#mistero umano
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"Senza Leggerezza" di Silvia De Angelis: Un Viaggio Poetico nella Profondità dell'Essere. Recensione di Alessandria today
Un'opera che esplora le complessità della vita attraverso immagini dense di significato e una raffinata sensibilità letteraria.
Un’opera che esplora le complessità della vita attraverso immagini dense di significato e una raffinata sensibilità letteraria. La poesia “Senza Leggerezza” di Silvia De Angelis è un viaggio profondo e intenso nei meandri dell’esistenza umana, dove emozioni, pensieri e momenti si intrecciano in un dialogo silenzioso ma potente. La voce poetica di De Angelis ci trascina in un universo fatto di…
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2023 in books n. 23
Ah, che chicca leggere finalmente una raccolta di gialli della Sellerio - ambisco a comprare anche Una giornata in giallo per avere una completa collezione delle raccolte a tema 'temporale' (una notte, una settimana, un anno e quella che mi manca è appunto 'una giornata').
Tra quelle che ho letto, purtroppo, questa è la più deboluccia, finora. Ci sono dodici racconti, uno per ogni mese dell'anno, e devo dire che non tutti sono riusciti a dare l'idea dell'atmosfera, tranne Camilleri e Piazzese e qualche altro autore. Non me lo sono goduto come avrei potuto, insomma.
Come gialli, nel breve spazio del racconto chiaramente non si possono imbastire trame approfondite, ma una raccolta del genere è ottima per capire di che cosa sono capaci gli scrittori: su cosa si concentrano, come mantengono l'attenzione, che soddisfazione si ha alla fine.
Si sono riconfermati gli autori che anche nelle altre raccolte mi avevano convinto:
Marco Malvaldi
Antonio Manzini
Santo Piazzese
Alessandro Robecchi
Fabio Stassi
Mentre purtroppo devo accettare il fatto che leggere Camilleri è molto difficoltoso per me, il testo non fluisce perché non so predire la parola che seguirà in quasi-dialetto. Peccato, perché il suo è (ovviamente) uno dei migliori.
#2023 in books#un anno in giallo#andrea camilleri#(la sua storia - chiaramente con montalbano protagonista - è stata soddisfacente; c'era sì una bozza d'indagine ma il fulcro della vicenda#era 'umano' e incentrato più sui personaggi coinvolti nel presunto crimine; peccato che mi sia sembrato un compito da leggere)#gaetano savatteri#(madonna quanto lo odio lamanna come personaggio e tutti quelli che gli stanno attorno; almeno la risoluzione finale è stata interessante)#simonetta agnello hornby#(che delusione di racconto: protagoniste scialbe in un'ambientazione che avrebbe potuto essere londra come busto arsizio; du' palle)#fabio stassi#(ah! i problemi risolti con il consiglio di lettura di un libro specifico! mi è piaciuto sia lo stratagemma per risolvere il mistero#che lo stile narrativo che l'atmosfera del mese di ambientazione - finalmente il primo preferito)#marco malvaldi#(i magnifici vecchietti toscani che risolvono crimini con il barista burbero - mai letto i romanzi ma inizio a considerarli seriamente)#alessandro robecchi#(che bella sorpresa ritrovare i killer meneghini dal codice etico che però pensano al fatturato anche quando si ritrovano#con incarichi contrastanti - mi fanno sempre ridere e la trama è stata anche questa volta soddisfacente)#gian mauro costa#(ha introdotto la sua protagonista partendo dal bel culo e da come si mortifichi nel vestire per non farsi abbordare dai colleghi#in polizia - mi è stato sulle palle lui e il racconto a partire dalla prima pagina e non si sono redenti nel finale)#esmahan aykol#(una conferma: non sa cosa sia una trama e i suoi personaggi sono interessanti come cicche spiaccicate sull'asfalto)#alicia giménez-bartlett#(il racconto non è male ma non mi sono mai affezionata alla sua petra delicado e anche in questo racconto non è scattata la scintilla)#francesco recami#(anche lui si conferma come autore che non mi piace: yay! mi è stato sulle balle poi il modo in cui ha trasformato#il protagonista di un altro autore in un truffatore di vecchietti; almeno non mi sono annoiata leggendolo)#santo piazzese#(anche lui becca l'atmosfera grazie a dio - benché non mi sia familiare l'esperienza di raccolta delle olive è riuscito a farmi sentire#la situazione come se fosse un ricordo; la risoluzione del crimine non è stata graditissima ma la accetto nell'insieme)
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JACQUES SAINT GERMAIN: IL VAMPIRO DI NEW ORLEANS
Immagine creata con IA New Orleans, una città intrisa di storia, misticismo e magia, è famosa non solo per il suo jazz e il carnevale del Mardi Gras, ma anche per le sue leggende oscure e misteriose. Tra queste, una delle più intriganti è quella di Jacques Saint Germain, una figura enigmatica che molti credono essere un vampiro. Chi era Jacques Saint Germain? Secondo la leggenda, Jacques Saint…
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Non riesco ad avere figli e mi sembra di aver buttato la mia vita fino ad ora e che oltre non ci sia uno scopo...
Ti racconto una cosa.
Io ho 50 anni e la nostra prima figlia è nata che avevo 25 anni... una giovane coppia per quei tempi (1997) e un'età che adesso sarebbe definita prepubere.
Non ti faccio mistero che per un certo periodo della mia vita ho provato un sentimento molto vicino al disprezzo misto rabbia per tutte quelle persone che proseguivano la loro adolescenza lunga ponendosi al centro del mondo e ignorando la lotta esistenziale che un genitore doveva portare avanti anche solo per riuscire ad andare a letto la sera senza strisciare le ginocchia sul pavimento.
Oggi dico che ognuno cresce con le esperienze che gli sono più congeniali ed essere genitori è solo uno dei tanti modi per conoscere meglio la realtà... non ti rende migliore, ti fornisce solo una buona occasione per ridiscutere la tua centralità nel mondo.
Un figlio non è uno scopo, né una benedizione né una maledizione.
Un figlio non consolida il tuo ruolo nella società né conferma la tua validità di essere umano... se proprio dobbiamo dirla tutta ti provoca un'overdose di inadeguatezza e ti svela ogni giorno una nuova sfumatura del termine 'ansia'.
La domanda che ti devi fare prima di 'Sarò una buona madre?' e un'altra...
'Saprò amare gli altri anche se non sono come me?'
In caso contrario il figlio che sarà potrebbe essere per te solo un riscatto oppure una soddisfazione personale o anche una dimostrazione. O, peggio, un modo per accontentare o legare a te qualcuno.
Un figlio, in realtà, è un atto di amore ma non verso te stessa o verso chi ti sta accanto... è un atto di amore (e di fede) verso ciò che non sei tu, verso quel mondo che, dal giorno della tua scelta, diventerà più ricco e ancora più pieno di amore.
Perchè il bambino non nasce nell'utero ma nella testa e nel cuore.
Sappi essere madre senza figli e quello che tu chiami 'scopo' diventerà una tua consapevolezza profonda con la quale potrai aprirti all'altro anche senza legami di sangue e scoprire che la famiglia non ha nulla a che vedere con la biologia o la parentela.
Io sono figlio unico ma ho mille fratelli e sorelle... e ho ben più che due figlie, credimi.
Saprai amare gli altri anche se non sono come te?
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
COME UNA LANTERNA MAGICA
Un pittore.
Trasognato da immagini apparse sotto ogni tocco di pennello.
Infine, rapito dai suoni immaginati di un racconto: voci, grida, scalpiccio di zoccoli, latrati, la foresta persa nelle tenebre improvvisamente animata.
Il mistero, nel fondo, attrae lo sguardo.
Infonde timore.
L'essere umano esita.
Ma l'essere gruppo spinge fino al coraggio.
Vivere è l'impresa di solitudini oltraggiate dall'incontro.
"Caccia notturna" è tra le ultime o forse è l'ultima opera conosciuta di Paolo di Dono (1397 - 1475) detto "Paolo Uccello" per la rara perizia nel dipingere volatili.
Fu uno sperimentatore: intraprese una pittura prospettica ma piegandola al modello coinvolgente del realismo magico intensamente connesso al "gotico internazionale", movimento artistico e architettonico dell'Europa imborghesita e cortigiana del tempo, anelante di rappresentazioni.
L'effetto è retorico.
Eppure contiene tutti i segni dell'incipit di un racconto di cavalieri e dame, di un'esistenza gioiosa ed emotiva, illusione sgargiante sullo sfondo di un buio in attesa.
La scena concitata potrebbe narrare una battuta di caccia, capitanata da Lorenzo de Medici, in una pineta nei pressi di Pisa.
Risale a un periodo compreso tra il 1465 e il 1470.
Forse per la testata di un letto o per un cassone oppure come ornamento domestico.
Oggi è conservata nell’Ashmolean Museum di Oxford.
Come una lanterna magica perennemente accesa.
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Questa immagine mostra un fenomeno che può sembrare quasi magico: un’infiorescenza che assomiglia a piccoli volti con espressioni stupite e occhioni grandi, come minuscoli “spiriti della natura” che sbocciano tra le foglie. Anche se il loro aspetto ricorda piccole creature animate, in realtà potrebbe trattarsi di una specie vegetale o una curiosa illusione creata dalla natura stessa, che spesso gioca con le forme e i colori per stupire l’occhio umano.
“Gli Spiriti del Bosco - Piccoli Fiori di Meraviglia”
🌿✨ La natura è davvero meravigliosa! Chi non è mai rimasto affascinato dai misteri che nasconde il mondo naturale? A volte, in un angolo remoto di una foresta, tra le felci ombrose e i raggi di sole che filtrano tra gli alberi, capita di imbattersi in visioni che sembrano provenire da una favola. È il caso di questi piccoli “spiriti” vegetali, con le loro sembianze curiose e i dettagli quasi umani, come se fossero i guardiani silenziosi dei segreti della natura.
Un Fiore che Diventa un Racconto
Questi piccoli fiori, con le loro “espressioni” singolari, sembrano usciti da un racconto incantato. Le loro forme sembrano plasmate dalle mani di un artista invisibile, con dettagli che ricordano occhi e bocche spalancate in un’espressione di pura meraviglia. Ci si potrebbe chiedere: è solo una coincidenza o la natura ha voluto lasciarci un messaggio? Di certo, osservare da vicino queste forme viventi ci riporta a una dimensione in cui ogni pianta e ogni fiore custodiscono un mistero da scoprire.
Curiosità Botaniche: Natura e Fantasia
Anche se questi “spiriti” del bosco potrebbero non essere creature magiche nel vero senso della parola, il loro aspetto ci spinge a riflettere sul potere della natura di creare forme che risvegliano la nostra immaginazione. Molte piante sviluppano forme insolite, sia per adattamento che per attrarre specifici insetti impollinatori. Ma ci sono anche quelle che, per una fortunata coincidenza, assumono sembianze che risvegliano la fantasia umana, come queste piccole “creature” che sembrano vive e animate.
Un Inno alla Biodiversità
Questi fiori speciali ci ricordano quanto sia importante preservare gli ecosistemi naturali e la biodiversità. Ogni specie vegetale, per quanto piccola e sconosciuta, può nascondere un mondo di meraviglie. Lasciare intatti i luoghi selvaggi, dove queste meraviglie possono prosperare, significa garantire che le generazioni future possano continuare a stupirsi davanti alla bellezza infinita del regno vegetale.
La Magia del Bosco nei Nostri Giardini
Per chi desidera portare un po’ di questa magia nei propri spazi verdi, potrebbe pensare a creare un angolo del giardino ispirato al sottobosco, con piante e fiori dall’aspetto curioso. La scelta di specie che evocano forme e colori insoliti può trasformare il giardino in un luogo incantato, dove la fantasia prende vita ogni volta che si osserva una nuova fioritura.
🌸🌳 Conclusione: La natura è una vera e propria artista, capace di combinare forme e colori in modi che toccano il cuore e l’immaginazione. Osservare queste meraviglie ci invita a rispettare e proteggere il nostro pianeta, così da preservare intatta la magia di cui è capace. Non c’è bisogno di cercare molto lontano: la bellezza è lì, nei fiori che sbocciano, nei colori che esplodono in ogni stagione, e nei piccoli “spiriti” del bosco che sembrano far capolino dai fiori.
Il testo è Scritto per te da A.C con supporto AI 🌱la foto è della pagina National Geographic
Fonte fb "il piacere della scoperta"
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Capitolo 1: Il Risveglio Solitario
Salvatore si svegliò bruscamente nel suo letto a Napoli. Sgranò gli occhi, confuso e spaesato, cercando di orientarsi nella sua stanza. Di solito, questa era l'ora in cui il profumo del caffè e delle brioche appena sfornate si diffondeva per la casa. Ma quel mattino, un silenzio assordante avvolgeva tutto.
"Roberto? Giulia?" chiamò Salvatore, sperando in una risposta. Ma l'unico suono che echeggiava nell'aria era la sua voce solitaria.
"Oddio, dove sono tutti?" si chiese, balzando giù dal letto. Si affacciò alla finestra e fu colto da un'immagine incredibile: le strade di Napoli erano deserte, senza alcun segno di vita umana.
"Questo non è possibile. Dov'è finito il mondo?" balbettò, spaesato. La paura lo assalì e non riuscì a trattenere un urlo di rabbia e disperazione.
In preda al panico, Salvatore fece di corsa la sua routine mattutina, sperando che la sicurezza di una routine familiare potesse calmare i suoi nervi. Ma ogni passo, ogni stanza e ogni angolo di Napoli era immerso in un completo silenzio.
Decise di dirigersi verso il centro della città, nella speranza di trovare qualche risposta o almeno una traccia di vita. Man mano che camminava, il senso di solitudine e paura cresceva dentro di lui. Le strade che di solito erano piene di vita, con persone che si affrettavano di qua e di là, erano deserte come un set cinematografico abbandonato.
Arrivato in Piazza del Plebiscito, Salvatore si sedette sulla scalinata con uno sguardo perso all'orizzonte. Guardò il sole, che sorgeva e splendeva sulla città, e si chiese quanto tempo sarebbe passato senza che qualcun altro si svegliasse in quel mondo vuoto.
"Devo essere il protagonista di uno scherzo cosmico", pensò, cercando di trovare un po' di umorismo in questa situazione surreale. "Forse qualcuno mi sta guardando da qualche parte, ridendo delle mie reazioni."
Aveva bisogno di cercare risposte e decise che la fonte più affidabile avrebbe potuto essere la televisione. Si precipitò verso un negozio di elettronica vicino e si fermò davanti alle vetrine, scrutando i televisori accesi.
"Buongiorno, signore! Come posso aiutarla?" chiese un venditore con un sorriso smagliante.
Guardò perplesso il venditore, incapace di credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. "Ma... dove sono tutti? Cosa è successo?"
Il venditore lo osservò per un istante, poi scosse la testa. "Mi scusi, signore, ma sono qui da solo da quando ho aperto il negozio stamattina. Tutta la città sembra deserta. Non so cosa sia successo."
Salvatore sentì un senso di sollievo nell'apprendere che non era l'unico ad essere stato lasciato solo. Tuttavia, la confusione e il mistero circondante la scomparsa di tutti continuarono ad affliggerlo.
"Devo trovare una soluzione a questa assurdità", si disse, deciso ad affrontare questa nuova realtà. "Chissà, forse ci sono altre persone come me, sperdute tra queste strade silenziose."
Si mise in cammino, procedendo con passo deciso e il cuore colmo di speranza. In un mondo apparentemente vuoto, Salvatore si rifiutò di arrendersi e cercò un barlume di luce in quella notte senza fine.
Capitolo 2: Il Barlume di Luce
Mentre Salvatore si dirigeva verso Piazza Dante, in cerca di segni di vita, avvistò un uomo seduto su una panchina con uno sguardo perso nel vuoto. Si avvicinò timidamente e disse: "Scusa, signore, ma tu sei l'unico essere umano che ho incontrato finora. Sai cosa sta succedendo?"
L'uomo si voltò verso di lui, gli occhi stanchi e tristi. "Anch'io mi sto facendo la stessa domanda da quando mi sono svegliato. Tutta Napoli sembra svanita nel nulla. Non so cosa pensare."
Salvatore annuì con comprensione. "Mi chiamo Salvatore, e tu?"
"Lorenzo", rispose l'uomo, tendendo la mano per una stretta. "Dobbiamo cercare delle risposte, dobbiamo trovare una soluzione a tutto ciò."
"Esatto, non possiamo restare bloccati qui senza fare niente", concordò Salvatore. "Dove possiamo andare? Hai qualche idea?"
Lorenzo annuì. "Secondo me, il posto migliore per cercare risposte è la stazione centrale. Potremmo trovare informazioni, magari c'è qualcuno lì che può darci una spiegazione."
I due si incamminarono verso la stazione, passando per le strade deserte in un silenzio assordante. Presto, arrivarono alla stazione di Napoli Centrale. Entrarono e trovarono un poliziotto che si aggirava per la hall deserta.
"Buongiorno, signore", disse Salvatore, guardando il poliziotto con speranza. "Siamo gli unici due rimasti sulla terra? C'è un modo per sapere cosa è successo?"
Il poliziotto sembrava confuso e spaventato. "Anche voi siete rimasti soli? Ho cercato risposte ovunque, ma non c'è traccia di vita da nessuna parte. Non so cosa stia succedendo."
Salvatore e Lorenzo si guardarono l'un l'altro, cercando disperatamente di comprendere la situazione. "C'è qualcosa che possiamo fare? Qualche modo per invertire tutto questo?" chiese Lorenzo, la paura nella sua voce.
Il poliziotto si grattò la testa, pensoso. "Non lo so, ragazzi. Sembra proprio che siamo gli ultimi rimasti in vita. Dobbiamo cercare di adattarci a questa nuova realtà e trovare un modo per sopravvivere."
Mentre i tre si confrontavano e cercavano di elaborare la situazione, il suono di un campanello risuonò nella hall. Sbalorditi, si voltarono verso la biglietteria e notarono una donna che li guardava attentamente.
"Scusate, posso unirmi a voi?" chiese la donna, con un'espressione di speranza nel volto.
Salvatore si avvicinò, speranzoso. "Ma certo, e tu chi sei? Come mai sei l'unica rimasta come noi?"
La donna sorrise tristemente. "Mi chiamo Francesca. Non ho idea di cosa stia succedendo, ma ho camminato per tutta la città cercando qualcuno, qualsiasi segno di vita, finché non vi ho trovato."
Lorenzo si unì a loro. "Siamo tutti nella stessa situazione, incastrati in un mondo vuoto. Dobbiamo restare uniti e trovare un modo per sopravvivere."
Il poliziotto annuì, gravemente. "Hai ragione. Non possiamo arrenderci. Dobbiamo cercare risorse, cibo, acqua. Organizzarci e rimanere forti."
La piccola squadra si mise in cammino, decisa a lottare contro l'incertezza e la paura. Mentre attraversavano le strade deserte e cercavano di trovare un senso in questo mondo svuotato di vita, sapevano che la loro unica speranza era unirsi e trovare un barlume di luce nell'oscurità in cui erano sprofondati.
Capitolo 3: Alla Ricerca di Risorse
Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto continuarono il loro pellegrinaggio attraverso Napoli, cercando disperatamente ogni risorsa disponibile per la sopravvivenza. Appena si misero in cammino, passando per le strade desolate, notarono uno sfioro di fumo provenire da una caffetteria abbandonata. Si guardavano negli occhi, con una sorpresa mista a una spruzzata di gioia nell'attesa di trovare ciò di cui avevano disperatamente bisogno: cibo e acqua.
Arrivarono alla caffetteria e, con estrema cautela, entrarono. Erano al settimo cielo nel vedere scaffali ben forniti di torte e biscotti freschi. Ma sapevano che non era solo una questione di saziare la fame, dovevano pianificare con saggezza per il futuro e per la sopravvivenza a lungo termine.
"Prima di tutto, dobbiamo cercare acqua potabile", disse Lorenzo, cercando tubi o bottiglie riutilizzabili. "Se vogliamo sopravvivere, l'acqua è fondamentale."
Salvatore si unì alla ricerca. "Ecco un rubinetto funzionante! Dobbiamo trovare un contenitore per riempirlo. Ecco, vediamo se posso prenderlo e portarlo qua."
Mentre cercavano, Francesca notò qualcosa sul retro della caffetteria. "Guardate, c'è un deposito. Potrebbero esserci bottiglie d'acqua laggiù!"
Con ansia e speranza, si avvicinarono al deposito e, per fortuna, trovarono bottiglie d'acqua sigillate. Era una vera e propria fortuna in questa nuova realtà senza vita. Si fecero avanti e iniziarono a raccogliere tutte le risorse utili che potevano trovare nella caffetteria: scatolette di cibo, barattoli di frutta e verdura in scatola.
"Dobbiamo essere vigili e non sprecare nulla", avvertì il poliziotto, mentre mettevano tutto in borse e zaini. "Non sappiamo quanto a lungo dovremo fare affidamento su queste scorte."
Una volta che avevano raccolto tutto il cibo possibile, decisero di proseguire con il piano e trovare un luogo sicuro in cui poter avere un riparo. Con tutte le risorse che avevano trovato, determinarono che una grande chiesa nel centro di Napoli sarebbe stata un'ottima scelta.
Arrivarono alla chiesa e entrarono, facendosi strada silenziosamente tra i banchi. Era un ambiente confortante e protetto. Si guardarono intorno, cercando di trovare un modo per sistemarsi e organizzare la loro nuova "casa".
"Perché non disponiamo i letti qui, ai lati della navata centrale?" suggerì Salvatore, poggiano le borse di cibo sui banchi. "Potremmo creare delle zone separate per ciascuno di noi."
Francesca si unì al piano. "Dobbiamo anche stabilire una routine di turni per sorvegliare l'ingresso e garantire la nostra sicurezza."
Il poliziotto annuì. "Sono d'accordo. Abbiamo bisogno di strutture e regole per mantenere l'ordine e la sicurezza, anche se siamo gli unici rimasti."
Iniziarono a sistemarsi, preparando letti di fortuna con lenzuola e cuscini che avevano trovato. Mentre provavano ad adattarsi a questa nuova realtà, si resero conto che solo insieme avrebbero potuto sperare di sopravvivere.
"Non dobbiamo perdere la speranza", disse Lorenzo, guardando gli altri con occhi determinati. "Possiamo trovare le risposte, possiamo scoprire cosa è successo. Ma solo se restiamo uniti, solo se combattiamo insieme."
Salvatore si avvicinò a Lorenzo e posò una mano sulla sua spalla. "Hai ragione. Siamo la nostra unica speranza, la nostra unica luce in questo mondo di oscurità. Restiamo uniti, perché insieme possiamo superare qualsiasi cosa."
Con un senso di resilienza e forza ritrovati, si prepararono per la notte, pronti ad affrontare le sfide che li attendevano. Si addormentarono nella chiesa silenziosa, sogni di speranza e determinazione riempiendo le loro menti. Un nuovo giorno sarebbe arrivato, e con esso la possibilità di trovare le risposte che cercavano disperatamente.
Capitolo 4: Il Mistero Svelato
Quando il sole spuntò all'orizzonte, Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto si svegliarono nella chiesa. Erano pieni di energia e determinazione per scoprire cosa era successo al mondo e se c'erano altre persone ancora vive.
Si radunarono intorno a un tavolo improvvisato, ricoperto di mappe della città di Napoli. Salvatore tracciò un dito lungo le strade mentre parlava: "Dobbiamo trovare un modo per comunicare con il resto del mondo, sapere se siamo gli unici superstiti. Magari c'è ancora qualcuno là fuori che può darci qualche risposta."
Lorenzo annuì. "Potremmo cercare un posto in cui possiamo raggiungere con qualche dispositivo di comunicazione. Un aeroporto o una stazione radio."
Il poliziotto si unì alla conversazione. "Esatto. Dobbiamo mettere insieme tutto ciò che sappiamo e capire come ripristinare i mezzi di comunicazione. Potrebbe esserci ancora speranza."
Francesca prese in mano una mappa e indicò un'antica stazione radio non lontano dal centro di Napoli. "E se provassimo lì? Potrebbe essere il nostro miglior punto di partenza per cercare di comunicare con qualcuno là fuori."
Si misero in cammino verso la stazione radio, sperando che potesse essere la chiave per svelare il mistero che avvolgeva la loro solitudine. Quando arrivarono alla stazione, cercarono disperatamente un modo per farla funzionare. Trovarono un generatore di emergenza e grazie alla conoscenza tecnica di Lorenzo riuscirono a accenderlo.
"Speriamo che funzioni", disse Salvatore mentre si avvicinava alla vecchia consolle radio. Fece scorrere le dita sui pulsanti, cercando di sintonizzarsi su qualche frequenza.
Improvisamente, sentirono un gracchiare provenire dalle casse. Stettero tutti in silenzio, ansiosi di sentire qualsiasi suono che potesse provenire dall'altro capo del mondo.
Dopo qualche momento, una voce debole ma chiara ruppe il silenzio. "Chi parla? Ci siete?" chiese la voce.
"Sì! Siamo qui!" rispose Salvatore, emozionato. "Siamo l'ultima speranza, siamo vivi!"
La voce dall'altro capo sembrava incredula. "Davvero? Non posso credere che ci sia ancora qualcuno là fuori. Sono in un bunker nel nord d'Italia con altre persone. Come siete sopravvissuti?"
Salvatore raccontò la loro storia, spiegando i giorni solitari e il percorso che avevano seguito per cercare risposte. Dall'altro capo, le voci erano piene di sollievo e speranza, sapendo che non erano gli ultimi umani sulla Terra.
"Dobbiamo trovare un modo per incontrarci, essere tutti insieme", disse la voce dall'altro capo della radio. "Abbiamo risorse e conoscenze che potrebbero aiutarvi. Possiamo lavorare insieme per superare questa crisi e scoprire cosa è successo."
Salvatore concordò. "Dobbiamo incontrarci, sapere che non siamo soli. Dobbiamo trovare un luogo di incontro sicuro, in cui possiamo condividere informazioni e risorse."
Dopo un'analisi strategica, decisero che un'ex base militare abbandonata in montagna sarebbe stata il luogo ideale per l'incontro. Era ben difesa e facilmente raggiungibile per entrambi i gruppi.
"Arrivateci il più presto possibile", disse Salvatore. "Abbiamo bisogno di conoscere la verità, di capire cosa è successo e come poter tornare alla normalità."
Le due squadre si diedero appuntamento alla base militare, rinascendo dalla speranza di trovarsi, e cominciarono a organizzarsi per il viaggio attraverso l'Italia deserta.
Mentre si preparavano, guardando la mappa dell'Italia davanti a loro, Salvatore e i suoi compagni finalmente iniziarono a credere che c'era una luce alla fine del tunnel. Rimasero con i loro cuori pieni di speranza, sperando che il mistero potesse essere svelato e che la solitudine che aveva avvolto il mondo potesse sbiadire.
Capitolo 5: L'Incontro che Cambia Tutto
Il giorno era giunto per l'incontro tra i due gruppi sopravvissuti alla base militare abbandonata. Salvatore, Lorenzo, Francesca e il poliziotto si erano preparati accuratamente, portando con loro tutto il cibo e l'acqua che avevano potuto raccogliere nella chiesa. Erano ansiosi di incontrare le altre persone, nella speranza di ottenere risposte e trovare soluzioni per svelare il mistero della solitudine che aveva colpito il mondo.
Arrivarono alla base militare e trovarono il gruppo di sopravvissuti già lì ad aspettarli. Erano un gruppo eterogeneo di uomini, donne e bambini, ognuno con il proprio bagaglio di speranze e paure. Si guardarono negli occhi, una miscela di sorpresa, gratitudine e curiosità.
"Finalmente ci siamo incontrati", disse Salvatore, rompendo il silenzio. "Siamo tutti scossi da ciò che è successo. Non possiamo continuare a rimanere nel buio. Dobbiamo scoprire la verità."
Un uomo anziano si fece avanti, una luce di saggezza negli occhi. "Ciao, sono Antonio, uno dei sopravvissuti di questo gruppo. Abbiamo cercato risposte come voi, senza successo. Però, abbiamo raccolto informazioni che potrebbero essere cruciali."
Salvatore e gli altri si avvicinarono a lui, avidi di conoscenza. "Diteci tutto quello che sapete, per favore", chiese Francesca.
Antonio annuì e iniziò a spiegare. "Una notte, mentre il mondo dormiva, qualcosa è successo. Un evento sconosciuto ha scosso il pianeta, provocando la scomparsa improvvisa di tutte le persone tranne noi. Non sappiamo cosa sia stato, ma sembra che siamo rimasti intrappolati in una realtà parallela, separati dal resto del mondo."
Lorenzo sollevò un sopracciglio. "Ma come siamo sopravvissuti noi? È stato solo caso?"
Antonio sorrise. "Credo che siate stati scelti per qualche ragione. Siete qui per un motivo. La chiave sta nell'unirsi, nella solidarietà e nel trovare una soluzione comune. Sai, ci sono sempre state storie di mondi paralleli, linee temporali alternative. Forse questa è una di quelle situazioni."
Il poliziotto sembrava scettico. "Cosa intendi dire? Come possiamo tornare alla nostra realtà, alle nostre vite?"
Antonio rifletté per un momento. "Non lo so con certezza, ma credo che la risposta sia a portata di mano. Abbiamo bisogno di raccogliere tutte le informazioni possibili, di esplorare questo nuovo mondo e cercare collegamenti con la nostra realtà precedente. Forse, solo così, potremo trovare il modo di tornare indietro."
Salvatore prese una boccata d'aria. "Allora, cosa aspettiamo? Dobbiamo iniziare subito. Non possiamo rimanere qui a chiederci cosa è successo. Dobbiamo agire, esplorare e cercare indizi."
Il gruppo si mosse all'unisono, con una determinazione rinnovata. Era una squadra eterogenea, unita dalla speranza, guidata dalla curiosità e dalla volontà di scoprire la verità. Iniziarono ad esplorare la base militare, alla ricerca di documenti, dispositivi tecnologici o qualsiasi indizio che potesse portarli a delle risposte.
Mentre scavavano nel passato abbandonato della base militare, Salvatore disse: "Non sappiamo cosa ci aspetta, ma insieme possiamo superare ogni ostacolo. La nostra unione e determinazione possono rompere qualsiasi barriera. Siamo qui per un motivo, e non possiamo permetterci di fallire. Camminiamo verso un futuro sconosciuto, ma lo facciamo con coraggio."
Mentre il gruppo continuava la loro ricerca e indagini, l'atmosfera si riempì di speranza e di una luce di speranza. Si sentivano più forti, più uniti, pronti per affrontare qualsiasi cosa li aspettasse. Insieme, avrebbero svelato il mistero di quella solitudine apparentemente insormontabile e avrebbero trovato un modo per tornare alla loro realtà, riportando la vita dove sembrava essere svanita.
Capitolo 6: La Verità Svelata
Il gruppo di sopravvissuti continuò la loro ricerca nella base militare abbandonata, determinati a trovare tutti gli indizi e le risposte necessarie per comprendere la loro situazione e risolverla. Dopo giorni di esplorazione meticolosa, finalmente trovarono una stanza con documenti e informazioni preziose.
"Mai avrei pensato di trovare qualcosa di così utile qui", disse Lorenzo, visibilmente emozionato. "Questi documenti potrebbero fornirci le risposte di cui abbiamo bisogno."
Salvatore si avvicinò al tavolo e prese uno dei documenti in mano. "Dobbiamo lavorare insieme per decifrare questi indizi. Ogni dettaglio potrebbe esser rilevante."
Francesca prese una cartella e iniziò a leggere. "Sembra che ci sia stato un esperimento scientifico nella base militare. Hanno cercato di creare un portale verso una dimensione parallela, un mondo alternativo. Ma qualcosa è andato terribilmente storto."
Lorenzo abbassò gli occhi sui documenti che aveva tra le mani. "Leggo di anomalie nel flusso spazio-temporale, di una potenziale collisione tra universi. È come se fossimo finiti intrappolati in una linea temporale separata."
Il poliziotto annuì, prendendo parte alla discussione. "Spiegherebbe perché gli altri non riescono a comunicare con noi dall'altra dimensione. Siamo come isole separate."
Antonio si unì al gruppo, portando con sé un altro documento. "Guardate qui, sembra che la chiave per tornare indietro sia un'antica reliquia che si credeva fosse solo una leggenda: il Cristallo dell'Equilibrio."
Il gruppo si scambiò sguardi di sorpresa e speranza. "Se possiamo trovare il Cristallo dell'Equilibrio, potremmo sbloccare il collegamento tra queste dimensioni e tornare alla nostra realtà", disse Salvatore, con fervore.
Francesca guardò fuori dalla finestra. "Secondo le informazioni qui, sembra che il Cristallo sia custodito in un tempio remoto sui monti. Potrebbe essere difficile raggiungerlo, ma dobbiamo provarci."
"È la nostra unica possibilità", concordò Lorenzo. "Dobbiamo tentare, per noi stessi, per coloro che sono scomparsi e per il futuro dell'umanità."
Con il loro obiettivo chiaro davanti a loro, il gruppo si mise in moto. Attraversarono un'Italia deserta e silenziosa, superando ogni ostacolo che incontrarono lungo il cammino. Ogni passo era una prova della loro tenacia e volontà.
Finalmente, dopo una lunga e faticosa salita, arrivarono al tempio sui monti. Era un luogo antico e solenne, circondato da un'aura misteriosa e potente. Con cautela, entrarono nella sala principale del tempio e videro il Cristallo dell'Equilibrio brillare al centro.
"Lì è!", esclamò Francesca, con gioia negli occhi. "Abbiamo trovato ciò che stavamo cercando."
Con mani tremanti, Salvatore si avvicinò al Cristallo. Mise delicatamente le mani intorno ad esso e, con una respirazione profonda, pronunciò le parole che erano state tramandate nelle leggende.
"Rincontro le dimensioni, unisco l'universo.
Attraverso gli abissi del tempo e dello spazio,
torno alla mia realtà, riportando la vita al suo posto."
Un'energia potente esplose nel tempio, avvolgendo tutto in un bagliore luminoso. Il suolo tremò leggermente e poi, improvvisamente, tutto tornò al silenzio.
Il gruppo si guardò intorno, incerto di cosa aspettarsi. Improvvisamente, gli altoparlanti del tempio si attivarono e una voce familiare risuonò nell'aria.
"Ben fatto, sopravvissuti. Avete superato la prova e dimostrato la vostra forza. Siete stati scelti per salvare le nostre dimensioni e riportare l'equilibrio."
La voce apparteneva a un anziano saggio, che si materializzò dinanzi a loro. "Vi ringrazio per aver riportato il Cristallo dell'Equilibrio al suo posto. Ora, potete tornare alla vostra realtà, alla vostra vita."
Il gruppo si abbracciò, pieno di gratitudine e felicità. Avevano compiuto la loro missione e ora potevano tornare alla loro realtà.
"Dobbiamo sempre ricordare il potere dell'unione e della speranza", disse Salvatore, mentre si preparavano a attraversare il portale. "Non importa quale sfida ci aspetti, insieme possiamo superarla e ristabilire l'equilibrio nel mondo."
Con passi decisi, il gruppo attraversò il portale, lasciando il tempio e la dimensione parallela alle loro spalle. Mentre tornavano alla loro realtà, erano consci del destino delle loro azioni e dell'importanza di vivere ogni giorno con gratitudine e determinazione.
Dalla solitudine e dal mistero iniziale, erano cresciuti uniti, avevano scoperto la verità e trovato la forza per affrontare le sfide. E così, il loro viaggio avventuroso giungeva a conclusione, lasciando il segno del loro coraggio e della loro resilienza nel cuore di tutti coloro che avrebbero ascoltato la loro storia.
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I cani sono il mistero occidentale del ventunesimo secolo.
Spesso, camminando per strada, mi capita di sentire due o tre persone che parlano tra di loro. Usano aggettivi dolci e affettuosi, e un tono di voce leggermente acuto. Insomma, dai per scontato che stiano parlando a un bambino. Poi, invece, mi giro e noto che c’è solo un cagnolino (su X li chiamiamo, in tono canzonatorio, “canniolini”). Ecco, be’, ogni volta ci rimango malissimo. Non ho figli, e verosimilmente non ne avrò mai poiché questa scelta ho fatto anni addietro, e solo Dio eventualmente potrà farmi cambiare idea. Ma, al contempo, so molto bene quanto fondamentale sia la prosecuzione del genere umano. Quando una ragazza che conosco rimane incinta, sono sempre molto contento per lei. Perché è la vita che prosegue, che si rinnova, che va avanti. Non solo: penso che le nascite andrebbero incentivate in modo anche deciso, con sussidi economici e una cultura appropriata. E che non siamo né saremo mai troppi. C’è spazio per tutti, bisogna solo accettarlo. Ecco, insomma, quando per strada mi capitano scene come quella descritta all’inizio di questo testo, mi piange il cuore per svariati motivi. Innanzitutto per un’idiozia di fondo: rivolgersi a un animale come se fosse un essere umano, non ha senso per definizione. Non può capirti, è solo una bestia, i suoi unici obiettivi nella vita corrispondono ai suoi bisogni primari. Non è che ti ama, è solo che tu gli dai da mangiare e lui lo vede. E ne approfitta di conseguenza come è logico che sia. Ovviamente è molto più facile “crescere” un cagnolino piuttosto che un bambino. Il primo, alla fine, è solo poco più che un giocattolo. E lo si usa anche per “rimorchiare”. Togliete un animale dalla natura, mettendovelo in casa, e vi spacciate pure per animalisti. Private una bestia del suo habitat naturale, credendo di fargli del bene. È sempre quel senso di superiorità morale che vi sentite in dovere di esprimere. Fingervi paladini della difesa di una qualche forma di vita, peraltro accantonando la vostra. Io penso che gli animali vivano alla grande in mezzo ai loro simili, nei boschi o dovunque sia. E mi spiace, ma vedervi trattare questi cani con quelle vocine idiote, mi fa molto ridere. Ma riflettere, anche. Certo, la solitudine è difficile da accettare per tutti. Ma questa è davvero la soluzione? Non vi dico di fare dei figli (non sono nessuno per dirlo!), ma v’invito solamente a non prendere necessariamente parte a questa involuzione intellettiva del ventunesimo secolo. Ci sta, nonostante tutto, affezionarsi a un gatto, un cane, un coniglio o qualunque altro essere vivente, ma non esagerate. Non fatevi vedere, in mezzo alla strada, in quelle condizioni. Dai. Recuperate un po’ di decenza e di dignità, un po’ di contegno, e dedicate le vostre energie in modo corretto al prossimo. “Ma gli animali sono meglio delle persone”. Troppo facile dirlo, troppo facile abbandonarsi a questo funesto pensiero. Molto più gratificante, invece, è scavare. Alla ricerca di quell’umanità rara, un po’ persa, ma preziosissima.
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Quattro di Coppe.
"Amare se stessi per amare l'Altro".
C'è fermento nell'Aria.
Siamo giunti al "giro di boa" di questo Agosto così arroventato e faticoso.
Non sarà tutto in discesa d'ora in poi, ma per chi ha alleggerito un po' di antiche zavorre, procedere sarà meno gravoso.
Non si può dire lo stesso del Sistema, che sta vivendo proprio ora una crisi senza precedenti, portando gli individui ad esprimere la loro sofferenza attraverso emozioni dolorose, atti violenti ed una serie di malattie corporali "anomale".
L'Essere Umano è perfetto nel suo funzionamento. Non manca di nulla. E' talmente perfetto nel suo "Divino mistero" che commuove vederlo cantare, ballare, sorridere.
Troppo spesso ci dimentichiamo di lui, del nostro Corpo e del suo benessere mentale e fisico.
Di quanto sia bello e meritevole di cura, amore, attenzione.
Lo riempiamo di veleni, di inquinamento relazionale, lavorativo, alimentare, ambientale.
Ingurgitiamo quantità abominevoli di cibo spazzatura, di farmaci di dubbia fattura, di sedativi, di droghe e alcol, di pensieri negativi e di rapporti intimi tossici.
Lo trattiamo come fosse qualcosa di "dissociato" da noi, come se non ci appartenesse. Lo violentiamo.
Poi ci ammaliamo. Perché il nostro Corpo non è una discarica.
Ci arrabbiamo e ci chiediamo: perché proprio a me?
E ci rivestiamo del ruolo di vittima: inconsciamente ci raccontiamo la storia che "magari qualcuno poi verrà al mio capezzale a tenermi la manina".
Non verrà nessuno.
E se verrà, si presenterà con il ruolo tossico del Salvatore o della Crocerossina.
E riempirà la relazione di attenzioni tossiche e dipendenti, di cibo tossico e di ulteriore morfina.
La malattia è uno "Schema".
E risponde alla Ferita del Riconoscimento.
Nessun genitore tornerà per "amarci" e "coccolarci".
Le nostre figure di riferimento non sono state capaci di accoglierci e guidarci nella crescita come speravamo? Va visto, elaborato e accettato.
E' un "vuoto d'Amore" che ora è divenuto nostra responsabilità "curare".
Siamo adulti. Non più bambini.
In virtù di questo "vuoto di amore" oggi le persone confondono la Dipendenza con l'Amore, il Bisogno con l'Affetto, il Sopruso con il Rispetto.
Non riescono nemmeno a sentire cosa esprimono attraverso il loro Corpo. Non ne hanno la più pallida idea.
Ma un Corpo parla.
E urla ad alta voce quando è esasperato e pretende "rispetto" e "trasformazione".
Ha fame di Ascolto, di Pulizia, di Cura.
Si sente solo e abbandonato.
E non chiede una lucidata ogni tanto. Chiede attenzione sempre. Chiede di essere riconosciuto nel suo altissimo e sofisticato funzionamento. Chiede di poter accogliere lo Spirito in uno spazio ordinato, pulito e confortevole.
Se ancora viviamo nella "bulimia della sedazione" o nella "anoressia del nutrimento", se siamo appesantiti dalla Vita, se non ci piace dove siamo, come affrontiamo la nostra quotidianità, con chi ci relazioniamo, non è colpa degli Altri o del Destino.
Siamo noi.
Siamo noi che non ci vogliamo ancora bene, che aspettiamo dall'Altro la mano che ci tiri fuori dalla nostre sabbie mobili. Così poi, magari, affonderemo in due.
Responsabilità.
Agosto ci chiede piena Responsabilità su noi stessi.
Se ci sentiamo brutti, stanchi, debilitati, ingabbiati, privi di forze, iniziamo a raccontarci meno scuse e a mettere mano alla Materia.
Iniziamo a prendere uno straccio in mano e diamo inizio alle pulizie: mangiamo bene, facciamo esercizio, concludiamo le relazioni tossiche, eliminiamo i sedativi e le giustificazioni di turno.
Ogni giorno. Tutti i giorni. Senza saltarne uno. Senza più scuse.
Ci vuole "la Spada" per affrontare questi tempi, non certo l'inedia, la lamentela vittimistica o il dito puntato.
Volete stare bene? Affrontate.
Tutti abbiamo i nostri "schemi da smontare" che ci rendono faticoso il progredire. Ma bando alle scuse.
L'Autunno si avvicina.
E chi non recupera sufficiente Energia del Maschile sana, chi non si radica bene alla propria Forza Interiore, chi continua a dissociarsi dal Corpo e dalla Mente e a fuggire da se stesso, si ritroverà spiazzato.
D'ora in poi, per un tempo illimitato, concediamoci "un regalo al giorno" per il nostro Corpo.
Formuliamo un calendario di "buone azioni" per noi stessi.
Vogliamoci bene fino in fondo.
E allora il Cuore Cristallino, in Autunno, sarà raggiante, splendente, luccicante e pronto a brillare ed illuminare ogni aspetto della nostra nuova Vita.
Mirtilla Esmeralda
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AARGHH! https://www.youtube.com/watch?v=JRfuAukYTKg
LA REALTÀ È UN "CONTORNO" CHE AL GATTO PIACE? La realtà è un "contorno" che al gatto piace? Il gatto non vive una dimensione "altra" rispetto alla nostra. Il gatto è un giorno di sole quando era prevista la pioggia. Il gatto è scoperta. Il gatto è lontano da tutta la grammatica che serve per scrivere.
Il gatto non necessita di essere portato fuori per i suoi bisogni: e i gatti di colonia sono già autosufficienti. Quindi questo impegna solo relativamente? Se chiedo al mio cuore cosa faccia per amore, non penso che mi dica che si limiti al "minimo accettabile sindacale prescrivibile". Il gatto - che non è una medicina, ma mistero regalato all'umanità - fa della tolleranza il suo principio e della libertà la sua "mission" (missione mi piace di più: usare la nostra lingua è bello a prescindere).
La realtà (per dirla tutta) è fatta anche di gatti che si allontanano, di gatti che non possono più stare con il compagno umano, di gatti incidentati per i quali si fa di tutto per ristabilire l'equilibrio di ferite del corpo e dell'anima felina (sul fatto che il gatto abbia un'anima, il rischio è di offendere qualcuno… ma è solo un mio soggettivo pensiero).
Ultimamente amplificano se stesse, e si fanno sempre più strada, le parole come: "empatia; inclusione; resilienza e tolleranza", che solletica - ancor più - il concetto dell' "accoglienza", in senso sia lato sia stretto.
Vuoi un essere speciale? Lo pensi incapace di far del male? Credi nei rapporti simbiotici? Credi che la natura che ama sappia anche lasciarti i tuoi spazi? Pensi che sia un sogno? Che abbia parlato di un essere immaginario? Che la bontà esista solo in una concezione di santità legata a pochissimi? Beh, sì… io non sono un santo. Ma, se esiste un concetto profondo d'etica, che suggerisce alla natura uomo di non insuperbirsi, quest'ultima cosa fa uscire dal cappello delle cose straordinariamente belle? Eh sì, proprio loro… i gatti. E i gatti hanno subito scelto la via dell'amore verso l'uomo. È bello l'impegno umano che - vedendo i gatti - resta estasiato di fronte a questo capolavoro di bellezza e di amore naturale. Un mondo senza gatti è pensabile?
Vi provoco… allora si può pensare che il mondo possa vivere senza che ci sia l'amore?! Il gatto non ha solo migliorato la mia natura imperfetta; il gatto, i gatti mi fanno dire che c'è una natura che ci osserva e verso la quale il senso di responsabilità dev'essere alto, altissimo… infinito. Vedere l'acqua nel deserto rimanda al senso della vita, là dove pare che non possa esistere. Il gatto è l'acqua sempre, ovunque, comunque. Il gatto è l'oceano che separa i "continenti delle contraddizioni".
Essere razionali per spiegare… che essere gatto per amare - disinteressatamente - vuol dire, innanzitutto, che il bene - di per sé - non abbisogna mai di giustificarsi. C'è, e si chiama felino, e si chiama gatto, e si dice amico dell'uomo… e si vede che ci ama senza che nessuno lo obblighi a farlo! E questo resta il mistero che mai svelerò. Se il gatto mi dicesse i suoi segreti, io fermerei all'istante il mio pensiero e la mia penna, che vorrebbe tentare di tradurre il mistero.
Tradurre l'Amore gatto equivarrebbe a svelare il segreto intimo che genera la Vita, ogni Vita nella sua capacità di sapersi donare, senza chiedere nulla in cambio, al di là di ciò che sostiene e alimenta la Vita: (l'amore; il cibo; il gioco; lo scambio). Si cerchi di non tradire mai la natura del gatto, perché, così incredibilmente perfetta, buona e mansueta, in un candore che non adduce spiegazioni razionali… c'è: nell'essenza della bellezza della Vita quand'è - insieme - gioia, grandezza e mistero.
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Demian Dorelli - Kaleidoscope
youtube
Il caleidoscopio rimanda all'infanzia, ad un atteggiamento di stupore e di meraviglia nel «guardare dentro» le cose ed è uno strumento che conserva il fascino ed il mistero di un meccanismo simile a ciò che avviene nel mondo interiore dell'essere umano.
(Dal web)
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“Il Profumo della Morte” di Riccardo Braccaioli: Un Thriller Avvincente Nella Barcellona Oscura. Recensione di Pier Carlo Lava
L'Ispettore Álex Cortés e la Caccia al Serial Killer che Ha Messo in Ginocchio Barcellona
L’Ispettore Álex Cortés e la Caccia al Serial Killer che Ha Messo in Ginocchio Barcellona “Il Profumo della Morte” di Riccardo Braccaioli è un thriller psicologico e poliziesco che si svolge tra le ombre di Barcellona, portando il lettore in un incubo di violenza, mistero e tensione. Un serial killer seminatore di terrore è in azione e, con un macabro senso del gioco, invia pacchetti misteriosi…
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🐝 🍯REAL FOOD.
Royal jelly, polyn, honey are foods offered by bees, which are processed inside the hives (natural bee nests).
Each hive is capable of hosting 50,000 bees, which are well organized and clearly divided
in different castes:
🐝worker bees, queen bees and drones (male bees that die immediately after fertilizing the queen).
🐝Only the queen can generate life in a hive, and she is killed when she is unable to lay new eggs.
🐝Worker bees and the queen bee have the same DNA, genotype, but have completely different appearance and characteristics.
It happens that the nutrients, the microRNAs, the exosomes of royal jelly, exert a positive modulation on the DNA which will make the difference between queen bees and worker bees.
🐝The action of the microRNA contained in the exosomes of royal jelly has also been studied on human stem cells, showing a positive action.
Stem cells are the parent cells of other cells.
In order not to die, the human body must renew itself every day through stem cells.
🐝🍯Honey, pollen and propolis contain exosomes derived from flowers in different doses.
The most current scientific research is offering an explanation to the popular traditions that have lived the food gifts of bees with great respect.
Nature: flowers, bees, humans united and interconnected in their biological life, however remain a wonderful mystery.
Doctor Pier Luigi Rossi.
University professor.
Specialist in Food Science.
Specialist in Preventive Medicine.
📚The treasure chest of nature
🐝 🍯IL CIBO REALE.
Pappa reale, poline, miele, sono alimenti offerte dalle api, che vengono elaborati all'interno degli alveari (nidi naturali delle api).
Ogni alveare è in grado di ospitare 50.000 api, che sono ben organizzate e nettamente suddivise
in differenti caste:
🐝api operaie, ape regina e fuchi,(le api maschi che muoiono subito dopo aver fecondato la regina).
🐝Solo la regina può generare la vita in un alveare, e viene uccisa quando non è in grado di deporre nuove uova.
🐝Le api operaie e l'ape regina hanno lo stesso DNA, genotipo, ma hanno aspetto e caratteristiche del tutto diverse.
Succede che i nutrienti i microRNA, gli esosomi della pappa reale, esercitano una modulazione positiva sul DNA che farà la differenza tra ape regina e api operaie.
🐝L'azione del microRNA contenuti negli esosomi della pappa reale, è stata studiata anche sulle cellule staminali umane evidenziato un'azione positiva. Le cellule staminali sono le cellule madri di altre cellule. Il corpo umano per non morire, si deve rinnovare ogni giorno proprio attraverso le cellule staminali.
🐝🍯Miele, polline e propoli, contengono in dosi diverse esosomi derivati dai fiori. La più attuale ricerca scientifica sta offrendo una spiegazione alle tradizioni popolari che hanno vissuto con grande rispetto i doni alimentari delle api.
La natura: fiori, api, umani uniti interconnessi nella loro vita biologica, restano comunque un meraviglioso mistero.
Dottor Pier Luigi Rossi.
Professore Universitario.
Specialista in Scienza Dell'alimentazione.
Specialista in Medicina Preventiva.
📚Lo scrigno della natura
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Egon Schiele, Female Torso Seen from Behind
L'opera intitolata "Torso femminile visto da dietro" di Egon Schiele è un capolavoro dell'arte espressionista. Questa tela, realizzata nel 1913 con tecnica mista di matita e gouache su carta, è custodita presso il Leopold Museum di Vienna, che l'ha acquisita nel 1994.
La figura ritratta è quella di una donna che si trova di spalle, mostrando solo la parte inferiore del corpo. L'artista ha descritto con grande maestria la forma del corpo umano, utilizzando tratti decisi e sicuri, dando un senso di profondità e tridimensionalità all'immagine. Il torso è rappresentato con una grande attenzione ai dettagli, evidenziando le curve della schiena.
Egon Schiele era noto per la sua capacità di rappresentare il corpo umano in modo molto realistico e intenso, facendo emergere le emozioni e la sensualità del soggetto. In questa opera, il suo stile espressionista si esprime attraverso le linee e i colori, che creano un'atmosfera intensa e suggestiva.
La figura femminile rappresentata in "Torso femminile visto da dietro" sembra avere un alone di mistero intorno a sé, come se ci fosse un segreto celato dietro la sua posa. Ci si chiede cosa stia pensando la donna, cosa stia guardando, o se si stia preparando a fare qualcosa. L'immagine lascia molto spazio all'interpretazione personale dello spettatore, che può immaginare la storia della figura ritratta.
Un altro aspetto interessante di questa opera è la scelta dei colori. Schiele utilizza principalmente toni del nero e del grigio, ma aggiunge anche accenti di rosso nella zona della schiena e delle spalle, creando un contrasto cromatico che enfatizza la figura. Inoltre, i tratti decisi della matita e le pennellate di gouache contribuiscono a creare un effetto dinamico e vibrante.
"Torso femminile visto da dietro" di Egon Schiele è un'opera affascinante che cattura l'attenzione dello spettatore grazie alla sua maestria tecnica e all'intensità dell'espressione artistica. La figura femminile rappresentata con grande realismo, la scelta dei colori e la capacità di Schiele di creare atmosfere suggestive contribuiscono a rendere questa opera un'importante testimonianza dell'arte espressionista del primo Novecento.
Joe Conta
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Tristemente, negli ultimi anni , è stata sdoganata la figura dei “trombamici” a perderci sono stati sia gli uomini che le donne, a vincere la solitudine di chi per un po’ di calore umano, chiamiamolo così, con la clausola di un dichiarato disimpegno reciproco, toglie a un incontro che dovrebbe dare un po’ di batticuore qualsiasi emozione. Queste sono cose per chi è sicuramente più giovane di me, nonostante ciò io, per qualsiasi sesso ed età, credo ancora nell’avventura, nei flirt, negli incontri che non chiedono un progetto , ma non lo negano, se non è amore che almeno ci sia mistero, giocosità ed emozione. Meglio un personal trainer e fare palestra, meglio un corso avanzato di uncinetto, meglio dipingere i mobili del balcone, meglio qualsiasi cosa, piuttosto di qualcuno che non è un amico e non è un amante . Perché qui non è essere bacchettone e giudicare, semplicemente si tratta di non accontentarsi di una storia che non è una storia, di un’amicizia che non è amicizia, di qualcosa che non è niente. Se proprio volete frequentarlo, invitatelo a cena, poi sorridendo dategli il sacchetto da portare giù della spazzatura .
Tratto da una milanese chic
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
L'ENIGMA PERENNE
Il pensiero occidentale è segnato da un evento che lo ha "deciso": la rivelazione cristiana. È un fatto. Tra i primi testi che compongono il cosiddetto "Nuovo Testamento" compaiono le "Lettere" di Paolo di Tarso. Nella "Prima Lettera ai Corinzi", capitolo 13, versetto 12, è scritta una frase che può essere assunta a modello del pensiero cristiano e occidentale:
«Videmus nunc per speculum et in enigmate, tunc autem facie ad faciem». «Ora vediamo le cose attraverso uno specchio, per enigmi, ma un giorno le vedremo faccia a faccia».
Questa la traduzione più comune. Significa che l'esperienza della rivelazione possiede un limite. Il "logos" umano non è misura sufficiente alla conoscenza perfetta: la conoscenza della "visio facialis" di Dio. Questo modello di pensiero rappresenta il confine invalicabile nel tempo secolare. Ma ne costituisce anche la sfida. Il grande idealismo tedesco culmina, nella conciliazione degli opposti, alla spiegazione che annulla ogni mistero. La "sintesi" hegeliana è la conoscenza. Lo specchio di Paolo non è più una superficie limpida eppure resa in frammenti: è riflesso unitario. L'intelletto, che possiede il "logos" della natura, è "physis" svelata. Nessuna "Apocalisse". Nessun "Giorno del Signore" dovrà venire. La verità è nelle "cose" che sono e che sempre sono state. Il passato è il presente. Il futuro è già nel passato. Nessun fine. Ma un inarrestabile in-finito. Così, "la croce è vuota". Il nostro tempo, tra XX e XXI secolo, crede di aver inventato e compreso l'abisso del nulla. Non è vero. Il '500 di Giorgione aveva già intuito e mostrato. Il giovane, seduto davanti al baratro buio della grotta, tiene in mano le formule matematiche del cosmo: è placato, conosce. I profeti del passato sono alle sue spalle. Il passato è ordine. Anche se di una fitta foresta. È allusione che indica. Dunque, il futuro non è più dis-ordine del buio. Non è più indeterminatezza. La luce è già alla portata della contemplazione intellettuale. Eppure, nessuno la osserva. Lo sguardo rimane sull'enigma perenne. Rimane "appeso alla croce".
- Giorgione (1478 - 1510): "I tre filosofi", 1508-1509, Kunsthistorisches Museum, Vienna - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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