#Filosofia mistica della conoscenza
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susieporta · 5 months ago
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Grandi parole di Albert Einstein:
"Non sono arrivato a capire le leggi fondamentali dell'universo attraverso la mia mente razionale. ”
"Per quanto riguarda il caso, ci siamo sbagliati completamente. Ciò che chiamiamo materia è energia, le cui vibrazioni sono talmente basse che si nota ai sensi. La materia è ridotta alla visibilità della mente. Non importa. ”
"Il tempo e lo spazio non sono condizioni in cui viviamo, ma condizioni in cui pensiamo.
I concetti fisici sono creazioni libere della mente umana e non sono, comunque possa sembrare, determinati dal mondo esterno. "
"Il tempo non esiste - l'abbiamo inventato noi. Il tempo è quello che dice l'orologio. La differenza tra passato, presente e futuro è solo una testarda illusione. ”
"Penso 99 volte e non trovo niente. Smetto di pensare, nuoto in silenzio, e la verità mi viene in mente. "
"L'intellettuale ha poco da fare sulla via della scoperta. C'è un salto di coscienza, chiamala intuizione o come ti pare, la soluzione ti arriva e non sai come e perché. ”
"Una persona sperimenta se stessa, i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto, una sorta di movimento di consapevolezza ottica. Questa illusione è per noi una sorta di prigione, che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per poche persone a noi più care. Il nostro compito deve essere liberarci da questa prigione allargando il nostro cerchio di compassione per abbracciare tutti gli esseri viventi e tutta la natura nella sua bellezza. "
"La nostra separazione l'una dall'altra è un'illusione ottica. "
"Quando qualcosa vibra, tutti gli elettroni dell'universo risuonano con esso. Tutto è collegato. La più grande tragedia dell'esistenza umana è l'illusione della separazione. ”
"La realtà è solo un'illusione, anche se molto persistente. ”
"Siamo anime vestite di abiti biochimici sacri e i nostri corpi sono gli strumenti con cui le nostre anime suonano la loro musica. ”
"Come percepisci la vita di alcune delle persone più influenti che abbiano mai camminato tra noi, scoprirai un filo che le attraversa tutte. Si adattano prima con la loro natura spirituale e prima dopo con il loro io fisico. ”
"Il vero valore di una persona si trova nella misura in cui ha raggiunto la liberazione da se stesso. ”
"Gli antenati sapevano qualcosa che sembra aver dimenticato. ”
"Più imparo sulla fisica, più sono attratto dalla metafisica. ”
"Ho imparato una cosa in una lunga vita: che tutta la nostra scienza, misurata dalla realtà, è primitiva e infantile. Ancora non conosciamo il millesimo dell'uno per cento di ciò che la natura ci ha rivelato. È abbastanza possibile che dietro la percezione della nostra mente si nascondano mondi di cui non siamo a conoscenza. ”
"Non sono ateo. Il problema è troppo grande per le nostre menti limitate. Siamo nella posizione di un bambino che entra in una grande biblioteca piena di libri in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto dei libri. ”
"L'idea generale che io sia ateo si basa su un grosso errore. " Chi interpreta le mie teorie scientifiche in questo modo non le ha comprese. "
"Ogni cosa è determinata, ogni inizio e fine, da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. È determinato per l'insetto e per la stella. Persone, verdure o polvere cosmica, tutti danziamo su una melodia mistica, accordata in lontananza da un pipone invisibile. "
"La religione del futuro sarà una religione cosmica. Andrà oltre un Dio personale ed eviterà dogmi e teologia. ”
"L'energia non può essere creata o distrutta, può solo essere trasformata da una forma all'altra. ”
"Tutto è energia e questo è tutto quello che c'è. Regola la frequenza della realtà che vuoi e non puoi che riceverla. Non può essere altrimenti. Questa non è una filosofia. Questa è fisica. ”
"Sono felice perché non voglio niente da nessuno. Non mi importa dei soldi. Decorazioni, titoli o premi non significano nulla per me. Non voglio elogi. Non mi prendo il merito di niente. Un uomo felice è troppo soddisfatto del presente per preoccuparsi troppo del futuro. "
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vefa321 · 2 years ago
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🚂Prossima fermata...
Indirizzo:Settimo cielo...
Destinazione Felicità ‼️🍀
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Il numero Sette, simbolo per eccellenza della ricerca mistica, della conoscenza e della scoperta.
Un numero che ci porta dal noi più profondo ed intimo all' altro, agli altri.
Il Sette è considerato il numero della filosofia e dell’analisi, rappresenta la solitudine e la totale completezza umana.
Chiude un cerchio aprendolo all'infinito.
Che oggi sia un giorno felice, perché, si sa, la felicità è fatta di attimi che durano tutta la vita.
J.D
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londranotizie24 · 8 months ago
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scienza-magia · 10 months ago
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Il pensiero magico di Giamblico
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In questo articolo prenderemo in considerazione il pensiero magico di Giamblico uno dei più importanti filosofi neo platonici dell’antica Grecia. Giamblico siriano studiò sotto Porfirio. Egli è considerato uno dei più importanti filosofi della tarda antichità noto soprattutto per la sua opera intitolata “Sui misteri degli egizi”. In tale opera egli cercò di unire teologia filosofia e pratica religiosa sostenendo che ogni essere ha un aspetto divino che può essere raggiunto attraverso l’uso della magia e della preghiera. Per Giamblico la magia non è solo un’arte ma una scienza che può essere utilizzata per raggiungere la conoscenza divina. Egli sosteneva che gli dei avessero donato all’umanità l’arte magica come strumento per raggiungere una conoscenza del mondo spirituale. Di conseguenza la magia non è una forza oscura o demoniaca ma un dono che richiedeva conoscenza e virtù anche se la magia poteva essere utilizzata per il bene o per il male. Giamblico distingueva tre tipi di magia. In primo luogo esisteva la Teurgia che era la forma più elevata di magia. La Teurgia si concentrava sulla comunione con gli dei e la contemplazione delle realtà spirituali. In secondo luogo esisteva la Goetia che si basava sulla manipolazione degli spiriti inferiori e poteva essere utilizzata per fini egoistici o malvagi. In terzo luogo esisteva la Farmacia che utilizzava erbe e sostanze naturali per scopi curativi o spirituali. Le pratiche magiche sono possibili grazie alla presenza di un intermediario tra gli uomini e gli dei chiamato daimon. Il daimon era una sorta di angelo custode che aiutava il mago nel suo esercizio e lo proteggeva dagli spiriti inferiori. Il “Sui misteri degli egizi” è basato sulla dottrina della simpatia cosmica rappresenta un vero e proprio manuale di iniziazione misterica che mirava a ricondurre l’anima incarnata alla propria origine divina. Il libro utilizza termini concetti e simboli soprattutto dell’antica religione egiziana e offre numerosi spunti di riflessione dal momento che è intriso di spirito sincretistico aperto alle influenze più varie e diverse. Tale opera di Giamblico è divisa in tre parti. Nella prima parte Giamblico discute la natura della magia e della divinità sottolineando l’importanza dell’esperienza mistica per la pratica magica veramente efficace. Nella seconda parte di tale opera si discute della magia in sé descrivendo il ruolo dei rituali delle preghiere delle invocazioni e dei talismani. Infine nella terza parte di tale opera il filosofo offre una guida pratica alla divinazione. Egli si concentra in modo particolare sulla lettura dei sogni una pratica divinatoria di particolare importanza nel mondo antico. Secondo Giamblico la divinazione non consiste in una invocazione in grado di costringere gli dei a compiere determinate azioni. Infatti la divinazione è un invito affinché la divinità decida di intervenire ed accogliere la richiesta in modo totalmente libero e mai forzatamente indotto. L’intervento sovrannaturale non avviene secondo l’ordine del tempo ma trascende le categorie sia di quest’ultimo che dello spazio. Nel pensiero magico di Giamblico è presente un’importante distinzione tra magia religiosa, iniziatica, filosofica e magia spicciola di infimo livello. Tutti coloro che praticano la magia spicciola fabbricando immagini o feticci non sono nella verità soprattutto se credono di potersi paragonare ai veri teurgi. Chi crede nella potenza di tali idoli se non dimostra di essere consapevole dei limiti delle proprie azioni cadrà in pesanti illusioni. Giamblico è fermamente convinto che nessuna scienza priva di una connessione con la vera trascendenza possa raggiungere qualcosa di più delle semplici affermazioni e ipotesi probabilistiche. Dobbiamo dire che il filosofo greco tende a ridimensionare al massimo l’importanza degli uomini nella magia e nella divinazione. Al contrario Giamblico esalta il ruolo e l’importanza della divinità nei riti magici e nelle pratiche divinatorie. Giamblico assume tale atteggiamento dal momento che a suo dire esiste uno scarto abissale che separa la dimensione divina da quella umana. Nonostante la sua importanza il “Sui misteri degli egizi “è un testo molto complesso e difficilmente accessibile per i lettori moderni. Infatti il linguaggio è spesso astruso e i concetti sono difficili da comprendere senza una conoscenza approfondita della filosofia neo platonica. Tuttavia per quelli che cercano di approfondire la filosofia magica occidentale rimane un testo fondamentale e di grande valore. Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che la teologia di Giamblico ha avuto un forte impatto sulla filosofia medievale e rinascimentale. Inoltre si deve dire che molte delle sue idee sono state inserite nella magia cerimoniale e nell’occultismo moderno. Si deve dire che la sua teoria della magia come scienza divina ha influenzato molti pensatori successivi come ad esempio Marsilio Ficino e Cornelio Agrippa. In definitiva la teoria della magia di Giamblico rappresenta ancora oggi un’importante punto di riferimento per chi si interessa alla magia come mezzo per conoscere i mondi invisibili. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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annalisalanci · 1 year ago
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La psicologia esoterica. Esoterismo e psicologia. Le vie dell'esoterismo. Alchimia, misticismo, gnosticismo.
La psicologia esoterica
Esoterismo e psicologia
Le vie dell'esoterismo
Alchimia
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Alchimia
L'alchimia più di tutte le discipline esoteriche fin qui osservate ci parla attraverso un linguaggio criptico ed ermetico. Per secoli l'alchimia è stata vista come una sorta di chimica primitiva; in cui l'alchimista cercava di rincorrere la realizzazione della pietra filosofale, attraverso complicate operazioni chimiche, per trasformare il piombo in oro.
Esso infatti avanza principalmente attraverso una norma interiore, e l'oro alchemico non è semplicemente l'oro materiale, ma piuttosto l'oro dello spirito.
Più di tutte le discipline, l'alchimia ci ha parlato di archetipi e l'ha fatto nel modo più corretto: utilizzando un linguaggio ermetico e contraddittorio che è quello che rende al meglio la dialettica interna all'archetipo e alla costellazione di simboli che lo rappresentano.
L'alchimia è stata quindi per secoli oggetto d'interpretazioni scorrette poiché esiste un'alchimia spirituale, che deve essere distinta da un'alchimia operativa. La spirituale alchemica nell'ambito della psicologia esoterica non può essere degradata ad una semplice ricetta per aumentare l'autostima e neppure per liberarsi dai sensi di colpa. Nessuna delle discipline enunciate fin qui può essere vista in questo modo, e nemmeno quelle che enunceremo in seguito. Volgarizzare la filosofia che sta alla base di questo modello di psicologia, significa renderla semplicemente una moda New Age.
Nonostante l'alchimista si sia sicuramente trovato di fronte ai problemi della <<materia>>, una materia le cui proprietà risultavano spesso assolutamente sconosciute, l'alchimista ha scorto in questa <<materia>>, una materia le cui proprietà risultavano spesso assolutamente sconosciute, l'alchimista ha scorto in questa <<materia>> delle leggi e dei simboli che non appartenevano ad essa, ma alla psiche. Ciò che è sconosciuto viene, infatti, colmato dalle proiezioni del nostro mondo interiore quindi le leggi e le immagini che l'alchimista scorgeva nella materia, erano leggi che appartenevano in realtà alla sua anima all'universo interiore.
Misticismo
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Questo ambito dell'esoterismo ha anch'esso diverse interpretazioni, ma soprattutto una storia millenaria all'interno di diverse correnti religiose ed esoteriche. L'interpretazione più comune è che l'anima umana tende all'unione con l'Assoluto (qualsiasi sia il senso che noi attribuiamo a questo termine) tendendo ad allontanarsi dalla <<realtà>> del mondo, o meglio da una certa visione materialistica del mondo, per conseguire un grado più alto di consapevolezza. Questo tipo di consapevolezza che consiste nell'unione con l'infinito è fondata sul distacco della razionalità e della percezione sensibile, che non vengono considerate all'interno di questa sfera mezzi di conoscenza a differenza del sentimento che è il vero motore della conoscenza che porta alla perdita della propria individualità, intesa come Io, nel <<tutto>>.
Il nucleo centrale della mistica è la ricerca di un rapporto sempre più diretto con la divinità e con una verità che non può essere colta, in questo caso, attraverso la ragione e neppure tramite la percezione ordinaria dei sensi ma solamente con il sentimento, l'amore incondizionato. Verità che rimarrà in qualche modo chi usa nell'esperienza del singolo che potrà testimoniare solamente l'esperienza mistica attraverso il suo stato d'animo o con un linguaggio che ci lascia solamente intravedere pallidamente in nucleo di quella esperienza. Il misticismo è un esoterismo <<individuale>> per cui attraverso alcune tecniche di matrice meditativa l'uomo va alla ricerca dell'unione trascendentale, il cui tratto maggiormente rivelante è l'<<entusiasmo>>, in pratica quello stato di esaltazione che è portato dall'ispirazione divina e che porta l'individuo alla certezza di avere visto il vero bene.
Nel ritorno dall'esperienza mistica a quella della realtà spesso non si prende consapevolezza del fatto che un'esperienza di tale portata non può essere tradotta in termini umani in quanto tale, ma soltanto attraverso un'interpretazione che è già una limitazione di quella verità, dall'entusiasmo si passa talvolta quindi all'esaltazione al fanatismo il passo è breve.
Esiste tuttavia una disciplina che si può definire come una sorta di mistica contemporanea e che può fornire invece un'interpretazione assai utile della dimensione mistica alla stessa psicologica esoterica, cioè l'ecospiritualità.
L'ecospiritualità è un'esperienza interiore personale del rapporto tra l'individuo e l'ambiente, come contatto libero, cioè non condizionato da ideologie e preconcetti, con la natura che riflette la realizzazione dell'armonia interiore.
L'ambiente e la natura sono considerati come una realtà globale in cui esseri viventi e cose fanno parte di un'unica esperienza che comprende sia l'ordinario quotidiano che una dimensione invisibile e trascendente, in sostanza una visione dell'Assoluto, e il fatto che l'esperienza interiore di questa realtà, in cui natura e assoluto possono essere identificati, è centrale e avviene senza intermediari, ci troviamo immediatamente nell'ambito della mistica. L'ecospiritualità considera che da questo assoluto, chiamato in alcuni contesti <<realtà globale>>, possa venire conoscenza e armonia interiore e che in generale la ricerca spirituale che porta a questi conseguimenti, si attui in una dimensione meditativa che si sviluppa al di là della percezione e della comprensione razionale per giungere ad essere invece in sintonia con il mistero.
Gnosticismo
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Lo gnosticismo, fu un movimento esoterico che si sviluppò in ambito filosofico e religioso, nato all'interno della cultura pagana, che trovò la sua massima diffusione all'interno del cristianesimo delle origini, Lo gnosticismo propone una via di <<salvezza>> o piuttosto di evoluzione spirituale basata sulla conoscenza (in greco gnòsis, da cui il termine gnosticismo). La materia era considerata un deterioramento dello spirito, sull'onda delle dottrine neoplatoniche, e allo stesso modo il cosmo lo era della divinità. L'obiettivo ultimo di ogni essere era quindi il superamento di questo stato di caduta per tornare allo spirito puro attraverso l'intuizione della vera conoscenza.
Nello gnosticismo troviamo elementi concernenti gli, insegnamenti della cabala, dell'Alchimia, dell'astrologia e viceversa esistono all'interno di queste discipline correnti fortemente gnostiche.
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano, alla Fabbrica del Vapore la mostra di Valentina Chiappini: l’essenza dell’uomo stratificata nell’arte.
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Milano, alla Fabbrica del Vapore la mostra di Valentina Chiappini: l’essenza dell’uomo stratificata nell’arte.   Nei locali dell'Associazione Corte Sconta, alla Fabbrica del Vapore, Via Procaccini 4, Milano, la nova personale dell'artista, nota per la sua ricerca che incrocia l'indagine filosofica e umanistica con una espressione artistica assolutamente originale. Della sua ricerca, così racconta Valentina Chiappini: “Oltre Uomo, cioè il bambino, il ritorno alla purezza, alla semplicità, come un uomo quando nasce Enfant Ubermensch è, secondo me, il concetto principale estrapolabile dalla filosofia di Nietzsche. L’oltreuomo è colui che attraversando il “deserto” della vita si immerge nei suoi stessi abissi per poi riemergerne con forza...È colui che sa andare al di là del bene e del male, del bianco e del nero, come in una scacchiera”.   LA MOSTRA: La mostra prende nome da una delle opere esposte, che ritrae la popolare figura di Mickey Mouse (personaggio, peraltro, dalle qualità innegabilmente apollinee), associata all’immagine di un muro di mattoni in costruzione, sul quale è poggiata una cazzuola da muratore, simbolo esoterico associato alle azioni edificatrici della beneficenza e della bontà attiva. Pertanto, il titolo dell’opera (Costruire cattedrali con la gioia) può essere letto come un riferimento alla virtù della carità, richiesta agli iniziati sulla via della conoscenza mistica (I.Quaroni) Amatore Sartorio, coideatore della mostra, così anticipa un altro dei lavori esposti (Nosce Te Ipsum) : “Ritengo sia tra i più simbolici di questo viaggio. Desidero soffermarmi sulla potenza della testa rossa di una Tigre raffigurata, non solo per le reminiscenze orientali contenute in essa (occorre ricordare che è di questi giorni il passaggio nel calendario astronomico cinese proprio dall’anno della Tigre all’anno del Coniglio) e alle caratteristiche insite di coraggio, sicurezza di sé e competitività. Mi piace anche ricordare che un caro amico, venuto meno nel 2006, il Maestro Mimmo Rotella, fece delle tigri uno dei soggetti preferiti nel corso della sua lunga carriera artistica”.   Note su Valentina Chiappini Pittrice siciliana di nascita, milanese d’adozione. Classe 1980. Dopo essersi diplomata presso il liceo classico di Siracusa, si accosta a studi artistici, presso “l’accademia italiana” Arte/Moda/ Design (Firenze), dove consegue il titolo di Visual. Successivamente consegue la laurea in pittura presso l’accademia di Belle arti di Brera. (Milano) Seguono esperienze pittoriche, culturali con mostre a New York, Parigi e Città del Messico. Dipinge sin da quando era bambina, sulle superfici più disparate. Nella preadolescenza scopre una vera e propria passione nello sperimentare un tipo di pittura fatta di segni, suoni, colori e simboli, dove il soggetto principale è il “graffio”. Maturando nel suo percorso interiore e approfondendo lo studio che affonda le proprie radici nella ricerca esoterica per conoscere sé stessi (nosce te ipsum). Valentina Chiappini, attraverso l’uso di lame, tratta il colore per sottrazione, creando spazi geoasimmetrici, frammentati, talvolta taglienti e destrutturanti di una integrità spaziale. Dal connubio delle sue passioni nasce questa personale arte graffiante e solo apparentemente primitiva, che se ha origine in epoche lontanissime, quando la testimonianza del passaggio umano era solo un graffio inciso, ora cresce per trasmettere emozioni pure. Una pittura rupestre realizzata sulle pareti di una grotta.   Ivan Quaroni, curatore, così presenta la mostra e l'artista: “Il suo lavoro è caratterizzato da una procedura che prevede molte stratificazioni pittoriche anche delle graffiature e delle combustioni, è un procedimento che accumula pigmento sulla tela come se si trattasse di una sorta di labirinto pittorico che va costruito per progressivi strati. Questi strati funzionano come dei continui ripensamenti e aggiustamenti sulla struttura dell'immagine. Le immagini di Valentina Chiappini sono caratterizzate dalla compresenza di figure e talvolta anche di parole e cancellature. Il primitivo modello era naturalmente la struttura dei dipinti di Jean Michel Basquiat che è stata superata ma che ha lasciato comunque un atteggiamento pittorico in Valentina basato su una costruzione problematica dell'immagine. Questi dipinti raccontano tutti una sorta di percorso personale, l’accumulo di esperienze personali, per questo accumula, pastella, graffia, brucia la tela perchè allo stesso modo sono graffianti e brucianti le esperienze vitali. Un iter che possiamo anche definire filosofico, a tratti anche spirituale, dovuto al ripescaggio della filosofia del Novecento occidentale che parte da Schopenhauer e arriva a Nietzsche; pessimistica, che però aiuta gli esseri umani ad affrontare il caos esistenziale. Quindi “Costruire Cattedrali con la Gioia” è un titolo che abbiamo scelto tra i molti che caratterizzano questi quadri perchè ci dà la misura della pittura come un lavoro di costruzione, un lavoro che non è mai compiuto fino in fondo, di fatto la pittura è un work in progress, così come pure ha questa caratteristica di incompiutezza la procedura con cui l'artista affronta l'arte e la composizione delle sue opere.”   Dichiarazione di Pasquale Maria Cioffi, presidente dell'Associazione Culturale Corte Sconta: “Con questa mostra vogliamo raccontare una sensibilità, una storia. Mi piace dire che Corte Sconta è al servizio dell'arte, perchè è quello che stiamo cercando di fare, è promuovere un'arte diversa, un'arte accessibile. Dopo tante barriere materiali, vogliamo abbattere quelle della conoscenza e del contatto. Per fortuna adesso è possibile nuovamente avere queste mostre, questi momenti di incontro, dove l'arte stimola anche la discussione e ci invita anche a guardare le cose oltre, in maniera diversa. All'inaugurazione abbiamo voluto avere presenti anche gli amici di Pane Quotidiano. Pane Quotidiano è il significato di un senso di angosce e, di dramma interiore, di fatica del vivere che si avverte anche nei lavori di Valentina Chiappini. Pane Quotidiano è l'immagine di una fila per avere da mangiare, che aumenta, che cresce, e quindi dal 2020 ad adesso è in continua crescita e purtroppo ne dobbiamo fare i conti tutti noi. Il compito comune è cercare il senso delle cose: lo fa l'arte, lo fa chi aiuta il prossimo”.   Costruire Cattedrali con la Gioia, di Valentina Chiappini, resterà visitabile fino a metà aprile, nei locali di Corte Sconta, Fabbrica del Vapore lotto -11, Via Procaccini 4, Milano.    Si ringraziano: - Amatore Gianluigi Sartorio - Corte Sconta - Laura Maesano - Pane Quotidiano    ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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alberodelpensiero · 2 years ago
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Signori, sul secondo numero della rivista Mistica e Filosofia, anno 2022, diretta dall’amico e collega Marco Vannini c’è la mia proposta per un nuovo modo di concepire l’anima. Sulla base, però, di tutte le acquisizioni dei 2500 anni passati. Un altro piccolo e importante tassello della Filosofia mistica della conoscenza. #filosofia #mistica #vita #anima #fabriziovalenza (presso Rivoli Veronese) https://www.instagram.com/p/Cm09ji9tdAO/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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schizografia · 5 years ago
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Lorenzo Calogero:
(1) …Bene ha fatto col ricordarmi che i motori coordinatori del mio canto dovrò cercarli nella ragione che lega cosa a cosa e non accostando le cose per quel che di estremamente istintivo esse contengono.
(2) …Come io intenda la manifestazione espressiva in rapporto alla verità essa può essere semplice numero (matematiche), formule di indagine scientifica propriamente detta (scienze fisiche) o come nel caso del presente libretto semplicemente immagini.
(3) Anche il pensiero deve venire inteso e traspare come un modo della tecnica… Le sole cose che per me più valgono di uno scrittore sono gli estremi attraverso cui si muove il suo pensiero… I suoi estremi sono quelli che potrebbero chiamarsi più infinito meno infinito, gli stessi elementi che prende il calcolo differenziato per determinare le sue leggi e le sue scoperte teoriche…
… La pagina, l’immagine, la parola, il suono, la pausa le quasi possono studiarsi come elementi della tecnica, una volta che si sia penetrati dentro gli estremi entro cui si muovono, è ben altra cosa. Il calcolo infinitesimale… si muove tra un più o meno infinito che differiscono di volta in volta per una particella puramente quantitativa. Gli estremi di una parola sono condizionati da estremi di un sentimento a volta a volta diversissimo e che sono quelle entro cui avviene il discorso.
…Nessun realismo o neorealismo o altro del genere è possibile, in termini veramente poetici, senza l’immaginarietà originaria della parola. Se al realismo negli ordini più pratici della vita … non si può negare valore, tuttavia esso è la più specifica conseguenza della parola, la quale, rispetto a tutto il rimanente tessuto della vita, rimane sempre come un numero immaginario.
…Viene spontaneo pensare che poesia tende ad essere sempre più pensiero puro.
…Ove notava che quando tendo a realizzare un’immagine, ne distolgo quasi apposta il lettore con altro verso in altra direzione, ammesso com’Ella dice nell’ “Avvertimento”, che l’operazione che tento praticamente ha l’indeterminatezza di certe analisi portate sulle qualità sfuggenti, potrei giustificarmi che importa meno la direzione dei contenuti obbiettivi delle immagini, quanto che l’indeterminatezza si muova sempre con minor attriti. Se l’indeterminatezza avvenisse attraverso passaggi talmente graduali, da essere quasi del tutto impercettibili, molto maggior numero… di direzioni diverse potrebbero entrare in qualsiasi composizione poetica.
(4) …quella che sarebbe potuto essere la migliore delle mie poesie, e che in nessun caso avrei potuto trascrivere, mi è venuta in sogno in un’epoca in cui avevo 24 o 25 anni…
Ritmo e pensiero sebbene avessero un’autonomia assoluta, perché si trattava di effettiva poesia…seguivano una misura fisica: la diversa lunghezza dei versi; si compenetravano in un’unica onda che si svolgeva per trapassi così insensibili che ne era impossibile il ricordo da svegli.
(5) …La maggiore specializzazione del linguaggio, più forte in poesia che in filosofia, specializzazione che contiene sottintesi e tacitamente tutti i nessi logici attraverso cui si realizza un discorso…
…Aver messo in chiaro e in evidenza l’elemento che proviene dalla suggestività e che si attua con modi che mettono la suggestione in primo piano, con mezzo di coscienza e conoscenza.
…(Bisognerebbe risalire ad una lingua del tutto originaria o quanto più possibile originaria per potere avere un nesso evidente fra segno e contesto del discorso)…
(5)bis …Una poesia che procedesse da parole, insignificanti fra loro nel discorso del tutto suggestivo e procedente per suggestioni extralogiche. Che ciò, poi, potrebbe essere origine di una nuova logica (non conosco nulla della logica simbolica ma credo che non potrebbe trattare di questa) agente tutta per suggestioni, credo che non sarebbe un’ipotesi del tutto azzardata…
…Convinto, come sono, che gli oggetti della poesia non appartengono mai al già pensato.
(6) Io escludo che dentro i termini del linguaggio o di ciò che si realizza come linguaggio possano esserci cose sicuramente ed effettivamente opposte.
…Sinisgalli?… le sue idee, in cui la poesia paragonava ad un numero puramente immaginario, cui si legava (mi sembra) un numero reale.
Per la poesia non valgono certamente le parole del Vangelo: chi non è con me è contro di me. Si può pertanto immaginare anche una poesia completamente neutrale, o quasi, di fronte agli scopi che la vita si prefigge.
…Una nuova scienza, una scienza ultra matematica, una matematica della matematica che sarebbe null’altro che la poesia.
…Sono pochi i versi in cui la vita viene ad essere costretta dentro un nesso di parole che non permette facilmente variazioni.
n.d.r. (tematica dei contenuti filosofici)
(7) …Non credere in alcuna filosofia sia pure la più ragionata (e per me la più coerente)
…Si ricorderà che in altra mia Le dicevo che tutte le scienze fisiche e persino le scienze matematiche sono null’altro che costruzioni poetiche.
(8) …Non posso dare alcun valore sicuro e significativo ad alcuna filosofia della pratica o che, voglia tendere alla prassi, perché comunque la parola si muova il suo unico possibile campo di azione e di sviluppo è uno che se non rappresenta una vera teoria a questa certamente tende. Non so proprio immaginare altro uso ed impiego della parola.
(9) …Penso che la conoscenza che si avvicina alla pura contemplatività sia per se stessa una conoscenza di maggior valore e di grado più raffinato e più perfetto…, e pure è la conoscenza che solo raramente, e sempre in maniera più difficile riesce ad esprimersi palesemente, e ciò, forse perché essa è legata per la sua stessa natura ad una deficienza dei mezzi espressivi e di condizioni che ne permettano l’estrinsecazione compresa perfino la memoria.
…Versi che mi sembra rendano sia l’elemento straordinariamente individuale che quello appartenente ad una collettività anonima ed antichissima…
(9)bis …Per chiarire i nessi che legano l’essere al fenomeno di esso che chiamiamo coscienza dire, per prendere i due casi più caratteristici, che maggiore è la distanza che lega il fenomeno amoroso alla coscienza che non quella che lega la medesima alla pura speculatività.
(10) …Un mondo poetico fondamentale dell’uomo, il cui requisito fondamentale non sarebbe altro che il rispetto del sentimento umano, a partire, almeno, già da quanto c’insegna il mondo giuridico e le necessarie e fondamentali possibilità etiche.
…Vocazione letteraria…quanto agiva ed agisce quasi incosciamente, il che, ridurrebbe l’attività del letterato a quel che più vale di lui ad una zona più o meno mistica.
…Vocazione poetica potrei definire ciò che mi spinge a dare forma pura e concretezza (questa ultima potrebbe anche definirsi contenuto)… coincide più o meno direttamente con ciò che sentiamo di potere definire oggetto poetico vero e proprio… sarebbe null’altro, principalmente, che un oggetto puramente etico ed impregnato dai requisiti dell’eticità, la quale non sarebbe altro che reciprocità pura…
Non credo… che sarebbe un’ipotesi assurda pensare che, dentro rapporti sempre più tesi l’eticità che si mette in evidenza, attraverso la conoscenza di zone sempre più vaste di zone cosmiche, diminuirebbe…
…L’elemento etico è per se stesso indecifrabile e avvolto in zona e forma mistica…, e variamente rappresentabile ed esprimibile attraverso… la suggestività, la quale, se massimamente presente ed evidente in poesia, è costante, sebbene molte volte del tutto latente, in ogni forma di speculatività.
…Uno degli oggetti della mia vera vocazione poetica: l’ammissione costante sebbene… tacitamente sottintesa di un’idea etica e poi di un oggetto etico e poi di una zona mistica in relazione costante sebbene preliminare, con tutti gli abbozzi di idee eticamente possibili e quindi, in un certo senso, oltreché con le loro possibilità contrarie con un circuito di possibilità mistiche, perché, almeno, non appartenenti alle possibilità puramente logiche dell’uomo se non nel senso di ciò che nettamente le precede … su quello che riguarda il prodotto di quello che promana dall’irradiazione mistica.
Le dirò… che non ammetto che esista un pensiero che non si attui attraverso la tecnica che pertanto possa considerarsi non tecnico, compreso, s’intende, quello che entra nel tessuto della poesia, e che la poesia nient’altro è che una speciale tecnica dell’attività pensante, perché l’oggetto etico e l’irradiazione mistica rimangono in questo nascoste nel profondo della coscienza, ma vivi ed effettivamente operanti…
Il misticismo di cui parlo… e null’altro che un misticismo relativo che senza essere la pura e semplice contemplatività la sfiora semplicemente…
La poesia… è quasi del tutto immediatezza e quasi del tutto assenza di lavoro.
E la fase preparatoria a questa immediatezza come sarebbe? Forse lavoro più di quanto ne richieda la scienza per attuarsi… Comunque il poeta precedentemente al poetico che darebbe una qualsiasi ragione a quel quasi notato precedentemente quando non azzarda e gioca col caso sarebbe un quasi puro religioso. E ciò che costituisce il substrato di ogni religione, cioè Dio, sarebbe quanto di più lontano esista per l’uomo ed a cui come è pericoloso pensare di avvicinarsi per le pessime suggestioni che da questo tentativo possono provenire, così diventerebbe il più faticoso dei lavori.
(11) … So anche che costa meno la verità che la menzogna o la quasi menzogna.
… Se per filosofia intendiamo, qualcosa che sia pure un’immagine (e che cosa potrebbe essere che non sia un’immagine?)…
Ti dirò, del resto, che ciò che più mi sgomenta dei Vangeli è ciò che può chiamarsi la fatalità del male, fatalità, questa, che metterebbe sempre in più serio imbarazzo la possibilità di conoscere se stesso.
E’ certo, secondo me, che il poeta non conclude quasi mai nulla e che solo qualche volta conclude qualcosa, e sempre ben poco… Tuttavia dirò una cosa, che credo della massima importanza per la poesia in genere, e cioè, che il problema della poesia non risiede tanto e solamente in quello che possiamo chiamare poesia scritta, quanto, e massimamente, nei problemi più urgenti per una sempre più equa giustizia sociale. Che cosa ha da fare, si potrebbe domandare, la poesia con la giustizia e con il senso della giustizia?
Non intendo proprio riferirmi a quella che si può chiamare “poesia populista” che molto raramente, forse, riesce ad essere vera ed effettiva poesia o a suggerire qualcosa che sia come la sostanza ed il midollo della giustizia e del senso della giustizia.
Il mistero della giustizia, potremmo dire, secondo il principio evangelico.
Fra letteratura, filosofia e politica, la politica mi sembrerebbe la cosa più interessante e più degna di rilievo, non fosse altro perché si occupa del maggior bene collettivo (intendo dire in senso economico), accessibile e comprensibile alla maggior parte degli uomini… Se dovessi fare una confessione circa le mie tendenze politiche dovrei, intanto, dire che mi sento dall’estrema destra orientato verso l’estrema sinistra…
Che voglio concludere con ciò che sono giusto? Credo, a tal riguardo che uno possa sentirsi tale a patto di non pensarci. Che voglio fare come si dice nei salmi: Chi si salverà, o Signore, dalla tua giustizia? …Comunque è molto difficile salvarsi dalla giustizia di chiunque. Subito dopo mi dice che ridurre la vita a verità è il compito più inquietante, già direi che la vita non si può ridurre mai completamente a verità.
…Quali che siano le comodità materiali di cui si possa godere, per quel che riguarda la felicità sarebbe di somma importanza la libertà e la buona educazione. Ma chi dà o è disposto a dare simili cose? Naturalmente chi le ha. Ma oggi, come oggi, chi le ha? O io, e con me anche gli altri, dobbiamo dare credito di impartitrice di libertà e di buona educazione a chi sistematicamente non si è dimostrato all’altezza di questo compito, o chi per sistema crede di poter agire in questo senso?
La letteratura, per quanto riesco a immaginare, è condizionata dal fatto che dà come contenuto obbiettivo ciò che anche è vissuto come massimo senso etico interno…
Escluso i religiosi, su cui credo di non potermi pronunziare in alcun modo, i veri maestri e ammaestratori dei popoli sono e sono stati principalmente i poeti.
La scienza misteriosa, a questo riguardo per quanto possa essere effettivamente utile, potrebbe valere molto di meno.
Le mie poesie poi, può darsi che siano prive della più elementare importanza come della più comune ed elementare analisi logica e grammaticale, comunque questa analisi logica e grammaticale possono essere intese in un senso del tutto personale.
n.d.r. (tematiche biografiche dell’autore)
(12) …Sebbene nella mia poesia niente sia di confessato.
(13) …La mia vita? Questa mi appare quanto mai sempre più complicata e che via va complicandosi sempre più. Mi pare, talvolta, che essa si realizzi per via di simboli del tutto enigmatici che, per me, prima non esistevano o mi sfuggivano completamente…
… Sebbene non mi sia dedicato tutta la vita a scrivere versi e per molti, quasi moltissimi anni direi, mi sono occupato a fare il medico, son vissuto, dentro la mia professione, quasi interamente, come se scrivessi versi. Ove mi si proponesse di essere felice collettivamente, credimi, non avrei nulla a che fare con tale felicità e sono sicuro che rifiuterei. Se dovessi essere mai felice, vorrei ciò avvenisse in modo del tutto individuale a patto che la collettività fosse quasi del tutto nominalistica, non si dovesse sentire il peso della collettività come tale che come tale s’imponesse.
D’altronde so che… gli altri uomini o, semplicemente essere umani, poiché possono essere compresi anche le donne, partecipano, poco o molto che sia di certi segreti (non sono semplicemente modi di vita) che a me rimangono del tutto sconosciuti… Che anche il rapporto amoroso, fra uomo e donna, oggi come oggi… non so considerarlo altrimenti che come un rapporto puramente angelico… Del resto un certo angelismo credo che debba esistere e sia esistito sempre in qualsiasi rapporto o relazione effettivamente, amorosa.
In me è esistito, sempre un difetto della facoltà analitica che avrebbe dovuto mettermi sull’avviso di tante cose nella vita. Ma quella era impegnata in moltissime altre cose che, non dirò mi sembravano importanti, ma erano effettivamente importanti, per condurre una vita, sia pure, ai margini ed ai margini effettivamente, estremi o no, era.
Intanto io so che sono e sono stato da sempre uno schizofobico, un psicastenico, ed un pauroso per eccellenza.
…Quanto nella vita ho perduto. Ma c’e stato qualcheduno mai che nella vita ha guadagnato? Si potrebbe dire forse che nella vita ha guadagnato solo chi ha avuto. Ma questo ha avuto, non ha guadagnato. Si potrebbe ritornare a ripetere che può apparire di aver guadagnato solo perché ha avuto. Credimi che se un vero e perfetto disgraziato mi appaio io spesso, altri disgraziati mi appaiono tanti altri, i quali o non se ne accorgono o non lo dicono.
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sophiaepsiche · 2 years ago
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Il conosci te stesso nel misticismo
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‘La conoscenza di sé è il fondamento della conoscenza di Dio’ (San Giovanni della Croce)
Il ‘conosci te stesso’ spesso è associato più alla filosofia che alla religione. Sembra una via libera da dogmi, laica e unicamente razionale verso la verità. Ci ricorda, per forza di cose, gli antichi filosofi greci, l’advaita vedanta, il buddhismo, i maestri della filosofia spirituale. In realtà invece è presente in ogni insegnamento che dirige verso la scoperta personale della verità o di Dio. Quando c’è di mezzo la conoscenza diretta, l’assaggio, l’esperienza e quindi anche la mistica, c’è di mezzo il conosci te stesso, è inevitabile. Infatti lo ritroverete puntualmente negli scritti dei grandi mistici.  
Ci tengo, come sempre, a sottolineare che il conosci te stesso è talmente basilare che basta da sé per arrivare alla meta. È come fosse l’essenza di ogni via, privato dai gusti, dai sapori e dai condizionamenti vari. È la via scarna e nuda, è come il fusto dell’albero indispensabile a qualsivoglia genere di fronda, fioritura e frutti si possa immaginare. Il conosci te stesso senza religione o filosofia è comunque, conoscenza diretta, scoperta personale e trasformativa. Ciononostante, nei secoli, si sono andate formando innumerevoli varietà spontanee di questo albero, poiché ogni uomo è una via verso la verità. Questo ha portato a delle differenze tra i linguaggi usati che possono, in alcuni casi, e se interpretati correttamente, esserci più d’aiuto che d’ostacolo. 
Vediamo alcune differenze tra il linguaggio filosofico e quello mistico, sul conosci te stesso, con lo scopo di fare chiarezza ma soprattutto di prendere spunti utili per il nostro viaggio interiore. 
Come sapete, quando si comincia a conoscere se stessi, solitamente si parte dalla conoscenza della mente, perché per natura siamo identificati con la mente. Questo processo è, nella sua essenza, la vera meditazione, alla quale sono state aggiunte varianti infinite e distinte nelle varie tradizioni. Nel processo scarno, se si persevera seriamente ad osservare senza partecipazione la propria mente, si cominciano a capire due cose fondamentali. La prima è che c’è un ‘potere superiore’ che può prendere le redini della mente, può illuminarla con qualche comprensione, può pacificarla, può trasformarla e risolvere le cose molto meglio di qualsiasi ego sia mai esistito e di qualsiasi processo mentale si sia mai fatto. Ovviamente nel cuore di un religioso, tale potere è già chiamato Dio e questa dualità, voluta e desiderata, resterà fino alla fine. Solo dopo l’’unione con Dio’, il mistico parlerà di ‘unità’. Conseguentemente, nella mistica, il conosci te stesso è sempre espresso per descrivere la conoscenza della mente, ossia dei propri limiti, delle proprie impurità, della propria miseria. Ed è proprio la conoscenza di sé e della propria misera che porta all’umiltà e alla resa a Dio, fattori indispensabili per avvicinarsi all’unione. Tale miseria è la seconda cosa che, parallelamente, si capisce nel conoscersi, cioè si palesa l’incapacità del pensiero; non solo dei suoi limiti ma di tutti i numerosi danni inutili che provoca. Senza questa umiliazione dell’ego non si può arrivare in alto. Nelle parole vigorose di Santa Teresa D’Avila: “Pretendere di entrare nel cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è pura follia!” 
Mi soffermo un attimo per evidenziare quanto, nel linguaggio dei santi, il processo di conoscersi è più simile ad un’esame di coscienza che ad una pratica meditativa. Questo ci aiuta a capire in che cosa consta, di fatto, la meditazione che, purtroppo, nell’immaginario popolare moderno, è diventata più un insieme di tecniche e metodi che possono essere imparati se non, nei casi peggiori, venduti e comprati. La meditazione è, nella sua essenza, la conoscenza della propria interiorità senza intermediari e la capacità di restare con le proprie emozioni ed è un’esame di coscienza nella sua forma più compiuta. Questo lo si ritrova nelle descrizioni della meditazione date dal Buddha, da J.Krishnamurti e da molti altri maestri genuini ma come al solito, nel tempo, l’uomo tende a dare più importanza alle foglie e ai frutti e si dimentica dell’indispensabile arbusto. Se il nostro intento è serio, saremo riportati all��essenziale. Da qualsiasi foglia partiamo, c’è un ramo che ci riporterà verso il fusto. 
 All’inizio, e per un bel po’, meditare sarà anche sinonimo di ‘ponderare’ gli insegnamenti, di ‘porsi quesiti’, ‘ragionare’, mettere in discussione con spirito umile ma assetato di verità. Ci sarà quindi anche una partecipazione essenziale della ragione e dell’intelletto nella fase iniziale. Solo più avanti, dopo che sarà nata l’umiltà genuina, dovuta proprio all’umiliazione del proprio ego e della mente, saremo elevati allo stato di ‘contemplazione’, nome che danno i mistici al ‘samadhi’, il silenzio a cui aspirano tutte le persone spirituali.  Nel silenzio, si conosce e si dà più modo d’agire a quel ‘potere superiore’ che avevamo già scoperto.
L’umiltà che predispone alla resa ha l’effetto pratico di far nascere il famoso ‘non attaccamento’ o ‘distacco’ o ‘vairagya’. Avendo testimoniato l’insufficienza della mente, l’ego (il ‘pensatore’) abbassa finalmente la cresta. Se si ha questo distacco, restare nel silenzio è finalmente possibile.
Un risultato parallelo è che si arriva alla ‘rinuncia’, che non è una forzatura o un atto volontario, ma un abbandono di cose che non hanno più attrattiva per noi, che diventano, come dire, insipide. La ‘rinuncia’ è una naturale conseguenza del non attaccamento, dovuto al discernimento e all’umiltà favorite dalla conoscenza di sé. 
Senza il non attaccamento non esiste reale rinuncia né mai la meditazione porterà al silenzio, qualsiasi sia la tecnica usata e l’ammontare dei soldi spesi per i corsi. Nulla può sostituire l’autentica conoscenza di sé. 
Quando, grazie al distacco, si arriva al silenzio si può abbandonare gradualmente la meditazione. Per molti di noi deve essere un processo graduale. Il ragionare, porsi quesiti e osservare i pensieri (l’esame dei contenuti della coscienza), se interpretati come pratica ultima, possono ostacolare l’entrata al silenzio. Un consiglio utile è che se il silenzio arriva non dobbiamo mai preoccuparci di ‘mantenere’ la pratica precedente. Così com’è buono non spingere verso un silenzio innaturale, all’inizio, che può risultare in un’inutile deviazione verso l’auto-ipnosi. Ognuno deve capire dov’è e cominciare dov’è. Queste mappe sono date per il nostro bene e la nostra autonomia. Uno dei segni più chiari che si tratti di samadhi è che avviene inizialmente in via passiva, dopo aver perseverato nella conoscenza di sé. Con la pratica, si scopre poi facilmente come facilitarlo in via attiva. 
L’atma vichara aiuta tantissimo chi ha proceduto per la via scarna e per le vie filosofiche. Nel misticismo, troviamo qualcosa di molto simile, San Giovanni della Croce parla di ‘un’attenzione amorosa a Dio’, spesso aggiungendo ‘in generale’, cioè non rivolgendo l’attenzione a nessun oggetto, a nulla di specifico, nulla che cada sotto ai sensi, sia materiali che spirituali. Con l’entrata nello stato del silenzio, oltre alle pratiche, cambieranno anche i segni e i beni spirituali precedenti che si vanno perdendo per restare nel vuoto dello spirito, nella vacuità e nel silenzio, che è “la lingua di Dio” (Rumi). Questo passaggio può essere più penoso per i mistici che non per i filosofi; rinunciare all’infinita dolcezza dell’amore e dei favori divini è ben più arduo che rinunciare alle cose del mondo e alla miseria della nostra mente. Se siete mistici, fate vostra la guida de ‘La notte oscura’. 
Ora, l’unica filosofia, in cui il tipo di lessico da noi usato finora è invertito, è l’advaita vedanta. Tutti i maestri della ‘non dualità’, incluso il mio amato Bhagavan Ramana, libero da ogni lignaggio, definiranno la conoscenza di sé come il restare o l’entrare nel silenzio, che è il proprio vero sé (che non è altri che Dio), il vero padrone che svela l’usurpatore: l’ego. Per il mondo non duale, allora, conoscere la mente è conoscere chi ‘non siamo’. Se vogliamo essere tecnici questa è la verità. Ma non sempre la verità assoluta aiuta l’aspirante, soprattutto quando è troppo presto e di questa unità non s’intravede neanche una comprensione razionale né se ne può trarre un concetto accettabile. In tal caso, sfruttare l’amore duale e procedere per amore di Dio o per amore della Verità, aiuta tantissimo ad essere umili ed è questo che conta. Sia chiaro però che dell’unità hanno parlato moltissimi grandi mistici e sufi: Sant’Agostino, Santa Teresa, San Giovanni della Croce, Meister Eckhart, San Francesco, Ibn Arabi, Kabir, Rumi e chissà quanti che, per mia ignoranza, non posso citare. 
 ‘Non vi affannate a cercare Dio fuori di voi, perché egli è dentro di voi, è con voi’ (San Pio). 
Il raccoglimento interiore e il conoscersi diventa quindi l’unico monotono consiglio, proveniente da ogni parte, perché questa è l’essenza di ogni via. 
Il libro più importante da leggere, come diceva J.Krishnamurti, è dentro di noi. Gli altri, che sono solo di ausilio, arriveranno miracolosamente, puntualmente e sempre ad hoc per noi, per aiutarci nella fase in cui siamo, grazie alla lettura del libro più importante.
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mydenisv · 3 years ago
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Muay Thai, un'arte marziale ? 29
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COSA SONO LE ARTI MARZIALI Il termine Arti di Marte indica per gli inglesi (i quali codificarono per la prima volta in un manuale la scherma):  una serie di tecniche atte al combattimento, le tecniche di attacco e difesa da applicare, in battaglia.  Sucessivamente (seconda metà del 1800) con il colonialismo; il termine indicò tutto quello che per noi occidentali sono esercizi e tecniche per affrontare genericamente pericoli ed avversari.  LE ARTI DI MARTE Nascono in tutto il mondo come contesto culturale autoctono, che vede le medesime esigenze di tutela, difesa della propria terra, beni, affetti e la propria incolumità. Quindi come hanno fatto le Arti Marziali a diventare quelle che oggi noi consideriamo come tali? Gli antropologi affermano fosse un termine occidentale per descrivere una resistenza locale incontrata dalle colonie. Come ben sappiamo sono stati fatti molti errori di traduzione ed interpretazione, questo per chi pensa che Arti Marziali, siano quello che gli asiatici intendono per la medesima pratica che intendiamo noi, utilizzando lo stesso termine. Perdonate il giro di parole. Una mia amica Italiana che vive in India mi disse : “Quando parli con un indiano di Yoga e probabile che lui intenda il fitness, tu lo yoga” :-) Quindi cosa si intende realmente quando parliamo di Arti Marziali?  Bhè in realtà non è facile definirlo, ma diciamo che sono un insieme di pratiche che riguardano l’uomo e la natura nell’atto di percorrere un cammino, tutelare la propria incolumità e quella dei propri cari, beni, patria ed affetti. Sono nate in tutto il mondo ed hanno principi molto simili. Ma allora perchè,, .. noi crediamo che le arti marziali siano quelle che oggi conosciamo come tali?  Le a.m. ed il loro misticismo sono frutto di invenzioni e reinvenzioni di pratiche culturali autoctone, che attraverso il cinema, la comunicazione ed il business delle scuole di a.m, hanno materializzato l’esigenza di resistere culturalmente all’influenza dello straniero. E più genericamente all’esigenza personale di rivalsa da una qualche forma di oppressione. Diventarono così un simbolo della cultura oppressa. Pare che sia un meccanismo conosciuto non solo per le a.m. A fronte di una occupazione o all’esigenza di controllo del popolo, pescare nelle radici storiche e costruire un simbolo che caratterizza un popolo o un’abitudine è una caratteristica ripetuta nella storia, un’ abitudine consolidata. I Media Le Arti Marziali trovano nei media e nel cinema degli anni 60 il trampolino di lancio per la diffusione mondiale.  Alcuni ricercatori come Cynarski Wojciech Jan Cynarski (nato nel 1965 professore polacco di scienze della cultura fisica, specializzato in teoria dello sport) afferma la necessità di collocare le arti marziali in sport da combattimento il cui riconosciuto valore di miglioramento psicofisico è predominante e compensativo delle esigenze del praticante, il quale si avvicinerebbe al mondo Marziale per compensare tali proprie mancanze consce o inconsce. Ancora: secondo Choi, Hong Hi, il taekwondo è solo una variazione coreana del karate, la pratica di certe discipline intrise di valori etici ed utilitaristici va creando una sub-cultura dell'Uomo Buono, ma anche con i valori della filosofia del budo, ed il conseguimento dell’obiettivo. Per gli orientali tutte le arti marziali sono una via per l’illuminazione o la ricerca spirituale più elevata (per come noi traduciamo queste frasi).  In tutte le culture del mondo di qualsiasi epoca a qualsiasi latitudine esiste ed è esistita una certa propensione a varie forme di combattimento e ricerca spirituale. George Gurdjieff elenca le 3 vie per l’illuminazione: Del Fachiro, attraverso il corpo e la gestione e sopportazione del dolore. Del Monaco, misticismo e fede tracciano la strada del monaco. Dello Yogi, conoscenza ed intelletto per il suo percorso. Sempre George Gurdjieff identifica la 4° via come l’insieme di tutte e tre quelle precedentemente elencate.  Ambiti da sempre presenti in tutte le forme marziali del pianeta. Un autoctono tentativo, noi occidentali lo abbiamo avuto con il codice cavalleresco, o templare; così come lo conosciamo, ma decisamente mancante di una cultura di ricerca e fede mistica di cui è pervaso il mondo delle arti marziali orientali. Ovviamente parliamo di Asia, non è possibile vivere un’arte marziale, per un non asiatico, noi ci impegniamo a vivere la parte sportiva o cavalleresca e abbiamo anche ottimi risultati (sportivi); ma l’arte marziale non è un gioco per promotori sportivi o blasonate competizioni, con numerosi campioni del mondo di altrettante numerose sigle. Continua nel libro Read the full article
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camminidiliberta · 4 years ago
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Dare forma e raccontare se stessi, tra teologia e neuroscienze
Se la relazione è momento di apertura fondamentale per lo sviluppo dell’identità e la condizione di base dell’agire umano, ecco che la relazione con Dio diventa uno dei poli che definiscono l’identità umana, tuttavia questo discorso assume maggiore spessore in senso sociale: l’esperienza diretta del credente è in relazione con altri credenti, o con linguaggi portati da manufatti culturali, nel Cristianesimo rappresentati da elementi come la scrittura, la catechesi e la liturgia. Quindi le identità e l’agire religioso si configurano primariamente come identità e agire di gruppo; e le concezioni di Dio sono l’elemento semantico fondativo dei linguaggi che veicolano tali identità. Proprio in vista del peso dell’aspetto sociale, i temi della comunicazione, dell’educazione e della riforma morale, della coscienza di se e della relazione umana sono il centro del dialogo interdisciplinare, che si rivela utile in primo luogo per la teologia pratica e la pastorale. La teologia pratica, come ricordato all’inizio del saggio, ha infatti da tempo scoperto l’utilità di confrontarsi con le discipline che studiano l’essere umano. Nella misura in cui si riesce ad abbattere alcune barriere, tanto epistemologiche quanto ideologiche, anche le neuroscienze possono entrare in questo confronto.
Nel tentativo di superare le difficoltà insite nel dialogo, il teologo Leonardo Paris propone un confronto aperto. Come Vantini, anche Paris paragona la rivoluzione scientifica attuale a quella del 1600; e nota in particolare come il dualismo sia, a livello epistemologico, una costruzione moderna. Prende le mosse proprio dall’esigenza di superare quel “muro cartesiano” che separa anima e corpo (Paris,T eologia e Neuroscienze. Una sfida possibile, Brescia: Queriniana, 2017, p 12). Muro che le neuroscienze cercano di oltrepassare, mentre la teologia rischia di voler utilizzare come baluardo verso le ricerche di matrice scientifica: “Sul versante della teologia, un mondo unificato significa che le neuroscienze si possono permettere di intervenire su ogni cosa possibile e immaginabile, dall’esistenza di Dio, alla mistica, alla morale.” (ivi, p 18). Questa apertura genera timore, il paradigma epistemologico ateo della scienza moderna entra in temi che fino a pochi anni fa erano ad esso preclusi. In risposta a questo timore, il teologo suggerisce di porre l’attenzione sul tema dell’onestà intellettuale, nel pensiero scientifico e teologico. Il rischio, infatti, è che la disposizione intellettuale sia quella di cercare Dio nel buio. Ovvero di rifugiarsi nei vuoti di conoscenza, sottraendosi al confronto con il pensiero naturalizzante, che invece è in grado di cogliere il divino nella luce, nella bellezza, nell’armonia e nella regolarità della natura (ivi, pp 58-9). Partendo da questa posizione, che richiama la teologia naturale, Paris distingue il materialismo, posizione epistemologica accettata come punto di partenza della ricerca sul cervello, dal determinismo, che è invece è una posizione metafisica, non necessaria (ivi, pp 76-7). Il teologo pone in tensione, da un lato, il monismo materialista con il dualismo anima-corpo, affermando che il primo richiede spiegazioni, ossia cerca di spiegare come l’attività cerebrale si correli ai fenomeni mentali, mentre il secondo offre risposte semplici, di fatto attribuendo al concetto di anima le facoltà mentali senza fornire alcuna spiegazione di come l’anima stessa possa esprimere coscienza e volontà; dall’altro pone in tensione il determinismo con la libertà, sollevando il problema di come si qualifichi la libertà umana in un sistema determinista. Paris si orienta verso un materialismo non determinista, ritenendo che le persone umane siano esseri fisici e capaci di libertà, ossia in grado di auto-determinarsi (ivi, pp 82-3). Una libertà, che viene considerata come qualcosa che emerge dalla biologia, e quindi voluta da Dio, ma non dono diretto, spirituale (ivi, p 93). Il teologo sostiene un’antropologia cristiana che pone la persona umana come un essere che Dio ha impastato dalla terra, e con il quale si relaziona. L’autore pertanto sente l’esigenza di recuperare il dato corporeo, mentre la teologia si è storicamente focalizzata più sul soffio nelle narici (Gen 2,7). Parallelo è il problema dell’incarnazione: se Dio si è fatto carne (Gv 1,14) significa che ha condiviso la biologia umana, mantenendo tanto la propria libertà quanto la propria grazia, e impostando una relazione con l’essere umano (ivi, p 95). Un Dio incarnato che si mette di fronte, faccia a faccia, con l’umanità incarnata: tutto è avvenuto sulla terra, le manifestazioni di coscienza e libertà, tanto umane quanto divine, si sono palesate nella storia della realtà materiale. Dunque una relazione tra Dio e umanità mediata da corpi, che non prescinde da un sistema nervoso risultante dalle disposizioni genetiche selezionate dall’esperienza; in altre parole, da  un’organizzazione di circuiti cerebrali dipendente sia dalla predeterminazione genetica sia dall’affinamento dovuto all’uso in risposta all’ambiente.
Il grande problema del materialismo monista è, tuttavia, spiegare la coscienza. Allo stato attuale ci sono diversi approcci allo studio della coscienza, una delle ipotesi più promettenti, che l’autore riprende, è quella di Crick e Koch (Una trattazione sintetica si trova nel saggio “Verso una teoria neurobiologica della coscienza”, in Mente e corpo. Dai dilemmi della filosofia alle ipotesi delle neuroscienze, Torino: Bollati Boringhieri, 2004), i quali mettono in relazione l’attività mentale cosciente con una specifica attivazione neurale, considerando la coscienza una convergenza di memoria e attenzione. La conclusione tratta da Paris è ricordare che la coscienza non è una cosa, ma è un processo che riguarda gli esseri viventi, corporei (ivi, p 108). Riprendendo i neurologi Edelman e Damasio, Paris segue la concezione secondo cui la coscienza umana si suddivide in coscienza primaria, che comprende la sensazione interna del corpo, la percezione esterna e la memoria, in particolare la memoria associativa e l’apprendimento di comportamenti adattivi; e in coscienza di ordine superiore, che implica il senso del sé, il pensiero astratto e il linguaggio, la consapevolezza sociale e il sé ricordato o autobiografico. Il riferimento alla coscienza di ordine superiore è molto importante per via del parallelismo tra la nozione di identità autobiografica di Damasio, e quella di identità narrativa proposta da Paul Ricoeur. In effetti, il dibattito tenuto alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso tra il filosofo Ricoeur e il neuroscienziato Changeux, compendiato nel testo “La nature et la régle”, mostra una divergenza di posizioni, in particolare a causa del riduzionismo di Changeux, che ha impedito l’inizio di uno scambio interdisciplinare fruttuoso. La posizione dello studioso del cervello non riusciva a venire incontro all’esigenza di considerare la dimensione narrativa, portata avanti dal filosofo. Tuttavia, la posizione di Damasio supera il problema, anzi mostra una forte similarità con quella di Ricoeur. La capacità di narrare è per Damasio un guadagno evolutivo “Individui e gruppi, che grazie al loro cervello erano capaci di inventare giuste narrazioni o di usarle per migliorare se stessi e le società in cui vivevano, ebbero abbastanza successo perché le caratteristiche di quel cervello fossero favorite dalla selezione sia a livello individuale, sia di gruppo” (Damasio, Il Sé viene alla mente, Milano: Adelphi, 2012, p 366).
Tanto secondo Damasio, quanto secondo Paris, la formazione del soggetto, la presa di coscienza di sé stessi, in seno ad una cultura e ad una società, sono processi attraverso cui si strutturano tanto l’identità personale quanto i circuiti cerebrali, studiabili contemporaneamente dalle neuroscienze, dalle scienze umane e, negli aspetti religiosi e di fede, dalla teologia. Mentre Ricoeur pone l’attenzione principalmente alla persona davanti al testo biblico, Paris sottolinea come la dimensione sociale sia essenziale: il cervello umano è sociale tanto nelle disposizioni genetiche quanto in relazione all’ambiente cui si adatta. La libertà umana si schiude nell’agire sociale. Una libertà essenziale per costruire il sé esteso, che risponde alla dimensione volitiva del desiderio che si confronta con l’ambiente sociale. Il problema fondamentale del dialogo tra neuroscienze e teologia, ossia il ripensamento dell’anima, viene quindi risolto nella storia corporea, che genera un io cosciente, autobiografico, che è in grado di formare, pensare e raccontare se stesso.
Questo, ovviamente, cozza con l’idea di anima come elemento immateriale separato dal corpo, che implica che l’io umano sia un elemento spirituale dotato di volontà e coscienza, sussistente anche in assenza dell’elemento corporeo. Di fronte a questa concezione classica della teologia cristiana, Paris ribadisce che il concetto di anima viene considerato quale strumento verbale indispensabile per sostenere la fede cristiana, tuttavia pone l’accento sulla proposizione di fede, ossia sulla funzionalità del concetto alla vita cristiana (Paris, 2017, pp 171-2): valutando il cambiamento generale della cultura, il teologo propone il rinnovarsi anche del linguaggio religioso; in caso contrario la vecchia idea di anima, in mancanza di un aggiornamento semantico, non riuscirebbe più a garantire le funzioni tradizionalmente svolte, finendo infatti per venire usata sempre meno nell’azione pastorale (ivi, p 174). L’autore fa notare come la dottrina cattolica del corpo e del suo rapporto con l’anima debba molto del suo sviluppo alle polemiche contro lo gnosticismo (ivi, p 181). Quindi invita a domandarsi quali siano le funzioni del concetto di anima nella religiosità attuale, e come questa sia rilevante nella relazione tra Dio e esseri umani. Paris, a livello operativo, propone di iniziare ad usare una definizione materiale-sistemica dell’anima, che si riconosce nella concretezza dell’incarnazione, e che presenta grossi vantaggi in termini cristologici: senza l’elemento del corpo non ci sarebbe il Cristo, né la Sua Chiesa, né la risurrezione finale dei corpi (ivi, p 190).
Ovviamente, la teologia si trova comunque a dover salvaguardare l’immortalità dell’anima. In effetti la teologia risente di antiche concezioni filosofiche, quel platonismo e quell’aristotelismo che hanno condizionato la storia del pensiero, tuttavia ci sono oggi forti resistenze all’aprirsi alla razionalità scientifica. L’importante allora diventa, da un lato evitare di usare il concetto di anima come scorciatoia, dall’altro confrontarsi con il tema della materialità, della corporeità nella cristologia e nella salvezza (ivi, p 198). In altri termini, evitare che l’anima venga usata come finta spiegazione: come fa l’anima infatti ad essere cosciente? Più utile studiare come la coscienza si rapporti con Dio e con la fede.
Paris finisce per rileggere il tema dello spirito e dell’antropologia tri-partita. Il corpo è considerato come dato concreto, l’anima come l’aspetto strutturato, sistemico-funzionale del corpo, mentre lo spirito come aspetto particolare di certe anime, prerogativa delle coscienze di ordine superiore (ivi, p 201). Lo spirito è la capacità di relazionarsi con l’altro e di costruire consapevolmente se stessi. Pertanto esso è caratteristica distintiva dell’anima umana (ivi, p 206), venendo a corrispondere allo spazio di libertà costruito attraverso la relazione sociale, sulla base della plasticità cerebrale.
Per concludere, lo sfondo di fede che promuove il dialogo interdisciplinare crede che il polo umano possa trovare nel polo divino il proprio significato. L’umanesimo senza Dio viene percepito come autoreferenziale, ricerca di una salvezza senza fede. Questa posizione tende quindi a rifiutare l’atteggiamento non-teista, che è proprio delle scienze umane e naturali moderne. Uno degli ostacoli principali da superare per avviare un dialogo proficuo tra teologia e neuroscienze, consiste proprio nel confrontare i due linguaggi senza sciogliere le specificità di ciascuna disciplina nell’altra: tentare di ridurre il divino all’umano, o viceversa divinizzare l’umano, renderebbe unilaterale il discorso. La cosa interessante è che, di fatto, questa impresa intellettuale implica comunque una fusione, almeno parziale, di due orizzonti di pensiero caratterizzati da una forte alterità e da concezioni ontologiche opposte. Ad ogni modo, sia che si concepisca l’essere umano come creatore del divino, sia che si creda l’opposto, l’oggetto di studio del dialogo è l’attività mentale e cerebrale, con i relativi effetti, che si produce ponendo un elemento di alterità, comunicato da una comunità di persone e dalle loro parole,  da scrittura e predicazione, gesti e ritualità. Ne risulta una costellazione di significati che non sarebbero fruibili senza la dotazione cerebrale simbolica, affettiva, relazionale e linguistica umana; e che non è riconducibile alla produzione interna di alcun individuo, ma è sempre incontrata nella relazione con altre persone, e che incide sui credenti, contribuendo a farli diventare quello che sono. In sintesi, una identità umana e personale che si forma a partire dalla relazione, e prende consapevolezza nel raccontarsi.
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cartofolo · 7 years ago
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Grazie per i tuoi articoli che condivido in grande parte per non dire in totalità. La fede di cui parli riguardo alla scienza è più vicina come l'esponi della credenza che della Fede. Mi spiego, la Fede in Dio partecipa di un sentimento interiore, una conoscenza intuitiva legata alla nostra natura spirituale, che anche se non è dimostrabile ha niente a vedere con la credenza cieca. La scienza si preoccupa del come delle cose, la filosofia spirituale del perché. Oggi si nota una convergenza tra la mistica e la scienza, perché tutto quello che si alza converge, come lo diceva Teilhard de Chardin. La filosofia occidentale proviene principalmente della filosofia greca che era per essenza pratica e si interessava anche alla scienza ed a tutti i rami della conoscenza. La scienza si appoggia essenzialmente sulla logica ed il ragionamento, anche se tutte le scoperte scientifiche procedono di un intuizione e dunque di una conoscenza che ha niente a vedere con la ragione o lo spirito cartesiano. L'uomo crede, poi impara, sa, sperimenta, conosce... Lo scientifico, arrivato al vertice della sua teoria raggiunge la frontiera dell'invisibile, del nascosto, della mistica la più pura. Il poeta come il mistico lascia il mondo dei fenomeni per esplorare come la ricerca fondamentale la sfera dei noumeni...
Grazie a te della stima per quello che scrivo. E' sicuro che la scienza ha adottato un sistema di verifica e di controllo dell'osservato che permette una relativa certezza su cui, i vari scienziati possono lavorare per procedere all'ampliamento delle scoperte dei fenomeni della natura. La scienza sa bene che la sua ricerca empirica non può abbracciare tutta la realtà dell'uomo, ma solo la parte che rientra nei parametri scelti e sicuri. Questo è già importante ed è, comunque, un metodo in evoluzione che la stessa fisica quantistica sta forzando avendo coinvolto l'osservatore nel fenomeno osservato. Secondo me non è tanto criticabile la scienza, quanto alcuni uomini-scienziati che, nella loro chiusura mentale, confondono il metodo scientifico come l'unico praticabile in assoluto e respingono altri sistemi relegandoli nell'ambito del "non provabile" quindi "falso".
La scienza ha dato, e dà, un contributo importante ai sistemi filosofici. C'è da sperare che anche i sistemi filosofici possano stimolare nella giusta direzione le intuizioni degli scienziati.
Certo, si può anche ragionare per estremi al fine di far comprendere meglio le conseguenze di un'idea. C'è un estremo nell'idea della scienza e un estremo nell'idea dello spiritualismo e, certamente, questi due estremi non si potranno mai incontrare né dialogare. Ma nella realtà delle cose vi è molto più buonsenso e punti di contatto di quello che può essere inteso. Vi sono molti scienziati spiritualisti che coltivano la loro spiritualità e la usano per una più giusta interpretazione della scoperta scientifica; come vi sono molti spiritualisti che attingono dalla scienza per meglio inquadrare ed eventualmente correggere le loro intuizioni. Gli ambiti possono essere diversi, ma gli studi non possono che essere complementari.
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lachiesadispychology · 5 years ago
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Le cose che le persone personificano
l’autore del presente articolo è anche un cantante www.dalcoro.it Patrizio Dalcoro, questo è il suo nome - è anche il Presidente a capo della rete cabalistica degli Independent Watchers sia italiani che internazionali. www.independentwatchers.ru è il sito del quartier generale della organizzazione di Osservatori Indipendenti a livello Internazionale. Chiedi maggiori informazioni a Patrizio Dalcoro e-mail [email protected] oppure lascia un messaggio alla seguente segreteria telefonica: +39 0692935101 . Le stagioni dell'uomo sono a vostra disposizione e la pienezza della comprensione può essere acquisita su tutto attraverso la ispezione della coscienza dell'essere umano. Questa è Chiesa di Spychology.
Le mie esperienze sulla stella terrestre vi siano sufficienti a voi per cambiare. Le mie non sono parole di succube ma di santo. Le mie non sono semplici invenzioni di un letterato. Le mie sono Parole che derivano da un santo. La mia è una dinastia. La dinastia a cui appartengo è cristificata. La santa dinastia santa di cui parlo è denominata santa da chi ha il potere di assegnare status. Sula stella terrestre assegnano tutti i titoli con riconoscimenti satanici. Le mie Parole non sono di nessuno. Le mie Parole con discernimento della coscienza il cui lavoro è cominciato quando qualcuno me ne ha parlato. Le mie sono Parole di un essere cosciente. La coscienza che ho sviluppato deriva da Lastri di Luce. Le mie Parole sono sante. Le mie parole sono separate con santi meriti. Carissimi sappiate che chi scrive, persino chi scrive, sta attento a cosa dice, lo narra alla sua mente animale, che lo guarda con sonore critiche, quindi se ciononostante io continuo a scrivere non è perché mi senta a mio agio al solo presagio che qualcuno possa imputarmi stelle che io non ho. Io non sono un impostore, io canalizzo messaggi che santifico. Le mie sono pubblicazione di un cristo cristificato in terra da vivo. Le mie sono parole di uno che ha santificato la sua vita, separandosi dal mondo. La santità non è nel sesso - nella clausura dal sesso - e dal mondo ma certamente non avere a che fare dannatamente col sesso è preludio alla santità, alla separazione degli istituti santi del matrimonio da quello che voi tutti siete abituati ad assistere nelle vostre vite. Le sataniche coppie si sposano separate già dalla nascita da Lastri di Luce e seguono la via infernale del bello e del sesso. La superficialità di molte coppie si misura dalla scelta del partner che è - si vede - l'unico soggetto che appartiene alla loro cerchia meritevole di essere loro santo. La santità di coppia si vede almeno una volta. La mia coppia si è sgretolata quando ho incominciato a seguire un cammino cristiano. La mia coppia si è separata quando ho iniziato a cristificarmi con azioni di discernimento e di consapevolezza. Le Parole di Cristo non sono patrimonio di nessuna religione. La conoscenza del Padre Jehovah è trasversale, si incontra in ogni dove, basta trovare una mente animale che si chiede riguardo al Padre Eterno. Il Padre Jehovah, signori, sta parlando il Padre Eterno. Non altri ma lui. Io non sono in crisi mistica, io non mi reco in chiesa e non dico rosari da troppo tempo per essere spacciato per uno satanicamente posseduto da energia di possesso di qualche eggregore o dio minore. Io non accedo all'eggregore cristiano, alla fantasia del mondo secondo i cattolici, alla mortale sequela del cristo morto in croce. Io accedo alla schiera di angeli che le Parole che suggeriscono le portano da messaggeri direttamente dal Padre, a cui nemmeno io posso accedere solo per via della carne che mi contamina con pensieri non puri. La carne non è controllabile al cento per cento e la purezza di lastri di luce non è accessibile sinché si è nella carne santificata. Ma comunque esseri di luce sanno come fare a comunicare attraverso la santa selezione di anime degne alla commistione di Lastri di Luce con l'Essere Umano. Il Padre si fa carne, sappiatelo, non una volta lo fece, ma mille e mille volte! L'ha fatto per primo con LA CREAZIONE DEL PARADISO TERRESTRE. Dio si fece carne in Adamo primo dio. La moglie Eva saluta tutti perché - confermano - che loro non sono mai usciti dal Padre, mai, perché erano la rappresentazione di Dio e la conoscenza del Bene e del Male ce l'avevano consustanziale. La separazione tra Jehovah e il Primo Uomo Santo non c'è mai stata perché Jehovah può essere rappresentato nelle vostre teste come uomo e donna perfetti. La filosofia che vi spiego è l'unica battaglia verso santi al contrario che si spacciano per teologi. La mia è alta prova di competenza in ambiti che richiedono per il mondo santi di anni di discernimento cristico. Le Parole che verranno cristificate sono solo le parole di santi. Le cose successe a Paolo di Stella sono successe anche a me. Il racconto paolino è solo finzione, sappiatelo. La stella Paolo successe a Pietro. La santa chiesa si rifà a messaggi sublimi di qualche stella. Le cose scritte nei vangeli sono vere ma vanno studiate. Sono simbolici, altamente simbolici e non letterali. Sia comunque benedetto tre volte il Dio di Abramo che mi consentì di non restare nelle sante inquisizioni di mio figlio da bambino - dice Jehovah - che mi suggerì cosa fare per non morire nello spirito e non dannarmi con la teologia cattolica. Colleghi di preti non mi seppero sanzionare a suggerimenti di luce ma solo a catechismi di stelle sataniche. Le mie Parole sono astrali. Come quelle di Paolo, e mai mi sono permesso di scrivere di queste cose a questo grado di approfondimento, ma già a venticinque anni scrivevo dei ricercatori di legge di luce sulla terra. O dei Ricercatori Della Legge Terrestre. La mia avventura sulla terra in campo filosofico e religioso inizia con l'ingresso nel Tempio di Luce chiamato Santo a molti demoni. L'unico tempio di luce è la Saggezza, la mia santa saggezza mi portò a salire al Trono Santo di Jehovah attraverso l'ingresso cristico in massoneria celeste. La mia permanenza nella Loggia satanica della Santa a Lastri neri detta Associazione Massonica Italiana - Jehovah non mi asseconda e non mi fa scrivere il suo nome proprio - : non c'entra nessuno lì dentro per la mia santificazione. Io sono solo andato a guardare le sante spiegazioni date da coloro che niente sanno di Cristo riguardo il Santo Lastro di Luce che io solo rappresento. Così mi dicono di scrivere e io non porto condanna, perché mi piego al volere del Santo dei Santi. Cristo ti fa santo vuoi o non vuoi. La mia è stata una scelta solo apparente, non è di Cristo coloro che seppero insegnare che santi si fanno santi per scelta. Non vi è scelta alcuna nel seguire il proprio Padre Jehovah. La Madre degli Uomini si chiama Jeva. Ogni tanto sbaglio a scrivere e scrivo Jeva, ma è solo perché là sopra parlano anche della Madonna. La sua santa generazione mi appartiene. La mia dinastia magica può afferrare ladri di luce e distruggerli. Le immagini cristiche della sequela imperiale mi sono state santificate attraverso simboli alchemici nella mente animale con assiomi inosservabili da me medesimo sino al momento in cui il Padre Celeste non si è presentato col suo nome. Jehovah esiste e si presenta con nome e cognome quando voi lo udite così come siete istruiti a farlo lo state facendo perché lui l'ha concesso. Nessuno ascolta il nostro Padre senza santificazione. Nessuno può conoscere il Padre mio se non si santifica. Jehovah: sentii dire chiaramente, nel subconscio risuonò l'energia nominata Jehovah. Jehovah. Dio non si fa sentire solo agli uomini dannati, gli altri stessero tranquilli che il Padre sta bene gode di ottima salute non è mai morto, e nemmeno il Santo di Santi il Re dei Cieli e della Terra di nome Gesù Cristo non è mai stato sulla terra a morire. La sua energia di luce è stata qui impreziosendo questo mondo. Il nome di Cristo può essere declinato come vi pare ma il riferimento può essere dato solo a uno che è il Padre. La santa satanica trinità va vagliata con gli occhi di un credente cristificato e si può dire che ricerche personali confermano che la mia sensazione sia corretta agli occhi di chi con cuore sincero si metta a narrarsi tutto ciò che sa già del Padre. Cristo è nel Padre procede ad opera dell'Uomo e dello Spirito del Padre. L'uomo è solo quello santo. L'uomo santo non l'umanoide che conoscete tutti quanti e che incontrate a casa o nella metropolitana o nelle chiese o nei concerti.
Le Parole di Cristo si possono udire e trascrivere. Le Parole di Jehovah sono sempre a disposizione. Le Parole che interpretano le scritture e i tempi di oggi si possono sentire direttamente dal Padre non c'è bisogno di altri non c'è bisogno di Satana a suggerire salvezza che non opera. Le persone che si spacciano per Lastri di Luce saranno azzannati dai cani di  angeli inferociti. I tempi sono esattamente questi che state salutando come nuova era. Le mie sono Parole di un Santo e in tempi meno molesti si disse in sogno, nel 2016, che la fine del mondo era appena iniziata. Loro si riferivano a me non al mondo. La fine della mia esistenza umana, della mia apocalisse, è iniziata nel 2016. Nel 2016 sono stato separato con la forza da satana, sono stato strappato alla donna umana, sono stato strappato alle posizioni lavorative degli uomini comuni, sono stato strappato con forza da tutte quelle ideologie dannate, sono stato strappato all'uomo e alla donna che rivestono sulla terra il ruolo di Padre e di Madre spacciandosi per genitori, tutto mi è stato rapito. La mia professione di fede è quella di un Santo che non ha più Padre e non ha più Madre Neri. Sì ora ho solo una Madre ed è bianca, è la Madonna che voi conoscete, ma che odiate nel profondo, basta vedere come vi comportate con le madonne dei figli di Jehovah. Le donne sono maltrattate non solo nella vita quotidiana ma in tutto. Le persone santificate odiano la donna umana più di ogni altra cosa perché nemmeno la donna vuol essere più donna. La genitrice del mondo satanico ora vuole fare altro. Le sataniche voglie degli uomini che hanno strappato cristo dai seni materni sono la malformazione di una specie umana che finirà per distruggersi se non passerà al Padre Jehovah. Al Padre di Luce. Al Pane Santo disceso dal Cielo. Per davvero Sante sono quelle Parole che descrivono l'infallibilità del Padre: Come La Pioggia E La Neve Scendono Giù Dal Cielo E Non Vi Ritornano Senza Aver Lasciato il Segno - Sempre Io Insegnerò - dice Jehovah - di Cose che Faranno Riconoscere a Tutti dove sta la Verità e Dove Sta il Padre di Ogni Uomo.
©2020 sulla terra sono io che spiego queste parole pertanto l'Autore è Patrizio Dalcoro
Spychology Church - ©2020
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scienza-magia · 11 months ago
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Il ritorno alla magia nel pensiero di Plotino Porfirio e Proclo
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Con l’affermarsi del neo platonismo nel mondo antico greco la magia e l’irrazionalità riacquistarono importanza grazie anche all’influenza di Plotino che interpretò in modo allegorico la grande poesia omerica seguendo la tradizione pitagorica. I grandi poeti del passato vennero reinterpretati da Plotino secondo un simbolismo esoterico che esprimeva la convinzione che la natura amava nascondersi. Secondo Plotino la filosofia poteva svolgere un ruolo simile a quello assegnato un tempo solo alle iniziazioni misteriche, restituendo all’anima la perfezione perduta. Secondo Plotino l’ultimo stadio del percorso conoscitivo poteva essere compiuto solo raggiungendo la fusione con l’Uno. Anche se tale unione mistica non può essere definita propriamente magia per altri neoplatonici come Porfirio e Proclo essa poteva essere raggiunta solo attraverso la teurgia. A questo punto riteniamo opportuno esporre il pensiero di Porfirio e Proclo. Porfirio filosofo greco del III secolo a.C. ha elaborato una teoria sulla magia che si basa sulla distinzione tra due tipi di magia. In primo luogo la magia naturale che consiste nell’utilizzo della conoscenza delle leggi naturali per ottenere determinati risultati. In secondo luogo la magia divinatoria che consiste nell’utilizzo di pratiche divinatorie per prevedere il futuro o ottenere informazioni sulle persone o sugli eventi. In generale Porfirio considerava la magia un’attività che andava contro la natura poiché cercava di manipolare gli elementi naturali per ottenere determinati risultati. Egli sosteneva che le pratiche magiche avessero un effetto negativo sulla mente umana in quanto tendevano a farci credere che potessimo controllare le forze della natura e il destino quando in realtà esse erano aldilà del nostro controllo. Nell’ambiente sincretistico in cui si sviluppò il neoplatonismo fare riferimento a tradizioni antiche significava farsi legittimare da molteplici fonti spesso molto diverse tra loro. Porfirio si inscrisse in tradizioni molto antiche dai caldei ai romani dagli ermetici ai mitriasti prendendo anche in considerazione gli antichi teologi del mondo greco. Porfirio giunse alla conclusione che l’anima doveva essere in grado di riconoscere le diverse strade sempre rigorosamente iniziatiche che portavano al mistero presente in ogni cosa creata. La via privilegiata per comprendere il mistero presente in ogni cosa era appunto la teurgia: la filosofia il logos la religione e la magia si univano per Porfirio in un unico quadro di significato. Secondo Porfirio alla luce di tale unico quadro di significato la realtà fenomenica e la verità sopra sensibile diventano una cosa sola. Secondo la metafora e l’antro di Porfirio l’anima umana è come una caverna oscura e misteriosa piena di immagini e di voci che risuonano al suo interno. Questa caverna rappresenta il mondo interiore dell’individuo dove risiedono tutte le sue emozioni i suoi desideri e le sue paure. La magia consiste nel manipolare queste immagini e queste voci al fine di influenzare il mondo esterno. Per esempio un mago potrebbe cercare di evocare un immagine di prosperità e di benessere nella propria mente con la speranza di attirare la ricchezza e il successo nella vita reale. Secondo Porfirio è fondamentale perciò un’adeguata preparazione psicologica per poter manipolare efficacemente la caverna dell’anima. Egli consiglia di praticare la meditazione la purificazione dell’anima e la concentrazione mentale al fine di raggiungere uno stato di coscienza elevato e di aprire la porta alla magia. Porfirio non solo attribuisce grande importanza alla teurgia ma anche alle tradizioni religiose provenienti da varie regioni con particolare riguardo alla Persia. Presso i Persiani come ricorda lo stesso filosofo l’antro era il luogo di culto lo spazio sacro in cui si celebravano i riti magici di purificazione quindi lo spazio sacro per eccellenza. Anche Proclo sviluppò una dottrina basata su un concetto di vita inteso come intelligenza che guidava tutto l’universo ed eliminava ogni separazione tra la dimensione fenomenica e quella più profonda. Per quanto riguarda Proclo dobbiamo dire che egli ha sviluppato una teoria della magia basata sulla nozione di simpatia. Secondo questa teoria tutti gli elementi dell’universo sono interconnessi in modo simile alle parti di un organismo vivo e quindi possono influenzarsi reciprocamente. Per Proclo quindi la magia è l’arte di manipolare queste connessioni per ottenere un certo risultato. Per il filosofo greco il mondo è composto da tre livelli: il mondo divino il mondo animale e il mondo materiale. L’uomo è un essere che appartiene a tutti e tre i livelli in quanto un corpo materiale un anima e uno spirito divino. La magia è l’arte di manipolare queste tre componenti dell’essere umano per ottenere un certo effetto. Inoltre il filosofo sosteneva che le arti magiche non sono un arte tecnica ma anche una forma di culto religioso. Proclo vedeva fantasmi luminosi e praticava riti magici di purificazione provenienti dai caldei. Inoltre per il filosofo greco la magia è uno strumento per comunicare con gli dei e per ottenere la loro assistenza nelle questioni terrene. Possiamo dire che in un certo senso Proclo si rifà alla concezione della magia che avevano i maghi egiziani. I maghi egizi sostenevano che l’energia magica era la forza che permea l’universo e che può essere manipolata dalla volontà del mago. Questa energia magica è presente in tutti gli esseri e oggetti ma può essere accumulata in modo particolare in alcune piante in alcuni minerali e in alcuni oggetti sacri. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso su Plotino Porfirio e Proclo importanti esponenti dell’antica Grecia. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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annalisalanci · 4 years ago
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Lo spazio, il tempo e la natura
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Annalisa Lanci
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Samuel Theis
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ginnastica artistica
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Ginnastica ritmica
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Danza classica
Lo spazio, il tempo e la natura. "William Blake identificava il principio maschile con il tempo e quello femminile con lo spazio: dalla loro compenetrazione scaturisce una complessa serie di eventi particolari che, nel loro insieme, si trovano in uno stato di relativa sincronizzazione." Da Concetti di filosofia della natura. Alchimia e mistica di Alexander Roob. Questa teoria mette in evidenza la seguente tesi: il riuscire a dominare fisicamente e mentalmente lo spazio ed il tempo, che compenetrandosi, causano una serie di eventi particolari che, nel loro insieme, si trovano in uno stato di relativa sincronizzazione; pone l'individuo in uno stato di armonia con la natura. Questa nuova condizione, associata alla conoscenza, rende l'individuo superiore a livello fisico, spirituale e mentale, rispetto ai suoi simili i quali, al contrario, vivono passivamente o subiscono gli effetti dell'unione del loro spazio e del loro tempo.
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thematrixrw · 5 years ago
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Première | IL RAGGIO DI CREAZIONE | Rocco Bruno | mercoledì 25 settembre ore 21.15 Premiere Link 👉 sul canale YouTube @roccobruno. - Supponi che tutta la materia e l'energia siano fatte di piccole "stringhe" vibranti!! - Ok! Quali sono le implicazioni? - ... Il Raggio della Creazione. Provate a spostarvi al di dentro delle 3 dimensioni. Partendo dagli assunti che affollano la nostra mente, diamo all'esplorazione scientifica la continuità e la coerenza per la conoscenza dell'esperienza umana. Unisciti al canale Youtube: http://bit.ly/RoccoBrunoYoutube accademiadellapietra.org [email protected] Iscriviti a cam.tv 👉 https://ctv.im/P18D2A loggati e certificati, riceverai 100Lkscoin da spendere sulla piattaforma Cam.tv. #Alchimia, #esoterismo, #sviluppointernodelluomo, #ego, #essenza, #personalità, #strutturainternadelluomo, #suoistati, #ostacolialrisveglio, #emozioni, #identificazione con un sistema di credenze, i misteri #Eleusini, tradizioni antiche, #filosofia, #mistica, #arte e #scienza come pilastri della nuova pedagogia, e molto altro sono i temi trattati in questo ciclo di incontro. #roccobruno #revolution #industry40 #usciredamatrix #matrix #cooperazione #sostenibilita #innovazione #homosapiensenonlosa #climatichange #luomochevienedalfuturo #intelligenzartificiale #camtv https://www.instagram.com/p/B2tZR1ZoC_L/?igshid=124xfgs90jrdj
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