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La Tentazione di Esistere di Emil Cioran: Una Profonda Meditazione sull’Assurdità della Vita. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nei pensieri di uno dei più grandi filosofi del XX secolo, che sfida la nostra concezione dell’esistenza e del nulla.
Un viaggio nei pensieri di uno dei più grandi filosofi del XX secolo, che sfida la nostra concezione dell’esistenza e del nulla. Recensione Nel suo libro “La tentazione di esistere”, Emil Cioran esplora le profondità dell’animo umano con uno stile inconfondibile, caratterizzato da un nichilismo radicale e da un sarcasmo tagliente. Pubblicato per la prima volta nel 1956, questo testo raccoglie…
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Ecco.. adesso la tua risposta mi fa venire subito un'altra domanda.. dici che il pensiero che molti si sentano compresi in ciò che scrivi ti rende felice... Ma scrivi per descrivere quello che senti tu oppure come potrebbero sentirsi altre persone?
Concordo sul fatto che molte persone possano meritarsi tutto quello che scrivi, ma... è davvero tanto.. stai descrivendo una persona bellissima che .. davvero dovremmo meritarci? Siamo davvero così belli dentro da meritare una persona così?
E' bello avere qualcuno che ti aiuti, che ti sostenga, che ti protegga, ma poi.. riusciamo anche a stare in piedi da soli senza aspettarci che poi qualcuno ci salvi sempre?
Perché sei sempre stata spettatrice e non protagonista? Timidezza? Debolezza? Sfortuna? Vuoi cambiare questa situazione o ti va bene cosi?
Meriti qualcuno che accetti le tue pazzie, i tuoi momenti folli... ma saresti disposta ad accettare anche le pazzie e i momenti out della persona che ti meriti?
Sei davvero la ragazza d'oro che dici? Da apprezzare, aiutare, capire, sorreggere? Perché di persone così... altrettanto d'oro, ce ne sono pochissime e dovremmo meritarcele davvero.
Non voglio dire che tu non lo sia, magari sei davvero la persona migliore del mondo, però... dobbiamo anche guardarci in faccia, senza ipocrisie ... a volte abbiamo accanto persone terribili, che ci usano, ci sfruttano, senza nemmeno un grazie... ma a volte... siamo anche noi che ci comportiamo male... e a volte abbiamo accanto qualcuno che non meritiamo....
Scusami... sono solo riflessioni... non so nulla di te... mi fai solo riflettere...
S.
caro S,
non sono una persona perfetta, sono così piena di difetti che ad elencarli tutti perderei soltanto tempo.
mi hai chiesto se ciò che scrivo è ciò che sento davvero o è solo un modo per fare sentire gli altri compresi. ebbene entrambe le motivazioni.
sono una persona che per certi contesti è dovuta crescere in fretta nonostante la giovine età, tutto ciò che c'è dietro alle mie parole sono frutto di ricordi, belli e brutti che siano.
dopo tutto ciò, nel corso degli anni sono stata in grado di conoscere a fondo me stessa e a comprendermi per capire ciò che posso dare a una persona e ciò che altrettanto merito.
ovviamente non sapremmo mai chi siamo davvero, abbiamo migliaia e migliaia di caratteristiche che scopriamo ogni giorno che passa, così come le persone che incontriamo e conosciamo, ed è questo il bello delle persone nonostante quest'ultime possano ferire noi, così come noi possiamo ferire loro.
prima di meritarci una persona, dobbiamo comprendere noi stessi ed essere in grado di stare davvero da soli, perché è lì che impariamo cose su noi stessi che prima non conoscevamo.
sono arrivata a un punto della mia vita in cui ero letteralmente da sola, e questa è stata una delle mie scelte per capire se sarei stata in grado in futuro di cavarmela senza alcun bisogno di aiuto.
sono “affondata” molte volte, ma altrettanto sono stata in grado di “riemergere” e ritornare sui miei passi.
dopo questa scelta, me la sono sempre sbrigata da sola senza chiedere aiuto, un po' per orgoglio e un po' per amor proprio.
ma si arriva ad un punto in cui si è pronti a dare tutto ciò che abbiamo dentro a una persona che ci meriti davvero.
se sono stata in grado di tenermi testa sarò in grado di tenere testa alla persona che avrò accanto in futuro, se ho avuto momenti di pura follia, sarò in grado di accettare i momenti di follia della mia persona.
è un po' come una torta, noi siamo gli strati e ciò che ci collega a ogni strato, la persona che ci merita e per cui doniamo noi stessi invece, deve essere la ciliegina sulla torta, nemmeno le decorazioni, ma la ciliegina.
non sono mai stata perfetta e mai la sarò e mi piaccio così come sono ad essere sincera, un po' rotta è vero, ma non voglio essere aggiustata, voglio soltanto costruire un qualcosa di vero con chi in futuro sarà la mia persona.
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ARRIVERÀ
Arriverà, fidati.
Arriverà e scoprirai quanto sia facile respirare e ridere nello stesso tempo.
Perché lo noto che in questo brutto periodo, spesso, trattieni il respiro per non crollare a piangere.
Che guardi di fronte a te, ma in verità non vedi nulla. Che lo sguardo è vuoto perché, invece, la testa è piena. Piena di pensieri, piena di ansie. Ma credimi, arriverà la svolta.
Come la luce del giorno dopo l’oscurità della notte.
Come la primavera con i suoi profumi e i colori, dopo la rigidità dell’inverno.
Come sentire la canzone che ami, dopo aver girato a lungo i canali della radio.
Come un abbraccio dato da chi pensavi distante da te. Come quando si chiarisce con una persona a cui si tiene, ma che un’incomprensione aveva allontanato. Come l’acqua fresca e rigenerante che scorre sul viso e sul corpo dopo aver fatto una lunga e affannata corsa. Come, forse, queste parole che ti servivano dopo aver creduto che tutto fosse ineluttabile. Perché ricorda, nulla è per sempre, ma nemmeno nulla è perduto. Arriverà e sarà splendido. Ora metti tutta la forza che hai per scovare il sole oltre alle nuvole, per cogliere quel raggio di luce in mezzo alla tempesta...
"Riflessioni per Rinascere"- Simona Bianchera
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Riflessioni varie sul lavoro
Riflessioni varie sul lavoro Riflessioni varie sul lavoro, pensieri, idee, meditazioni e brevi testi semiseri o umoristici sull'arte di lavorare e sul significato profondo di tale attività. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Articolo 23), 1948 Il progresso tecnico ha avuto due conseguenze per il lavoratore: da un lato ha modificato la divisione delle prestazioni tra l’uomo e la macchina, dando sempre più importanza alla macchina a danno del lavoratore; d’altro lato esso ha trasformato l’attività umana che, inizialmente muscolare, è diventata soprattutto percettiva e mentale. P. Cazamian Dicono che la donna nel mondo del lavoro è ancora discriminata e tuttora meno occupata. Io comunque guardandomi in giro osservo che tra i lavoratori ve ne sono molti del gentil sesso, per esempio le suore , le infermiere, e ancora le domestiche, le insegnanti, le commesse, le impiegate di banca, le cassiere dei supermercati, le parrucchiere, le maestre d'asilo, le massaggiatrici, le prostitute, le ballerine, le ragazze immagine e così via. Carl William Brown La soddisfazione di ammazzare il tempo e di trovare uno sbocco, sia pure modesto, all'ambizione, viene offerta da ogni lavoro, e basta, nella media, a rendere più felice di un uomo che non fa nulla persino un uomo che fa un lavoro monotono. Ma quando il lavoro è interessante, esso è capace di dare soddisfazioni di ordine molto più elevato del mero sollievo dal tedio. Bertrand Russell Il ricercatore conoscerà a fondo il gergo del suo capo, e ne conoscerà tutta la letteratura e le sue ramificazioni, ma molto spesso sarà portato a considerare l’argomento più prossimo come qualcosa che riguarda il suo collega (tre porte più in là nel corridoio) e a ritenere un eventuale interessamento da parte sua come una deprecabile indiscrezione. N. Wiener Non vedo nulla di più preoccupante, politicamente, di questi nuovi sistemi industriali. Quando un artigiano si dedica sempre e unicamente alla fabbricazione di un solo oggetto, finisce col rifinire questo lavoro con perizia particolare. Però, al tempo stesso, perde la capacità generale di applicarsi alla direzione del lavoro; ogni giorno egli diventerà più abile e meno industrioso, e si può affermare che in lui l’uomo si avvilisce a misura che l’operaio si specializza. A. de Tocqueville Il lavoro, come tutte le altre cose che si comprano e che si vendono ha il suo prezzo naturale e il suo prezzo di mercato. Il prezzo naturale del lavoro è il prezzo necessario per mettere i lavoratori nel loro complesso in condizione di sussistere e perpetuare la loro specie senza né aumenti né diminuzioni. David Ricardo Uno dei sintomi dell'arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro. Bertrand Russell Non è solo un ammortizzatore sociale, un’umiliazione operaia, è qualcosa che assomiglia nei suoi effetti alla nube atomica di Cernobil, una minaccia che non sai come combattere, un limbo da cui non sai se uscirai, un sacrificio che non sai a chi attribuire, se al padrone o alle nuove macchine o alle minacciose vicende di un mondo preso dalle convulsioni. Giorgio Bocca
Riflessioni sul lavoro I missionari cattolici sono sempre andati nelle zone più primitive e lontane non solo per diffondere la propria religione e la propria morale, ma anche per sottomettere gli indigeni del luogo alla propria autorità. Oggigiorno si assiste ancora allo stesso tipi di fenomeno da parte dei ricchi paesi arabi, che per spargere il seme dell'islamismo, donano moschee alle zone più povere del mondo, è il caso per esempio dell'Albania. Mi si obietterà che tutto ciò crea lavoro ed in paesi poveri questa è una buona cosa; al che non posso che apprezzare tali riflessioni, ma al tempo stesso vorrei pure ricordare che anche buttare giù delle chiese o delle moschee o qualsiasi altra edificazione religiosa crea ugualmente del magnifico lavoro, magari per il futuro. Pensateci, quando avrete delle crisi di occupazione. Carl William Brown La sapienza dello scriba cresce nella quiete del riposo, e chi è libero da faccende diventa savio. Come può acquistare la sapienza chi regge l’aratro ed è intento a tracciare solchi? E il fabbro ferraio che lotta col calore della fucina O il vasaio? Tutti costoro sperano nell’opera delle proprie mani e ciascuno è saggio nel suo mestiere. Senza di loro nessuna città può essere costruita, né abitata, né frequentata. Ma essi non sono accolti nel consiglio del popolo, e nell’assemblea non hanno un posto. La Bibbia, Ecclesiaste Vi sono due specie di lavoro: la prima consiste nell’alterare la posizione di una cosa su o presso la superficie della terra, relativamente a un’altra cosa; la seconda consiste nel dire ad altri di farlo. La prima specie di lavoro è sgradevole e mal retribuita, la seconda è gradevole e ben retribuita. Bertrand Russell La mia religione, la mia fede? Sperare di trovare una ricca donna che mi mantenga e che sovvenzioni i miei studi e le mie ricerche. Il mio lavoro? Andare a caccia di ereditiere; si lo so, non è facile, a volte si spreca tutta la vita alla ricerca di una facoltosa preda e ahimè, niente, non se ne trova neanche una! Ma ciò è pur sempre la mia attività, il mio credo, la mia dottrina, la mia filosofia, la mia terapia; è l'unica cosa che mi conforta e che mi da la forza di continuare, di sopportare questa triste e monotona esistenza, e poi, e questo è il motivo fondamentale, è l'unica cosa che so fare. E non ditemi che è una stupida illusione, perché vi risponderei che non c'è nulla di più serio e di più veritiero di questa mia semplice ed efficace religione. Carl William Brown Ogni uomo sarà ricco o povero secondo la quantità di lavoro di cui può disporre, o che può permettersi di comperare. Adam Smith Certamente il lavoro produce meraviglie per i ricchi, ma produce lo spogliamento dell'operaio. Produce palazzi, ma caverne per l'operaio. Produce bellezza, ma deformità per l'operaio. Esso sostituisce il lavoro con le macchine, ma respinge una parte dei lavoratori ad un lavoro barbarico, e riduce a macchine l'altra parte. Produce spiritualità, e produce l'imbecillità, il cretinismo dell'operaio. K. Marx Signori, noi, bambini occupati presso fabbriche di Manchester, ci permettiamo presentare alle Loro Signorie questa umile e rispettosa memoria. Imploriamo la Loro pietà e compassione per le nostre sofferenze, per il gran carico di lavoro gettato sulle nostre spalle infantili, per la lunga durata di questo lavoro quotidiano, eseguito in gran parte nell’aria chiusa di un locale surriscaldato, per la debolezza che provoca in noi piccoli, e per le infermità e deformazioni che colpiscono molti di noi, per la soverchiante fatica che debilita i nostri sensi e per l’esclusione di qualunque opportunità di imparare a scrivere e a leggere ; vogliamo un po’ di tempo per un po’ di riposo, per un po’ di gioco e per imparare a leggere e a scrivere. Petizione inglese a favore dei minori che lavorano nei filatoi, 1833 Una volta rispondendo ad un'offerta di lavoro mi è capitato che il direttore di un giornaletto di annunci economici di provincia mi ha persino chiesto se sapessi scrivere degli articoli, come se per scrivere quelle stupide fesserie servisse pure una particolare abilità, al che gli risposi di no, infatti le mie capacità sono scarse in materia di imbecillità. Carl William Brown "Il lavoro non deve essere sfruttamento d'un uomo ad opera di un altro uomo, che detiene nelle sue mani il capitale e il potere politico" disse il Socialismo. Va bene, ma quando si è dato il capitale in mano allo Stato e lo Stato in mano a capi "proletari", cessa il lavoro di essere sfruttamento di uomini da parte di altri uomini? Luigi Grande Il lavoratore diviene un rivoluzionario quando si libera del proprio 'operaismo', quando giunge a detestare il proprio ruolo di classe senza mezzi termini, qui e ora, e quando comincia a scrollarsi di dosso quei caratteri che i marxisti più gli ammirano – l'etica del lavoro, la struttura caratteriale derivante dalla disciplina industriale, il rispetto per la gerarchia, l'obbedienza ai capi, il consumismo, le scorie del puritanesimo. Murray Bookchin
Sfruttamento del lavoro Se oggi il lavoratore non è più un proletario, se il prototipo di questo lavoratore, il ‘povero che lavora’ della prima generazione degli operai inglesi, non è più riconoscibile nell’operaio dei nostri giorni, questo è per massima parte merito del sindacato. E si tratta di un’azione che non poteva essere attesa dall’esterno: non dallo Stato, non dall’imprenditore paternalistico, non dalle tanto lodate istituzioni sociali; doveva scaturire invece dallo spirito e dalla volontà della classe lavoratrice. L’unica forma sociale che essa ha creato è il sindacato. G. Briefs Freud nell'Avvenire di un'illusione scriveva che è probabile che gli oppressi sviluppino una certa ostilità nei confronti di una civiltà che il loro lavoro ha reso possibile, ma di cui non ne condividono le ricchezze, ma probabilmente era piuttosto ottimista, ed è perciò che c'è bisogno che qualcuno fomenti questa ostilità, magari trasformandola in aggressività. Carl William Brown Ciò che muove il lavoratore a dichiararsi malcontento è la speranza del meglio; egli spera di lavorare sempre meno e di godere sempre più: è questa la formula della profezia socialista: il massimo dei beni col minimo dello sforzo; formula contro la quale protestano la ragione, la logica, le leggi del mondo organico e fisico dove gli effetti sono sempre rigorosamente proporzionati alle cause. Federico De Roberto La gente vuole vivere e deve vendersi; ma disprezza chi sfrutta le sue necessità e compra i lavoratori. È curioso che la soggezione ai potenti, agli individui che ispirano paura e perfino terrore, ai tiranni e ai condottieri d’eserciti, non sia sentita in modo tanto doloroso come la soggezione a persone anonime e poco interessanti quali sono i capitani d’industria. Nel datore di lavoro l’operaio vede di solito un astuto figlio di cane che gli succhia il sangue e che specula sulle sue necessità, il cui nome, aspetto e carattere gli sono del tutto indifferenti. F. Nietzsche La maggior parte dei lavori penosi, monotoni erano ritmati al suono della musica. Il flauto, il piffero e lo zufolo regolavano i movimenti e davano gli ordini nei cantieri di costruzioni marittime. In tutti i mestieri si erano conservate vecchie canzoni per ciascuna occupazione Come la ginnastica e la danza, il lavoro manuale si ritmava e si ricreava. G. Klotz Vi è stato sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. Ma io vi dico che quando lavorate compite una parte del sogno più avanzato della terra, che fu assegnata a voi quando quel sogno nacque. E che sostenendo voi stessi col lavoro amate in verità la vita, e che amare la vita nel lavoro è vivere intimamente con il più intimo segreto della vita. Kahlil Gibran In genere quando lavoro in luoghi pubblici prefersico vestirmi bene. In primo luogo perché viceversa sembrerei uno appena scappato di prigione, così facendo non è che cambi poi molto, però almeno do l'impressione di uno che ha avuto il tempo di cambiarsi. Una seconda ragione è che in questo modo offro l'occasione di pensare a chi mi guarda di essere sul punto di andare ad un matrimonio, ed in effetti è così, infatti la stupidità si sposa tutti i giorni. Infine, poiché, da buon samurai, cammino sempre con lo spirito della morte al mio fianco, se dovesse succedere l'irreparabile, almeno sono già pronto e bell'addobato per entrare nella bara. Carl William Brown Le manifatture (inizio XIX sec.) (...) erano luoghi dell’orrore. Se il più delle volte erano collegati con orfanotrofi, manicomi e ospedali, ciò non significa affatto che i luoghi di lavoro fossero una sorta di ospizio, ma piuttosto che l’ospizio stesso era un luogo di lavoro, e gli uomini morivano di lavoro come di un’infermità. M. Horkheimer Nessuno allora parlava inglese, le donne cucinavano e allattavano i loro bambini in strada, sbucciavano i piselli, lavavano i loro panni nelle tinozze. Erano le faccende quotidiane dei loro paesi d’origine, solo che qui strappate dal loro ambiente, dal sole del Sud, dalla loro lingua, quelle povere donne apparivano sperdute e avvilite in tutta la loro miseria e tristezza Le donne che allattavano i bambini esponevano con fierezza seni abbondanti e rigogliosi. P. Di Donato In un migliore ordinamento della società il lavoro e le necessità pesanti della vita saranno affidati a chi ne soffre di meno, cioè al più insensibile, e così gradualmente su su, fino a colui che è sensibile al massimo alle specie più alte e sublimate di sofferenza e che perciò continua a soffrire anche quando la vita gli viene alleviata al massimo. Friedrich Nietzsche Quando più individui funzionano insieme in vista di un obiettivo comune nello stesso processo di produzione o in processi diversi ma collegati, il loro lavoro assume allora la forma cooperativa A parte la nuova potenza che risulta dalla fusione di numerose forze in una forza comune, il solo contatto sociale produce una emulazione ed un eccitamento degli spiriti animali (animals spirits) che aumentano la capacità industriale di esecuzione Ciò proviene dal fatto che l’uomo è per natura, se non un animale politico secondo l’opinione di Aristotele, almeno in ogni caso un animale sociale. K. Marx Il lavoro è innanzitutto un atto tra l’uomo e la natura. L’uomo vi gioca, di fronte alla natura, il ruolo di una potenza naturale. Le forze di cui il suo corpo è dotato, braccia e gambe, testa e mani, egli le mette in movimento al fine di impadronirsi della materia dandole una forma utile alla sua vita. Contemporaneamente, mentre con questo movimento egli agisce sulla natura esteriore e la modifica, egli modifica la sua stessa natura e sviluppa le facoltà che vi erano in potenza. K. Marx Tutti a risparmiare tempo, a pungolare il rendimento, a stigmatizzare l’assenteismo, ma soltanto nell’industria mentre altrove il tempo si butta Una maggiore produttività e un migliore utilizzo del tempo non dobbiamo cercarli sempre e soltanto nel lavoro di fabbrica. A. Accornero Se uno è costretto per nascita e malasorte a lavorare, meglio che lavori di continuo finché non muore, e se ne stia fermo sul posto di lavoro. Io non capisco tanta gente che sgobba per farsi la casa bella nella città dove lavora, e quando se l'è fatta sgobba ancora per comprarsi l'automobile e andare via dalla casa bella. Luciano Bianciardi Durante la campagna elettorale di Berlusconi c'è stato un momento in cui ho iniziato veramente a preoccuparmi, infatti il demiurgo aveva promesso un milione di nuovi posti di lavoro, al che mi sono detto: "Sta a vedere, che ora dovrò iniziare anch'io a lavorare". Per fortuna però era un falso allarme e così sono tuttora felicemente disoccupato; e i soldi, direte voi, beh, per quelli non c’è problema, a lui non mancano, e poi non li mangiano neanche le galline. Carl William Brown Sulla tematica del lavoro potete anche leggere: Aforismi e citazioni sul lavoro Umorismo nero e lavoro Scuola, ozio e lavoro Labor Day explained Aforismi sulle pensioni Aforismi sulle pensioni di C.W. Brown Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
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Sono stupito, deluso, compiaciuto di me; sono afflitto, depresso, entusiasta. Sono tutte queste cose insieme, e non so tirare le somme. Sono incapace di stabilire un valore o un non-valore definitivo; non ho un giudizio da dare su me stesso e la mia vita. Non vi è nulla di cui mi senta veramente sicuro. Non ho convinzioni definitive, proprio di nulla. So solo che sono venuto al mondo e che esisto, e mi sembra di esservi stato trasportato. Esisto sul fondamento di qualche cosa che non conosco. Ma, nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell'esistenza e una continuità nel mio modo di essere. Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. Se la mancanza di significato fosse assolutamente prevalente, a uno stadio superiore di sviluppo la vita dovrebbe perdere sempre di più il suo significato; ma non è questo - almeno così mi sembra - il caso. Probabilmente, come in tutti i problemi metafisici, tutte e due le cose sono vere: la vita è - o ha - significato, e assenza di significato. Io nutro l'ardente speranza che il significato possa prevalere e vincere la battaglia. Quando Lao Tse dice: "Tutti sono chiari, io solo sono offuscato", esprime ciò che io provo ora, nella mia vecchiaia avanzata. Lao Tse è l'esempio di un uomo di una superiore intelligenza, che ha visto e provato il valore e la mancanza di valore, e che alla fine della sua vita desidera tornare nel suo proprio essere, nell'eterno inconoscibile significato. L'archetipo dell'uomo vecchio che ha visto abbastanza è sempre vero. Questo tipo appare a qualsiasi livello di intelligenza, e i suoi tratti sono sempre gli stessi, sia egli un vecchio contadino o un grande filosofo come Lao Tse. Così è la vecchiaia, dunque limitazione. Eppure vi sono tante cose che riempiono la mia vita: le piante, gli animali, le nuvole, il giorno e la notte, e l'eterno nell'uomo. Quanto più mi sono sentito incerto su di me stesso, tanto più si è sviluppato in me un senso di affinità con tutte le cose. Mi sembra, infatti, che quell'alienazione che per tanto tempo mi ha diviso dal mondo si sia trasferita nel mio mondo interiore, e mi abbia rivelato una insospettata estraneità con me stesso.
Carl Gustav Jung, Ricordi, sogni, riflessioni
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In onore della Festa di Maria Maddalena condivido alcune riflessioni sul valore del Matrimonio Alchemico tra la Donna e Uomo, come frutto del percorso verso l'Unità Interiore e l'acquisizione dello stato di coscienza dell'Androginia, maschile e femminile in perfetto equilibrio:
La donna è il contenuto dell’uomo, lui è il contenitore, la protegge e fa in modo che lei possa fiorire. Lei si sentirà vista, amata, apprezzata, si fiderà e porterà i frutti del mutuo amore alla massima manifestazione
Le donne sono portatrici sane di Vuoto, il grande Vuoto creativo contenuto all’interno del loro ventre. Questo è l’athanor, il laboratorio alchemico dove avviene la piccola esplosione nucleare che dà inizio alla Vita
Gli antichi alchimisti erano sempre affiancati da una donna, la Sorella Mistica, cosicché nell’unione delle due metà complementari si formasse il sacro cerchio.
La donna è l'angelo del focolare, custode del fuoco che mantiene viva la relazione; l’uomo agisce affinché nulla e nessuno metta in pericolo la donna nella sua meditazione interiore.
L’uomo e la donna creano allora un’unione sacra tra i cuori in una promessa di cura e presenza reciproca.
La donna è anche il contenitore del cuore dell’uomo, che viene trasformato dal calore del sacro fuoco dell’athanor, il laboratorio alchemico interiore.
L’uomo protegge la donna e si sente protetto da lei nella sua parte più fragile, quella di cui spesso egli stesso si vergogna.
Ogni volta che l’uomo permette alla donna di accoglierlo tra le braccia portandole la propria parte vulnerabile, quell’uomo è nell’amore totale perché smette di avere paura.
La comunione raggiunta in quel momento dai due cuori è sublime e lì avviene la fusione profonda; entrambi si disfano delle proiezioni reciproche, diventano adulti, si accettano per ciò che sono e si abbandonano all’altro.
Lei danza e lui protegge la sua danza, imparando da lei i passi dell’ardore del sognare. A sua volta lui le insegna ad essere cauta e coraggiosa come un guerriero affinché possa andare sicura nel mondo.
Mutuo sostegno nel cammino dell'incontro con l'Altro all'interno del sé, per sollevare il velo dell'illusione del senso di separazione
Stefania Marinelli
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Pick-me girl
Per la serie "riflessioni non richieste", ho appena visto un video di Khadija Mbowe riguardo il tema. Per chi non sapesse, è un termine che si riferisce a tutte quelle ragazze che "non sono come le altre" e che sostanzialmente preferiscono stare con i ragazzi, sono sempre "al naturale" etc. Spero abbiate capito. E niente, mi ha dato molto da riflettere, anche perché sono uscita abbastanza tardino dalla mia era pick-me, quindi mi sono presa maluccio mentre guardavo il video.
Ma, esattamente come Mbowe studia e analizza questo modo di essere in cui tutte prima o poi incappiamo, voglio analizzare cosa mi ha portato a vivere così tanto a lungo.
Sì, per lo più maschilismo. Non dico misoginia perché ho sempre preferito di gran lunga stare con le ragazze, anche se trovavo molti comportamenti futili e un po' sciocchi (con i ragazzi era pure peggio, volevo strozzarli la maggior parte delle volte). Voglio sottolineare che i comportamenti futili e sciocchi lo erano solo dal mio punto di vista, non perché io fossi particolarmente intelligente, bensì il contrario. Il patriarcato si presenta in forme piuttosto subdole, in primo luogo (esattamente come fa presente Mbowe) sotto le spoglie di femminismo bianco. Quel femminismo che in realtà è conservatore, quello di mia madre per intenderci, che odiava truccarsi perché "tutte le altre lo facevano, ma lei era diversa, non lo faceva perché non voleva compiacere gli uomini" e poi piange perché col divorzio ha rovinato una famiglia. E da un certo punto di vista non è nemmeno così sbagliato come ragionamento (quello del trucco, non del divorzio), perché quante volte mi sono sentita dire da ragazzi quanto sarei stata bene con anche solo un po' di mascara. Da un certo punto di vista le pick-me fondano il loro essere sul cercare di contrastare questo patriarcato in maniera molto goffa e sbagliata, cioè cercando di somigliare agli uomini (quindi rafforzando il patriarcato). Essendo cresciuta in una famiglia dove questo concetto non era ben presente, di più, ho faticato tantissimo ad avvicinarmi al trucco e al vestirmi in maniera carina. Il cambio più radicale (sebbene già prima non avessi nulla contro le ragazze che avevano come abitudine quella di truccarsi o di vestirsi bene) è avvenuto quando grazie a Instagram e Tiktok si è diffusa la percezione per cui truccarsi era un modo per esprimersi. Da quel momento ho cominciato a percepire davvero la libertà. Perché non volevo dare la soddisfazione ai ragazzi che frequentavo di dirmi che stavo meglio col trucco (cosa che è successa tantissime volte e venivo anche rimproverata se non lo mettevo, non solo per il mascara come detto prima). Non volevo che il mio volto non truccato risultasse emaciato, malato, sbagliato. Se vogliamo era una sorta di proteziond. "Io sono così, non puoi dirmi che non te l'avevo detto" (non so se vi ricordate quanto andasse di moda il dire che sotto il trucco le ragazze erano diversissime e ti accalappiavano con questo metodo subdolo, come se il trucco non esistesse proprio per cambiare i propri connotati o per abbellirli).
Mi rendo conto solo adesso che vedevo tutto in una prospettiva maschile. Che tutti questi ragionamenti, per quanto logicamente corretti in una determinata prospettiva, erano estremamente sbagliati. Che la libertà sta proprio nel lasciare libere le persone di vivere come meglio credono.
E questo sia da un lato chi vuole truccarsi un po' meno, dall'altro chi vuole truccarsi con più costanza. E che se i ruoli in un periodo della propria esistenza cambiano non succede nulla. Che la libertà è proprio questo.
#scusate le ripetizioni e gli errori#riflessioni un po' ripetitive#non so nemmeno si capisca#comunque poi lo riguardo e sistemo#avevo voglia di sfogarmi#ps: guardate i video di khadija mbowe che 😘🤌 (sarebbe un chef's kiss)
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questione amletica sul fatto di essere vegetariana
sono vegetariana da due anni, ufficialmente. e sento i miei valori così profondamente che potrei tranquillamente diventare vegana. fin da piccola sono cresciuta in mezzo agli animali, per i quali provavo un amore sconfinato. ricordo perfettamente quando mia nonna faceva il brodo e io rabbrividivo perché sapevo che aveva appena tirato il collo a una delle mie gallinelle.
nata a Bologna con radici abruzzesi, per me piccina era difficile immaginare che potesse esistere un modo di vivere che non comprendesse il mangiare carne, ma quando l'ho scoperto mi sono subito sentita riconosciuta e in pace con me stessa.
sono diventata vegetariana nel 2021, e tutti intorno a me sono andati in panico, perché nel frattempo avevo sviluppato un disturbo alimentare. non è stato semplice dimostrare che le due cose fossero separate. non era una coincidenza che fossero accadute contemporaneamente, perché avere un disturbo alimentare mi aveva costretta a riflettere su ciò che avevo nel piatto e prenderne coscienza, ma diventare vegetariana NON è stato un modo per restringere ulteriormente. anzi, forse è ciò che pian piano mi ha fatto tornare piacere nel mangiare e nel cucinare.
non è stato difficile per me smettere di mangiare carne e pesce. avevo già smesso da piccola di mangiare il pollo, per i motivi precedentemente detti, e in generale facevo fatica a mangiare ciò che avesse forma animale. è ovvio che dare un hamburger a una bambina è il modo più carino per metterle nel piatto un animale irriconoscibile, davanti al quale non si è costretti a inorridire.
come se non bastasse, si erano aggiunti altri valori etici alla mia scelta, come banalmente i cambiamenti climatici.
dopo aver fatto questa lunga premessa, arriviamo al punto cruciale. qualche tempo fa ho immaginato di mangiare un animale vissuto nelle condizioni migliori e senza soffrire, e mi sono chiesta: lo mangerei? no, se fosse un animale da giardino, forse sì se fosse un animale come una mucca o come un pesce. e no, non si tratta di specismo, è solo una questione, ancora una volta, di impressione.
sono vegetariana, vorrei diventare vegana, ma ho risposto forse sì. non credo davvero nei miei valori? sono ipocrita e incoerente? ci ho riflettuto, e la risposta è no. semplicemente mi disgusta, come persona, nutrirmi di crudeltà nei confronti degli animali e di arroganza. mi fa soffrire nutrirmi di sofferenza. ma, se sapessi che un animale ha vissuto sempre senza soffrire e in condizioni di vita ottimali, forse potrei mangiarlo senza stare male, perché sentirei di nutrirmi di amore.
mi sono dovuta porre questa domanda a causa del lavoro che mi piacerebbe fare, ovvero girare per il mondo e studiare gli animali e il mondo naturale. ho parlato con una persona che lo fa, e mi raccontava di quando si trovava in Madagascar per studiare delle scimmie e vivevano nel nulla, andando ogni tanto in città per fare rifornimento di cibo: riso, le verdure che coltivavano, e la poca carne che avevano. in una condizione come questa, rifiutandomi di mangiare carne per dei mesi probabilmente non riuscirei ad assumere tutti i macronutrienti necessari, e inoltre farei la figura della persona privilegiata che si può permettere una dieta alternativa a quella onnivora.
insomma, queste sono state un po' le mie varie riflessioni, e vorrei sapere cosa ne pensate. se vi pare ipocrita, se condividete, se non comprendete eccetera.
breve sondaggio per chi è arrivato fin qui, ma mi piacerebbe avere anche opinioni vere e proprie
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Qual è il senso della vita?
Trovare il senso della propria vita corrisponde al trovare la felicità.
Ma ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto e ovunque, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose
La felicità è una scelta, una strada da percorrere: non è il contrario della tristezza, quanto la consapevolezza della fragilità che abita in ognuno e la capacità di amare questa fragilità come il bene più prezioso in ognuno. Uno dei film che affronta il problema della felicità è al centro del film Into the wild, che racconta la storia di Christopher McCandless, un ragazzo che appena dopo la laurea intraprese un viaggio in solitario nelle lande desolate dell’Alaska dove trovò la morte accidentalmente. Anche lui era in cerca della felicità, al punto che ci ha lasciato nei suoi diari alcune riflessioni molto interessanti.
C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale. essere triste o felice?”, risponderebbe “Triste”. Eppure quando ci fanno la domanda “Sei felice?”, esitiamo sempre a rispondere e spesso ci affidiamo a un diplomatico “sì, dai, abbastanza”. Sappiamo poco di quel che significa essere triste e ancora meno di quel che significa essere felice. La felicità è un mistero e oggi la nostra società sembra volerci obbligare a essere felici a tutti i costi proponendoci dei modelli sterili di realizzazione perlopiù basati sul possesso. Cose già viste, a ben pensarci. Gli dei dell’antica Grecia erano belli, immortali ed eternamente giovani; passavano la vita ad amoreggiare, ridere e trastullarsi in banchetti (anche a farsi la guerra, di tanto in tanto). Tutti oggi firmerebbero per una vita così perché la immaginiamo perfetta. I modelli di felicità presenti nelle pubblicità, proprio per il fatto che il marketing gioca con la nostra insoddisfazione, propongono sempre uomini e donne belli, affermati, sempre giovani. La realtà, però, è molto più complessa: ma questi desideri ci spingono a lavorare per ottenere quegli obiettivi. Spesso, una volta ottenuti, ci sentiamo vuoti e insoddisfatti. E torniamo al punto di partenza.
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L'Ignoranza Non Ha Confini" - Una Canzone di Risveglio e Consapevolezza 🌍🎶 Descrizione del video: ✨🎵 Benvenuti nel nostro nuovo viaggio musicale! 🎵✨ Questa canzone è un grido di allarme e di risveglio. "L'Ignoranza Non Ha Confini" esplora il tema dell'indifferenza collettiva e della cecità di fronte alle verità nascoste. Viviamo in un'epoca dove la conoscenza è a portata di click, ma molti preferiscono restare nel buio, seguendo il "gregge" senza mai chiedere il perché. 🐑 🎤 Significato e Messaggio della Canzone La canzone è suddivisa in diversi verses e un potente refrain che richiama l'ascoltatore a riflettere su quanto sia pericoloso vivere con "gli occhi chiusi". 🌑 Gli strumenti musicali, come l'assolo di flauto traverso e il finale al pianoforte, accompagnano un messaggio di critica sociale, incitando chi ascolta a non accettare passivamente tutto ciò che ci viene imposto. 💡 Tematiche Chiave: La Passività Sociale: La prima strofa ci parla di persone che vivono senza ambizione, seguendo il flusso della massa senza domandarsi nulla. Questo è un richiamo a chi si accontenta di "un pallido cliché" invece di cercare la propria strada. Il Potere dell'Informazione: Nel verse 3, grazie a Internet, abbiamo il potenziale di liberarci dalle catene della manipolazione. Ma quanti scelgono di sfruttare questa opportunità? 💻🌐 Un Invito all'Azione: Il bridge è un invito a unirsi per comprendere il funzionamento della società. Perché restare marionette quando possiamo essere padroni del nostro destino? ✊🗣️ Critica alla Superficialità: Nell'era dei social media, siamo "prigionieri degli schermi brillanti", dimenticando di guardare oltre ciò che è in superficie. 📱✨ 🎶 Riflessioni sul Testo Il testo è un intreccio di metafore che ci sfidano a guardare oltre le apparenze. Dai cervelli in gestione alla perdita del senso del nostro cammino, ogni verso è un richiamo alla consapevolezza. La ripetizione del ritornello ("L'ignoranza non ha confini, vola libera, senza catene") è un monito: se non agiamo ora, rischiamo di restare in un ciclo senza fine di disinformazione e ignoranza. 🔥 Momenti musicali da non perdere 🔥 Assolo di flauto traverso: Un momento di riflessione tra il caos, rappresentando la ricerca della verità tra il rumore della massa. Finale al pianoforte: Un dolce, ma malinconico fade-out, che ci lascia con una domanda aperta: troveremo mai la via della consapevolezza? 🤔 Domande per gli Ascoltatori: Qual è il verso che vi ha colpito di più? 🎤 Pensate che la nostra società sia davvero prigioniera dell'ignoranza? 🚪🧠 Come possiamo sfruttare al meglio le risorse che abbiamo oggi per liberarci dalle catene invisibili? 🔓🌍
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L'evento Halloween L'atroce Ballo presenta: "Il buio ha paura della luce. Una lunga notte di terrore. Benvenuti nell’oscuro Antro". A cura di Barbara Anderson
Bentrovati a tutti cosa ci faccio oggi qui? Nulla. Elaboro pensieri e riflessioni su tutto ciò che stimola le sinapsi della mia mente che alcuni potrebbero definire un po’ cervellotica e pipponica. Ma siamo alle porte di Halloween e per quante se ne sono dette riguardo questa festa dalle origini pagane non ho nessuna intenzione di farvi una lezione sul vero significato di questa festa, né…
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L'abbraccio di un'ameba
“Seguimi,” disse, prendendomi per mano e immergendosi coraggiosamente nelle torbide acque di quella fiumana umana. Gente che entrava, gente che usciva, gente che rimaneva saldamente sul proprio posto, magari noncurante di bloccare il passaggio a qualcuno che doveva entrare, a qualcuno che doveva uscire. Gente che vagava caoticamente, senza nessuna causa logica – o almeno così sembrava – come tante piccole particelle di gas che sbattono tra di loro, rimbalzano come palline da flipper e continuano il loro insensato movimento all'infinito. Eccola, la condizione umana, pensai, siamo un gas compresso, sì, tanti piccoli atomi di gas compressi in un ambiente troppo piccolo per noi, in un ambiente che non rispetta per nulla lo spazio vitale di ciascuno di noi, un ambiente dove siamo costretti a scontrarci l'uno con l'altro, magari tu quella persona lì non la vuoi proprio vedere, ti sta sul cazzo, e invece sei costretto a sbatterci contro, prima o poi, magari invece non succederà mai, ma statisticamente parlando potrebbe succedere, statisticamente parlando TUTTO potrebbe succedere, e allora, se non sei capace di vivere accettando (subendo?) questa cosa, vivi in perenne ansia, di qualcosa che chissà se e quando accadrà.
Tenevo salda la sua mano, per paura di perdermi, in quel posto fatto di corridoi – in realtà sapevo che era fatto di corridoi, ma in quel momento lì non si vedevano, perché ogni singolo centimetro quadro era occupato da una persona, ma la conoscenza di una cosa condiziona la percezione di essa, quindi. Tenevo salda la sua mano, mentre scivolavamo lungo muri altissimi, mentre salivamo scale ripidissime, mentre oltrepassavamo porte che davano su altri corridoi dai muri altissimi e altre scale ripidissime, tenevo salda la sua mano, per non perdermi, per non perderci, schiacciate da una folla brulicante, una massa unica, viva, incosciente, come un'enorme ameba informe, in grado di deformarsi a suo piacere. Sentivo la pressione di decine di corpi estranei sulla mia pelle – braccia, pance, schiene, mani, seni strisciavano su di me senza ritegno, senza permesso, era una sensazione strana, come se questo enorme essere, questa ameba, mi stesse abbracciando (Dio! Cosa si arriva a pensare in momenti di carenza di affetto), mi stesse inglobando, facendomi sentire parte di qualcosa in realtà a me estraneo, qualcosa di cui non sapevo nulla, un organismo composto da cellule sconosciute, era strano, era piacevole, ma faceva paura, una volta si sarebbe detto che era sublime, è un concetto di sottomissione, ed effettivamente in qualche modo ero costretta a sottomettermi, perché questa creatura era più forte di me, nonostante io contribuissi con la mia presenza alla sua esistenza e alla sua potenza – quindi, probabilmente, da qualche parte qualcun altro avrà provato sensazioni simili anche per colpa mia, si sarà sentito sottomesso anche da ME, e questo mi dava una sensazione di pseudo-potere, si può essere padroni e sudditi allo stesso momento?, mi chiedevo, e poi pensavo che il mondo là fuori, oltre questi muri altissimi, oltre questi corridoi lunghissimi, era fatto esattamente allo stesso modo, non cambiava nulla, era solo infinitamente più grande e infinitamente più incontrollabile.
Poi, nel bel mezzo delle mie riflessioni, arrivammo davanti a una porta con appesa la figura stilizzata di una donna. “Finalmente,” pensai.
Due minuti dopo, eravamo già fuori, liberate da pesi inutili. “Andiamo a bere,” propose lei. “Andiamo.”
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Perché le elezioni sono un Bingo?
Colgo l’occasione delle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, per fare alcune riflessioni su ciò che sono e dovrebbero essere le elezioni dei rappresentanti dei cittadini presso organi di amministrazione e controllo di un governo.
Se ci fosse una grande industria e si dovesse eleggere l’organico che la deve amministrare , raziocinio vorrebbe che si eleggessero le persone migliori e più preparate a ricoprire i vari incarichi. Nessuno vorrebbe assumersi la responsabilità di nominare un incapace che potrebbe creare problemi all’azienda e al suo obbiettivo industriale. Nelle elezioni, invece accade tutto il contrario ed è allucinante come nonostante questo il sistema sia ancora in piedi.
Quì mi pongo un bel po' di domande. Con quali criteri, le formazioni o i partiti politici, selezionano i candidati? Ma a monte, i rappresentanti politici sono i migliori rappresentanti dei cittadini che li hanno votati ?
Quì veniamo alla madre di tutti i problemi, ovvero la rappresentanza nelle democrazie.
La democrazia è un sistema, certamente migliorabile, ma il miglior compromesso tra libertà e legalità/sicurezza. Ma per funzionare e dare i migliori risultati, dovrebbe essere gestita razionalmente e non ideologicamente o peggio emotivamente. Dovrebbe essere un meccanismo ben oleato che continuamente affronta e risolve i problemi che il Paese incontra nella sua evoluzione. Ma il dato di fatto è che questo non accade mai. Sembra che le persone facciano di tutto per impedirlo e nonostante tutto, il sistema arrancando, funziona.
Questo è quello che accade anche al Parlamento Europeo, un organo politico che prende molte decisioni che riguardano l’intera comunità europea. Ad ogni rinnovo troviamo sempre una certa quantità di nominati/eletti di pessima qualità e certamente questo non va a vantaggio della istituzione, né dei cittadini. Quindi a partire dalle amministrazioni locali, che forse sono quelle che soffrono meno della elezione di incapaci, a salire nelle varie istituzioni politiche rappresentative, i difetti si ingigantiscono e i danni al sistema, anche.
Sul mercato mondiale dei vari sistemi politici, la democrazia non ci fa una bella figura, ma si avvantaggia sulle altre proposte perché queste sono veramente peggiori in molti aspetti che noi riteniamo irrinunciabili, come la libertà nelle sue varie espressioni. Agli occhi degli altri non democratici, il sistema evidenzia tutte le sue debolezze e inefficienze. Ma non perché sia necessariamente tale, ma perché siamo noi a renderlo tale. Inoltre, continuiamo a pubblicizzarlo sul mercato mondiale, ma non facciamo nulla per renderlo migliore e più efficiente. Insomma cerchiamo di vendere un prodotto che mostra una grande quantità di difetti e non facciamo mai una versione aggiornata dello stesso.
Perché ?
Perché il pianeta ha una popolazione, in maggioranza, di persone con mente conservatrice, non portata a innovare ma a conservare o al massimo a fare piccole modifiche a quello che c’è, e di conseguenza ha una certa resistenza a cambiare.
Ora un qualunque alieno, che capitasse sul pianeta, sarebbe inorridito da un comportamento così irrazionale, disfunzionale e fondamentalmente ingiusto nei confronti dei rappresentati.
Chi mai vorrebbe che accadesse questo alla propria azienda ?
Eppure accade giornalmente e nessuno se ne preoccupa.
Nessuna forza politica ne fa una ragione da cavalcare. C’è una sorta di rassegnazione o assuefazione al malfunzionamento del sistema. Un sistema che si affida alla fortuna come il Bingo. Che si affida a quelle poche persone preparate che per fortuna capitano al posto giusto e riescono a fare la cosa giusta.
Si capisce perché, molte nazioni con governi autoritari o non democratici, non siano attratte dal sistema democratico e lo vedano come un alternativa inefficiente per i loro cittadini. Ovviamente ci sono poi anche altri motivi, ma in molti altri casi il sistema democratico non risulta attraente come vorremmo, anche se ci sono diverse versioni di democrazia.
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“La maggior parte degli uomini è malvagia”, (Diogene Laerzio, Cap. V, 87) ho faticato moltissimo, dalla terza liceo in poi ad accettare questa massima del mio preferito fra i sette savi della Grecia antica.
Com’era possibile che chi asseriva che l’infelice è colui che mal sopporta l’infelicità, che il peggio morbo dell’anima è il desiderio dell’impossibile e l’essere immemore dei mali altrui e che la cosa più difficile per l’uomo fosse il sopportare con dignità i rovesci della fortuna.
Ma riflessioni letterarie, sociali, politiche, storiche, culturali e l’esperienza personale e professionale mi hanno portato alla fine a dare ragione a Biante di Priene.
La civiltà è una patina appena che copre la ruggine e il ruggito della belva feroce che siamo, ma non intendo dare tutta la colpa della nostra malvagità alla nostra animalità: l’animale non attaccato, sazio e non insidiato nel suo rango non diventa aggressivo, l’aggressività come piacere è tipica dell’uomo, solo l’uomo può godere nel fare del male a qualcuno e si sente addirittura un piccolo dio se si arroga il potere di concedere o spegnere la vita di un suo simile.
Gettate un’anima candida in una guerra efferata e senza esclusione di colpi, soggetto in ogni istante al terrore di essere ucciso o mutilato, o barbaramente dilaniato a distanza e a sorpresa dal nemico, e lo trasformerete in breve tempo nel più feroce assassino, distruttore, stupratore e sadico torturatore.
Date un grado, un ruolo, una divisa, il potere e delle armi ad un impiegato qualunque, pure vegano, mettetelo in un lager restrittivo dove sono rinchiuse migliaia di persone con le accuse più assurde (tipo: sono ebrei), e ne farete un carnefice di rara e macabra efficienza.
Le persone più cattive sono attratte dalle armi e dal potere, le persone più cattive tendono a diventare capi (spesso con ogni mezzo), politici, militari o ecclesiastici (nulla di meglio di una giustificazione divina per l’esercizio della loro cattiveria).
Se questa cattiveria è unita ad intelligenza ne verrà fuori un genio del crimine, un Cesare Borgia, un Napoleone; se è unita a stupidità ne verrà fuori un’orda che pratica lo stupro di gruppo seriale o che esercita violenze e torture in situazioni in cui possiede un potere e potendo contare sulla complicità o sull’omertà dei colleghi.
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/fedez-non-resiste-alle-provocazioni.html Fedez non resiste alle provocazioni degli hater: gli audio pubblicati su X sono virali Fedez è al centro di molte controversie ultimamente, tra la presunta crisi con Chiara Ferragni, le dispute legali sul podcast Muschio Selvaggio e le continue provocazioni degli hater. Il rapper reagisce spesso con fermezza, anche legalmente, ma l'ultimo episodio su Instagram potrebbe aumentare le tensioni. Fedez risponde alla nota di Luis Sal: “Muschio Selvaggio? Non sono stato esautorato da nulla” Fedez, l'audio di risposta all'hater: i messaggi sono subito virali Recentemente, su X, ha suscitato scalpore un post di un utente che afferma di aver avuto una discussione controversa con Fedez su Instagram. Le affermazioni dell'utente, considerate offensive nei confronti di Chiara Ferragni e dei figli di Fedez, hanno generato una risposta da parte del rapper sotto forma di messaggi audio, in cui sembra invitare l'utente a un confronto diretto. Questo episodio si inserisce in un contesto in cui Fedez ha già denunciato alla polizia postale minacce rivolte a suo figlio Leone su X, sollevando ulteriori riflessioni sulla gestione delle interazioni online da parte del rapper. Fedez risponde ad un hater: "Dimmi dove abiti" Nell'audio si sente Fedez che dice: "Dimmi dove abiti così me lo dici in faccia, così' fai un bel video e sei contento. Dammi l'indirizzo o vieni a Milano. Stai parlando troppo amico mio, stai parlando troppo. Te l'ho detto mi sono fissato"; non resistendo alla provocazione dell'hater che di certo non ha utilizzato parole dolci per rivolgersi al rapper. La sensazione è che ormai la situazione sia sfuggita di mano e anche Fedez non riesca più a tenere sotto controllo le proprie emozioni e reazioni.
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La Storia, tutta da dimenticare.
” Su Radio 24 sto ascoltando in Pod Cast gli interventi del Prof. Alessandro Barbero noto storico e brillante espositore di una Storia che forse sarebbe meglio dimenticare perchè è solo una sequela di crimini contro l’ Umanità. Stiamo celebrando da sempre uomini che furono solo degli squilibrati, degli assassini o di veri pazzi, e ogni statua eretta in loro onore a mio parere non è altro che un atto d’accusa contro costoro. “
La Storia: un incubo senza fine?
Ascoltando le riflessioni del Professor Barbero sulla Storia, un senso di profonda inquietudine mi pervade. Concordo sul fatto che la Storia non sia un racconto edificante, bensì una sequenza di crimini contro l’umanità. Guerre, genocidi, oppressioni, schiavitù: un’ininterrotta litania di orrori che macchia indelebilmente il nostro passato.
Un’inquietante sensazione di déjà-vu:
Celebriamo figure storiche che, a ben vedere, si rivelano carnefici efferati. Le loro statue, anziché celebrare la loro grandezza, dovrebbero essere moniti a perenne memoria delle loro atrocità.
La Storia come monito inascoltato:
Mi assilla un pensiero angoscioso: non impareremo mai nulla dalla Storia. Le atrocità del passato si ripetono, in forme diverse, ma con la stessa efferata brutalità. Pensiamo ai recenti conflitti in Iraq, Afghanistan, il conflitto israelo-palestinese e quello Russo-Ucraino in atto in diverse parti del mondo, alle nuove forme di schiavitù.
Un futuro di orrore:
L’umanità sembra incapace di sottrarsi a questa spirale di violenza e autodistruzione. Forse, come sosteneva Freud, siamo guidati da una pulsione di morte che ci spinge verso l’annientamento.
Un barlume di speranza?
Davanti a questa desolante prospettiva, una flebile speranza si accende: la consapevolezza. Forse, attraverso la conoscenza e la memoria, possiamo imparare dai nostri errori e costruire un futuro migliore.
Uomini nella storia che si sono mostrati i più dei criminali:
Un’impresa ardua:
Compilare una lista esaustiva dei criminali più efferati della storia è un’impresa ardua, in quanto la nozione di “crimine” è soggettiva e muta nel tempo e nello spazio. Inoltre, la valutazione di atti compiuti in epoche remote risulta complessa, necessitando di un’attenta analisi del contesto storico e sociale.
Ciononostante, alcuni nomi emergono per la gravità e l’ampiezza dei loro crimini:
Antichità:
Genghis Khan: Conquistatore mongolo, noto per la sua brutalità e le sue campagne militari che causarono la morte di milioni di persone.
Nerone: Imperatore romano, ricordato per le sue persecuzioni cristiane e per l’incendio di Roma.
Erode il Grande: Re di Giudea, responsabile del massacro degli innocenti.
Medioevo:
Attila l’Unno: Conquistatore unno, il cui flagello terrorizzò l’Europa del V secolo.
Vlad III l’Impalatore: Principe di Valacchia, noto per la sua crudeltà e le sue torture.
Ivan il Terribile: Zar di Russia, il cui regno fu segnato da repressioni e violenze.
Età Moderna:
Adolf Hitler: Leader del partito nazista, responsabile dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale.
Joseph Stalin: Dittatore sovietico, artefice di carestie, gulag e repressioni che causarono la morte di milioni di persone.
Mao Zedong: Leader cinese, responsabile del Grande Balzo in Avanti e della Rivoluzione Culturale, che causarono la morte di decine di milioni di persone.
Epoca Contemporanea:
Pol Pot: Leader dei Khmer rossi, responsabile del genocidio cambogiano.
Saddam Hussein: Dittatore iracheno, noto per la sua brutalità e per l’uso di armi chimiche contro il suo stesso popolo.
I signori della guerra africani: responsabili di guerre civili, genocidi e violazioni dei diritti umani.
Conclusione:
La Storia non è un semplice susseguirsi di eventi, ma un monito a non ripetere gli errori del passato. Un monito che, purtroppo, l’umanità sembra ignorare, incamminandosi verso un futuro di orrore e autodistruzione. Non sopporto più i film di guerra o di violenza dove si esaltano uomini che sono stati solo dei grandi CRI-MI-NA-LI. Quando vedo una loro statua che campeggia su una pubblica piazza mi viene voglia di prendere una ruspa e fare -anche se tardivamente e inutilmente- giustizia sommaria fracassandola.
I VERI EROI DA CELABRARE.
Gli eroi da celebrare non sono quelli dello Sport, dello Spettacolo, della Moda o delle Canzonette, sono i grandi inventori, i grandi scienziati e i grandi tecnologi e i grandi esploratori che hanno sollevato l’ Umanità da tante fatiche fisiche e da tante malattie, anche se si deve dire che: piaccia o no, che lo si voglia ammettere o no, non lo hanno fatto solo altruisticamente per amore degli altri, ma primariamente per il proprio venale interesse. Non poteva essere altrimenti, e va bene così !
Un appello accorato: La posta in gioco è la sopravvivenza stessa dell’umanità.
Dobbiamo svegliarci da questo incubo! Dobbiamo educare le nuove generazioni ad ammirare i veri eroi. Dobbiamo educarli alla pace, al rispetto e alla compassione, non all’ esasperata competizione, alla vittoria a tutti i costi per umiliare perfidamente e sadicamente l’avversario. Solo così potremo spezzare la catena di crimini che insanguina la nostra Storia altrimenti insanguinerà anche quella futura.
Invito ai Lettori. Gentile lettore, commenta questo articolo perchè il parere altrui è sempre molto gradito per fare meglio il punto. Se vuoi saperne di più su queste avventure nel mondo digitale, ti invito a leggere miei articoli sul questo blog: www.pittografica.it
Ricerche eseguite dal dott. Zeno Pagliai su fonti ritenute affidabili: https://www.pittografica.it/fonte-delle-informazioni/
Non dimenticare di seguirmi sulla mia pagina: FB: www.facebook.com/pittografica Un caro salto, dr Zeno Pagliai.
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