#bilancia commerciale
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Speculazione Alimentare: Produttori e Consumatori Restano gli Anelli Deboli della Filiera
Coldiretti Alessandria denuncia pratiche sleali e squilibri nella distribuzione del valore agroalimentare
Coldiretti Alessandria denuncia pratiche sleali e squilibri nella distribuzione del valore agroalimentare. Secondo un’indagine condotta dalla Coldiretti Alessandria basata su un rapporto Ismea e dati Istat, il settore agroalimentare continua a soffrire di gravi squilibri economici lungo la filiera. Produttori agricoli e consumatori risultano essere i più penalizzati, mentre commercio e trasporto…
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raffaeleitlodeo · 12 days ago
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I CONTI DELLA SERVA. Ieri Trump ha fatto sapere di aver avvertito l’Unione che i paesi europei che hanno avanzo attivo nella bilancia dei pagamenti (cioè che esportano in US più di quanto importano) dovranno pareggiare i conti acquistando più petrolio e gas americano, altrimenti “saranno dazi senza fine!”.
Solo nell’automotive, dazi pesanti sarebbero -25.000 posti di lavoro, per lo più tedeschi ed italiani. Vediamo un po’ la faccenda in soldoni.
La bilancia dei pagamenti Italia-US è attiva per 42 MLD €. La nostra bolletta energetica è di 66 MLD €. Dovremmo quindi stornare 2/3 dei nostri acquisti energetici dai ns fornitori abituali (tra cui il 25% dalla Russia) in favore degli americani. Da vedere però le tariffe applicate dagli americani, tra cui l’oneroso trasporto, ma soprattutto il costo dello shale gas che è parecchio fiori mercato rispetto a gas e petrolio afro-arabo-russo.
Se l’eventuale riorientamento delle forniture sarebbe un terremoto geopolitico e delle relazioni internazionali (operazioni Eni in Libia, Nigeria etc.), il costo sarebbe probabilmente un significativo ammanco di bilancio (spesa su Pil), una importazione netta di inflazione ed un aumento dei costi di produzione (per via del costo energetico) con effetti ultimi di aumento generalizzato dei prezzi e diminuzione delle esportazioni. In pratica, il suicidio non assistito dell’economia nazionale.
Forse potremmo mitigare un po’ la faccenda aumentando l’import dagli US di beni non energetici. Ma questo significherebbe infarcirci di roba per noi non immediatamente utile o fuori mercato. Comunque è da vedere se la condizioni le possiamo trattare o le decide Trump e basta.
Poco tempo fa, il nuovo segretario NATO Rutte, ha fatto sapere che il 2% di Pil in spese militari non è più il traguardo da raggiungere, ma il 3% o forse di più. Ieri Financial Times ha detto di saper per certo che Trump chiederà addirittura il 5%! Noi spendiamo circa 32 MLD € cioè il 1,42% del Pil. Arrivare al 3% significa raddoppiare la spesa ovvero altri 32 MLD €, un altro ammanco deciso del bilancio nazionale.
Che ci frega se abbiamo una delle popolazioni più anziane del mondo e medici ed infermieri scappano dai pronto soccorso perché non più in grado di operare umanamente il servizio? Ci faremo ricoverare in fureria.
A questo punto o Bruxelles manda in soffitta tutte le norme che governano le economie dell’area euro (rapporto debiti/Pil) o dovremo andare a tagliare la spesa pubblica (aumentare le tasse per carità, magari ai redditi più alti non se ne parla nemmeno). Il tutto per infarcirci di sistema d’arma per lo più americani. Forse una parte di questi nuovi acquisti potranno scalare i 42 MLD € di disavanzo attivo commerciale.
Trump realizzerebbe così diversi goal.
Il primo sarebbe che i vecchi patti ipotizzati da Obama anni fa quali il TTIP che doveva legare in una matassa commerciale US ed europei, sarebbero superati da questo ordine di importazioni coatte dove il guadagno è tutto da una parte. Pollo al cloro? Oh yes!
Il secondo è che forzando la vendita di energia americana oltre a rinforzare non più il legame ma la dipendenza geopolitica EU-US, beneficerebbe i principali sponsor della sua presidenza che sono -da sempre- i big dell’energia fossile.
Il terzo sarebbe la totale distruzione dell’economia europea a vari livelli, gli europei pagherebbero la svolta multipolare e l’espansione commerciale e produttiva cinese (e non solo) nel mondo che va a detrimento delle posizioni americane.
Infine, quarto, ci ritroveremmo gonfi di armi la cui gran parte è in elettronica ovvero US e quindi saldati una volta di più al polo US che deciderà dove, come e quando mandarci a far guerra di qui e di là secondo proprie intenzioni e benefici.
Tutto ciò verrà gestito dalla signora in immagine, affascinata da Milei e Musk, con i sodali della Lega e di Forza Italia per i quali tasse ai più capienti, politiche redistributive e di spessa sociale sono anatema. Non sono più di destra come molti dicono (categorie superate!), ci assomigliano solo.
Arrivati qui mi verrebbe voglia di intingere il pennino nel veleno e scrivere una notarella sui teorici del sovranismo e del populismo che forse negli ultimi anni non hanno ben capito che in mondo siamo capitati, i “non c’è più destra e sinistra”, quelli che si son bagnati vedendo eletto il "miliardario del popolo" alle ultime elezioni americane, coloro che passano il loro tempo ancora a volgere le loro ossessioni contro il genderismo, il green deal ed altre ininfluenti questioni di ininfluente guerriglia culturale, ma mi asterrò.
Del resto, se costoro non capiscono la lingua che parla la realtà concreta figurati quanto gliene importa di una nota di Fagan.
Auguri a Voi e famiglia!
NOTA. I conti si riferiscono al bilancio statale, cioè all'Italia e quindi "i conti della serva" del titolo, sono i conti dell'Italia. Ogni altra attribuzione dell'epiteto "serva" ad altro soggetto non era nelle intenzioni dell'autore del post. Pierluigi Fagan, Facebook
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abr · 1 month ago
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Jp Morgan rivede al rialzo la crescita del Pil argentino all’8,5%, uno dei rialzi più alti al mondo.
La bilancia commerciale segna un surplus a ottobre di 888milioni di $. Nel 2023 era in passivo di oltre 400milioni.
A un anno dall’elezione di Milei, l’Argentina sta vivendo un momento economico unico nella sua storia recente.
Liberismo contro assistenzialismo e spesa pubblica.
In pochi ci avrebbero scommesso ... tra quelli che pensano che i paesi del Sudamerica E NON SOLO possano essere guidati solo da socialisti.
elab via https://x.com/LeonardoPanetta/status/1859878305983615352
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blogitalianissimo · 11 months ago
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per me annalisa è la grande robbata di quest'anno TT
Guarda la trovo carina la sua canzone, però boh, cioè mi sembra bellissima 2.0, anche se credo farà meglio in classifica rispetto ad Angelina, è un pelo più commerciale ecco, ma magari mi sbaglio.
Annalisa è stata abbandonata dalle giurie perché dovevano compattarsi, scegliere tra lei e Angelina, l'ago della bilancia è stato spostato nella serata cover, hanno visto l'indignazione generale e puntato su Angelina per sconfiggere Geolier. Magari se Angelina avesse vinto la serata cover, ieri le giurie forse avrebbero scelto Annalisa chi lo sa.
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stranotizie · 7 months ago
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- Nel primo trimestre del 2024, le importazioni di beni dai paesi extra-UE verso l’ UE sono diminuite del 2,9% rispetto al trimestre precedente, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,3%. Ciò segna il secondo trimestre consecutivo di aumento dei livelli di esportazione, mentre le importazioni sono in calo da 6 trimestri consecutivi. Lo segnala Eurostat.Il saldo dell’UE per gli scambi di beni è aumentato da 31,7 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2023 a 51,2 miliardi di euro nel primo trimestre del 2024. La bilancia commerciale ha mostrato un surplus per 3 trimestri consecutivi, dopo un periodo di disavanzo da parte dell’UE dal quarto trimestre del 2021 al secondo trimestre del 2023, principalmente a causa di un elevato deficit energetico che compensava le eccedenze in altre categorie di prodotti.Nel primo trimestre del 2024, le eccedenze registrate nei settori macchinari e veicoli 65,7 miliardi di euro, prodotti chimici 57,6 miliardi di euro, alimenti e bevande 15,7 miliardi di euro, altri manufatti 4,8 miliardi di euro e altri beni 1,3 miliardi di euro miliardi hanno superato i deficit dell’energia -87,7 miliardi di euro e delle materie prime -6,3 miliardi di euro.Foto: CHUTTERSNAP on Unsplash Fonte
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delectablywaywardbeard-blog · 10 months ago
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Il monito di Giorgetti: "Contro l'incertezza globale bisogna rafforzare la crescita"
Rafforzare la crescita per mitigare le incertezze globali. La raccomandazione di Giancarlo Giorgetti arriva in una fase delicata per l’economia continentale, con la Germania che vede la possibilità di una recessione tecnica e i conflitti – Ucraina e Medio Oriente – che pongono dubbi sulla stabilità sulla bilancia commerciale europea. «La nostra economia è cresciuta anche nel 2023, sebbene in…
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kneedeepincynade · 1 year ago
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The master has ordered, and the puppet has followed. The feared tragedy has finally befall Italy. Grabiladi,Mazzini,Gramsci,forgive us for we have failed to keep our beloved nation free from foreign chain, where the Austrians have failed,the Americans have succeeded.
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💬 «但意方也担心如何“不激怒中国”而安全地撤出,因为中意之间的纠纷可能会损害意大利的经济前景» | 史学探长 🤣
🤔 意大利政府担心 "惹怒中国" 😂
🇮🇹 La colonia degli USA ha ufficialmente notificato al Governo Cinese il suo ritiro dalla 一带一路. È probabile che i propagandisti della decadente colonia tenteranno di dipingere questa totale mancanza di saggezza come una sorta di vittoria sulla Repubblica Popolare Cinese 😂
🤔 Non posso dire che 1,4 miliardi di Cinesi stiano ridendo di gusto perché la verità è che l'uscita dell'Italia non importa più di tanto. Tutti sanno che l'Italia è un Paese completamente limitato. In ogni caso, la Cina manterrà aperte le sue porte. La Cina, al contrario degli imperialisti americani e dei loro leccapiedi in Europa non politicizza le relazioni commerciali 🤝
🌸 Il Tema dell'uscita, da parte dell'Italia, dal Progetto 一带一路 è stato ampiamente trattato su Collettivo Shaoshan. Non c'è molto da dire di nuovo, pertanto, ecco qui tutti gli approfondimenti, per chi se li fosse persi. Hanno ancora una grande valenza. La lettura è estremamente consigliata. In blu i link, mentre 🔍 indica i temi trattati nei singoli post. Buona lettura, e - se possibile, condividete questo post, dato che contiene informazioni fondamentali:
一 Sarà l'Italia a perderci se uscirà dalla 一带一路, non la Cina 😂
🔍 Disastro diplomatico di Giorgia Meloni con l'Ambasciata Cinese, l'Economia Italiana in declino, idee sulle ZES nel Sud, le opportunità della Modernizzazione Cinese 📖
二 Comunicato dell'Ambasciata Cinese in Italia sulla questione del "surplus commerciale" 🐲
🔍 L'Italia invia navi da guerra in Oriente, Adolfo Urso dialoga con il regime-fantoccio di Taiwan e l'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese risponde alle false accuse di "svantaggio dell'Italia" nella bilancia commerciale con la Cina 📖
三 中华人民共和国外交部: «Alcune forze hanno lanciato un clamore maligno, e politicizzato la Cooperazione Commerciale tra Cina e Italia nel tentativo di interromperla e creare divisioni» 😡
🔍 Statistiche sul Commercio Cina - Italia negli ultimi 5 anni, popolarità dell'Italia in Cina e Dati sulla 一带一路 📖
四 L'ipocrisia italiana anti-Cinese è disgustosa, velenosa e controproducente 🤮
🔍 L'imbarazzante mantra italiano del «non mi fido dei Cinesi»: Menzogne anti-Cinesi dei media della colonia, ipocrisia e avventurismo anti-Cinese del Governo Italiano nella Questione di Taiwan 📖
五 Nuova Via della Seta e Italia: il significato di 合作共赢 - Cooperazione a Mutuo Vantaggio 🤝 | 作为美国尴尬的殖民地,意大利不懂得如何达成双赢的交易。他们的政策是 "让我们先问问我们的主人,美利坚合众国" 😂
🔍 Logica 共赢, benefici per l'Italia e per la Cina nell'accordo originario: rendere la Repubblica Italiana il principale porto d'arrivo e d'attracco delle grandi navi Cinesi 📖
六 L'ambiente commerciale italiano non è favorevole per le Aziende Cinesi 🤪
🔍 L'Italia non ha la benché minima idea di come si conducano affari nel Mondo reale, scuse e giustificazioni ridicole dell'Italia sulla Questione 一带一路 📖
七 I fatti battono l'eloquenza: in che modo l'Italia intende realmente promuovere le Relazioni e rispettare il Principio dell'Unica Cina? 🤔
🔍 Il MFA Italiano pensa di prendere in giro la Cina?
八 Cosa ottiene la Cina dall'Italia? Mezzi termini, promesse senza azioni concrete, prese in giro 🤹‍♂️
🔍 La calma, pazienza e saggezza di Li Qiang si scontra con la ridicolaggine di Giorgia Meloni, che afferma di non aver ricevuto pressioni dagli USA sull'uscita dalla 一带一路 📖
😈 Non c'è più altro da dire. Preferirei mangiare il pesce radioattivo giapponese piuttosto che dover ritornare a parlare di questo argomento, riguardante il Governo Anti-Cinese di Giorgia Meloni 🇮🇹
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💬 «但意方也担心如何“不激怒中国”而安全地撤出,因为中意之间的纠纷可能会损害意大利的经济前景» | 史学探长 🤣
🤔 意大利政府担心 "惹怒中国" 😂
🇮🇹The US colony has officially notified the Chinese Government of its withdrawal from 一带一路. It is likely that the propagandists of the decadent colony will try to paint this total lack of wisdom as some kind of victory over the People's Republic of China 😂
🤔 I can't say that 1.4 billion Chinese are laughing out loud because the truth is that Italy's exit doesn't matter that much. Everyone knows that Italy is a completely limited country. In any case, China will keep its doors open. China, unlike the American imperialists and their toadies in Europe, does not politicize trade relations 🤝
🌸 The topic of Italy's exit from the 一带一路 Project has been widely discussed on the Shaoshan Collective. There isn't much new to say, so here are all the details, for those who missed them. They still have great value. Reading is highly recommended. The links are in blue, while 🔍 indicates the topics covered in the individual posts. Happy reading, and - if possible, share this post, as it contains fundamental information:
一 Italy will lose if it leaves 一带一路, not China 😂
🔍 Giorgia Meloni's diplomatic disaster with the Chinese Embassy, ​​the Italian Economy in decline, ideas on SEZs in the South, the opportunities of Chinese Modernization 📖
二 Statement from the Chinese Embassy in Italy on the issue of "commercial surplus" 🐲
🔍 Italy sends warships to the East, Adolfo Urso talks with the puppet regime of Taiwan and the Embassy of the People's Republic of China responds to false accusations of "Italy's disadvantage" in the trade balance with China 📖
三 中华人民共和国外交部: «Some forces have launched a malicious outcry, and politicized the Trade Cooperation between China and Italy in an attempt to interrupt it and create divisions» 😡
🔍 China - Italy Trade Statistics in the last 5 years, Italy's popularity in China and Data on 一带一路 📖
四 Italian anti-Chinese hypocrisy is disgusting, poisonous and counterproductive 🤮
🔍 The embarrassing Italian mantra of «I don't trust the Chinese»: Anti-Chinese lies of the colony's media, hypocrisy and anti-Chinese adventurism of the Italian Government in the Taiwan issue 📖
五 New Silk Road and Italy: the meaning of 合作共赢 - Mutual Advantage Cooperation 🤝 | 作为美国尴尬的殖民地,意大利不懂得如何达成双赢的交易。他们的政策是"们的主人,美利坚合众国" 😂
🔍 Logic 共赢, benefits for Italy and China in the original agreement: making the Italian Republic the main port of arrival and docking of large Chinese ships 📖
六 The Italian commercial environment is not favorable for Chinese companies 🤪
🔍 Italy has no idea how to conduct business in the real world, Italy's ridiculous excuses and justifications on the 一带一路 issue 📖
七 Facts beat eloquence: how does Italy really intend to promote relations and respect the One China Principle? 🤔
🔍 Does the Italian MFA think it can fool China?
八 What does China get from Italy? Half-words, promises without concrete actions, mockery 🤹‍♂️
🔍 The calm, patience and wisdom of Li Qiang clashes with the ridiculousness of Giorgia Meloni, who claims to have received no pressure from the USA on leaving the 一带一路 📖
😈 There's nothing more to say. I would rather eat Japanese radioactive fish than have to go back to talking about this topic regarding Giorgia Meloni's Anti-Chinese Government 🇮🇹
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economiaconamalia · 1 year ago
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La crisi mondiale si manifesta nelle nostre esportazioni
Come abbiamo più volte anticipato il rallentamento economico mondiale avrebbe presto tardi mostrato i suoi effetti anche sulla nostra economia. E così è stato nel mese di ottobre. Il commercio estero svizzero ha fortemente rallentato la sua corsa rispetto ai precedenti due mesi dove aveva segnato dati record. Leggendo un po’ superficialmente la notizia che dice che la bilancia commerciale chiude…
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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Wall Street rimane oggi chiusa per la festività del Labor Day
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Wall Street rimane oggi chiusa, le contrattazioni riprenderanno regolarmente domani. Il Labor Day (in italiano Festa del lavoro) è una festività federale che si celebra il primo lunedì di settembre. Ebbe origine in Canada per ricordare le rivendicazioni del Nine-Hour Movement (movimento delle nove ore) che portarono alla legalizzazione dell'attività sindacale. Successivamente furono organizzate celebrazioni di solidarietà anche negli USA, tanto da spingere il Congresso ad ufficializzare la festa nel 1894. Oggi non ci sono dati macroeconomici in uscita, e l'agenda è piuttosto povera di indicazioni rilevanti per tutta la settimana. Il deficit della bilancia commerciale a luglio dovrebbe mantenersi sui livelli registrati lo scorso mese, mentre l'indagine ISM dei servizi di agosto dovrebbe confermare i segnali di rallentamento del settore evidenziati dalle precedenti indagini del mese. In calendario anche la pubblicazione da parte della Fed del Beige Book che potrebbe dare indicazioni potenzialmente rilevanti per la riunione del FOMC di fine settembre. Il sentiment del mercato ha ricevuto una spinta dal rapporto sull'occupazione negli Stati Uniti di venerdì scorso, che ha mostrato un mercato del lavoro in costante raffreddamento, offrendo un assist alla Federal Reserve per sospendere gli aumenti dei tassi questo mese (la riunione del FOMC è il 19 e 20 settembre). In particolare, la variazione dei nonfarm payrolls di agosto è stata pari a 187 mila, superiore alle variazioni (ampiamente riviste al ribasso) di giugno (105 mila) e luglio (157 mila), ma coerente con una ulteriore frenata della media trimestrale a 150mila unità. La maggiore sorpresa è venuta dal tasso di disoccupazione, balzato dal 3,5 al 3,8%. Dalla Fed, Loretta Mester (Fed di Cleveland) ha dichiarato che il mercato del lavoro rimane resiliente nonostante i segnali positivi dell'employment report di agosto. A suo parere, il tasso di disoccupazione al 3,8% rimane comunque troppo basso e le future decisioni in materia di tassi da parte della banca centrale saranno prese dopo un attento monitoraggio dei dati economici e bancari e dell'andamento dei mercati finanziari. Read the full article
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finanzaemotiva · 2 years ago
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Maria Tripodi ha guidato la delegazione italiana alla terza edizione della CICPE di Haikou
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Maria Tripodi ha guidato la delegazione italiana alla terza edizione della CICPE di Haikou Il Sottosegretario degli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Maria Tripodi, ha guidato la delegazione italiana alla terza edizione della China International Consumer Product Expo (CICPE) di Haikou (Cina), la più importante fiera cinese sui prodotti di consumo cui l’Italia partecipa in qualità di Paese ospite d’onore. Si è trattato della prima visita di un membro di Governo italiano in Cina, dopo l’interruzione legata alla pandemia. Il Sottosegretario Tripodi ha partecipato all’inaugurazione della fiera di Haikou, cui hanno preso parte anche il Vice Presidente della Conferenza Politica Consultiva del popolo cinese, Wang Yong, e il Ministro del Commercio, Wang Wentao. Nel corso della visita il Sottosegretario Tripodi ha avuto un incontro bilaterale con il Vice Ministro del Commercio, Sheng Quiping, con il quale si è discusso dell’importanza del rilancio dell’economia a livello globale e dell’approfondimento delle relazioni economiche e commerciali tra Italia e Cina. Il Sottosegretario ha inoltre sottolineato l’importanza del mercato cinese per le esportazioni italiane, il secondo extraeuropeo, il primo in Asia, come dimostrano i livelli record dell’export 2022 (16,4 miliardi di euro). Il Sottosegretario Tripodi ha anche rimarcato la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale, migliorare le condizioni di accesso per le imprese italiane nel mercato cinese e tutelare la proprietà intellettuale. La missione nell’isola di Hainan è proseguita con l’inaugurazione dei padiglioni italiani. L’Italia ha partecipato alla fiera con un padiglione istituzionale organizzato da Agenzia ICE in collaborazione con la Fondazione Altagamma e un altro padiglione coordinato alla Camera di Commercio Italiana in Cina insieme a Bologna Fiere, cui si aggiungono stand di singole aziende. Alla CiPCE erano presenti oltre 100 marchi italiani, a significare l’importanza anesa al mercato cinese. Il Sottosegretario Tripodi ha sottolineato come “le aziende e i marchi italiani presenti alla Fiera quest’anno sono rappresentativi dell’eccellenza del Made in Italy in numerosi settori, dall’ automotive alla nautica, dalla moda alla cosmetica e all’agroalimentare. Il Made in Italy è un marchio che raccoglie in sé alcuni tratti distintivi riconosciuti da tutti; stile, originalità, qualità. I prodotti italiani sono sempre più apprezzati dai consumatori cinesi, come dimostra il valore record del nostro export in Cina 2022”. Il Sottosegretario ha infine inaugurato il padiglione dell’Unione Europea, dedicato alla promozione e alla protezione delle Indicazioni Geografiche, tarmi oggetto di un accordo tra UE e Cina entrato in vigore nel marzo 2021, nel quale l’Italia detiene il primato per prodotti protetti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mariuskalander · 2 years ago
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RT @muenzenberg: In soli 12 mesi, la bilancia commerciale #collassa da +40 a -31 miliardi. "Pil in forte aumento" #certificano i #tecnici servi dei #quisling. A giugno, dopo il #default, anche tutto il #risparmio sarà finito in fumo. A quel punto, per Roma si realizzerà la profezia di #Rasputin. https://t.co/LtEyXuF8Fr
— Mario Calandra (@MariusKalander) Feb 20, 2023
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kritere · 2 years ago
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Istat, risale l'export, il saldo commerciale torna positivo
GUARDARE TV  A novembre l’Istat stima un aumento congiunturale per le esportazioni italiane del 3,9% rispetto a ottobre e una flessione per le importazioni dell’1,4%. Su base annua l’incremento dell’export è del 18% in termini monetari mentre il dato volume è sostanzialmente invariato (+0,2%).    Il saldo della bilancia commerciale dell’Italia, “negativo da dicembre 2021, torna positivo a…
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scienza-magia · 2 years ago
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Dinamiche del mercato internazionale del caffè
Il caffè, che, dopo il gas naturale, rappresenta la materia prima più esportata sul totale del valore mondiale delle esportazioni, potrebbe essere considerato il bene coloniale per eccellenza. Ogni giorno milioni di persone spendono 165 milioni di dollari per acquistarlo, mentre per oltre 25 milioni di coltivatori, disseminati tra America centrale e meridionale, Africa, Asia e Oceania, il caffè costituisce l’unica fonte di reddito. Una tale situazione espone i coltivatori e le loro famiglie ad un rischio notevole, in funzione non solo delle vicende meteorologiche e del carattere voluttuario del consumo di caffè ma, soprattutto, dell’andamento dei prezzi sul mercato internazionale (Giordano, 2000), in quanto in conseguenza delle altalenanti vicende finanziarie si producono effetti negativi sui piccoli produttori, anello più debole della filiera produttiva, e sulle loro già precarie condizioni di vita. Ad esempio, in Brasile, il primo produttore mondiale, le coltivazioni di caffè sono soggette a periodiche gelate notturne: un raccolto scarso (o l’aspettativa di un raccolto scarso) ha effetti diretti sul prezzo del caffè. Per il Brasile, tuttavia, la diversificazione nelle esportazioni attenua gli effetti delle fluttuazioni dei prezzi. La situazione è completamente diversa per alcuni paesi africani (come Burundi, Etiopia ed Uganda) che detengono una quota del mercato mondiale minima e hanno quindi marginale influenza sui prezzi, ma le cui economie sono estremamente dipendenti dalle esportazioni di caffè (che rappresenta la voce più importante dell’attivo della bilancia commerciale). La pianta del caffè: tipologia e coltivazione Il caffè è una pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Rubiacee, genere Coffea, che cresce nella fascia tropicale e sub-tropicale necessitando di una temperatura tra i 17 e i 23 gradi e di abbondanti precipitazioni. Affinché la pianta possa entrare in piena produzione occorrono dai cinque agli otto anni e il suo ciclo produttivo si esaurisce dopo circa trent’anni, anche se la resa massima termina attorno al quindicesimo anno. Da un punto di vista economico-commerciale (nonostante esistano quasi cento specie di caffè), solo due varietà hanno un ruolo di rilievo: la Coffea Arabica e la Coffea Canephora, meglio conosciuta come Robusta. La varietà Arabica, meno adattabile alle variazioni climatiche, è tipicamente preferita dai consumatori in ragione del suo sapore delicato, del basso contenuto di caffeina e della minore acidità; la pianta cresce ad un’altitudine tra i 1.000 e 2.000 metri s.l.m. ed è diffusa in America Latina, Africa centro-orientale e in alcune zone dell’India (Figura 1). L’Arabica è comunemente distinta in Colombian milds, Other milds e Brazilian Naturals. La varietà Robusta ha un sapore più aspro, che può essere chimicamente ridotto, ed è sempre più presente nelle miscele (blend) di caffè in polvere. Ha la caratteristica di essere maggiormente resistente alle malattie e cresce già ad un’altitudine di 700 metri s.l.m. anche in condizioni climatiche non ottimali. Questa varietà è diffusa nella regione occidentale dell’Africa, nel Sud-Est asiatico e in alcune zone del Brasile. Il caffè Arabica, con 72 milioni di sacchi (1) prodotti nel 2007/08, rappresenta una quota del mercato mondiale del caffè di poco superiore al 60% (Tabella 1). Tuttavia, la sua produzione si sta progressivamente riducendo (-8,4% rispetto al periodo precedente) a favore della Robusta (45,6 milioni di sacchi), che ha dei costi di produzione e di impianto nettamente inferiori. La Robusta, inoltre, ha una resa produttiva maggiore: 2.300-4.000 kg/ha contro i 1.500-3.000 kg/ha dell’Arabica.
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Figura 1 - Aree di produzione del caffè Arabica e Robusta (% sul totale 2007/08)
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Tabella 1 - Andamento della produzione per tipologia di caffè (migliaia di sacchi, %) La varietà climatica che caratterizza le aree di produzione del caffè è all’origine delle diverse tecniche di coltivazione. In generale, si distinguono le “piantagioni in ombra” dalle “piantagioni al sole”. Nelle prime, tipiche della policoltura tradizionale, il caffè viene coltivato in appezzamenti di superficie inferiore ai dieci ettari e in forma semi-intensiva. Solitamente tale produzione viene praticata nelle zone collinari e montuose dell’America Centrale e del Sud (ad esclusione del Brasile) da piccoli coltivatori che vendono il raccolto agli esportatori locali, a volte con l’intermediazione di cooperative. L’esportatore, che a sua volta rivende il caffè ai trader internazionali, agisce nei confronti del produttore da monopsonista (2): il compratore è price-maker, mentre il produttore ha un potere quasi nullo di contrattazione e deve subire il prezzo che gli viene imposto. In tale contesto, la ridotta dimensione non avvantaggia di certo i piccoli produttori che hanno uno scarsissimo potere contrattuale. Le piantagioni al sole, invece, sono realizzate su grandi estensioni di terreno (tipiche del Vietnam e del Brasile) e con processi per quanto possibile automatizzati è, come tali, in grado di offrire una maggiore redditività per ettaro coltivato. In Brasile, ad esempio, i grandi latifondisti coltivano il caffè in vaste piantagioni a produzione intensiva, gestendo le varie fasi della catena del valore fino alla vendita del caffè verde alle società esportatrici che operano nei porti di imbarco. I principali produttori di caffè: dal primato dell’America Latina all’emergere dell’Asia Sebbene la pianta del caffè sia originaria della parte nord-occidentale del continente asiatico, in particolare dello Yemen, l’America Latina (dove il caffè viene coltivato in modo particolarmente diffuso già a partire dal XV secolo) è stata negli ultimi cento anni, ed è ancora oggi, la principale area di produzione. La sua quota, tuttavia, è gradualmente diminuita nell’ultimo secolo a causa della crescita della produzione in Africa e, soprattutto, in Asia. Attualmente, il continente americano supera il 50% della produzione mondiale solo se si considerano Centro e Sud America insieme (Figura 2).
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Figura 2 - Principali aree di produzione (% sul totale 2007/08) Fonte: nostre elaborazioni su dati ICO Nel periodo 2007/08 la produzione totale (Tabella 2) ha raggiunto i 117,8 milioni di sacchi (-6,6% rispetto al periodo precedente). Le dinamiche dell’offerta, negli anni considerati, manifestano un andamento differenziato tra i diversi Paesi anche se, in generale, è possibile osservare in tutte le aree (con la sola eccezione del Messico e dell’America centrale) una contrazione della produzione: particolarmente elevata quella del Sud America (-12,3%), più contenuta quella dei paesi asiatici (-5,5%) ed africani (-4,2%). Da una parte, si tratta di una conseguenza diretta dell’aumento del prezzo del petrolio, che ha generato un incremento dei costi di produzione oltre a problemi di inflazione in molti paesi produttori, e dall’altra, del deprezzamento del dollaro rispetto ad alcune valute, che ha determinato una riduzione del potere di acquisto dei produttori. Dall’analisi dei dati è evidente, inoltre, la concentrazione della produzione in Brasile, Vietnam e Colombia che rappresentano il 56,4% dell’offerta mondiale. Per l’annata 2008/09, secondo le stime dell’International Coffee Organization (ICO), la produzione mondiale dovrebbe attestarsi sui 131 milioni di sacchi a seguito delle ripercussioni sui mercati finanziari e della crisi economica generale, che porterà ad un taglio degli investimenti nel settore del caffè con una riduzione, in primis, degli input agricoli. Nell’ultimo ventennio, il continente asiatico ha assunto una posizione di rilievo sul mercato internazionale del caffè, sia per la crescita considerevole dei consumi che in termini produttivi. L’aumento delle piantagioni in Indonesia prima, e in Vietnam poi, ha portato ad una perdita di significatività della quota di produzione africana. In Africa la liberalizzazione del processo di produzione, conseguente allo smantellamento dei controlli statali sulla commercializzazione del caffè e alla fine dei marketing board (enti pubblici con la funzione di assicurare ai produttori di caffè un prezzo minimo di vendita), ha determinato un decremento dei livelli produttivi. L’auspicato beneficio derivante dall’apertura del mercato è stato vanificato dalla complessa situazione politico-sociale ed economico-produttiva di questi paesi. Il novero dettagliato di queste “difficoltà” è assai ampio e variegato e va, volendo fornire alcuni esempi, dalla situazione della Costa d’Avorio dove le piante del caffè sono state soggette alla tracheomicosi che ne ha ridotto la resa produttiva, al caso del Kenya, dove i coltivatori hanno dovuto far fronte a delle annate di siccità, aggravate però, da una fase di instabilità politica.P
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Tabella 2 - Andamento della produzione in alcuni Paesi produttori (migliaia di sacchi) Tra i paesi asiatici, il caso del Vietnam è degno di particolare menzione. Nel 1989/90 la produzione vietnamita raggiungeva il milione di sacchi all’anno, rappresentando una frazione minuscola del mercato internazionale del caffè. Durante gli anni Novanta il paese ha intrapreso una serie di riforme derivanti dal piano di ristrutturazione imposto dal Fondo Monetario Internazionale3 e volte, essenzialmente, a liberalizzare l’economia e favorire l’apertura al commercio internazionale. Nel giro di pochi anni il Vietnam è divenuto il secondo produttore mondiale di caffè, anche grazie a una generosa politica di sussidi all’esportazione erogati ai produttori locali. Parallelamente all’espansione produttiva in Vietnam, il Brasile ha progressivamente introdotto sistemi di produzione intensiva e trasferito le piantagioni verso aree meno soggette a gelate, al fine di poter incrementare i raccolti e salvaguardare la propria posizione di leadership nel mercato internazionale. La figura 3 mostra l’evoluzione della produttività nei principali paesi produttori. Dal grafico emerge chiaramente il notevole incremento della produttività registrato in Vietnam a partire dagli anni novanta, cui fa da contraltare la progressiva perdita di efficienza registrata dalla Costa d’Avorio. Tra i paesi dell’America Latina, la Colombia registra un andamento della produttività pressoché costante mentre il Brasile, negli ultimi cinque anni, evidenzia un andamento altalenante.
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Figura 3 - Andamento della produttività in alcuni Paesi produttori (Kg per ettaro) Nonostante i cambiamenti avvenuti nella struttura dell’offerta, il primo produttore mondiale resta il Brasile (36 milioni di sacchi) che, a differenza della maggior parte dei paesi latino americani che producono la varietà Arabica, produce principalmente la varietà Robusta. Altro grande produttore storico rimane la Colombia (12,4 milioni di sacchi) che esporta soprattutto Arabica. In Africa, invece, spicca l’alta produzione di Etiopia e Uganda (Tabella 2). È noto che l’economia di molti paesi in via di sviluppo è fortemente dipendente dalla produzione di alcune commodity. Tra queste, il caffè occupa spesso una posizione di rilievo, come nel caso dei Paesi africani che dipendono dall’export di caffè per oltre metà delle loro esportazioni (Tabella 3). Una situazione analoga si registra anche in alcuni Paesi dell’America centrale. A queste economie fondate sulla monocoltura, si contrappone la situazione del Brasile che è riuscito negli ultimi decenni a ridurre progressivamente la propria dipendenza da questo prodotto. Già nella seconda metà degli anni Settanta, grazie ad una maggiore diversificazione delle esportazioni e allo sviluppo di una base industriale, il caffè generava solo il 20% delle esportazioni per arrivare all’attuale 5% circa (Colombo, Tirelli, 2006).
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Tabella 3 - Percentuale di caffè verde esportata sul totale delle esportazioni (media 1995-1999) Nei primi otto mesi del 2008, il volume totale delle esportazioni di tutte le tipologie di caffè è stato pari a 64,8 milioni di sacchi con una riduzione del 3,4% rispetto al periodo precedente (Figura 4). Nel caso dell’Arabica, circa 42 milioni di sacchi esportati, la contrazione maggiore è stata registrata nel flusso di esportazioni della varietà Brazilian Naturals (–9,7%), mentre la Robusta (22,7 milioni di sacchi) ha registrato una riduzione dell’export del 4,8%. I dati sulle esportazioni, così come per la produzione, evidenziano un elevato livello di concentrazione per Brasile, Vietnam e Colombia, che rappresentano il 55% del totale esportato. Tuttavia, il peso del Brasile è leggermente ridimensionato rispetto ai volumi di produzione, in favore di Vietnam e Colombia. Il motivo è imputabile al fatto che il paese è caratterizzato anche da un ampio mercato di consumo interno, così come il Messico. La maggior parte dei paesi produttori, invece, esporta pressoché tutto il caffè che coltiva.
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Figura 4 - Totale esportato da alcuni Paesi produttori (migliaia di sacchi) Da considerare, infine, che nonostante il caffè lavorato costituisca una delle tipologie che garantisce il maggior valore aggiunto, nei Paesi produttori le esportazioni riguardano principalmente il caffè verde (95%) mentre solo una quota limitata di caffè viene esportata in altre forme (solubile o torrefatto). Le ragioni che spiegano una tale situazioni risiedono, essenzialmente, nelle politiche agricole messe in atto dai Paesi industrializzati per proteggere le industrie di trasformazione legate al caffè. Read the full article
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universodonna-official · 4 years ago
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delectablywaywardbeard-blog · 11 months ago
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