#morti 19 luglio
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19 luglio … ricordiamo …
19 luglio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: William Richert, William John Richert, regista e attore statunitense noto soprattutto per aver scritto la sceneggiatura del film Legge e disordine e aver diretto e scritto Le ragazze di Jimmy. Come attore è noto per aver interpretato il ruolo di Bob Pigeon nel film Belli e dannati del 1991 e quello di Harry Bono ne Il cliente del 1994, oltre che essere apparso in serie TV come Angeli…
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Palermo torna a pullulare di mafiosi responsabili di efferati omicidi, che sempre più spesso hanno accesso a benefici penitenziari pur non avendo mai aperto bocca sui loro pesanti trascorsi criminali. Nelle ultime settimane, a ottenere la semilibertà sono stati infatti lo “strangolatore” dell’Acquasanta Raffaele Galatolo e lo spietato killer di mafia Paolo Alfano, mentre sono stati elargiti permessi premio allo storico reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù, Ignazio Pullarà, nonché ad altri importanti mafiosi come Franco Bonura, Gaetano Savoca e Tommaso Lo Presti. Alla rimpatriata palermitana manca solo Giovanni Formoso, punito con l’ergastolo per aver caricato l’autobomba utilizzata nell’attentato di via Palestro a Milano, il 27 luglio 1993, che causò 5 morti. Anche lui ha ottenuto la semilibertà – è la prima volta per un boss mafioso condannato per strage e mai pentitosi –, ma, almeno per ora, ha il divieto di tornare in Sicilia.
Il caso di Giovanni Formoso è sicuramente quello più altisonante. Il boss è stato infatti condannato all’ergastolo tra gli esecutori materiali della strage di via Palestro, uno degli attentati che, nel 1993, insanguinarono l’Italia nella cornice di una “strategia eversiva” che vide Cosa Nostra in prima linea. Esplodendo nei pressi del Padiglione di Arte Contemporanea, l’autobomba causò la morte di cinque persone. Formoso era uomo dei fratelli Graviano, registi della stagione delle stragi del ’93, nonché organizzatori dell’attentato in via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino insieme ai membri della sua scorta. Anche Raffaele Galatolo, tornato a Palermo, è un profilo di peso: fu uno dei membri di spicco della nota “camera della morte” di Vicolo Pipitone, dove all’inizio degli anni Ottanta venivano uccisi i nemici mafiosi del capo di Cosa Nostra Totò Riina. Centro nevralgico delle attività di Cosa Nostra, il luogo – come emerso dalle testimonianze di molti pentiti – sarebbe stato il punto di incontro tra i mafiosi e vari esponenti dei servizi segreti, tra cui Bruno Contrada, Arnaldo La Barbera e Giovanni Aiello, alias “Faccia da Mostro”. Un altro nome autorevole tra quelli dei mafiosi che hanno ottenuto benefici penitenziari è quello di Ignazio Pullarà, che sarebbe il custode dei segreti sui legami tra l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi e i boss di Cosa Nostra. Nella sentenza con cui la Corte d’Appello di Palermo condannò il braccio destro dell’ex premier per concorso esterno in associazione mafiosa, si legge infatti che Vittorio Mangano – il famoso “stalliere” della villa di Arcore, boss mafioso della famiglia di Porta Nuova – fra il 1988 e il 1989 aveva manifestato lamentele a un altro mafioso per il «comportamento, che aveva giudicato scorretto, tenuto nei suoi confronti da parte di Ignazio Pullarà, reggente della famiglia di Santa Maria di Gesù, che si era appropriato delle somme che erano state versate da Berlusconi e che Mangano riteneva spettassero a lui». Altro mafioso ergastolano che è potuto rientrare nel capoluogo siciliano è poi Paolo Alfano. Condannato a 17 anni di carcere al Maxiprocesso e successivamente all’ergastolo per due omicidi, era ritenuto da Falcone e Borsellino «uno dei killer più fidati e spietati della famiglia di corso dei Mille».
Questo scenario trae origine da un approccio giurisprudenziale molto più permissivo rispetto al passato per i mafiosi che non si pentono, segnato da dirimenti sentenze da parte della Corte Europea dei Diritti Umani e della Corte Costituzionale. Nel 2019, la Corte Europea dei Diritti Umani ha infatti affermato che l’Italia dovesse «riformare la legge sull’ergastolo ostativo, che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia». Nello specifico, l’ergastolo ostativo – introdotto in seguito alle stragi di Capaci e Via D’Amelio – consiste in un particolare regime carcerario, delineato dall’art. 4 Bis dell’Ordinamento Penitenziario, che esclude dalla possibilità di godere dei benefici penitenziari coloro che hanno subito condanne all’ergastolo per reati particolarmente gravi, tra cui l’associazione mafiosa e il terrorismo. La Consulta si è subito adeguata alla pronuncia della CEDU, sancendo che anche i mafiosi possono accedere ai permessi premio «pure in assenza di collaborazione con la giustizia». Nonostante il decreto con cui il governo Meloni è intervenuto sulla materia abbia eretto dei paletti molto “stringenti” per la concessione dei benefici penitenziari, la strada è segnata: come dimostrano le cronache, infatti, il divieto di permessi premio e libertà condizionale per la mancata collaborazione con la giustizia non è più assoluto, dovendo invece i Tribunali di Sorveglianza valutare caso per caso. Per i mafiosi, dunque, collaborare con la giustizia è sempre meno conveniente.
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“ Attilio ed Emilio Bandiera erano figlioli di un contrammiraglio della marina austriaca, di cui essi stessi facevano parte, l'uno come alfiere di vascello e l'altro come alfiere di fregata. Non volendo servire l'Austria, dopo aver preso parte ad alcuni moti rivoluzionari, essi si erano ricoverati a Corfù. E in quel contatto con altri esuli in terra straniera; in quel comunicarsi continuo di aspirazioni e di speranze, più rincresceva loro l'inedia che l'esilio. Ond'è che decisero una spedizione arditissima, quasi folle per ardimento. Insieme a Ricciotti, a Moro e a pochi audacissimi, pensarono di compiere uno sbarco sulle coste di Calabria. Ivi avrebbero cercato di far rivoltare le popolazioni calabresi e, se fossero riesciti, di mettere in fiamme tutto il regno di Napoli. Nel 1844, nella notte dal 12 al 13 giugno, i due fratelli Bandiera partirono per la spiaggia calabrese. Era in essi presentimento di morte. Quasi al momento di partire Nicola Ricciotti ed Emilio Bandiera così scrivevano a Garibaldi: « Se soccomberemo, dite ai nostri concittadini che imitino l'esempio, poiché la vita ci venne data per utilmente impiegarla; e la causa per la quale avremo combattuto e saremo morti, è la più pura, la più santa che mai abbia scaldato i petti degli uomini; essa è quella della libertà, della eguaglianza, della umanità, dell'indipendenza, dell'unità d'Italia ». Erano buoni e sinceri: aveano soprattutto la giovanile ingenuità senza di che non è possibile compiere né tentare imprese come quella cui essi si avventuravano. La sera del 16 giugno il piccolo drappello sbarcò sulla costa calabrese, alla foce del fiume Nebo. Il luogo dello sbarco era tristissimo: ma la terra d'Italia parve a essi sacra e la baciarono all'arrivo. Il piccolo drappello, mal guidato, inesperto dei luoghi, aveva anche nel suo seno chi dovea tradirlo. Gli esuli speravano di trovare al loro arrivo popolazioni desiderose di rivolte: e trovarono l'ostilità e la indifferenza. Nella valle di San Giovanni in Fiore — paese già sacro alla leggenda religiosa — circuiti da soldati del re, dopo disperata lotta in cui parecchi morirono, dovettero arrendersi. Un mese dopo, i due fratelli Bandiera furono fucilati, il 25 luglio, in quella stessa terra da cui avevano sperato partisse il segnale della rivolta. Mai nessuna morte fu più compianta della loro. Erano giovani, ricchi, di alto casato: avevano rinunziato con serenità superumana a tutte le gioie della vita. Aveano tutte le qualità per destare negli animi il compianto, e la loro morte fu una delle cose che più nocquero a Ferdinando II. “
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Brano tratto dal saggio breve Eroi (1898) raccolto in:
Francesco Saverio Nitti, Eroi e briganti, Edizioni Osanna (collana Biblioteca Federiciana n° 3), Venosa (PZ), 1987¹; pp. 18-19.
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Ma bisogna tenere a mente che i protagonisti di questa vicenda sono giudici, questori, funzionari dei servizi segreti, segmenti dello Stato. Non sono mafiosi. Mentre noi facevamo il funerale a Paolo Borsellino, con una folla inferocita che gridava «fuori la mafia dallo Stato», stava avvenendo l’esatto contrario: pezzi di Stato erano dentro la mafia, la stavano indirizzando, guidando, ricreando, per organizzare il funerale della verità, per impedirci di arrivare al movente.
Noi siamo stati anche complici. Noi, che ci basta piangere i morti una volta l’anno, agitare le bandiere, portare le corone di fiori, il corredo di memorie e lamentazioni ed atti di dolore.
Noi, che ci sembra troppo complicato da seguire e meno appassionante da raccontare tutto il resto.
Noi, con la nostra capacità di abituarci a tutto, di non farci più domande, di consolarci con le poche mezze verità che si sono state concesse.
Noi che viviamo tra il compiacimento per i grandi momenti liturgici emotivi, ed il desiderio di non drammatizzare troppo il resto.
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Vicenza, città dei festival per un'estate di grande musica.
Vicenza, città dei festival per un'estate di grande musica. A giugno e luglio concerti, street food e incontri al Riviera Folk Festival, Weekender Festival e Jamrock Festival. Nei mesi estivi Vicenza si trasformerà nella città dei festival. Sarà una stagione di grande musica quella in arrivo a giugno e luglio quando i quartieri cittadini saranno animati dai consolidati appuntamenti con il Riviera Folk Festival, Weekender Festival, Lumen Festival, SpioRock e Jamrock Festival. A presentare la programmazione sono stati l'assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai e i rappresentanti del coordinamento Festival Vicenza Nicola Tonello per il Riviera Folk Festival, Marco Bari per il Jamrock Festival, Andrea Comparin di From disco to disco, Alberto Vignato per SpioRock e Matteo Graser per il Lumen Festival. «Nasce Vicenza città dei festival: un nuovo brand che sancisce il cambio di passo degli eventi musicali estivi che tradizionalmente animano Vicenza e aperto anche a tutti gli altri festival cittadini – spiega l'assessore alle politiche giovanili Leonardo Nicolai -. A fare da trampolino di lancio per questa nuova sinergia è stato l'Hangar Palooza Festival, proposto lo scorso anno al Parco della Pace dal Comune e dal Coordinamento Festival estivi, che ha confermato come Vicenza abbia un'offerta musicale e culturale di alto livello. È evidente la ricchezza che l'amministrazione vede in questi festival, che da anni popolano la nostra estate alzando sempre di più il livello culturale e arrivando a costituire oggi una proposta inedita rispetto ad altre città, un vero e proprio laboratorio che nasce dalle politiche giovanili dove si creano professionalità per il futuro, si vivono nuove esperienze e si forma una comunità più solida. Il brand Vicenza città dei festival punta quindi a valorizzare l'esistente, anche con la realizzazione per la prima volta di una campagna comunicativa coordinata e promozionale dei festival estivi, con l'obiettivo di sviluppare nuove iniziative e di mettere in rete quelle che già ci sono insieme agli altri assessorati». Il Rivera Folk Festival di Uorra Uorra torna dal 6 al 9 giugno al parco di via Orlando, nel quartiere di Santa Croce Bigolina, per la sua ventitreesima edizione. Tra gli ospiti già annunciati la star del Sudafrica Matthew Mole e la street band milanese Mefisto Brass. Weekender Festival, produzione di From disco to disco, si terrà ai giardini del Teatro Astra dal 14 al 16 giugno. Il Festival prevede un main stage con artisti di calibro nazionale ed internazionale e un second stage che ospiterà dj e producer del territorio. Saranno più di 30 i metri di spazio espositivo dedicato a talenti emergenti ed affermati del visual design e della fotografia, accompagnati da workshop e talk sul tema. Presenti anche street food, skate area, vini naturali e birre artigianali. L'undicesima edizione di Lumen Festival, la seconda sotto le mura di viale Mazzini, va in scena dal 19 al 24 giugno, con musica dal vivo, djset, dibattiti, mercatini, una ricca zona street food e molte attività collaterali da aperitivo a notte. I primi ospiti annunciati del festival organizzato dall'associazione ParRock sono gli Ex-Otago. Dopo una lunga attesa torna lo SpioRock, uno dei festival più longevi della città. Il 28 e 29 giugno il festival organizzato da GGQ, Gruppo Giovani del Quartiere, animerà San Pio X e la città di Vicenza con musica dal vivo e altre iniziative e attività. Per la dodicesima estate consecutiva torna il Jamrock Festival, dal 16 al 21 luglio 2024, sempre all'interno della splendida location di parco Fornaci. Sei giorni di concerti: tra i primi artisti annunciati Marlene Kuntz, Tre Allegri Ragazzi Morti, Nitro, Kaos & Dj Craim, I Melt.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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13 nov 2023 16:18
“IO E DE DONNO SIAMO VIVI PERCHÉ LA MORTE DI BORSELLINO HA RESO INUTILE LA NOSTRA SOPPRESSIONE” - MARIO MORI E GIUSEPPE DE DONNO APRONO LE VALVOLE DOPO L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA - NEL LIBRO “LA VERITÀ SUL DOSSIER MAFIA-APPALTI” SI ACCENDE UN FARO SU QUEL FASCICOLO CHE, DOPO LA STRAGE DI CAPACI, DOVEVA PASSARE NELLE MANI DI BORSELLINO. MA NON FU MAI COSÌ E VENNE ARCHIVIATO – I DOCUMENTI IN CASSAFORTE DEL SINDACO DI PALERMO ORLANDO, I NOMI DELLE AZIENDE ITALIANE COINVOLTE NELL’ORGIA DI APPALTI PUBBLICI E… -
Estratto dell’articolo di Carlo Vulpio per il “Corriere della Sera”
«Io e De Donno siamo vivi perché la morte di Borsellino ha praticamente reso inutile la nostra soppressione». Lo scrive il generale dei carabinieri Mario Mori, che con il colonnello Giuseppe De Donno è autore de La verità sul dossier mafia-appalti (Piemme, 235 pagine, 19,90 euro). Il libro è «quel» libro sulla mafia e sul «sistema della corruzione coessenziale alla mafia», con nomi e cognomi, che mancava.
I due autori, militari del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma, sono stati i più stretti collaboratori di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, e questo libro volevano scriverlo da tempo, ma non hanno potuto, perché hanno dovuto trascorrere quindici anni a difendersi dall’accusa surreale di aver «trattato» con la mafia (per dissuaderla dalle stragi).
Un’accusa dalla quale sono stati assolti definitivamente «perché il fatto non costituisce reato» solo sette mesi fa.
La maxi-inchiesta Mori e De Donno raccontano l’inchiesta che «avrebbe potuto cambiare l’Italia», svolta dai Ros in Sicilia e consegnata nel 1991 a Falcone. Partita dagli appalti nei comuni di Baucina e di Bagheria, l’inchiesta si estese a tutta l’Isola e poi all’Italia, come aveva profetizzato Leonardo Sciascia ne Il giorno della civetta (1961) con la metafora della «linea della palma, che viene su, su per l’Italia, ed è già oltre Roma».
Il dossier dei Ros non ebbe mai vita facile. Nemmeno dopo l’assassinio di Falcone, il 23 maggio 1992, e poi di Borsellino, avvenuto il successivo 19 luglio. E alla fine venne seppellito definitivamente insieme con i due magistrati.
[…]
«Da un lato c’era il nemico — scrivono i due autori — e dall’altro quelli che senza essere oppositori dichiarati, omettevano, ritardavano, silenziavano». Il riferimento, esplicito, è non solo ai politici, ma anche e soprattutto ai magistrati. Un lungo elenco, tra quelli vivi e quelli morti (di vecchiaia) e secondo una differente gradazione di responsabilità, che va da Pietro Giammanco a Giuseppe Pignatone, a Giancarlo Caselli. Tutti, politici e magistrati, raccontati per ciò che hanno fatto (di male) o per ciò che non hanno fatto (di bene), o per la loro dantesca ignavia. Stesso discorso per il fronte antimafia «di professione».
Palermo, le collusioni
L’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, per esempio. Mentre in tv accusava Falcone di tenere chiusi nei cassetti documenti su delitti eccellenti, custodiva in cassaforte documenti su imprese compromesse con la mafia, negandone l’esistenza davanti al magistrato Alberto Di Pisa, il quale fece perquisire il Municipio e trovò quei documenti.
Di Pisa stava per incriminare Orlando, ma due giorni dopo finì sui giornali con l’accusa di essere «il Corvo», cioè l’autore di lettere anonime contro Falcone e altri. Un falso, grazie al quale però gli tolsero l’inchiesta, di cui non si saprà più nulla. Poi, quattro anni dopo, nel 1993, distrutta la sua carriera, Di Pisa verrà assolto.
Gli appalti pubblici
Nell’orgia di appalti pubblici preconfezionati, in cui «la mafia che uccide è il “ministero della Difesa” dell’anti-Stato politico-economico», i Ros, Falcone, Borsellino e pochi altri (come il pm Felice Lima a Catania, che per non fare la stessa fine dovette lasciare il penale e trasferirsi al civile) capirono di aver messo a nudo «il sistema cardiocircolatorio della mafia, in tutta la Sicilia e in tutta l’Italia», «un sistema in cui guadagnavano tutti e in cui il mondo dell’economia non era certo vittima (come nello schema monco di Tangentopoli), ma al contrario era complice, anzi erano proprio gli imprenditori ad avviare la macchina».
Tanti i nomi importanti in cui si sono imbattuti i Ros - il libro ne contiene decine -, dall’impresa Tor di Valle di Roma, con il suo titolare Pietro Catti, genero di Alcide De Gasperi, alla Calcestruzzi di Ravenna del capitano d’industria Raul Gardini, che finirà suicida, fino all’«uomo degli appalti» in Sicilia, Filippo Salamone da Agrigento.
Dopo Giovanni Falcone E tuttavia, uccisi Falcone, la moglie e la sua scorta il 23 maggio ’92, l’inchiesta mafia-appalti non fa in tempo a passare nelle mani di Borsellino che il 13 luglio i pm Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato (oggi senatore del M5S) ne chiedono l’archiviazione. Ma a Borsellino non dicono nulla. Nemmeno nella riunione tra magistrati che si tenne in Procura a Palermo il giorno dopo, il 14 luglio, in cui Borsellino intervenne in maniera dura e preoccupata. Di questi e di molti altri «particolari» si è venuti a conoscenza solo trent’anni dopo […]
Il 19 luglio esplode l’autobomba che uccide Paolo Borsellino e i cinque membri della scorta, il 22 luglio il procuratore Giammanco appone il suo «visto» alla richiesta di archiviazione e il 14 agosto, la vigilia di Ferragosto, il gip di Palermo, Sergio La Commare, archivia mafia-appalti, «l’archiviazione più veloce della storia». Borsellino non doveva indagare.
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Eyes on the world #157
Superiamo i tre anni TRE ANNI di questa rubrica.
Micro-grazie a chiunque mi abbia sopportato/supportato in questo cammino completamente non richiesto *smack*. Detto questo, ci sono delle notizie da dare, spaziando tra Italia, Niger, USA e l’immancabile guerra in Ucraina.
Non ci perdiamo in melensaggini e andiamo 👇
🇺🇦 TENSIONI POLONIA-BIELORUSSIA, ATTACCO SUL MAR NERO, ULTIME DALLA CRIMEA: LA SETTIMANA IN BREVE
(1) Non troppe le notizie provenienti dal fronte questa settimana, ma doveroso fare un check delle ultime novità. Continuano gli scambi di missili tra #Ucraina e #Russia, con quest’ultima che ha fatto sapere di averne abbattuto uno ucraino i cui detriti sono piovuti a Taganrog, città russa a 40 km dal confine. Sono stati danneggiati diversi edifici e il bilancio è di 9 feriti. Parlando di confini, particolarmente movimentato quello tra #Polonia e #Bielorussia, con la prima che ha inviato mezzi militari e soldati al confine dopo che la seconda avrebbe violato lo spazio aereo polacco con velivoli militari. La Bielorussia ha ovviamente negato e accusato a sua volta la Polonia di aver inventato tutto per schierare le truppe al confine. Tornando invece all’attacco al ponte che collega la #Crimea alla Russia di qualche settimana fa, le autorità ucraine hanno ufficialmente confermato di aver eseguito materialmente il suddetto attacco per voce del segretario del Consiglio di Difesa ucraino Oleksiy Danilov. Nella notte tra ieri e oggi infine, nel porto russo sul Mar Nero di Novorossiysk, ci sono state diverse esplosioni provocate da droni marini. La Russia – anche in questo caso – ha subito accusato l’Ucraina, che tuttavia non ha ancora commentato l’accaduto. Il porto in questione è tra i più importanti per le esportazioni russe nell’area e vale la pena notare che gli attacchi di questo tipo da parte dell’Ucraina – specialmente dopo l’uscita dall’accordo sul grano – si stanno moltiplicando.
🇮🇹 LE ULTIME DALL’ITALIA: PNRR SBLOCCATO, CONTRAZIONE DEL PIL, REDDITO DI CITTADINANZA IN USCITA
(2) Carrellata di notizie provenienti dall’#Italia, tra provvedimenti del governo, clima e ultime dall’economia. Cominciamo dalla scorsa settimana, quando la Commissione Europea ha dato l’ok al piano presentato dall’Italia per ricevere la terza rata del #PNRR, dopo che il mancato raggiungimento di un obiettivo aveva messo in sospeso la sua erogazione. L’Italia ha così rinunciato a 519 milioni (dei 19 miliardi totali) che saranno spostati nella quarta rata (da 16,5 miliardi). Intanto il ministero dell’Economia e il governo hanno fatto sapere che è stato raggiunto un accordo tra le associazioni delle banche italiane e quelle degli esercenti al fine di ridurre le #commissioni sui pagamenti elettronici al di sotto dei 30 euro, tema particolarmente delicato nella lotta all’evasione fiscale. Torniamo per un attimo al “#maltempo”, che negli ultimi giorni sta mettendo in ginocchio l’Alto Adige. Dei temporali particolarmente forti hanno provocato allagamenti e danni soprattutto nella notte di sabato scorso, ma al momento non sono stati segnalati feriti, morti o dispersi. Altre zone interessate quelle di Varese e Verona. Al #sud invece la situazione incendi è in via di miglioramento, anche se quello avvenuto nella discarica di Bellolampo (nel nord ovest di Palermo) ha fatto scattare una serie di obblighi e divieti a causa della possibile contaminazione di diossina dell’aria. Fino a metà agosto, per evitare problemi di salute, nel raggio di 4 km dalla discarica, sarà vietato mangiare carne, latticini e uova di provenienza locale, nonché frutta con la buccia. Sempre per gli effetti degli incendi, ci sono ancora parecchi disagi nell’aeroporto di Catania, dove è stato aperto un nuovo terminal provvisorio, ma non si vola ancora a pieno regime. Dal ministero dell’Economia è comunque giunta la comunicazione che le persone colpite da “maltempo” e incendi potranno pagare tasse e contributi oltre la scadenza del 31 luglio. Non è ancora chiaro però quali siano i territori coinvolti dal provvedimento (potrebbero essere intere regioni, come semplici comuni) e, di conseguenza, quando verrà approvato il rinvio. Rinviata anche la decisione sulla proposta di legge relativa al salario minimo, dopo il voto di ieri – favorevole alla maggioranza – alla Camera. Per altri 60 giorni non sarà possibile discutere il testo alla Camera, che nel frattempo ha riconfermato il taglio ai vitalizi per gli ex senatori ripristinato qualche settimana fa.
Cambiando momentaneamente argomento, dal 1° agosto i benzinai di tutta Italia sono obbligati a esporre il prezzo medio dei carburanti accanto al loro prezzo di vendita, dopo l’introduzione di tale provvedimento all’interno di un decreto-legge risalente a gennaio. Chi si trova in autostrada dovrà esporre il prezzo medio nazionale, mentre tutti gli altri quello regionale; in nessuno dei due casi sono state date indicazioni su dove posizionare tale cartello. La norma venne introdotta dopo la rimozione dello sconto sulle accise introdotto dal governo Meloni (definito molto costoso e iniquo, dal momento che non aiutava esclusivamente i possessori di un reddito più basso o in difficoltà) e il conseguente aumento dei prezzi del carburante, in modo da evitare eventuali speculazioni delle singole stazioni di rifornimento. Sempre dal 1° agosto sono cambiate le regole sul reddito di cittadinanza, che molti degli attuali percettori smetteranno di ricevere perché “in grado di lavorare” secondo il governo. L’#INPS ha avvisato via SMS della scadenza oltre 170 mila famiglie delle quasi 900 mila che lo riscuotevano, generando parecchio malcontento in chi non aveva idea della perdita del sussidio. In base alla situazione familiare, i nuclei riceveranno un assegno di inclusione a partire da gennaio (e il #RDC fino ad allora) o il “Supporto per la formazione e il lavoro”, nel caso in cui ci fosse almeno una persona ritenuta in grado di lavorare. Passando per un attimo all’economia, in base alle ultime stime dell’#ISTAT, nel secondo trimestre dell’anno il PIL italiano ha perso lo 0,3% rispetto al primo, dovuto soprattutto ai settori primario e secondario, mentre l’inflazione è diminuita sia in Italia (dal 6,4% al 6%) che negli altri paesi dell’Eurozona (dal 5,5% al 5,3%).
🇳🇪 PROCEDE IL COLPO DI STATO IN NIGER: OMAR TCHIANI PRENDE IL POTERE, TRA ALLEATI DELLA GIUNTA E NON
(3) In #Niger la situazione continua a essere delicata. Venerdì scorso il capo della Guardia presidenziale del Niger Abdourahmane Tchiani (noto anche come Omar Tchiani) si è autoproclamato leader del paese in seguito al colpo di stato della scorsa settimana. Gli interrogativi erano parecchi e hanno riguardato in primis il rapporto tra Tchiani stesso e l’esercito regolare, fedele all’ex presidente Mohamed #Bazoum e comandato dal generale Abdou Issa. Inaspettatamente, quest’ultimo ha fatto sapere di voler sostenere il colpo di stato, nel tentativo di evitare scontri armati tra le forze del paese. Intanto ci sono state manifestazioni in tutto il paese in favore di entrambi gli schieramenti, con i sostenitori dell’ex presidente dispersi a colpi di arma da fuoco dalla Guardia presidenziale. In migliaia in favore dei golpisti si sono radunati domenica davanti all’ambasciata francese della capitale Niamey, cantando cori anche in favore del presidente russo Putin. Un ingresso dell’ambasciata è stato dato alle fiamme, con l’esercito che poi è intervenuto per disperdere la folla. Nel frattempo i leader facenti parte della Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (#ECOWAS) si sono riuniti d’urgenza sempre domenica ad Abuja (Nigeria), dando un ultimatum di 7 gg alla giunta militare, che dovrà liberare il presidente destituito Bazoum e consentirgli di tornare a esercitare il potere, pena nuove misure per ristabilire l’ordine democratico nel paese. Non è tutto. L’Unione Europea si è mossa in tal senso, sospendendo ogni programma di cooperazione con il Niger e cominciando a far evacuare i propri cittadini dal paese. Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri europei, ha definito inaccettabile l’azione della giunta e ha interrotto immediatamente l’invio di aiuti economici al paese. Una minaccia simile è arrivata altresì dal segretario di Stato americano Antony Blinken. In tutto ciò il presidente Bazoum si è fatto vedere in compagnia dell’omologo del Ciad Mahamat Idriss Déby, nella sua prima uscita pubblica dal colpo di stato. L’incontro è avvenuto probabilmente nella residenza presidenziale della capitale Niamey, dove la giunta gli ha consentito di incontrare Déby, che a sua volta ha incontrato anche Tchiani. In tutto questo va tenuto anche in conto il fatto che non tutti i paesi africani sono a favore del reinsediamento del governo Bazoum, anzi. Burkina Faso e Mali, entrambi sospesi dalla ECOWAS per via dei propri colpi di stato, hanno fatto sapere di essere disposti a intervenire in difesa della giunta nel caso in cui l’ECOWAS stesso decidesse di avviare un’azione militare. Anche la Guinea ha dato supporto in tal senso. Quel che è certo è che ancora regna l’incertezza intorno a quali potrebbero essere gli sviluppi futuri di tale questione.
🇺🇸 DONALD TRUMP E IL PIANO DIETRO L’ASSALTO AL CONGRESSO: NUOVE ACCUSE PER L’EX PRESIDENTE
(4) In settimana si è tornato a parlare anche di uno dei leader politici più chiacchierati degli ultimi anni, ovvero Donald #Trump. L’ex presidente degli Stati Uniti è stato incriminato per aver tentato di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, quando è stato sconfitto dall’attuale capo di stato Joe #Biden. Trump è attualmente il candidato di punta dei Repubblicani per il 2024, ma sulla sua testa sono piovuti altri 4 capi d’accusa tra cui cospirazione contro i diritti dei cittadini e per commettere frode nei confronti degli Stati Uniti. Il tutto nell’ambito dell’ormai noto assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 messo in atto dai suoi sostenitori. Per il capo d’accusa principale, la pena è di 20 anni di prigione. In sostanza Trump è accusato di aver creato un sistema di “falsi elettori” al fine di risultare vincitore negli stati in bilico, con pesanti pressioni all’ex vice presidente Mike Pence (ora testimone chiave del processo, nonché avversario alle primarie repubblicane per la corsa alla Casa Bianca del 2024) per non certificare il reale risultato delle elezioni e ai rappresentanti delle istituzioni di tali stati per dichiarare Trump vincitore pur non essendolo realmente. Insieme a Trump, altre sei persone sono state incriminate, con l’accusa di aver collaborato a tale cospirazione, ma i nomi – pur essendoci degli ovvi sospetti (come l’avvocato Rudy Giuliani) – non sono stati resi noti ufficialmente. Trump, dal canto suo, si è presentato in tribunale a Washington proprio ieri, quando era stata richiesta la sua presenza per essere messo in stato di fermo. Si è dichiarato, prevedibilmente, non colpevole per tutti e 4 i capi di accusa ed è stato rilasciato alla fine dell’udienza. Le prossime saranno definite insieme ai suoi avvocati, che è probabile chiedano che il procedimento venga rinviato fino a dopo le elezioni del 2024, superando quindi anche la campagna elettorale.
Andiamo subito alle brevi 👇
🚤 Quattro persone sono state accusate di pirateria marittima per la prima volta nella storia della tratta tra Libia, #Tunisia e Sicilia. 4 cittadini tunisini (il capitano e 3 membri dell’equipaggio di un peschereccio) sono attualmente in carcere ad Agrigento per aver depredato delle imbarcazioni con a bordo di migranti nel mar Mediterraneo, dopo averli fermati sul loro mezzo direttamente in mare. La procura della provincia siciliana sta attualmente coordinando le indagini.
🇱🇧 Riad Salameh non è più il presidente della banca centrale del #Libano, dopo 30 anni in carica. Secondo molti analisti è tra i principali responsabili della crisi economica che sta colpendo il paese da diversi anni, con il settore bancario che ha raggiunto perdite per 70 miliardi di dollari e la valuta locale che ha perso ben il 90% del proprio valore. Al suo posto è stato nominato Wassim Mansouri, uno dei 4 ex-vicepresidenti.
📲 Dopo una partenza col botto, il nuovo social di Meta #Threads sembra già in fase calante, a meno di un mese dal suo lancio e dal suo posizionamento come alternativa di Twitter. Secondo quando dichiarato da Mark Zuckerberg stesso, pare siano già decine di milioni gli utenti che non utilizzano più l’app.
🇬🇧 Al fine di diventare ancora più indipendenti dal punto di vista energetico, il primo ministro britannico Rishi #Sunak ha reso noto che concederà oltre 100 nuove licenze per poter estrarre petrolio e gas nel Mare del Nord. Se da un lato la mossa ha l’obiettivo di correre ai ripari per via delle azioni specialmente della Russia dall’inizio della guerra in Ucraina, dall’altro ha provocato le ire di molte organizzazioni ambientaliste e dell’opposizione guidata dai Laburisti.
⚽ Il prossimo 10 ottobre la #UEFA (principale organismo europeo di calcio) avrà il compito di valutare le candidature per ospitare gli Europei di calcio del 2032. La scorsa settimana Italia e Turchia hanno presentato una candidatura congiunta per ospitare i match della rassegna iridata, analogamente a quanto fatto dal Regno Unito e dall’Irlanda per la competizione del 2028. Restando in tema di calcio, finisce ai gironi il cammino dell’Italia femminile ai Mondiali in corso in Australia e Nuova Zelanda. Decisiva la sconfitta con il Sudafrica nell’ultima giornata della prima fase.
🎬 Si sarebbe dovuta tenere il 18 settembre 2023 la cerimonia annuale degli #Emmy Awards, i premi più importanti della televisione americana. A causa dello sciopero di attori e sceneggiatori di Hollywood, l’evento è stato spostato a data da destinarsi. L’ultima volta che gli Emmy furono posticipati accadde in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001.
🤺 La schermitrice ucraina Olga Kharlan, squalificata per non aver dato la mano all’avversaria russa Anna Smirnova al termine di una gara di qualificazione ai Mondiali di #scherma di Milano, è stata riammessa al torneo il giorno dopo. Ha concluso quarta nella sciabola. Il torneo, conclusosi domenica, ha visto l’Italia arrivare prima nel medagliere finale, con 4 ori, 4 argenti e 2 bronzi. Diverso l’esito degli altri mondiali appena conclusi, quelli di nuoto, dove l’Italia ha chiuso ottava nel medagliere (14 medaglie, 26 in meno della Cina, prima con 40).
🌪 2 tifoni hanno interessato l’Oriente tra la scorsa e questa settimana. In #Cina quello noto con il nome di Doksuri ha causato 11 morti e 27 feriti, oltre che migliaia di sfollati. Nello stesso tempo il Giappone è pronto per evacuare oltre 760.000 persone a causa del tifone Khanun, prossimo a raggiungere l’arcipelago di Okinawa. Le autorità hanno invitato i residenti a spostarsi nei rifugi, dal momento che sono previste onde alte fino a 12 metri, piogge e venti intensi.
📖 Pur avendo preso le distanze da tali episodi, i governi di Svezia e Danimarca stanno valutando la possibilità di limitare le proteste con all’interno l’incendio di testi religiosi come il #Corano, note per aver causato problemi con i governi – tra gli altri – di Iraq, Iran, Arabia Saudita e Turchia. La scorsa domenica 5 copie sono state bruciate a Copenaghen, mentre la scorsa settimana due attivisti di estrema destra ne avevano bruciata una copia davanti all’ambasciata irachena.
🇵🇰 La scorsa domenica, oltre 50 persone hanno perso la vita a causa di un’esplosione nel corso di un comizio elettorale in #Pakistan. Oltre 100 sono rimaste ferite, molte delle quali in modo grave. Jamiat Ulema-e-Islam era il partito maggiormente rappresentato all’interno della manifestazione e fa parte della coalizione di governo. È molto probabile che l’attacco sia stato suicida e a rivendicarlo è stato l’ISIS, che ieri – tra le altre cose – ha annunciato la morte del proprio leader (Abu al Hussein al Hussayni al Qurashi) e il nome di chi prenderà il suo posto (Abu Hafs al Hashimi al Qurashi).
🇦🇺 Il prossimo 21 agosto nel Queensland (in #Australia) si presenterà in tribunale un uomo di 45 anni accusato di aver abusato di oltre 90 bambine tra il 2007 e il 2022. Il caso è stato presentato dalla polizia solo martedì, seppur l’arresto sia avvenuto un anno fa circa e le indagini partite nel 2014. Nella casa del 45enne sono state trovate migliaia di immagini e video di abusi. I reati di cui è accusato sono più di 1.600, avvenuti in 10 diversi centri per l’infanzia di Brisbane e uno di Sydney.
🇹🇼 La scorsa settimana il governo degli USA ha annunciato l’invio della prima di tre tranche di armi a #Taiwan per un valore di 345 milioni di dollari. È la prima volta che gli Stati Uniti mandano armi direttamente dal proprio arsenale al paese asiatico ed è probabile che ciò possa scatenare nuove tensioni con la Cina, che considera lo stato come proprio.
🇪🇸 Il conteggio delle schede dei cittadini spagnoli residenti all’estero ha portato a una ridistribuzione dei seggi assegnati al Congresso dei deputati. Il Partito Popolare, principale partito di centrodestra, non può comunque formare un governo, pur avendo ottenuto un nuovo seggio a scapito del secondo classificato, il Partito Socialista del premier uscente Pedro #Sánchez. Per quest’ultimo la speranza di formare un governo stabile diventa sempre più utopistica.
🤰 A Torino sta facendo discutere la possibile introduzione di una stanza definita “dedicata all’accoglienza e all’ascolto” all’interno dell’ospedale Sant’Anna. Questo sportello sarà utile per le donne che vogliono interrompere la propria #gravidanza, ma l’iniziativa è stata firmata – tra gli altri – anche dall’associazione anti-abortista Movimento per la Vita. Alcuni dei loro volontari riceveranno su appuntamento all’interno della suddetta stanza, facendo di fatto entrare gruppi antiabortisti di ispirazione cattolica all’interno di strutture pubbliche, con l’obiettivo di influenzare la libertà di scelta sulla salute riproduttiva delle donne che vi entreranno.
🚕 L’Antitrust ha avviato un’attività di verifica del settore dei #taxi in alcune delle principali città italiane (Roma, Milano e Napoli), in seguito alle diverse lamentele e segnalazioni giunte negli ultimi mesi. Focus dell’indagine saranno l’uso poco trasparente del tassametro e il rifiuto dei pagamenti elettronici.
🇲🇲 Torniamo per un attimo in #Myanmar, dove – come se ce lo fossimo dimenticato – dal 2021 è la giunta militare a governare. Già da allora è in vigore uno stato di emergenza che lunedì scorso è stato ulteriormente prolungato, con il conseguente rinvio delle elezioni (libere ed eque, in base a quanto dichiarato dalla giunta) previste per agosto. Lo stato d’emergenza permette al generale Min Aung Hlaing di detenere tutti i poteri per gestire il paese. Martedì, abbastanza a sorpresa, la giunta ha anche comunicato di aver concesso la grazia parziale all’ex leader del paese (attualmente incarcerata con accuse pretestuose) Aung San Suu Kyi. Dai 33 anni di carcere accumulati con le condanne che ha ricevuto si è passati a 27, poiché è stata graziata per 5 dei 19 reati a lei contestati.
🇸🇳 In #Senegal è stato bloccato l’accesso a TikTok. Il motivo? Evitare che vengano alimentate le proteste in seguito all’arresto del principale oppositore del presidente Macky Sall (Ousmane Sonko), che governa il paese in modo sempre più autoritario. Sul social, ha fatto sapere il ministro delle Comunicazioni, c’è il rischio che vengano diffusi messaggi sovversivi che possano destabilizzare il paese.
🇨🇳 Cambiano alcuni assetti all’interno dell’esercito cinese. Il presidente Xi Jinping ha rimosso dal loro incarico il capo e il vicecapo dell’unità deputata alla gestione dell’arsenale dei missili balistici terrestri (Li Yuchao e Liu Guangbin). Sui due pare sia stata aperta un’indagine per corruzione ed è probabile che Xi voglia sostituirli con uomini più fedeli a lui. Inoltre i due non si vedono in pubblico da settimane e non è chiaro dove si trovino al momento.
🚀 Una sonda della #NASA in viaggio dal 1977, nota come Voyager 2 e distante quasi 20 miliardi di km dalla Terra, non risponde più ai comandi inviati dalla Terra. La NASA ha reso noto il malfunzionamento nelle comunicazioni per via di un comando errato spedito alla sonda, provocando un danno all’antenna. Durante l’anno Voyager è programmata per resettare i propri sistemi e ri-orientarsi verso la Terra, cosa che dovrebbe accadere il prossimo 15 ottobre.
Alla prossima 👋
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I morti di via D’Amelio credevano in un’Italia migliore: ora i legami tra mafia e politica non indignano più
(Gian Carlo Caselli – ilfattoquotidiano.it) – Il 19 luglio ricorre l’anniversario della morte di Paolo Borsellino e dei poliziotti che erano con lui in via D’Amelio: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, una delle primissime donne assegnate a un servizio di scorta. Il nostro paese non attraversa un buon momento e in alcune componenti anche…
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Li attendono per andare al mare, Nicola e Ilaria morti a 19 anni nello schianto: “Per sempre insieme”
DIRETTA TV 9 Luglio 2023 “Era tutto organizzato e aspettavamo solo voi due ma in 20 minuti è cambiato tutto”, è lo struggente racconto di un amico di Ilaria Mirasole e Nicola Di Lorenzo i due 19 anni morti in un terribile incidente stradale avvenuto ieri lungo la strada statale 673 a Foggia. 5.096 CONDIVISIONI Doveva essere un giorno spensierato da trascorrere al mare dopo il diploma di…
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Bordighera: "Sono alla Frutta - pastelli a olio di Graziella Biga"
Bordighera: "Sono alla Frutta - pastelli a olio di Graziella Biga" https://ift.tt/yQWcjMl Unione Culturale Democratica - Sezione ANPI Bordighera (IM), Via al Mercato, 8 23 GIUGNO - 02 LUGLIO 2023 ore 17 / 19 SONO ALLA FRUTTA pastelli a olio di GRAZIELLA BIGA ingresso libero La mostra 'pastelli' di Graziella Biga è aperta al pubblico dal 23 Giugno al 02 Luglio 2023, tutti i giorni - festivi compresi -, dalle ore 17 alle ore 19 La natura morta è una raffigurazione pittorica di oggetti inanimati: strumenti musicali, bottiglie, animali morti, fiori, frutta... In questi quadri solo la frutta è presente, da qui il titolo: "Sono alla frutta". In passato la natura morta spesso portava con sé un monito, il Memento Mori e la Vanitas, che ricordavano all'uomo che la bellezza, come la giovinezza, sono effimere e passeggere. Giunto il tempo dell'età matura, l'artista si interroga sul futuro visto che, come la frutta, gli esseri umani o maturano o marciscono. Buona visita Graziella Biga Graziella Biga Vizzini è nata a Sanremo, si è diplomata in Pianoforte presso il conservatorio Nicolò Paganini di Genova e ha seguito i corsi di pittura e illustrazione presso l'Académie Royale de beaux arts di Liegi (Belgio). Insegna Pianoforte presso l'associazione Pentagramma di Vallecrosia e vive a Bordighera. Giorgio Loreti Unione Culturale Democratica - Sezione ANPI - Bordighera (IM), Tel. +39 348 706 7688 via Aspetti rivieraschi https://ift.tt/RH2MfiV June 20, 2023 at 08:27AM
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19 luglio … ricordiamo …
19 luglio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2020: Giulia Maria Crespi, vedova Paravicini e Mozzoni, imprenditrice italiana fondatrice del FAI – Fondo Ambiente Italia -, discendente della famiglia di cotonieri lombardi, cugini dei proprietari della fabbrica di Crespi d’Adda. (n. 1923) 2019: Rutger Hauer, era un attore, scrittore e ambientalista olandese. 2019: Jeremy Kemp, all’anagrafe Edmund Jeremy James Walker, attore britannico. (n.…
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#19 luglio#Alda Mangini#Eddie Quillan#Jack Pierce#James Garner#James Scott Bumgarner#John Piccoulas#Juri McFee#Mel Smith#morti 19 luglio#Nino Fuscagni#Ray Scott#Rutger Hauer#Serafino Fuscagni#Skye McCole Bartusiak
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Il giorno in cui morì Paolo Borsellino vidi morire anch’io molte persone. Due vecchi, un bambino e quattro soldati. Non a Palermo: a Bendery, Moldavia, sulle rive del Dniester. Mentre in Sicilia si combatteva contro la mafia, il mio giornale milanese mi aveva spedito laggiù per raccontare una guerra civile dimenticata, uno degli ultimi fuochi di ferocia dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Durò lo spazio di un’estate e lasciò sul campo più di mille morti. Alcuni mi toccò di vederli durante uno scambio di artiglierie tra insorti e filo russi proprio il pomeriggio in cui il giudice Borsellino e la sua scorta finivano a pezzi con il tritolo di Cosa Nostra.
Seppi di via D’Amelio il giorno dopo. La radiolina a transistor trovò un notiziario in lingua russa. Capì solo due parole, “Paolo Borsellino”. Non mi servì altro per capire che il giudice era morto. Decidemmo subito di tornare. Scoprimmo che l’auto che avevamo affittato a Bucarest aveva forato il tubo della benzina tra i calcinacci e le schegge di quel misero conflitto. Riparammo in qualche modo, riempimmo il serbatoio con la benzina di un vecchio carro armato russo. Partimmo.
Arrivai a Palermo il 21 luglio, il giorno dei funerali. Avevo fatto in tempo a ricostruire tutto, a sapere tutto. Ma poi, cosa c’era da sapere? Era la guerra. E in Sicilia si combatteva così, senza fare prigionieri. Mi chiamò il giornale, proprio mentre attorno al feretro di Borsellino volavano i cazzotti degli umiliati, e gli sguardi dei siciliani si facevano di cera e fiamme, e lo Stato veniva a depositare corone, avverbi, menzogne. E’ finita, mi dissero al telefono da Milano. Cosa? Cosa è finita? Qui non finisce mai! La guerra, risposero piano. In Moldavia. Hanno firmato il cessate il fuoco stamattina. Il tuo pezzo però lo mettiamo lo stesso…
Ecco, di guerre ne ho conosciute e raccontate parecchie. E perfino quelle più incarognite, le più spietate (Libano, Salvador, Haiti…) prima o poi sono finite. Spesso senza vincitori né vinti. Finite e basta.
In Sicilia no. Non finisce. Ce lo ricordiamo due volte l’anno, il 23 maggio e il 19 luglio, quando c’è da farsi il segno della croce e poi pregare e poi ricordare e poi pretendere e poi promettere.
Intanto però continua. Senza troppi morti, senza troppo rumore, la guerra continua.
Claudio Fava
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“ Roma, fino al 19 luglio [1943], era una città fuori del mondo. Chi vi arrivasse da qualunque parte, rimaneva sbalordito e irritato. Chi di lontano ne sentiva parlare, soffrendo della guerra, ne provava un sordo rancore. Il bombardamento di Roma è stato accolto in qualche città lontana e già provata, da brindisi di gioia. Chi stava a Roma da venti anni, non finiva di stupirsi di Roma solo a uscire di casa. Gente vestita bene, tranquilla; e le signore non affrettavano il passo neppure quando suonava la sirena d'allarme, mentre altrove si moriva. Roma è entrata nel dolore comune. E quelle stesse persone vestite bene e tranquille in un modo irritante, ora a vederle per la strada preoccupate della loro grazia nel pericolo, sono piú vicine all'umanità. Quello che pareva cinismo diventa dignità, la cura di sé stessi in circostanze tanto drammatiche, un segno di personalità, la vanità strafottenza, la leggerezza superiorità. Cosí alcuni difetti diventano virtú.
Una famiglia del popolo, rimasta senza tetto, veniva avanti per un viale di villa Borghese. Il vecchio portava appesa a una mano la gabbia del merlo casalingo, e sotto l'altro braccio, una coperta. C'era una donna esile con un medaglione ricordo sul petto, e una ragazza che aveva dimenticato di darsi il rossetto sulle labbra. Spiegavano a un passante che non avevano piú casa. Sotto gli alberi c'erano altre persone coi loro fagotti. Sull'erba secca avevano disposto il fiasco del vino e la merenda. Non avevano se non quello che portavano con loro. Cacciati dalle mura domestiche, formavano qualcosa di intimo sotto gli alberi sterili e ombrosi del parco pubblico. Mentre prima avevano parlato della loro casa distrutta come d'un paese natio abbandonato, ora, intorno al loro posto, formavano l'immagine di un provvisorio focolare. Non ho notato un solo sguardo di odio o di invidia verso i due passanti che si fermavano perplessi a guardare, e poi tiravano via impensieriti, e alcuni vestiti bene, e certo con una casa in piedi.
Longanesi ha diffuso una delle sue spiritosaggini a proposito dei bombardamenti delle città italiane: « Ci stanno rovinando gli originali delle fotografie Alinari ». È lo stesso autore di alcuni manifesti di propaganda di guerra. È sempre pronto al disprezzo dei caduti, come tutti quelli che disprezzano se stessi e il proprio paese. Egli trova facilmente il ridicolo in tutto. È la forza dei deboli.
Collezionista di morti. I bollettini ufficiali, mentre durava l'azione di bombardamento su Roma, già lo registravano. La radio ne dava i particolari mentre si sentivano le bombe da San Lorenzo. Trentamila morti. I giornali ci si sono buttati sopra con tanta avidità da rendere teatrale anche questo. Vogliono commuovere l'opinione pubblica, e nello stesso tempo ripararsi dietro le memorie e la Chiesa e i bambini e le donne. La città è mutata. Si vede gente preoccupata; visi lunghi come per un torto e uno scomodo personale.
Uno di quelli che vivono sul bilancio delle sovvenzioni ai giornali di propaganda, mi diceva che la colpa è interamente del popolo italiano. “
Corrado Alvaro, Quasi una vita: giornale di uno scrittore, Bompiani, prefazione di Geno Pampaloni, Bompiani, 1951; pp. 355-356.
#Quasi una vita#Corrado Alvaro#letture#leggere#giornalismo#seconda guerra mondiale#Geno Pampaloni#Città Eterna#libri#diario di guerra#19 luglio 1943#villa Borghese#sfollati#Roma#scrittori italiani#Leo Longanesi#Collezioni Alinari#propaganda#popolo italiano#Vaticano#papa Pio XII#San Lorenzo#Urbe#intellettuali italiani del XX secolo#citazioni#memorie#cinismo#regime fascista#fanatismo#Città Santa
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Il Guardian aveva definito l’approccio svedese “una catastrofe in divenire”, il Corriere della Sera parlava di ecatombe, mentre CBS News aveva affermato come la Svezia fosse diventata “un esempio di come non gestire il Covid-19“. Il governo svedese è stato uno dei pochi paesi al mondo a non imporre duri lockdown, le mascherine all’aperto e al chiuso, sia nei locali che nei mezzi pubblici. Sono state stabilite solo delle limitazioni al numero di partecipanti ad eventi e delle raccomandazioni riguardo l’utilizzo dello smart working quando possibile, sul distanziamento sociale e sulle regole di igiene personale utili a limitare il rischio di contagiarsi con il virus Sars-Cov-2. La Svezia ora accoglie i turisti, le imprese e le scuole hanno continuato a rimanere aperte senza limitazioni, l’economia ha già recuperato quanto perso lo scorso anno e i funzionari sanitari non raccomandano nemmeno l’uso delle mascherine. (...). (La Svezia) nel 2020 ha registrato un tasso di eccesso di mortalità inferiore rispetto a gran parte dei Paesi europei, nonostante gli errori commessi all’inizio nelle Rsa quando come in gran parte d’Europa non stati messi in sicurezza gli anziani. Il dato forse più eclatante arriva però dall’osservazione della media (...) relativa ai decessi per Covid-19: il numero è fermo a zero e da ormai un mese oscilla tra zero e uno. In 15 dei 28 giorni di luglio non si sono registrati decessi e il picco più alto è stato il 7 luglio con sei. Tutto questo nonostante anche un tasso di vaccinazione inferiore alla media dell’Unione Europea: ad oggi hanno completato il ciclo di vaccinazione il 39% degli svedesi, a fronte di oltre il 50% degli italiani (dati OMS). La Svezia, oggi la Nazione più libera e sana di qualsiasi in Europa, mostra che esiste un’altra via, opposta a quella fondata su restrizioni e vaccinazione a tutti i costi: la via di lasciare i cittadini liberi di scegliere.
Fabio Marcomin via https://www.milanocittastato.it/citta-del-mondo/%f0%9f%9b%91-la-via-svedese-zero-restrizioni-zero-decessi-quotidiani/
REPETITA JUVANT.
Meno morti di ovunque Israele inclusa, NONOSTANTE I TASSI DI VACCINAZIONE INFERIORI ALLA MEDIA DELL’UE E A QUELLI ITALIANI.
Perché la prevenzione la fanno tra mille cautele, è dedicata alle categorie a rischio vero non a colpire i ribbelli novax; perché la gestiscono i medici non i generali. Un Paese dove applicano IL SANO BUON SENSO, perché non sono mai stati FOLLOWER DI NESSUNO e la governano i liberali.
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Shoichi Yokoi, la storia del soldato giapponese nascosto per trent’anni nella giungla DI MICHELE GIORDANO (...) Il sergente Shoichi Yokoi nulla sapeva, però, del bombardamento del Giappone né, dunque, della conseguente resa degli irriducibili del Sol Levante: soltanto mezzo secolo fa, il 24 gennaio del ’72 (proprio oggi ricorrono i cinquant’anni dell’evento), Yokoi venne ritrovato ed ebbe contezza (anche se lui dichiarò a caldo, in stato confusionale, di saperlo) che la guerra era finita, dopo aver trascorso quell’interminabile periodo di selvaggia inconsapevolezza nella giungla delle Filippine. La sua unità era stata sorpresa dagli americani che erano sbarcati in quella zona la notte del 21 luglio ’45. Inizialmente con lui avevano vissuto il forzato esilio due compagni (morti nel ’64) e Yokoi restò solo, nascondendosi in un’area montuosa. Del resto, gli ordini erano di combattere fino alla morte in rispetto del rigido codice etico giapponese del Bushido. Isolato dalla civiltà e in armi (inizialmente… fin che non si arrugginirono), si cibò di ciò che la natura gli offriva: noci di cocco, frutti dell’albero del pane, papaia, lumache, anguille e topi, persino di corteccia d’albero, potendo contare temporaneamente solo sull’attrezzatura militare d’ordinanza. La casa di Yokoi era una grotta sotterranea, una sorta di tunnel nascosto in un boschetto di bambù. Essendo stato, da civile, un sarto, riuscì a cucirsi addosso abiti di fortuna realizzati con foglie di palma, ibisco e altre piante. Fu avvistato, dopo 28 anni di isolamento, mentre pescava nel fiume Talofofo, da due cacciatori locali che lo scortarono presso le autorità locali: aveva 57 anni. Il rapporto di polizia lo descrive, al ritrovamento, come “un uomo magro, pallido, apparentemente debole, barba corta, capelli tagliati grossolanamente sulla schiena, scalzo e vestito con pantaloni corti e maglietta sporchi”. I medici del Guam Memorial Hospital dissero che “la sua pressione sanguigna, il cuore e il polso erano normali, ma sembrava anemico, a causa della sua dieta priva di sale”. Tornato in Giappone, sconcertato e inizialmente incapace di rapportarsi con una società a lui sconosciuta nonostante fosse stato accolto come un eroe, dichiarò: “Ho vergogna di ritornare vivo”. Via via si riprese e, divenuto un personaggio, nel ’74 si presentò persino per un seggio alla camera alta del parlamento, ma non venne eletto, e tirò avanti con corsi di sopravvivenza e apparizioni in tv. Scrisse anche un libro (Lettere dal Pacifico). Si sposò e, d’accordo con la moglie Mihoko, decise per una luna di miele proprio… a Guam. Morì, ottantaduenne, per un infarto, il 22 settembre del ’97. Il caso di Yokoi, pur essendo quello che primeggia per lunghezza temporale, non è certo l’unico nel suo genere: i cosiddetti zan-ryū Nippon hei ovvero soldati fantasma nipponici, quelli che, per svariate ragioni, dopo il 2 settembre ’45, non abbandonarono la divisa, sono moltissimi. I servizi segreti Usa stimarono in 550mila uomini l’ammontare delle truppe nipponiche ancora in armi poste al di fuori dal Giappone con un ulteriore milione e 600 mila militari dislocati in Cina e Manciuria, ancora impegnati in guerriglie con sovietici e cinesi. Ma se, fra la metà di settembre e il dicembre ’45, la maggior parte di queste truppe allo sbando si arrese agli alleati, alcuni gruppi, soprattutto nelle Filippine, resistettero con azioni paramilitari ancora per parecchi mesi. La quasi totalità dei soldati fantasma fu catturata, venne uccisa in scontri a fuoco, morì per cause naturali o, infine, si arrese nella seconda metà degli anni Quaranta. Ma non tutti. Una delle più note vicende dei resistenti è quella dei soldati Hiroo Onada e Fumio Nakahira che uscirono allo scoperto dopo anni di latitanza, nel ’74. Il regista Arthur Harari ha tratto un film, Onoda – 10000 nights in the jungle, sulla loro vicenda. Premiato l’anno scorso a Cannes nella sezione Un Certain Regard è stato penalizzato, quanto a distribuzione, dal Covid-19. C’è poi la storia di Noubo Sangrayban, che, dopo aver visto, nel ’97, al suo ritrovamento, le foto delle moderne città giapponesi, preferì continuare a vivere nella giungla. Statisticamente – riportano attendibili fonti storiche e giornalistiche – è probabile che altri soldati giapponesi ancora non sanno (o sono morti senza sapere) che la guerra è finita da 76 anni (l’ultimo ritrovamento, non confermato dalle autorità giapponesi, risalirebbe al maggio del 2005!). Sergio Corbucci ci ha persino scherzato su con il film Chi trova un amico trova un tesoro (1981) laddove la coppia Bud Spencer-Terence Hill, alla ricerca di un tesoro, trovano, come suo custode, un samurai che crede d’essere ancora in guerra con l’occidente.
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Macerata, 80esimo anniversario del bombardamento sulla città: mercoledì 3 aprile la rievocazione in onore delle vittime.
Macerata, 80esimo anniversario del bombardamento sulla città: mercoledì 3 aprile la rievocazione in onore delle vittime. Ricorre quest’anno l’80° anniversario del bombardamento su Macerata, una ricorrenza che si inserisce in uno scenario internazionale particolarmente drammatico e offre quindi un importante spunto di riflessione. La rievocazione di quella tragica pagina di storia è promossa, come ogni anno, dal Comune e dalla sezione maceratese dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, presieduta da Sandra Vecchioni, per celebrare le vittime di tutti gli attacchi aerei che si susseguirono sulla città di Macerata dall’aprile al luglio del 1944. Una messa in suffragio delle vittime del bombardamento aereo su Macerata verrà celebrata da Don Enzo Bruschi mercoledì 3 aprile, alle 19:00, nella chiesa del Sacro Cuore e sarà deposta una corona di alloro in via Pannelli, sotto la targa in ricordo delle vittime civili del 1944. La cittadinanza è invitata a partecipare. Il 3 aprile 1944 i bombardieri alleati colpirono il centro della città causando 106 morti e più di 200 feriti fra la popolazione civile, disseminando distruzione e terrore. Altre incursioni aeree, in particolare quelle del 2 e 14 giugno dello stesso anno, provocarono ulteriori lutti, feriti e danneggiamenti. Tra le vittime di quei tragici eventi vi furono numerosi bambini, donne e anziani, in prevalenza residenti in vicolo della Nana, corso Cairoli, piazza Nazario Sauro, via Santa Maria della Porta, via Padre Matteo Ricci, corso Cavour, via Roma, piazza della Vittoria, le Vergini, via Cioci.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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