#libro di saggi
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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La Tentazione di Esistere di Emil Cioran: Una Profonda Meditazione sull’Assurdità della Vita. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nei pensieri di uno dei più grandi filosofi del XX secolo, che sfida la nostra concezione dell’esistenza e del nulla.
Un viaggio nei pensieri di uno dei più grandi filosofi del XX secolo, che sfida la nostra concezione dell’esistenza e del nulla. Recensione Nel suo libro “La tentazione di esistere”, Emil Cioran esplora le profondità dell��animo umano con uno stile inconfondibile, caratterizzato da un nichilismo radicale e da un sarcasmo tagliente. Pubblicato per la prima volta nel 1956, questo testo raccoglie…
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queerographies · 6 months ago
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[Noi genitori di ragazzi transgender][Roberta Rosin][Valentina Cincotto]
"Genitori di ragazzi transgender" di Roberta Rosin e Valentina Cincotto è un libro che sfida l'omotransfobia e l'ignoranza attraverso le esperienze di genitori che sostengono i loro figli nel percorso di Affermazione di Genere.
Amore, coraggio e storie per un mondo inclusivo per sfidare l’omotransfobia e l’ignoranza attraverso le voci di chi ama davvero Titolo: Noi genitori di ragazzi transgender. Quello che non sapete e forse non volete sapereA cura di: Roberta Rosin e Valentina CincottoEdito da: Il PoligrafoAnno: 2024Pagine: 240ISBN: 9788893872812 La sinossi di Noi genitori di ragazzi transgender Viviamo tempi…
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gregor-samsung · 2 months ago
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" Il 31 ottobre 1926, durante una grande adunata fascista a Bologna, un colpo di pistola viene sparato contro il ‘Duce’. Chi ha sparato? Il fatto è ancora avvolto nel più grande mistero. Un ragazzo di 16 anni, tale Zamboni, ex fascista, viene conclamato autore del gesto e trucidato sul posto, sotto gli stessi occhi del ‘Duce’. È l’uragano che, stavolta, sconvolge tutta l’Italia. Gli oppositori più in vista sono obbligati a sottrarsi alla furia e le loro case vengono saccheggiate. I giornali avversi al regime sono distrutti. Dovunque, sono giornate di terrore. Quel giorno, io ero a Cagliari, a casa mia. Verso le nove di sera, un amico, trafelato, venne ad avvisarmi che i fascisti suonavano l’adunata di guerra. Io uscii con lui per vedere di che si trattava. Sulla porta di strada, un altro amico mi riferì la notizia che era arrivata ai fascisti ed alla prefettura la notizia dell‘attentato al ’Duce’. «Ho potuto segretamente avere copia del telegramma. Qui, tutti i fascisti sono stati convocati d‘urgenza per le rappresaglie. La tua casa e la tua vita sono in pericolo. Abbandona la città o nasconditi in una casa sicura.» Mentre parlava, arrivavano da più parti gli squilli di tromba con cui, nei differenti rioni, gli squadristi suonavano l’adunata. Salii in casa, licenziai la donna di servizio. Non dovevo pensare che a me stesso. Ridiscesi. Altri amici in piazza erano corsi ad informarsi: i fascisti si adunavano nella loro sede centrale; le automobili erano in movimento per il trasporto più rapido, grida di morte si udivano qua e là contro di me. Andai a pranzare in un ristorante, a pochi metri da casa.
Mentre pranzavo, mi giungevano via via le notizie: i teatri, i cinema, i pubblici ritrovi erano stati fatti chiudere tutti; le squadre fasciste circolavano armate; alla sede del fascio organizzavano la spedizione punitiva contro di me; i capi esaltavano i gregari con discorsi incendiari; io ero la vittima designata; fra mezz‘ora sarebbe cominciata l’azione. Il cameriere, che mi serviva, era stato alle mie dipendenze durante la guerra. Era diventato fascista in seguito, ma non poteva dimenticare un certo rispetto per il suo antico ufficiale. Era molto imbarazzato quella sera, e non osava parlarmi. Tentò più volte, ma io non lo incoraggiai. Finalmente mi disse: «Signor capitano, io so quali ordini ci sono. La scongiuro, non ritorni a casa: parta subito. Si tratterà solo di qualche giorno. Poi vedrà che tutto diventerà normale». «Credi tu» gli chiesi «che io abbia ragione o torto?» «Lei ha ragione» mi rispose arrossendo e prendendo macchinalmente la posizione militare d’attenti. «E allora, perché dovrei fuggire?» La mia domanda lo imbarazzò ancor di più. Non aggiunse parola. Andando via, gli chiesi: «Perché sei diventato fascista?» «I tempi sono difficili. Mi hanno promesso tante cose… Chi può vivere contro i fasci?» "
Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, introduzione di Giovanni De Luna, Einaudi (collana ET Scrittori n�� 1037), 2008⁴, pp. 168-170.
 NOTA: Questo memoriale antifascista fu pubblicato dall'autore in esilio a Parigi dapprima nel 1931 per un pubblico internazionale, quindi nel 1933 in lingua italiana (col significativo sottotitolo Fascismo visto da vicino) dalla casa editrice parigina "Critica". Il libro fu edito in Italia già nel 1945 dall'editore Einaudi nella Collana "Saggi".'
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fashionbooksmilano · 2 months ago
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Costume Balls
Dressing up history 1870-19927
Edited by Cynthia Cooper, Photographs by Laura Dumitriu
5Continents, Milano 2024, 288 pages, 246 colour and black-and-white illustrations, Hardback, 25,4x 34,3cm, ISBN: 979-12-5460-071-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
A century and a half ago, extravagant costume balls and skating carnivals were the pinnacle of society’s entertainment, bringing forth a kaleidoscopic array of characters, most drawn from history. The opportunity to reimagine oneself as a noble hero or heroine from the past was no less than the chance of a lifetime. Participants acquired extravagant costumes and flocked to the photographer’s studio, as attested by the sheer abundance of mementos of these occasions in the McCord Stewart Museum’s collections. The book is intended to accompany the exhibition “Costume Balls: Dressing Up History, 1870-1927” at the McCord Stewart Museum. Montreal. A lead essay presents an overall view of the fancy dress phenomenon, and the major events in Canada with their colonial underpinnings. Other essays look in turn at the commemoration of these balls in art, photography, and publications, a decolonizing perspective on the representation of Indigenous and other marginalized peoples in fancy dress, and the ephemeral nature of the extant objects. A section consists of detailed profiles of astounding garments, with several images to show views of each that cannot be seen in the exhibition: interior construction and labels, closeup views of textiles and materials, and comparisons of archival photographs of ball guests in costume. The book is the first historical fashion publication to explore fancy dress in such detail. Exhibition : McCord Stewart Museum, Montreal, November 14, 2024-August 17,2025
Un secolo e mezzo fa i balli in costume e i carnevali sui pattini erano l’apice dell’intrattenimento sociale. Erano un’occasione per trasformarsi in personaggi storici, nobili eroi o eroine del passato, e rappresentavano un’esperienza indimenticabile. I partecipanti sfoggiavano costumi stravaganti e immortalavano il loro splendore negli studi fotografici, lasciandoci un’abbondanza di ricordi conservati oggi nelle collezioni del McCord Stewart Museum. Dietro l’esuberanza di questi eventi si celavano però anche messaggi più profondi, legati al destino coloniale e al futuro imperiale dell’epoca. Il libro accompagna la mostra “Costume Balls. Dressing Up History, 1870-1927” al McCord Stewart Museum di Montreal e offre una panoramica completa del fenomeno dei balli in maschera, sintetizzando le ricerche più recenti e analizzando i principali eventi in Canada e le loro radici coloniali. Altri saggi esplorano la raffigurazione di questi balli nell’arte, nella fotografia e nei libri, offrendo una prospettiva decolonizzante sulla rappresentazione degli indigeni e di altre popolazioni emarginate, e sulla loro natura effimera. Una sezione presenta profili dettagliati di abiti straordinari, con immagini che ne mostrano aspetti non visibili in mostra: la costruzione interna, le etichette, dettagli ravvicinati di tessuti e materiali, e confronti con fotografie d’archivio degli invitati ai balli. Un libro unico nel suo genere, che offre una visione completa e affascinante di un periodo storico ricco di fantasia e teatralità.
02/11/24
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kyda · 1 year ago
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allora recap di fine fine settimana perché non interessa a nessuno ma a me sì: ho dato una lettura velocissima a tutti i saggi che mi ha prestato il prof, selezionando i capitoli e i paragrafi che fotocopierò perché mi serviranno più avanti; mi mancano ancora 3 racconti di pietroburgo di gogol' e in più dovrei leggerne qualcuno della raccolta veglie presso la fattoria di dikan'ka o una cosa del genere e mirgorod perché mi sembra essenziale visto il tema che ho deciso di trattare; sono andata avanti spedita di circa 50 pagine sulla vita di charlotte brontë e ho ripreso le memorie di adriano così posso partecipare all'incontro finale del club del libro e, che ci crediate o no, ho anche letto molte pagine di slewfoot, che è la mia attuale unica lettura libera (the night circus abbandonato da molto ma solo perché non ho trovato il tempo). non leggerò cuore di cane di bulgakov perché se non me lo spiega prima il prof temo di non capire niente. sto per finire girl with dove, grazie al dio in cui non credo, aggiungerei, ma il fantasy di 800 pagine che volevo da una vita e che finalmente ho comprato è nascosto in un angolino perché per ora non me lo posso permettere. sono tanti libri? sì. sono troppi? sì. ho fatto altro questo fine settimana? più o meno. vorrei avere meno cose on my plate? ni
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abatelunare · 11 months ago
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Ricognizioni e constatazioni
Mi capita, ogni tanto, di compiere delle ricognizioni nel marasma quasi organizzato che costituisce la mia "libreria". Mi sono reso conto che molti dei libri acquistati in passati non rispecchiano più il lettore - e la persona - che sono adesso. Li vedo come oggetti a volte casuali, spesso presi perché costavano poco (tipo mille lire). Adesso che spazio e soldi sono decisamente diminuiti, presto maggiore attenzione al contenuto, oltre che al costo. Se un libro costa poco, ma c'entra anche poco con i miei interessi, se ne sta lì dove l'ho visto. La precedenza va alla prosa, per lo più di tipo narrativo. Saggi e poesie ancora li leggo. Ma in misura minore rispetto al passato. Sono le storie che mi interessano. Raccontate bene o quanto meno in maniera decente. Se possibile, ovvio.
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diceriadelluntore · 9 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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libriaco · 3 months ago
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Dai (miei) libri
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Un delizioso, piccolo libro (appena 100 pagine nell'edizione in inglese che ho letto), quello di Anne Fadiman, Ex Libris [1998]. Sottotitolato Confessions of a Common Reader, l'autrice stessa dichiara di aver voluto raccogliere nei diciotto brevi saggi una visione d'insieme della lettura quale se ne può creare, dice Virginia Woolf nel suo Common Reader [1925], anche un lettore non professionista che dedichi nella sua umile stanzetta tante ore a questo piacere solitario. Il testo passa dal come si tratta fisicamente l'oggetto libro a come si risolve il problema di far 'sposare' le biblioteche di due coniugi bibliofili, dall'uso di collettivi maschili invece che femminili o paritetici alla mania per il significato delle parole. E tocca, la Fadiman, anche malattie che mi affliggono e che me la fanno sentire amica e sodale: la passione per il significato delle parole, per i quiz culturali, quella per i cataloghi di qualsiasi natura e infine l'incessante e maniacale caccia, in qualunque tipo di espressione, verbale o scritta, alla TV, sui giornali, sulle pagine web, sui volantini pubblicitari, agli errori di grammatica, di sintassi, di consecutio temporum, di pronuncia. (È in queste pagine che ho scoperto che la malattia che ho da sempre è il compulsive proofreading). Soprattutto però nel libro c'è l'amore fanatico, indiscusso, cieco e a senso unico per la lettura.
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Cosa c'entra adesso la copertina di Pinocchio? si chiederanno subito i miei pochi lettori. Non vedete, immediatamente, le correzioni con cui il progettista grafico della copertina ha evidenziato gli errori che il burattino ha tracciato sul muro? Ecco, questo è stato il primo libro che mi portò Babbo Natale e da cosa credete che venissi attratto, a colpo d'occhio, appena lo ebbi scartato? Tutto è cominciato lì.
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rideretremando · 4 months ago
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"Jannacci "accademico" (Oh yeh)
Quelli che si incazzano se non li inviti
Quelli che invitano solo gli amici
Quelli che se inviti Tizio o Caio, loro non vengono
Quelli che non ti invitano perché sei uno stronzo
Quelli che si autoinvitano
Quelli che appena diventati ricercatori iniziano a rompere i coglioni per diventare associati, e appena diventati associati iniziano a rompere i coglioni per diventare ordinari
Quelli che sino a quando non sei ordinario non conti un cazzo
Quelli che non vogliono diventare ricercatore o professore per poter studiare, ma studiano per poter diventare ricercatore o professore
Quelli che appena diventano ricercatori o professori smettono di studiare
Quelli che non hanno niente da dire, eppure scrivono lo stesso
Quelli che scrivono libri pur non avendo ancora risolto tutti i loro problemi con l'italiano
Quelli che invece di scrivere un libro perché hanno qualcosa da dire, cercano qualcosa da dire per poter pubblicare un libro
Quelli che non leggono il tedesco perché è difficile
Quelli che non citano i morti, perché non possono entrare nelle commissioni di concorso
Quelli che citano una volta sola una sola riga del tuo libro, scelta a caso, solo per poter mettere il titolo in bibliografia e il nome nell'indice
Quelli che riempiono le note di "Su questo problema cfr. x, y, z,…n", e pensano in questo modo di "aver tenuto conto della letteratura critica di riferimento"
Quelli che non ti citano perché sei uno stronzo
Quelli che si incazzano se non li citi
Quelli che scrivono solo in inglese
Quelli che leggono solo letteratura in inglese
Quelli che citano solo letteratura in inglese
Quelli che scoprono l'acqua calda perché hanno letto solo letteratura in inglese
Quelli che conoscono solo l'inglese, mentre tu leggi in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese e catalano; e però l'ignorante sei tu, perché non conosci l'inglese così bene come loro.
Quelli che lavorano, in Italia, nel Department of Philosophy (hai visto mai che se scrivi "Dipartimento di filosofia" c'è qualche collega straniero che ha bisogno della traduzione?)
Quelli che chi non scrive solo in inglese è un coglione
Quelli che, pur essendo italiani, dicono che in Italia facciamo tutti schifo
Quelli che impaginano largo per ingrassare il libro
Quelli che stanno a casa
Quelli che si dimenticano di venire
Quelli che mandano altri a far lezione al posto loro
Quelli che vedono per la prima volta le tesi dei loro studenti il giorno della laurea
Quelli che all'esame non bocciano nessuno, perché se no poi tornano
Quelli che hanno solo mezza giornata per ottanta esami
Quelli che all’esame fanno solo l’appello, e rimandano le interrogazioni a due settimane dopo
Quelli che l'esame dura non più due minuti: tanto se do trenta a tutti nessuno protesta
Quelli che chi se ne frega tanto nessuno controlla
Quelli che tolte le citazioni il loro libro fa venti pagine
Quelli che "spacchettano" i loro libri per moltiplicare i titoli e allungare il curriculum
Quelli che copiano
Quelli che "copia e incolla"
Quelli che copiano, ma “da sé stessi”
Quelli che copiano, ma si può fare, perché il libro è divulgativo
Quelli che lo stesso libro o lo stesso saggio in italiano e in inglese diventano (miracolo!) due libri e due saggi
Quelli che scelgono di studiare un argomento di cui, giustamente, non è mai fregato un cazzo a nessuno, nemmeno a loro; così si risparmiano la fatica di leggere la bibliografia (che non c'è) e diventano con poca spesa i "massimi esperti mondiali nel loro settore"
Quelli che l'Università non sarebbe poi così male, se solo non ci fossero gli studenti
Quelli che continuano a ripetere, da duemila anni a oggi, che gli studenti sono sempre più cretini e sempre più ignoranti.
Quelli che hanno il diritto di valutare gli altri, ma nessuno ha il diritto di valutare loro.
Quelli che hanno concepito un'idea da piccoli e non fanno che ripeterla per tutta la vita
Quelli che credono di aver diritto a un posto in università perché io non sarò un granché, ma non sono il peggiore
Quelli che non pubblicano niente da anni, e se ne vantano
Quelli che in America basta un articolo importante, ma loro non ne hanno nemmeno uno
Quelli che non sanno che cosa studiare, e non si chiedono perché non lo sanno
Quelli che hanno l'ansia della pagina bianca
Quelli che chi scrive tanto scrive solo cazzate
Quelli che promuovono allievi incapaci e poi si lamentano se tu non li aiuti.
Quelli che se critichi le loro tesi "ce l'hai con loro"
Quelli che non gliene importa un fico secco di quello che studiano
Quelli che i "prodotti della ricerca" sono solo una dolorosa necessità per avere un posto
Quelli che hai recensito il mio libro per stroncarmi la carriera
Quelli che ma non puoi farti i cazzi tuoi?
Quelli che vivi e lascia vivere
Quelli che chi ti manda?
Quelli che ma chi c'è dietro?
Quelli che in pubblico parlano bene di tutti e poi in privato, peste e corna
Quelli che non leggono più niente
Quelli che non scrivono più niente (tanto lo stipendio arriva lo stesso)
Quelli che non hanno mai tempo, ma nessuno (nemmeno loro) ha mai capito che cavolo fanno tutto il giorno
Quelli che sono diventati professori presentando il "preprint" di un libro mai pubblicato
Quelli che sono diventati professori senza mai avere scritto un libro
Quelli che si lamentano perché, "con tutto il lavoro che fanno", guadagnano poco
Quelli che fare il docente universitario non è un granché, ma è pur sempre meglio che lavorare
Quelli che i concorsi sono tutti corrotti… ma loro non potrebbero vincere mai neppure quelli regolari.
Quelli che pretendono che i loro nemici siano anche i tuoi nemici
Quelli che l'Università fa schifo, ma farebbero carte false per poter essere assunti
Quelli che non vedono l'ora di andare in pensione, ma poi resistono impavidi sino all'ultimo giorno legale, e spesso continuano a rompere i coglioni anche dopo
Quelli che magnificano la correttezza delle università anglosassoni, ma se si trovano in Italia si comportano come i peggiori baroni vecchia maniera
Quelli che se non hai passato un po' di tempo all'estero, non sei nessuno; e magari, quanto a loro, la città più esotica che hanno visto è Lugano
Quelli e quelle che protestano indignati contro le discriminazioni di genere, e poi sono i primi e le prime a dire che questa o quella ha fatto carriera solo perché moglie o amante di qualcuno
Quelli che hanno riportato in Italia dei "cervelli" che stavano benissimo dov'erano
Quelli che a trent'anni non vedono l'ora di fuggire dall'Italia, perché qui è tutto uno schifo, e poi a quaranta o cinquanta non vedono l'ora di ritornare, nonostante che a sentir loro l'Italia continui a fare schifo come e più di prima
Quelli…quelli che…quelli che ma tu sei proprio uno stronzo!"
Franco Trabattoni (tra l'altro uno dei più grandi specialisti in Italia di Platone)
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arreton · 11 months ago
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A volte mi reputo una persona abbastanza intelligente: ho delle intuizioni che avvengono per associazioni del tutto spontanee in base alle letture che faccio, intuizioni che poi riscopro analizzate e teorizzate da gente laureata che ci ha scritto sopra dei saggi – dei quali ne vengo a conoscenza solo successivamente, dopo aver avuto quella intuizione. Un esempio può essere il fatto che da tempo sono arrivata alla conclusione che io fattualmente non ho mai subito dei traumi (violenze fisiche, eventi traumatici di qualsiasi tipo) da bambina, pure se mi comporto come se li avessi subiti, tuttavia ho assimilato i traumi che hanno subito i miei e che inconsciamente mi hanno "tramandato" (quando si dice l'eredità dei geni...). A questo proposito, allora, scopro in maniera del tutto casuale che vi sono stati scritti dei saggi su questo argomento, vi sono delle teorizzazioni e sto leggendo un bel libro a proposito chiamato "Oggetti invasivi" che riguarda proprio l'introiezione inconscia di elementi dell'altro, derivati dall'ambiente ed in generale dai caregiver del bambino, e del modo in cui il bambino si sente invaso e dunque si ritrova fondamentalmente in continua lotta con sé stesso. Scoperta che ho fatto leggendo le poche pagine di questo libro: psicosi da transfert.
Quello che mi stanno aiutando è l'autoanalisi associata a letture felici e stimolanti assieme, e qui lo ribadisco, ad una mia intelligenza. Non avrò una inclinazione da letterata, ma ho almeno intelligenza pure se costantemente in lotta con la convinzione di essere una stupida senza speranza.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Cesare Lombroso: uno sguardo sul male. Presentazione del nuovo libro di Paolo Mazzarello alla Biblioteca “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia
Giovedì 24 ottobre 2024, alle ore 17:00, presso la Biblioteca Comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia, si terrà un evento di grande interesse per gli appassionati di storia, medicina e antropologia: la presentazione del nuovo libro di Paolo Mazza
Giovedì 24 ottobre 2024, alle ore 17:00, presso la Biblioteca Comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia, si terrà un evento di grande interesse per gli appassionati di storia, medicina e antropologia: la presentazione del nuovo libro di Paolo Mazzarello, intitolato “Il darwinista infedele. Lombroso e l’evoluzione”. L’incontro sarà introdotto dal pediatra, diabetologo e scrittore Riccardo…
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susieporta · 1 year ago
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È così facile dare, così squisitamente gratificante. Ricevere, invece, se ben fatto, richiede un raffinato equilibrio di autoconoscenza e gentilezza. Richiede umiltà e tatto e grande comprensione delle relazioni. Nel ricevere non puoi apparire, nemmeno a te stesso, migliore o più forte o più saggio di chi lo dona, anche se bisogna essere più saggi per farlo bene. Richiede una autostima per ricevere - non amor proprio ma solo una piacevole conoscenza e piacere per se stessi. ~John Steinbeck
(Libro: Il tronco dal mare di Cortez)
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gregor-samsung · 4 months ago
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“ Lipari è la migliore di tutte le isole in cui sono deportati gli oppositori al regime. Prima del fascismo, vi erano relegati i delinquenti comuni dichiarati incorreggibili. La zona riservata ai confinati era di un chilometro quadrato: attualmente è ridotta a poche centinaia di metri. Sentinelle e pattuglie sbarrano le vie d’accesso. Per cinquecento deportati prendevano servizio trecento agenti e militi fascisti. Attualmente vi sono cinquecento militi fascisti: dietro ogni deportato un milite. Solo pochi deportati, malati o con famiglia, possono abitare nelle case private: gli altri sono obbligati a dormire nelle caserme, dentro le mura di un antico castello. La popolazione simpatizza con i deportati, ma sono vietati i rapporti. In venti mesi, dal novembre cioè del 1927 all’agosto del 1929, io non ho potuto avvicinare che il medico. Il deportato deve vivere segregato dal mondo. I giornalisti stranieri che hanno visitato Lipari non hanno parlato che con gli agenti di polizia. Un giornalista americano, per il Natale del 1927, visitò l’Isola espressamente per passare le feste con il suo amico deputato Morea. Gli fu vietato lo sbarco. Il mare è continuamente guardato da barche, da motoscafi veloci della regia marina e da un canotto da guerra: su tutti vi erano riflettori e mitragliatrici; sul canotto c‘è anche un cannone. Di giorno e di notte, ispezionano le coste. Il controllo sulle navi che approdano nell’Isola, è fatto colle norme del tempo di guerra. Tutti gli estranei che sbarcano nell’Isola sono sottoposti a perquisizioni personali. “
Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, introduzione di Giovanni De Luna, Einaudi (collana ET Scrittori n° 1037), 2008⁴, pp. 180-181.
 NOTA: Questo memoriale antifascista fu pubblicato dall'autore in esilio a Parigi dapprima nel 1931 per un pubblico internazionale, quindi nel 1933 in lingua italiana (col significativo sottotitolo Fascismo visto da vicino) dalla casa editrice parigina "Critica". Il libro fu edito in Italia già nel 1945 dall'editore Einaudi nella Collana "Saggi".
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fashionbooksmilano · 2 months ago
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Yayoi Kusama 1945-Oggi
A cura di Doryun Chong e Mika Yoshitake
24 Ore Cultura, Milano, 400 pagine, 347 illustrazioni, Cartonato, 23x29cm, ISBN 978-88-6648-740-1
euro 59,00
email if you want to buy [email protected]
Yayoi Kusama: 1945 to Now è la rassegna più completa del lavoro dell’artista fino ad oggi, e traccia il profilo di un’artista che ha raggiunto un successo davvero globale nel corso della sua vita. In una carriera di ampio respiro che abbraccia sette decenni e molteplici media, l’artista ha stabilito legami profondi con il pubblico di tutto il mondo. Emersa all’avanguardia della sperimentazione artistica in Asia a metà del XX secolo, Kusama è diventata presto una figura centrale della scena artistica newyorkese degli anni Sessanta.
Oggi, a novant’anni, Kusama continua a comunicare la sua personalissima e spirituale visione del mondo attraverso la sua arte. Il volume è strutturato in sei sezioni tematiche, “Infinito”, “Accumulazione”, “Biocosmico”, “Connettività radicale”, “Morte” e “Gioia della vita”, ognuna delle quali intende chiarire le preoccupazioni estetiche e filosofiche alla base dell’opera dell’artista. Il libro presenta selezioni di scritti inediti di Kusama, oltre a una corrispondenza con Georgia O’Keeffe, un’intervista con il critico e curatore Yoshie Yoshida e una tavola rotonda con importanti curatori ed esperti di Kusama. Sono inclusi anche saggi che esplorano diversi aspetti della sua pratica e una dettagliata cronologia illustrata che contestualizza il lavoro di tutta la sua vita.
Questa monografia, che si rivolge non solo a coloro che già conoscono la Kusama e il suo lavoro, ma anche a chi la scopre per la prima volta, rivela un’artista che, pur essendo stata plasmata da correnti artistiche internazionali, rimane profondamente legata alle sue tradizioni.
16/10/24
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kyda · 11 months ago
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prof mi ha proposto, "se lo desidera", libricino di fonvizin solo in russo senza testo a fronte, fonvizin conosciuto per l'uso particolare della lingua russa nelle sue commedie che devo profondamente analizzare, ho declinato gentilmente perché no grazie, non lo desidero affatto, e aspetto che le mie 120 pagine di saggi su čechov siano pronte in copisteria e poi facciamo questa bella lettura e traduzione del poema e restituisco il libro e me ne torno a casa a studiare perché giorno 13 è dietro l'angolo e io sono qui seduta al parco ad ascoltare gli uccellini come se nulla fosse
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kiki-de-la-petite-flaque · 1 year ago
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Ho ucciso l'angelo del focolare. È stata legittima difesa.
Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma. E il fantasma era una donna, e quando imparai a conoscerla meglio la chiamai come la protagonista di una famosa poesia, la chiamai l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Era lei che mi angustiava e mi faceva perdere tempo e mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi. Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccedeva nelle difficili arti del vivere familiare.Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé, ma preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri. E soprattutto(non occorre dirlo) era pudica. Il pudore era ritenuto la sua bellezza piu grande, i suoi rossori il suo più bell’ornamento. A quei tempi (gli ultimi della Regina Vittoria) ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadevano sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:« Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai scrivendo di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii conprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa. E soprattutto, sii pudica. » E fece come per guidare la mia penna. Ora voglio registrare l’unico gesto per cui mi assumo qualche credito, anche se di diritto il credito va dato a certi miei ottimi antenati che mi lasciarono una certa somma di denaro (facciamo cinquecento sterline I’anno?), sicché non mi trovavo nella necessità di dipendere esclusivamente dalle mie grazie per sopravvivere. Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla.
La mia giustificazione, se mi avesse trascinata in tribunale, sarebbe stata che avevo agito per legittima difesa.Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti. Perché, e me ne resi conto subito appena impugnata la penna, non si può recensire neppure un romanzo senza pensare con la propria testa, senza esprimere quella che secondo noi è la verità sui rapporti umani, sulla morale, sul sesso. E di tutti questi problemi, secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; le donne devono ammaliare,devono conciliare, devono, per dirla brutalmente, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Ce ne volle per farla morire. La sua natura fantastica le dava un vantaggio. È molto piu difficile uccidere un fantasma che una realtà. Credevo di averla liquidata e invece eccola li di nuovo. Benché mi lusinghi di averla uccisa infine, fu una lotta durissima; che richiese del tempo che sarebbe stato piu utilmente impiegato a imparare la grammatica greca; o a girare il mondo in cerca di avventure .Ma fu una vera esperienza; un’esperienza che doveva toccare a tutte le donne scrittrici a quell’epoca. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice.
Virginia Woolf, La morte della falena e altri saggi, 1942.
Illustrazione: Liuba Gabriele
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