#filiera della pasta
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Speculazione Alimentare: Produttori e Consumatori Restano gli Anelli Deboli della Filiera
Coldiretti Alessandria denuncia pratiche sleali e squilibri nella distribuzione del valore agroalimentare
Coldiretti Alessandria denuncia pratiche sleali e squilibri nella distribuzione del valore agroalimentare. Secondo un’indagine condotta dalla Coldiretti Alessandria basata su un rapporto Ismea e dati Istat, il settore agroalimentare continua a soffrire di gravi squilibri economici lungo la filiera. Produttori agricoli e consumatori risultano essere i più penalizzati, mentre commercio e trasporto…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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La Regione Lombardia riconosce il Bio-Distretto della Valle Camonica
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La Regione Lombardia riconosce il Bio-Distretto della Valle Camonica Regione Lombardia ha riconosciuto ufficialmente il Bio-Distretto Valle Camonica, ai sensi della legge nazionale sull'agricoltura biologica. Si tratta del secondo Distretto Biololigico regionale dopo quello della Valtellina. Lo annuncia l'assessore regionale all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste. Il Bio-Distretto, con sede a Cerveno (Brescia), è un'associazione senza scopo di lucro e opera tra 41 Comuni della provincia di Brescia e 4 della provincia di Bergamo, all'interno della Riserva della Biosfera 'Valle Camonica - Alto Sebino', comprendendo l'intero territorio del bacino superiore del fiume Oglio con una superficie agricola totale di oltre 17.000 ettari, dei quali circa 580 certificati biologici. "Regione Lombardia - dichiara l'assessore all'Agricoltura - compie un altro passo per favorire la crescita del settore biologico. Il Bio-Distretto della Valle Camonica, oltre ad avere da oggi titolo per essere inserito nel Registro Nazionale del Ministero dell'Agricoltura, potrà introdurre tante azioni per lo sviluppo e il rafforzamento delle aziende e la condivisone di saperi, tecniche e attrezzature, facendo sistema per migliorare la commercializzazione dei prodotti, ma anche per favorire la formazione professionale". Aderiscono al Distretto 82 soggetti, tra cui imprenditori agricoli e di filiera, associazioni ed enti pubblici e per la valorizzazione dei prodotti, associazioni di consumatori, cooperative sociali e il Consorzio di tutela del formaggio Silter DOP. Le principali produzioni bio sono rappresentate da un paniere che comprende cereali di montagna (frumento, grano saraceno, segale), farine e pasta integrali; latte e derivati, uva da vino, olio extra vergine, miele, polline, erbe officinali, piccoli frutti, succo di mela, confetture. Uno degli obiettivi primari previsti dal Piano quinquennale di attività è di aumentare di almeno il 10% la superficie certificata in questo territorio che rappresenta la vallata prealpina e alpina più estesa della Lombardia e che conserva una forte valenza naturalistica, paesaggistica e di agrobiodiversità. Saranno previste azioni mirate come lo sviluppo della filiera dei cereali, con la destinazione di terrazzamenti alla cerealicoltura e la produzione di farine e di pane e il rafforzamento della filiera apistica. Verrà inoltre aperto uno sportello di orientamento per gli operatori biologici e supporto alla certificazione.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Sgambaro inaugura un percorso didattico tra molino e pastificio
 – Un viaggio tra molino e pastificio, in cui i bambini diventano protagonisti di un percorso che racconta il processo di produzione della pasta, il valore della sostenibilità e della qualità, attraverso le avventure di Eda e Dino. E’ il nuovo percorso didattico ideato dal pastificio veneto Sgambaro, con sede a Castello di Godego (Treviso), che trasforma la filiera della pasta in un’avvincente…
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personal-reporter · 1 year ago
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Host Milano 2023
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L’innovazione in tutte le sue sfaccettature tornerà a HostMilano, la manifestazione leader mondiale nell’ospitalità professionale, il fuoricasa e il retail a Fieramilano dal 13 al 17 ottobre, dove 2.000 espositori da 50 Paesi, centinaia di buyer profilati e migliaia di operatori si incontrano per fare business e scoprire in anteprima il futuro dell’Horeca.  Interfacce intelligenti basate sull’AI e automazione che arriva fino ai robot, soluzioni responsabili e sostenibili, che guardano all’economia circolare, format diversificati sono solo alcune delle anticipazioni che si potranno toccare con mano ad HostMilano, che conferma il layout espositivo che unisca una panoramica completa sull’innovazione in tutta l’ospitalità professionale, con gli approfondimenti verticali nei singoli settori. Organizzata in tre macroaree, la mostra mette in risalto i comparti specializzati in Ristorazione Professionale-Bakery, Pizza e Pasta; Caffè-Tea, Bar-Macchine per Caffè-Vending, Gelato-Pastry; Arredo-Tecnologia e Tavola. La macroarea Ristorazione Professionale-Bakery, Pizza e Pasta con le sue tecnologie, soluzioni e semilavorati, si presenta come cuore pulsante di HostMilano grazie al Salone Internazionale del Caffè, da sempre punto di riferimento del settore dove sono presenti tutti i protagonisti italiani ed esteri della filiera di trasformazione. Il food service equipment si conferma settore chiave dell’ospitalità professionale, con una domanda che continua a crescere anche grazie a nuovi segmenti, quali il food-to-go, offrendo prodotti tecnologicamente innovativi e attrezzature per la ristorazione sempre più personalizzate. L’espandersi del delivery, ghost kitchen e Quick Service Restaurant, ha portato l’automazione tecnologica ad altissimi livelli dove l’obiettivo è velocizzare, garantire qualità e prestazioni elevate che riducano al contempo i consumi di acqua, energia e detergenti. Per affrontare l’insufficienza di personale, le attrezzature che ottimizzano il lavoro in cucina sono fondamentali e a HostMilano sarà possibile vedere concretamente le migliori soluzioni sul mercato, con novità per tecnologia e prestazioni. Le nuove kitchen, dark o ghost che siano, hanno fatto tendenza negli ultimi anni e continuano a essere una valida soluzione adottata da molti ristoratori, oltre a un ecosistema di aziende tecnologiche che propongono servizi innovativi che guardano sempre più alla sostenibilità, attraverso app e sistemi di controllo digitali realizzati sulle esigenze attuali, come le tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale e la robotica, diventano un prezioso strumento per rispettare l’ambiente e inquinare meno poiché consentono di eliminare completamente comande, menu e scontrini cartacei. A HostMilano l’innovazione è di casa, infatti saranno presentate nuove app che aiutano a risparmiare energia per la riduzione dell’impronta carbonica, oltre ad novità di settore non solo nel percorso espositivo, ma anche nel ricco palinsesto di eventi, tra grandi player e start-up innovative. Read the full article
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siciliatv · 2 years ago
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Favara, dal 5 all'8 aprile la XXV Sagra dell'Agnello Pasquale
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Prenderà il via domani, mercoledì 5 aprile, la 25esima edizione della Sagra dell’Agnello Pasquale di Favara, organizzata dal Comune di Favara e dalla Pro Loco “Castello” con il contributo di numerosi partners pubblici e privati. Si inizia alle 17 in piazza Cavour con una performance di musica e danza popolare a cura del gruppo folcloristico “Fabaria Folk”. Ci si sposterà quindi al Castello Chiaramonte per una dimostrazione di manipolazione degli Agnelli Pasquali a cura dei maestri pasticceri e dell’azienda “Favarese” di Giuseppe Rizzo. Saranno inoltre esposti i tradizionali “panareddra” pasquali e i pani votivi realizzati dai maestri panificatori di Favara. Alle 18 prenderà il via, sempre all’interno del Castello il convegno “L’Agnello Pasquale di Favara, tutela, valorizzazione e filiera” che sarà moderato da Antonio Moscato, presidente della Pro Loco di Favara e da Antonio Liotta, assessore alla Cultura e ai Beni Culturali di Favara. Dopo i saluti istituzionali si terranno gli interventi di Maria Giovanna Mangione, presidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali di Agrigento; Achille Contino, dirigente del settore Turismo del Libero consorzio di Agrigento; Lillo Alaimo Di Loro, presidente del Consorzio “Italia Bio” che interverrà sul tema “Sostenibilità Ambientale e Paesaggio Culturale”; Giacomo Sorce, dirigente della P.O. 7 “Turismo e Beni Culturali” del Comune di Favara e Carmelo Vetro, responsabile del servizio 3 della P.O.7 del Comune di Favara. Alle 19 spazio invece alle degustazioni a cura dell’Istituto alberghiero “Gaspare Ambrosini” di Favara e dell’azienda “Favarese”. A concludere la giornata, alle 20 e sempre al Castello Chiaramonte, sarà la performance di musica, canti e parole siculo-popolari di Peppe Calabrese e Salvatore Nocera Bracco.     Giovedì 6 aprile alle 10.30 appuntamento invece ai “7 Cortili” della “Farm Cultural Park” per “L’Agneddru Pasquali Favarisi”, realizzato appunto dalle massaie del centro storico di Favara. L’evento è a cura di "Farm Cultural Park”, con la partecipazione degli Ic “Guarino”, IC "Brancati", “Borsellino” e “Bersagliere Urso”. Alle 12.30 ci si sposta al Castello Chiaramonte per una manipolazione della pasta reale e la realizzazione dell’Agnello Pasquale a cura degli studenti dell’Istituto alberghiero “Ambrosini” di Favara. Alle 16.30, con partenza dal Castello Chiaramonte la Pro Loco curerà invece una visita guidata nei luoghi dove questo dolce straordinario è nato. Alle 17.30, al Castello, si terrà una performance tecnico/scientifica intitolata “I punti di forza del marchio Dop”, a cura dell’Ipsseoa “G. Ambrosini” di Favara a cura del professor Bruno Carmelo, responsabile tecnico del Consorzio Pistacchio di Raffadali Dop. Sempre il Castello, alle 17.45, si terrà invece un convegno su “Il Barone Antonio Mendola e l’Ampelografia”, a cura dello storico favarese Filippo Sciara. Seguirà una degustazione di vino Grillo a cura dell’azienda “Sciara Filippo”. Alle 19.30, sempre al Castello Chiaramonte si terrà in chiusura un momento dedicato alla letture e alle poesie sull’Agnello Pasquale di Favara a cura del “Caffè Letterario”.     Venerdì 7 Aprile, Venerdì Santo, il Castello resterà aperto dalle 10 alle 19 grazie al personale interno per consentire la visita alle mostre.     Sabato 8 Aprile, alle 10, piazza Cavour ospiterà una mostra d’auto d’epoca che sarà gemellata Asi con il “Veteran car club Panormus Giro di Sicilia” a cura del Club “Epocar dei Templi”. Alle 10.30 si torna all’interno del Castello Chiaramontano per una performance e degustazione a cura dell’associazione “Nzemmula” e dell’associazione “Cuochi e pasticcieri di Agrigento”. Alle 18.00 , presso il Castello Chiaramonte si terrà invece una performance di musica, canti e parole siculo/popolari a cura di Ricky Ragusa con il suo gruppo e con gli strumenti ricavati dall’Albero di pistacchio e Peppe Calabrese, cantautore siculo-popolare e autore del Cd “Mari Matri”. Il Castello Chiaramonte ospiterà infine la chiusura della Sagra, con la consegna degli attestati ai pasticcieri partecipanti da parte del DMO “Valle dei Templi”. Read the full article
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tarditardi · 5 years ago
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Loro di Napoli, cibi d’eccellenza e vini da ricordare dalla provincia di Napoli, a Milano. Fino al 6 dicembre
Dall’1 al 6 dicembre Milano viene conquistata dalle eccellenze tipiche agroalimentari della provincia di Napoli, grazie all'iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Napoli presieduta da Ciro Fiola e da S.I. Impresa Azienda Speciale. Il grande evento dal titolo LORO DI NAPOLI, che si terrà presso lo Spazio Campania di Piazza Fontana, a Milano, prevede un’alternanza di aperitivi a degustazione gratuita ogni sera con un protagonista diverso del food and wine, testimonial famosi, uno chef guest star come il due stelle Michelin Gennaro Esposito, che proporrà showcooking a base di prodotti della provincia di Napoli.  Dal 27 novembre al 3 dicembre un’apecar brandizzata sosterà nei punti nevralgici di Milano per far scoprire al pubblico le iniziative che animeranno lo Spazio Campania grazie alla Camera di Commercio di Napoli. Dal 30 novembre al 6 dicembre un team dedicato e dal look personalizzato, presidierà il centro di Milano per distribuire il materiale di informazione e coinvolgere il pubblico in un divertente selfie che, se postato sui rispettivi social media, consentirà di ricevere in omaggio un originale e pratico ricettario. Dall’1 al 6 dicembre, dalle ore 10:00 alle 21:30, è invece possibile partecipare a Masterclass di vini, e a degustazioni guidate dei prodotti. Alla Masterclass sui vini ci sarà un sommelier che farà degustare una verticale di vini del Vesuvio. In data 4 dicembre è previsto alle ore 18.00 un Workshop sull’esempio di economia circolare alla presenza di un testimonial aziendale. Gli aperitivi “Naperitime” saranno i protagonisti dell’iniziativa LORO DI NAPOLI e verranno offerti ogni sera dalle 19:00 alle 21:30 al piano 0 dello Spazio Campania di Piazza Fontana. Oltre ai cocktail a base di Mela Annurca DOP e al ricettario omaggio contenente le migliori ricette tipiche partenopee, il pubblico potrà assaggiare, a seconda della serata, mozzarella di bufala campana DOP, pomodorino del Piennolo DOP, provolone tipico, vini del Vesuvio, pasta di Gragnano IGP e olio DOP della penisola sorrentina. Non mancheranno i dj set, la musica live e i performer, come una violinista che delizierà il pubblico con le sue note. LORO DI NAPOLI celebra, in questo modo, il matrimonio tra la Provincia d Napoli e Milano e il legame è rafforzato dalle eccellenze del territorio.L’idea è nata da un progetto condiviso con la Regione Campania che, come è noto, ha, tra i suoi punti forti, l’agroalimentare e l’enogastronomia.La Provincia di Napoli ha già conquistato e conquista sempre più il territorio milanese, merito della cucina, ma anche dell’enogastronomia e di un avanzamento dei prodotti agroalimentari tra cui anche il vino.“Voglio ricordare che uno de nostri vini della provincia di Napoli, Ischia, è risultato al Vinitaly il primo vino bianco”-sottolinea il dottor Ciro Fiola, Presidente Camera di Commercio della Provincia di Napoli-“ tanti anche gli altri prodotti e a Milano arriveranno, per Loro di Napoli, non solo le aziende ma anche i consorzi di tutela come quello del provolone del Monaco- una nostra specialità. Abbiamo preso il meglio che la provincia di Napoli può offrire nell’ambito enogastronomico, scegliendo i 5 consorzi di tutela che rappresentano un po’ tutta la filiera enogastronomica - dalla pasta, all’olio, alla mozzarella - prodotti che si distinguono anche per la dieta mediterranea”.L’obiettivo è quello di far conoscere i prodotti direttamente con l’assaggio e con la presenza dei buyer europei per poter dare loro la migliore rappresentazione; “gli aperitivi e gli assaggi fanno realmente comprendere cosa abbiamo portato a Milano e cosa intendiamo dire quando parliamo di enogastronomia”-conclude il dottor Ciro Fiola, Presidente della Camera di Commercio della Provincia di Napoli.Tra i futuri eventi, non si esclude, per l’anno prossimo, un progetto con la Regione Lombardia in un ideale ponte di collegamento tra Napoli e Milano. DOVE: Spazio Campania-Piazza Fontana MilanoQUANDO: Dal 1 al 6 DicembreORARIO: Dalle 10 alle 21:30
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sistemieconsulenze · 3 years ago
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Sua Maestà la Pasta!! Scopri i nostri servizi per la filiera della psta. #certificazioneiso22005 #certificazionefssc22000 #certifocazioneifs #certifocazionebrc #bio #lerugantine #sistemieconsulenze www.sistemieconsulenze.it https://www.instagram.com/p/Cbw4ArKsWHq/?utm_medium=tumblr
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masseria-u-jumintaru · 3 years ago
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Pesto di Basilico siciliano artigianale. Tutti gli ingredienti sono BIOLOGICI curati e controllati da noi sin dal principio. INGREDIENTI: BASILICO SICILIANO (di nostra coltivazione); OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVE (di nostra coltivazione); FORMAGGIO DI VACCA STAGIONATO (da allevamento in biologico limitrofo alla nostra azienda agricola); MANDORLE (di nostra coltivazione); AGLIO (di nostra coltivazione); SALE GROSSO(dalle saline di Trapani). Il nostro obiettivo è sempre quello di chiudere tutta la filiera con continui controlli per garantire al consumatore la massima espressione della qualità che il nostro centro Sicilia ha da offrire. . . . . . #pesto #italy #food #foodporn #pasta #sicilia #italianfood #biologico #mandorle #basilico #italia #spaghetti #foodlover #formaggio #oliveoil #mangiaresano #instafood #filieracorta #sicily #siciliabedda #sicilianfood #ciboitaliano #cibosano #cibobuono #mangiarebene #mangiareitaliano #buongusto #sale #ingredientinaturali #masseriaujumintaru. https://www.instagram.com/p/CBPwOWSIWt_/?utm_medium=tumblr
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notiziariofinanziario · 3 years ago
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Duro attacco di Report a Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano
Duro attacco di Report a Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano
Rosa Maria Aquino, inviata della trasmissione Report, si è recata nel negozio dell’azienda agricola Bertinelli a Medesano (Parma) scovando il ‘Senza’, formaggio di filiera a pasta dura stagionato 23 e 36 mesi, prodotto dal presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano ma con caglio vegetale e non animale. Un similare che avrebbe anche “lo stesso sapore del Parmigiano Reggiano”, secondo quanto…
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quellodeiborghi · 3 years ago
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L’eccellenza dei prodotti del Salumificio Spader stà nella qualità della filiera
I giornalisti e i comunicatori della rete internazionale Borghi d’Europa hanno potuto degustare i prodotti del Salumificio Spader di Mosnigo di Moriago della Battaglia, nel viaggio del gusto in dodici tappe che il Percorso Internazionale La Via dei Norcini ha proposto.
“In un recente passato – osserva Renzo Lupatin,Presidente di Borghi d’Europa- si è sprecata la parola qualità,facendola divenire uno slogan da appiccicare a prodotti o processi per lo meno discutibili. Oggi lo stesso problema si stà ripresentando con la parola sostenibilità”.
Emanuele Spader,nume tutelare dell’omonimo Salumificio del Quartier del Piave, ci dice :
“ L’eccellenza dei nostri prodotti si può raccontare soltanto raccontando la filiera. Si parte dalla scelta dei suini nazionali, dai sistemi di allevamento (alimentazione, benessere animale,ecc.), per giungere ai sistemi di lavorazione delle carni. Nel 2022 il Salumificio Spader continuerà la collaborazione con il progetto L’Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica), per approfondire tali tematiche.”
La progettazione di diete a basso contenuto proteico ; la gestione dei liquami come risorse preziose per ridurre le emissioni ; la copertura delle lagune per raccogliere il metano come fonte di energia ;
l’applicazione di una limitata quantità di liquame, necessaria al raccolto sul terreno agricolo ;
piantare alberi o erbe autoctone intorno all’area di produzione per creare frangivento e aree ombreggiate, che assorbiranno anche la CO2.
“ Questi alcuni dei temi che affronteremo nel capitolo di ricerca sulla sostenibilità negli
allevamenti dei suini. Ci sembra del tutto coerente con il cammino che il Salumificio Spader
ha intrapreso fin dal 2020 con ESOF, Trieste Città Europea della Scienza.
La Bottega dei ricordi
A fine agosto del 2020 Borghi d’Europa, nella cornice del progetto L’Europa delle scienze e della Cultura (Patrocinio IAI—Iniziativa Adriatico Jonica – Forum Intergovernativo per la Cooperazione regionale nella regione Adriatico-Jonica; ESOF2020, Euroscience Open Forum-Trieste, Città Europea della Scienza), ha realizzato, alla Sottostazione Elettrica in Porto Vecchio, due Giornali Orali sui seguenti temi:
Sostenibilità e ricerca scientifica nelle attività produttive
Sostenibilità e ricerca scientifica nella filiera agroalimentare.
In seguito a tale iniziativa, è nato il progetto internazionale “Eurosostenibilità”, coordinato dal prof. Gianluigi Pagano, giornalista e scrittore, direttore della Rivista ND (Natura Docet) di Milano.
Dopo il 5 agosto 2021 (quando si è tenuta a Trieste la Riunione dei Ministri del digitale nell’ambito della Presidenza Italiana del G20 ), Borghi d’Europa ha deciso di continuare lo sviluppo dei progetti sui seguenti temi :
Sostenibilità e ricerca scientifica nelle attività produttive
La sostenibilità in ambito finanziario: la finanza etica
La sostenibilità energetica
La sostenibilità e il turismo responsabile
La sostenibilità nel mondo dell’Abbigliamento e della Moda
La sostenibilità nel mondo dell’edilizia e dell’abitare
La sostenibilità nel mondo della salvaguardia ambientale
Sostenibilità e ricerca scientifica nella filiera agroalimentare
La sostenibilità nella filiera enoica
La sostenibilità nella filiera dei salumi e della carne
La sostenibilità nella filiera della farina e della pasta
La sostenibilità nella filiera del pane e della pizza.
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purpleavenuecupcake · 3 years ago
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Legge di bilancio: oltre 2 miliardi di euro per agricoltura, pesca e agroalimentare
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Oltre 2 miliardi di euro destinati a sostenere e rilanciare il settore agricolo, valorizzare la competitività delle filiere e favorire gli agricoltori under 40. Rinnovato il Bonus Verde per i prossimi tre anni: questi i numeri della Legge di Bilancio trasmessa oggi al Senato. Come fortemente voluto dal Ministro Stefano Patuanelli, per il settore agroalimentare le misure e le cifre sono ampiamente superiori rispetto al passato. I provvedimenti più importanti riguardano l'istituzione del Fondo mutualistico nazionale a copertura dei rischi catastrofali per sostenere più efficacemente la gestione del rischio da parte delle aziende agricole, la proroga dell'esenzione IRPEF dei redditi dominicali e agrari, il sostegno alla competitività delle filiere, la decontribuzione per gli imprenditori agricoli e coltivatori diretti under 40, il rinnovo del Bonus Verde, a cui si aggiungono interventi per la zootecnia e importanti stanziamenti per proseguire l'attuazione della Strategia nazionale forestale. In particolare sono stati previsti i seguenti stanziamenti: - oltre 690 milioni di euro fino al 2027 per l’Istituzione di un Fondo mutualistico nazionale a copertura dei rischi catastrofali, una significativa innovazione tra gli strumenti di gestione del rischio in agricoltura; - 237 milioni di euro a valere sul 2023 per l’esenzione IRPEF dei redditi dominicali e agrari relativi ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola; - 250 milioni di euro per le assicurazioni agevolate; - 8,3 milioni per la proroga della decontribuzione degli imprenditori agricoli e gli agricoltori diretti under 40 (54,30 i milioni di euro previsti per il triennio); - 160 milioni di euro fino al 2023 per il Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura; - 10 milioni di euro per la dotazione del Fondo per la competitività delle filiere agricole; - 10 milioni di euro per il rafforzamento della filiera grano-pasta; - 120 milioni di euro per il sostegno ai Distretti del cibo; - 74,5 milioni di euro per il sostegno alla zootecnia mediante la conferma anche nel 2022 delle percentuali di compensazioni IVA applicabili alle cessioni di bovini e suini vivi; - 16 milioni di euro nel biennio per il piano triennale della pesca (8 milioni) e per il fondo di solidarietà nazionale della pesca (8 milioni). Inoltre, a decorrere dal 2022, sono destinati 4 milioni di euro annui per le Capitanerie di Porto per l’esercizio delle attività svolte nell’ambito della dipendenza funzionale dal MIPAAF. Rinnovata inoltre l’indennità per il fermo pesca ed estesa la CISOA ai pescatori; - 80,5 milioni di euro destinati alle attività di Ismea per la concessione di finanziamenti, operazioni di finanza strutturata e concessione di garanzie a fronte di prestiti a favore degli imprenditori agricoli e della pesca, e misure per l’imprenditoria femminile e giovanile; - 30 milioni di euro per il finanziamento della Strategia forestale nazionale (420 milioni fino al 2032); - Prorogato per i prossimi tre anni il Bonus Verde che prevede la detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde; - Sono stati inoltre stanziati 50 milioni di euro da destinare alle Regioni per coprire gli anticipi a valere sul credito di soccorso. Read the full article
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Milano, arriva nelle mense scolastiche il menu estivo, tra novità e attenzione per l'ambiente
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Milano, arriva nelle mense scolastiche il menu estivo, tra novità e attenzione per l'ambiente.  Tante novità in arrivo sulle tavole delle bambine e dei bambini che frequentano le mense scolastiche servite da Milano Ristorazione. Da lunedì 15 aprile e fino all'8 novembre sarà in vigore il nuovo menu estivo, consegnato in questi giorni in forma cartacea a scuole e famiglie. Tra le novità, frutto dell'ascolto dei suggerimenti raccolti negli ultimi mesi e delle raccomandazioni in tema di salute e sostenibilità, l'inserimento del risotto con la barbabietola, il Barbarisotto anticipato durante la Green Food Week, insieme al nuovo piatto di farro al pesto con verdure e la pasta integrale biologica al pesto con crema di zucchine. Aumentata poi la varietà dei contorni crudi (con l'introduzione della crudité di carote e zucchine con mais e i pomodori alla mediterranea) e proposta una nuova ricetta per le polpette con soia, a cui si aggiunge il pomodoro biologico. "Da quest'anno sui menu cartacei sarà riportata una informazione a cui teniamo molto: il dato che indica l'impatto ambientale di ogni giornata di preparazione dei pasti per gli oltre 77.000 bambine e bambini che frequentano le nostre mense - sottolinea la Vicesindaco e assessore all'Istruzione con delega alla Food Policy Anna Scavuzzo -. Grazie a Milano Ristorazione, che da anni contribuisce alla Food Policy di Milano anche con menu che permettono di promuovere un sistema alimentare sempre più sostenibile, stiamo migliorando a ogni cambio menu l'emissione di CO2 equivalente nella preparazione, lavorazione e distribuzione dei pasti, lavorando su tutta la filiera a partire dalla scelta delle materie prime negli acquisti, e poi con scelte sostenibili in tutto il processo". Dal 2015 al 2022 è stata diminuita del 34% la CO2e (equivalente a -28.413 tonnellate) grazie all'aumento dei legumi, a ricette che combinano cereali e ortaggi, all'utilizzo di olio extra vergine di oliva, alla riduzione di carne rossa, all'eliminazione della plastica e alle filiere corte. Il tutto accompagnato dalla proposta di progetti e iniziative di educazione alimentare. "Il nostro impegno orientato al continuo miglioramento del servizio è quotidiano - aggiunge il Presidente di Milano Ristorazione Davide Dell'Acqua -. È, difatti, massima la cura posta in ogni ambito, a partire dall'elaborazione dei menù e dalla scelta delle materie prime fino alla preparazione dei pasti e alla consegna nelle scuole. Il tema della riduzione dell'impatto ambientale della nostra attività è sempre più centrale, e affianca tutte le azioni che accompagnano l'articolato lavoro di studio e sperimentazione di nuove ricette e di predisposizione dei menu stagionali." Per quanto riguarda la fornitura del pane e prodotti derivati, dal 5 aprile, in seguito alla conclusione della procedura pubblicata lo scorso dicembre, è ripresa la somministrazione del pane fresco da parte di un nuovo fornitore. Il pane bianco è sempre biologico, così come il pane integrale somministrato il mercoledì e il pane multicereali distribuito il venerdì. In questi giorni tornano disponibili anche le focacce per le merende, mentre fino al 19 aprile, per la composizione dei sacchetti gita sarà fornito ancora il pane bianco a fette per terminare le scorte in giacenza e ridurre gli sprechi alimentari.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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medicomunicare · 3 years ago
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La canapa in ambito alimentare: gli studi sulla farina di semi e sul suo alto valore nutrizionale
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La canapa o Cannabis sativa può essere usata e trasformata per la produzione di acluni beni vendibili sul mercato in molti settori, dato che la concentrazione di THC che possiede (0.2%) non sono rilevanti ai fini legali. A partire dal 1930, l’Italia è stato il secondo produttore di canapa (14%) dopo la Russia (58%) su scala mondiale annua ed il maggior esportatore con quasi 47.000 tonnellate, raggiungendo il 57% della produzione. L’interesse per la pianta derivava per la possibilità di ottenere fibre tessili d buona qualità, attività iniziata in Italia nel 1900 e devoluta all’esporto commerciale. Fino agli anni ’70, la coltivazione di canapa in Italia era rilevante nel contesto di produzione internazionale. Ma la legge 685/1975 ha battuto sul contenuto di THC nelle infiorescenze, facendola considerare illegale in tutto il territorio. Nel 2000 la Commissione Europea ha rivisto l’argomento, regolamentando il contenuto di THC nelle infiorescenze per poterne permettere nuovamente la coltivazione ai fini legali (regolamenti comunitari CE 1673/2000 e CE 73/2009). In Italia, il disegno di legge 2144/2015 ha disposto la coltivazione della filiera agroindustriale della canapa per ciò che riguarda la produzione di alimenti, mangimi animali, prodotti cosmetici, biocarburanti, ingegneria e bioedilizia. Non tutti, infatti, sanno che la canapa è una pianta i cui semi conferiscono un buon apporto nutrizionale. L’80% dei semi di canapa sono stati tradizionalmente devoluti al settore dei mangimi animali; solo il 20% viene usato in campo alimentare umano. Nel settore alimentare, i semi di canapa vengono considerati mangiabili dalla Circolare del Ministero della Salute 22/05/2009. Infatti, la loro composizione media è di 27% di carboidrati, 25% di proteine, 36% di grassi, notevoli quantità di fibre, vitamine e sali minerali. Le sue proteine sono complete, contengono tutti gli otto aminoacidi essenziali, superate per quantità solo dalla soia, che ne fa un alimento ad alto valore biologico pari a quello dei legumi. La sostanziale quota di grassi comprende acidi grassi insaturi del tipo omega-3 ed omega-6, in un rapporto proporzionale ottimale per la regolazione del metabolismo intermedio animale ed umano. Contengono acidi insaturi come alfa-linoleico, alfa-linolenico e gamma-linolenico, che sono utili al funzionamento muscolare, delle ghiandole endocrine e di certe funzioni delle fibre nervose. Dai semi il prodotto di èiù diretto utilizzo è la farina, ottenuta per pressatura e successiva macinazione a freddo. E’ un prodotto che generalmente fa parte del settore dell’agricoltura biologica, il che implica l’assenza di conservanti, la conservazione sotto vuoto e una shelf-life di pochi giorni (4-5) una volta aperta la confezione. Il suo costo non è propriamente economico: oscilla dai 6 ai 14 euro al Kg; ecco perché viene preferibilmente usata per formulare prodotti alimentari di nicchia. Nel processo produttivo in prodotti come pasta e prodotti da forno, la farnia di canapa viene aggiunta fino ad un massimo del 20% del totale. Lo scopo è quello di aumentare il valore nutritivo del prodotto finito (più ricco di proteine) ed impoverirlo parzialmente di carboidrati. Infatti, il pane di farina di canapa contiene quasi il 17% di amido in meno rispetto al pane tradizionale. Inoltre, confrontata con la classica farina 00, la farina di canapa presenta circa il 21% di calorie in meno, con il 49% dell’energia proveniente dalle proteine. Per contro, l’89% delle calorie fornito dall’amido della farina di frumento regolare. Altri componenti nutrizionali utili nella farina di canapa sono certi oligoelementi: il suo contenuto di ferro e zinco, rispettivamente, sono di 14 e 7mg per 100 grammi di prodotto. Oltre alla carenza di ferro, anche quella di zinco è un problema medico spesso sottovalutato e che sta alla base di problemi come dermatiti, insulino-resistenza e problemi di infertilità. Anche il contenuto di magnesio e potassio della farina sono soddisfacenti. Oltre alla farina, i semi sono anche la fonte di un olio i cui grassi contengono acidi grassi omega-3 ed omega-6, sono ricchi di fosfolipidi o lecitine che sono costituenti delle membrane cellulari e quelle nervose. In quantità minori, l’olio contiene anche fitosteroli che possono aiutare nella gestione dell’assorbimento del colesterolo alimentare, ed una piccola quantità di beta-carotene, il precursore della vitamina A. E’ probabile che l’allargamento della filiera agroalimentare con una maggiore coltivazione ed utilizzo alimentare della canapa, possano diffondere l’uso della farina di canapa sempre più per scopi alimentari oltre che mangimistici. Il problema dei costi unitari della farina potrebbe essere abbattuto significativamente solo implementando le aree coltivabili per una maggiore produzione unitaria. Come descritto nel presente, le proprietà nutrizionali della farina di canapa sono paragonabile a quella dei legumi. La naturale assenza di proteine del glutine di frumento (gliadine, glutenine), inoltre, ne farebbe un potenziale ausilio nella formulazione di prodotti da forno gluten-free dedicati a chi soffre di celiachia o anche di varie forme di intolleranza al glutine. Da alcuni anni sono iniziati esperimenti sulle farine di canapa, condotti principalmente da gruppi italiani, da aggiungere alle paste acide (lievito madre) per la preparazione di prodotti da forno e panificati particolari. Un team di ricercatori dell’Università di Lublin, in Polonia, ha ottenuto quest’anno una tipologia di pasta a base di grano duro, addizionata a varie quantità di farina di canapa (5-40%). Il prodotto è stato analizzato, assaggiato da consumatori volontari con un buon indice di gradimento e dichiarato con elevata quota proteica (19-28%), di fibre naturali (17-21%) e grassi salutari. Il suo contenuto di THC è stato riscontrato solo in tracce e in accordo agli standard europei è stato definito un prodotto iperproteico e ad alto tasso di fibre. A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica. Pubblicazioni scientifiche Teterycz D et al. PLoS One 2021; 16(3):e0248790. Mamone G et al. Food Res Int. 2019; 115:562-571. Nionelli L et al. Int J Food Microbiol. 2018; 279:14-25. Malomo SA et al. J Food Hydrocoll 2015; 43:743. Monserrat DLP et al. J Agric Food Chem 2014; 62:1105. House J et al. J Agric Food Chem 2010; 58:11801. Tang C et al. J Agric Food Chem 2006; 54:8945. Schwab US et al. Eur J Nutrit. 2006 Dec; 45(8):470. Read the full article
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olitaly · 4 years ago
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Azienda Agricola BioLu
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Nell'azienda agricola BioLu siamo determinati a proteggere il pianeta attraverso modelli di produzione e di consumo consapevoli. Gestiamo le risorse naturali in modo che esse possano soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future. Adottiamo tecnologie innovative per poter garantire i massimi livelli di tracciabilità, qualità e sicurezza. Custodiamo e coltiviamo Grani Antichi, Semi e Specie Erbacee e Legnose Estinte o in via di estinzione Siamo un’azienda agricola che eredita esperienze e saperi dall’azienda dei nonni irpini e l’azienda dei genitori sanniti. I nostri campi si estendono tra l’Irpinia e il Sannio. Produciamo, trasformiamo e commercializziamo cereali, legumi e piante officinali. Tutte le produzioni sono certificate biologiche. Siamo fortemente convinti che la filiera corta, il Km0, la certificazione del prodotto siano presupposti per una nuova forma di impresa, più consapevole, votata al recupero delle tradizioni locali, alla riduzione dell’impatto ambientale. La superficie da noi coltivata si estende per 18 ha nei comuni sanniti di Calvi e San Giorgio del Sannio e 12 ha nel comune irpino di Gesualdo. Molti spazi dei nostri terreni li lasciamo incolti cercando di favorire il ripristino di un ecosistema dinamico dove piante, animali e “animali-umani” possono entrare in connessione. Siamo iscritti nell’Elenco dei Coltivatori Custodi della Regione Campania. Crediamo nel recupero e la salvaguardia di sementi di antiche varietà non più coltivate ed a rischio di estinzione, abbiamo seminato il grano duro “senatore cappelli”, il grano tenero “gentil rosso”, il farro monococco, l’orzo, l’avena, la saragolla. Questi cereali vengono poi macinati a pietra producendo farine integrali e semi-integrali e trasformate in pasta. La pasta rigorosamente trafilata in bronzo ed essiccata a basse temperature. Stiamo lavorando all’implementazione degli impianti delle erbe officinali. La raccolta avviene prevalentemente a mano, minimizzando l’uso dei mezzi meccanici, l’essiccazione avviene per disidratazione a freddo delle erbe e dei fiori raccolti, in modo da mantenere inalterati colori e principi attivi. Amiamo la Nostra Terra, Amiamo il Nostro Lavoro. Porteremo Consapevolezza e Gusto Sulle Tavole Dei Nostri Clienti Indirizzo: Via Piano Casiello, 13 82018 Calvi BN Telefono: Tel. +39 3451195789 Email: [email protected] Social: http://www.facebook.com/aziendabiolu Website: http://www.biolu.bio
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lasola · 4 years ago
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[2.3] - Una Storia Breve
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Per chiarire meglio l’approccio teorico con cui provo a tracciare linee tra le complessità di Buenaventura, occorre pensare all’economia narcotica come un’economia ordinata da una vasta serie di accordi ed alleanze che si sostengono sulla credibilità degli attori e non su contratti formali o regolamenti ufficiali. E’ quindi un’economia molto regolamentata, seppur informalmente. Ciò avviene per lo più nello svolgersi di una continua commistione tra autorità legittimate dallo Stato e quelle prodotte dalle consuetudini del business, la cosiddetta “zona grigia” che è uno spazio di confusione dove scompaiono le linee di demarcazione tra i diversi attori coinvolti. I magistrati italiani che si occupano di antimafia hanno descritto questa dimensione come un “intreccio”, dove istituzioni dello Stato ed elementi della criminalità organizzata condividono gli stessi spazi politici ed economici senza però stabilire un’allenaza strutturale e funzionale tra loro. L’intreccio è quindi una realtà a se stante nella quale emergono ed agiscono soggettività che lavorano sia per lo Stato sia per la criminalità organizzata. Sono sia l’uno, sia l’altra ma non possono essere ridotte ad una delle due macro-fazioni (1, 2). Osservando il caso di Buenaventura, le soggettività dell’intreccio operano attraverso vere e proprie licenze che permettono ad un raggruppamento piuttosto che ad un altro di operare nell’economia proibita e di farlo in certe fasi della filiera produttiva per un limitato periodo di tempo. La natura dell’impegno, le mansioni consentite, le forme di distribuzione dei proventi e la durata dell’alleanza sono tutte stabilite nella licenza. Il punto cruciale è come ottenerne il “rilascio”.
Per comprendere questo aspetto, occorre studiare antropologicamente una nozione fondamentale come quella di credibilità. Nelle diverse fasi storiche e belliche della città si costruiva a partire dall’appartenenza territoriale, come descritto nel post precedente, o sulla geneaologia, per così dire, che legava economicamente tra loro famiglie, imprenditori ed imprese. Entrambe rappresentano fattori che nell’incertezza degli scambi fornivano una continuità, nel senso di conoscibilità ed identificazione dei partner commerciali. Nel nuovo millennio la credibilità iniziò a dipendere in maniera sostanziale dalla partecipazione ad un’economia più complessiva, quella bellica, nella quale da sempre si articolava un aspetto essenziale della redistribuzione dei guadagni narcotici ma che assunse una rilevanza primaria nei locali rapporti di potere. Per garantire la continuità di operazioni che in se stesse erano abbastanza semplici e ripetitive, la capacità di armarsi e non necessariamente l’uso delle armi vero e proprio distingueva i diversi raggruppamenti. Ciò avveniva attraverso la circolazione di un “far credere” di essere in possesso o di poter reclamare quella licenza. In contesti in cui i livelli di violenza sono già alti e un tabù ancestrale come l’omicidio è normalizzato attraverso diversi dipositivi socio-culturali, ad esempio quando riguardano l’uccisione di una “cabecilla”, questo approccio, mi pare particolarmente “descrittivo”.
In molti casi, infatti, a dominare l’economia locale non fu più il traffico di mercanzia illegale in sè ma quello di armi. A segnare simbolicamente l’accesso all’economia bellica non erano il carico o lo scarico di cocaina ma la capacità di dotarsi della “forza” necessaria per acquisire credibilità rispetto ad altri che potevano eseguire la stessa mansione negli stessi tempi e con la stessa efficienza. Il nodo da risolvere non era però quanta forza si era capaci di esercitare per conquistare una ruta (rotta) poichè quella veniva concessa quasi in automatico, magari dopo qualche morto “normalizzato”. L’elemento dirimente riguardava come le licenze informali, cioè, gli accordi di passaggio da una strada o l’altra e\o il carico e scarico di mercanzia illegale costituiva rapporti di forze che organizzavano gli interessi dei gruppi locali fino a permetterne la federazione dentro istituzioni più ampie e durature, come fecero i “Re del Pacifico”. L’identificazione, definizione ed infine visibilizzazione di queste istituzioni “superiori” rappresenta l’aspetto più problematico e probabilmente più politico di tutta l’economia narcotica. In generale però la storia della città racconta che ogni fase identificativa di queste federazioni preparava il passaggio da una licenza all’altra. Certamente non riguardava la fine del traffico di armi o di droga semmai la produzione di un nuovo intreccio.
In questo senso vorrei descrivere gli eventi che toccarano la città dalla fine degli anni 90. Il Puerto sembrava non avere più padroni. I Re del Pacifico non c’erano più. Asprilla era finito in carcere. Don Efra era stato assassinato e Patiño si era consegnato alla DEA nel 2002. Buenaventura si trovava però nel mezzo di una nuova fase bellica che stabilì una rinnovata alleanza tra i gruppi narcotici di Cali e quelli di Medellin, nuove ripartizioni dei proventi e soprattutto nuovi canali di aprovigionamento di armi. Per mantenere il controllo delle economie illecite di Buenaventura il cui funzionamento risultava essenziale per la stabilità politica di tutta la città e quindi indirettamente delle sue enclave logistiche, il boss del Cartello del Norte del Valle, Don Diego Montoya, chiese l'aiuto dei fratelli Castaño, che insieme a Don Berna avevano già sostituito tutte le cabecillas di Escobar in Antioquia. Questi ex allevatori di bestiame dell’Urabà, nel 1997, avevano creato un'organizzazione ombrello, le AUC (Autodifese Unite di Colombia), che era una federazione in cui conversero diversi gruppi armati, tutti di estrazione militare, finanziati da narcotraffico e\o regalie di oro, petrolio o da fondi occulti di altre grandi imprese.
Ci sono svariati resoconti sulla storia paramilitare in Colombia. La complessità del tema riguarda soprattutto la frammentazione delle fonti e la dimensione profondamente locale di molti dei gruppi armati che sono entrati nella federazione e la loro diversa commistione con il narcotraffico. In generale però, dati alla mano, è possibile affermare che le AUC misero in piedi la più grande contro-riforma agraria della storia colombiana (1). In una decade, riuscirono ad accentrare circa il 90% delle terre “buone” nelle mani del 5% della popolazione. Contestualmente, la produzione di foglie di coca nelle terre che rimanevano toccò vette mai viste prima. In questo modo, dopo l'uscita di scena dei Rodriguez-Orejuela e di Escobar, le reti dei Castaño riuscirono a controllare fino all'80% del traffico di cocaina colombiano, che era circa il 70% del traffico mondiale. Nella regione pacifica queste tendenze furono decisamente confermate.
Il progetto politico delle AUC si inserì infatti come opposizione agli accordi di pace con alcune guerriglie che, nel 1991, portarono ad una nuova costituzione del Paese in cui lo Stato si impegnava a riconoscere e proteggere i territori etnici della Colombia. Una legge attuativa del 1993, la Ley 70, diede la possibilità ai villaggi e territori della regione pacifica di essere riconosciuti come terra ancestrale, dove comunità indigene ed africane avevano sviluppato forme e modi di vita da preservare. Poco alla volta, su tutto il litorale pacifico si formalizzarono diritti di proprietà mista privata\collettiva che tra le altre cose prevedevano l'impossibilità di parcellizzare e rivendere le terre o di poterlo fare solo attraverso meccanismi decisionali che richiedevano il consenso comunitario. Per molti, i nuovi territori etnici rappresentarono un potenziale duro colpo alle economie narcotiche e minerarie. Ma anche nel nuovo mondo della Finanza offshore, la terra era ricchezza, tanto simbolica quanto materiale. In Colombia questo era particolarmente vero poiché i proprietari terrieri non venivano tassati e qualora le loro terre servissero per progetti di pubblica utilità, come per la costruzione di strade e ferrovie, o nascondessero nel sottosuolo importanti giacimenti minerari, lo Stato di solito prometteva ottime compensazioni. Bisognava solo voler vendere.
Per questa ragione, nel 1999 nacque il Bloque Calima (e un suo sotto gruppo, il Frente Pacifico), federato con le AUC. Il suo scopo, non dichiarato, era la ridefinizione dei regimi proprietari della Valle del Cauca (e della regione del Pacifico nord), nonché impedire il progetto politico di ogni minoranza etnica eccetto quella narcotica. Uno dei capi delle AUC, Carlos Castaño, avrebbe voluto mettere Don Diego al comando del Bloque ma i suoi legami diretti con la cocaina fecero propendere per una figura minore, più facilmente vendibile alle autorità ufficiali una volta terminate le campagne militari. Al suo posto come comandante del Bloque Calima venne quindi scelto Herbert Veloza García, alias “HH”, anche lui di Trujillo, come il boss, e suo amico d’infanzia. Insieme ad alias “El Fino” e a Frivet Hurtado, un ex-guerrigliero, organizzarono ed eseguirono tutte le operazioni militari con cui ufficialmente riconquistarono il Puerto ed accaparrarono le terre del litorale. Tutta la regione divenne in pochi anni uno dei luoghi al mondo con il più alto numero di rifugiati interni. Le campagne si spopolarono e le terre quasi per magia diventarono proprietà di prestanome e società scudo tutte riconducibili al Cartello del Norte del Valle di Don Diego o a qualche affiliato delle AUC in attesa del giusto acquirente. In altri casi, sfruttando proprio la Ley 70, Consigli Comunitari fittizi, composti di poche persone e meno famiglie, vennero creati appositamente per divenire i proprietari di terre “ancestrali” in attesa di essere rivendute con il “consenso” di tutti i consiglieri. Ciò avveniva, mentre la produzione di pasta base e di foglie di coca toccarono i massimi livelli della storia della regione.
Per meglio decifrare quegli anni però non si può non partire dalle storie ufficiali che interpretavano le complessità di cui ho raccontato identificando le strutture politiche dei quartieri come prova della presenza del Frente 30 delle FARC di alias Mincho. Quest’ultimo conosceva personalmente “El Negro” Asprilla (del quale si diceva che fosse anche amico di uno dei comandanti delle FARC, il Mono Jo-Joy). Tutto ciò più o meno bastò per costruire una teoria egemone che presto si trasformò in narrazione dominante che rese tutti quei gruppetti che di fatto frammentavano e quindi rallentavano il trasporto di cocaina e distribuivano quote infinitesime dei suoi proventi, affiliati alle FARC. A voler credere a quello che si diceva, appoggiando i Niches o accordandosi con loro per le rotte, dalla caduta dei Rodriguez-Orejuela le FARC controllavano il narcotraffico a Buenaventura. Inoltre, quel sistema di scambi, che ho brevemente raccontato nel post precedente, venne reinterpretato come una “tassa del popolo” che colpiva tutti i negozianti e i piccoli e medi imprenditori. In questo modo la guerrilla intendeva rafforzare il suo antistato scacciando l’istituzionalità legittima per sostituirla con i suoi apparati di governo. Questa storia, pur credibile visti i livelli di cocaina che uscivano dal Puerto in quegli anni, non era vera, o, per lo meno, non lo era del tutto. Seguendo comunque la narrazione ufficiale, il risultato fu che spaventati dai sogni irrealizzabili del socialismo, la comunità imprenditoriale di Buenaventura richiese l’aiuto di HH dotandolo di tutti gli ultimi ritrovati bellici per liberarsi delle narco-guerriglie. Così dal 2000 e per almeno 5 anni sotto quello stesso nome, il Bloque Calima rastrellò quartieri e commise un numero ancora da precisare di stragi con lo scopo di riportare le strade dentro un unico ordine armato finanziato dalla cocaina.
Tutto avvenne simultaneamente che anche i più devoti non riuscivano più a considerarlo semplice destino. La privatizzazione del Puerto, la morte di sindacalisti o il loro passaggio nei piani alti, i progetti di riqualificazione urbana, la costruzione di nuove periferie, l'autostrada, in una parola, l'ammodernamento di Buenaventura arrivarono insieme ai più alti tassi d'omicidio della storia della città. Obiettivi paramilitari dichiarati erano tutti i gruppi come il combo dell'altro José, i quali, seppur rispondevano anche loro a una certa richiesta di difesa di strade e case, usavano metodi di finanziamento non accettabili (come le rapine ai portavalori o ai camion del porto o tassando il contrabbando) e mantenevano relazioni decisamente conflittive con gli apparati politici dello Stato essendo più apertamente, loro si, schierati con gli uomini di Mincho. Il Bloque Calima era invece armato ed appoggiato da istituzioni dello Stato, dalla polizia e dall’esercito, da certi partiti politici e da alcune imprese della città che avevano rliasciato una nuova licenza per operare nel mondo proibito a scapito di tutti gli altri gruppi (1). Se quindi all'epoca di Asprilla e di Patiño, l'altro José e i suoi avevano regolato, cioè tassato e contingentato, il narcotraffico e il contrabbando nei quartieri della Piedras Cantas e nel Viento Libre, due semplici strade e moli della zona di Bajamar tra le molte disponibili, dal 2000, quegli accordi non furono più validi. Le armi dovevano essere quelle di HH e la cocaina doveva essere quella di Don Berna (Medellin) e di Don Diego (Cali\Trujillo). Quando poi, nel 2006, HH finì estradato negli States, seguito poco dopo, nel 2008, da Don Diego, a Buenaventura si pensò che la città potesse finalmente ritrovare la pace. Invece i livelli di violenza si mantennero sostenuti. Nessuno sapeva esattamente perché. O meglio nessuno poteva ammettere che la teoria egemone non spiegava quello che accadeva in città. Nella mia interpretazione ciò che accadde fu che il Bloque Calima tentò di federare, con loro o contro di loro, i diversi gruppi dei quartieri, di fatto forzando se non finanziando una corsa alle armi di piccolo taglio sulla quale si produssero divisioni senza precedenti in città. Ormai pareva che ognuno avesse un suo gruppo in armi e che senza armi fosse impossibile qualsiasi tipo di economia.
Nel 2009, più o meno quando arrivai per la prima volta a Buenaventura, vi era un certo accordo tra i ricercatori che si occupavano della città e i diversi think-tank circa la coesistenza di molti gruppi armati ognuno dei quali distinguibile soprattutto genealogicamente ma non per le pratiche di controllo dei quartieri. Erano le voci che cambiavano, non i metodi di sorveglianza e punizione e nemmeno il loro modello di business. Tuttavia la teoria dominante era che questa frammentazione fosse il prodotto dell’azione militare e paramilitare che aveva reso i gruppi in questione più deboli e piccoli ma sempre dipendenti dal narcotraffico. Rispetto alle mie osservazione e a quanto scritto fino ad ora, il contesto invece non era cambiato molto. La principale variazione fu che molti gruppi si armarono per continuare ad esistere. In alcuni casi si erano dotati di un’organizzazione e si erano professionalizzati dentro l’economia bellica che foraggiavano praticando estorsioni e partecipando al traffico di droga non solo internazionale. Il resto faceva parte delle politiche dell’identità urbane con le quali si “chiamava” un’istituzione intermedia con un nome o con un altro, giustificando ondate di militarizzazione, investimenti nella sicurezza e quant’altro in base agli umori politici di Bogotà e della comunità internazionale. Stando però a quelle identificazioni ufficiali il panorama bellico di cui si raccontava era il seguente.
Il Cartello del Norte del Valle si era diviso in due gruppi. C'erano i Macho ancora fedeli a Don Diego e c'erano i Rastrojos, formati dal suo ex-migliore amico Varela (anche lui con un passato da tenente nella Polizia di Cali). C'erano le Aguilas Negras, di estrazione militare, ex riservisti e vecchi soldati di HH che si diceva fossero ancora comandanti da Vicente Castaño, l’unico dei tre fratelli di cui si sa con certezza che sia ancora latitante. C'erano poi pezzi delle reti che venivano da Medellin che era difficile definire. Tutti facevano attenzione a non relazionarli direttamente a Don Berna che era nato a Tuluà, vicino Cali, ma che in quegli anni ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione della pax narcotica della città antioqueña insieme ai Castaño. Venivano quindi nominati in base alle cosiddette cabecillas, ai capi minori che periodicamente apparivano per controllare i traffici di cocaina ma non i flussi finanziari che ne derivavano. Nel 2009 e fino a quando rimasi in Colombia erano chiamati Urabeños appellativo che li identificava con l’Urabà, la regione dell’Antioquia da cui provenivano già i Castaño ed alcuni di loro. Più tardi furono chiamati Clan Úsuga perchè erano i tre fratelli Úsuga a gestire i traffici e non si voleva più stigmatizzare quella regione. Ancora più recentemente sono stati chiamati Clan del Golfo, definizione che aspira forse a relazionarli direttamente al cartello messicano da una cui costola sono nati gli Zetas, cioè (ex) gruppi speciali dell’esercito dediti al narcotraffico.
C'era poi ancora il Frente 30 delle FARC che, soprattutto dopo la morte di Mincho, nell’ottobre del 2011, aveva perso capacità di influenzare le vicende urbane di Buenaventura. Molte delle persone che orbitavano intorno alla guerriglia, se non erano già morte o in fuga, erano finite a lavorare per quelli che avevano vinto la guerra. I casi dell’Altro Josè o di Panamà, ma anche i casi di altri molto più famosi ed importanti di loro, a cominciare dallo stesso Don Berna che aveva iniziato tra i maoisti dell’EPL, mostravano che tutti quei combos, alcuni mai formalmente nelle FARC, semmai in relazioni di collaborazione per ragioni economiche o per opportunità commerciali puntuali, presero altre direzioni al mutare delle condizioni del conflitto. Ogni tanto si ascoltava di attacchi alla rete elettrica del Puerto che generavano rallentamenti alla logistica ma mantenevano la città al buio per diversi giorni. Questo di solito produceva più malcontento che comprensione tra gli abitanti. L’ELN invece manteneva relazioni nei quartieri periferici in modi diversi, ad esempio dando lavoro nelle miniere “informali” d’oro del Chocò, quindi organizzando gli spostamenti dei minatori o garantendo la loro incolumità, o "facilitando” il contrabbando di idrocarburi e di altri prodotti. Sembrava comunque che i suoi integranti cercassero di rimanere fedeli al rifiuto del narcotraffico come da sempre sostenuto dai Castro a Cuba. 
Infine c'erano i fuoriusciti, i disertori e quelli che aspiravano a diventare “qualcuno” e che si ritrovavano in qualche esquina della città a parlare di quando sarebbe arrivato il loro turno per mettere ordine. Appena provavano a prendere una strada e magari a farsi conoscere da qualcuno più in alto inziavano però ad andare sotto pressione e di solito non duravano molto; qualche mese, i più fortunati qualche anno. I nuovi tempi obbligavano ormai ad avere maggiori expertise e connessioni militari e molti di loro potevano contare solo degli anni come riservisti nell’esercito e poche altre conoscenze. Nella Comuna 12 dove vivevo, ce n’era stato uno dal nome improbabile, gli Spacca Porte (los Tumbapuertas), un gruppo di autodifesa non affiliato a reti più ampie che si era formato in un barrio non lontano, di cui non si poteva parlare pubblicamente ma che tutti ricordavano abbastanza bene. I suoi membri organizzavano cineforum all’aperto o serate tematiche per parlare di diritti delle comunità afro, di disobbedienza civile e per spiegare le dottrine dei maggiori leader di origini africane del mondo. A volte, intervenivano a dirimire conflitti locali anche picchiando i malcapitati in pubblico. Furono quelli che, anni prima del mio arrivo, scacciarono un ragazzo del Barrio perchè aveva rubato i computer di una scuola elementare. Per un periodo abbastanza breve formarono ronde notturne, armate di pistole artigianali che sparavano uno, massimo due colpi, quando non esplodevano nelle mani di chi le usava. Aspiravano a tenere fuori dai quartieri i gruppi di narcos ma furono più o meno tutti scacciati, se non uccisi, dal Bloque Calima e dai suoi “compadres” delle Aguilas Negras.
Nel periodo in cui vissi nella comuna 12, le “aquile” erano invece in guerra contro i Rastrojos che si diceva, sempre stando ai bollettini ufficiali, controllassero la comuna, imponendo il pizzo per l’accesso ai mercati rionali, dal trasporto a quelli di frutta e verdure, allo spaccio locale. Questo scontro che iniziò nella seconda metà del 2011 e terminò all’inizio del 2014 con “l’estinzione” dei Rastrojos e l’entrata degli Urabeños nel Barrio, proprio grazie all’appoggio delle Aguilas Negras, fece ipotizzare a più di qualcuno che nella Comuna fosse in atto un regolamento di conti tra fazioni di (ex) poliziotti e fazioni di (ex) militari. Da questa guerra emerse poi un nuovo gruppo, l'Impresa, composto da ex collaboratori sia dei Rastrojos, sia degli Urabeños, “che aspirava a mettere ordine in città” e che, per questo, in poco tempo, divenne il nemico numero 1 di tutti gli altri gruppi armati che lo liquidarono in poco tempo.
Questa ricostruzione di storie locali è sicuramente ancora parziale ma potrebbe resistere ai commenti di quei pochi testimoni interessati a parlare, che non finirono in progammi ufficiali di protezione e continuarono a bazzicare le strade del Puerto. Infatti accanto ai gruppi già identificati, vi era una vasta gamma di personaggi ed assembramenti che orbitavano intorno alle frontiere cosiddette “invisibili” imposte dal conflitto. Si trattava di persone, giovani ma non solo, che avevevano imparato ad approfittare delle divisioni della città; cioè muovendosi dentro di esse per riscuotere commissioni ed estrarre risorse quando tutti gli altri erano costretti dentro spazi quotidiani, limitati dalla guerra, dalla paura o da una condizione di indigenza concreta. Prima di descriverne alcuni e il loro operato, bisogna però mettere insieme ulteriori elementi sulla macchina mitica dei quartieri e per descriverla racconterò un mito narcotico che aleggiava sui destini del barrio in cui vivevo, quello che riguardava la “Capitana”, cioè Griselda Blanco.
Per concludere invece questo trittico, mi pare utile riordinare le sezioni 1 e 2 del blog. Negli ultimi 4 post ho cercato di descrivere non solo congiunture e traiettorie in cui gli abitanti di Buenaventura si trovavano impelagati. Ho provato a delineare le origini di quella che viene chiamata “l’assenza dello Stato”, interpretata in queste pagine non in quanto “vuoto” ma come rapporto di potere e come paradigma di controllo della città. Ne scriverò meglio nei prossimi post ma fin qui ho tentato di delinearla attraverso un’ibrido che in altri contesti ho definito Stato-e-Clan cioè un intreccio nel quale l’alleanza tra Stato ed organizzazioni criminali è divenuta strutturale pur all’interno di narrazioni molto dettagliate ed attente nello scindere i due mondi. Per ora mi sono limitato a descrivere le diverse entità di natura privata che agiscono nell’intreccio: le corporate della logistica, i gruppi di autodifesa finanziati indirettamente dal Plan Colombia, il municipio degli amici di amici ed i corpi resistenti dei quartieri. Ad essi aggiungerò nei prossimi racconti alcuni organismi internazionali non governativi che si occupavano dei “fallimenti” del mercato o delle “sconfitte” dello Stato riempendo in altri modi l’assenza.
Ho quindi tentato di descrivere alcuni elementi di un intreccio complesso, certamente non unitario, segnato da una netta divisione razziale e dominato dall’industria logistica. Che vi fosse anche un’alleanza strutturale oltre che funzionale tra dinamiche mafiose e paramilitari ed apparati di governo con lo scopo di garantire la trasportabilità delle merci da Buenaventura lo affermano svariate testimonianze oltre che ricostruzioni giudiziarie degli eventi, cui seguirono incriminazioni, espulsioni, esili ed incarcerazioni. L’alleanza fu poi ribadita nel 2013 quando, per decorso dei termini, “i Re del Pacifico”, Asprilla e Patiño e le loro proxy politiche ricominciarono a bazzicare le strade del Puerto riaffermando l’importanza di certe consuetudini, prima tra tutte il mantenimento di divisioni strutturali nei quartieri: condizione imprescindibile per il governo di Buenaventura.
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levysoft · 4 years ago
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Pochi mesi dopo il parere scientifico positivo dell'Efsa, ieri gli Stati membri dell'Ue hanno autorizzato la commercializzazione come alimento delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio. Centinaio: "Prima la carne sintetica, adesso gli insetti. Se la sostenibilità per Bruxelles significa questo, purtroppo non possiamo che manifestare molti dubbi". Ma gli insetti sono altamente proteici e l'allevamento ha un impatto ambientale risibile. Tra fattore disgusto e curiosità, ecco come stanno le cose
E' la prima volta, non sarà certamente l'ultima. Gli Stati membri dell'Ue hanno autorizzato la commercializzazione come alimento delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, meglio note come tarme della farina. E' il primo ok dell'Ue a un insetto come alimento. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), come ha raccontato in questi mesi AgriFoodToday, a gennaio aveva dato il primo via libera ai prodotti alimentari derivati dalla tarma della farina, un insetto commestibile. I vermi vengono spesso dichiarati fonte di proteine utili per l’alimentazione. E' arrivata quindi solo pochi mesi dopo il parere scientifico positivo dell'Efsa la prima autorizzazione dell'Unione Europea sulla commercializzazione di insetti come nuovo alimento. Tempi stretti, ma abituiamoci. Succederà per altre specie in futuro. Ieri l'autorizzazione al consumo del "Tenebrio Molitor", il coleottero Tenebrione mugnaio, conosciuto anche come verme giallo o tarma della farina ha segnato un prima e un dopo, anche se la decisione formale della Commissione sarà adottata nelle prossime settimane.
Gli insetti sono alimenti molto proteici
Gli insetti, il cosiddetto "novel food" sono alimenti altamente proteici, il cui allevamento rientra nell'ambito della strategia europea Farm to fork sui sistemi alimentari sostenibili, visto il basso impatto ambientale di questo tipo di allevamento. E' la stessa Commissione a citare la Fao, secondo cui gli insetti "sono una fonte di cibo sana e altamente nutriente, ricca di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali". Quello degli insetti è un mercato con grandi opportunità di crescita. Lo scorso aprile, durante un webinar sul tema organizzato da Confagricoltura e Anga, sono stati diffusi alcuni dati dell'Ipiff (International Platform of Insects for Food and Feed), di cui fanno parte 75 produttori e allevatori di insetti sparsi in Europa (dove la legislazione ne autorizza l'uso solo come mangimi) e non solo. In Europa si producono più di 6 mila tonnellate all'anno di proteine di insetti, ma le previsioni sono di arrivare tra 2 e 5 milioni di tonnellate entro il 2030, a seconda del quadro legislativo che si avrà nei prossimi anni.
Nel mondo il mercato degli insetti ha superato i 55 milioni di dollari nel 2017; secondo alcune stime di Global Market Insights ci saranno aumenti esponenziali e si prevede che supererà i 700 milioni di dollari nel prossimo triennio.
In Italia aderiscono a Ipiff 6 membri: 4 membri accademici (università di Pisa, di Parma e della Basilicata e l'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana). E due produttori e allevatori: Alia Insact Farma e Italian Cricket Farm. La produzione europea oggi rappresenta qualche migliaio di tonnellate, mentre sono previsti 3 miliardi di investimenti da parte delle aziende del settore entro il 2025.
Sono considerati a tutti gli effetti "animali da allevamento"
Cosa dice la legge? A livello normativo, l'allevamento di insetti è considerato una attività agricola e gli insetti sono considerati a tutti gli effetti "animali da allevamento". Sette le specie che si possono allevare in Europa, tra cui la Mosca soldato nera, il Tenebrio molitor, il Grillo domestico, la Locusta migratoria, la Cavalletta. La valutazione dell'Efsa è arrivata a metà gennaio e, per la prima volta dal 2018, l'Autorità ha effettuato una analisi completa di tutti gli aspetti relativi alla modalità di allevamento, al processo di produzione, alla sicurezza e al profilo nutrizionale e tossicologico delle larve essiccate di Tenebrio Molitor, la cosiddetta tarma della farina. E altre 11 domande per insetti da autorizzare come nuovi alimenti sono ancora all'esame dell'Autorità.
Secondo il parere dell'Efsa, le larve essiccate possono essere utilizzate intere o possono entrare a fare parte di altri alimenti sotto forma di farina, ad esempio in prodotti proteici, biscotti, snack o prodotti a base di pane o pasta.
Nel nostro Paese da tempo il Centro Ricerche Enea della Trisaia (Matera) sta sperimentando come ottenere nuove farine ad alto valore nutraceutico da insetti e in particolare dal Tenebrio Molitor. Questa larva è composta per lo più di proteine, grassi e fibre (la chitina, una fibra insolubile che compone l'esoscheletro dell'insetto). Allevando questo insetto con scarti alimentari e cerealicoli soprattutto a base di crusca, i ricercatori sono riusciti a ottenere nuovi prodotti dal maggior valore aggiunto, arricchendo la farina di vitamine e minerali e migliorandone ulteriormente la composizione amminoacidica, il rapporto in acidi grassi, il contenuto in omega 3 e la biodisponibilità di vitamine e minerali come ferro, zinco e calcio.
Serviranno requisiti specifici in etichetta sul fronte degli allergeni: è un punto cruciale. E' infatti l'Efsa stessa a spiegare che, visto che le formule a base di insetti possono essere ad elevato contenuto proteico, "un nodo fondamentale della valutazione è che molte allergie alimentari sono connesse alle proteine, per cui dobbiamo valutare anche se il consumo di insetti possa scatenare reazioni allergiche. Tali reazioni possono essere provocate dalla sensibilità individuale alle proteine di insetti, dalla reazione crociata con altri allergeni o da allergeni residuati da mangimi per insetti, ad esempio il glutine".
Il 16 per cento degli italiani è curioso di mangiare insetti
Ma gli italiani assaggeranno le nuove delizie prima o poi? In base a una indagine Coldiretti/Ixè, l'idea di mangiare larve di Tenebrio Molitor fritte non piace al 54% degli italiani, il 24% resta indifferente dinnanzi alla prospettiva di una barretta a base di insetti, il 16% è favorevole e il 6% non risponde. Il sottosegretario alle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, commenta laconicamente: "Prima la carne sintetica, adesso gli insetti. Se la sostenibilità per Bruxelles significa questo, purtroppo non possiamo che manifestare molti dubbi. Così si concretizza la strategia Farm to fork per la Transizione verde? Nell'individuare gli insetti come una fonte proteica alternativa, penalizzando invece la zootecnia, trattata come causa di tutti i mali, non si comprende bene in base a quale evidenza scientifica?". Anche per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, si tratta di "un altro paradosso di un approccio troppo ideologico alla Farm to Fork". Negativa anche la reazione degli europarlamentari della Lega componenti della commissione Envi: "prima di pensare agli insetti a tavola, l`Ue dimostri lo stesso impegno per tutelare il Made in Italy e le nostre eccellenze alimentari", chiedono i leghisti.
Mangiare insetti e il "fattore disgusto"
Dagli snack ai biscotti passando per gli hamburger, sono varie le possibilità di trasformazione della materia prima di consumo, ora iscritta nel registro dei nuovi alimenti. I componenti principali dell'insetto sono proteine, grassi e fibre, che offrono una fonte di cibo potenzialmente sostenibile e a basse emissioni. Una volta essiccato, si dice che l’insetto abbia un sapore molto simile alle arachidi. O almeno, è quel che giura chi l'ha assaggiato.
"Ci sono ragioni derivanti dalle nostre esperienze sociali e culturali, il cosiddetto 'fattore disgusto', che rendono il pensiero di mangiare insetti repellente per molti europei" ma "con il tempo tali atteggiamenti potranno mutare" dice Giovanni Sogari, ricercatore in ambito consumeristico all'Università di Parma. Staremo a vedere. Il cibo è tradizione, ma anche innovazione.
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