#narrativa spirituale.
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Laura Magli presenta il suo primo libro: "Un tesoro chiamato Fede". Un saggio colorato e vivace per ragazzi e adulti sulla fede e la felicità
Sabato 14 dicembre 2024, alle ore 16:30, presso le Sale d’Arte di Via Machiavelli 13 ad Alessandria, la giornalista Mediaset Laura Magli presenterà il suo primo libro, "Un tesoro chiamato Fede – Piccolo saggio per cacciatori di felicità".
Sabato 14 dicembre 2024, alle ore 16:30, presso le Sale d’Arte di Via Machiavelli 13 ad Alessandria, la giornalista Mediaset Laura Magli presenterà il suo primo libro, “Un tesoro chiamato Fede – Piccolo saggio per cacciatori di felicità”. Pubblicato da Scorpione Editrice, il volume è già un successo editoriale, affascinando lettori di ogni età grazie al suo stile fresco e ai messaggi…
#Alessandria appuntamenti culturali#Alessandria eventi culturali#Alessandria today#ASM Costruire Insieme#autori emergenti#autori italiani#bambini e spiritualità#Doris Ria illustrazioni#eventi Alessandria 2024#eventi dicembre Alessandria#famiglia e valori#fede e felicità#fede in Dio#felicità e spiritualità#giornalista Mediaset#Google News#ispirazione religiosa#italianewsmedia.com#Laura Magli#lettura per ragazzi#libri per bambini#libri per giovani lettori#meditazione per bambini#narrativa colorata#narrativa italiana#Narrativa per ragazzi#narrativa spirituale.#personificazione della fede#piccola editoria#Pier Carlo Lava
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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Esma canta "Latte di soia"
"Bevo latte di soia che forse batto la noia perché è così che sto fingendo ch'è stata solo una storia...". Si intitola "Latte di soia" ed inizia con queste parole la nuova canzone di Esma. Il brano esce su tutte le piattaforme il 6 dicembre 2024
Il songwriter piemontese propone una ballata indie-pop che "gentilmente" rompe gli schemi di narrazione razionale ai quali siamo abituati per raccontare una storia d'amore unilaterale ed universale. La crescente paura contemporanea nel relazionarci e l'insicurezza ad aprirci rosicchiano le gambe della condivisione e dell'empatia "Non lasciam che la paura ci controlli le mani.."
Esma mira ad essere sciamano vibrazionale con la sua semplicità narrativa, punta le sua bacchetta spirituale lì dove solo l'amore rende possibile un'apertura: attraverso la musica. Musicoterapia per l'apertura cardiaca, un crescendo di synth, transienti e poesia che finiscono per droppare su "Accetto il fatto che tu non ci sei più guardo il tramonto dal golfo di Bombay".
Il nuovo singolo di Esma parla di accettazione "Siamo barili sulle onde, siamo petali nella tempesta, siamo i semi che bucano la terra.." in un momento storico dove l'intelligenza artificiale insidia le fondamenta dell'intelligenza naturale, dove gli incontri avvengono molto spesso tramite delle app e non per reale attrazione animica. Scritta da Enrico Esma nella primavera del 2024, "Latte di soia" è stata prodotta, mixata e masterizzata presso la "ICY Entertainment" di Asti e distribuita dalla Label Diversa Music in collaborazione con ADA Music Group.
///
Enrico Esma canta componendo la Vita. Scrive vivendo il più possibile a cuore aperto per trasmettere in musica emozioni ed armonia. I suoi testi parlano di un modo di vivere differente, fatto di strade alternative e sani principi e, proprio per questo, sono dedicati a tutti quelli che non vogliono rimanere ancorati alle apparenze e rifiutano il controllo. Le sue canzoni sono un inno alla spontaneità e alla semplicità, un antidoto all'omologazione seriale ed al comfort.
L'artista e produttore ESM∆ è costantemente alla ricerca di connessioni. La connessione con la natura, con lo spirito, con l'esperienza umana: l'espressione e la vulnerabilità sono al centro del suo lavoro e di ciò che evoca come artista. La sua scrittura è sfaccettata, profondamente emotiva e continuamente basata su ciò che in definitiva significa essere umani, nella sua vasta gamma di esperienze somatiche ed emotive. ESM∆ si impegna in tutte le forme di espressione artistica mettendo il cuore in primo piano.
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Esma canta "Latte di soia"
"Bevo latte di soia che forse batto la noia perché è così che sto fingendo ch'è stata solo una storia...". Si intitola "Latte di soia" ed inizia con queste parole la nuova canzone di Esma. Il brano esce su tutte le piattaforme il 6 dicembre 2024
Il songwriter piemontese propone una ballata indie-pop che "gentilmente" rompe gli schemi di narrazione razionale ai quali siamo abituati per raccontare una storia d'amore unilaterale ed universale. La crescente paura contemporanea nel relazionarci e l'insicurezza ad aprirci rosicchiano le gambe della condivisione e dell'empatia "Non lasciam che la paura ci controlli le mani.."
Esma mira ad essere sciamano vibrazionale con la sua semplicità narrativa, punta le sua bacchetta spirituale lì dove solo l'amore rende possibile un'apertura: attraverso la musica. Musicoterapia per l'apertura cardiaca, un crescendo di synth, transienti e poesia che finiscono per droppare su "Accetto il fatto che tu non ci sei più guardo il tramonto dal golfo di Bombay".
Il nuovo singolo di Esma parla di accettazione "Siamo barili sulle onde, siamo petali nella tempesta, siamo i semi che bucano la terra.." in un momento storico dove l'intelligenza artificiale insidia le fondamenta dell'intelligenza naturale, dove gli incontri avvengono molto spesso tramite delle app e non per reale attrazione animica. Scritta da Enrico Esma nella primavera del 2024, "Latte di soia" è stata prodotta, mixata e masterizzata presso la "ICY Entertainment" di Asti e distribuita dalla Label Diversa Music in collaborazione con ADA Music Group.
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Enrico Esma canta componendo la Vita. Scrive vivendo il più possibile a cuore aperto per trasmettere in musica emozioni ed armonia. I suoi testi parlano di un modo di vivere differente, fatto di strade alternative e sani principi e, proprio per questo, sono dedicati a tutti quelli che non vogliono rimanere ancorati alle apparenze e rifiutano il controllo. Le sue canzoni sono un inno alla spontaneità e alla semplicità, un antidoto all'omologazione seriale ed al comfort.
L'artista e produttore ESM∆ è costantemente alla ricerca di connessioni. La connessione con la natura, con lo spirito, con l'esperienza umana: l'espressione e la vulnerabilità sono al centro del suo lavoro e di ciò che evoca come artista. La sua scrittura è sfaccettata, profondamente emotiva e continuamente basata su ciò che in definitiva significa essere umani, nella sua vasta gamma di esperienze somatiche ed emotive. ESM∆ si impegna in tutte le forme di espressione artistica mettendo il cuore in primo piano.
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Selma Lagerlöf
Selma Lagerlöf, scrittrice svedese, è stata la prima donna della storia insignita del Premio Nobel per la letteratura.
Autrice di numerosi romanzi e racconti, la sua opera epico-narrativa è stata quasi tutta ispirata alle tradizioni popolari della sua regione e alla vita di quell’aristocrazia provinciale colta ma decaduta che, con la rapida industrializzazione del paese, andava fatalmente tramontando.
La fiaba pedagogica è stata il mezzo che le ha consentito di realizzare un equilibrio tra verità psicologica e senso del meraviglioso.
Nata a Sunne, in Svezia, il 20 novembre 1858, ebbe un’infanzia difficile dovuta a una malattia all’anca che la costringeva a forti dolori e lunghi periodi di degenza, alleviati dalla compagnia della nonna, narratrice di racconti di miti e leggende del mondo nordico.
Era una maestra indipendente e moderna, quando, nel 1891, ha pubblicato il suo primo romanzo la Saga di Gösta Berling, storia scritta per intrattenere i suoi nipoti in cui reinterpreta la mitologia scandinava dandone un volto fortemente contemporaneo, grazie al quale i classici uomini-eroi, si scoprono fragili e imperfetti.
Il libro, considerato la sua opera principale, ebbe un enorme successo che le aveva portato un cospicuo premio in denaro con cui aveva potuto lasciare l’insegnamento per cominciare a viaggiare con la sua compagna, la scrittrice Sophie Elkan. Insieme visitarono Italia, Egitto, Palestina, Francia, Belgio e Olanda, luoghi di ispirazione per opere successive.
È stata molto attiva nelle rivendicazioni dei diritti delle donne e ha partecipato al Congresso dell’Alleanza internazionale per il diritto al voto femminile.
Figura eminente della letteratura svedese, è stata la prima scrittrice a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1909, per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere.
Coi proventi del Nobel, aveva riacquistato e ristrutturato la residenza di famiglia che suo padre era stato costretto a vendere a causa di un dissesto finanziario.
Nel 1914 è stata la prima donna a entrare nell’Accademia Svedese.
Ha ricevuto lauree ad honorem ed è stata insignita della Legion d’Onore francese. Anni dopo, Marguerite Yourcenar l’ha definita “la più grande scrittrice dell’Ottocento“.
Alla morte di Sophie Elkan, nel 1921, ne aveva ereditato i beni personali che andarono a costituire una sorta di museo nella sua casa, noto come Elkanrummet (Stanza Elkan).
Con l’avvicendarsi della persecuzione nazista è stata una ferma oppositrice dell’interventismo e della guerra, ne ha condannato gli orrori nel romanzo L’esiliato, i cui diritti d’autore vennero destinati al Comitato internazionale per il soccorso dei profughi politici, procurandosi la messa al bando di tutte le sue opere in Germania.
Si è spenta il 16 marzo 1940 a causa di un’emorragia cerebrale.
Sulla sua vita libera e coraggiosa, sono stati scritti libri e tratti diversi film. Le è stato dedicato un asteroide ed è stata effigiata su una banconota svedese.
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Il Viaggio di Paulo Coelho verso l’Icona Letteraria Globale
Paulo Coelho è diventato uno dei più celebri scrittori contemporanei grazie alla sua capacità di toccare corde universali con le sue storie spirituali e ricche di saggezza. Nato in Brasile, la sua vita è stata un percorso straordinario che lo ha portato da esperienze difficili a un successo globale come autore. Il suo cammino, nonostante le numerose sfide, ha ispirato milioni di lettori in tutto il mondo, e attraverso piattaforme come z.library Coelho ha visto le sue opere diffondersi tra coloro che amano la lettura digitale.
Le Origini di Coelho: Ribellione e Sogni Infranti
Il viaggio di Coelho inizia con una giovinezza turbolenta caratterizzata da una ricerca costante di libertà e comprensione. Cresciuto in una famiglia conservatrice, trovava spesso rifugio nei libri e nei sogni di diventare uno scrittore. Tuttavia, il suo spirito ribelle portò anche a difficoltà personali. Fu mandato in istituti psichiatrici dai genitori preoccupati per il suo comportamento anticonformista ma non si lasciò abbattere e usò queste esperienze come fonte d’ispirazione.
Un insegnamento nascosto nella sua esperienza adolescenziale è l’importanza della perseveranza e della ricerca di sé, valori che traspaiono in molti dei suoi scritti. È come se ogni libro fosse una parte di lui stesso riflessa tra le pagine.
Il Momento di Cambiamento: Santiago e il Pellegrinaggio
Uno dei momenti più significativi nella vita di Coelho avvenne quando decise di intraprendere il famoso cammino di Santiago de Compostela. Questo pellegrinaggio fu un’esperienza di trasformazione profonda che segnò una svolta spirituale e letteraria nella sua vita. Al termine del cammino, Coelho sentì il bisogno di condividere questa scoperta interiore attraverso la scrittura.
Il Pellegrinaggio divenne il primo romanzo in cui Coelho esplora il concetto di ricerca personale e realizzazione, un tema che sarebbe poi diventato centrale in tutta la sua opera. Per lui, scrivere non era solo raccontare una storia, ma offrire ai lettori una guida alla scoperta di sé.
L'Alchimista: Il Successo Mondiale
Con la pubblicazione de L’Alchimista, Paulo Coelho raggiunse il successo planetario. Questo romanzo, incentrato sulla ricerca del proprio destino, ha conquistato lettori di ogni età e cultura per la sua semplicità e profondità. L’alchimista ha venduto milioni di copie e ha trasformato Coelho in una figura iconica nella letteratura moderna.
La sua popolarità si basa su alcuni punti distintivi che fanno di lui un autore unico:
Storie dal linguaggio semplice e diretto
Temi universali come l’amore e la realizzazione personale
Spiritualità e filosofia accessibili a tutti
Utilizzo di personaggi che riflettono il viaggio interiore dell’autore
Inoltre, la presenza delle sue opere nelle biblioteche digitali ha permesso a sempre più persone di scoprire il suo mondo letterario senza dover andare in una libreria fisica.
Il Messaggio di Coelho: Trasformare il Dolore in Crescita
I libri di Paulo Coelho non sono solo romanzi ma veri e propri strumenti di riflessione per affrontare le sfide della vita. Coelho invita i lettori a considerare le difficoltà non come ostacoli, ma come opportunità di crescita e trasformazione. La sua filosofia si rivolge a chiunque cerchi uno scopo più profondo nella propria esistenza e riconosce che la vita è una continua evoluzione.
Riflessioni Spirituali nei Romanzi di Coelho
Le riflessioni spirituali sono il cuore della narrativa di Coelho. Nei suoi romanzi, ogni esperienza è vista come un tassello essenziale del viaggio umano. Tra visioni mistiche e insegnamenti antichi, Coelho invita ciascun lettore a esplorare la propria anima e a trovare risposte dentro di sé.
Un Esempio di Perseveranza per Scrittori Emergenti
Paulo Coelho è oggi una fonte di ispirazione non solo per i lettori, ma anche per molti scrittori emergenti che vedono nel suo percorso una prova che, nonostante le difficoltà, il successo è possibile.
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"Materia Prima" è un'opera che attraverso la complessa psicologia del protagonista offre un tentativo di esplorazione dell'umano e del post-umano. La storia di Sergio, quarantenne logorroico e in cerca di un'esperienza spirituale, si sviluppa tra l'impossibilità di trovare un senso nella vita borghese e la fuga verso una dimensione altra che porterà l'uomo in alcune comunità spirituali. Diviso in tre parti, che mescolano narrazione in prima e terza persona con inserti metateatrali e pseudo-saggistici, questo romanzo offre uno sguardo sulla ricerca di identità e significato. Il viaggio di Sergio verso la terza comunità, dove si troverà circondato dai "sassi", diviene un'esperienza di espansione, rappresentata in un epilogo narrato in prima persona plurale. Con una struttura narrativa unica e una prosa ipnotica, l'autore offre una visione sulla natura umana e il suo costante dialogo con l'esistenza.
Tutte le informazioni qui: https://sergiooricci.wordpress.com/
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Nulla Dentro é il nuovo singolo di LIL CIU
Un nuovo progetto electro pop
LIL CIU propone un progetto Electro pop, con cassa dritta e sonorità elettroniche anni 80. Nonostante il lancio con uno storico produttore della scena rap e hip-hop come Don Joe, possiede poche caratteristiche riconducibili a quel filone musicale. La metrica del cantato sulle strofe, in alcuni punti può ricordare un cantato rap. I testi, che in affinità al genere sono spesso in rima o in assonanza, hanno riferimenti: alla musica, al cinema, ad argomenti storici attuali ed alla cultura in generale. Le tematiche trattate sono incentrate quasi interamente su situazioni vissute, relazioni, sentimenti ed emozioni.
Il nuovo singolo di LIL CIU: “NULLA DENTRO”, prodotto da Daniele Raciti, vira verso un sound più indie pop, che comunque mantiene un contatto quasi spirituale con tutto ció che l’artista ha proposto fino ad ora. Il brano inizia con una strofa dalla voce molto ritmata, che narra una storia sentimentale, dove si trovano citazioni al mondo cinematografico (Annibal Lecter, Uma Thurman di Kill Bill, Timon e Pumba), il tutto mescolato a metafore crude (“il mio cuore analizzato balisticamente”, “mi hai fatto a pezzi”), ma che mantengono comunque un certo romanticismo, per certi versi malinconico.
Questa é la tipica narrativa di LIL CIU, che arriva ad un pre-ritornello molto soft e parecchio appiccicoso, il quale ha l’aria di essere il ritornello stesso. Esso sfocerà poi nel vero ritornello, anch’esso difficile poi da scacciare dalla testa. Qui l'artista ci fa capire la fine della storia fino ad ora narrata. Ritorna poi la strofa, che si sposta dal rappato ad un’esecuzione più melodica e respirata. In essa troviamo situazioni sentimentali comuni, cosa già riscontrato nelle liriche dei precedenti brani. Notevole la citazione e metafora finale di Chihiro dello studio Ghibli. Attraverso pre-ritornello e ritornello si arriva ad una enfasi finale, molto aperta, della canzone. LIL CIU, con la sua narrazione e con i suoi nuovi tappeti sonori, ci stupisce ancora! Sono doverose alcune informazioni sul produttore: DANIELE RACITI, classe ‘93, lauree magistrali di Jazz e Pop in conservatorio, attivissimo sia in studio che in live. Vanta tra le sue collaborazioni nomi come: Gaia, J-Ax, Mario Biondi, Westfalia e Ghemon, insieme al quale è stato uno degli autori di “Momento Perfetto”, brano in gara al festival di Sanremo nell'edizione 2021.
I due sono già al lavoro per un’altra collaborazione.
Social:
https://www.instagram.com/lil2ciu/
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Festa del libro medievale e antico 2023 di Saluzzo
La terza edizione della Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, la manifestazione per adulti e ragazzi dedicata alla cultura e storia medievale attraverso romanzi, saggi, fantasy, lezioni, musiche e performance, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e dalla Città di Saluzzo, in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino. si terrà dal 20 al 22 ottobre. Il tema di questa edizione sarà il viaggio nel Medioevo, affrontato sotto diversi aspetti, inteso come itinerario da intraprendere per spostamenti pratici o per necessità di lavoro e commerciali; come desiderio di scoperta e avventura, sfida per il superamento di confini e condizioni; fantastico, epico e cavalleresco; o spirituale e mistico in un periodo di fervente religiosità, oltre a i pellegrinaggi militari di conquista che furono le crociate in Terra Santa. Tra i protagonisti ci saranno l’antropologo Marco Aime sul pellegrinaggio medievale alla Mecca del Sultano del Mali; il critico d’arte Nicolas Ballario sulle influenze del Medioevo nell’arte contemporanea; il monaco e saggista Enzo Bianchi sulla vita dei monaci; l’autrice Nicoletta Bortolotti su Christine de Pizan (1364-1430), prima scrittrice europea e; la regina degli scacchi Marina Brunello; lo storico Federico Canaccini sul viaggio dei pellegrini per il primo Giubileo della storia; lo scrittore Fabio Genovesi su Cristoforo Colombo; lo youtuber Roberto Mercadini con uno spettacolo su Orlando Furioso; le medieviste Beatrice del Bo (sui viaggi immaginari nei cieli medievali) e Laura Ramello (sui viaggi dei cavalieri), l’insegnante di filosofia e youtuber Matteo Saudino sulla filosofia medievale e lo scrittore e critico letterario Domenico Scarpa, oltre a il medievista Amaury Chanou, il giornalista Leonardo Bizzaro; l’ingegnere Sergio Beccio con il professor Nuccio Gilli, l’autore Aldo Squillari, il compositore e giornalista Davide Riccio, lo studioso di storia Joseph Rivolin, l’insegnante e scrittore Pasquale Natale; l’insegnante e autrice Ivana Melloni; lo storico Ezio Marinoni. Non mancheranno la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus con lo spettacolo dedicato a Marco Polo; il Coro Gregoriano Haec Dies di Alba con un concerto di canti gregoriani; il Marchesato Opera Festival con concerti di musica classica; il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli con un’azione collettiva per i più piccoli; il Teatro Liquido – Barcelona, grazie alla collaborazione con EstOvest Festival; sbandieratori, gruppi e rievocatori storici, trampolieri, giocolieri, cantastorie, giullari, saltimbanchi, danzatori che animeranno tutta la città. Inoltre gli esercizi commerciali di Saluzzo esporranno nelle loro vetrine titoli di libri selezionati sul tema del viaggio, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi per una bibliografia medievale che confluirà nel Fondo del libro medievale in continua espansione, nato con la prima edizione della Festa, custodito dalla Biblioteca civica di Saluzzo Lidia Beccaria Rolfi. per la fruizione libera e gratuita. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuiti, a eccezione dello spettacolo di Roberto Mercadini e dello spettacolo Marco Polo di Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus. Read the full article
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Monsignor Ermenegildo Fusaro: l’Apostolo della fede e della carità, un esempio di amore universale
Un sacerdote, scrittore e patrono degli animali che ha dedicato la sua vita alla difesa dei più deboli e alla promozione della fede.
Un sacerdote, scrittore e patrono degli animali che ha dedicato la sua vita alla difesa dei più deboli e alla promozione della fede. Monsignor Ermenegildo Fusaro: una vita dedicata alla fede e alla carità Monsignor Ermenegildo Fusaro, sacerdote veneziano, è stato una figura straordinaria, un esempio luminoso di dedizione, compassione e amore per gli esseri viventi. Nato con una vocazione innata…
#Alessandria today#biografie di sacerdoti#carità cristiana#Chiesa Cattolica#cultura e religione#Cultura veneziana#difesa degli animali#esempi di fede.#fede e carità#fede e sostenibilità#gatti di Venezia#gatti e letteratura#Google News#insegnamento cristiano#italianewsmedia.com#Lega di San Francesco#libri sulla fede#Longanesi#meraviglie di animali#Monsignor Ermenegildo Fusaro#narrativa contemporanea#narrativa ispiratrice#narrativa religiosa#narrativa spirituale#opere religiose#patrimonio culturale#patrimonio della fede#patrono degli animali#Personaggi illustri#Pier Carlo Lava
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Filosofia mistica della conoscenza - spunto sintetico di partenza
Filosofia mistica della conoscenza – spunto sintetico di partenza
«Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas.»Agostino di Ippona La filosofia mistica della conoscenza è un approccio conoscitivo che unisce alla logica razionale, tipica della filosofia e della scienza, l’aspetto spirituale-mistico. Si tratta del tentativo di proporre un paradigma epistemologico: l’essere umano è Coscienza narrativa e dalle sue caratteristiche…
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Il sottile confine tra leggenda e storia | Marco Piaia S.I.
Ambientato in una magica Irlanda, sospesa fra tradizione e leggende celtiche, Artemis Fowl è uno dei pochi film usciti durante questo strano 2020. È chiaramente una pellicola per ragazzi e in chiaro stile Disney, con effetti speciali e personaggi ben tipizzati: è dunque consigliabile soprattutto a chi ha figli e nipoti. Pur essendo molto più modesto degli altri colossal della casa cinematografica, può contare sulla regia del pluripremiato Kenneth Branagh e su attori come Judi Dench e Colin Farrell. La storia ricalca lo stile di Harry Potter ma con un più marcato rapporto della magia sia con la scienza che con la storia reale: elfi, nani, fate e altri personaggi della tradizione celtica costituiscono e costruiscono un mondo parallelo al nostro, ma vi interagiscono e lo influenzano. Pur conservando la trama tipica di un film fantastico per ragazzi, in Artemis Fowl si può ritrovare una linea tipica dei film fantasy degli ultimi anni: il desiderio di narrare le vicende storiche del mondo contemporaneo usando storie fantastiche. Si capisce allora bene perché il rapporto complicato tra umani e creature magiche assuma i tratti di uno scontro di civiltà, perché l’equilibrio «tra i due mondi» sia sempre instabile e perché il conflitto tra le razze richiami sempre i tratti del suprematismo e della rivalsa culturale. Le storie per ragazzi si incrociano ormai da anni con le storie degli adulti: esso va insomma nella stessa direzione di Hunger Games, Animali Fantastici ed altri. Come nell’antichità, la realtà delle vicende umane è raccontata attraverso storie fantastiche, mentre la narrativa politica si trasforma sempre più spesso in favola. Pur non essendo un film per gli annali, Artemis Fowl può essere apprezzato da chi ama l’Irlanda, la sua storia e la sua musica. Peraltro, parte del film è anche ambientato in Italia, a sottolineare il profondo legame spirituale che lega i nostri popoli. Allora forse vale la pena passare un’ora con i vostri ragazzi per perdersi nel magico verde celtico.
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Gli eroi al Tempo del Pipistrello
Mai come al tempo del Corona Virus, mi pare che siamo i nostri eroi. E gli eroi che ci siamo scelti sono a grande maggioranza gente d’azione, gente che macina fatti, che produce gesti, spesso eclatanti.
E allora in questo momento di forzata inazione ci sentiamo spersi. I nostri modelli ci sembrano incongrui, con i loro proclami, i loro muscoli, il loro ingegno, le loro armi.
E se proviamo a guardare a modelli d’inazione non li comprendiamo, perché li abbiamo frequentati poco negli ultimi millenni.
Incapaci di attendere, di fermarci, di lasciarci vivere, dobbiamo resuscitare il piccolo eroe che è in noi per sentirci ancora protagonisti e continuare nel solco della grande tradizione di gente che i fatti li fa.
Ed ecco che sembrano accadere due cose, nel tempo del vrus, una più antropica e l’altra più segno dei tempi.
La prima è che riempiamo gli spazi vuoti, fino a farli traboccare. Al vuoto, alla vertigine, al guardare in faccia il nulla, opponiamo specchi e azioni distraenti. Facciamo perfino cose mai fatte, non importa, basta fare, perché abbiamo imparato per millenni che solo chi fa esiste. Che sia cucinare o fare giardinaggio, leggere o fare sport indoor, poco cambia, ma che la giornata resti un calendario di cose fatte. È una droga, forse la più potente e insidiosa. Percepiamo un’ora in cui è successo poco, in cui abbiamo prodotto poco come un’ora sprecata.
Perfino il Papa dice approfittate di queste ore sospese. Che brutta parola “approfittare”, non vuol dire solo trarre profitto, cioè mercificare, oggettivare il tuo essere perché frutti, costantemente, ma approfittare è un verbo che ha anche echi da conquista, da colonialismo del proprio tempo, lasciare segni, lasciare presenze di sé, una furberia, una malizia.
Se, quando il tempo del virus sarà finito, ci guarderemo indietro e al posto di vedere un buco, una voragine, vedremo un pieno, la somma delle nostre azioni, vorrà dire che siamo stati bravi, che abbiamo vinto. Che abbiamo approfittato. Che una volta di più noi, come i nostri eroi, anche con le catene ai polsi, non ci fermeremo. Ma è davvero così?
La seconda reazione è meno legata alla nostra memoria evolutiva, al modello del “chi si ferma è perduto” o a quello ancora più antico del correre perché non abbiamo denti abbastanza grandi; ed è invece più espressione nostro tempo. Cioè stiamo imparando a spostare sempre di più la vita nel virtuale. Il tempo del virus non ci costringe necessariamente a ricorrere al virtuale, ma il nostro bisogno di azione e distrazione ci porta verso il mondo dello specchio di Alice, lì almeno qualcosa accade. Lì ho ancora la possibilità di fare, di dire, di incontrare, di emozionarmi.
Se quindi col primo movimento, l’antico richiamo all’azione dei nostri eroi, reagiamo per incapacità di vivere il vuoto, la sospensione, col secondo movimento, la fuga nella tecnologia, esprimiamo la nostra contemporaneità: siamo figli della tecnica, d’altronde, di questo lungo tempo tecnologico, come ci hanno insegnato i filosofi del Novecento.
Sappiamo che esiste una terza via. Ne siamo intessuti, ma ci spaventa. Esempi semplici sono le pause in musica, il respiro, il sonno. Sappiamo che un suono ha bisogno di silenzio perché possa esprimersi, ma tendiamo ad ascoltare blocchi compatti di note, in cui non c’è aria. Sappiamo che bisogna chiudere gli occhi e respirare profondamente, ma tendiamo a fare respiri brevi tutto il giorno. Sappiamo che il sonno è fuori dal nostro controllo, nel sonno ci abbandoniamo, e questo territorio non a caso nel Novecento è diventato materia di indagine, di nuova narrativa, di speculazione razionale, perché non possiamo tollerare che esista un tempo o un luogo in cui non stiamo dicendo nulla, non stiamo manifestandoci, non significhiamo.
Come affrontiamo i giorni della pausa, il tempo del pipistrello, come mi piace chiamarlo, ci dirà anche se siamo stati in grado di ascoltare.
Ho paura che ancora una volta li giudicheremo per quanto invece abbiamo prodotto. Ci diremo che anche in tempo di immobilità, la peste dell’inazione non ci ha colto. Possono aggredirci con il peggiore dei virus, ma noi siamo e restiamo Ulisse, Rambo, Achille, Sherazade, Casanova. Noi siamo la somma delle azioni di forza con cui abbiamo bucato la trama delle nostre ore. C’è un male sopra ogni male da cui siamo immuni ed è l’abbandono.
Lasciarsi penetrare dai fatti intorno, lasciare che entrino senza un moto violento di opposizione, lasciare che risuonino dentro di noi, concederci il tempo per ascoltare, per capire, per fare nostri quei fatti violenti là fuori, è l’esercizio più difficile.
Stendersi sul tappeto e ascoltare il silenzio senza credere che ci porterà alle follia, meditare sul numero di morti, trovare dentro di noi il nervo della compassione e sentirlo vibrare, lasciarci agire dallo sconforto, ci pare una violenza nella violenza. Ma è così?
Se questo tempo ci vieta di essere attivi, sociali e produttivi, piuttosto gli volteremo le spalle e grazie alla tecnica, saremo di nuovo attivi sociali e produttivi, nel regno del virtuale. Sia benedetta la tecnica che ci ha permesso di costruirci questo specchio iper-connesso nel quale poterci sempre riconoscere. Perché lo specchio del mondo reale, adesso, ci sta mostrando una immagine di noi che non ci piace, distorta. E allora il make-up dell’inter-faccia garantirà il miracolo. Se non posso essere ciò che ho deciso di essere nel mondo, sarò ancora me stesso nel virtuale. Sarò perfino la versione muscolare di me, potenziata: agirò piuttosto e mostrerò agli altri attori quanto sono attivo.
Sarà un momento ulteriore, cioè un momento in cui una volta di più e persino meglio abbiamo dimostrato a noi e agli altri chi siamo, non interrompendo mai quel flusso di identità che ci fa credere di essere ciò che siamo.
Quando Circe ferma Ulisse, il tempo dell’inazione, ci dice il poeta, trasforma gli eroi in porci. Nella caverna, come quella di un pipistrello, la maga immobile stava forse solo offrendo all’eroe dell’azione l’unico momento di vera valorialità: fermati e rifletti, lascia che le cose risuonino dentro di te, che quello che hai fatto diventi sensi possibili e non venga divorato da una ltro fatto, più eclatante del precedente; lascia che la pausa ti spezzi, lascia che il mistero della caverna raggiunga la tua polpa, fatti modificare, prova posture nuove, pensati diverso da ciò che sei. Ma no, tutto ciò che Ulisse sente è “diventa una bestia”, e fugge verso il suo piccolo mondo di azione. (A me l’episodio ricorda un rituale sciamanico, in cui l’uomo diventa il suo animale totemico, cioè di nuovo entra in connessione con un sé più profondo e meno ovvio, si comprende come un altro sé).
Ci siamo allattati al seno di Ulisse, abbiamo imparato come legarci al palo della nostra tecnica pur di non sentire le sirene dell’inazione, e alla sola idea di non dire, ci sentiamo già un po’ maiali, non uomini, grufolanti, insignificanti.
E se fosse invece proprio il tempo dell’insignificanza? Se fosse che dobbiamo comprendere quanto insignificanti possano essere le nostre azioni, le nostre piccole vite affannate?
Quanto insignificanti siamo in confronto alla vertigine di un sistema vita che esisteva miliardi di anni prima di noi e che esisterà in qualunque forma anche molto dopo che saremo passati?
Un Virus che venga da una caverna.
Con le Caverne abbiamo sviluppato da millenni un atteggiamento di sospetto. Un po’ perché da lì veniamo e la spinta evolutiva ci fa andare in direzione opposta al luogo delle nostre origini, ma perché nelle caverne in cui la luce e il suono fanno fatica a penetrare si annida i mistero. E allora nelel grotte abbiamo collocato il confine della nostra psiche e del nostro mondo spirituale. C’è una grotta che guarisce, quella di Lourdes, una grotta del Vampiro, quella di Dracula, una grotta per San Michele che sconfigge il diavolo (molte in verità), un elenco infinito e da palermitano non posso non ricordare la grotta in cui si esercita il culto della santa patrona, Rosalia. E se posso prendere il piccolo culto locale come esempio, il dato più rilevante della vicenda della Santuzza non è che guarisca dalla peste. Così come i miracoli di Gesù non sono se non il segno esteriore di un messaggio. Il dato è che – secondo tradizione – una ragazza abbia saputo vivere in una grotta. Anzi vivere la grotta. Scendere in una piega del continuo geografico e in una sacca del tempo lineare degli uomini per ascoltare l’altro.
Ora certo, ognuno di noi non è né un arcangelo, né una santa, né un eremita, né una apparizione miracolosa. Ma siamo tutti messi davanti la bocca di una caverna. Qualcuno diceva che a guardare a lungo il vuoto, si rischia che il vuoto prima o poi guaderà dentro di te.
Certo esiste un rischio, ma non è ugualmente un rischio aver già compreso tutto, derubricare il mistero di questi giorni a una lista della spesa di compitini ben eseguiti? Non è un rischio enorme anche avere già una strategia di gesti possibili per andare oltre? Non è un rischio guardare così avanti da non avere avuto il tempo di ascoltare il presente?
Siamo i nostri eroi. Quelli che ci guardano dalle collezioni dei grandi musei. Un quadro dietro l’altro, un capolavoro seguito da uno ancora più magistrale. Uno stordimento dei sensi, un treno di immagini davanti a cui passare. Ma come ogni collezionista sa, il rischio è non sostare più davanti ad un’opera perché ti penetri, ma possederne una serie per arginare la paura della tela, di quello squarcio di senso che l’opera apre davanti a noi.
Sappiamo qual è il prezzo dell’essere eroi. E siamo disposti a pagarlo. Ma se non abbiamo scelto di esserlo, se non abbiamo mai voluto esserlo, se non siamo disposti a fare narrativa significante di ogni nostro passo, se vogliamo tentare di ricomprendere la nostra piccola esistenza al di là del confine dell’azione, forse questo è il momento.
Se non siamo eroi, chissà se saremo finalmente uomini? Chissà che sarà essere uomini senza essere eroi.
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"Un impiego a vita non è mica male. Chi ha una sistemazione si può permettere delle simpatiche serate in birreria. Il reddito fisso va la sera al concerto o al teatro. Il buon stipendio partecipa con entusiasmo e sicuro di sé ai balli in maschera. Eppure vi sono, connesse alla vita dell'impiego sicuro, diverse cose sgradevoli, tra l'altro la lenta distruzione della salute fisica e spirituale. S'intende qui ricordare timidamente il sistema nervoso." - Robert Walser. Quodlibet è una delle mie case editrici preferiti e qui sono andato a ripescare due autori mai di moda ma sempre meritevoli di una lettura. . . . Presto su: www.seunanottedinvernounlibro.it #libro #libri #libreriaonline #libreria #book #books #bookstagram #cit #citazione #seunanottedinvernounlibro #romanzo #libriusati #librirari #instabook #instabooks #bookshop #bookpride #letteratura #leggere #lettura #narrativa #robertwalser #silviodarzo #quodlibet https://www.instagram.com/p/B7IasFDIsiP/?igshid=1tz31lvbwm8fe
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Sera Janie, dopo il martedì di primarie in usa e dopo aver visto l'ultimo film di M Moore volevo leggermi qualcosa sulla questione sociale e della sinistra americana. Hai qualche testo da consigliare in Ita? Ho letto un pò di classici di London e Steinbeck, in ita di saggi potrei provare con H Zinn, ce l'ho in lista da anni. Grazie!
HAHAHAHAHAHA ALLORA
in ita hanno tradotto solo due libri ma for the love of god prenditi qualsiasi cosa trovi di dale maharidge - mi pare siano tradotti sia homeland che and their children after them e sono entrambi splendidi MADONNA SE LEGGI HOMELAND CAPISCI 90% DI QUELLO CHE C’E’ DA CAPIRE
il secondo era un sequel spirituale di let us praise famous men di james agee che in ita esiste ma idk se si trova in edizioni non costosissime, comunque non te serve leggerlo perché c’è il riassunto in quello di maharidge BUT STILL
in ita hanno tradotto pure un fottio di articoli di john reed che MANCO LI TROVI IN INGLESE STA COSA ANCORA ME SCONVOLGE, io mi pare ne avessi letti almeno due che erano più o meno equivalenti, comunque se cerchi red america - lotta di classe negli stati uniti ti riassume fondamentalmente tutto e hai pure il first class account del massacro di ludlow, FUN TIMES
se vuoi narrativa a tema che non è proprio realistica ma comunque ha abbastanza da dire re socialismo in us of a prova vonnegut specialmente hocus pocus che ME PARE l’abbiano tradotto
moore aveva scritto pure un tot di libri che non erano male, all’epoca avevo letto stupid white men che aveva assolutamente il suo senso ma credo ne abbia scritti altri a tema e tbh moore is always valid (e se non hai visto fahrenheit 9/11 recupera >_> it’s good >_>)
mo tutta la roba a cui sto pensando idk se è tradotta quindi te aggiorno se è ma questi sicuramente dovrebbero esserci :)
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Gene Wolfe, l’uomo delle Pringles che divenne “il Proust della fantascienza” (e non è una presa per i fondelli)
Una storia mi colpisce e mi pare, per così dire, pasquale. Ma tutto parte, come quasi tutto, da un effluvio narcisista.
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Intanto, il titolo. Gene Wolfe Was the Proust of Science Fiction. Faccio due constatazioni rapide. Gene Wolfe. Non lo conosco. Posso non conoscere uno che è giudicato “il Marcel Proust della fantascienza”? Secondo. Mi stanno prendendo per il culo. Leggo. Beh. L’articolo è un articolone, uscito su The New Republic, a firma di Jeet Heer. I dettagli critici intorno a uno scrittore che, come dicono, ha mescolato pulp, letteratura modernista e teologia cattolica, sono interessanti. Ingurgito a tonnellate la mia ignoranza.
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Procedo. Neil Gaiman, qualche anno fa, era il 2011, quando il Guardian gli chiese chi fosse il suo eroe e il suo maestro non ebbe timori e con micidiale tempismo disse. Gene Wolfe. “Resta il mio eroe perché continua a inventare nuovi modi e nuovi mondi per la scrittura e resta ancora così gentile e paziente con me, come quando ero ragazzo. È il migliore scrittore americano vivente di fantascienza – è, probabilmente, il migliore scrittore americano vivente in assoluto. In troppi non lo conoscono. Gene se ne frega. Continua a scrivere”.
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Poi c’è Ursula K. Le Guin, insomma, una che sa cos’è la fantascienza e ha detto, “Gene Wolfe è il nostro Melville”. Non conoscerlo, a questo punto, mi pare una offesa verso me stesso.
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In Italia non si sono strappati le vesti per la morte di Gene Wolfe, il Proust della fantascienza. Anzi. Io non ho visto paginate o paginoni. Gene Wolfe è morto mentre la cattedrale di Notre-Dame avvampava. I fan hanno trovato diverse pagine in cui, nei suoi libri, è descritta una basilica in fiamme. E hanno tracciato delle astrologiche connessioni tra la sua morte e Notre-Dame che lacrima fuoco.
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In Italia, si è potuto leggere Gene Wolfe negli anni Novanta, grazie all’Editrice Nord, e poi grazie a Fanucci, che nel 2012 pubblica i cinque libri del ciclo “Il libro del Nuovo Sole”, edito in origine tra 1980 e 1987, che ha fatto la fama di Wolfe.
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La storia di Gene Wolfe, tra l’altro, è affascinante. Nato a New York, studi in Texas, impiegato come militare in Corea, ne torna segnato assai. Per la prima parte della sua vita fa l’ingegnere – completa gli studi all’Università di Houston – e perfeziona la macchina che serve a fare le Pringles, le patatine. Se vedete la faccia impressa sul tubo delle Pringles – tonda e baffuta – pare proprio la sua. Negli anni Settanta comincia una ricerca personale acuminata, che lo porta a convertirsi al cattolicesimo. Contestualmente, a 45 anni, comincia a vincere i primi Nebula Award per il racconto e per il romanzo e decide di dedicarsi interamente alla narrativa.
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“Sensibilità letteraria, precisione e la potenza analitica di un Proust sono adagiati su cloni, robot, mostri a sei braccia e tutto l’immaginario pulp”, ha scritto un critico. “Sono uno scrittore cattolico, come molti, ma non scrivo libri cattolici”, ha detto lui.
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Il genio di Gene Wolfe è dato dal fatto che i suoi romanzi di fantascienza sono stratificati, una geologia della lettura. “La serie ‘Il libro del Nuovo Sole’ può essere letta come una semplice avventura che traccia il viaggio di Severian da apprendista torturatore a esiliato politico… ad un altro livello è il tentativo di tradurre teologia ed escatologia nel linguaggio della finzione fantascientifica”.
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Gene Wolfe traduce in pratica letteraria la statura esegetica. Il testo biblico, infatti, va colto ‘alla lettera’, ma anche perché è lettera per lo spirito. Ha un senso superficiale, ‘carnale’, e uno sottocutaneo, ‘spirituale’, e uno ancora riposto, in cui riposa la profezia.
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Ogni gesto è comunque linguistico. Anche Wolfe è un inventore di linguaggi: quello del suo mondo si chiama “Ascian”, che nell’etimologia greca presunta vuol dire “senza ombra”.
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Pratica eucaristica della letteratura: quel cibo si mangia davvero ma è davvero altra cosa dal cibo. Dici che è carne e il pane è veramente carne, così il vino riluce in sangue. Allo stesso modo, il fatto letterario: è ciò che leggi, è ciò che interpreti, è, soprattutto, un atto di ringraziamento, una grazia. Mi piace questo Gene Wolfe. I suoi libri sono belli, eucarsitici. (d.b.)
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