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PRIMA PAGINA Il Foglio di Oggi mercoledì, 06 novembre 2024
#PrimaPagina#ilfoglio quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi giudizio#universale
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Amore e lontananza nella lettera del 28 luglio 1533 al mio amato Tommaso de' Cavalieri
“Io so bene che io posso a quell’ora dimenticare il nome vostro, che ‘l cibo di che io vivo; anzi posso prima dimenticare il cibo di che io vivo…”, questa è una delle frasi più note che scrissi al mio amatissimo Tommaso de’ Cavalieri in una lettera datata 28 luglio del 1533. Il peso della lontananza mi torturava e non mi faceva ragionare come avrei voluto. Io a Firenze e lui a Roma: era una…
#28luglio#accadde oggi#antonietta bandelloni#art#artblogger#arte#artinfluencer#bellezza#Firenze#Giudizio Universale#inartwetrust#life#masterpiece#Michelangelo Buonarroti#Roma#storytelling
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Cosa si può imparare dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi del 26 luglio 2024?
Sono sempre stato riluttante a criticare l'Occidente "da fuori".
Credevo, e lo credo, che la maggioranza delle critiche all'Occidente, o all'Europa, provengano da criteri o valori di natura occidentale.
L'Occidente è cioè per sua natura autocritica, e messa in discussione.
Tuttavia, credo che negli ultimi dieci anni qualcosa in più sia accaduto.
Vedo la dissoluzione di una intera civiltà come neve al sole.
Vedo il dominio del brutto, dell'osceno, del cattivo gusto.
Vedo la tracotanza estetica del male.
E la vedo esprimersi senza pudore, senza vergogna, a cielo aperto, dinanzi a capi di stato - che non dicono nulla - a vescovi - che in pochi dicono qualcosa - a giornalisti - che dicono tutto per il potere.
In confronto alla presentazione di ieri, Hunger games sembra un'esibizione di misura e di umanità.
Una società che profana il bello, che educa all'osceno, non può che essere una civiltà di guerra, di nichilismo, di ingiustizia.
Una civiltà di odio.
Quanto odio c'era ieri sera?
Quanto odio si voleva diffondere ai miliardi di persone che guardavano quella "cerimonia".
Ci sarebbero molte domande da fare.
Se una civiltà crolla in così poco tempo, significa che aveva dei problemi strutturali.
E poi ci sarebbe da interrogare la storia e il destino della Francia.
Sul piano culturale, il loro continuo voler scandalizzare, essere originali, spararla grossa, decostruire e poi post-decostruire, ha fatto danni immensi, non tanto alla cultura tradizionalista ma al filone critico.
Lo ha sottratto dalla realtà.
Un continuo "Épater la bourgeoisie", che oramai non scandalizza se non gli ultimi, i poveri, i bambini.
Cosa è che oggi realmente scandalizza? Lucio Dalla scriveva che oggi è difficile essere normali.
A me non piace il termine normale. Diciamo che oggi scandalizza la potente realtà dell'umano, il suo mistero abissale e semplice, l'umiltà di un fiore, l'esistenza di una donna e di un uomo, la verità ferita della nostra anima.
Insomma, scandalizza la bellezza, che non è che lo sprigionarsi della verità. Ecco, questo realmente scandalizza il potere, non quella buffonata oscena.
Quella di ieri è una cerimonia reazionaria, un rito di difesa dello status quo.
L'anticonformismo delle oligarchie, questo è stato. Il vero anticonformismo siamo noi.
Ecco, verrà un tempo, in cui si stabiliranno nuovi criteri di giudizio, severissimi, in cui ci sarà un esercito della bellezza, totalmente non violento, ma che manifesterà civilmente contro episodi del genere.
Perché non c'è nulla di più antidemocratico che la bruttezza diffusa come strumento pedagogico. Non c'è niente di più antisociale, e antirepubblicano di quella "cosa" che abbiamo visto ieri.
Non è una questione di estetismo ma di difesa dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Ma in quella patria se ne sono dimenticati, sommersi da un cumulo di pseudoprogressismo e laicismo instupidito.
Gabriele Guzzi
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Paradossale, sì.
Ma il primo passo per ritrovare il nostro equilibrio è un passo indietro.
Andare indietro, per andare avanti.
La logica del fare è la trappola del nostro malessere. Troppi impegni, tensioni, spostamenti , orari, compiti. Tutto sembra essere diventato vitale, ed è proprio quel tutto che spesso ci allontana dalla vitalità più vera.
Lontani.
Lontani anni luce dall’essenza del nostro puro scorrere, quello che vivevamo da bambini, per quei bambini che hanno avuto la fortuna di poterlo essere.
Sopravvalutiamo la mente. Sopravvalutiamo il pensiero, il concetto di “giusto o sbagliato”, il senso di colpa, la responsabilità verso il giudizio altrui, l’accumulo del fare.
Ma il nostro centro più vitale e prezioso, fulcro del nostro equilibrio e benessere, è lontano anni luce dalle elucubrazioni della nostra mente. Il cervello umano, così come oggi lo conosciamo, è un’acquisizione piuttosto moderna: come un frutto su un albero, che è potuto nascere solo perché molto prima ci sono state le radici che hanno tratto il giusto nutrimento.
E le nostre radici non sono i labirinti dei nostri pensieri. Non sono gli impegni, non sono il lavoro, non sono il giudizio degli altri, le belle apparenze, i vestiti firmati, la casa pulita e perfetta.
Le nostre radici sono il nostro respiro, i nostri passi nel mondo, la curiosità di scoprire, i legami umani, incontrare e lasciar andare, saper dare e ricevere, dedicarci del tempo, divertirci, ridere e piangere, amare.
E allora faccio un passo indietro.
Mi allontano, mi fermo, e ritorno a me stesso.
Oscar Travino
Io, quando devo tornare a me stessa, torno qui...
#libere associazioni#parola di amante dei gatti#pensieri#parole#oscar travino#foto mia#foto di repertorio#sirmione
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Se mi chiedessero qual è il sintomo più generale di questa anemia spirituale, risponderei certamente l'indifferenza alla verità e alla menzogna. Oggi la propaganda dimostra ciò che vuole e noi accettiamo più o meno passivamente ciò che ci propone. Senza dubbio questa indifferenza
nasconde una stanchezza e uno scoraggiamento della facoltà di giudizio. Ma la facoltà di giudizio non può essere esercitata senza un certo impegno interiore. Chi giudica è impegnato. L'uomo moderno non si impegna più, perché non ha più nulla per cui impegnarsi.
-Georges Bernanos
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L’avevano fermata, le avevano detto che il suo velo era fuori posto, che doveva sistemarlo meglio, che coprisse come si deve. Uno sguardo di ammonizione, una regola ripetuta, e un comando che pesava come catene invisibili.
Ma invece di abbassare lo sguardo, di tirare quel velo come le avevano detto, si toglie il velo. Poi la giacca, la camicia. Strato dopo strato, libera la pelle, si scrolla di dosso le catene.
Nel cuore pulsante di Teheran, nel cortile dell’università, rimane in biancheria intima, ma rivestita di un coraggio e una dignità che superano ogni stoffa.
Gli sguardi si accalcano su di lei: alcuni pesanti, di giudizio; altri increduli, come se stessero respirando libertà per la prima volta. Lei è una nota stonata in un coro di silenzi, un punto esclamativo in un libro di regole immutabili.
La terra sotto i suoi piedi è sempre la stessa, ma il cielo sembra abbassarsi per accoglierla. Si domanda se il vento senta il peso di tutte le parole che non si sono mai osate.
Gli occhi degli altri si posano come pietre sul suo corpo, mentre le voci si sussurrano contro di lei, tempeste di giudizi. Ma nel suo silenzio c’è un grido che sfida il mondo.
Arrivano per spegnere la sua fiamma, ricoperti di divise che trasudano conformità. La afferrano con forza, la trascinano via, mentre lei resta muta, forte come una roccia. La portano in un luogo dove sperano di spezzarla, di soffocare quel fuoco indomabile. La trasferiscono in un ospedale psichiatrico, dove tentano di etichettare come “follia” il suo desiderio di libertà. Ma non capiscono che le idee non si possono ammanettare, né chiudere in una stanza bianca.
Donna. Libera. Rivoluzione che cammina a piedi nudi sul selciato della storia.
Il suo corpo è un manifesto, la sua pelle è inchiostro vivo, e oggi ha scritto una nuova pagina di libertà.
Nel dipartimento rimane il suo ricordo, un’ombra luminosa, un’equazione irrisolta sul muro. Perché spogliarsi dei simboli imposti è l’unico modo per rivestirsi di infinito.
PS: La ragazza si chiama #AhouDaryaei, studia letteratura francese all’Università di Oloom Tahghighat, in Iran.
Un’eroe di cui avevamo bisogno! ♥️
Dalla Fenomenologia della lingua
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"Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto (https://www.governo.it/it/articolo/bandiere-mezzasta-sugli-edifici-pubblici-e-lutto-nazionale-la-scomparsa-del-presidente) le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto,
il Rettore
_____
Tomaso Montanari
Professore ordinario di Storia dell'arte moderna
Rettore dell'Università per Stranieri di Siena
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"Dottoressa, mi parla di autosabotaggio..
ma cosa significa esattamente? Cosa faccio?"
Lei continua a perpetuare, con sé, l'atteggiamento che in passato è stato causa della sua sofferenza.
Lei continua, ad esempio,
a paragonarsi agli altri (e in questo paragone ovviamente perde sempre).
Lei continua a ripetersi che non c'è nulla da fare,
che il suo destino è questo qui, che non può fare nulla per cambiarlo e che non dipende da lei.
Ma che lei ha un destino prestabilito è qualcosa che le è stato inculcato.
E comunque, così facendo, lei vive la sua vita passivamente senza prenderla in mano in modo attivo.
Lei continua a farsi travolgere da persone che la rifiutano e la fanno soffrire perché, purtroppo, è questo tutto ciò che ha conosciuto
e oggi l'amore e l'accettazione la spaventano più di ogni altra cosa.
Lei continua a permettere agli altri di stabilire quanto vale, non riuscendo a mettere dei confini chiari con queste persone perché il perenne giudizio (peraltro negativo) degli altri è ciò di cui ha bisogno per sentirsi amata.
Quando io terapeuta provo a mostrarle che nutro affetto per lei,
non per quello che fa,
non per quello che dice
o per cosa indossa,
ma per quello che è semplicemente,
lei si spaventa,
innalza le sue difese e prende le distanze da me...
prende le distanze dall'amore!!!
Lei dovrebbe amarsi,
(non autosabotarsi),
è così che riuscirà a
far entrare nella sua vita
l'amore altrui,
anche il mio.
Carmela Zurzolo
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Non ti tracciar vie da seguire, figliuolo mio; né abitudini, né doveri; va’, va’, muoviti sempre; scròllati di tratto in tratto d’addosso ogni incrostatura di concetti; cerca il tuo piacere e non temere il giudizio degli altri e neanche il tuo, che puoi stimar giusto oggi e falso domani.
Luigi Pirandello
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La cosa che mi piace di più del me di oggi è accorgermi che quello che dico corrisponde sempre di più a quello che penso. E non lo sconfesso, non lo correggo, non lo perfeziono; anche quando mi sarebbe utile, anche se soffro.
“Va bene così”, perché lo accetto.
“Non lo voglio”, perché non mi corrisponde.
“Sono con te”, perché sono con te.
“Non sono d’accordo”, perché mi fido del mio giudizio.
“Ti voglio bene”, perché voglio il tuo bene.
Ciò che sento oggi io lo dico e lascio lì, come un sasso e come un fiore.
#ninoelesirene#pensieri#frasi#persone#riflessioni#sentimenti#letteraturabreve#emozioni#amore#aforismi#sasso#fiore
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PRIMA PAGINA Unita di Oggi giovedì, 07 novembre 2024
#PrimaPagina#unita quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi giovedi#novembre#anno#antonio#gramsci#strage#colposo#omicidio#plurimo#procura#crotone#chiesto#giudizio#della#guardia#capitaneria#porto#dette#sono#catena#ordinare
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10 agosto: il San Lorenzo che affrescai nel Giudizio Universale
Oggi 10 agosto si celebra San Lorenzo, copatrono di Firenze e patrono di tante città d’Italia. Fu uno dei sette diaconi di Roma e fu arso vivo durante l’impero di Valeriano, il 10 agosto del 257 dopo Cristo. San Lorenzo fu uno dei santi che volli affrescare nel Giudizio Universale, immediatamente al di sotto del gruppo centrale di Cristo Giudice e la Madonna. Il suo peso è sostenuto da una…
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#10 Agosto#accadde oggi#antonietta bandelloni#art#artblogger#arte#bellezza#english#Giudizio Universale#Michelangelo Buonarroti#rinascimento#Roma#San Lorenzo#scultura#Vaticano
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oggi comincia una nuova rubrica (che copio spudoratamente da un podcast) chiamata Norimberga. esprimerò un giudizio senza argomentarlo su cose a caso. cominciamo.
caffè - sopravvalutato
marmellata - sottovalutata
lasagna - giustamente valutata
pizza napoletana - giustamente valutata
pizza romana - sottovalutata
focaccia barese - sopravvalutata
vino rosso - sopravvalutato
vino bianco - giustamente valutato
bollicine - sottovalutate
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VITTIMA DEL MATRIARCATO
Dovevano essere i primi anni ottanta e credo di essere stato in quinta elementare o al massimo in prima media, quando un pomeriggio di Agosto in spiaggia a Viareggio mentre tra amici guardavamo una partita di calcetto tra nuvole di sabbia, qualcuno vicino a me indicò una ragazza in bikini bianco, di uno o due anni più grande di noi e mi chiese a bruciapelo 'Quella lì te la tromberesti?'.
Io rimasi un po' spiazzato dalla domanda ma visto che si trattava di una risposta per forza dicotomica e comunque dell'argomento sapevo giusto giusto le basi teoriche, ovviamente risposi di sì.
Il tipo (che non era proprio un amico ma piuttosto una di quelle conoscenze estive estemporanee) sghignazzò e in men che non si dica si avvicinò alla suddetta ragazzina e indicandomi le disse qualcosa a bassa voce.
Dobbiamo dire che allora (come ora) io per le cose mondane non ero certo il più sveglio della cucciolata e quindi non riuscii a collegare quanto avevo detto al tipo poco prima con l'espressione furiosa e sconvolta della ragazza, che con le lacrime agli occhi corse verso il gruppo dei genitori sotto gli ombrelloni, tra cui c'era anche mia madre.
Dovevano essere le tre del pomeriggio ma io posso ancora ricordare che a un certo punto era sera (c'era la mezza luna in cielo) e mia madre non smetteva ancora di urlarmi contro PER LA COSA SCHIFOSA CHE AVEVO DETTO A QUELLA RAGAZZA E CHE MI DOVEVO VERGOGNARE PERCHÉ LEI DI SICURO DI VERGOGNAVA DI AVERE UN FIGLIO COSÌ.
Quando mio padre rientrò a casa ricominciò tutto da capo ma in stereo, con lui a braccia conserte che scuoteva la testa e mi diceva che ERO STATO UNA GROSSA DELUSIONE E CHE QUELLA RAGAZZA AVREBBE SOFFERTO MENO SE LE AVESSI DATO UN PUGNO NELLO STOMACO.
La cosa strana è che non provai nemmeno a difendermi spiegando che in realtà non le avevo detto proprio nulla... ho accettato il fatto di essere stato beccato mentre ballavo il tip tap in un campo minato e il giorno dopo continuai a fare quello che facevo fino al giorno prima ma diffidando di più della gente che faceva le domande stupide.
Vedete, il fatto è che io sono stato cresciuto in un ambiente familiare davvero molto aperto e inclusivo, dove c'era poco spazio per il giudizio frettoloso verso il diverso, il fragile e l'emarginato, quindi quell'episodio più che ingiusto mi parve strano... davvero c'era gente che andava in giro a dire alle donne che le voleva trombare? Ma dov'erano i genitori di queste persone?
E più tardi capii che erano proprio loro a dire queste cose e i figli semplicemente imparavano.
E ne ho conosciuto davvero tanti di figli così (che, per inciso, sono i genitori di oggi da cui altri figli imparano) e a volte non c'è nemmeno stata una responsabilità genitoriale diretta nell'aver insegnato loro certi comportamenti... a volte basta non dare peso, sorridere a certe battute e derubricare certi comportamenti a scherzi presi troppo sul serio.
Perché poi, alla fine, è sempre questione di saper stare allo scherzo, no?
E fatevela 'na bella risata invece di stare sempre a pensare a cose macabre tipo che una donna viene uccisa ogni quattro giorni!
No?
No.
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in un raro momento confessionale devo ammettere di far parte di quella minoranza di italiani che a volte beve il cappuccino nel pomeriggio, anche al bar. Non mi importa se perderò follower per questa mia posizione, chi mi legge ha il diritto di sapere che persona sono.
All'inizio è stata una decisione tormentata ma poi una volta buttato non mi sono più guardato indietro, oggi lo faccio senza vergogna e senza problemi, agli occhi della gente vivo nel peccato ma è un peccato che non sento mio, che non mi appartiene, il giudizio mi scivola addosso e vivo la mia verità nella pienezza della luce e del latte schiumato.
potete unirvi a me, anzi a noi in ogni momento, siamo sempre di più e siamo liberi. Se ci vediamo ve lo offro io il primo cappuccio pomeridiano molto volentieri.
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L’avevano fermata, le avevano detto che il suo velo era fuori posto, che doveva sistemarlo meglio, che coprisse come si deve. Uno sguardo di ammonizione, una regola ripetuta, e un comando che pesava come catene invisibili.
Ma invece di abbassare lo sguardo, di tirare quel velo come le avevano detto, si toglie il velo. Poi la giacca, la camicia. Strato dopo strato, libera la pelle, si scrolla di dosso le catene.
Nel cuore pulsante di Teheran, nel cortile dell’università, rimane in biancheria intima, ma rivestita di un coraggio e una dignità che superano ogni stoffa.
Gli sguardi si accalcano su di lei: alcuni pesanti, di giudizio; altri increduli, come se stessero respirando libertà per la prima volta. Lei è una nota stonata in un coro di silenzi, un punto esclamativo in un libro di regole immutabili.
La terra sotto i suoi piedi è sempre la stessa, ma il cielo sembra abbassarsi per accoglierla. Si domanda se il vento senta il peso di tutte le parole che non si sono mai osate.
Gli occhi degli altri si posano come pietre sul suo corpo, mentre le voci si sussurrano contro di lei, tempeste di giudizi. Ma nel suo silenzio c’è un grido che sfida il mondo.
Arrivano per spegnere la sua fiamma, ricoperti di divise che trasudano conformità. La afferrano con forza, la trascinano via, mentre lei resta muta, forte come una roccia. La portano in un luogo dove sperano di spezzarla, di soffocare quel fuoco indomabile. La trasferiscono in un ospedale psichiatrico, dove tentano di etichettare come “follia” il suo desiderio di libertà. Ma non capiscono che le idee non si possono ammanettare, né chiudere in una stanza bianca.
Donna. Libera. Rivoluzione che cammina a piedi nudi sul selciato della storia.
Il suo corpo è un manifesto, la sua pelle è inchiostro vivo, e oggi ha scritto una nuova pagina di libertà.
Nel dipartimento rimane il suo ricordo, un’ombra luminosa, un’equazione irrisolta sul muro. Perché spogliarsi dei simboli imposti è l’unico modo per rivestirsi di infinito.
PS: La ragazza si chiama AhouDaryaei, studia letteratura francese all’Università di Oloom Tahghighat, in Iran.
Un’eroina di cui avevamo bisogno!
Fonte: Simone Carta, scrittore ���️
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