#È una serata calma
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È una serata calma: l’incontro con il passato e il desiderio di Laura Neri. Recensione di Alessandria today
La bellezza dei ricordi d'infanzia e il fascino del mare nella poesia di Laura Neri
La bellezza dei ricordi d’infanzia e il fascino del mare nella poesia di Laura Neri. La poesia È una serata calma di Laura Neri cattura l’essenza di un momento di calma, in cui i pensieri della poetessa si mescolano al fascino del tramonto e al desiderio nostalgico di ritrovare il mare. Attraverso immagini vivide e nostalgiche, Neri ci trasporta in un viaggio intimo che rievoca i ricordi…
#Viaggio interiore#amore per il mare#È una serata calma#Emozioni profonde#forza dei sentimenti#forza delle emozioni#Identità femminile#immagini poetiche#infanzia e crescita#introspezione emotiva#Introspezione poetica#Laura Neri#legame con il mare#legame con il passato#linguaggio poetico#lirica moderna#malinconia e bellezza#memoria e desiderio#mondo interiore#nostalgia e mare#poesia e natura#poesia evocativa#poesia italiana#poesia riflessiva#poesia sul cambiamento.#poesia sul tramonto#poesia sulla memoria#poesia sulla serenità#poetessa contemporanea#Poetessa italiana
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Quel bar di periferia
Non amo frequentare le piazze, in particolare quella del mio paese, perché infuriano l’apparenza, la visibilità, la chiacchiera e il pettegolezzo.
E allora da sempre cerco la periferia, alla mano, frequentata da gente particolare, forse un po’ ai margini della società.
Un mio rifugio è il bar “da Vale”, nei dintorni, in una località poco lontana da dove abito, ma in cui ancora dominano la pace, la tranquillità e la campagna, che invecchiando apprezzo sempre di più. Il bar è il fulcro di questo luogo, in realtà l’unico esercizio commerciale presente.
Quando vado, ordino del vino bianco, con acqua e un po’ di limone, e mi siedo all’ombra per ricaricarmi.
Vale è un “vecchio comunista”, convinto, che ha viaggiato nei Paesi del Sudamerica, e perciò ama dannatamente il caldo.
Parla a bassa voce, con la saggia calma di chi sa che le sventure esistono, ma che da esse non bisogna farsi schiacciare.
Per questo, di fronte alla mia indole leggermente malinconica e sfiduciata, le sue battute sono salutari.
Il suo ottimismo è tale che quando, mentre parliamo, mi punge una zanzara, lui ne vede il beneficio: per la zanzara, ovviamente, giacché come tutti anche lei deve mangiare…
Vale rispetta la natura, quella più vera e selvaggia, infatti ha sei gatti e tre cani (tutti accolti perché non desiderati da altri), come me non mangia la carne, e ha creato un laghetto per le anatre, che vi nuotano al suono rilassante di campanelle che si muovono al vento.
E’ calmante Vale nel suo riso sommesso e spontaneo, nella sua convinzione che tutto sia finito ma che ognuno di noi sia ancora in tempo per scegliere chi vuole essere.
Per lui, al bando il consumismo, l’ipocrisia, l’imposizione e ogni forma di costrizione, di emarginazione.
E per me, sentirlo parlare è davvero un “elisir di lunga vita”…
Nel suo bar ci sono persone che non si trovano nei locali della “bella gente”, ma da loro c’è solo da imparare.
Bevono tanto, per smorzare certe delusioni e certe fatiche, o giornate troppo vuote, e proprio per questo da loro escono tanto urla selvagge quanto magnifici ragionamenti, che annoto febbrilmente nella mia memoria.
Enzo, per esempio, muratore che lavora sui tetti bollenti dell’estate, ogni giorno scende dall’auto del suo capo (puntualmente alle 18.00) e, prima ancora di sedersi, ordina la prima birra. Inizia così la sua serata “da Vale”, offrendo poi a tutti quelli che arrivano qualcosa da bere.
Per chi non lo sapesse ascoltare, Enzo è certo qualcuno da cui tenersi lontano, ma nella famiglia del bar, tutti sono attorno a lui.
Personalmente ne colgo le sfumature più generose come le umiliazioni subite.
Ecco perché in questi posti mi sento accolta, a mio agio, tra gente apparentemente diversa da me, e invece così vicina a me.
Tra gente che non bleffa, che non ha nulla di valore da darmi, ma che mi offre la genuinità umana che altrove non trovo.
(Pubblicato da "Bella di giorno" )
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Un mio pensiero felice.
I pensieri felici sono quelli che ti fanno cambiare delicatamente l'umore, che ti fanno fare un accenno di sorriso senza che te ne accorgi, che ti tolgono ragnatele dagli occhi e massaggiano un po' il petto. Il mio pensiero felice del momento è il ricordo di una sera d'estate di credo otto anni fa, metà agosto, è il compleanno di zio e come al solito per i grandi compleanni viene organizzata una festa nella "piazzetta" tra la casa e la legnaia, vengono messi dei tavoli da osteria, si tirano fuori tutte le sedie e le panche, zia cucina le fettuccine al sugo di fianchetto, l'altra zia porta tre quattro casatielli, zio apre la sua riserva di vino che millanta ogni anno come il più buono di sempre e tutti parlano, ridono ad alto volume, i bambini giocano e c'è una bella atmosfera da inizio festa, l'aria è tiepida nonostante sia metà agosto, non fa tanto caldo. Sul gradone sul fondo della piazzetta ci sono i fratelli di mia zia che suonano, sono bravissimi, la batteria, il sax, le chitarre, le voci, sono cresciuta con loro che suonano rock, blues, canzoni napoletane, rock progressivo e non mi stancherei mai di sentirli. Ad un certo punto succede, parte zio Augusto alla batteria e cominciano a suonare lei. Io sono da un lato della piazzetta con il mio bicchiere di carta con un po' di vino dentro e, come ci fosse una calamita, incrocio lo sguardo di mio cugino, appoggiato al muro dalla parte opposta alla mia con la sua camicia bianca di lino da artista, i capelli arruffati in tanti riccioli ribelli e una sigaretta in bocca, che con un sorriso complice e cretino mi guarda. E' una sorta di richiamo il nostro: inevitabile e naturale. Cominciamo a muoverci, spalle lui, fianchi io, ogni movimento è un passo l'uno verso l'altro. Ed è così che in pochi secondi siamo al centro della piazzetta a ballare, sinuosi, buffi e seducenti, un ballo di quelli che ti vengono spontanei quando segui la musica e vuoi solo divertirti, è viscerale, è bellissimo. Mentre ballo scendo lenta sulle ginocchia come fosse un passo di danza, poso il bicchiere a terra, mi alzo e gli rubo la sigaretta, lui apre le braccia e canta. Dietro le sue spalle vedo mia cugina che si avvicina ballando, si tiene la gonna ampia arrotolata con una mano alla vita, è bellissima, poi arriva mia madre col suo modo buffissimo di ballare che le scompiglia i capelli, mio zio con i suoi passi avanti e indietro veloci con le braccia aperte, si aggiunge anche Barba (è il suo battesimo di fuoco), tutti cantiamo e balliamo. E' una serata come tante ed è unica allo stesso tempo, gli zii suonano tutte le nostre canzoni preferite e noi facciamo i cretini, c'è tanto casino ma anche tanta calma.
Il mio pensiero felice del momento.
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𝗪𝗲𝗲𝗸𝗻𝗱 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗼
Weeknd avete letto bene, no non è un errore. Niente titolo di un film del 1989. Weeknd è un cantate e il morto sono io.
Ora mi spiego.
Figlio 2 insieme alla sua Rebecca decidono di andare a un concerto, il concerto di Weeknd a Milano per l’appunto, in una serata di luglio rinfrescata dalle tempeste monsoniche dei giorni precedenti.
- Pa’
- Dimmi Gabriele
- Domani c’è il concerto, potresti venirci a prendere?
- Ci mancherebbe certo che sì
Furono le mie ultime parole famose, del resto lasciare due ragazzi diciottenni in piena notte ostaggio dei mezzi pubblici, non proprio vicino casa, non mi andava.
I ragazzi si alzano presto, l’andata al concerto sarà autonoma: treno, metro e poi una camminata di mezz’ora. Partenza la mattina presto, ore 7:00, per un concerto che inizierà alle ore 21:00.
Come sempre i messaggi su WhatsApp durante il giorno piovono a catinelle. In realtà da parte mia, da parte sua sporadici messaggi da decifrare. Manco stesse usando un dispositivo elettromeccanico di scrittura crittografata degna della famosa “Enigma”. Così si succedono risposte del tipo:
“Ben”
“Ok, arrivat”
“A post”
“Fa hot”
“Cojon”
“So seduto”
“Mo eating”
“Mo drinking”
“Mo piscing”
“Mo ‘nizia”
Mi sembra di chattare con Cattivik, il personaggio di un fumetto che si mangiava le lettere finali, eppure studia, ha anche dei bei voti, ambisce alla carriera lavorativa nel campo della medicina.
Mi immagino se fosse medico: “Rott falang, mo gess e ripos così impar. Statt attent la pross volt, cojon”.
La sera parto con anticipo per andare con calma e senza correre a recuperare Gabriele e Rebecca. Autostrada e arrivo alla zona del concerto a Milano abbastanza tranquillo. Mi posiziono fuori dall’auto appoggiandomi a essa, si sente chiaramente il concerto. Sono molte le auto parcheggiate in quella zona, tutte contengono almeno un genitore in attesa.
Li vedi subito quelli abituati ai concerti, hanno l’aria sicura e scommetto che hanno preparato il giusto ristoro e il kit da viaggio di rientro per i ragazzi che attendono (cosa che ho capito dopo e lo leggerete). Poi ci sono quelli social, che condividono l’attesa facendosi selfie e go go, oppure postando storie dove riprendono sullo sfondo le luci e i suoni del concerto. Si sentono giovani.
Poi ci sono quelli come me. I novelli. Quelli che si chiedono se la posizione trovata è strategica, se si fosse potuto fare di meglio. Mille dubbi.
Mentre osservo questo mi si avvicina un padre della mia categoria
- Scusa sai se il concerto è da quella parte? – darsi del tu in queste occasioni è alla base per sopravvivere all’ansia della prima volta.
- Si si, è di là.
- Ho usato questa diavoleria della geo localizzazione su WhatsApp mi troveranno?
- Fidati, quelli vivono di geo localizzazione. La usano anche per trovarsi in casa “Dove sei?”, “In cucina, aspetta che mi geo localizzo”.
- Davvero? – occhi sbarrati.
- Ma no scherzavo, ti troveranno questi sono il loro metodi per ritrovarsi anche in paese.
- Ah certo, noi dovevamo girare per le vie della città col motorino per trovare la compagnia se arrivavi in ritardo, te lo ricordi anche tu?
- Si, solo che io non li trovavo mai.
- Perché?
- Perché si nascondevano da me.
- Ah ah ah, bella questa. Sei un tipo a cui piace scherzare.
- Sono serio – il suo volto si pietrifica come se fosse stato colto da una paresi. Il suo imbarazzo e percepibile.
- Ehm, io ho qua due figlie tu?
- Figlio 2 maschio e la sua compagna.
Ed è in quel momento che dalle mie spalle, zona concerto, si sente un fortissimo “Grazie MiLLanoH!”.
Ok, il concerto è finito, io e l’altro genitore vergine di concerti ci guardiamo. Come a dire sei pronto? Con cenni da Marines, in silenzio indichiamo da dove potrebbero arrivare.
Passano pochi minuti e i primi ragazzi che hanno partecipato al concerto si palesano. Arrivano da lì, ma anche da là e pure da quell’altra parte. Siamo circondati. In breve l’orda di gnu che attraversa il Serengeti è arrivata.
Cominciamo a girare con la testa come se fossimo gufi, lui si alza sulle punte dei piedi.
Lo guardo, mi guarda – Sembri Roberto Bolle sulle punte – gli dico.
- Eh, le mie ragazze non sono molto alte, tuo figlio è alto?
- Non l’ho più misurato ma credo che sia 1,87 cm – dico con orgoglio.
Ma lo sguardo di quel padre che mi squadra come a dire “l’altezza non è il tuo forte, di sicuro avranno preso da tua moglie”, mi mette in ginocchio.
Arriva Gabriele e saluto padre ansioso un po’ stronzo con la mia altezza, augurandogli buona fortuna.
- Pa’ diciotto minuti di cammino, non potevi avvicinarti? – le prime parole di Gabriele
- Gabriele era tutto strapieno, anche il parcheggio di Lampugnano era pieno.
Ripartiamo.
Percorro cento metri. E lì ci rimango per un’ora abbondante, tutto bloccato sia sulla mia carreggiata che sull’altra. I ragazzi dopo avermi raccontato, soprattutto Rebecca, del concerto crollano nel sonno più profondo. Neanche lo strombazzare di genitori impazienti e arrabbiati li sveglia. Cavolo suonano il clacson, la coda non ha fine con chi se la prendono? Con un semaforo o un incrocio che crea colonne di traffico a due chilometri?
La gente continua a sfilare camminando sulla destra, dalla sinistra e pure in centro tra le due corsie di marcia. Alcuni ragazzini molto giovani sono stati accompagnati al concerto dai genitori. Li vedo molto provati sul volto.
Se lo avessi fatto io sarei sembrato Bob Dylan al concerto di Gigi D’Alessio. Un estraneo.
Sono stanco, stanco morto quando finalmente ho raggiunto la tanto agognata tangenziale.
L’ingresso all’Autostrada è chiuso per lavori in corso. Rabbia.
Deviazione su altra autostrada ma per arrivarci devo percorrere una tangenziale trafficatissima dove una corsia è chiusa per lavori in corso.
Sono più morto di prima.
Esco nelle zone di Monza. La circumnavigo e per altre chiusure per lavori notturni viaggio per paesi e comuni diversi attraverso strade provinciali. Vedo strade da 50 Km all’ora, prostitute, gente che barcolla ubriaca e l’orologio che indica le 3:00 del mattino.
Ricordo il tempo delle strade secondarie percorse il mattino presto e di musica condivisa con amici, mentre si tornava dalla discoteca. Avevamo ancora voglia di spaccare il mondo. Oggi vorrei spaccarmi a letto.
Arriviamo a casa che sono le 3:35, penso che alle 6:00 dovrò svegliarmi. Sveglio i ragazzi, e Gabriele nota subito l’orario – Papà perché così tanto tempo? –
- È stato un viaggio un po’ complicato. Domani ti spiegherò. Ora andate a dormire? – più che una domanda era una preghiera.
Sento la sua voce, quella di Rebecca che si rivolge a me sempre come se fossi un padre. La figlia che non ho me la ritrovo in lei – Io ho un po’ di fame – mi dice scusandosi con i suoi dolci occhi.
Hanno fame, si vede. In casa tutti gli altri esseri viventi dormono di un sonno profondo, preparo loro da mangiare e li saluto. Guardo l’orologio. Due ore. Me le farò bastare. Perché per loro mi farei anche la notte in bianco, morto (di sonno) ma felice.
Cerco di fare pensieri felici prima di addormentarmi e penso a loro due. Penso alla battuta di Gabriele che rivolgendosi a Rebecca gli ha detto – Mio padre quando andava ai concerti suonava ancora Beethoven.
Beethoven, me lo immagino a un suo concerto in chiave moderna:
- Siete caldi?
- Siiiiiiì!
- Non vi sento!
- Siiiiiì!
- Non vi sento, sono sordo! Ahahahahah!
Ok meglio dormire. Sono morto di sonno con Weeknd. Può bastare.
#libero de mente#racconto#concerto#figlio#genitori e figli#ironia#dialoghi#battuta#pensiero#frase divertente#frase#amore
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Ieri sono andato a cena da una coppia di amici che non vedevo da più di un anno ma con i quali mi sono sempre tenuto in contatto. Serata veramente piacevole, rilassante e lui ha fatto uno spezzatino veramente veramente buono.
Ma non è questo il punto.
Hanno due cagnoline e, sebbene super addestrate, ovviamente appena mi hanno visto hanno iniziato ad annusarmi, saltare, una ad ingropparmi (wtf) e tutti i riti del caso. Sarà stata la mia reazione non piena di gioia, mi piacciono i cani molto semplicemente non impazzisco quando ne vedo uno, ma a quanto pare ho creato in loro l'idea che mi dessero fastidio.
"Sicuro che non ti dà fastidio?" "È un problema se ti salta addosso?" "No Nala, lascialo in pace!"
Poi ad una certa ci siamo seduti sul divano a chiacchierare e una delle due si è addirittura accoccolata a me, cosa che a quanto pare non fa con nessuno ad eccezione di questa mia amica. Quindi sono partiti nuovamente "Ma sei sicuro che non sia un problema per te?" ed io nel frattempo che la coccolavo.
Comunque, tutto ciò per dire che prima di addormentarmi ho riflettuto su di una cosa. Io preferisco i gatti, mi piacciono tutti gli animali, ma preferisco i gatti. Ma come mai? Secondo me è proprio dovuto alla personalità delle persone. Mi ritengo una persona calma, pacata, tranquilla ed introversa. Mi godo la compagnia dei miei gatti del tipo "bella Ciccio (il mio gatto), tu te ne stai su quella sedia (a due/tre metri da me) tranquillo a dormire, io qua seduto al computer a farmi i cazzi miei ma apprezzo che tu sia su quella sedia piuttosto che dall'altro capo della casa". Direi che si tratta di una compagnia passiva ma comunque una compagnia densa di significato.
Al contrario questi due amici sono un po' più espansivi, subito a raccontarmi delle loro vite, a chiacchierare del più e del meno e a parlare, proporre ed iniziare conversazioni una dopo l'altra, anzi una dentro l'altra.
Ovviamente non sarà così nel 100% dei casi ma penso che mai come ieri io abbia avuto prova più tangibile o esempio più lampante di "cat person/dog person" e sicuramente io sono una persona da gatti. Preferisco stare più sulle mie, senza entrare nel vivo della situazione ma partecipando comunque a modo mio, esattamente come un gatto.
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Grato per la serata al pattinaggio, la chiacchiera con B., i giochi di pattinaggio e M., E., che ci tengono al gruppo. A questo punto di riferimento per nulla banale, che sa distendere e nutrire.
Grato per le cose essenziali e apparentemente scontate, per la casa, la cena con fratello, le cose buone e nutrienti, le cose che ha cucinato lui per domani. Per la possibilità di muovermi, di una macchina, il motorino recuperato...
Grato per l'ambiente di oggi a lavoro, per S. che è socievole e mi tiene compagnia in questi giorni, per le cose da fare che non sono troppo brutte, mai troppo seduto sulla sedia. Per la telefonata di A., piccolo gesto di cura.
Grato per G. e la sua poesia, per i riccioli di C., il buongiorno ed il caffè di ieri con R., i messaggi hot di M., quelli di G. che oggi mi ha scritto su vinted addirittura e la sua cura verso l'unicità.
Grato per questa città, per la psicologa, per la mia famiglia, gli amici andati e quelli che restano, come A ed E. e la chiacchierata di sabato sera. Grato per le persone dell'erasmus, ed i messaggi di qualche giorno fa che mi hanno detto inconsciamente che è ancora tutto vivo e vegeto.
Grato a queste parti di me, che ci sono sempre state ed ora riesco a vederle, le accetto e le ascolto come mai avevo fatto prima. La parte di me triste, ma anche quella che non sa stare chiusa in una stanza, quella che non vuole sentirsi dire cosa fare, quella che ha bisogno di silenzio e calma e quella che ha bisogno di attenzioni.
Sono grato alla memoria, quella che ci rende umani, a quelle cose che mi fanno capire cosa è veramente importante, sentirsi chiamare per nome, sentirsi ricordati e considerati.
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🇮🇹🇦🇱PAGELLE IGNORANTI DI ITALIA-ALBANIA
Donnarumma, 6.5: non subiva una delusione dopo soli 23 secondi da quella serata con gli amici all’Oceano di Lugano. PRECOCE Di Lorenzo, 6.5: partita ordinata e taglio di capelli di un qualsiasi ragazzo italiano nato dal 2000 in poi. Si demoralizza subito dopo il gol subito, poi alza la testa, vede giocare Hysaj e ritrova fiducia in se stesso. MINDSET Calafiori, 7: concede meno occasioni di un’attivista climatica in una discoteca di Porto Cervo. ERMETICO Bastoni, 7: sulla rimessa laterale di Dimarco anche un bravo ragazzo come lui si vede costretto a citare le sacre scritture, ma per fortuna almeno non cita il Papa. GERMANO BASTONI Dimarco, 5.5: il manager della Ferragni si è dimesso per molto meno, ma almeno lui riesce a recuperare. ERRORE DI COMUNICAZIONE Jorginho, 6: conserva la calma in ogni situazione, persino quando Spalletti lo prende da parte e impiega 12 minuti per parafrasargli un antico proverbio giapponese. JORGINHO FREDDO Barella, 7.5: segna con una fucilata ignorante da fuori mentre insulta tutti in sardo antico, il resto della partita lo passa a bullizzare Asllani. DOMINANTE Chiesa, 6.5: proverebbe il tunnel pure sugli omini del calcio-balilla ma non sa che dopo la terza giocata spavalda contro la Nazionale Albanese parte una chiamata automatica di condoglianze alla famiglia. GRAZIATO Frattesi, 6.5: chiede spesso l’appoggio alla punta che però capisce male e gli fa l’elicottero sulla schiena in doccia. FRAINTESI Pellegrini, 6.5: consegna l’assist a Bastoni per l’1-1 e un blister di tranquillanti a Gianluca Mancini che non può stare più di 20 minuti in uno stadio senza picchiare qualcuno. FRATELLO MAGGIORE Scamacca, 6.5: look da Mare Fuori, qualche trick a caso in giro per il campo ma soprattutto la sicurezza di chi alle spalle ha almeno due o tre gang sudamericane pronte ad intervenire. Nell’intervallo riesce pure a vendere un paio di Hogan false a Folorunsho. SCAM H
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Il futuro non è scritto.
Recita una celebre frase di Joe Strummer che è anche il titolo di un documentario dedicato al compianto front-man dei Clash. Però se così è il passato è una serie di eventi e ricordi che ci tiene compagnia quando il presente è torbido e non ci piace. Ieri mentre cercavo tra le cartelle di questo pc roba software da portarmi, mi sono imbattuto in una che contiene un passato non tanto lontano quando mi firmavo JD Addamn e facevo il one-man band a tempo pieno (aggiungerei perso). Ne ho già parlato in un post ti qualche settimana fa per il fatto che sono passati 5 anni da quella serata con tanto di locandina, quindi di tutte le cose che ci sono in quella cartella mi piacerebbe condividere con voi una foto, questa
Non ho idea chi l'abbia scattata e non ho la minima di cosa stavo suonando, ero senza scarpe, eh si, non ricordo chi dei 3 mi chiese il perché, ma non c'era un perché specifico, semplicemente siccome a casa sto senza scarpe e quando suono lo faccio scalzo mi viene naturale non portarle, in alcuni casi ero quasi obbligato a calzarle perché il palco era impraticabile, soprattutto per quei posti all'aperto dove tutto è molto ... sporco. Ricordo che ebbi il problema del pedale del rullante che si ruppe e optai per eseguire i brani con solo cassa (il timpano come si può notare) e l'hi-hat (che in Italia tutti chiamano erroneamente charleston). Bei ricordi.
Non ho ancora fatto il biglietto quindi non ho ancora una data, ma piano piano e con calma perché devo cercare di portare con me il necessario per poter anche fare qualcosa quando passerò del tempo in casa, anche se penso che sarà più quello che passerò fuori. Per il resto tutto uguale, però oggi non nevica, yeah.
Come brano musicale oggi vi lascio l'unico video dove suono, sempre quello, ne ho uno, che poi non è vero ma è l'unico decente in qualità. P.S. Nel video il rullante c'è è a sinistra dietro le gambe.
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Oggi giornata "difficile". È iniziata con le due compagne di stanza che è da ieri che volevano andare al centro commerciale a fare shopping e poiché ieri non sono riuscite "chiedendo il permesso", stamattina si sono svegliate e sono andare direttamente.
Tutti i ragazzi, nessuno escluso, si stanno scocciando. Forse complice pure il fatto che la notte dormono poco la mattina si sta presentando la metà della gente, quando il primo giorno ci eravamo fissati la regola tutti insieme del "Max 5 min di ritardo, poi si comincia senza aspettare" e ora non si possono fare manco le attività perché siamo pochissimi. Come dicono i facilitators qui non siete obbligati a fare niente, è tutto su base volontaria e capisco la strategia del responsabilizzarsi in questo modo (oltre ad essere vero), ma a quanto pare non funziona. Da una parte è ovvio che viene da dire "sono ragazzi", però dall'altra incazzarsi perché ti veniamo a svegliare e urlare "We are not in the army" mi pare un po' too much, oltre ad essere un comportamento infantile e irrispettoso nei confronti di chi si sveglia alle 7:30 per fare tutto.
Poi vabbè è continuata che ho dovuto collaborare con un leccese di destra che odia i napoletani (come se io lo fossi) e che non fa altro che usare un'ironia fastidiosa, pungente e offensiva. Ma vabbè siamo sopravvissuti entrambi senza pigliarci a schiaffi.
Ieri sera la polacca è uscita col ragazzo che ha conosciuto al pub. Non ha raccontato bene ma ha solo accennato al fatto che "hanno fatto cose". Prima ancora che tornasse, pensando anche alle dinamiche che più o meno giustamente sono sorte qui dentro tra i ragazzini, mi è venuto in mente di quando ho sentito/letto (non ricordo dove) che la gente si bacia/altro perché "è la situazione". Ma che situazione? Cioè voi ad esempio state in una macchina senza fare un cazzo e allora perché è tutto boh così boring allora baciamoci perché sennò che siamo usciti a fare? Non dico che riguardi la polacca ma quasi perché lei non è interessata chissà quanto e lascerà sto paese dopodomani. Va bene forse avrete i ricordi di quando avete fatto cose con un inglese conosciuto al pub, però still boh.
Che poi questo mi fa capire pure quanto sia complicato per me lasciarmi andare. Elemento a favore per capirlo è stato il "gioco" di oggi in cui qualcuno doveva bendarsi e lasciare che gli altri ti guidassero, passandoti da una persona all'altra. Alcuni ti prendevano e ballavano con te, altri ti prendevano per fare i coglioni, altri ti prendevano con cura ecc. Per più o meno tutti è stato piacevole farsi guidare. Per me è stato un incubo, tant'è che l'ho definito awkward. Ok che dovevo farmi la doccia e puzzavo e quindi ero in imbarazzo già per questo dato che la gente ci tiene troppo a ste cose, ma ho proprio odiato il non poter vedere, non mi sentivo a mio agio manco mentre con calma mi guidavano a ballare, più erano gentili più mi sentivo allarmata. Gli altri si abbracciavano ma come sempre è sia perché non sono stata educata alle manifestazioni d'affetto e quindi non riesco proprio, sia perché la gente a volte mi sembra un po' falsina quando lo fa nel senso che nel momento capisco che si sentono di farlo ma non ci trovo il senso in contesti simili in cui oggi siete amici e domani sconosciuti.
Stasera sono quasi tutti usciti per andare al pub come ieri sera, quando la greca era in panico e alla fine è rimasta in camera con me. Oggi la polacca era qui e sono andate insieme. Non mi interessa più come un tempo partecipare o no a certe cose perché ho imparato a portare più rispetto a me stessa, ma questo mi fa rendere conto di quanto sia introversa. Also a quanto per me sia più importante non spendere quei 5/7£ in birra piuttosto che passare una serata in compagnia e non me ne sbatte proprio il cazzo. Conquiste da adulta? Maybe.
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Three times I invaded his space and the one he invaded mine
Spencer Reid x reader
Trama: tre volte in cui invadi lo spazio di Spencer Reid e la volta in cui lui invade il tuo
Warnings: uso di alcohol
La prima volta che ho capito che Spencer Reid sarebbe stato per me un grosso problema è stata esattamente durante il primo caso a cui ho lavorato col gruppo. Hotch aveva deciso che io e il genio saremmo stati un duo adeguato al compito da svolgere, ovvero aggirarci per l'università a parlare con gli studenti e studiare i loro comportamenti. Forse aveva ragione, o forse no dato ciò che è accaduto quel giorno. Io sono sempre stata una che non ha idea di cosa sia lo spazio personale, questo è ciò che le mie amiche e la mia famiglia mi hanno sempre detto. Amo abbracciare tutti, se mi fido di qualcuno voglio starci il più vicino possibile e non mi rendo conto di quanto il mio comportamento possa infastidire. Soprattutto se mi piace un ragazzo. E Spencer Reid mi è piaciuto dal primo momento che l'ho visto. Così quando ci siamo ritrovati chiusi all'interno di uno sgabuzzino a causa dello studente che poi si è dimostrato essere il colpevole, non ho esitato a gettarmi tra le sue braccia. In mia discolpa ho paura del buio e potrei anche essere un po' claustrofobica, ma non sono riuscita a resistere e nel momento in cui la serratura è scattata dietro di noi e il mio collega ha annunciato che eravamo chiusi dentro, io ho gettato le braccia intorno al suo bacino, tremando. Esattamente l'opposto di ciò che si chiederebbe ad un agente dell'FBI. Spencer, però, non me lo ha fatto pesare. Anzi gli sarò immensamente grata per la sua gentilezza in quel momento: ha iniziato ad accarezzarmi i capelli sussurrandomi che dovevo stare calma e che mi avrebbe portata fuori di lì. E lo ha fatto davvero. In poco più di mezz'ora eravamo fuori dallo stanzino e abbiamo avvisato il gruppo il più in fretta possibile.
L'imbarazzo ha regnato per qualche giorno tra me e Spencer, credo che lui ne abbia parlato con Derek perché l'ho visto più volte lanciarmi occhiatine e sorrisetti maliziosi, prima di tornare a guardare il suo amico e collega. Noi non abbiamo mai preso il discorso, comunque, limitandoci a fingere che non fosse mai accaduto, e non posso assolutamente lamentarmi.
Solo che poi c'è stata la seconda volta, e poi una terza.
La seconda volta festeggiavamo il compleanno di Derek. Lui aveva organizzato una bellissima festa in un locale, c'era musica, alcol, e il giorno dopo non dovevamo lavorare. Ho deciso, quindi, di darmi alla pazza gioia con i drink ed è stato esattamente quello il mio errore. Non ricordo molto perché ovviamente l'alcol ha fatto bene il suo lavoro, ma alcuni dettagli sono impressi nella mia mente e prego ogni giorno che la sua li abbia del tutto rimossi. Ricordo le luci stroboscopiche, le persone che ballavano intorno a noi, Spencer era a disagio, ma i drink che l'ho costretto a bere sembravano averlo rilassato un po'. Abbiamo, quindi, iniziato a ballare, ed io non riuscivo a smettere di ridere. Lui rideva con me e le sue mani sui miei fianchi erano così grandi, calde e rassicuranti, che gli ho circondato il collo con le braccia e ho iniziato a dargli tanti baci sul viso fino a scendere sul petto che poco prima Derek gli aveva scoperto aprendo dei bottoni della camicia. Il mio rossetto rosso ha lasciato i segni sulla sua pelle. Quando ho provato a baciarlo sulle labbra lui si è tirato indietro, irrigidito, ma per fortuna Penelope è venuta a salvarmi dall'imbarazzo, chiedendomi di accompagnarla a casa perché era esausta. Il giorno dopo ho ignorato qualsiasi messaggio dai membri del gruppo, e quando sono ritornata a lavoro ho finto di non ricordare nulla della serata, dando la colpa a tutto ciò che avevo bevuto. Dagli sguardi che avevano gli altri credo mi abbiano creduto, ma di nuovo io e Spencer non ci siamo parlati per un po', al di fuori del lavoro. Questa volta la persona a confessare tutto sono stata io. Mi sono rifugiata nell'ufficio di Penelope, dando libero sfogo ai miei ricordi e al mio imbarazzo. Solo tempo dopo avrei scoperto che Derek era in chiamata con lei e che ha sentito tutto.
La terza e ultima volta, invece, è stata ieri sera. Siamo stati fuori città per quasi due settimane, abbiamo lavorato come dei pazzi e dormito pochissimo, nonostante sia nel gruppo da anni ancora faccio fatica ad abituarmi ai loro orari, così quando sono salita sul jet ero esausta. Avevo freddo e le luci soffuse mi hanno fatto venire ancora più sonno. Ero l'ultima in fila a salire, Derek mi ha sorretta ridendo per il mio stato ed io ho riso insieme a lui prima di sbadigliare. Appena entrata il calore mi ha fatto sospirare di sollievo, Derek mi ha accompagnata verso i sedili e non so se avesse fatto caso al nostro collega seduto proprio lì oppure no. Fatto sta che mi sono lasciata andare, accasciandomi proprio sul corpo di Spencer, che si è irrigidito per un solo attimo. Come la vera stramba che sono ho inspirato il suo profumo e gli ho mormorato all'orecchio che era buonissimo, al che lui ha ridacchiato accarezzandomi la schiena, e mi ha sistemata meglio contro il suo corpo prima di sussurrarmi di riposare. E io l'ho fatto. Mi sono addormentata come un sasso, con la testa sulla sua spalla e rannicchiata sul suo grembo.
Quando siamo arrivati mi ha svegliata con delicatezza, e una volta sveglia ho notato gli sguardi di tutto il gruppo fissi su di noi. Quel momento è impresso nella mia memoria e fa sicuramente parte della top 10 dei momenti più imbarazzanti che abbia mai vissuto. Ho abbassato la testa, con le guance rosse, e mormorato un saluto prima di dileguarmi.
Tutto questo ci porta esattamente a questa mattina, quando mi sono ritrovata nell'ascensore proprio insieme a Spencer. Ho fatto appello a tutto il mio coraggio e mi sono decisa a parlare, per rompere l'imbarazzo che si era creato.
-Per quanto riguarda ieri, mi dispiace, io...- ho balbettato come una scema, per poi zittirmi quando i suoi occhi si sono fissati nei miei.
-(Y/N), va tutto bene. Non hai fatto nulla di male. Semplicemente hai dei problemi con lo spazio personale, se ti va posso aiutarti a lavorarci su così da non infastidire le altre persone- se i cuori potessero rompersi, giuro che alle sue parole il mio sarebbe caduto a terra, tra i miei piedi, distrutto in mille pezzettini.
-Non ho nulla su cui lavorare, e se ti ho infastidito mi dispiace, non accadrà più. Ma ti posso assicurare che nessuno prima d'ora si è mai lamentato delle mie attenzioni- ho esclamato indispettita, le guance probabilmente rosse dall'imbarazzo. Per fortuna le porte si sono aperte in quel preciso momento e sono riuscita a sfrecciare via senza dargli modo di rispondermi. La giornata di lavoro è passata, il caso è stato risolto in fretta e ora mi infilo il cappotto addosso facendo attenzione a coprirmi perché l'ufficio è caldo ma fuori si muore dal freddo.
-(Y/N) ti andrebbe di venire con noi? Solo una birra per distrarci dalla giornata di lavoro- la voce di JJ mi distrae dai miei pensieri, mi giro per guardarla dato che è alle mie spalle. Insieme a lei c'è tutta la squadra tranne Rossi, e se stavo per accettare, cambio idea nel momento in cui vedo Spencer guardarmi con i suoi occhioni castani. Per tutto il giorno ha provato a parlarmi ma mi sono tenuta alla larga chiedendo a Derek di fare coppia con lui. Non ha fatto domande ma ha capito subito che qualcosa non andava.
-Scusa JJ ma sono molto stanca. Credo che andrò a dormire- rispondo tornando a guardare la bionda e fingo uno sbadiglio. Lei aggrotta le sopracciglia
-sicura? Di solito insisti tanto per andare tutti insieme! Sicura di stare bene? Vuoi che qualcuno di noi ti accompagni?- domanda preoccupata per me, mentre si gira verso Derek che fa un passo avanti verso di me ma io scuoto la testa.
-No! Davvero, sto bene. Ho solo sonno, me ne torno a casa a dormire. La prossima volta sono dei vostri e vi pentirete di aver insistito per portarmi- provo a scherzare, la giornalista sorride non convinta delle mie parole. Mi lasciano andare e, senza pensarci su, mi dirigo svelta verso l'ascensore.
-(Y/N)- mi sento richiamare quando premo il pulsate, sospiro esausta quando riconosco la voce e mi giro verso Spencer. Si ferma al mio fianco e aspetta con me che le porte si aprano.
-Io... volevo scusarmi per questa mattina. Ho sbagliato ad usare le parole, non volevo dire che mi infastidisci, solo che non sono molto bravo col contatto fisico e non so come reagire. Tu mi piaci molto, (Y/N), e avevo paura di rovinare tutto. Forse l'ho già fatto, ma vorrei comunque scusarmi con te- parla in fretta, tanto che fatico a capire cosa dice. Le porte si aprono ed entrambi entriamo in ascensore. Il silenzio regna per qualche attimo, perché io ho paura a parlare. Poi finalmente mi decido.
-Anche tu mi piaci- mormoro prima di schiarirmi la voce. Spencer fa uno scatto col viso verso di me, gli occhi sgranati e l'aria speranzosa. Mi giro anche io a guardarlo e gli sorrido imbarazzata.
-Ammetto di avere qualche problema con gli spazi personali, ma solo con le persone di cui mi fido profondamente. E tu mi hai ispirato fiducia sin dal primo momento. Poi pian piano ho capito che mi piacevi e quella della fiducia era solo una scusa e- vengo zittita dalle sue labbra che si appoggiano sulle mie ed entrambi chiudiamo gli occhi perdendoci nel bacio.
Quando ci allontaniamo le porte si spalancano e Spencer mi accarezza il viso
-ti va di venire con noi stasera?- prova a chiedermi di nuovo, mi bacia la fronte con delicatezza e io decido di annuire. Gli sorrido e mi lascio prendere la mano.
Quando gli altri ci raggiungono, il primo a vederci mentre ci teniamo per mano e tengo la testa sulla spalla di Spencer, è proprio Derek, che sorride soddisfatto.
-finalmente ce l'hai fatta ragazzino- parla a Spencer che sorride imbarazzato, anche io sorrido e mi lascio allontanare da JJ, Penelope ed Emily per raccontare cosa è successo, poi tutti insieme raggiungiamo il bar più vicino per goderci la serata.
E questa è la storia delle tre volte in cui ho invaso gli spazi di Spencer Reid e quella in cui lui ha invaso il mio dando inizio alla nostra relazione.
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Pensieri al lavoro 1/2
Quelli che seguono sono una serie di pensieri e considerazioni che ho fatto in questi giorni, senza un ordine vero e proprio. Non sapevo se era il caso di pubblicarle dato che riguardano dei colleghi…peró immagino che essendo tutto anonimo non si vengano a creare problemi. Comunque dopo aver pubblicato il post più esplicito mi sono sentita subito elettrizzata: da una parte ogni tre per due andavo a controllare se ci fossero stati dei commenti al mio post dall'altra "nascondere" un segreto in bella vista è una sensazione piuttosto eccitante. Già che ci sono, ho pensato, perché non condividere qualcosa anche riguardo alle fantasie sui miei colleghi? Magari poi finiranno col leggere e si avvereranno. Vorrei quindi raccontarvi di M. (non vedrete un singolo nome qui, portate pazienza). È una ragazza, penso mia coetanea, qui in azienda. Alta (molto alta penso quasi 1.90) e molto ben piazzata. Sicuramente fa qualche sport tipo nuoto, pallavolo o qualcosa del genere visto che ha due spalle assurde. Capelli lunghi, ramati e ricci e un viso tondo con dei lineamenti della fronte però ben marcati che le danno quell'aria di un pericoloso gigante buono. Un bel seno, prosperoso, che non raccoglie mai in reggiseni con ferretti e che quindi inevitabilmente risulta un po' cadente ed è forse la seconda cosa che mi attira di più in lei dopo la stazza. Nella mia testa un giorno verrà da me e mi dirà "Ho visto che continui a fissarmi, vuoi venirtene a casa con me?" Ed io con gli occhi a cuoricino dirò "si ti prego portami con te". Scemenze a parte, penso non farebbe mai una cosa simile. La vedrei di più nelle vesti di una cacciatrice e con me probabilmente giocherebbe un po' al gatto col topo. Potrebbe essere un invito per un'uscita della serie: "Ho prenotato il cinema per due ma mi hanno dato buca" o una cosa simile. Io accetterei e andremmo al cinema. Poi per sdebitarmi le offrirei di andare a mangiare da qualche e lei mi direbbe di sì. A fine serata mi riaccompagnerebbe a casa e a quel punto mi inventerei la scusa più scema del mondo qualcosa tipo " ah cavoli non ho le chiavi, vabbè aspetterò che rincasi la mia inquilina" ma lei sorridendo mi proporrebbe di fermarmi da lei offrendomi un posto sul divano. Me lo chiederebbe solo, come la cacciatrice che è, una sorta di trappola allestita apposta per me; ed io accetterei senza pensarci due volte cascandoci in pieno. Si lo so che state pensando che tutta sta sega mentale è una palla assurda, però le cose a me piace disegnarmele con calma un dettaglio alla volta! xD Ad ogni modo, arriviamo da lei. Non so per quale motivo, ma nella mia testa casa sua è arredata tipo anni '70..forse perché in ufficio gira quasi sempre con pantaloni a zampa d'elefante e dei golfini e gilet a colori vivaci; tipo la spugna delle cuffie dei vecchi walkman della sony. Mi offre la doccia mentre lei si mette a cercare asciugamani, coperte e pigiama. Sono lì intenta a godermi una doccia calda, quando arriva anche lei, apre la porta del box doccia ed io resto imbambolata ad ammirarla. Si sta raccogliendo i capelli in uno chignon, e ride della mia espressione imbambolata. Le sue spalle larghe tese nel legare i capelli si mostrano in tutta la loro bellezza. I suoi seni sono grandi, quasi bianchi proprio come li avevo immaginati e dei capezzoli delicati circondati da grosse areole. Il ventre non è piatto da fotomodella finta e anche i fianchi sono robusti ma le gambe, sono toniche e muscolose. Entra in doccia, si avvicina a me e mi sento piccola come un coniglio che sta per essere mangiato da un leone. Mi mette le mani sulle spalle e mi fa girare, si china su di me sento il suo corpo appoggiarsi alla mia schiena. Avvicina la bocca al mio orecchio e mi parla: "L'ho notato, sai? Che passi le giornate a guardarmi..."
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Pub Catania e luoghi della movida: i più amati
Scopri i migliori pub Catania per vivere la vera movida catanese, tra atmosfere uniche, birre artigianali e ottimo cibo. Se sei in vacanza in città e stai cercando i migliori pub Catania, devi sapere che ogni angolo del centro storico si anima al calar del sole, offrendo un’esperienza unica per chiunque voglia vivere la movida della città. È qui che troverai numerosi pub che mescolano tradizione e modernità. Dalla Piazza Teatro Massimo fino a Via Etnea, c’è solo l’imbarazzo della scelta. La sera, questo angolo di Catania diventa il punto di riferimento per chi vuole rilassarsi dopo una giornata di gite turistiche o lavoro. Pub Catania: i 7 più consigliati Che tu sia un fan della birra artigianale, del vino siciliano o dei cocktail elaborati, i pub di Catania sapranno conquistarti con atmosfere rilassate e autentiche. Tra locali dall’arredamento vintage e terrazze all’aperto, ecco alcuni dei pub più amati dove trascorrere una serata all’insegna del buon bere e, naturalmente, del buon cibo. 1. Ostello Catania: A Putìa dell’Ostello A Putìa dell’Ostello è uno dei pub più particolari e cosmopoliti di Catania. Questo locale offre una combinazione unica di storia e modernità: la sala da pranzo si trova all’interno di una grotta lavica, formatasi durante l’eruzione dell’Etna nel 1669, mentre il fiume Amenano scorre silenziosamente sotto il locale. Immerso tra il Mercato Storico del pesce e Piazza Duomo, A Putìa dell’Ostello è un punto di riferimento sia per i catanesi che per i turisti. Il menù non è quello tipico da pub ma ci sono moltissime opzioni. Un luogo magico dove cenare e bere, perfetto per chi desidera immergersi nella storia e nella vivace movida catanese. 📍 Piazza Currò, 3 – Catania CT 2. Fab Catania Se ami abbinare il buon cibo ai drink, il Fab Catania è il posto giusto. Situato in Via Umberto, questo locale è noto per i suoi piatti creativi che combinano tradizione e innovazione. Che tu stia cercando una pizza gustosa o un cocktail rinfrescante, il Fab saprà come deliziare il tuo palato. L’ambiente moderno e raffinato lo rende una scelta perfetta per una serata rilassante in centro città. 📍Via umberto 47 – Catania CT 3. Mosaik pub Catania Se sei un amante delle birre artigianali, Mosaik è il tuo paradiso. Situato in Via Musumeci, questo pub è rinomato per la sua ampia selezione di birre di qualità, sia alla spina che in bottiglia. Oltre alle birre, il nuovo menù offre prodotti d’eccellenza del territorio, perfetti per una serata all’insegna del gusto e del relax. 📍 Via Musumeci, 60 Catania CT 4. Vermut Vicino a Piazza Carlo Alberto, Vermut è un locale che sfugge a qualsiasi definizione. Specializzato in vermut, salumi e formaggi, questo pub-salumeria è perfetto per chi vuole assaporare prodotti di alta qualità, anche a tarda notte. Che tu scelga di sederti all’aperto o di sorseggiare un bicchiere in piedi, Vermut è un must della movida catanese, amato sia dai locali che dai turisti. 📍Via Gemmellaro, 39- 35 Catania CT 5. Razmataz Catania wine bar e pub Il Razmataz più che un pub è un wine bar dal fascino retrò, ma te lo consigliamo perché è una delle tappe più amate della movida catanese. Questo locale è perfetto per chi ama sorseggiare un buon calice di vino in un’atmosfera rilassata e sofisticata. I tavolini all’aperto lo rendono un luogo ideale per trascorrere una serata tranquilla, magari accompagnata da un tagliere di salumi e formaggi locali. Il Razmataz è un punto di ritrovo molto amato. 📍 Via Montesano, 17/19 Catania CT 6. Teapot Catania Per chi desidera un’atmosfera più tranquilla e intima, Teapot Catania è una piccola oasi dal sapore inglese. Situato in Viale della Libertà, questo locale è perfetto per chi ama tè e dolci, ma offre anche un’ottima selezione di piatti salati come insalate e club sandwich. Ideale per chi cerca un’esperienza più calma, lontana dal caos della movida tradizionale. 📍 Viale della Libertà, 184 Catania CT 7. Boheme Pub Catania Per una serata all’insegna della musica e del buon bere, Boheme è una tappa obbligatoria. Situato in una posizione centrale, questo pub è noto per le sue serate live e la sua offerta di drink. Che tu preferisca birre artigianali o cocktail elaborati, qui troverai l’atmosfera giusta per una serata divertente in compagnia. Probabilmente i migliori cocktail di tutta Catania. 📍Via Montesano, 27/29 Catania CT Pub Catania e movida: atmosfera, drink e cibo Catania offre una grande varietà di pub che si distinguono non solo per i loro drink, ma anche per le atmosfere uniche. Molti pub propongono eventi tematici, serate a tema e musica live, rendendo ogni visita un’esperienza diversa. Potrai degustare birre artigianali siciliane, famose per la loro alta qualità, o optare per cocktail preparati con maestria, magari da sorseggiare in una terrazza con vista sull’Etna o sulle pittoresche vie del centro. Oltre ai drink, una delle sorprese più piacevoli nei pub Catania è l’offerta gastronomica. Molti locali propongono piatti tipici siciliani e finger food perfetti per accompagnare una serata tra amici. Ecco cosa non puoi perderti: - Burger e panini: panini con hamburger spesso realizzati con carni dell’Etna particolari. Molti pub offrono anche salumi e formaggi locali che arricchiscono i panini e salse di produzione artigianale. - Bruschette siciliane: servite con ingredienti freschi e saporiti come pomodori di Pachino, acciughe, capperi e ricotta salata. - Taglieri di salumi e formaggi locali: una selezione di pecorino, salame e prodotti tipici della zona che esaltano i sapori della Sicilia. - Frittura di pesce: calamari e gamberi fritti, leggeri e croccanti, per chi non mangia carne o se si vuole provare un “fish and chips” ma siciliano! Devi accompagnare i piatti tradizionali con birre artigianali locali o con un buon calice di vino siciliano. Queste sono solo alcuni dei piatti che si possono assaggiare nella maggior parte dei pub di Catania, ognuno ha poi le sue specialità. Catania ti aspetta! Per il weekend o per un breve o lungo, se non sai dove dormire nel centro di Catania e cerchi qualcosa di centrale e funzionale, ci sono diverse soluzioni, tra B&B, Hotel e Casa Vacanze che potrebbero fare al caso tuo. Ti consigliamo di pensare sempre alla soluzione ideale per le tue vacanze di famiglia o con amici in tranquillità e comodità magari in un punto strategico della città, vicino ai luoghi più iconici e alle maggiori attrazioni. Read the full article
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Real Friends - Everyone That Dragged You Here, traduzione testi
Magari l’anno prossimo tornerai qua a far passare l’autunno Guardando le foglie spazzate dal vento sul vialetto di casa mia E potremmo ascoltarci gli American Football E parlare della high school un po’ come abbiamo fatto gli altri anni
(da: Home for Fall)
1. Real Friends – Floorboards, traduzione
Assi di legno Hai detto che non mi sono messo a urlare alle nuvole per niente
Mi hai spiegato che alla fine si sistema tutto quanto
Ecco quello che continuerò a ripetermi
Non voglio più essere geloso degli alberi di fianco al garage del mio vicino
Mi accomoderò nel disastro che ho combinato Non farmi colare a picco e cadere a pezzi
Cerca di non dimenticare tutto quello che ho detto Ancora una settimana e mi tiro sù e non sto più su queste ginocchia ossute
Evidentemente ci è voluto un anno per capire che per star bene non mi serviva altro che quello che avevo
Però ho comunque questi occhi assonnati che hanno visto troppo per quanto mi riguarda Sarò sincero, la mia pelle e le ossa hanno visto giorni migliori
Trenta libbre fa mi sapeva di situazione più stabile
Sarò sincero, la mia pelle e le ossa hanno visto giorni migliori
Sarò sincero, la mia pelle e le ossa hanno visto giorni migliori Ancora una settimana e mi tiro sù e non sto più su queste ginocchia ossute
Evidentemente ci è voluto un anno per capire che per star bene non mi serviva altro che quello che avevo
Però ho comunque questi occhi assonnati che hanno visto troppo per quanto mi riguarda Non servono a nulla le assi di legno in casa mia
Mi sembra tutto storto
E non riesco ad alzarmi senza di te
Mi sembra tutto storto Ancora una settimana e mi tiro sù e non sto più su queste ginocchia ossute
Evidentemente ci è voluto un anno per capire che per star bene non mi serviva altro che quello che avevo
Però ho comunque questi occhi assonnati che hanno visto troppo per quanto mi riguarda 2. Real Friends – Anchor Down, traduzione
Ancorare a terra Non penso proprio di essere pronto per un altro inverno di Chicago
Per cui puoi smetterla di farmi venire freddo alle ossa
Giuro che quel vuoto ti vive dentro al petto
Il motivo per cui ti sei allontanato così tanto da quello che tirava fuori il meglio di te sei te stesso
Intendiamoci, io vorrei che un sacco di cose fossero com’erano prima
Le strade che mi facevano sentire vivo ora mi fanno solo sentire solo
I buchi nel muro diventano ogni anno più grandi Faccio fatica a pensare che c’è gente a questo mondo che mi guarda con gli stessi occhi tuoi
Mi sto spaccando tutt’e dieci le dita per te e tu per me non ne alzeresti nemmeno uno
La gratitudine l’hai persa sulla terra che hai sulle mani e sulle ginocchia Ma io non sarò mai solo un buco nel muro
E puoi ancorare i piedi a terra e mandare affanculo il passato e tutti quelli che ti hanno trascinato qui
Non mi metto su un piedistallo
Tu devi farti rispettare, te e la persona che sostieni di essere stato Faccio fatica a pensare che c’è gente a questo mondo che mi guarda con gli stessi occhi tuoi
Mi sto spaccando tutt’e dieci le dita per te e tu per me non ne alzeresti nemmeno uno
La gratitudine l’hai persa sulla terra che hai sulle mani e sulle ginocchia Ancora i piedi a terra e manda affanculo il passato e tutti quelli che ti hanno trascinato qui
Tu fatti rispettare, te e la persona che sostieni di essere stato Faccio fatica a pensare che c’è gente a questo mondo che mi guarda con gli stessi occhi tuoi
Mi sto spaccando tutt’e dieci le dita per te e tu per me non ne alzeresti nemmeno uno
La gratitudine l’hai persa sulla terra che hai sulle mani e sulle ginocchia 3. Real Friends – Keep It Together, traduzione
Mantenere la calma Passi ogni sabato sera per terra in bagno senza alcun ricordo della serata passata
Sei un rottame e tutto quello che ci sta in mezzo
Stare da solo non mi sembra poi così male Tu sei il tipo di ragazza che lo fa sapere a tutta la città quando con le labbra si avvicina a una bottiglia
E vuoi solo l’attenzione di tutti gli occhi e le orecchie che ricoprono le pareti di questa stanza Preferisco dormire in compagnia solamente delle mie ginocchia ossute e del pensiero di qualcuno che riesce a stare in piedi
Mi sa che dormirò da solo stanotte
Tu andrai a dire a tutti che sei diversa, ma sei solo una sfumatura di grigio di cui nessuno si è mai accorto Mandiamo avanti fino alle 2 del mattino e le pareti non girano abbastanza da dimenticare il tuo ex e tutte le tue amiche di merda
Dici che non perderai la testa, ma io so che quelle pareti le farai crollare
Va sempre così Preferisco dormire in compagnia solamente delle mie ginocchia ossute e del pensiero di qualcuno che riesce a stare in piedi
Mi sa che dormirò da solo stanotte
Tu andrai a dire a tutti che sei diversa, ma sei solo una sfumatura di grigio di cui nessuno si è mai accorto Preferisco dormire in compagnia solamente delle mie ginocchia ossute e del pensiero di qualcuno che riesce a stare in piedi
Mi sa che dormirò da solo Preferisco dormire in compagnia solamente delle mie ginocchia ossute e del pensiero di qualcuno che riesce a stare in piedi
Mi sa che dormirò da solo stanotte
Tu andrai a dire a tutti che sei diversa, ma sei solo una sfumatura di grigio di cui nessuno si è mai accorto 4. Real Friends – Everything I Never Want to Be, traduzione
Tutto quello che non voglio diventare Spero che ti diverti là al college visto che ci sei andato per scappare da tutte le cazzate che hai fatto
Non sei molto bravo a sfuggire a tutto il karma che hai tra la lingua e la guancia
Siamo arrivati al punto che sei uguale sputato all’immagine di tutto quello che non voglio diventare Ti ho dato occasioni su occasioni ed è ovvio che non ci hai neanche provato
Ormai possiamo dire tranquillamente che cancellerò ogni traccia che hai lasciato da queste parti
Mi spiace che sono andato in pezzi quando mi sarei dovuto ricomporre Mi hai lasciato in cima al muretto senza sapere da che parte saltare
Visto che hai sempre saputo che il mio equilibrio fa cagare come il mio giudizio
Avevo la sensazione che mi sarei ritrovato steso sull’erba a morire
Adesso sono qui che guardo quel muretto Ti ho dato occasioni su occasioni ed è ovvio che non ci hai neanche provato
Ormai possiamo dire tranquillamente che cancellerò ogni traccia che hai lasciato da queste parti
Mi spiace che sono andato in pezzi quando mi sarei dovuto ricomporre Sei finito per essere uguale sputato all’immagine di tutto quello che non voglio diventare
Sei tutto quello che non voglio diventare 5. Real Friends – Home for Fall, traduzione
A casa in autunno Sono cambiate un sacco di cose qui a casa da quando te ne sei andato senza mettere in valigia tutta la tua roba
Passo sempre davanti a casa tua in macchina sperando di vederti seduto in veranda
E sento ancora la puzza di fumo sui tuoi vestiti
E sento ancora quelle storie che hai saputo da qualcun altro che ti escono dalla lingua Proprio non è la stessa cosa da queste parti senza di te
Ho quasi sempre la sensazione che ti senti sopraffatto laggiù
Sei scappato dal Midwest e hai preso in cambio le spiagge e i tramonti della East Coast
Non farti prendere da troppe cose troppo in fretta Stai sù con la testa laggiù
Non dimenticarti da dove vieni e chi ti vuole bene
Ogni volta che senti la mancanza di casa, guardati il braccio
Hai i confini dello Stato tatuati sull’avambraccio
Ci sono ancora i tuoi ricordi appesi al muro di camera mia Proprio non è la stessa cosa da queste parti senza di te
Ho quasi sempre la sensazione che ti senti sopraffatto laggiù
Sei scappato dal Midwest e hai preso in cambio le spiagge e i tramonti della East Coast
Non farti prendere da troppe cose troppo in fretta Magari l’anno prossimo tornerai qua a far passare l’autunno guardando le foglie spazzate dal vento sul vialetto di casa mia
E potremmo ascoltarci gli American Football e parlare della high school un po’ come abbiamo fatto gli altri anni
#real friends#everyone that dragged you here#floorboards#anchor down#keep it together#everything i never want to be#home for fall
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Cosa ho visto - puntata 2
Mi avvicino all'oratorio con passo tranquillo ma deciso. Lo sento mio l'oratorio, per tutto il tempo che ci ho passato ma sento anche che per lui sono un estraneo.
Entro con un velo di ansia, gestibile, e con molti desideri che mi frullano in testa.
Cammino lentamente lungo il percorso in discesa guardandomi in giro per vedere se in mezzo a tutta quella gente sarò in grado di trovarlo. Ed invece d'un tratto è lui che trova me. Lo vedo che mi corre incontro, si arrampica sulle gradinate e mi saluta tranquillamente.
Cominciamo a parlare e a raccontarci di come sta andando ma mi accorgo che oltre ad ascoltare le sue e le mie parole, vedo anche chiaro come il sole che è contento di essere lì a parlare con me.
Si trastulla, mi sorride, prende le mie mani e ci giochicchia. Non ha fretta di andare e non è imbarazzato a mostrarsi che parla con suo padre, circondato da tutta quella gente. Due parole ancora poi mi saluta, mi dà un bacio delicato sulla guancia e si dilegua felice in mezzo ai suoi amici.
Ho visto mio figlio sereno e felice e questo mi dona una calma indescrivibile.
La serata passa veloce, sempre attento con la coda dell'occhio per vedere se c'è anche lei. È ora di andare e faccio un ultimo giro per vedere se lo vedo, per poterlo salutare e ne approfitto ancora per cercare anche lei.
Maledetto! Si è proprio dileguato...
Sto camminando sulla salita che porta all'uscita e d'istinto mi fermo e mi giro. Non ho sentito nessuno chiamarmi ma quando mi volto vedo lei che mi sta correndo incontro.
Tutto quello che riesco a vedere è mia figlia che si avvicina con un sorriso che più raggiante non si può. Un sorriso che può significare solo una cosa: felicità.
Si avvicina, si ferma e mi saluta.
Io resto interdetto per un'istante, poi ritorno in me e arretro leggermente perché sento fortissimo l'istinto di abbracciarla, abbracciarla così forte da farle mancare il fiato ed esplodere la testa. Non voglio sporcare tutto intorno di sangue e brandelli di cervello per cui mi sforzo e mi trattengo.
Parliamo tranquillamente, due parole e poi ci salutiamo.
E ancora precipita dentro di me tutta la calma del mondo. E ogni pensiero svanisce. E ogni problema scompare.
Riprendo a camminare verso l'uscita, felice e in pace.
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Calma... olimpica
La prima sera, papà Ovo e mamma Ova si sono concessi una serata al solito ristorante dove ogni anno festeggiano la loro temporanea ed effimera totale libertà. Non è un ristorante stellato, nemmeno particolarmente rinomato, ma è lì… ogni anno lo rivedono in questa settimana super-particolare.La seconda sera, la coppietta si è regalata un altro gran classico: cinema sotto le stelle in villa reale.…
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29 giu 2024 15:42
“FALCAO FACEVA IL MOLLICONE CON MIA FIGLIA ROSANNA, CEREZO SALUTAVA DICENDO 'PORCA PUTTENA', QUALCHE SOCIETÀ ARRIVO’ ADDIRITTURA A OFFRIRMI LA PANCHINA” – LINO BANFI, NEL QUARANTENNALE DE “L’ALLENATORE DEL PALLONE” SCHERZA SU SPALLETTI PARAGONANDOLO AL MITOLOGICO ORONZO CANA’ – "SIAMO CALVI ENTRAMBI E FACCIAMO VOLI PINDARICI PER DIRE COSE SEMPLICI. PERÒ LUI È UN GRANDE ALLENATORE” – "A QUEL FILM DEVO SENZA DUBBIO MOLTO. MA NON ESAGERIAMO. PRIMA AVEVO GIÀ FATTO…” - VIDEO
Davide Grittani per il "Corriere del Mezzogiorno - edizione Bari" - Estratti
Aspettando nuove e lunghe notti magiche, tra appassionati, addetti ai lavori e tifosi sono in molti a intercettare nel non semplice lessico di Luciano Spalletti le stesse spericolate parabole e metafore di Oronzo Canà, l’allenatore dell’allegra brigata della Longobarda nel film ormai divenuto cult l’Allenatore nel pallone (diretto da Sergio Martino, 1984). «Siamo calvi entrambi – evidenzia Lino Banfi, che quando parla di calcio diventa incontenibile –, entrambi facciamo voli pindarici per dire cose semplici, questo è vero. La prendiamo alla larga, come dicono a Roma. Io nel mio slang, con cui nel film volevo dire che il calcio appartiene davvero a tutti, soprattutto a chi crede di non amarlo e di non esserne contagiato dalla passione.
Lui nel suo tentativo di elevare concetti semplici, uno sforzo che sinceramente apprezzo molto: perlomeno, in un mondo molto appiattito verso il basso e in un ambiente come quello del pallone in cui la comunicazione molto spesso è meno che basica, Luciano Spalletti è uno che cerca di elevare ragionamenti e conclusioni. Però – ammonisce – le similitudini finiscono qui, perché lui è un grande allenatore e uno straordinario motivatore, un costruttore di gioco come pochi ce ne sono al mondo, mentre io nei panni di Canà ero solo un cialtrone dotato di un po’ di coraggio e forse di tenacia».
Ma lei a quell’amorevole cialtrone deve moltissimo, se non tutto. «Calma, gli devo senza dubbio molto. Ma non esageriamo. Prima dell’Allenatore nel pallone avevo già fatto moltissimi film, compreso Vieni avanti cretino . Che mi dicono essere il film più utilizzato per meme e reel in Italia, questi nuovi codici per trasmettere i nostri stati d’animo sui social».
D’accordo, ma gli italiani nascono poeti, navigatori e… «… E allenatori, lo so. Specie in periodi di competizioni importanti, come quella in corso (gli Europei, ndr)». E che fa, non ce la racconta qualche perla legata al quel film? «Era nata una bella amicizia con Falcao, anche se nel film ne ho un po’ strapazzato il cognome dicendo a un certo punto “Falcao, Falcon, come chezzo si dice”… ». Quindi, che succede? «Che questo ragazzone brasiliano s’innamora della mia famiglia, oltre a fare un po’ il mollicone con mia figlia Rosanna».
Come nel film tra Aristotele e sua figlia Michelina? «Non proprio, nel senso che nella vita reale non successero le cose successe poi nel film». Torniamo a Falcao. «Mi chiede di far invitare a una festa anche un suo carissimo amico, Cerezo: un altro grande calciatore brasiliano della Roma (poi trasferitosi alla Sampdoria, ndr). E di fargli uno scherzo perché lui non conosceva l’italiano».
Cioè? «Mi chiede di fargli salutare tutti col mio intercalare “porca puttena”, facendo credere a Cerezo che si trattasse di un modo italiano di salutare con affetto». Oddio, risultato? «Cerezo, un ragazzo davvero molto gentile, calciatore che voleva mezzo mondo, se ne andò in giro per tutta la serata incontrando persone a lui sconosciute e dicendogli “porca puttena”. Falcao piegato in due dalle risate, mia figlia Rosanna con le lacrime agli occhi, mia moglie Lucia arrabbiata con me che mi ero prestato a questa cosa».
(…) C’è stato anche un momento in cui qualcuno la prese persino sul serio? «Ci furono un po’ di presidenti di squadre minori, soprattutto tra i dilettanti, che in maniera provocatoria e goliardica mi offrirono la panchina delle proprie squadre. Insomma di fare l’allenatore per davvero». E lei come reagì?
«Non scherziamo, se esistesse davvero uno squinternato come Oronzo Canà bisognerebbe bonariamente preoccuparsi. Oddio, con la sua “B Zona” oggi potrebbe addirittura fare scuola ad allenatori blasonati che forse non hanno più niente da dire e non se ne accorgono. Ma Canà appartiene alla mitologia, è un’icona del qualunquismo che diventa talento e del coraggio che proietta le persone oltre ogni limite. Ma se la seconda caratteristica è anche molto positiva, la prima resta un limite invalicabile».
Il 26 ottobre 1984 saranno quarant’anni da l’Allenatore nel pallone , un “film-mondo” come si dice adesso. Un film in cui c’è più sociologia che calcio, più antropologia che commedia. In fondo noi Italiani non siamo cambiati affatto. «Per alcuni aspetti mi faccia aggiungere che, non essere cambiati affatto, è stata la nostra fortuna».
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