far parlare di lui. In quel giorno di maggio si trovava nel piccolo castello di Clos-Lucé, ad…
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#accadde oggi#antonietta bandelloni#artblogger#artist#english#Firenze#florence#Leonardo da Vinci#rinascimento#Roma
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TUTTI I SOFTWARE DEL MONDO DIVENTANO DISPONIBILI
È entrato in funzione ed è disponibile a tutti il primo archivio che raccoglie e rende accessibile gratuitamente il codice sorgente di tutti i software pubblicamente disponibili al mondo.
L’iniziativa no-profit è il frutto di una collaborazione internazionale promossa da INRIA, l’istituto francese per la ricerca sull’informatica e l’automazione, in cooperazione con l’UNESCO e con l’italiana Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ENEA che ospita il primo mirror istituzionale europeo di Software Heritage. L’obiettivo di questa biblioteca digitale è di conservare un patrimonio espressione dell’ingegno, dell’intelligenza e della cultura del mondo moderno, per renderlo accessibile e condivisibile a chiunque e per permettere lo scambio di pratiche e di soluzioni che risolvono problemi matematici e riproducono modelli di sistemi complessi che alimentano il procedere della scienza e della tecnologia. Si può, per esempio, accedere al codice che guidò il computer di bordo di Apollo11 che 50 anni fa portò l’uomo sulla luna o TAUmus, uno dei primi software al mondo per la computer music, realizzato negli anni Settanta dai ricercatori del Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico di Pisa.
Il Centro ENEA di Bologna ospita una replica dell’intero archivio che conta oggi oltre 17 miliardi di programmi sorgente. Questa miniera di codici e algoritmi darà la possibilità di studiarli e analizzarli, sviluppando metodi per ricavarne informazioni e nuova conoscenza. L’iniziativa si inserisce nel contesto che vede l’arrivo al Tecnopolo Bolognese del Centro Dati Meteo Europeo e di Leonardo, supercomputer tra i primi cinque al mondo.
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Fonte: ENEA; foto di Markus Spiske
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Il Ponte di Leonardo da Vinci, progettato nel XV secolo, è un esempio straordinario dell’ingegnosità e delle capacità ingegneristiche del grande maestro. Sebbene non sia mai stato realizzato durante la sua vita, il progetto è rimasto un simbolo della sua visione rivoluzionaria. Leonardo concepì il ponte per attraversare il Corno d’Oro a Istanbul, in Turchia, nell’ambito di una competizione indetta dal sultano ottomano.
Il design era incredibilmente innovativo per l’epoca: presentava un unico arco continuo senza supporti centrali, garantendo al ponte una straordinaria stabilità. La semplicità e la forza strutturale del progetto erano talmente all’avanguardia che solo con l’ingegneria moderna è stato possibile realizzarlo.
Nel 2001, una versione a grande scala del ponte è stata costruita in Norvegia, dimostrando quanto fosse visionario e pratico il progetto di Leonardo, un’opera che continua a ispirare il mondo ancora oggi.
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Leonardo Cecchi
C’è un nuovo primato del Governo Meloni: per la prima volta nella storia repubblicana, un Governo pensa che gli italiani siano così stolti da proporre, a distanza di un anno, dei “remake” di proposte già fatte e fallite, nella speranza che chi non ha visto il film la prima volta lo veda adesso.
Quasi un anno fa (7 agosto 2023) Giorgia Meloni e il suo Governo annunciavano infatti l’intenzione di tassare i cosiddetti extraprofitti delle banche, che grazie ai tassi di interesse elevati stavano (e stanno) facendo soldi a palate. Tanti annunci, consenso facile per il “Governo degli italiani” contro le banche brutte, sporche e cattive.
Nel giro di un mese, la tassa venne cambiata e diventò (davvero) una barzelletta: le banche potevano decidere se pagare gli extraprofitti o metterli a riserva. Per capirci: a te cittadino ti chiama l’Agenzia delle Entrate e ti dice “guarda, questi 5mila euro che hai guadagnato in più o li versi a noi o te li metti da parte, che scegli?”. Una barzelletta.
Oggi, a distanza di un anno, il Governo ripropone la stessa, identica cosa. Para para, come si dice a Roma. Ovviamente non caveranno nulla dalle banche e si risolverà tutto in maniera grottesca come un anno fa, o al limite – come leggo stamani – chiederanno qualche milione di beneficenza che spacceranno per grande risultato. Così quei 3 italiani su 10 che lo scorso 7 agosto erano al mare, forse quest’anno si vedranno il nuovo film di “Giorgia Meloni contro le banche 2 - La vendetta”.
Ormai è ridotto tutto a un'operetta, sembra di vivere davvero in un Paese ridotto a pubblico spettatore per maghi, incantatori e presentatori tv.
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Quando l'asino non vuol camminare, raglia!
La disinformazione neotemplarista su San Giorgio Martire.
Care lettrici e cari lettori, come alcuni di voi sapranno, in questo lungo periodo ho ben altre cose serie a cui pensare, però sapete bene anche, quanto io mi fomenti nel momento in cui dei complottisti o negazionisti, imperversanti nel mondo "storico", si mettono ad emanar sentenze su argomenti che non dovrebbero toccare nemmeno con un bastone da rabdomante.
Questa volta tocca alla splendida chiesa di San Giorgio Martire, nel centro urbano di Petrella Tifernina in alto Molise, una cittadella che, tutta intorno, si sviluppa a guisa di quella veglia basilica, in cui, per molto tempo, ho passato periodi della mia adolescenza, quando mio padre, circa 16 anni fa, svolse numerosi sopralluoghi e studi di ricerca in compresenza del parroco Don Domenico, della sua associazione e di tanti accademici, archeologi, storici dell'arte e dell'architettura, molisani e d'oltre Regione.
Ora, come da tempo accade, è presa di mira anche da alcuni neo-templaristi, che purtroppo hanno visto troppi film d'azione sul medioevo, e soprattutto, troppi sulle leggende dei cavalieri Templari e delle crociate nella fattispecie, che vedono l'ordine come fautore di cose con le quali mai era stato legato, in tal caso, l'arrivo del culto per San Giorgio Martire nella penisola italiana, che a detta di talune pagine ed "eruditi", sarebbe sopraggiunto solo nel basso medioevo, al seguito delle crociate.
Vogliate concedermi una riflessione a riguardo, poiché affermazioni di questo tipo, ricopiate e ricalcate dalle pagine sensazionalistiche ed esoteriste, ed anche da parte di alcuni storici "non addetti ai lavori", sono assolutamente false e in evidente contrasto con la storia del nostro paese, seguendo un'ottica primitiva, oggi superata ampiamente dal mondo universitario e più propriamente storiografico.
Passerò pertanto a discutere su due punti salienti di questa lunga riflessione:
1) l'icona di San Giorgio
2) la lunetta del Magister Alferio.
Nel primo caso, viene asserita da taluni individui, la datazione della formella di San Giorgio Martire, al XIII secolo inoltrato, una cosa che assolutamente stride con qualsiasi nozione di storia dell'arte esistente, soprattutto per l'inesistente plasticità e tridimensionalità del bassorilievo, che nelle proporzioni ed irregolarità delle forme, nonché staticità dei corpi, si accosta al gran numero di produzioni di scalpellini di ambito centromeridionale tra la fine del X e la prima metà del XII secolo, con una netta evoluzione graduale tra gli stilemi arcaici preromanici di epoca longobarda/bizantina, e quelli romanici d'epoca normanna/sveva, che con la seconda fase sfocieranno nel protogotico svevo-angioino, seguendo una ripresa sempre più marcata di elementi classici, elaborazione nelle proporzioni, espressività e plasticità degli elementi, che si noterà principalmente in cantieri come quello di Santa Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo, Santa Maria della Purificazione a Termoli, San Giovanni in Venere a Fossacesia, Santa Maria e San Leonardo a Siponto, San Clemente a Casauria e tante altre località tra Abruzzo, Lazio, Campania, Molise, Puglia ed anche Basilicata e nord della Calabria.
Per delucidazioni aggiuntive consiglio vivamente la lettura del libro: Molise medievale cristiano, Edilizia religiosa e territorio (secoli IV - XIII),di Federico Marazzi, Manuela Gianandrea, Francesco Gangemi, Daniele Ferraiuolo, Paola Quaranta, and Alessandra Tronelli.
Sulla rarità di icone preromaniche occidentali, che raffigurino il santo nell'atto di uccidere il drago, vorrei preventivamente chiarificare non sia esattamente così, la rarità è circoscritta quasi unicamente per il territorio italiano, e rarità non è sinonimo di inesistenza se il vocabolario me lo consente.
Si rammenti che nella penisola, già nel VI e nel secolo successivo si attesta la presenza del culto di San Giorgio Martire, escludendo in toto la teoria di una giunta dell'agiografia georgiana solo al seguito della sua Legenda Aurea, ma già attestata da fonti indirette ed apocrife, precedenti di molto ai secoli delle crociate, che vedrebbero la componente del mostro o drago, giungere nei territori dell'Est Europa e dell'Occidente, a cavallo tra il X e l'XI secolo, ed addirittura, essere postulata proprio in "territorio europeo" con una evoluzione graduale, che vede l'aggiunta, nella sua agiografia, del salvataggio della principessa dal drago, simbolo del demonio, una dicotomia tra bene e male che incarna tutta la storia della teologia stessa e dei santi martiri, che null'ha a che fare con le crociate, se non essere parte di esse, tanto che nel corso della prima crociata, troviamo informazioni che ci fanno capire in Occidente fosse già ben nota l'iconografia cavalleresca di Giorgio, tanto che più tardivamente, addirittura, sarebbe sviluppatasi in Oriente, adottando il mostro dall'icona di San Teodoro.
L'imago del cavaliere che sconfigge il maligno in realtà, ivi si riferiva all'imperatore Costantino, come ci riporta il biografo Eusebio da Cesarea, una icona imperiale diffusa in molte aree mediorientali, ma che principalmente era posta sulla facciata del suo palazzo imperiale, tanto da ipotizzare che in realtà i crociati furono indotti ad indentificarla come icona del santo, solo tramite una loro conoscenza di essa, già appurata e radicalizzata tra l'est Europa, l'area costantinopolitana, e naturalmente altre regioni e nazioni dell'Europa occidentale, in cui non poteva mancare certamente l'Italia, cuore pulsante delle vie pellegrinali, di commercio ed anche delle crociate stesse ed ancor prima, delle milizie d'ogni tipo, la storia della Longobardia Minor dovrebbe aver già insegnato molto.
Tornando al San Giorgio di Petrella, la sua figura trova un riscontro iconografico, molto vicino a quello delle icone ancora primitive, che precedono lo sviluppo pieno del suo programma simbologico-agiografico, fiorito in maniera solida dopo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Che però già esisteva tra il X e l'XI secolo.In special modo, queste icone sono caratterizzate dalla assenza di elementi come la principessa, dove gli unici individui sono Giorgio, il cavallo e il drago/mostro-serpente alato, trafitto dalla lancia del soldato.
Questi elementi iconografici sono diffusissimi nelle pitture rupestri della Cappadocia (XI sec.), ed anche negli affreschi di San Marzano in provincia di Taranto (X-XI sec.), e nel bassorilievo della Cattedrale di San Paolo ad Aversa (X-XI sec.), e l'elenco di esempi su San Giorgio ed il drago possono proseguire per molto, ma mi fermerò a questi per il momento.
A fare da contorno in tutto ciò, vi è lo stile che caratterizza la scultura petrellese, una formella con caratteri iconografici bizantini, ma dalle proporzioni incoerenti e scarsa plasticità, una costante delle produzioni lapidarie che hanno toccato vari insediamenti come Santa Maria della Strada a Matrice, Ma anche altri come a Guardialfiera, Roccavivara, Guglionesi, Petacciato, Cercemaggiore e così via, tutti edifici integri alternati a resti erratici o di reimpiego, databili tra una più antica manualità dell'VIII e IX secolo, ed una lieve evoluzione tra X ed XI, con un cambiamento ulteriore nel XII ed infine un distacco abissale con le produzioni dei secoli XII-XIII e XIII-XIV, che agli antipodi posseggono la Fraterna di Isernia da un lato, e la Cattedrale di Larino dall'altro.
L'arretratezza negli attributi e nello stile figurativo, fanno retrocedere presumibilmente la datazione come di consueto, tra il termine del decimo secolo e l'anno mille, come parte di uno dei primi cantieri che videro l'evolversi dell'impianto basilicale tra stadio pre-romanico e romanico "normanno", una doppia fase che si sposerebbe bene con la successiva ulteriore trasformazione del complesso, al seguito di un cataclisma, forse uno smottamento del terreno di fondazione o un sisma, che comportò un drastico cambiamento nell'assetto impiantistico, ed un enorme riuso dei resti del precedente tempio, per approfondimenti in merito, consiglio la lettura del volume: "Medioevo in Molise: Il cantiere della chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina" dello storico dell'arte Francesco Gandolfo, che a suo tempo avemmo il piacere di conoscere nel corso delle ricerche sul campo.
Da qui ci si sposta alla questione invece di altri elementi, come il portale maggiore, che si mostra con uno pseudoprotiro e facciata che rientra nelle caratteristiche del pre-romanico e romanico locale (vedi Matrice), con una lunetta che presenta un evidente caso di rimontaggio, come in altri punti dell'edificio, forse proprio nel corso della trasformazione dell'intero orientamento della struttura, pur presentandosi nel complesso, al suo stato originale, con stilemi a girale, fitomorfi, scene apocalittiche e creature zoomorfe inscritte dentro cornici tipiche dei cantieri, specialmente benedettini, dell'XI-XII secolo, come appunto chiarisce un ulteriore dettaglio della lunetta maggiore, la firma dell'esecutore, tal "ALFERIO DISC(IP)OLO GEO(RGI)", come si può leggere tramite una attenta analisi ravvicinata dell'incisione (e non da fotografie sbiadite, tra l'altro, che permettono egualmente di leggervi quanto detto poc'anzi).
La tradizione locale (che tradizione non è), vuole attribuire la lunetta ad un tale MAG(ISTER) EPIDIDIVS, che in realtà nasce da una approssimativa lettura dei pochi caratteri esistenti, da parte del Carandente, presa per buona da alcuni eruditi ma priva di fondamento, specie se si considera che il nome Epididio sia quasi totalmente inesistente persino per alto e basso medioevo, e per trovarvi una spiegazione, dovrebbe quantomeno essere posto in teoria come una abbreviazione, ma al momento resta una fantasiosa ricostruzione del secolo scorso, già accantonata dalla comunità accademica.
Altro strafalcione del Carandente si riporta nella data incisa al lato destro della lunetta, "MDECIM", per il quale, secondo una idea di attribuzione tarda, doveva leggersi (Anno Domini) Millesimo Duecentesimo Undicesimo (1211), non potendo però constatare per l'epoca, che nessuno dei fregi e bassorilievi della basilica, potesse essere avvicinabile a questi anni, privi di ogni caratteristica sopracitata.
Il suo errore è da contestualizzarsi nella mentalità locale di almeno uno o due secoli fa, dove il territorio molisano venne circoscritto, dal punto di vista artistico e culturale, ad una terra con "produzioni di ambito locale, o minore", con delle eccezioni senza alcun nesso, prima dei contributi che hanno permesso, da 30-40 anni, ad oggi, di sfatare tutto ciò, ed anzi, di riscoprire l'alveo culturale quale era il Molise, un territorio tra Abruzzo Citeriore, Terralaboris, Capitanata e così via, più comunemente territorio che possiamo definire proprio centro della Longobardia Minor, e successivamente, parte del Regno di Sicilia settentrionale.
Un cuore pulsante di "scuole", botteghe e cantieri ecclesiastici ed anche nobiliari, che hanno permesso l'evoluzione e il proliferare, di queste componenti artistiche, esattamente come dei movimenti, ove era cruciale il ruolo delle vie di comunicazione, per esempio la Via Francigena, le sue arterie meridionali, i tratturi e così via, che hanno permesso soprattutto, di capire negli anni passati, il motivo di una espansione di medesimi archetipi, stilemi e caratteristiche culturali riscontrabili nello stesso tempo in più parti dell'Europa, dall'Italia all'Est, al Medio-Oriente fino ad arrivare in Francia, Spagna e naturalmente Regno Unito, tante realtà che, ovviamente, si sono fuse con quanto era già presente in questi paesi.
Le componenti estere sono sempre state il fondamento base della storia dell'arte, sia in età longobarda, con influenze bizantine, occidentali ed arabe, sia con i normanni, ed ovviamente sotto Federico II di Svevia, dove si può dire fosse nata l'architettura gotica italiana (e non solo), ereditata ed espansa sotto il dominio angioino e perfezionata dai motivi orientaleggianti catalani con gli aragonesi, mentre non va trascurata la parentesi di ambito veneziano trecentesco/quattrocentesco, e anche quella del gotico abruzzese (XIII-XIV sec.).
Dopo aver riportato questo grande aneddoto sul conto del Molise, per il quale ampiamente ha dibattuto e pubblicato la professoressa Maria Stella Calò Mariani, seguita da Francesco Aceto e da Giuseppe Basile, ma anche dallo stesso Bertaux e molti prima e dopo di loro, ritorniamo alla epigrafe di Petrella.
Più semplicemente, questa attestazione in caratteri latini, di per sé in contrasto con quelli evidenziati in tutto il territorio centro-italiano del '200, (vedi la data sul campanile di Santa Maria della Strada), non si riferirebbe affatto al 1211, bensì al 1010, (AD) M(illesimo)DECIM(o), semanticamente più accurata e meno costrittoria della versione del Carandente, avvicinandosi perciò alle scene cavalleresche del campanile di Petacciato, forse ascrivibili per stile ai medesimi fregi della lunetta, che troverebbe riferimento nella vicenda della Battaglia di Canne del 1018, con la presenza forse della più antica immagine di un cavaliere normanno e di due cavalieri bizantini in lotta.
Questa lettura non solo trova riscontro nei caratteri, ma anche nello stile arcaico che compone interamente la basilica ed i suoi bassorilievi, taluni di epoca precedente, ed altri del cantiere d'appartenenza, al quale sarebbe dovuto seguire un altro cantiere come si può evincere da un unico elemento duecentesco (o trecentesco) presente nella navata destra della chiesa, un semicapitello piatto, con motivo di foglie di acanto molto plastiche ed estruse, poggiato su un’acquasantiera in disuso, mai impiegato, ma che nel suo stile sembra essere ascrivibile ai cantieri di Santa Maria e San Pardo a Larino e di Sant'Emidio ad Agnone, ma per quanto riguarda il complesso, pare in realtà esserci una totale assonanza con i cantieri delle basiliche di San Giorgio, San Bartolomeo e San Mercurio a Campobasso (IX-X-XI sec.), alcuni elementi di Sant'Andrea a Jelsi (XI sec.), San Giovanni Rotobonis a Oratino (La Rocca) (IX-X sec.), e così via.
Senza contare che, per rievocare momentaneamente le questioni del culto per San Giorgio, nella Longobardia Minor e nei territori circostanti, sono attestate molteplici ecclesie dedicate al Santo Martire, tutte tra VII-VIII e IX secolo, che farebbero già intendere quanto non sia assolutamente fondata la supposizione sul suo culto giunto solamente dopo i risvolti della prima crociata, alla fine dell'XI secolo, ricordando ulteriormente a chi legge, che stessa sorte capitò per il vescovo di Myra, Nicola, detto anche San Nicola di Bari almeno dal 1087 in poi, ma che già era ampiamente venerato dal VI secolo, persino nella nostra regione, con chiese e badie risalenti al X secolo, la più vicina alla mia posizione proprio a Petacciato, presso il luogo di sepoltura dell'abate Adamo di Tremiti, poi Sant'Adamo confessore.
La verità di tutto ciò è molto diversa, spesso dei gruppi neotemplaristi, pur di mettere i Templari al di sopra di ogni argomento storico, finiscono per affidargli la paternità di cose che non gli sono appartenute, o meglio, che non hanno creato loro ma che essi possono solo aver sposato successivamente alla loro nascita.
Quest'anno per esempio sono già dovuto intervenire dopo un convegno neotemplarista al Cinema Sant'Antonio di Termoli, in cui si sono susseguiti una marea di sproloqui nei confronti dell'Agnus Dei (Agnello di Dio, o Agnello Crucifero), presente in una moltitudine di forme nelle facciate delle nostre chiese antiche, che un "meneghino" ha definito come simbolo templare, e che queste chiese fossero state costruite perciò dai Templari, nonostante questi stesse mostrando dei fregi dell'VIII e del IX-X secolo, ed uno della prima metà dell'XI, tutti elementi che sono antecedenti sia all'ordine di San Giovanni Gerosolimitano (Ospitalieri), sia ai cavalieri Templari, con una forte affinità di carattere evangelico invece, ispirazione ancestrale di tutte le maestranze che che hanno costruito "i pilastri della terra" in cui noi veneriamo i nostri idoli.
Ecco perché non smetterò mai di ripetere una sola cosa:Studiate, studiate e STUDIATE!!!
Bibliografie di riferimento.
•San Giorgio e il Mediterraneo, in Atti del II Colloquio internazionale per il XVII Centenario (Roma, 28-30 novembre 2003), a cura di G. De' Giovanni-Centelles, Città del Vaticano, 2004.
•La Storia di Varzi, Vol. II, di Fiorenzo Debattisti, 2001.
•Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, Einaudi, Torino 1995.
•Eduardo Ciampi, Mino Freda, Paolo Palliccia, Paolo Velonà, San Giorgio e il Drago: l'indispensabile mito. Storia, Metastoria, Arte e Letteratura, Roma, Ed. Discendo Agitur, 2023.
•Medioevo in Molise, il cantiere della Chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina, Di Walter Angelelli, Manuela Gianandrea, Francesco Gandolfo, Francesca Pomarici, 2012.
•Bianca Maria Margarucci Italiani, San Giorgio Martire fra Oriente e Occidente, 1987.
•Pagani e Cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia, XI, 2012.
•San Giorgio e il drago riflessioni lungo un percorso d'arte, Di Sebastiano Giordano, 2005.
•Il Molise medievale e moderno, storia di uno spazio regionale, Giovanni Brancaccio, 2005.
•Italian Romanesque Sculpture, An Annotated Bibliography, Di Dorothy F. Glass, 1983.
•Gycklarmotiv i romansk konst och en tolkning av portalrelieferna på Härja kyrka, Di Jan Svanberg, 1970.
•Molise, appunti per una storia dell'arte, Luisa Mortari, 1984.
•Carlo Ebanista, Alessio Monciatti, Il Molise medievale, archeologia e arte, 2010.
•Federico Marazzi, Molise medievale cristiano, edilizia religiosa e territorio (secoli IV-XIII), 2018.
•L'arte georgiana dal IX al XIV secolo, A cura di Maria Stella Calo' Mariani, Volume 1, 1986.
•L'arte del duecento in puglia di maria stella calo mariani. fotografie di paolo monti u.a, Di Maria Stella Calò Mariani, 1984
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