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Vola via – Kristin Hannah. Recensione di Alessandria today
Un romanzo di amore, perdita e rinascita che tocca il cuore.
Un romanzo di amore, perdita e rinascita che tocca il cuore. Kristin Hannah, una delle autrici più apprezzate della narrativa contemporanea, ci regala con Vola via un’opera emozionale e coinvolgente. Questo romanzo esplora il potere dell’amore, il dolore della perdita e il cammino verso la rinascita. Attraverso una scrittura toccante e intensa, l’autrice riesce a catturare il lettore e a…
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Idee per Natale
Ecco le nostre proposte per questo periodo: si tratta di ristampe di autori noti, da riscoprire o di nuove pubblicazioni. Qualche classico non guasta mai e non manca anche un film e una nuova serie: ce n’è per tutti i gusti. Buone feste!
Appena ristampato da La nave di Teseo, Lo scandalo dell’osservatorio astronomico è diverso dagli altri gialli di Giorgio Scerbanenco: un manoscritto ritrovato dai figli dell’autore e stampato postumo da Sellerio nel 2011. È il sesto giallo della serie di Arthur Jelling, archivista di Boston “prestato” alla polizia, che ama definirsi consulente di giustizia. Un detective timido e intrinsecamente ottimista, che crede nella possibilità di una vittoria del bene sul male. Si distingue perciò dal suo collega Duca Lamberti, che con la serie della “Milano nera” inaugura di fatto il noir italiano, non solo letterario, ma anche cinematografico. Lettura assai gradevole e non priva di tratti ironici.
Dallo scaffale degli scrittori un po' dimenticati ripeschiamo Il tè delle tre vecchie signore di Friedrich Glauser, autore dall’esistenza piuttosto travagliata. Ambientato a Ginevra, città dove l’autore, il Simenon svizzero, visse per un certo periodo. Un bel giallo, scritto molto bene e intricato quanto basta. Diplomatici, poliziotti, medici, avvocati, stregoni, principi indiani e inquietanti vecchie signore si avvicendano in questo noir da leggere tutto di seguito per non perdersi nei suoi avviluppati, ma seducenti meandri.
Giustamente ripubblicato da Sellerio nel 2021, L’ultima corsa per Woodstock di Colin Dexter ci ripropone il saputissimo ispettore Morse, di cui non possiamo non sentire la mancanza. Il cadavere di una vistosa ragazza bionda viene ritrovato nei pressi di un locale assai frequentato. Molti sono i sospettati coinvolti nelle indagini, ma forse nessun lettore potrebbe indovinare l’identità del vero assassino… Finale a sorpresa e qualche lacrimuccia anche per il coriaceo ispettore di Oxford. Giallo di gran classe.
È ambientata a Milano nel 2015 alla fine di Expo l’ultima fatica di Paolo Roversi Una morte onorevole: il fascinoso commissario Botero, detto Amish per la sua nota avversione verso la tecnologia, deve sbrogliare l’intricata matassa di un delitto “vip”, consumato in un albergo extra lusso durante una festa privata destinata al divertimento di ospiti selezionatissimi; ça va sans dire, la fastosa suite è dotata di un’ampia quanto pericolosa piscina. Una curiosità: il nome del terrorista polacco che perseguita Botero e la sua squadra, Kaminski, ci pare un omaggio al giallista americano Stuart M. Kaminsky, che ha ambientato gran parte dei suoi romanzi nel mondo di Hollywood, e di cui abbiamo avuto modo di parlare in un altro post.
Ben tre sono i libri di Simenon recentemente pubblicati da Adelphi: la raccolta di racconti tradotti per la prima volta in italiano La cantante di Pigalle, in cui il maestro del giallo introduce una giovane investigatrice dilettante, Lili, figlia di un ex dirigente della Squadra anticrimine. La prima novella, Sette crocette su un taccuino ha vinto il premio Edgar Allan Poe e ha avuto diverse trasposizioni cinematografiche. La porta, un ménage di coppia in cui apparentemente non succede nulla fino a che la situazione non esplode perché le difficoltà del protagonista hanno scavato negli anni un solco fatto di silenzi, incomprensioni e soffocanti abitudini che non può più essere ignorato. In fondo cos’è la gelosia, se non una profonda insicurezza che ci fa sentire immeritevoli di un amore ricambiato? Simenon, come sempre, fine psicologo. In Malempin non solo il passato, come scrisse André Gide, “fa luce sul presente”, ma lo condiziona in maniera particolare, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la famiglia. Ed è proprio la malattia del figlio a scatenare nel protagonista, il dottor Malempin, una ridda confusa di ricordi ancora da interpretare: è uno scavo “alla ricerca del tempo perduto”, un ritorno all’infanzia, scatenato da un evento traumatico.
È tornato, attesissimo dai suoi numerosi fan, il commissario Soneri in Vuoti di memoria di Valerio Varesi: l’indagine sul presunto omicidio di un mafioso lo porterà a interrogarsi sugli scherzi della memoria, in un alterno rincorrersi tra ricordi personali e amnesie altrui. Come sempre, scritto molto bene: “Il commissario Soneri pensava a tutto ciò osservando la gramigna forare l’asfalto per riappropriarsi della sua parte di sole. Appariva ammirevole la caparbietà con cui crivellava il sarcofago di bitume che la ricopriva crescendo a chiazze come la barba di un adolescente”. Curiosamente, anche Soneri come Botero è allergico alla tecnologia.
La trama di Bébi, il primo amore di Sándor Márai (appena ripubblicato da Adelphi) ricorda quella di Morte a Venezia di Mann: si tratta cioè di un amore “tardivo”, per non dire quasi senile considerati i tempi in cui la storia è ambientata, di cui la letteratura è ricca, basti ricordare lo splendido Un amore di Buzzati e il classico Senilità di Svevo. “Appena ventottenne e al suo proimo romanzo, Márai si rivela un acutissimo indagatore d’anime, e un magistrale narratore”.
La serie dell’ispettore Stucky, magistralmente interpretato da Giuseppe Battiston (già soprannominato il Colombo italiano) in una Treviso seducente e godereccia, ha riportato in auge i gialli di Fulvio Ervas. Autore di sette romanzi e dieci polizieschi, dalle sue opere sono stati tratti due adattamenti cinematografici: Finché c’è prosecco c’è speranza, sempre interpretato da Battiston (2017) e Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores, con Valeria Golino, Diego Abatantuono e Claudio Santamaria (2019). Commesse di Treviso, per citare solo uno dei gialli dell’ispettore Stucky, è ambientato proprio durante il periodo natalizio.
#scerbanenco#glauser#paolo roversi#colin dexter#georges simenon#valerio varesi#sandor marai#fulvio ervas#giuseppe battiston#thomas mann
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Ah, L’Amore! Tanto amato e tanto odiato. Ho 16 anni, sinceramente non so cosa significa essere amati, ma so cosa vuol dire amare. Per me l’amore è qualcuno che quando è in giro ti compra qualcosa dicendo “ho pensato a te“. L’Amore è mio padre che nonostante le difficoltà fa di tutto per me e la mia famiglia. L’amore è la lettura un miliardo di storie che ti coinvolgono in una avventura unica e irripetibile. L’amore è guardare le stelle e pensare che ne esiste una per ognuno di noi abbastanza lontana per impedire ai nostri dolori di offuscarla. L’amore sono i protagonisti dei miei libri preferiti, che nonostante tutto trovano sempre un modo per amarsi. Ma soprattutto per me l’amore sono io, che nonostante le delusioni continue non smetto mai di amare, perché dopo tutto continuo ad avere un grande bene per le mie vecchie relazioni. Se dovessi dire cosa rappresenta l’amore senza dubbio risponderei così.
Per esperienza passata posso dire che l’amore è libertà, senza oppressione, ma sempre con un pizzico di gelosia.Non esiste amore,se ti vieta la gioia, la vita e la libertà. Sono dell’idea che l’amore ossessiona, invade la mente e il cuore ; ognuno di noi cerca un amore passionale che ci stravolge l’anima, e senza ossessione a parer mio non si può amare al 100%, mi spiego meglio: Amare significa lasciare la persona per cui proviamo questi sentimenti libera, tuttavia se noi non abbiamo un pizzico di ossessione, questa persona non può invadere ogni cellula del nostro corpo. Amare vuol dire impazzire all’idea di perdere chi amiamo, non dormire la notte dopo un litigio, provare nonostante tutto a risolvere.
Sono dell’idea che ci siano centinaia di modi diversi per amare, ma come disse una mia vecchia conoscenza “Io ti amo, ma non nella mia concezione d’amore”, sarò onesta, questa frase mi ha tormentato le giornate, settimane e settimane a rimuginarci su, però alla fine ho capito che esistono due tipi di persone, chi ama e chi viene amato. Chi ama vive la relazione con passione, con dedizione assoluta e con romanticismo. Chi è amato, si limita ad essere idolatrato. Non dico che amare sia brutto, non fraintendetemi, ma la verità è che si soffre moltissimo.
Non possiamo amare se non siamo pronti a soffrire. L’amore è 50% anche dolore, non scordiamolo mai.
Però sono dell’idea che non ci sia cosa più bella di essere innamorati, con le farfalle nello stomaco e la testa tra le nuvole, ma se vogliamo amare dobbiamo essere pronti anche al lato doloroso dell’amore, cioè la sofferenza che ci porta la perdita della persona amata, perché ci vuole un coraggio immenso per amare ed essere pronti anche all’effetto collaterale.
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Bridgerton 3, parte 2: il peso dei segreti (in binge watching)
Ragione, sentimento e un turbine di emozioni: la terza stagione di Bridgerton ha fatto il suo ritorno su Netflix con la seconda parte dello show.
La Bridgerton Mania non si ferma, e ancora una volta la serie Netflix targata Shondaland risulta tra i contenuti più visti della piattaforma streaming grazie al grande successo della terza stagione, che ha portato sugli schermi la storia d'amore dei Polin (a.k.a. Colin Bridgerton e Penelope Featherington, interpretati rispettivamente da Luke Newton e Nicola Coughlan).
Nicola Coughlan è Penelope
L'operazione di suddivisione in due parti della terza stagione di Bridgerton sembra aver sortito l'effetto sperato (come da pronostico nella nostra recensione di Bridgerton 3 Parte 1), poiché l'attesa da parte dei fan per questa seconda tranche di episodi si è rivelata decisamente alta, e l'entusiasmo per il coronamento dell'amore tra i due protagonisti di turno è più che palpabile, accompagnando i quattro episodi rimanenti che si soffermando su un grande segreto (il più grande, forse) ancora da svelare.
Bridgerton 3: ritorno a palazzo
Bridgerton: una foto di Benedict e Colin nella stagione 3
La prima parte di Bridgerton 3 ci aveva regalato un riavvicinamento tra Colin e Penelope, culminato in una delle scene più chiacchierate della serie, nonché "memate" sui social - come d'uso comune e anche auspicabile, di questi tempi, considerato il fatto che una tale pratica porta comunque lo show al centro dell'attenzione, generando nuovi trend e un forte engagement da parte del pubblico - e a un punto di svolta nella loro relazione.
Parrucche e cipria: il mondo di Bridgerton
La brillante Penelope, abituata a fare da "carta da parati", e ad essere semplice spettatrice (al massimo narratrice, e qualche volta persino "tessitrice") delle appassionanti storie d'amore altrui, sta ora sperimentando in prima persona cosa vuol dire esserne la protagonista, e sembrerebbe proprio che anche lei, a questo punto, possa sognare un lieto fine. Ma ogni rosa, finanche la più bella, ha le sue spine, e poco importa se i fiori nuziali per eccellenza sono quelli d'arancio…
Il passaggio successivo nella storia, infatti, come prevedono le regole della narrazione, porterà con sé un turbinio di emozioni: dalla gioia per i più recenti accadimenti, ai timori e le ansie per ciò che invece potrebbe venire fuori, quelle verità nascoste che ancora non si è pronti a rivelare e condividere, che si tentano di mascherare per non far crollare quel castello di carta che, tuttavia, non avrà mai la stabilità della pietra se non verranno in ultimo in superficie.
Luke Newton e Nicola Coughlan, protagonisti di Bridgerton
È così che il ritmo dei nuovi episodi viene scandito da un senso d'anticipazione che accompagna con costanza lo spettatore, lo prende per mano e lo conduce verso un finale di stagione tutto da scoprire (per quanto, anche grazie ai libri di Julia Quinn e alla struttura della serie stessa, sappiamo che non sarà mai lontano dall'essere lieto).
Una serie tra amore e sacrifici
Ma amare non è mai semplice, e solitamente prevede dei costi che a volte possono rivelarsi parecchio elevati. Almeno quando si viene posti dinnanzi a un bivio, al compimento di una scelta categorica. In Bridgerton 3, questo discorso non tocca solo Colin e Penelope (sebbene nel loro caso sia più che evidente il tipo di sacrificio richiesto): è infatti un tema ricorrente anche per gli altri Bridgerton, ma non solo, in quanto saranno diversi tra i personaggi secondari a dover prendere importanti decisioni in tal senso.
Chiacchiere a palazzo
Non che non sia sempre stato uno dei fili conduttori dello show, ma il tentativo di bilanciare la propria felicità personale con quella del partner o della famiglia continua ad essere un pilastro di Bridgerton, e sarà prominente anche a questo giro. E con la varietà di personalità che abbiamo a disposizione, si rivela sempre alquanto interessante ammirare le diverse declinazioni di un simile concetto, e le ramificazioni delle decisioni di ognuno una volta arrivato il momento fatidico: da Cressida (Jessica Madsen) a Eloise (Claudia Jessie), da Francesca (Hannah Dodd) alla stessa matrona di casa Bridgerton (Ruth Gemmell), testa e cuore saranno costantemente in conflitto, in misura diversa e per differenti ragioni, ma tutte inevitabilmente da scoprire e comprendere. Rigorosamente, in binge watching.
Conclusioni
La nostra recensione della seconda parte di Bridgerton 3, che immagina uno corsa senza sosta verso un altro successo di visualizzazioni per lo show Netflix, considerando anche la capacità della produzione di tenere alta la soglia dell’attenzione e mantenere una in qualche modo costante qualità dei contenuti che, arrivati a questo punto, sarebbe invece potuta scemare fino all’ottenere quasi totale indifferenza da parte degli spettatori. Certo, popolarità non è necessariamente sinonimo di valore effettivo, ma ci riserviamo il diritto di attendere il finale di stagione per poter giudicare il tutto con maggiore cognizione di causa.
👍🏻
La trama molto coinvolgente.
I personaggi ben costruiti ed approfonditi, soprattutto quelli femminili.
I numerosi spunti di riflessioni, specialmente riguardo al ruolo della donna sia oggi che all'epoca, che offre.
Gli splendidi costumi creati da Ellen Mirojnick.
👎🏻
Il discorso sulle differenze tra classi sociali non viene sviluppato a dovere.
#recensione#review#bridgerton#bridgerton netflix#bridgerton s3#colin bridgerton#penelope featherington#colin x penelope#bridgerton season 3#bridgerton 3 part 2
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"Ma volevo chiederti una cosa, tu ti sei mai innamorato?"
"Scusa?"
"Ti ho chiesto se ti sei mai innamorato"
"Non me l'avevano mai chiesto durante un'intervista.
"Oh ma non devo stamparla per forza."
"Che cosa?"
"La storia scritta sulla tua faccia."
"Davvero? È così evidente? Io ho una teoria. Secondo me una relazione è un po' come un razzo. Uno cerca di mandarlo nello spazio, serve il carburante per uscire dell'atmosfera terrestre e continuare ad andare, incurante di quello che ti arriva addosso, nella direzione di lancio."
"Tutto sta nella prima esplosione."
"Non è tanto 'abbiamo quello che ci serve per tutta la vita?' Quanto piuttosto la spinta iniziale. Quando è finita ho fatto quello che fanno tanti quando devono allontanarsi da ciò che amano, mi sono buttato nel lavoro. Paradossalmente l'unico rimedio alle pene d'amore è stato... l'amore. Nei libri. nei film. nelle ricerche, ho ricominciato a vedere altre persone. E stato un lento recupero, ma ho ricominciato ad avere fiducia nella gente. Le statistiche che leggevo contraddicevano il risentimento che nutrivo verso i romantici. In realtà, di solito la gente non manda tutto a puttane e questo mi ha dato speranza […] Quando l'ho incontrata di nuovo, in quel momento, mi sono accorto di non essere stato pienamente vivo negli ultimi due anni. Ho incontrato persone fantastiche, brillanti, simpatiche, affettuose, ma nessuna era lei. In quella strada, per un istante fugace, sono tornato ad essere vivo ma non l'ho cercata."
"Fidati non troverai mai pace se non ci provi, non puoi continuare così per tutta la vita. Credimi, il non sapere distruggerà te e, potenzialmente, ogni altra donna che incontrerai. Se lei ha davvero voltato pagina, almeno potrai farlo anche tu e conoscere altre persone."
"Aspetta, come fai ad esserne così sicura?"
"A volte capisci che il vero amore, nella forma assoluta, ha molti scopi nella vita. Non si tratta solo di mettere al mondo dei bambini, di romanticismo, di anime gemelle o di compagni di vita. L'amore provato in passato, quello che non è mai finito, quello non sperimentato, quello perduto, pare facile e infantile a coloro con cui scegli di mettere su famiglia. In realtà, è la forma più pura e concentrata di amore."
(Modern Love)
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Fante di Denari.
"Io scelgo per Amore".
C'è inquietudine nell'Aria. Come se stesse per accadere qualche evento di frattura.
Alcuni scrutano il Cielo, altri testano la stabilità della Terra.
Ma ciò che deve accadere, accadrà.
E non sarà "bello o brutto", "giusto o sbagliato". Sono categorie di pensiero inutilizzabili nella Nuova Visione interiore.
Sarà ciò che sarà.
Passiamo la Vita ad arrovellarci su ciò che è giusto o ingiusto, accettabile o incoerente, bene o male.
E non ci rendiamo conto che la Verità è, ed è sempre stata, davanti ai nostri occhi. In ogni singolo istante del nostro sacro Cammino.
Solo che ci siamo raccontati storie per non vederla, per respingerla, per salvaguardare la disfunzione che albergava nelle nostre pratiche quotidiane.
Condividere una relazione dove non c'era rispetto, reciprocità, gioia, entusiasmo era profondamente "disallineato" con ciò che sentivamo dentro.
In fondo in fondo lo sapevamo. Ma restavamo ugualmente.
E ci facevamo del male. Tanto male.
Goccia dopo goccia, lasciavamo morire il nostro Oceano interiore, per entrare nella piena siccità d'Amore.
L'abbiamo pagata cara la nostra sfiducia nel Sentito.
Ci siamo pure asserviti ad una professione che non attivava la passione del Cuore, ci umiliava, ci spegneva, ci isolava. Eppure restavamo. E ci ammalavamo. Perdevamo il "nostro senso profondo". Ci svuotavamo di entusiasmo. Giorno dopo giorno. Per un pugno di danari.
Abitavamo in un luogo che non rispondeva più alle nostre attuali Vibrazioni, ci faceva sentire sradicati dalla Casa interiore. Ci allontanava dall'Unione con la Terra. E ci aggrappavamo a quelle quattro mura di cemento. Ci barricavamo dietro ad una montagna di scuse e giustificazioni per non seguire la nostra autentica Direzione.
Siamo stati degli esemplari "bugiardi patologici".
Siamo stati "immaturi".
E magari insegnavamo pure ai nostri figli ad inseguire una vita "finta", come la nostra. Per non incoraggiarli a sentirsi "diversi", "emarginati", "etichettati", "falliti" agli occhi della Famiglia, del Sistema, della Cultura imperante.
Siamo stati "ciechi" e "sordi".
Pur percependo nelle profondità del nostro "sentire" che stavamo supportando una rappresentazione teatrale, una finzione, ci siamo incaponiti a non fidarci del Sentito.
Abbiamo creduto a Genitori, Maestri, Religioni, Libri.
A tutti. Tranne a noi stessi.
Il "Sentito" è la nostra Struttura Strategica, il nostro Centro Direzionale.
Ci porta verso la Ricchezza, l'Abbondanza, la piena Realizzazione.
Gestisce gli imprevisti, convoglia le soluzioni. Laddove la Mente vede solo problemi e ostacoli, raddrizza la rotta e suggerisce innovative e creative modalità di superamento del blocco.
Le "Menzogne" sono invece parte dello schema disfunzionale. Regolano i campi di sicurezza, difendono l'omeostasi del disequilibrio, ci proteggono dalla felicità, per ricordarci che noi non meritiamo noi stessi, i nostri Doni, le nostre meravigliose opportunità di Bellezza e Prosperità.
Ma la realtà è che "noi siamo meritevoli". Lo siamo sempre stati.
Non sono i nostri Genitori che hanno "voluto o non voluto" la nostra venuta al Mondo.
Era già scritta tra le Stelle del Cielo.
E non siamo qui per punirci di essere così belli, così pieni di Doni e di Vita. Non dobbiamo nasconderci o privarci dell'Abbondanza perché ferisce l'Altro o lo rende troppo vulnerabile alle sue menzogne interiori.
Chi intende perseverare con la propria Bugia, è libero.
Tutti siamo "liberi".
Nessuno è prigioniero, se non di se stesso e delle sue strutture cristallizzate nel limite, nel conflitto e nell'asservimento.
Chi non "vede scelta" è colui che "non vuole vederla".
Perché è faticoso cambiare. Richiede tanto Amor Proprio e tanta tanta Passione per se stessi e per la Vita che ha ricevuto in Dono.
Non si cambia per "disperazione". Non più.
Oggi si cambia per Amore.
Il Cambiamento diviene "Scelta consapevole". Ed assume un significato diverso rispetto agli schemi del Passato.
"Io oggi scelgo per Amore".
E lo scelgo io. Solo io.
Io sono Responsabile per me stesso.
Non l'Altro per me.
Ed ecco che la Via prende forma proprio davanti ai nostri increduli sensi.
"Io scelgo per Amore, per Amore della Verità che alberga dentro me stesso".
Sarà l'affermazione che accompagnerà il nostro Viaggio di Fine Estate.
Pronti per l'Incanto? Pronti per la Meraviglia? Pronti per lo Stupore?
Mirtilla Esmeralda
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Quando muori, non preoccuparti del tuo corpo… i tuoi parenti faranno tutto il necessario secondo le loro possibilità.
Ti toglieranno i vestiti, ti laveranno, ti vestiranno, ti porteranno via di casa e ti porteranno al tuo nuovo indirizzo.
Molti verranno al tuo funerale per "addio". Alcuni cancelleranno gli impegni e salteranno persino il lavoro per andare al tuo funerale.
I tuoi averi, anche quello che non ti piaceva prestare, saranno venduti, regalati o bruciati. Le tue chiavi, i tuoi attrezzi, i tuoi libri, le tue scarpe, i tuoi vestiti… E stai sicuro che il mondo non si fermerà a piangere per te. L'economia continuerà. Nel tuo lavoro, sarai sostituito. Qualcuno con le stesse o migliori capacità prenderà il tuo posto.
I tuoi beni andranno ai tuoi eredi… E non dubitare che continuerai ad essere citato, giudicato, interrogato e criticato per le piccole e grandi cose che hai fatto nella vita.
Le persone che ti conoscevano solo per il tuo viso diranno: Povero uomo o donna! o lui o lei si divertiva molto!
I tuoi amici sinceri piangeranno per qualche ora o qualche giorno, ma poi torneranno a ridere.
Gli "amici" che ti tiravano alle pachanga, si dimenticheranno di te più velocemente.
I tuoi animali si abitueranno al nuovo padrone.
Le tue foto, per un po' di tempo, rimarranno appese al muro o continueranno su qualche mobile, ma poi forse saranno conservate in fondo a un cassetto. E vivremo solo nel ricordo di coloro che ci hanno amato.
Qualcun altro siederà sul tuo divano e mangerà al tuo tavolo.
Il dolore profondo durerà una settimana, due, un mese, due, un anno, due… Poi sarai aggiunto ai ricordi e poi la tua storia è finita.
È finita tra la gente, è finita qui, è finita in questo mondo.
Ma inizia la tua storia nella tua nuova realtà… nella tua vita dopo la morte.
La tua vita dove non hai potuto trasferirti con le cose di qui perché poi, andando via, hanno perso il valore che avevano.
Corpo
Bellezza
Aspetto
Cognome
Comodità
Credito
Stato
Posizione
Conto bancario
Casa
Macchina
Professione
Titolo
Diplomi
Medaglie
Trofei
Amici
Luoghi
Coniuge
Famiglia
Nella tua nuova vita avrai solo bisogno del tuo spirito. E il valore che hai accumulato qui sarà l'unica fortuna su cui contare lì.
Questa fortuna è l'unica che prenderai e accumulata durante il tempo in cui sei qui. Quando vivi una vita di amore verso gli altri e in pace con il prossimo, stai accumulando la tua fortuna spirituale.
Per questo cerca di vivere pienamente e sii felice mentre sei qui perché: "Da qui non prenderai quello che hai. Prenderai solo quello che hai dato.
Alejandro Jodorowsky
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La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
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MA CHI ERA VERAMENTE KARL MARX?
Da Barbara Costa per Dagospia:
Karl Marx era un mantenuto. Lui, la moglie, i figli, addirittura l’amante, vivevano tutti sulle spalle di Friedrich Engels, compagno comunista ricchissimo, rampollo di facoltosi industriali.
In nome del proletariato, Marx non ha lavorato un giorno in vita sua. In nome del proletariato, Marx sdegnava i proletari, non ne ha mai frequentato uno, tranne le prostitute dei bordelli con cui andava a spassarsela con Engels, che pagava per tutti e due. Lo stesso Engels, accusato di stupro da una cameriera, disse che si era trattato di amore non ricambiato.
Karl Marx, piccolo borghese, sposò un’aristocratica, Jenny von Westphalen, una baronessa anglo-tedesca. Jenny e Marx fecero sesso prima del matrimonio, lei felicissima di aver perso con lui la verginità, gioia sparita subito dopo le nozze: Marx si rivelò un marito egoista e fannullone, dedito solo a teorizzare la rivoluzione che avrebbe cambiato i destini del mondo, quel comunismo che nel ‘900 rovinò la vita a popoli interi.
Alla sua famiglia riservò una vita di stenti: più di un figlio morì di malattie e denutrizione. Un’esistenza misera, piena di debiti, una vita a scrocco di Engels, che passava a Marx tre quarti del suo stipendio, e una volta per lui addirittura rubò. Engels gli trovava editori per libri che Marx non consegnava mai (Il Capitale ci mise 23 anni a scriverlo).
Marx fece fallire quasi tutti i giornali cui collaborava o che avevano la sventura di finire sotto la sua direzione. Fogli finanziati da quei borghesi tanto disprezzati, ma che coi loro soldi gli hanno sempre permesso di portare avanti le sue idee. Il suo non era disprezzo, ma rancore per non essere come loro.
Marx parlava male le lingue, il suo accento tedesco era insopportabile e insopprimibile, nemmeno il suo aspetto fisico affascinava: accurate biografie parlano della sua barba ispida e mal curata, del suo odore sgradevole, i suoi modi aspri e aggressivi, le sue unghie lunghe e nere. L’amico dei proletari non era invitato nei lussuosi salotti parigini, e se ne rodeva. I Marx avevano una domestica, Lenchen, che dormiva in un cantuccio nello studio del gran pensatore.
Marx non la pagava ma se la scopava (lo facevano pure per strada). Quando Lenchen rimase incinta Marx, terrorizzato della reazione di Jenny, piagnucolò soldi e aiuto da Engels, il quale accettò di riconoscere lui il bambino e di prendersi in casa Lenchen, pur di salvare il matrimonio al suo amico. Engels gli si ribellò una volta sola, quando rimase vedovo e Marx, invece di confortarlo, gli chiese soldi per comprare un paio di scarpe. Engels s’incazzò, ma gli diede lo stesso 5 sterline.
Marx sosteneva che tutto è determinato dall’economia, anche il sesso, i sentimenti, le passioni: per le sue necessità, lui usava i soldi degli altri. Marx andava avanti a furia di prestiti pur di non mettersi a lavorare per mantenere la sua famiglia: a Londra il poco che avevano finì pignorato. Buttati fuori da ogni tugurio di cui non pagavano l’affitto, alla loro porta bussavano i creditori che Marx chiamava avidi borghesi, ed erano macellai, lattai, farmacisti, gente che viveva di onesto e duro lavoro, quello che Marx non ha mai conosciuto, semmai schifato.
Marx non aveva rapporti con la famiglia d’origine, ma era contento quando un parente moriva e gli lasciava qualche eredità. Rivide sua madre dopo 20 anni e solo per chiederle soldi: la donna rifiutò e Marx ci litigò a morte. Si fece di ogni amico un nemico, scrivendo su chi aveva successo articoli rosari di insulti. Il filosofo Moses Hess, che aveva organizzato collette per aiutarlo, negli scritti di Marx è solo il marito di una prostituta che gli ha attaccato la gonorrea, e altri sono denigrati come pazzi sifilitici per identici motivi. Marx metteva in giro fake-news di sua invenzione per colpire chi era migliore di lui. Invidioso marcio, gli lanciava contro le più infami calunnie.
Marx da ragazzo voleva fare il poeta, non c’era riuscito, per questo odiava gli scrittori affermati e gioiva delle loro disgrazie: come fu contento quando Ferdinand Lassalle venne sfidato a duello e ucciso dal marito della donna che si era portato a letto!
Lassalle morto non poteva più scrivere libri migliori di Marx, non gli intralciava più il comando della causa comunista, soprattutto era uno a cui non doveva più soldi. Marx non perse mai l’amicizia di Engels, il quale assicurò la dote alle figlie di Marx: il padre coi soldi altrui si sentì in dovere di garantirgli “vantaggiosi matrimoni, perché una vita proletaria non fa certo per loro”. Tussi e Laura Marx, sposate a uomini ricchissimi i cui soldi mantennero lo stesso Marx, morirono suicide, disperate per tutte le corna ricevute dai loro mariti.
Andare a letto con Marx doveva essere un vero sacrificio. Si lavava poco, l’igiene gli era sconosciuta. Ferdinand von Westphalen, suo cognato e ministro degli interni di Bismark, gli mise alla calcagna un agente segreto, che stilò questo bel ritrattino: “Uomo disordinato, per Karl Marx lavarsi, prendersi cura della sua persona, cambiare la biancheria, sono eventi piuttosto rari. Spesso è ubriaco, dorme tutto il giorno vestito sul sofà, incurante di tutto”.
Ha ragione Montanelli: cosa non ha detto e scritto Karl Marx? Tutto e il contrario di tutto, tranne la giusta profezia di un fatto storico che si sia poi realizzato. L’era capitalistica finirà con l’esaurimento dei mezzi di produzione che l’hanno determinata, questa e altre cazzate Marx le sosteneva più d’un secolo e mezzo fa, e stiamo ancora aspettando il sol dell’avvenire, l’abolizione della proprietà privata e tutto il potere al popolo, per un’insensata società di individui tutti uguali, immobili come statuine del presepe, senza problemi, tantomeno sessuali, appagati da chissà quale felicità.
#KarlMarx
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E se Jane Austen fosse un vampiro?
Ho notato che i post che dedico a Jane Austen hanno sempre molto successo, è un argomento che evidentemente vi interessa, perciò ecco un nuovo post a lei dedicato, o meglio dedicato ad alcune serie che la vedono protagonista in veste di vampiro però.
-Serie Immortal Jane Austen di Janet Mullany
Inedita in italiano
1. Jane and the Damned
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Trama: Nel 1797, quando l'aspirante scrittrice Jane Austen diventa uno dei Dannati, i vampiri belli, alla moda e sexy dell'Inghilterra georgiana, la sua famiglia insiste affinché prenda le acque di Bath, l'unica cura conosciuta. Ma la città diventa un bagno di sangue quando i francesi invadono e i Dannati sono gli unici che possono rovesciare i francesi e salvare l’Inghilterra. Jane ora considera la sua trasformazione in vampiro come un dono. Rifiuta la cura e scopre un mondo di libertà, amore e avventura come vampiro. Ma essendo immortale, perde la capacità di scrivere e deve recidere i legami con la sua amata sorella Cassandra e il resto della sua famiglia. All'ombra della ghigliottina, Jane dovrà decidere se la vita eterna e l'amore sono un prezzo troppo alto da pagare per la perdita di ciò che significa di più per lei come mortale.
2. Jane Austen, Blood Persuasion, a novel
Trama: È il 1810 e i Dannati sono stati banditi dalla buona società di città e si sono rifugiati in campagna. I vecchi amici non morti di Jane Austen sono diventati quindi i suoi nuovi vicini, scatenando l'inferno nel suo tranquillo villaggio giusto in tempo per interrompere il lavoro di Jane su quello che sarà il suo capolavoro. All'improvviso la nipote di Jane flirta pericolosamente con i vampiri, e un'amica zitella, un tempo rispettabile, ha scoperto le gioie proibite del rapporto intimo con i Dannati (e prende in prestito le preziose calze di seta di Jane). Scrivere è semplicemente impossibile ora, con creature assassine che si aggirano per le viuzze un tempo pacifiche del villaggio. E con il ritorno delle sue caratteristiche di vampiro, una guerra civile che incombe tra le fazioni dei Dannati e un ex amante che intende trascorrere l'eternità incolpandola per il suo cuore spezzato, Jane si trova ad affrontare un anno davvero molto impegnativo.
- Jane bites back, di Michael Thomas Ford
Inedito in italiano
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Trama: Duecento anni dopo la sua morte, Jane Austen è ancora circondata dalla letteratura che ama, ma ora è perché è la proprietaria di Flyleaf Books in una sonnolenta città universitaria nello stato di New York. Ogni giorno guarda i suoi romanzi volare via dagli scaffali, insieme a dozzine di sequel, spin-off e adattamenti non autorizzati. Jane può anche essere un vampiro non morto, ma i suoi libri hanno acquisito una vita propria. A peggiorare le cose, il manoscritto che ha terminato poco prima di essere trasformata in vampiro è stato rifiutato dagli editori ben 116 volte. Jane desidera far sapere al mondo chi è, ma quando un improvviso scherzo del destino la riporta sotto i riflettori, deve nascondere la sua vera identità e respingere un uomo oscuro del suo passato mentre si destreggia tra due corteggiatori moderni. Riuscirà l'inimitabile Jane Austen a mantenere la calma in questa commedia di buone maniere, o mostrerà a tutti cosa può fare una donna con uno spirito acuto e una serie di zanne ancora più affilate?
-Vampire Darcy's Desire: A Pride and Prejudice Adaptation, di Regina Jeffers
Inedito in italiano
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Trama: Immaginate la trama di Orgoglio e pregiudizio ma con qualche sostanziale variante come il fatto che Darcy per colpa di una maledizione di famiglia sia un dhampir metà umano metà vampiro. Immmaginate poi che Wickham sia un vero vampiro di duecento anni che odia Darcy per colpa di ciò che gli fece un suo antenato, e immaginate che anche l’antenata di Elizabeth fosse una sua conoscenza.
- Mr. Darcy, vampiro, di Amanda Grange
Edito da Tea
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Trama: Bè il titolo dice già tutto, no? L'autrice ha deciso di aggiungere al fanstico mondo di Jane Austen un pizzico di paranormale. Mr. Darcy, Vampyre inizia dove Orgoglio e pregiudizio finiva e introduce un'oscura maledizione di famiglia…….Pericolo, oscurità e amore immortale, i punti forti di questo libro. Da leggere solo se siete particolarmente amanti della Austen e del gusto gotico, se amate il paranormal lasciate stare perchè qui di paranormal in realtà c’è ben poco.
- Altra autrice che ha dedicato una serie di libri a Jane Austen è Carrie Bebris. Ogni romanzo della serie è la rivisitazione in chiave lievemente, e ripeto lievemente, parnormal di una delle opere della Austen, quella dedicata ad Orgoglio e pregiudizio è:
Orgoglio e preveggenza
Edito Tea
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Trama: È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.“ Ed è una verità cui non si sottrae Mr. Frederick Parrish, ricco e affascinante gentiluomo americano, che sta per convolare a nozze con Caroline Bingley. Un'atmosfera di festa avvolge i fidanzati e il matrimonio pare suggellare la promessa di una vita serena e felice. Ma presto la gioia s'incrina e la coppia è turbata da una serie di strani episodi: fenomeni di sonnambulismo, cavalli imbizzarriti senza una ragione, uno spaventoso incendio e misteriosi incidenti. Qualcuno sta perseguitando i Parrish, ma la pericolosità della situazione pare sfuggire a tutti. A tutti tranne a Elizabeth e Darcy, amici della giovane donna e anch'essi sposi novelli, che mettono da parte i progetti per la luna di miele per aiutare Caroline.
- La Harpercollins Italia, ha reso disponibili in ebook tre dei quattro racconti che quattro autrici famose hanno creato per omaggiare Jane Austen, tre storie ispirate ai suoi romanzi, ma con un pizzico di paranormal. In lingua originale i 4 racconti sono stati raccolti in una antologia intitolata Bespelling Jane Austen. Mentre da noi in Italia tre dei racconti sopracitati, quelli di Mary Balogh, Susan Krinard e Colleen Gleason, sono disponibili singolarmente in versione ebook:
Titolo: Incantevole Persuasione
di Mary Balogh
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Avevano cercato di farle dimenticare quel pomeriggio quando, bambina, Jane aveva dichiarato di essere stata, in una vita precedente, la giovane figlia del curato. Ma il ricordo era rimasto lì, pronto ad affiorare e ora finalmente, grazie a quel giovane e avvenente capitano, tutto riemerge in superficie.Ci conosciamo da una o dieci vite. Da sempre, a dire il vero… sono le parole che lui ha pronunciato, rivelandole una verità inconcepibile, eppure inconfutabile. Perché il Capitano Mitford altri non è che il suo amato perduto. Ma in tutte le vite passate la loro storia d'amore è finita tragicamente. Sono destinati a non veder coronato il loro amore, o forse esiste una speranza che, un giorno, il sentimento trionfi sul crudele destino?
Titolo: Il castello di Northanger
di Susan Krinard
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Caroline Merrill nutre una passione davvero smodata per i libri e in particolare per le novelle popolate di vampiri, castelli e buie notti di luna. Caroline ha anche una sfrenata fantasia, che la porta ad ambientare storie in ogni luogo che visita e a fare di ogni persona che colpisce la sua curiosità la protagonista di un racconto. Non ha idea di quanto possa essere pericolosa questa sua innocente passione, almeno finché non inizia a sospettare che l'affascinante Mr. Blanchard sia uno di quei succhiasangue che popolano le storie che tanto ama.
Titolo: Vampiri, orgoglio e pregiudizio
di Coleen Gleason
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Non c'è niente di peggio di un uomo arrogante e presuntuoso!, considera Lizzie Bennet subito dopo aver conosciuto Mr. Darcy. E poi… che razza di nome è Fitzwilliam? E da dove esce quel suo modo di parlare affettato, tutto fatto di Miss Elizabeth, lunghi silenzi e parole ricercate, quasi lui fosse un damerino nel bel mezzo di un salone da ballo del 1800 invece che un giovane a una festa aziendale nel Ventunesimo secolo. In effetti, però, quando si ritrovano vestiti entrambi in abiti Regency durante la festa di Halloween, lui sembra proprio calato nel suo elemento. E sembrano adatti alla notte delle streghe anche quegli occhi dalla sfumatura rossiccia e quei denti aguzzi ben mascherati dalle labbra sensuali, che lasciano immaginare storie oscure di zombie, vampiri e…
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Elefanti e zanzare
Ci sono tanti modi di riempirsi di debiti, dai più nobili ai più beceri. C’è chi firma cambiali per comprarsi l macchinone, chi è costretto ad aprire un mutuo per pagare le spese mediche a un figlio. C’è chi compra una casa per la sua famiglia e chi, moderno Dimitri Karamazov, si sputtana tutto in feste donne alcol e droghe. C’è chi lo fa per se, chi per i propri familiari, chi per investimento e chi per vanagloria. E poi c’è Novello Malatesta, mio nuovo eroe. Siamo nel 1400, a Cesena. Si respira aria di Rinascimento, ma la vita non è affatto facile: l’Europa è devastata da ondate successive di peste nera, l’Italia è dilaniata da guerre. Le condizioni igieniche sono terribili, la mortalità infantile è altissima, l’aspettativa di vita media è di trentacinque anni. La cultura? Roba per pochi. La stampa devono ancora inventarla, la carta è poco diffusa, i libri sono rari e difficili da realizzare. Costosissimi. In un’epoca in cui potere e ricchezza si misuravano in terra, un manoscritto in pergamena arrivava a costare l’equivalente di due o tre poderi. Bene, in questo scenario si svolge la storia di Domenico Malatesta, signore di Cesena, soprannominato Novello. L’emblema dei Malatesta era l’elefante indiano, e Novello scelse come effige un Elefante accompagnato dall’epigrafe: “L’elefante non teme le zanzare” Era un bel personaggio Novello. Costantemente in lite col fratello Sigismondo, signore di Rimini; liti che per anni sfociarono in una sanguinosa guerra, terminata solo grazie all’intervento pacificatore degli Este. Ma le guerre col fratello erano solo una distrazione da quello che era il suo intento principale: far grande la sua città. E così, malgrado le guerre e le liti familiari, durante gli anni illuminati del suo governo commissionò fortificazioni, ospedali, importanti opere di ingegneria civile (tra cui addirittura un traforo nel quale far scorrere un canale che doveva alimentare mulini). E poi iniziò la costruzione di quello che era il suo sogno, e che diventò la sua ossessione: la grande Biblioteca Malatestiana, quella che diventerà la prima biblioteca civica d’Italia. Commissionò la costruzione all’architetto Matteo Nuti, e insieme a lui concepì quella che è uno dei più palpabili esempi di amore per la cultura. Il fuoco, nemico per definizione dei libri, era bandito, quindi niente candele. Per poter leggere serviva la luce, quindi la struttura doveva essere piena di finestre. Anche l’acqua è nemica dei libri, quindi serviva un giusto grado di umidità e un’adeguata areazione. Il risultato è una biblioteca pensata come una chiesa, dove però la divinità venerata sono i libri. I libri, preziosissimi, sono incatenati ai banchi, i meravigliosi “Plutei” in legno, che fanno da panche, scaffali e leggio. La particolarità qui è che non è il libro che viene portato al banco di lettura, ma è lo studioso che deve andare dal libro, che ha una sua posizione fissa. Il libro al centro, più dell’uomo che lo legge; il libro come oggetto di culto di rispetto e venerazione, in una biblioteca che sembra una Cattedrale. Così il nostro Novello, dopo aver definito il progetto, inizia a spendere per le opere di realizzazione. Intanto c’è la Peste, ci sono le guerre col fratello, ci sono le carestie: Novello non si fa distrarre, e porta avanti il suo sogno. La biblioteca sarà dichiaratamente pubblica, a beneficio della cittadinanza, ma ad un tratto le autorità cittadine, spaventate dall’aumentare vertiginoso dei costi, decidono di tagliare i fondi, dirottandoli su capitoli di spesa più concreti, e bloccano il progetto: Novello non si scoraggia, mette mano al suo ingente patrimonio personale, e di tasca sua continua a finanziare i lavori e ad acquistare volumi. I suoi consiglieri finanziari sono molto preoccupati, i fondi, pur abbondanti, sono agli sgoccioli, cercano di dissuaderlo e fermare quel suicidio economico: Novello se ne frega e compra sette rarissimi testi ebraici. Le casse sono ormai vuote, la biblioteca è completa ed inaugurata, ma non porta alcun reddito perché aperta gratuitamente a tutti gli studiosi; Novello riceve una lettera da Costantinopoli dove un suo agente ha reperito quattordici manoscritti greci, acquistabili per una somma da capogiro: Novello non ci pensa un attimo, si indebita mettendo a garanzia il suo patrimonio immobiliare personale e, contentissimo, perfeziona l’acquisto. Alla sua morte lascerà per testamento la biblioteca alla città di Cesena, con precise disposizioni sulla pubblica fruibilità e sulla figura professionale che dovrà prendersi cura dei libri (per i quali aveva previsto in pagamento di un fondo a parte). Ho un debole per chi vive di passioni. Se poi queste passioni sono destinate al bene collettivo, mi emoziono. Me lo immagino Novello, dopo aver firmato il mutuo per l’acquisto dei 14 codici greci; mi sembra di sentire la sua impazienza, nell’attesa che i libri arrivino da Costantinopoli; mi sembra di percepire il suo orgoglio, nel pensare a quanti potranno accedere gratuitamente a quella immensa fonte di cultura altrimenti preclusa a tutta l’Italia. Mi sembra di sentire i bisbigli e i mormorii dei suoi grigi burocrati, dei contabili, dei concittadini benpensanti che lo prendevano per pazzo: riempirsi di debiti per regalare libri al popolo, che follia! Ma gli elefanti non temono le zanzare E allora vai avanti Novello, per la tua strada. Da parte di tutti noi , amanti della lettura che hanno la fortuna di vivere in un’epoca in cui i libri sono accessibili a tutti, ti giunga un immenso ed imperituro grazie. E che questa storia possa aiutare tutti noi, ognuno di noi, a ricordarci ogni giorno come vogliamo vivere la nostra vita. Ogni giorno facciamo scelte che in qualche modo definiscono quello che siamo: Sta a noi decidere se essere Elefanti o Zanzare Foto di Andrea Sylos Labini per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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"La Libreria Dove Tutto è Possibile" di Stephanie Butland: Un Luogo di Rifugio e Segreti Nascosti. Recensione di Alessandria today
I libri conoscono il cuore di chi li legge: un romanzo di crescita personale, amore e guarigione attraverso la forza della letteratura.
I libri conoscono il cuore di chi li legge: un romanzo di crescita personale, amore e guarigione attraverso la forza della letteratura. Recensione “La Libreria Dove Tutto è Possibile” è un romanzo commovente e riflessivo di Stephanie Butland, che racconta la storia di Loveday Cardew, una giovane donna che ha trovato rifugio in una libreria di libri usati. I libri sono tutto ciò di cui si fida,…
#Autrici britanniche#guarigione attraverso i libri#La Libreria Dove Tutto è Possibile#legami tra libri e lettori#letteratura e amore#letteratura rifugio#letture emotive#libri che curano#libri come rifugio#libri e autori#libri e guarigione#libri e vita#libri usati#Loveday Cardew#narrativa commovente#narrativa contemporanea#narrativa contemporanea emozionale.#potere dei libri#protagoniste femminili forti#recensione La Libreria Dove Tutto è Possibile#resilienza emotiva#romanzi con segreti nascosti#romanzi di segreti#Romanzi emozionanti#romanzi sulla letteratura#romanzo Stephanie Butland#romanzo su librerie#Segreti di famiglia#Stephanie Butland#Stephanie Butland romanzi
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Al FLA Festival di Libri e Altrecose 2024, con Daniela Quieti
L’Edizione del FLA Festival di Libri e Altrecose 2024 tenutosi come sempre a Pescara dal 7 al 10 novembre 2024, ha riscosso anche questa volta, un grande successo di pubblico. Quest’anno la rosa degli eventi proposta è stata particolarmente ricca, per un totale di quasi 200 appuntamenti: tra letteratura, giornalismo, talk, reading, teatro, fumetto, danza, musica e... altrecose!Noi di Vortici.it abbiamo scelto di seguire per voi la presentazione dell’ultima fatica letteraria di Daniela Quieti(autrice già nota ai lettori di Vortici) dal titolo meraviglioso: FORSE L’ETERNITA’- Poesie (IBISKOS ULIVIERI), tenutasi lo scorso 8 Novembre c/o Sala Unione – Nuovo Spazio Fla.L’incontro è stato moderato da Vittorina Castellano:L’autrice Daniela Quieti, che ringrazio, mi ha poi concesso questa splendida intervista: 1. Forse l’Eternità. Perché hai scelto questo titolo? Qual è il tuo rapporto con essa? Ringrazio di cuore Annapaola Di Ienno, Direttrice Responsabile della rivista Vortici, per questa significativa intervista. Ho scelto il titolo “Forse l'eternità” per la mia silloge di poesie riprendendo il verso finale del componimento che chiude la raccolta. In questo nostro tempo attraversato da tante tragedie e incognite, nel quale la serenità del vivere sembra allontanarsi sempre di più, riavvicinarsi al mistero della trascendenza e dell’infinito mitiga i dolori dell’esistenza, riconcilia con la propria interiorità e con il mondo donando all’anima quell’anelito di eternità che manca al nostro essere temporaneo. 2. Come ti sei avvicinata alla poesia? Dalla giovane età sono stata esortata dalla famiglia e dagli insegnanti alla lettura, alla scrittura e al dialogo. I miei mi donavano libri nelle varie ricorrenze e mi piaceva sfogliarli ed elaborare le mie impressioni. Scrissi i miei primi versi su un piccolo quaderno di altri tempi con la copertina nera e i profili rossi, che custodivo in un cassetto come un tesoro. Con il trascorrere degli anni compresi quanto fosse gratificante riuscire a condividere con i lettori sensazioni ed emozioni attraverso il valore simbolico, fonico e suggestivo della parola scritta. 3. Che cosa ha ispirato questa silloge?Questa silloge di poesie è stata ispirata da riflessioni e interrogativi sullo smarrimento, la transitorietà, le contraddizioni e i timori che modellano il vivere del nostro tempo, custode del mutevole avvicendarsi delle stagioni e dei loro accadimenti voluti o imposti. L’impatto con una realtà incerta, caratterizzata da eventi distruttivi e disorientanti come le guerre, le pandemie, le migrazioni, l’intelligenza artificiale e i cambiamenti climatici, è tale da frantumare le sicurezze che si credevano raggiunte e pone nuovi dilemmi sulla ricerca di senso dell’esistere, chiamando a proiettarsi da una storia individuale in quella collettiva. Nel desiderio di riappropriarsi dell’armonia del creato e della sua interconnessione tra terra e cielo, illuminazioni universali di speranza e amore espandono la consapevolezza sia del dolore sia dell’attesa di una rinascita. 4. Arte e poesia, per te sono due facce della stessa medaglia? Credo che la Poesia sia una delle espressioni artistiche più significative perché evoca l’immaginazione, i sentimenti, lo stupore della natura circostante, esprimendo la consapevolezza di un’esperienza emotiva attraverso un linguaggio strutturato in relazione al suo significato, all’armonia e al ritmo, un “linguaggio universale d’arte e poesia, un diverso tempo per tracciare il giusto posto…” 5. Quale messaggio vorresti lasciare al lettore che leggerà questa tua ultima fatica? Nei miei anni d’insegnamento e nella mia attività giornalistica e sociale sono stata vicino alle coscienze e alle aspirazioni dei giovani e dei meno giovani. Questa nostra società, tanto in crisi quanto a valori, ha bisogno dell’onestà intellettuale e della migliore creatività per realizzare un futuro migliore. Esorto quindi soprattutto i giovani a essere partecipativi e ad avviarsi verso la formazione personale senza la fretta di un fragile successo ma con un solido rigore e con la conoscenza del passato, per capire meglio il presente in un accostamento fertile con i nuovi modelli culturali. Daniela Quieti: laureata in Lingue e Letterature Straniere, già docente di Lingua e Letteratura inglese, è giornalista, presidente dell’Associazione Logos Cultura, direttore editoriale dell’omonimo periodico e della Pegasus Edition. Cura rubriche di cultura e tradizioni per Radio Speranza e alcune testate. Ha conseguito diplomi di specializzazione linguistica e per l’attività di volontariato socio-sanitario. Ha pubblicato diversi libri di poesia, narrativa e saggistica. Partecipa attivamente a rassegne letterarie. Per le sue opere, anche tradotte in altre lingue, e per l’attività culturale ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali. Read the full article
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La straordinaria vita di John Forbes Nash, Jr. tra genio matematico e schizofrenia
John Forbes Nash, Jr., nato il 13 giugno 1928 a Bluefield, è stato un matematico statunitense di straordinario talento, noto per i suoi contributi pionieristici nella teoria dei giochi e per il suo percorso di vita segnato dalla lotta con la schizofrenia.Grazie alle sue innovative intuizioni matematiche, Nash ricevette il Premio Nobel per l’economia nel 1994, in riconoscimento del suo lavoro rivoluzionario sui modelli di equilibrio in sistemi non cooperativi. Tuttavia, il suo talento era offuscato da una malattia mentale debilitante, che incise profondamente sulla sua vita personale e professionale.
L’inizio della genialità: infanzia e formazione
Nash mostrò sin da piccolo un’intelligenza sopra la media e un’indole introversa. A Bluefield, nella sua infanzia e adolescenza, si distingueva per il suo amore per i libri piuttosto che per le attività sociali o i giochi con i coetanei. La sua famiglia, composta dal padre ingegnere e dalla madre colta e determinata, lo incoraggiava ad esplorare il mondo della scienza. Fin dai primi anni di scuola, Nash era affascinato dalla matematica e dai numeri, tanto che, a soli 14 anni, lesse il libro I grandi matematici di Eric Temple Bell, un’opera che suscitò in lui l’interesse per il famoso teorema di Fermat e lo spinse a cercare di dimostrarlo da solo.
La sua ascesa accademica continuò a Princeton, dove, oltre alla teoria dei giochi, approfondì la topologia e l’algebra, sviluppando abilità straordinarie nella risoluzione di problemi complessi. Durante questo periodo, formulò i fondamenti della teoria dei giochi non cooperativi, che divennero successivamente conosciuti come “equilibrio di Nash”. Questo concetto, cruciale nella teoria dei giochi, permette di prevedere strategie di comportamento in situazioni di conflitto e competizione, e trova applicazioni in economia, politica, e altre discipline.
La schizofrenia: l’ombra su un genio
A partire dal 1959, il cammino di Nash cambiò radicalmente con l’insorgenza della schizofrenia, una malattia mentale che lo costrinse a numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici. Inizialmente, Nash si era presentato ai colleghi con un giornale sostenendo che contenesse messaggi cifrati indirizzati solo a lui. Questa fu una delle prime manifestazioni della schizofrenia, che divenne ben presto una presenza costante nella sua vita, portandolo a sviluppare paranoie e allucinazioni. Nash vedeva complotti ovunque, e spesso affermava di essere un’entità speciale, come l’imperatore dell’Antartide o persino il piede sinistro di Dio.
Con il progredire della malattia, Nash e la sua famiglia affrontarono un lungo periodo di difficoltà. Tra ricoveri e trattamenti intensivi, come lo shock insulinico e la clorpromazina, il matematico perse il suo incarico accademico e vide la sua vita privata sgretolarsi. Tuttavia, la sua resilienza e l’amore della moglie Alicia furono determinanti per la sua graduale ripresa. Verso gli anni ’70, Nash rifiutò di continuare la terapia farmacologica e imparò a gestire i sintomi della schizofrenia senza farmaci, conducendo una vita in bilico tra momenti di lucidità e ricadute. Con il passare degli anni, riuscì a mantenere un equilibrio, integrandosi nuovamente nell’ambiente accademico.
La rinascita e il Nobel
Dopo decenni di lotta, gli anni ’90 segnarono una rinascita per Nash. Finalmente libero dai sintomi più gravi della schizofrenia, poté tornare a dedicarsi alla matematica e fu accolto con entusiasmo dalla comunità accademica internazionale. Il conferimento del Premio Nobel per l’economia nel 1994 simboleggiò il culmine della sua rinascita e della sua straordinaria carriera. La decisione della Commissione Nobel di premiarlo evidenziava l’importanza delle sue scoperte, che avevano influenzato profondamente l’economia e la teoria dei giochi. Nash ricevette il premio come riconoscimento per i suoi contributi giovanili, ma anche come simbolo della sua vittoria contro la schizofrenia.
La storia di Nash tra letteratura e cinema
La vita di Nash fu resa celebre dal libro di Sylvia Nasar Il genio dei numeri, pubblicato nel 1998, e successivamente dal film A Beautiful Mind, diretto da Ron Howard nel 2001. Il film, che valse diversi Oscar, narra in modo romanzato la lotta di Nash contro la schizofrenia e il suo ritorno alla normalità, grazie anche al supporto della moglie Alicia. Interpretato da Russell Crowe, A Beautiful Mind portò al grande pubblico la straordinaria storia di Nash, sebbene con alcune semplificazioni e modifiche narrative rispetto alla realtà.
Il ritorno alla matematica e il Premio Abel
Oltre al Nobel, nel 2015 Nash fu insignito del prestigioso Premio Abel per i suoi contributi nella teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali non lineari e le loro applicazioni in analisi geometrica, un riconoscimento che sottolineava ancora una volta la sua immensa portata come matematico. La schizofrenia era ormai un’ombra lontana per Nash, che aveva raggiunto una serenità tale da poter accettare premi e riconoscimenti senza l’interferenza della malattia.
L’epilogo di una vita straordinaria
Il 23 maggio 2015, a ottantasei anni, John Nash morì insieme alla moglie Alicia in un tragico incidente stradale nel New Jersey. I due stavano tornando in taxi dall’aeroporto di Newark, dopo aver ritirato il Premio Abel in Norvegia, quando la loro auto fu coinvolta in un incidente. Così si concluse la straordinaria vita di Nash, un uomo che, nonostante le difficoltà causate dalla schizofrenia, riuscì a contribuire in modo indelebile alla matematica e alla teoria dei giochi, lasciando un’eredità che continua a ispirare studiosi e persone in tutto il mondo.
In sintesi, John Nash rappresenta uno dei più complessi e affascinanti esempi di genio e fragilità, una figura che ha mostrato al mondo come la schizofrenia, pur essendo una malattia debilitante, non debba necessariamente impedire a una persona di contribuire in modo significativo alla società. Grazie ai suoi risultati in ambito matematico e alla sua lotta contro la schizofrenia, Nash continua ad essere ricordato come uno degli esempi più straordinari di resilienza e di potere del pensiero umano.
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“Ma volevo chiederti una cosa, tu ti sei mai innamorato?”
“Scusa?”
“Ti ho chiesto se ti sei mai innamorato”
“Non me l’avevano mai chiesto durante un’intervista.”
“Oh ma non devo stamparla per forza.”
“Che cosa?”
“La storia scritta sulla tua faccia.”
“Davvero? È così evidente?
“Io ho una teoria. Secondo me una relazione è un po’ come un razzo. Uno cerca di mandarlo nello spazio, serve il carburante per uscire dell’atmosfera terrestre e continuare ad andare, incurante di quello che ti arriva addosso, nella direzione di lancio.”
“Tutto sta nella prima esplosione.”
“Non è tanto ‘abbiamo quello che ci serve per tutta la vita?’ quanto piuttosto la spinta iniziale.”
“Quando è finita ho fatto quello che fanno tanti quando devono allontanarsi da ciò che amano, mi sono buttato nel lavoro. Paradossalmente l’unico rimedio alle pene d’amore è stato… l’amore. Nei libri, nei film, nelle ricerche, ho ricominciato a vedere altre persone. È stato un lento recupero, ma ho ricominciato ad avere fiducia nella gente. Le statistiche che leggevo contraddicevano il risentimento che nutrivo verso i ‘romantici’. In realtà, di solito la gente non manda tutto a puttane e questo mi ha dato speranza.”
“Quando l’ho incontrata di nuovo, in quel momento, mi sono accorto di non essere stato pienamente vivo negli ultimi due anni. Ho incontrato persone fantastiche, brillanti, simpatiche, affettuose, ma nessuna era lei. In quella strada, per un istante fugace, sono tornato ad essere vivo ma non l'ho cercata.”
“Fidati non troverai mai pace se non ci provi, non puoi continuare così per tutta la vita. Credimi, il non sapere distruggerà te e, potenzialmente, ogni altra donna che incontrerai. Se lei ha davvero voltato pagina, almeno potrai farlo anche tu e conoscere altre persone.”
“Aspetta, come fai ad esserne così sicura?”
“A volte capisci che il vero amore, nella forma assoluta, ha molti scopi nella vita. Non si tratta solo di mettere al mondo dei bambini, di romanticismo, di anime gemelle o di compagni di vita. L’amore provato in passato, quello che non è mai finito, quello non sperimentato, quello perduto, pare facile e infantile a coloro con cui scegli di mettere su famiglia. In realtà, è la forma più pura e concentrata di amore.”
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15/09/2024 • Da studente a lavoratore Pt.1
Inizio a scrivere quello che volevo raccontare da tempo. Ritorniamo all'estate del 2023: dopo aver terminato con sacrificio la sessione estiva, mi sono concesso un periodo di totale relax. Studio zero e due vacanze, non avevo sbatti di organizzare qualcosa di complicato all'estero anche se il pensiero mi ha sfiorato. Ne ho fatta una in Cilento e una in Abruzzo, mi sono piaciute molto entrambe. La fine della pacchia giunge con l'inizio di settembre. Grazie ai miei sacrifici precedenti non mi sono portato nessun esame nella sessione autunnale: era arrivato il momento di scrivere la tesi. Eh sì, un tempo erano gli altri più grandi di me che dovevano fare questa cosa complicata, ma era arrivato anche il mio momento. Affronto questo periodo con flashback di tutti i miei percorsi di studio, e dei bei momenti passati con i miei compagni di università, consapevole che con quasi tutti si sarebbero persi i rapporti perché abitiamo lontani. Che nostalgia l'ultima lezione insieme! Ci siamo fatti una foto, la custodirò con amore. Ritornando alla tesi, il problema principale era: e mo come si fa?! Mai letta una tesi, non sapevo come si scriveva, non conoscevo le regole di battitura e stesura, non sapevo usare tutte le funzioni del Word tipo l'indice interattivo, e la parte peggiore era tutto ciò che aveva a che fare con le ricerche da fonti certificate, la bibliografia e il rischio di plagio. Rotture di palle immense. L'argomento e la relatrice mi sono state consigliate da una persona presente dove studiavo, e sinceramente era un po' noioso come argomento ma mi ero ripromesso di renderlo più piacevole. Un passo alla volta ricercavo, parafrasavo, scrivevo io con mie conoscenze, allegavo immagini con fonti, modificavo il formato, la calligrafia, gli spazi tra i righi, quelli a bordo pagina, aggiungevo le note a piè di pagina, aggiornavo l'indice interattivo, continuavo a trovare altri argomenti, segnavo ogni volta le fonti e creavo note bibliografiche e una bibliografia finale. I problemi non mancavano di certo, ovviamente, come mi avevano già anticipato orde di meme sui social, la relatrice non rispondeva spesso, quando lo faceva non le andava bene quello che avevo scritto, mi inviava libri o mi mandava da qualcuno a prendere altro materiale, giustamente quasi alle scadenze. Ricordo ancora una notte passata in bianco per questi motivi. Altra noia Er ail frontespizio, non si capiva quale fosse quello giusto e alla fine abbiamo superato anche questo ostacolo. Senza altri dettagli, ho finalmente finito di scrivere il contenuto della tesi, la metto sui CD non so nemmeno io come (altra palla) e consegno CD e altra documentazione in segreteria. Non è finita con la tesi, mancavano i ringraziamenti finali, la scelta del colore della copertina, lo stile, il colore delle scritte...faccio tutto e compro online alcune copie, prevedendo che dovevano arrivare in tempo per il grande giorno. Fin'ora ho parlato della tesi, ma c'è parecchio altro da raccontare. Passiamo alla questione Laurea Magistrale. Ho scelto di continuare il percorso di studi, e per farlo dovevo superare il test di accesso che si sarebbe tenuto prima della laurea triennale. Con anche l'aiuto della mia famiglia ci siamo informati su tutto e con tanta burocrazia ho potuto fare l'iscrizione al test "con riserva" perché non ero laureato ma laureando. La mia famiglia mi ha comprato il libro di preparazione ai test, e spesso studiavo da lì o da esercitazioni sul PC, purtroppo contemporaneamente alla stesura della tesi e ad altro che dirò dopo.
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