#normativa agricola
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Coldiretti Alessandria: un sit-in davanti a Palazzo Lascaris per difendere l'agricoltura locale
Più di mille agricoltori e allevatori si sono radunati davanti al Consiglio regionale a Torino per chiedere regole chiare e sostenibili per salvaguardare le aziende agricole e le stalle.
Più di mille agricoltori e allevatori si sono radunati davanti al Consiglio regionale a Torino per chiedere regole chiare e sostenibili per salvaguardare le aziende agricole e le stalle. Coldiretti Alessandria ha giocato un ruolo di primo piano nell’evento, portando la voce del territorio e ottenendo risultati importanti per il settore. Un grido di protesta per il futuro…
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• La ley de restauración de la naturaleza promovida por el PP y el PSOE que normalizo la demolición de diques de irrigación agricola de forma arbitraria. En el: "todo orquestado" para pavimentar el paso de la riada provocada por la dana, potenciando la catástrofe en Valencia.
El Partido Socialista Obrero Español (PSOE) y el Partido Popular (PP) se adhirieron al Pacto Verde Europeo desde su origen. Aunque el PP expresó "su oposición a ciertas medidas específicas del pacto, inicialmente apoyaron la iniciativa".
El Pacto Verde Europeo es un ambicioso plan "ideológico" de la Unión Europea para lograr la neutralidad climática para 2050? y transformar la economía en un modelo ecológico, eficiente y competitivo?. Los objetivos incluyen reducir las emisiones de gases de efecto invernadero en al menos un 55% para 2030?, descarbonizar el sector energético?, fomentar la economía circular?, promover la movilidad sostenible y eliminar la contaminación?.
Lo irrisorio es que la Unión europea no específica información sobre la adhesión del PSOE y el PP al Pacto Verde Europeo, lo que es absurdo porque sabemos que se adhirieron. Lo importante hoy en día es destacar que su adhesión al Pacto Verde Europeo ha potenciado una catástrofe sin precedentes en su implementación arbitraria. La implementación del pacto requiere la colaboración de todos los partidos políticos y sectores de la sociedad, sin embargo se pasó por alto la opinión de los sectores agrícolas quienes efusivamente se manifestaron en su contra. Ya que perjudicaría principalmente sus fuentes de ingreso, recursos, trabajo, sostenibilidad, clima, etcétera. Sin su consentimiento democrático.
Es interesante notar que, aunque el PP expresó su oposición a ciertas medidas, VOX denunció que el PP y el PSOE han votado juntos el 87% de las veces en el Parlamento Europeo, incluyendo el apoyo al Pacto Verde. Esto sugiere que, aunque existen diferencias en las posturas de los partidos. La "ley de restauración de la naturaleza" mencionada es una iniciativa conjunta del PP y el PSOE que permitió gran parte de la demolición arbitraria de los diques de irrigación agrícola bajo los conceptos ideológicos dado que si bien estaba contemplada en el Pacto Verde Europeo, no estaba aprobada de forma regional bajo consenso social. Hoy el PP se quiere desmarcar de responsabilidades sobre la catástrofe ocurrida en Valencia y varias comunidades españolas, expresando su oposición a la Ley de Restauración de la Naturaleza de la Unión Europea, argumentando que pone en riesgo la sostenibilidad del medio rural español y su sistema alimentario.
Sabemos que en un supuesto ésta ley en cuestión busca restaurar al menos el 30% de los hábitats naturales en 2030, "lo que desde un escritorio suena una causa casi heroica a favor de la naturaleza" desconociendo la geografía regional, la situación hídrica, y las consecuencias como se están viviendo en el país dado a las riadas sin ningún control a su paso provocadas por el fenómeno de la dana. Una vez más vemos en ésta encrucijada, a él PP considerando lo que en un inició normalizó: como "desproporcionado e ideológico" y que podría perjudicar al sector primario y al sistema alimentario europeo. Pidiendo al Gobierno español que rechace la normativa en el Consejo de Ministros de la UE.
Pero los que nos estábamos informando al respecto; y los que informábamos al respecto sabíamos que la principal consecuencia sería precisamente la inundación o devastación que provocarían las aguas de las lluvias sin ningún control en las crecientes río abajo. Hechos que junto a todas las consecuencias o formas en las cuales se perjudicaría a las comunidades se han mencionado nunca fueron estimados y considerados porque se tratan de medidas arbitrarias en las que se normaliza la injerencia de la Unión Europea en situaciones regionales, en las que se debe considerar democráticamente la opción de sus habitantes para tomar cualquier determinación.
En resumen: "ecoterrorismo explícito del PP y el PSOE" contra el pueblo español.
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Paternò, sfruttamento dei lavoratori nelle raccolte di arance: 31enne indagato per caporalato
Paternò (Catania), sfruttamento dei lavoratori nelle raccolte di arance: 31enne indagato per caporalato Questa Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri della Stazione di Paternò e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, a carico di un 31 enne di Adrano, incensurato, indagato per “reclutamento e sfruttamento di manodopera agricola in condizioni di estremo sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno”, ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Catania, nei suoi confronti, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Adrano, l’obbligo di non allontanarsi dalla sua abitazione tra le 15:30 e le 03:30 e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le indagini, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, hanno fatto luce sulle condotte dell’uomo, verosimilmente poste in essere nel contesto criminale che orbiterebbe attorno alla gestione della raccolta di arance nell’area agricola di Paternò. In particolare, l’attività ispettiva dei Carabinieri è stata incentrata sull’agglomerato di lavoratori stanziali nella tendopoli di Contrada Ciappe Bianche di Paternò, spesso irregolari e impiegati illecitamente per i lavori agricoli in tutto il comprensorio paternese e nei paesi viciniori. Qui, mediante servizi di osservazione discreta e a distanza, gli investigatori hanno individuato un furgone sul quale gli extracomunitari venivano caricati e portati nei terreni ove occorreva raccogliere arance. Nello specifico durante l’attività, era stato seguito e poi fermato un Fiat Iveco, che aveva prelevato 7 lavoratori e li aveva portati all’interno di un fondo agricolo a Mineo. In quella circostanza, i Carabinieri avevano intimato l’alt al mezzo ma, l’autista era fuggito, lasciando gli extracomunitari nel vano posteriore. I successivi controlli avevano quindi consentito di accertare che tutti gli occupanti del mezzo erano privi del permesso di soggiorno e non avevano alcun contratto di lavoro. Ascoltati dai militari, i lavoratori avevano riferito poi, di essere stati “ingaggiati” dall’odierno indagato, raccontando le massacranti condizioni di lavoro che, per stato di necessità, sarebbero stati costretti ad accettare, ovvero turni di 10-12 ore al giorno, 6 giorni su 7, con retribuzione a cottimo condizionata al raggiungimento di determinati obiettivi di raccolta, indipendentemente dalle ore effettivamente lavorate, in violazione di qualsivoglia normativa sul lavoro. Nessuno di loro, inoltre, avrebbe ricevuto una formazione sulla sicurezza o sarebbe stato sottoposto a visite mediche preventive, così come non sarebbero stati forniti loro i necessari dispositivi di protezione individuale, in violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro. Uno di loro, infatti, lo scorso mese di febbraio si sarebbe infortunato cagionandosi una frattura, ma sarebbe stato convinto dall’indagato a non raccontare la verità ai medici del pronto soccorso, bensì a riferire di un incidente domestico. Il ruolo predominate del 31 enne sarebbe emerso sia nell’organizzazione del lavoro, che nei rapporti con i lavoratori; lui, infatti avrebbe emanato tutte le direttive in tal senso e si sarebbe occupato di reclutare manodopera irregolare e sfruttarla presso fondi agricoli non solo di sua proprietà ma anche di terzi. Il reclutamento, poi, sarebbe avvenuto sfruttando lo stato di bisogno degli occupanti la tendopoli di Ciappe Bianche, i quali si trovavano in una situazione di vulnerabilità e precarietà che li rendeva facilmente manipolabili. Il modus operandi dell’indagato, sarebbe stato così incentrato su una relazione di subordinazione e dipendenza tipica del caporalato. Oltretutto vieppiù, il coinvolgimento di un numero significativo di persone, oltre tre, è solitamente tipico di una gestione del lavoro non solo irregolare ma criminale, finalizzata a sfruttare massicciamente la manodopera vulnerabile senza alcuna considerazione per la loro sicurezza e benessere. La sussistenza delle esigenze cautelari da parte dell’Autorità Giudiziaria è stata valutata in ordine al pericolo di reiterazione di condotte illegali, in quanto l’indagato avrebbe ammesso che per lui “è normale commettere quel tipo di reati pur di conseguire il risultato del profitto”. Per tale motivo, assodato che le modalità dell’azione, gli espedienti adottati e l’atteggiamento del 31 enne hanno fatto emergere un’abitudine e una disinvoltura nella realizzazione di condotte criminose di assoluta gravità, l’uomo è stato sottoposto a misure cautelari che gli impediscano di allontanarsi dal Comune di residenza e, ancor più, dalla sua abitazione nell’arco temporale pomeridiano e notturno, con obbligo di firma presso la polizia giudiziaria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Bando per l' agricoltura in Piemonte
La Giunta della regione Piemonte, su proposta del vicepresidente ed assessore alla montagna Fabio Carosso, ha approvato l’apertura del bando per la campagna. “Si tratta di una misura importante per incentivare l'uso continuativo delle superfici agricole, la cura dello spazio naturale, il mantenimento e la promozione di sistemi di produzione agricola sostenibili e, di conseguenza, contrastare l'abbandono del territorio montano e sostenere soprattutto le aziende locali”, dichiarano il presidente Alberto Cirio, il vice presidente Fabio Carosso e l’assessore all’agricoltura Marco Protopapa. Le “indennità compensative” sono destinate agli agricoltori operanti nelle zone montane e vengono erogate annualmente per ettaro di superficie agricola, per risarcire, in tutto o in parte, i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti ai vincoli cui è soggetta la produzione agricola nelle terre alte. Il bando è rivolto agli agricoltori che si impegnano a proseguire l'attività agricola nelle zone classificate montane del Piemonte e che sono in possesso del requisito di “agricoltore in attività”, in base alla normativa comunitaria e nazionale. Il contributo consiste in un premio per ettaro di superficie agricola aziendale ed è modulato sulla base di diversi parametri: tipologia colturale (pascoli, seminativi, coltivazioni legnose,…), classe di svantaggio dei terreni (fondovalle, alta quota…) e stanzialità delle aziende in zona montana. Qualora l’ammontare dei premi complessivamente richiesti risultasse superiore alla dotazione finanziaria assegnata per la campagna 2024, la Giunta regionale potrà operare un’integrazione della dotazione finanziaria del bando e/o una riduzione percentuale proporzionale dei premi, in base all’eccedenza delle richieste rispetto all’importo stanziato. Annualmente sono presentate circa 6.000 domande: il premio va da un minimo di 500 ad un massimo di circa 13.000 euro per azienda. Si tratta dell’ultimo anno in cui il bando per l’indennità compensativa sarà attivato con le regole del PSR 2014-22, dal 2025 si transiterà allo Sviluppo Rurale 2023-27. Il testo del bando sarà pubblicato nei prossimi giorni nella sezioni “ Bandi e finanziamenti” del sito regionale www.regione.piemonte.it Read the full article
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Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale degli Investimenti Complementari al PNRR (PNC), in Selezione NORMATIVA del 17 Maggio 2023
DL 13/23 – Ripubblicazione del testo del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, coordinato con la legge di conversione 21 aprile 2023, n. 41,recante: Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale degli Investimenti Complementari al PNRR (PNC), nonché per l’attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune,…
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Ecco il mio malloppino di 130 pagine (ma le ultime 13 sono di bibliografia) sulla carne e la sua interpretazione in cucina e nell'accademia. Sarà già anacronistica a due anni di distanza? Considerato che ho saltato per un paio di giorni l'opportunità di inserire dei riferimenti al coronavirus (mi scadeva il termine di consegna), so che la risposta è quantomeno parzialmente affermativa, ma spero che possa tornare utile a chi cerca basi bibliografiche italiane e non, e mettendola online in questo sito dovrebbe risultare accessibile ai motori di ricerca e tanto basta.
Ci ho messo dentro testi e persone che ho conosciuto da studentessa all'università, durante i millemila anni di frequentazione di seminari e lezioni, e genti del resto del mondo trovate grazie agli algoritmi di youtube e google scholar. Molto di quello che ho incontrato è rimasto nei miei appunti e nei meandri della mia mente e per ora il discorso per me resta in sospeso perchè la vita mi ha portato altrove.
Segue la presentazione seria (dai miei appunti per la discussione di due anni fa) per chi fosse interessato.
Tesi di Laurea Specialistica in Antropologia Culturale ed Etnologia discussa in data 19.03.2020. *** La carne incorpora valori diversi a seconda dei contesti di produzione. Le ricerche etnografiche hanno rilevato continuità e sovrapposizioni tra i diversi contesti culturali, hanno reso espliciti i significati impliciti che la carne veicola come gustema specifico del linguaggio alimentare, che delinea un campo semantico generalmente molto rilevante. La carne può essere un marcatore dello status economico, così come un indice di altre forme di identità, come quella di genere o di appartenenza ad uno specifico gruppo sociale. Quando si è in costante difesa dell’equilibrio con le risorse disponibili, in un contesto ai confini della precarietà alimentare, il tema della condivisione è collegato alla gestione del rischio, ma anche alla costruzione e al consolidamento del gruppo sociale, che viene esplicitata e rimarcata dai vari livelli di spartizione della carne. Al fine di comprendere le dinamiche del consumo e della produzione di carne attuali è importante ricostruire i gusti e le preferenze del passato. Diventa quindi fondamentale non sottovalutare la dimensione orale di questa memoria, spesso tramandata in ambito domestico in spazi e pratiche prevalentemente riservati alle donne. Ricostruire le origini del gusto, dei tabu e delle preferenze alimentari, capire le dinamiche di formazione e trasformazione della normativa, serve a comprendere i limiti esterni, fuori dal controllo del gruppo sociale di riferimento, è importante anche per restituire il giusto spessore alle forme di resistenza e trasgressione, che spesso hanno contraddistinto i gruppi sociali marginali o minoritari.
La carne è stata spesso oggetto di tabu. Si tratta di un cibo generalmente costoso da ottenere, che pone di fronte alla necessità di uccidere un altro essere vivente. Le ragioni materiali e le questioni etiche e simboliche si sovrappongono e si alimentano a vicenda. Le condizioni di relativa abbondanza consentite dal sistema di allevamento moderno e industriale hanno consentito lo sviluppo di ulteriori trasformazioni del gusto tra cui emergono la richiesta di trasparenza dei sistemi di trattamento degli animali, nel corso della loro vita e nel momento della macellazione, e la necessità di recuperare un equilibrio dal punto di vista ambientale, tenendo conto anche del ruolo degli animali nella produzione agricola, in una prospettiva di simbiosi e olismo della produzione alimentare e dell’equilibrio degli ecosistemi. Ma la sostenibilità economica è una spinta altrettanto forte, per la ridefinizione della normativa e per la giustificazione di certe scelte, sia per i consumatori che per i produttori.
La fame di carne continua a manifestarsi e la carne continua ad essere un cibo denso di significati, difficilmente sostituibile.
#cose mie#food#anthropology#university#in questi giorni#ad uso e consumo delle prossime generazioni#books#resources#free resources
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Dopo Ripalta i migranti continuano a essere caricati su mezzi di fortuna come animali: spesso profughi non assumibili. Dove sono i controlli? La legge anticaporalato prevede l’attivazione di mezzi sicuri per il trasporto. Perché nessuna azienda ne fa uso?
Caricati come animali in un vano merci, i migranti ogni mattina vengono prelevati dai loro alloggi, cioè baracche, appartamenti o persino centri d’accoglienza, e fatti salire su mezzi di trasporto, quasi sempre un Fiorino o un mini van, senza sedili, senza aria e senza dignità. Mezzi privi di ogni più elementare sistema di sicurezza, per essere condotti sui campi a lavorare. In basso Molise vengono prelevati direttamente dai Cas. Solitamente sono profughi in attesa di definizione del proprio status. Ma i profughi possono lavorare allontanandosi dal centro?
Albanesi, bulgari, nord africani, polacchi, romeni e ucraini popolano le campagne del basso Molise: Campomarino, San Martino in Pensilis e le piane di Larino sono le zone agricole più gettonate. Ci arrivano la mattina presto partendo dalla vicina Puglia, o prelevati direttamente dai centri accoglienza regionali, a bordo di furgoni in precarie condizioni e ammassati come bestie.
“Stamattina, ancora una volta, quel ‘Fiorino’ che carica i migranti come animali nel vano merci, senza sedili, senza aria, senza dignità”. Questa è solo l’ultima di una delle tante segnalazioni che vengono fatte via social da utenti che ogni mattina, quotidianamente, vedono gli ospiti dei centri d’accoglienza salire sui furgoni e recarsi al lavoro. Furgoncini simili a quello che, lunedì 6 agosto, all’altezza del bivio di Ripalta in provincia di Foggia ma a qualche decina di chilometri dal Molise, ha impattato in uno scontro frontale, un tir che trasportava farinacei: dodici morti e diversi feriti.
È diventata prassi, ormai, utilizzare come manodopera i profughi in attesa di definizione del proprio status. Ossia di coloro che vivono nei centri d’accoglienza. Ma cosa dice la legge?
Solitamente un migrante resta ospite di un centro di accoglienza per svariati mesi, anche anni alcune volte, in attesa di ricevere il permesso di soggiorno. Al riguardo, la legge dice che per i primi due mesi il migrante, ospite del centro, non può svolgere nessuna attività lavorativa. Dopo 60 giorni può iniziare a cercare lavoro e se, fortunatamente, riuscisse a trovarlo, deve comunicarlo al gestore del centro e abbandonare la struttura, perché?
Perché con uno stipendio può provvedere a trovarsi una sistemazione autonoma. Tuttavia, nella quasi totalità dei casi, il lavoro trovato è stagionale, raccolta del pomodoro o dell’uva e dell’olive, che nei migliori dei casi consente al migrante di aver un contratto limitato nel tempo. Ma tanto basta, seguendo alla lettera la legge, per lasciare il centro e non poterci mettere più piede con il concreto rischio, alla scadenza del contratto, di dover lasciare anche l’abitazione presa in affitto e stare, dunque, per strada.
Ma allora, perché i migranti del basso Molise ogni mattina vengono prelevati e portati nei campi a lavorare e la sera tornano a dormire al centro se la legge non lo consente? Delle due l’una: o lavorano in nero senza che il gestore del centro lo sappia oppure lavorano sempre per pochi spiccioli con la complicità del gestore. Dunque: chi mette in contatto la manovalanza straniera e l’imprenditore agricolo? Che tipo di accordo potrebbe esserci tra gestore del centro e l’imprenditore?
La tragedia di Ripalta di inizio agosto, evidentemente, non ha insegnato nulla a nessuno. Non è bastato il sangue di dodici persone sparso sulla statale 16 a fermare l’emorragia dei pulmini non in regola: pochi controlli e nessuna applicazione della legge “anticaporalato” che, oltre a irrobustire l’impianto repressivo per i fenomeni di sfruttamento del lavoro, prevede la promozione di modalità sperimentali di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro e servizi di trasporto da e verso e i campi.
Dall’ottobre del 2016 è in vigore la legge 199 meglio conosciuta come “anticaporalato”. La normativa, approvata dall’allora Governo Renzi, oltre a irrobustire l’impianto repressivo per i fenomeni di sfruttamento del lavoro, prevede il potenziamento delle Rete del lavoro agricolo di qualità tramite sezioni territoriali in tutte le province.
Cosa è la Rete del lavoro agricolo di qualità?Voluta dall’allora premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, avrebbe dovuto promuovere l’agricoltura virtuosa, e osteggiare così la piaga del caporalato. In che modo? Permettendo alle aziende agricole di iscriversi alla Retem previa autocertificazione di essere in regola con il fisco, di non avere precedenti per sfruttamento da lavoro, di rispettare i contratti. Una vetrina di imprese pulite. Nel 2016, le aziende iscritte erano solo 2mila su un totale di circa un milione e mezzo e di almeno 100mila interessate. A settembre 2017 le iscrizioni salivano a 2800. Oggi sono circa 3500. Due quelle molisane. Un fallimento.
Nelle sezioni territoriali della Rete, istituzioni e parti sociali avrebbero dovuto promuovere modalità sperimentali di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro e servizi di trasporto da e verso e i campi. Tradotto: mettere a disposizione mezzi di trasporto sicuri e legali e creare una filiera agricola della legalità. Il caso ha voluto che la prima sezione territoriale a sperimentare questo nuovo provvedimento, nel marzo del 2017, fosse la Provincia di Foggia: un progetto pilota per garantire lo spostamento dei braccianti in sicurezza. Ma i pulmini, quelli in regola, sono rimasti fermi. Perché?
I fondi per acquistare i mezzi di trasporto erano stati trovati: la Regione Puglia dapprima avrebbe anticipato la somma di denaro necessaria per l’acquisto e poi sarebbero stati reperiti grazie al Fami, il Fondo Asilo migrazioni e integrazione. L’obiettivo era quello di creare delle cooperative di autisti, regolarmente assunti, per potere effettuare il trasporto dei braccianti in maniera sicura e legale. Chi aveva il compito di fornire i nomi delle aziende disponibili a ricevere e far lavorare gli operai agricoli da questa filiera legale erano, sono le associazioni datoriali Confagricoltura, Coldiretti e Cia. Ma di nomi, evidentemente, o non sono stati fatti o erano davvero troppo pochi per far partire il progetto e i pulmini.
Alessandro Corroppoli
da primonumero
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NASPI
Con il decreto legislativo 4 marzo 2015 n. 22, tra le varie disposizioni normative a tutela della disoccupazione involontaria, il legislatore ha introdotto un'indennità mensile di disoccupazione denominata Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI – in sostituzione dell'ASpi), avente la funzione di fornire una tutela di sostegno al reddito ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.
Come ben noto, i destinatari di tale sostegno economico sono tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, con l'esclusione dei dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni, nonché dei lavoratori agricoli (per i quali continua ad applicarsi la normativa sulla disoccupazione agricola).
È proprio per i lavoratori dipendenti, dunque, che tale indennità è stata predisposta al fine di assicurare una “ancora di salvataggio” nei casi di perdita involontaria del posto di lavoro. Per potervi usufruire, tuttavia, debbono contemporaneamente sussistere i seguenti requisiti:
a) stato di disoccupazione;
b) presenza di almeno tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l'inizio del periodo di disoccupazione;
c) trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.
Lo stato di disoccupazione deve essere involontario e deve essere altresì comunicato, in forma telematica, al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro assieme ad una dichiarazione di disponibilità immediata: allo svolgimento di attività lavorativa; alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro, concordate con il centro per l'impiego.
Il carattere dell'involontarietà è fondamentale e determina il mancato riconoscimento della prestazione in caso di dimissioni volontarie e risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
Detto questo, è da tenere bene a mente che gli unici casi che consentono l'erogazione della NASpI, oltre al licenziamento, sono:
- le dimissioni per giusta causa, per le quali l'INPS ha provveduto a specificare alcune circostanze esemplificative della giusta causa:
a) mancato pagamento della retribuzione;
b) l'aver subito molestie sessuali nei luoghi di lavoro;
c) modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative;
d) mobbing, ossia di crollo dell’equilibrio psico-fisico del lavoratore a causa di comportamenti vessatori da parte dei superiori gerarchici o dei colleghi;
e) notevoli variazioni delle condizioni di lavoro a seguito di cessione ad altre persone dell’azienda;
f) spostamento del lavoratore da una sede ad un’altra, senza che sussistano le “comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive”;
g) comportamento ingiurioso posto in essere dal superiore gerarchico nei confronti del dipendente;
In tal caso il richiedente avrà l'onere di corredare la propria domanda con una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà da cui risulti almeno la sua volontà di “difendersi in giudizio” nei confronti del comportamento illecito del datore di lavoro (allegazione di diffide, esposti, denunce, citazioni, ricorsi d’urgenza ex articolo 700 c.p.c., sentenze ecc. contro il datore di lavoro, nonché ogni altro documento idoneo), impegnandosi a comunicare l’esito della controversia giudiziale o extragiudiziale.
- dimissioni durante il periodo tutelato di maternità (da 300 giorni prima della data presunta del parto e fino al compimento del primo anno di vita del figlio).
- risoluzione consensuale del rapporto di lavoro intervenuta nell’ambito della procedura di conciliazione da tenersi presso l'Ispettorato Territoriale del Lavoro secondo le modalità previste all’art. 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604 (per i datori di lavoro con più di 15 dipendenti).
È di fondamentale importanza, inoltre, tenere presente che la domanda di NASpI va presentata esclusivamente in via telematica entro il termine di decadenza di sessantotto giorni a partire dalla:
a) data di cessazione dell'ultimo rapporto di lavoro;
b) data di cessazione del periodo di maternità indennizzato quando questo sia insorto durante il rapporto di lavoro successivamente cessato;
c) data di cessazione del periodo di malattia indennizzato o di infortunio sul lavoro/malattia professionale quando siano insorti durante il rapporto di lavoro successivamente cessato;
d) data di definizione della vertenza sindacale o data di notifica della sentenza giudiziaria (si precisa che il riferimento deve essere sempre inteso alla sentenza di un giudizio di merito);
e) data di fine del periodo corrispondente all'indennità di mancato preavviso ragguagliato a giornate;
f) trentesimo giorno successivo alla data di cessazione a seguito di licenziamento per giusta causa.
Infine, qualora la domanda di riconoscimento della NASpI venga accolta dall'INPS, la prestazione verrà erogata mensilmente, per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni (per un massimo di 24 mensilità). Tuttavia, nel calcolo per determinare la durata della prestazione non verranno considerati i periodi contributivi che hanno già dato luogo all'erogazione della stessa.
Avv. Daniele Salustri
Fonti:
D.lgs. 4 marzo 2015 n. 22
Circolare n. 94/2015
Circolare n. 142/2015
Circolare n. 163/2003
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Speculazione Alimentare: Produttori e Consumatori Restano gli Anelli Deboli della Filiera
Coldiretti Alessandria denuncia pratiche sleali e squilibri nella distribuzione del valore agroalimentare
Coldiretti Alessandria denuncia pratiche sleali e squilibri nella distribuzione del valore agroalimentare. Secondo un’indagine condotta dalla Coldiretti Alessandria basata su un rapporto Ismea e dati Istat, il settore agroalimentare continua a soffrire di gravi squilibri economici lungo la filiera. Produttori agricoli e consumatori risultano essere i più penalizzati, mentre commercio e trasporto…
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Taranto, vasta operazione al contrasto dell’illecito stoccaggio e smaltimento di rifiuti: 1763 le persone identificate e 103 denunce.
Taranto, vasta operazione al contrasto dell’illecito stoccaggio e smaltimento di rifiuti: 1763 le persone identificate e 103 denunce. Vasta operazione della Polizia di Stato sul territorio nazionale per il contrasto all’illecito smaltimento di rifiuti, per accertare e sanzionare le molteplici forme di illiceità nel delicato settore della tutela ambientale. Le articolate attività, coordinate a livello centrale dallo SCO, sono state condotte dagli agenti delle Squadre mobili e delle SISCO in 33 province italiane con il supporto specialistico delle Agenzie regionali per la protezione Ambientale e della Polizia Stradale. In alcune province, vista la specificità operativa in cui si è operato, sono state coinvolte anche le strutture periferiche del Corpo nazionale della Capitaneria di Porto. All’esito dei tre giorni di intense attività operative, sono state sottoposte a controllo oltre 168 aree sospettate di essere adibite all’illecito stoccaggio e conservazione dei rifiuti, 40 delle quali sono state sottoposte a sequestro. Più di 1763 le persone identificate, delle quali 103 sono state denunce in stato di libertà perché ritenute presunte responsabili dei reati connessi all’illecita gestione dei rifiuti. Due le persone arrestate in flagranza di reato ed oltre 85 violazioni amministrative rilevate per un importo superiore ai 200 mila euro. Le attività istruttorie e di verifica conseguenti all’accesso sui siti controllati proseguiranno nei prossimi giorni a cura delle singole Agenzie regionali per la protezione Ambientale, al fine di valutare la sussistenza di ulteriori illeciti amministrativi e penali. Nella nostra provincia il personale della Squadra Mobile di Taranto e del Servizio Centrale Operativo – Sezione Investigativa di Lecce, con la collaborazione del Nucleo Vigilanza Ambientale della Regione Puglia, a seguito di attento monitoraggio del fenomeno dello smaltimento illecito ha eseguito numerosi controlli ed effettuato alcuni importanti sequestri. Nel territorio di Marina di Ginosa all’interno di un’azienda con un’area di circa di circa 20.000 mq.. i poliziotti hanno rilevato la presenza di un capannone di circa 800 mq. costruito in totale assenza dei relativi permessi al cui interno erano depositati un centinaio di veicoli alcuni dei quali non più marcianti e più di 50 motori automobilistici stoccati senza le previste autorizzazioni. Inoltre, è stato rilevato uno scarico di acque reflue industriali (liquami e detriti inquinanti derivati dai veicoli) senza le prescritte autorizzazioni. L’intera area interessata e tutti i veicoli in essa presenti sono stati sottoposti a sequestro preventivo d’urgenza. Sono in corso gli accertamenti sull’eventuale provenienza delittuosa delle auto e dei motori sequestrati. Sullo stesso versante jonico nel corso di un controllo in un’Azienda Agricola nel comune di Castellaneta il personale impiegato ha rilevato la presenza di un impianto di riscaldamento alimentato a biomassa, utilizzato per l’illecito smaltimento di rifiuti agricoli in misura e con modalità non conformi alla normativa di settore, oltre alla presenza di diversi cumuli di rifiuti, alcuni dei quali classificati pericolosi, stoccati senza le prescritte autorizzazioni, anche in questo caso è stato rilevato il mancato rispetto della normativa inerente lo sversamento di acque reflue. L’intera area interessata, di circa 3.000 mq, è stata sottoposta a sequestro preventivo d’urgenza. Infine nel territorio del comune di Ginosa Marina, lungo la S.S. 106, i poliziotti hanno accertato in un’area di circa 2.000 mq, già sottoposta a sequestro preventivo nel 2020 per reati di natura ambientale, la presenza non autorizzata di diverse migliaia di pneumatici usati, classificati quali rifiuti pericolosi; il mancato adempimento delle prescrizioni, da parte dei proprietari dell’area, è stato segnalato agli organi competenti per i relativi provvedimenti amministrativi. In un’area attigua all’area interessata, inoltre, lo scorso 15 aprile gli investigatori della Squadra Mobile individuarono all’interno di un locale attiguo, due serre con sei piante di cannabis indica, dell’altezza di 80 cm. circa, nonché tutto il materiale necessario alla illuminazione, riscaldamento ed alla coltivazione “indoor” delle piante, giunte già a buon punto di maturazione. Nel frangete venne arrestato il proprietario della piantagione. Nel versante opposto della Provincia jonica nel comune di San Giorgio Jonico nel corso di un controllo ad un’azienda di autotrasporti il personale della Polizia di Stato ha scoperto all’interno di una vasta area di più di 10. 000 mq l’interramento di rifiuti inerti di materiale edile, alcuni dei quali classificati come pericolosi, senza le prescritte autorizzazioni, con relativo sversamento di detriti inquinanti. Nel vicino comune di Faggiano inoltre è stata scoperta e sequestrata un’altra aerea di circa 36.000 mq dove erano stati abbandonati illecitamente diversi cumuli di rifiuti, alcuni dei quali classificati pericolosi, tra i quali “Eternit”, materiale plastico, pneumatici fuori uso, guaina bituminosa senza le prescritte autorizzazioni. L’attività rientra nella costante azione di prevenzione e monitoraggio condotta dalla Polizia di Stato, in un settore che da decenni rappresenta una fonte di ingente, illecito profitto anche per le organizzazioni criminali, al fine di porre un freno all’espansione dei c.d. crimini ambientali che danneggiano il territorio e mettono costantemente a rischio la salute dei cittadini. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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DIRITTI E AGRICOLTURA NELLA PIANA SIBARI
Quest’estate il corso di microlingua del lavoro agricolo si è concluso con una visita alle risaie nella Piana di Sibari.
In un territorio difficile come la Piana, in cui lo sfruttamento agricolo è fortemente diffuso, abbiamo fornito ai corsisti strumenti utili ad approfondire la terminologia di settore e la normativa in materia di diritti dei lavoratori.
La giornata è stata un’occasione per scoprire una delle tante realtà locali che lavorano rispettando i diritti di tutti i lavoratori: l’azienda agricola Perciaccante.
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Eni e il Governo del Ghana inaugurano progetto di formazione imprenditoriale e agricola
Firmato con CDP un accordo per la definizione di iniziative congiunte di sviluppo sostenibile in Africa Alla presenza del Primo Ministro Giuseppe Conte e della Presidente di Eni Emma Marcegaglia, il Primo Ministro del Ghana Yaw Osafo-Marfo e l’AD di Eni Claudio Descalzi hanno inaugurato oggi a Dormaa East, nella regione di Bono, il centro di formazione agraria Okuafo Pa. Il centro è una iniziativa pilota del Progetto Africa che mira a supportare la diversificazione economica nel settore agricolo tramite il trasferimento di competenze e il supporto all’imprenditoria, in particolare tramite consorzi agricoli auto-sostenibili.
Nel corso dell’evento, Eni e Cassa Depositi e Prestiti, nella veste di Istituzione finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo, hanno firmato un Accordo di Cooperazione per la definizione di iniziative di sviluppo sostenibile in ambito imprenditoriale e agro-industriale. L’accordo prevede anche la collaborazione nella definizione di meccanismi di accesso al credito a favore delle comunità locali e di utilizzo di fondi internazionali disponibili per la realizzazione di progetti di sviluppo sostenibile. Il campus di Okuafo Pa si estende su 40 ettari e comprende laboratori sperimentali ed aree agricole; fornirà formazione professionale teorica e pratica ad 800 studenti all’anno in ambito agricolo, agroalimentare e zootecnico. Il percorso formativo, sviluppato in collaborazione con Università locali, prevede un indirizzo pratico per la formazione di agricoltori ed un secondo indirizzo per formare imprenditori. “La formazione professionale e l’acquisizione di competenze è una precondizione per ogni percorso di sviluppo sociale ed economico. Eni intende avere un ruolo attivo della definizione di percorsi virtuosi di crescita sostenibile nei paesi in cui opera, e questo progetto è un esempio concreto di cosa possiamo fare se mettiamo a fattor comune le nostre risorse e quelle dei nostri partner” ha commentato Claudio Descalzi. Il progetto, realizzato da Eni in collaborazione con il governo del Ghana, si arricchisce ora delle partnership con Cassa Depositi e Prestiti che assicurerà l’individuazione dei più adeguati meccanismi di accesso al credito e con Coldiretti, Bonifiche Ferraresi che garantiranno il supporto nell’avviamento delle attività agricole. Questa iniziativa è orientata al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare SDG 1: no alla povertà; SDG 4: assicurare un accesso equale ad educazione di qualità; SDG 5: assicurare la parità di genere; SDG 6: accesso all’acqua pulita e servizi igienico sanitari; SDG 8: assicurare un lavoro decente e stimolare la crescita economica; SDG 12: consumo e produzione responsabile adottando pratiche sostenibili; SDG 17: partenariati pubblici privati. La presente intesa potrà essere oggetto di successivi accordi vincolanti che le parti definiranno nel rispetto della normativa applicabile ivi inclusa quella in materia di operazioni tra parti correlate. Read the full article
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ℹ. Medio Rural 🚫 prohíbe 🚫 desde mañana las #quemas 🔥 agrícolas y forestales 🔥debido a las condiciones meteorológicas.
ℹ. Esto implica que quedan también en #suspenso los #permisos ya concedidos, ya que las comunicaciones y autorizaciones de quema carecerán de validez desde el momento de la prohibición.
❎ Santiago de Compostela, 24 de #marzo de 2019
ℹ. A partir de las 00,00 horas de mañana, lunes, quedarán prohibidas las quemas de restos agrícolas y forestales en Galicia. Esto implica que quedan también en suspenso los permisos ya concedidos, ya que las comunicaciones y autorizaciones de quema carecerán de validez desde el momento de la prohibición.
ℹ. La decisión se tomó tras evaluar la evolución de la situación del tiempo y una vez analizados al por menor los diferentes indicadores técnicos que inciden en el riesgo de fuego en temporada de alto riesgo. También toda vez que la normativa –Decreto 105/2006, por lo que se regulan medidas relativas a la prevención de incendios forestales, a la protección de los asentamientos en medio rural y a la regulación de aprovechamientos y repoblaciones forestales– prohíbe las quemas cuando las condiciones meteorológicas puedan dificultar su control.
ℹ. Asimismo, la Consellería de Medio Rural pide colaboración de la ciudadanía para que extreme las precauciones y denuncie cualquier actividad delictiva incendiaria de la que tenga conocimiento, dado que desde mañana y hasta nuevo aviso no está permitido el uso del #fuego para ninguna actividad agrícola y forestal. Además, la consellería recuerda que está la disposición de la ciudadanía el número de teléfono #gratuito 085, a lo que deben llamar en caso de detectar algún fuego forestal.
❎https://www.xunta.gal/notas-de-prensa/-/nova/38594/medio-rural-prohibe-desde-mana-queimas-agricolas-forestais-debido-condicions
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La nuova disciplina dell'Impresa Sociale, di Visconti Dott. Gianfranco, eBook Fisco Tasse, 2017
La nuova disciplina dell’Impresa Sociale, di Visconti Dott. Gianfranco, eBook Fisco Tasse, 2017
La nuova disciplina dell’Impresa Sociale (eBook 2017) Imprese sociali, start-up a vocazione sociale, impresa agricola sociale, la società benefit e i fondi per l’imprenditoria sociale dopo il Dlgs 112/2017 Dettagli prodotto
Le imprese sociali, le start-up a vocazione sociale, l’impresa agricola sociale, la società benefit e i fondi per l’imprenditoria sociale (EuSEF), 55 pagine + Normativa…
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DIRETTIVA NITRATI: CONVENZIONE TRA REGIONE CALABRIA E ARPACAL PER I MONITORAGGI.
Il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria e l’Arpacal hanno di recente siglato una convenzione per rendere esecutivo sul territorio regionale il monitoraggio dei nitrati provenienti da fonti agricole sui corpi idrici superficiali. L’Agenzia ambientale calabrese, quindi, viene chiamata a dare il suo supporto tecnico scientifico in un ambito, quello delle acque superficiali e sotterranee, in cui tutte le Arpa italiane stanno dando il loro contributo alle Regioni di riferimento. La normativa comunitaria meglio conosciuta come “Direttiva Nitrati”, finalizzata a proteggere le acque dall'inquinamento causato o indotto dai nitrati di origine agricola, stabilisce infatti che ogni Stato membro proceda al monitoraggio e all'individuazione delle acque inquinate o a rischio di inquinamento da nitrati di origine agricola, indicando altresì le cosiddette Zone Vulnerabili dai Nitrati (ZVN) di origine agricola, elaborando codici di buona pratica agricola e di programmi d’azione. Questi punti, 25 in Calabria, vanno inoltre periodicamente sottoposti a controlli attraverso campionamenti ed analisi. A questa rete di punti da monitorare, inoltre, si aggiunge un punto dedicato al solo campionamento ai fini del monitoraggio delle sostanze presenti nell’elenco di controllo (c.d. “watch list”) di cui alla Direttiva Acque, che disciplina la materia ai fini della tutela e gestione delle risorse idriche, quali le acque interne superficiali e sotterranee, le acque di transizione e costiere. Il Dipartimento Ambiente della Regione ha attuato, in conformità alla Direttiva Acque, nel periodo compreso tra febbraio 2016 e giugno 2019, il programma di monitoraggio finalizzato alla conoscenza e alla verifica dello stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee all'interno di ciascun bacino idrografico, individuando altresì un elenco di punti di monitoraggio utilizzabili ai fini della Direttiva Nitrati. Sulla base dei risultati di questo monitoraggio periodico delle acque, le Autorità competenti regionali devono procedere, ogni quattro anni, al riesame e, ove necessario, alla revisione della designazione delle ZVN e dei programmi di azione, il cui ruolo di regia e pianificazione è riconosciuto al competente Dipartimento regionale Agricoltura e Risorse Agroalimentari. Per procedere, quindi, a questo controllo ed aggiornamento dei valori emersi dal monitoraggio dei 26 punti calabresi – 25 per i nitrati ed uno per la cosiddetta Watch List – il Dipartimento Ambiente della Regione ha chiesto la collaborazione tecnico-scientifica dell’Arpacal. L’Agenzia ambientale calabrese, quindi, per il prossimo quadriennio avrà il compito di campionare ed analizzare i punti individuati, restituendo alla Regione un report dettagliato, utile per gli adempimenti nazionali e comunitari. Il primo campionamento sarà svolto entro il prossimo 30 giugno. Per quanto riguarda la watch list, invece, la procedura è differente, perché Arpacal avrà il compito di campionare il punto individuato dalla Regione e trasmettere il campione ai laboratori dell’Arpa Lombardia, individuati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) quali laboratori nazionali di riferimento. Dalla convenzione, l’Arpacal si prefigge di raggiungere anche altri risultati da mettere a disposizione della Regione Calabria. “Intendiamo proporre la realizzazione – dichiara l’ing. Francesco Italiano, Direttore del Centro Regionale Coordinamento Monitoraggi Ambiente e Salute dell’Arpacal – di studi specifici sugli eventuali impatti che i nitrati di origine agricola possono esercitare sulla matrice acque superficiali, basati sull'analisi e l’interpretazione dei dati di monitoraggio e la restituzione dei risultati attraverso report, elaborazioni dei dati anche con cartografie dedicate, ed individuazione di possibili scenari di rischio vulnerabilità delle acque all'inquinamento di nitrati di origine agricola per aree pilota”. “Abbiamo definito la natura della nostra collaborazione tecnica – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra – anche sulla base delle esperienze delle altre agenzie ambientali regionali che con noi compongono il Sistema Nazionale della Protezione dell’Ambiente (SNPA). Grazie all'assessore regionale all'Ambiente, col. Sergio de Caprio, abbiamo dato l’ultimo input ai termini della nostra partnership, e siamo pronti ad operare sul territorio. Questo è uno dei tanti tasselli che permetteranno alla Regione di allinearsi alle direttive comunitarie in materia ambientale, senza correre il rischio di infrazioni”. Read the full article
#arpacal#calabria#calabriawebtv#CentroRegionaleCoordinamentoMonitoraggiAmbienteeSalutedell’Arpacal#col.SergiodeCaprio#dott.DomenicoPappaterra#ing.FrancescoItaliano#regionecalabria
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L’Olio delle Colline, 300 campioni in gara
Sono 313 i campioni di olio iscritti alla XV edizione del Concorso provinciale “L’Olio delle Colline”. Sabato 8 Febbraio, dalle ore 10:00, presso l’Auditorium Comunale di Bassiano, verranno premiati i vincitori delle varie competizioni. Per “L’Olio delle Colline” i primi tre oli per ogni categoria di fruttato (intenso, medio, leggero), distinti tra produttori iscritti e non alla CCIA. I primi due olivicoltori che hanno imbottigliato il prodotto “DOP Colline Pontine” e il “Miglior Olio Biologico” certificato a norma di legge e le due bottiglie con la “Migliore Confezione ed Etichetta”, in base alla normativa vigente. Il premio “Paesaggi dell’Extravergine e Buona pratica agricola” andrà a nove imprese, tre per ognuno dei comprensori – Monti Lepini, Monti Ausoni, Monti Aurunci – contraddistintesi per il loro impegno nella tutela delle varietà e degli elementi paesaggistici tipici del territorio, e nella salvaguardia dei suoi equilibri vegetativi e agro-ambientali. Infine, il Premio “L’Oliva Itrana” alle prime due aziende classificate per ciascuna delle due categorie (oliva di Gaeta DOP e oliva Itrana bianca). Le premiazioni si svolgeranno durante il Convegno dedicato all’ambiente montano, introdotto dai saluti istituzionali del Presidente Capol e Coordinatore del Concorso, Luigi Centauri, e del Sindaco del Comune di Bassiano, Domenico Guidi, moderato dal giornalista Simone Di Giulio. Si parlerà di: “Caratterizzazione e valorizzazione della biodiversità, dall’olivo all’olio”, “La biodiversità olivicola del Lazio e il contrasto dell’abbandono colturale”, “Effetti dei cambiamenti climatici sul sistema agro-forestale”, “Ipotesi teoriche e pratiche per protocolli di recupero di oliveti abbandonati”. Temi di attualità per il comparto olivicolo e oleario, la cui trattazione sarà affidata ad esperti del settore e della materia: Barbara Alfei - Capo Panel presso l’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare Marche (ASSAM); Claudio Di Giovannantonio - Responsabile ARSIAL dell’Area “Tutela Risorse e Vigilanza sulle Produzioni di Qualità”; Giuseppe Persi - Comandante del Gruppo Carabinieri Forestali di Latina; Giulio Scatolini - Capo panel “L’Olio delle Colline”. Interverranno: Carlo Medici - Presidente Provincia di Latina; Mauro Zappia - Commissario Camera di Commercio di Latina; Carlo Hausmann - Direttore Generale Agro Camera; Onorato Nardacci - XIII Comunità montana dei Monti Lepini Ausoni; Flavio Berilli - Direttore ICQRF Ufficio Centrale – Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; Luciano Massimo - Dirigente ADA Lazio Sud - Regione Lazio; Eugenio Lendaro - Dipartimento Scienze e Biotecnologie Medico - Chirurgiche Università Sapienza di Roma - Polo pontino; Alessandro Rossi - LILT Sezione di Latina. Nell’intermezzo musicale si esibirà il “Trio Mozart” -pianoforte: Nicolò Iuculano, Clarinetto: Franco Marino Cappelletti, Viola: Cecilia Iacomini. A seguire l’invito all’assaggio degli oli classificati e degustazione dei prodotti tipici pontini a cura degli studenti del corso Alberghiero “San Benedetto” di Latina. Nel pomeriggio, dalle ore 15:00, altri appuntamenti in programma presso il Palazzo comunale. “L’Olio delle Colline Pontine, Assaggiatori a confronto” - degustazione guidata degli oli classificati a cura dei Capo panel Barbara Alfei e Giulio Scatolini. Concorso Premio “Assaggiatore per un giorno” per aspiranti assaggiatori che abbiano compiuto almeno 16 anni, i quali giudicheranno gli oli Extravergine Oliva (Evo) delle colline pontine in gara. Concorso Premio Regionale “L’Olio delle Colline Pontine assaggiatori a confronto” riservato agli assaggiatori iscritti agli Elenchi Regionali/Nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini. I due vincitori “Assaggiatore per un giorno” e “Assaggiatore a confronto” riceveranno una confezione di sei bottiglie DOP Colline Pontine delle Aziende classificate. “Non c’era modo migliore di festeggiare i primi 15 anni di vita del concorso con la grande partecipazione registrata pure stavolta, nonostante anche l’ultima campagna olearia non positiva – commenta Luigi Centauri – in questo quindicennio sono stati iscritti quasi 3000 campioni di olio, per lo più dalle 135 aziende dell’areale dei Monti Lepini, Ausoni e Aurunci, ma anche, e soprattutto quest’anno, da piccoli olivicoltori del territorio che hanno deciso di scommettere su pochi mq di uliveto e mettersi in gioco con il proprio prodotto, un dato questo che, oltre a dare soddisfazione agli organizzatori del concorso fa ben sperare per il futuro del settore, perché nonostante tutto c’è ancora chi crede nelle sue potenzialità”. La manifestazione, organizzata dall’Associazione Capol - Centro Assaggiatori Produzione Olivicole Latina – è patrocinata da: Regione Lazio, ARSIAL, Provincia di Latina, Comune di Bassiano, Camera di Commercio di Latina, UNAPROL Consorzio Olivicolo Italiano, XIII Comunità Montana dei Monti Lepini Ausoni, Compagnia dei Lepini, Consorzi per lo Sviluppo Industriale “Roma-Latina”, Slow Food Latina, LILT Lega Italiana della Lotta contro i Tumori - Sezione di Latina, Proloco Bassiano. FONTE: CAPOL L’Olio delle Colline, l’8 febbraio Bassiano ospiterà la XV edizione Read the full article
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