#legame con il mare
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pier-carlo-universe · 22 days ago
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È una serata calma: l’incontro con il passato e il desiderio di Laura Neri. Recensione di Alessandria today
La bellezza dei ricordi d'infanzia e il fascino del mare nella poesia di Laura Neri
La bellezza dei ricordi d’infanzia e il fascino del mare nella poesia di Laura Neri. La poesia È una serata calma di Laura Neri cattura l’essenza di un momento di calma, in cui i pensieri della poetessa si mescolano al fascino del tramonto e al desiderio nostalgico di ritrovare il mare. Attraverso immagini vivide e nostalgiche, Neri ci trasporta in un viaggio intimo che rievoca i ricordi…
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segaligno · 3 months ago
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Cerco quella ragazza che faccia l’amore solo ed esclusivamente con me. Che se ne freghi di Tik Tok e di Instagram, perché ci sono io a leccargliela, mica i reel della gente in cerca di visibilità.
Cerco quella ragazza che faccia quello che dico io. Che mi appartenga nell'anima e nel corpo, che viva solo per il nostro amore, immune alle distrazioni vuote del mondo moderno. Una fanciulla il cui sguardo si perda nei miei occhi, anziché nei freddi schermi illuminati da luci effimere.
Cerco quella ragazza che, nel silenzio delle notti stellate, ascolti solo la melodia del nostro respiro, sincronizzato come un'unica sinfonia di desiderio. Che non abbia bisogno di applausi digitali, perché troverà la sua gloria nell’adorarmi. Che scelga di essere la mia musa, di danzare con me sulle note di una passione eterna, di abbandonarsi a un amore che non conosce confini, in cui ogni tocco è un giuramento di fedeltà. Che faccia delle mie parole il suo vangelo, dei miei desideri il suo credo, che sappia perdersi nelle mie braccia e ritrovarsi, ogni volta, più vicina alla felicità.
Immagino quella ragazza che non abbia timore di abbandonare ogni maschera, di mostrarsi nella sua essenza più pura e vulnerabile, perché sa che nel mio abbraccio troverà rifugio e non giudizio. Cerco una compagna che, con la stessa devozione, mi stringa forte, come se fossi l’unico ancoraggio nel mare in tempesta. Una ragazza che non si perda nei riflessi ingannevoli del mondo, ma che si immerga nella verità del nostro legame, senza esitazioni, senza remore.
Desidero quella donna che non cerchi conferme altrove, ma che sappia che nel nostro amore c’è tutto ciò che le serve, tutto ciò che desidera, tutto ciò che sogna. Che sappia che le nostre anime si sono scelte non per caso, ma per una forza che va oltre il tempo e lo spazio, oltre i banali giochi delle apparenze. Una donna che sappia amare non solo con il corpo, ma con il cuore, con l’anima, con tutto ciò che è, in una comunione di intenti che ci renda inseparabili, invincibili.
Cerco quella ragazza che, nel nostro mondo, costruito solo per noi due, sappia che non esiste altro al di fuori, perché al di fuori non esiste nulla di più reale, di più intenso, di più vero di questo amore che brucia come un fuoco eterno, che illumina la nostra vita con una luce che nessuna tecnologia potrà mai eguagliare.
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ilcaffeletterariodimars · 9 days ago
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⋆˙⟡ recensione: io ci sarò - kyung-sook shin
«Ogni tanto mi convinco che la giovinezza dovrebbe arrivare alla fine della vita».
Una telefonata all’alba da una persona con cui non ha rapporti da otto anni. È così che la scrittrice Jeong Yun si sveglia un giorno: lo scambio è breve, ma quelle poche parole la scuotono profondamente.
“Il Professor Yun è all’ospedale”.
Si risvegliano così i ricordi della gioventù sopiti da tempo nella sua memoria: i visi che sembrava aver dimenticato ricompaiono agli occhi e le conversazioni con persone che non sono più nella sua vita rimbombano nelle orecchie. E così Jeong Yun ci porta con lei nella sua giovinezza, raccontandoci tutti i momenti che la hanno così profondamente segnata.
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Sono tre giovani che si incontrano per caso in un’aula universitaria di Seul a essere i protagonisti di questo romanzo, sullo sfondo le proteste studentesche che hanno smosso la Corea del Sud negli anni ’80 durante la dittatura di Chun Doo-Hwan. Un ragazzo che è in prima fila nei cortei, una ragazza che scappa dalla campagna per perdersi nella metropoli coreana e una che nasconde le mani agli occhi indiscreti degli altri: questo il trio che in poco tempo, e per caso, stringe un legame speciale. Basta un momento, una giornata particolare in cui le vite dei tre ragazzi si incontrano nello stesso posto nello stesso attimo, per creare un sodalizio che segnerà per sempre la vita di ognuno.
Le loro storie si intrecciano, ciascuno di loro porta un fardello che ne contraddistingue il carattere e che con il tempo condividono con gli altri, cercando in qualche modo di non sprofondare sotto il dolore del proprio passato. Si immagina un futuro privo di tensioni e di sofferenze, un futuro non definito temporalmente in cui “un giorno” si potrà essere liberi di vivere in tranquillità, senza affondare nel mare tormentoso delle insicurezze personali e delle violenze militari. Un futuro in cui il trio si pensa comunque insieme, l’uno a sostegno dell’altro. Tuttavia il futuro immaginato non si rivela altro che un pio desiderio, perché i sensi di colpa, i rimpianti e le vuote promesse dipingono le pagine di questo romanzo, componendo un quadro tanto doloroso quanto spietatamente reale della gioventù e della fragilità dei rapporti umani. I protagonisti sembrano inconsapevolmente consapevoli di questo aspetto inesorabile della vita e quasi per combatterlo indirizzano l’uno all’altro una frase ricorrente: “Non dimentichiamo questo giorno”; un vano e febbrile tentativo di sottrarre dal fluire del tempo un istante effimero, come se fosse possibile salvare nella memoria un attimo di vita nello stesso modo in cui si scatta una fotografia.
Tuttavia, alla fine del libro la protagonista Jeong Yun, immersa nuovamente nella sua quotidianità, riesce a ritrovare un barlume di speranza: nonostante l’allontanamento, i legami non scompaiono e le persone possono continuare a vivere con noi grazie alle nostre esperienze. D’altra parte, anche il titolo coreano originale, 어디선가 나를 찾는 전화벨이 울���고 vuole esprimere questo sentimento di speranza: "dovunque io sia, c’è un telefono che squilla e che mi cerca". E Jeong Yun alza sempre la cornetta del telefono per rispondere, perché alla fine nessun rapporto muore veramente. E alla persona che sta dall'altro capo della linea sarà sempre pronta a dire: "Io ci sarò".
Mars.
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rubricadeipensieri · 2 months ago
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In amore vince chi fugge..
Ci sono relazioni che non lasciano solo il cuore spezzato, ma anche la mente a pezzi. Sono quei legami che sembrano travolgere tutto, consumando ogni energia, ogni pensiero. Ti ritrovi a camminare su gusci d'uovo, cercando di non fare troppo rumore, di non disturbare, per paura di perdere tutto o di perdere te stesso. In quei momenti, ti rendi conto che hai dato tutto quello che avevi, ma non era mai abbastanza.. L'insicurezza prende il sopravvento, e la persona che eri si dissolve lentamente. È come se il tuo valore dipendesse dall'altro, e quando ti accorgi che non tornerà indietro nulla, la tua mente collassa, lasciandoti solo con i pezzi di ciò che eri un tempo. E il dolore mentale, quello che nessuno vede, è il più devastante..
Ho vissuto tutto questo..
Mi sono aggrappata a ogni momento, a ogni parola, cercando di salvare qualcosa che mi stava lentamente distruggendo.. Ogni discussione sembrava spezzarmi, ogni silenzio mi faceva sentire inutile. È difficile spiegare come ci si sente quando, anche dando tutto, non è mai abbastanza. Piangevo, non dormivo, e mi ritrovavo intrappolata in un vortice di pensieri negativi. Ogni piccolo gesto carino da parte sua diventava un'ancora di salvezza, una speranza che le cose potessero cambiare. Non mi sentivo ascoltata e capita; la nostra relazione era un continuo dare e togliere, un'altalena emozionale che mi portava a momenti di benessere seguiti da abissi di malinconia.. Ogni volta che pensavo di aver trovato un equilibrio, un gesto o una parola mi riportava indietro, facendomi dubitare del mio valore, della mia importanza e soprattutto portandomi a chiedermi: "Sono davvero così stupida?".. Eppure, mi aggrappavo a queste briciole d'affetto, più mi rendevo conto che stavo amando sola.. Era come se l'amore che davo fosse un dono non richiesto, un sacrificio silenzioso in un mare di indifferenza. Questa instabilità mi ha fatta sentire come se fossi su un campo di battaglia, costantemente in attesa del prossimo attacco emotivo.. Persi la fiducia.. Fiducia minata da parole vuote, da attese disattese e da promesse mai mantenute. Mi sono ritrovata a mettere in dubbio ogni gesto, a dubitare di ogni affermazione. Quel che un tempo sembrava solido è diventato instabile, lasciandomi sospesa tra il desiderio di credere e la paura di essere delusa di nuovo..
Alla fine, ho capito che forse mi tenevo aggrappata all' immaginazione della vita bella che avrei potuto avere, delle emozioni stupende che avrei potuto provare. Sognavo un amore che fosse rifugio, un legame che mi elevasse invece di farmi sentire inadeguata. Mi rendevo conto che vivere nella speranza di un futuro ideale mi impediva di vedere il presente per quello che era..
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Come questo cielo rosa al buio, che evoca sia la bellezza che la malinconia, riflette le emozioni che ho vissuto.. A volte, le cose più belle possono essere le più complesse.
Ho lasciato andare o almeno ci ho provato..
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Spiaggia di Scauri, agosto 2022, lei si chiama Teresa ha poco meno di 30 anni, due figli adolescenti e in braccio una bimba nera di circa 18 mesi, si chiama Sonia. Mi guardo attorno e cerco sua madre. Ma donne africane nemmeno l'ombra. Teresa avrà forse un compagno africano, con cui ha avuto la bimba, penso, ma non è possibile perché Sonia sarebbe stata mulatta e non nero ebano. La bimba ha treccine annodate da mani di donna africana. Gioca e scherza sulla spiaggia con Teresa e i suoi figli. Teresa prepara l'asciugamani per avvolgerla subito dopo il bagnetto, le toglie il costumino bagnato, le mette il pannolino, le da la pappa e poi l'addormenta all'ombra, nel passeggino. Sono curiosa di sapere qual é il legame tra la bimba ebano e Teresa con la sua famiglia. E così mi avvicino ed ammirando Sonia, che dorme appaciata e serena, cerco di sapere.
"la madre è una giovane donna del Senegal che lavora sulle spiagge, vende abiti, fa treccine, e Sonia andava in giro con lei sotto al sole tutto il giorno." dice Teresa "così pian piano la tenevamo noi, un giorno, poi due, poi tre. Prima per qualche ora, poi la bimba era contenta e così la madre me l'ha affidata." Teresa e la sua famiglia fa vacanza a Scauri e tiene con sé la bimba, lasciando sua madre serena nel suo lavoro stancante e Sonia fa la bimba, con i tempi... suoi tempi. Gioca amata da Teresa e dai suoi figli. Tutta la spiaggia collabora e lei è allegra e sorridente passa di braccia in braccia, come ad una festa tutta per lei. La sera Teresa la riporta alla madre. Sonia piange, il più delle volte, perché vorrebbe restare con Teresa.
"ma lei è la madre" dice Teresa "é giusto che stia con lei la sera, a lavoro finito"
Una storia di solidarietà, una cura al contrario non un immigrata che cresce i figli della signora bianca al mare, ma una famiglia napoletana che gratuitamente cresce una bambina figlia di immigrati.
Questa storia é un esempio di amore senza confini e senza pregiudizi.
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Carola Flauto
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me-soltanto-me · 5 months ago
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La donna ha un legame fortissimo e incomprensibile con il mare.
La donna ama il mare.
L'essere umano in genere è legato al mare, ma mai quanto la donna.
Web
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Me
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ambrenoir · 3 months ago
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DALLA PAGINA FB DI SEBASTIANO ALICATA
UN DESTINO INTRECCIATO
È stato recuperato anche l’ultimo corpo dentro il Bayesan, quello della figlia 18enne di Mike Lynch, ed ora il veliero "inaffondabile" che è stato per qualche giorno la tomba di sei persone, giace a 50 metri di profondità in fondo al mare siciliano con 18.000 litri di carburante e tutte le prove che potranno aiutare a capire le dinamiche di un naufragio su cui ci sono ancora dei punti poco chiari. Ci vorranno settimane se non mesi e pare almeno 15 milioni di dollari per riportare l'imbarcazione in superficie.
Recuperare il relitto del Bayesian non serve solo per l’inchiesta. Lo yacht valeva circa 30 milioni di euro. E secondo il The Sun l’assicurazione stipulata aveva un massimale di 2 miliardi di euro. Con buona probabilità nei prossimi mesi si aprirà una lunga battaglia legale tra gli ospiti e la società che gestisce l’imbarcazione per accertare tutte le cause e i rimborsi. Capire cosa è successo servirà anche a decidere il ruolo delle assicurazioni.
Ovviamente man mano che i giorni passano i misteri aumentano. Cominciano ad esserci ombre sull’equipaggio e sul comandante e sul perché sia andata così, visto che ora si sa che il tempo che è servito affinché il mare inghiottisse lo yacht è di 16 minuti, quindi verosimilmente un tempo sufficiente e mettere in sicurezza tutti e ad evacuare l’imbarcazione completamente.
Si aggiunge poi il mistero delle mail a cui non rispondeva più il comandante James Cutfield. L’agenzia marittima che si occupava dello yacht e ne seguiva gli spostamenti fa sapere : “Gli ultimi contatti con il comandante Cutfield prima di Ferragosto, poi il silenzio”.
Ma è curioso anche lo strano legame tra il Bayesian e il Titanic. Il nome dell’armatore del Titanic, il famoso John Pierpont Morgan, uno dei banchieri e uomini d’affari più ricchi degli Usa, è infatti legato al naufragio del Bayesian tramite un filo sottile che rende ancora più incredibile tutta la vicenda. Il signor Morgan è stato fondatore della General Electric ma anche della Drexel, Morgan e Co. divenuta poi appunto JP Morgan (dalle iniziali del suo nome), multinazionale statunitense di servizi finanziari con sede a New York.
Nel 1935 il nipote Henry Sturgis Morgan, dopo essersi fatto le ossa nella banca del nonno, fondò assieme a Henry Stanley la banca d’affari Morgan Stanley, proprio quella presieduta da una delle facoltose vittime del Bayesian, Jonathan Bloomer, uno che nel settore era considerato un vero e proprio gigante dei servizi finanziari. Ed ecco come i destini del naufragio del Titanic (in cui morirono 1.518 persone, a causa delle poche scialuppe disponibili) e del veliero naufragato al largo di Palermo sono in qualche modo intrecciati tra loro.
Come se non bastasse c’è un’altra coincidenza che lega all’Italia questa facoltosa e storica famiglia a stelle e strisce: il signor JP Morgan scampò al disastro del Titanic perché non si imbarcò ma morì, guarda caso, nel sonno il 31 marzo 1913 (nemmeno un anno dopo l’affondamento) proprio a Roma, in una suite dell’Hotel Plaza, dove si trovava in vacanza.
Alla lunga sequela di strane coincidenze, misteri, sfortune e sorprendenti catene di errori umani fatti da un equipaggio esperto, si aggiungono anche le testimonianze dei pescatori del posto che hanno affermato: “E' inspiegabile che una nave di quelle dimensioni sia affondata. Qui il maltempo poi non lo conosciamo. Quando arriva ci coprono Capo Zafferano e Capo Gallo. Questo tratto di mare è il più tranquillo del mondo”.
Insomma, qualunque cosa sia successa, la morale di questa storia e del i filo che lega il Titanic al Bayesian è che si può essere anche i più ricchi e potenti del mondo, ma quando la “sfortuna” (chiamiamola così) ti punta, ti raggiungerà anche nel punto più tranquillo in cui ti sei rifugiato e non avrai scampo.
Però forse c’è un modo per evitarla: comportarsi bene.
#sebastianoalicat
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der-papero · 1 year ago
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Ciao Papero. Sono appena stata al sud in quel che era casa mia, un paese di campagna, con l'abuso edilizio di fianco alle vecchie case di tufo con il portone ad arco. I miei genitori pure sono emigrati e giù mi sono rimasti pochi parenti, al nord ho un buon lavoro e una casa. Ma non ho le montagne a circondare la vallata, non ci sono le terre con le pecore a pascolare, non c'è l'arte di arrangiarsi. Faccio l'orto e le conserve come faceva mia nonna ma non ho nessuno con cui parlarne, con cui scambiare questo sapere che si va perdendo. Sono stata definita una risorsa fondamentale nella mia azienda, mi stanno facendo proposte ma tutto quel che vorrei è tornarmene in una casa che ormai non c'è più, a vivere di ricordi, dove mi basta pochi minuti per arrivare al mare, per arrivare sotto al nostro vulcano, per arrivare forse alla serenità.
Ne stai parlando con me, cosa della quale ti ringrazio profondamente. Magari puoi considerarlo un inizio, anche infinitamente piccolo rispetto a quel vuoto che provi, e che capisco più di tante altre cose.
Tanti anni fa, una blogger che io ammiro tanto, @vesna-vulovic (la cosa diciamo "buffa" è che ho dovuto smettere di essere un imbecille per poter apprezzare quello che scriveva), quando ancora aveva il vecchio blog, scrisse una frase che non dimenticherò mai, ovvero che quello che manca della nostra casa (nel caso del suo post era l'Italia) è una idea di casa che è tutta nella nostra testa, ci manca un qualcosa che da un lato ci è stato tolto con la mancanza di scelta, e dall'altro forse non esiste più, se non in pochi pezzi di spazio e tempo, che proviamo a costruire con una vagonata di pazienza e con la forza della disperazione.
A me fa male leggerle queste parole, ma non perché non siano belle o sincere, ma perché spero sempre di essere il solo a sentirle e di non vivere con l'idea che un'altra persona possa sentirsi "straniero nella sua nuova casa", ma mi accorgo che siamo un popolo importante e silenzioso, un popolo che avrebbe potuto tranquillamente buttare merda sui luoghi da dove proviene, come fanno tanti per giustificare la loro partenza, forse anche con delle ragioni reali, ma non è di ragione che stiam parlando, e invece vive costantemente in quell'amore silenzioso, tipo quello che potresti provare per i tuoi figli, anche se sono le peggiori creature di questo pianeta, perché sono il legame più forte che hai, ma poi la vita ti mette davanti a delle scelte, e da quelle non si scappa.
A me fa male anche non poterti dare alcun consiglio o soluzione, credimi, se li avessi, egoisticamente li userei per me. Non saprei cosa consigliarti sul tuo lavoro, se accettare o meno tutto quello che l'azienda meritatamente ti offre, o mandare tutto al diavolo e tornare alla tua vera casa. Se non lo facessi non mi azzarderei minimamente a puntare il dito o a rinfacciarti qualche numero da busta paga, giusto per motivare la mia miopia.
Posso solo inviarti un abbraccio fortissimo, per il resto so già che farai ciò che è giusto per te.
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junjourt · 11 months ago
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Mimmo: un bel personaggio, ma con troppe scopiazzature
A differenza del sentire comune, sapevo fin dall'inizio che io non avrei odiato Mimmo, perché già basandomi sulle sue comparse nella prima stagione avevo intuito del potenziale e Domenico Cuomo è troppo bravo.
Ma questo potenziale è stato davvero sfruttato?
La sua trama è stata costruita abbastanza bene, sicuramente meglio di molte altre. È un personaggio sfaccettato che, nonostante l'inclinazione alla violenza dovuta al suo background, sa essere anche dolce e divertente. La firma di Domenico ha dato, inoltre, quel tocco in più. Ma i problemi sono tanti.
Partiamo dalla forzatura di trama: nella prima stagione è stato detto esplicitamente che Mimmo, a Nisida, era stato condannato al carcere e non c'era la possibilità di avere uno sconto di pena. Nella nuova stagione, però, lo ritroviamo improvvisamente a Rebibbia e in semilibertà. Quando è successo? Come? Non ci è stato spiegato in alcun modo, forse perché una spiegazione non c'è proprio. Si vocifera di un suo ritorno nella terza stagione che mi chiedo come giustificheranno, visto ciò che comporta un programma di protezione testimoni.
Il legame con Mare Fuori: dai numerosi riferimenti e paragoni fatti dal pubblico e dai giornali è diventato evidente che questo personaggio, il suo prestavolto e la sua trama criminale volessero richiamare questa serie nella speranza di portare un pubblico ancora più numeroso. Una mossa che si inserisce nella generale ossessione di paragonare qualunque prodotto Rai rivolto a un pubblico più giovane a Mare Fuori. Ma preferire forzare tale paragone al creare una storia coerente e di qualità non ha giovato (lo dimostrano le numerose critiche alla seconda stagione di Un professore).
Il rapporto con Simone: i Mimmone hanno conquistato una discreta parte di pubblico, soprattutto chi ha iniziato a vedere la serie per Domenico e chi non ha guardato la prima stagione. A me NON è piaciuta per niente, per diversi motivi: prescindendo da pareri personali, quale il fatto che per due anni ho sperato in uno sviluppo dei Simuel e il fatto che, per quanto Domenico e Nicolas siano attori eccezionali, non ho percepito alcuna chimica romantica tra di loro (tanto che, tolti baci e "dichiarazioni d'amore", mi sembravano fratellini), resta un problema che oserei definire oggettivo.
La storia dei Mimmone ha ripreso troppo le dinamiche e addirittura LE FRASI ("vengo con te") dei Simuel della prima stagione, come a volerli a tutti i costi sostuire in tutto e per tutto: Simone che si mette in mezzo a brutti giri per aiutare, l'altro che gli dice che dovrebbe stare lontano da certe situazioni perché è un bravo ragazzo, Simone che nasconde qualcosa per loro a casa propria, loro che vanno in moto insieme, 2 baci con il secondo seguito da un rapporto intimo (censurato) ecc. Anche la questione del fato che avrebbe fatto incontrare Mimmo e Simone (che poi quale fato, la forzatura di trama?) è una brutta copia del fato che ha fatto incontrare Manuel e Simone (Anita e Manuel che erano in ospedale il giorno in cui Jacopo è morto, il dinosauro di Jacopo che Dante regala al piccolo Manuel quello stesso giorno, tutta la storia della metà mancante con la scena di Manuel e Simone sulla tomba di Jacopo, che segna un passaggio di testimone).
Mimmo ha sostituito Manuel anche nelle dinamiche con Dante, che sì, ci sono sempre state ed era giusto che ci fossero ancora, ma non al punto da lasciare completamente da parte il rapporto tra Dante e Manuel, che nella s2 è stato quasi inesistente. Ciò, probabilmente, anche a prescindere da Mimmo, ma la trama è stata quella: Mimmo/Manuel si mette nei guai, Dante lo scopre, indaga e si rivolge a Er pantera. L'unica differenza è che Manuel si è rivolto a Dante di sua spontanea volontà, per Mimmo ci ha dovuto pensare Simone. Per il resto, però, anche qui la dinamica è stata uguale. Potevano creare un personaggio molto più autonomo e invece in tanti aspetti lo hanno reso molto legato al Manuel (e ai Simuel) della prima stagione. E la fetta di pubblico (quella di gran lunga più grande) che ha seguito la serie sin dall'inizio, si è appassionata a essa per Manuel e Simone e sperava di vedere l'evoluzione romantica del loro rapporto e una degna rappresentazione della bisessualità attraverso Manuel, quel pubblico che per due anni ha mantenuto vivo l'interesse sui social, si è visto ripropinare la stessa trama con uno dei personaggi cambiato e si è sentito profondamente preso in giro.
Forse lo scopo degli autori era proprio riproporre la trama che ha portato loro un grande successo pensando che bastasse cambiare uno dei personaggi? In parte sembrano esserci riusciti, ma è una parte minima. La storia era praticamente già scritta, bastava proseguire la linea dettata dalla prima stagione. Invece hanno preferito inserire un altro personaggio e dargli una trama simile a quella di Manuel quando Manuel era già lì.
Se comunque hanno deciso di mostrare una coppia omosessuale, che bisogno hanno avuto di andare a cercare un'altra persona quando Manuel era già lì e aveva delle potenzialità enormi e si sapeva che il pubblico non aspettava altro che vedere tali potenzialità espresse?
Dobbiamo ringraziare Domenico che è riuscito a dare un tocco diverso alla storia di Mimmo, perché altrimenti questa storia rischiava di essere un fallimento su tutti i fronti.
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
ATOPIA
Parola di origine greca, "ἀτοπία", può significare dislocarsi, essere fuori posto. Direi, essere al di là di ogni luogo. Direi ancora, lasciarsi trasportare in un "non luogo". Questa irrazionale dimensione, appartiene all'amore, la follia più profonda che l'essere umano possa ospitare. E la più seducente dalla quale farsi prendere, come Platone ammette nel "Simposio": «La follia dal Dio proveniente è assai più bella della saggezza d'origine umana». Perchè Dio? Per i greci e per la cultura religiosa antica, il divino è indeterminatezza. Pertanto, il sacro era un'espressione di separatezza, distanza, divaricazione: tale doveva mantenersi, poichè la contaminazione tra l'umano e il divino causa la perdita di ogni legame con la realtà. Tuttavia, come ogni follia, come ogni dimensione sacra, l'amore ci abita, resiste in un abisso enigmatico, oscuro, impenetrabile: non possiede parole che non siano infondate, deliranti, indecifrabili. Gli amanti s'immergono in un mare senza luce. Smarriscono ogni contatto con il luogo della presenza e scoprono il reale del pre-umano nel quale l'Io è inerme. La donna angelo, cantata nei versi del "Dolce Stil Novo", rappresentava la ripresa dell'ancestrale tramite tra l'umano e il divino: figura capace di indicare la soglia d'accesso alle stanze della follia. Ma indispensabile guida. Senza di essa, il poeta diviene colui che più rischia: passa la soglia, avendo per compagna solo la sua fragilità. Come il Socrate narrato da Platone: vittima dell'atopia in chi è chiamato, con verità, a evocare l'amore attraverso le parole. Sempre inadeguate. Sempre povere. Come Penìa, madre di Eros. Come l'immagine che coglie un istante di separatezza dal mondo. Come corpi che vibrano all'unisono. Come lo sguardo ormai perduto di colei che scelse la dolcezza della morte alla crudeltà dell'assenza. Sempre inadeguate. Sempre povere. Eppure, faticose tracce, scavate a mani nude in un baratro, terribile e meraviglioso.
- Robert Doisneau (1912-1994): "Bacio davanti all’hotel De Ville", 1959 - Egon Schiele (1890-1918): "L'abbraccio" o "Gli amanti", 1917, Österreichische Galerie Belvedere, Vienna - Amedeo Modigliani (1884-1920): "Ritratto di Jeanne Hébuterne", 1918, Collezione privata, Parigi - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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fuoridalcloro · 1 year ago
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Se è destinato a rompersi
Se è destinato a rompersi lascia che si infranga, non ostacolare mai un corso non provare a fermare a spallate un karma resisti sempre con forza ma non lottare per sempre, perché lottare per sempre significa essere contro natura, sforzati ma non forzare mai, se deve rompersi lascia che si compiano i suoi frammenti perfino i frammenti hanno un percorso da seguire, anche a loro è data l’opportunità di tornare interi lascia che si rompa il legame tra la paura e l’indecisione lascia che si interrompa ogni tua relazione tossica, lascia che si frantumi in mille canali l’acqua del fiume non destinata al tuo mare lascia rompere un obiettivo se non lo credi più un accordo se non suona più nella tua scala pure un sogno se adesso sogni altro lascia andare lascia che qualcosa ti sfugga di mano non trattenere tutto lascia alla vita il diritto di fare briciole lascia che le cose si rompano perché se deve rompersi e si rompe vuol dire che era fragile ma se deve rompersi e non lo permetti significa che sei debole.
-Gio Evan-
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aitan · 4 months ago
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Amo l’Italia, amo il mio Paese, i suoi panorami e la sua costa lunga e variegata; adoro l’Andalusia e sento un fortissimo legame con i Paesi Baschi (da cui proviene pure il mio cognome). Ma la quindicina di giorni di mare che mia figlia e io abbiamo a disposizione in estate preferisco trascorrerli in Costa Blanca o in Costa Brava, per il clima mite e temperato (con scarse piogge e temperature che difficilmente superano i 30 gradi); il mare limpido, curato e pulito; le spiagge libere e poco affollate anche in epoca di overtourism; l’alta frequenza di spazi ben attrezzati e disponibili per tutti; la sabbia fine e dorata di buona parte della costa; l’organizzazione di feste paesane ed eventi culturali quasi sempre gratuiti.
Da queste parti risulta chiaro che si intende per beni comuni e, nonostante i fiumi di cemento colati sulla costa spagnola [...] si mostra un vero rispetto per l’ambiente marino.
Tuttavia, mi dicono che in tutta la costa mediterranea della Spagna si continua a costruire in modo dissennato e forsennato, forse anche perché buona parte dei proventi dei comuni balneari proviene dalle tasse sul mattone e sul cemento.
Quello che è certo è che qui non esiste la mafia dei lidi. Viene dato in concessione (a seguito di asta pubblica) solo l’affitto di ombrelloni e sdraio, che hanno un costo standard di 6 euro ciascuno a giornata. [...]
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sonounacattivapersona · 4 months ago
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IL GRIFONE E LA SIRENA ( Griflet e Coralia).
Ci fu un tempo in cui sulla terra non viveva ancora la razza umana. Era un tempo, quello, in cui il mondo era popolato da due sole specie: I Grifoni, esseri per metà uccelli e per metà uomini - che avevano il completo dominio del cielo e la cui comunità viveva e proliferava su alberi che crescevano sulla superficie delle acque marine - e le Sirene, esseri per metà donne e l’altra metà pesci, che dominavano il mare e ne abitavano grotte e anfratti delle profondità. Queste mitiche creature avevano vissuto in pace ed armonia, tra loro, sin dall’inizio dei tempi. Fino a quando, cioè, non avvenne qualcosa che scombussolò totalmente ogni equilibrio vigente ed esattamente finché non emersero, dalle acque, le prime terre.
Ed a quel punto si scatenò, violenta, la disputa tra le due specie, poiché le sirene pretendevano che le terre fossero di loro dominio, dal momento che erano state generate dal mare, mentre invece i grifoni sostenevano che poiché erano elementi apparsi fuori dalle acque, dovessero appartenere a loro. Dalla disputa si passò alla contesa e, da lì alla guerra vera e propria, il passo fu breve. Due popoli che avevano vissuto pacificamente fino a quel momento, presero ad odiarsi e ad annientarsi come se non avessero fatto altro da sempre.
Ma, tra tanto odio, vi era un piccolo barlume che si ostinava a mantenere viva una piccola scintilla d’amore: il figlio del Re dei Grifoni, Griflet e la figlia della Regina delle Sirene, Coralia, si amavano sin da quando erano bambini. Erano cresciuti insieme e, tra giochi e scorribande, avevano coltivato quel sentimento d’amicizia che, con il passare del tempo, era sbocciato insieme a loro, divenendo qualcosa di più profondo. Di certo, adesso che tutto si era complicato, per i due non era semplice potersi incontrare, ma loro lo facevano comunque, di nascosto e nel buio delle tenebre, per evitare di essere scoperti.
Ovvio, sapevano benissimo che la loro situazione, già complicata in precedenza, non avrebbe mai potuto avere un esito positivo, Erano ben consapevoli, infatti, che la loro storia non avrebbe mai potuto avere un lieto fine, in fondo appartenevano a due specie diverse, dunque era del tutto impensabile sperare nell’amore eterno. Ne avevano discusso così tante volte, ma quel loro ostinato sentimento, era sempre stato più forte di tutti i sé e di tutti i ma ed alla fine non ce l’avevano fatta a lasciarsi.
Con la guerra in corso però tutto era diverso, era rischiosissimo farsi vedere insieme, ne andava delle loro vite, così, a malincuore, decisero di spezzare quel loro legame. Coralia andò a rintanarsi nell’antro più buio e oscuro delle profondità marine, mentre invece, a Griflet, venne chiesto di combattere al fianco di suo padre.
La battaglia infuriò violenta e ci furono moltissime perdite da ambo le parti, per questo motivo i re delle due fazioni stabilirono una tregua, ove sancirono un accordo. Avrebbero scelto i due elementi più forti dei loro reggimenti, per combattere tra di loro e colui che ne fosse uscito vincitore, avrebbe decretato a quale fazione sarebbe spettato, di diritto, il dominio delle nuove terre. I due guerrieri scelti per quel combattimento furono il principe Griflet, che in quella guerra aveva mostrato tutto il proprio valore, e la principessa Coralia che fino a quel momento si era rifiutata di combattere, ma che era stata addestrata, alle armi ed alla lotta, sin dalla tenera età. Come luogo dello scontro furono scelte proprio quelle terre emerse che erano la causa dell’origine di quella disputa e come arma, invece, venne preferita la spada.
Una delle caratteristiche principali delle sirene, era quella di perdere la coda di pesce, non appena fuori dal proprio elemento, ed acquisire due normalissime gambe per potersi muovere liberamente in quell'ambiente tanto diverso dal loro, così quando al cospetto di Griflet si presentò una guerriera rivestita completamente da una spessa armatura, lui non ebbe assolutamente idea di chi avesse realmente di fronte, del resto anche il suo aspetto era completamente celato dall’armatura, dunque, anche lui, era totalmente irriconoscibile.
Comunque il combattimento ebbe inizio, senza troppo indugiare e tra le urla di incitamento dei membri dei due schieramenti, i due guerrieri mostrarono appieno le proprie abilità. Erano entrambi forti in egual misura, dunque la battaglia durò per molto tempo ed alla fine, feriti dai colpi di spada - che si erano inferti a vicenda - e completamente esausti, si prepararono ad assestare il colpo di grazia. Ognuno pensò bene, per farlo, di usare il proprio maggior punto di forza, che per Griflet erano le sue ali che gli conferivano piena velocità, mentre per Coralia era il suo sguardo, in grado di ammaliare e confondere l'avversario, così mentre lui - con uno scatto fulmineo e la spada ben protesa - si precipitava verso la sua avversaria, lei toglieva l’elmo e puntava lo sguardo contro il nemico. Era la sua ultima possibilità di aver salva la vita ed anche agendo in quel modo, non era sicura di farcela, le ferite che le erano state inferte erano molteplici e la stavano privando, pian piano, dell’energia vitale.
Dinnanzi a quel gesto, il guerriero avversario fermò la sua folle corsa e crollò a pochi passi da lei, in ginocchio. Lanciò lontana la spada, per aver libere le mani e potersi togliere anch'egli l’elmo e fu in quell'istante che lei lo riconobbe e con le poche forze rimastele in corpo, gli corse incontro e cadde in ginocchio davanti a lui. I due si guardarono per un lungo momento, come se volessero trasmettersi, attraverso quello sguardo, tutto il dispiacere che provavano per il male che si erano arrecati l’un l’altra, poi si abbracciarono e si scambiarono un lungo bacio, sotto lo sguardo attonito dei loro genitori e di entrambi gli eserciti.
Quello fu l’ultimo gesto che Coralia riuscì a compiere, poi si spense tra le braccia del suo amato Griflet, che non poté far altro che stringerla al suo petto e urlare al mondo tutta la propria rabbia ed il proprio dolore. Intuendo che non sarebbe mai più riuscito a vivere senza di lei, afferrò la spada che l'amata stringeva ancora in pugno e si trafisse il petto, tra le urla ed i pianti di suo padre, di tutta la sua gente e pure della regina delle sirene, distrutta per la tragica fine a cui aveva condannato la sua unica figlia, nonché tra il dispiacere di tutto l’esercito delle sirene.
Quando tutto pareva finito, ecco che dall’alto si udì una voce che indusse tutti al silenzio e che spiegò loro di essere colui che aveva creato ogni cosa, persino loro stessi, ingrati che non avevano saputo apprezzare tutto ciò che avevano ricevuto in dono, dunque per quel motivo, sarebbero stati puniti. Quel mondo non sarebbe mai appartenuto né ai Grifoni e neppure alle Sirene, ma alla nuova specie che egli avrebbe creato stesso in quel momento e nel dir ciò Griflet e Coralia riacquistarono la vita, ma persero le loro fattezze da Grifone e da Sirena, per assumere quelle della nuova specie umana che avrebbe popolato quel nuovo mondo e come se ciò non fosse stato sufficiente, i vecchi abitanti di quei luoghi avrebbero, sì, continuato a vivere lì, ma come esseri invisibili alla nuova specie, fin quando di loro non sarebbe rimasto altro, che l’eco di leggende lontane.
Griflet e Coralia avevano finalmente ottenuto il loro lieto fine e furono finalmente liberi di potersi amare per sempre.
Immagine condivisa da Pinterest di Autumn-Gracy-
#lemiefavolepiùbellediBarresiMariolina#
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gregor-samsung · 4 months ago
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" Russia! Russia! Ti vedo, dalla mia meravigliosa, bellissima lontananza vedo te: sei povera, dispersa e inospitale; non hai arditi prodigi di natura coronati da arditi prodigi d'arte, che rallegrino o intimoriscano gli sguardi: città con alti palazzi dalle molte finestre, cresciuti nelle rocce, alberi pittoreschi ed edere cresciute nelle case, fra lo scroscio e il pulviscolo eterno delle cascate; il capo non si piega all'indietro per vedere massi di pietra che sopra di esso si innalzano senza fine verso il cielo; non scintillano attraverso bui archi sovrapposti, avvolti da tralci di vite, d'edera e da miriadi di rose selvatiche, non scintillano attraverso di essi in lontananza le linee eterne di monti radiosi, che fuggono in limpidi cieli d'argento. Tutto in te è aperto, deserto e uniforme; come punti, come piccoli segni, modestamente spuntano in mezzo alle pianure le tue non alte città; nulla lusinga e incanta lo sguardo. E dunque quale forza incomprensibile, misteriosa, attira a te?
Perché echeggia e risuona senza tregua all'orecchio il tuo canto malinconico, che vola per tutta la tua lunghezza e ampiezza, da mare a mare? Che c'è in questa canzone? Che cosa chiama, e singhiozza, e stringe il cuore? Quali suoni baciano dolorosamente, e vogliono penetrare nell'anima, e si avviluppano intorno al mio cuore? Russia! Che vuoi dunque da me? Quale legame incomprensibile si cela fra noi? Perché mi guardi così, e perché tutto ciò che è in te mi rivolge occhi pieni di attesa?… E ancora, pieno di perplessità, io resto immobile, e già sul mio capo incombe una nube minacciosa, gravida di piogge future, e il pensiero ammutolisce davanti alla tua vastità. Che cosa profetizza questa vastità sconfinata? Non deve forse nascere qui, in te, un'idea infinita, quando tu stessa sei senza fine? Non deve forse apparire qui un eroe favoloso, quando c'è spazio in cui possa agire liberamente e muoversi? E minacciosamente mi afferra la vastità possente, riflettendosi con forza tremenda nel mio profondo; i miei occhi sono illuminati da un potere sovrannaturale: oh! quale distesa fulgente, splendida, ignota alla terra! Russia!… "
Nikolaj Vasil'evič Gogol', Anime morte, traduzione di Paolo Nori, Feltrinelli, 2009.
[Edizione originale: Мёртвые души, 1842]
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dilebe06 · 4 months ago
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Testimony of N aka N No Tame Ni
L'amore incondizionato
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Ci saranno spoiler!
Colpa mia.
Vostro Onore sono colpevole di aver pensato che questa serie fosse un thriller investigativo fatto di indagini, prove, caccia al colpevole e poliziotti ovunque. Pensavo che avrei visto la polizia interrogare i sospettati, indagare i moventi, seguire piste ecc ecc ed invece... niente di tutto questo. Motivo per il quale, arrivata in fondo alla visione, sono rimasta "delusa" dall'andazzo generale del drama. Per colpa mia, ripeto. Sono stata fuorviata dalla lettura di "poliziotto" nella trama su mydramalist e questo mi ha portata fuori strada.
Ma andiamo con ordine.
La serie parla effettivamente di crimini e misteri:
"La studentessa universitaria Sugishita Nozomi, assieme a Naruse Shinji, Ando Nozomi e Nishizaki Masato finiscono per imbattersi nella scena dell'omicidio della famiglia Noguchi, a causa di un piano da loro ideato. Nishizaki viene arrestato sulla scena e condannato a 10 anni di prigione per la sua confessione volontaria.
10 anni dopo, Takano Shigeru, un ex agente di polizia che nutre dubbi sul verdetto di questo caso, inizia a cercare la verità sul caso. È convinto che tutto sia iniziato a seguito di un incidente causato da Nozomi e Naruse su un'isola nel Mare Interno di Seto nell'estate di 15 anni fa.
"Hanno commesso un crimine in quel momento ed era per il bene di N." [mydramalist]
Tuttavia contro ogni mia previsione, la serie si concentra sull'emotività e sull'introspezione piuttosto che sulla risoluzione del caso. Non ci sono ricerca di prove, visionamenti di telecamere o tutto ciò che di solito vediamo in un drama di ricerca della verità, poiché Testimony Of N decide di narrare le vicende concentrandosi sui personaggi, sulle loro psicologie e traumi. La logica narrativa viene dunque piegata al simbolismo, alle emozioni, con le azioni dei personaggi che risultano esagerate fino a diventare quasi poetiche.
Protagonista principale non è tanto l'omicidio, l'azione di morte e chi sia stato ma sono i temi a farla da padrone: dalle varie sfumature dell'amore, agli obbiettivi per il futuro. E ancora, il senso di colpa, il tema dell'abbandono e della redenzione, per dirne alcune.
Ne è un esempio lampante la storia tra i due lead protagonisti, dove la ragazza protagonista decide di coprire il crimine dell'altro, gesto di una simbologia così grande che si parla di " un amore dove si condivide il peccato." Il loro legame è così forte che si proteggeranno a prescindere da qualsiasi crimine uno dei due possa compiere.
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E se da una parte tutto ciò è bellissimo, dall'altra , da un punto di vista logico e narrativo, tutto questo sentimento un po' mi decade quando scopri che in realtà lui non ha commesso alcun crimine. Certo, rimane l'azione di lei nel proteggere il ragazzo che gli piace a prescindere da tutto. L' amore incondizionato appunto. Ma d'altra parte, mi sento derubata sulla trama poiché non esiste nessuna motivazione iniziale, nessuna azione criminosa compiuta dal lead.
Ovviamente, è il gesto che conta. Questo è quello che la serie ci sta dicendo. E ripeto, è molto bello. Poetico. Ma onestamente mi sono sentita un po' presa in giro.
Un esempio simile lo si più trovare nel finale con Nishizaki che si offre come volontario nell' assassino della coppia, nonostante sia innocente, poiché da bambino non ha salvato sua madre dall'incendio in cui è morta. Siccome non ha pagato per quel "peccato" eri un bambino figliolo!!! si prende l'incarico di colpevolezza per questo assassinio. Per espiare i suoi crimini verso la madre, dice. Tutto molto bello. Molto poetico.
Ma 1) eri un bambino abusato da tua madre che nelle belle giornate ti usava come posacenere e 2) sono due crimini diversi con contesti e protagonisti diversi.
Questa scelta narrativa da una parte mi è piaciuta poiché offre una visione diversa, emotiva e poetica della storia mostrando come anche una serie così possa esser raccontata in modo differente dal solito. Dall'altra però, non ha soddisfatto la parte investigativa che c'è in me. Quella che non vedeva l'ora di mettere insieme pezzi e prove per scoprire assieme alla polizia il colpevole. Nonché quella che ama la logica narrativa ed il cinismo della ragione.
Testimony offre poi uno sguardo intenso e approfondito dei suoi personaggi, gran parte con traumi e abusi infantili che si riflettono poi nelle loro vite da adulti e questo mi è piaciuto molto. Il fatto che ciò che hanno subito da piccoli si ripercuota emotivamente su loro da adulti è una cosa che ho trovato affasciante.
Onestamente, non ho mai trovato così tanti characters con un infanzia così difficile come in questa serie, dando la palma d'oro alla protagonista femminile. Chiariamoci, non è che gli altri se la passassero meglio... ma vederla piangere nel finale assieme alla madre, mentre finalmente lascia uscire fuori tutto il dolore e la paura di morire, sapendo la sua storia e quando sia stata dura per lei arrivare fino a qui, ha commosso pure me.
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La serie fa infatti un lavoro encomiabile nel tratteggiare i suoi personaggi, grazie anche alla divisione della storia in 3 linee temporali diverse che ripercorrono la vita di questi ragazzi, mostrandoci come e perché siano così psicologicamente strutturati e perché abbiano fatto quello che hanno fatto. Così facendo lo spettatore può empatizzare per loro, comprenderli e sentirli molto più vicini.
La decisione di strutturare la storia in tre linee che coprono anni mi ha un po' destabilizzata all'inizio: capire in che periodo di vita dei ragazzi fossimo e tenere le fila delle vicende non è stato facilissimo ma dopo un po' ci ho preso la mano ed è diventato sempre più facile. Anche se ciò presuppone un attenzione costante da parte dello spettatore.
La serie ha inoltre due grandi colpi di scena. E se sul primo possono esserci degli indizi, il secondo è totalmente inaspettato. Sfido chiunque ad arrivare alla fine e sgamare il colpone nascosto! XD
Concludendo: pur non essendo nella mia lista dei drama preferiti, Testimony of N è un bel drama. Ed è fatto bene. Profondo, tragico ed introspettivo con buonissimi colpi di scena, la serie regala allo spettatore che cerca un drama più riflessivo, ottime ore di visione con personaggi intriganti ed interessanti. Visione da evitare invece se come me cercate un drama più legato a canoni d'investigativo e poliziesco, che ruota sulla ricerca della verità.
Voto: 7.8
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unfilodaria · 5 months ago
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Mi rendo conto di quanto sia complicato l'elaborazione di un "lutto" e di quanto tempo realmente ci voglia per metabolizzarlo. Lutto virgolettato perché non mi è morto nessuno di recente, ma di nuovo la mia ex mi ha comunicato che ci sta riprovando con un'altra persona. Al di là della necessità di comunicarlo, che trovo iniqua e alquanto stronza (anche se da parte sua è un modo per stare a posto con la sua - non mia - coscienza), tale notizia dimostra di quanto la sua presenza mentale ed affettiva sia radicata dentro di me, nonostante tutto il male che ci siamo fatti, tutto il male che ho subito, prima, durante e dopo. E' come se avessi maturato una dipendenza affettiva che ha dell'inspiegabile (o forse semplicemente no) tale da definirla, a mente fredda e lucida, un rapporto ad alta tossicità. E come un vero tossico, ogni qual volta che sembra delinearsi un distacco definitivo tra noi io mi sento vacillare. Questa volta meno perché sto molto combattendo con le mie "debolezze" ma ogni volta è come se se ne andasse via un altro pezzo di me. Una vera e propria perdita, a tutti gli effetti un lutto. In questi anni di pseudo distanziamento, abbiamo cercato di costruire un rapporto quanto più simile a quello di un'amicizia: ci siamo fatti compagnia nei momenti di solitudine, abbia condiviso eventi e qualche uscita, ci siamo cercati nel momento del bisogno, per confidarci o chiedere lumi sui problemi che ci tormentavano in quell'istante (e noi siamo persone dai tormenti facili). Insomma il nostro legame non si è mai veramente interrotto. In qualche maniera lo abbiamo consciamente ed incosciamente alimentato, sempre dicendoci (lei molto meno di me, anzi) che tornare insieme non era il caso, che eravamo stati troppo autodistruttivi, che avremmo dovuto vivere le nostre vite. Vite che in qualche modo abbiamo cercato di riafferrare, di vivere indipendentemente l'uno dall'altro, sperando che prima o poi si riuscisse a vivere qualcosa di diverso e con qualcun altro. Ma gira e volta, si tornava alla fine sempre al punto di partenza, e quindi si ricominciava dall'uscita settimanale, dal teatro, dall'andare al mare... abitudini apparentemente innocue e che invece ci ha tenuto insieme per altri 7 anni. Ed ora? ora... e non lo so ora. So solo che è qualche giorno che mi risento strano, monco per qualcosa che mi auguravo da tempo accaddesse davvero, perché non me la sento di vivere affetti e situazione come se avessi sempre un convitato di pietra accato a me. Ed invece lei è lì, fissa nel cuore e nella mente. Mi dico "passerà", me lo auguro sinceramente e cerco di fare altro per non pensarci, ma il senso di perdita stenta a passare. Il senso di vuoto pure.
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