#ironia linguaggio
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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Bada a Come Parli: Paolo Borzacchiello porta la magia del linguaggio al Teatro Alessandrino di Alessandria
Venerdì 15 novembre alle 21.00, Paolo Borzacchiello svela come le parole possano trasformare la nostra vita quotidiana in un imperdibile spettacolo tra intrattenimento e formazione
Venerdì 15 novembre alle 21.00, Paolo Borzacchiello svela come le parole possano trasformare la nostra vita quotidiana in un imperdibile spettacolo tra intrattenimento e formazione Alessandria – Venerdì 15 novembre alle ore 21.00, il Teatro Alessandrino ospiterà Bada a Come Parli, il nuovo spettacolo di Paolo Borzacchiello, esperto di intelligenza linguistica e programmazione neurolinguistica.…
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scogito · 1 year ago
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L'intonazione.
Video semi ironico sul non detto femminile.
Anche se bisogna dirlo che tante donne hanno imparato a parlare 😄
(fonte: tizianaa_rubino - Instagram)
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Per fare dell’ironia bisogna avere una certa padronanza del linguaggio, o del gesto. Diciamo pure del linguaggio in senso lato. E quindi la cultura è essenziale. Una cultura ristretta fa sì che le regole del gioco, qualunque sia il gioco, vengano intese in un modo così rigido da cancellare ogni aspetto coraggiosamente innovativo. In ambito scolastico, per esempio, può essere significativo, mentre un professore fa lezione, che uno degli allievi si alzi per dichiarare: «Però, io la penserei diversamente». Ecco, il pensare diversamente può essere conseguito in modo ironico, e guai se la scuola non è più la zona dove l’ironia ha questo diritto di cittadinanza. E non è comunque bene che l’ironia venga riutilizzata da coloro che rimangono delusi della rigidità delle istituzioni? Allora, il legame con la cultura è essenziale: l’ironia su cosa gioca? Sul fatto che una parola, che noi solitamente impieghiamo in una certa accezione standard, venga usata in una accezione un po’ diversa. E questa è una cosa divertente, o no? «Oggi il tempo è perverso» uno dice. Oddio, che visione pessimistica! «Veramente, io mi stavo riferendo al tempo atmosferico.» La padronanza del linguaggio e dei significati è ineliminabile. È cruciale per tutte le situazioni in cui rigidità vuol dire morte dell’istituzione di cui ci stiamo occupando. La rigidità nella scuola, per esempio, è letale; la rigidità nella ricerca scientifica alla fine uccide la ricerca stessa; la rigidità in campo artistico vuol dire solo stanchezza e noia. Possibile che Antoni Gaudí o Pablo Picasso non fossero ironici? E poi ci sono i grandi umoristi. Qui sarebbe adeguato indicare qualche grande ironista che è stato al tempo stesso un maestro. Un candidato ce l’avrei: Achille Campanile. E poi si può essere ironici perfino in una situazione drammatica, in letteratura o nelle arti. Pensiamo al teatro di Shakespeare. È un sommo artista che in mezzo ai più torbidi massacri spinge Amleto a pronunciare una miriade di battute ironiche. “
Giulio Giorello, La danza della parola. L'ironia come arma civile, Mondadori (collana Orizzonti), 2019¹. [Libro elettronico]
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diceriadelluntore · 1 month ago
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Giornate Di Riflessione
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C'è sempre l'uso di una parola che muta o che sostituisce: l'8 Marzo non è la Festa della Donna, ma è Giornata internazionale dei diritti delle donne, cioè un momento di riflessione sociale, culturale e politica su come agire e garantire l'importanza della lotta per i diritti delle donne, in particolare per la loro emancipazione, ricordando le conquiste sociali, economiche, politiche e portando l'attenzione su questioni come l'uguaglianza di genere, i diritti riproduttivi, le discriminazioni e le violenze contro le donne.
Non è quindi necessariamente il regalare un fiore splendido (la mimosa non muore senza i suoi fiori, la questione dei fiori recisi la spiegherò una volta) o andare a pranzo tra amiche (che è una cosa che si dovrebbe fare sempre), conseguenza della monetizzazione di ogni questione ormai. È l'occasione per una riflessione specifica e per un giorno "più centrale" di come arrivare agli obiettivi di cui sopra. Significa iniziare dalle cose più semplici, come l'uso di un linguaggio più attento, di piccole attenzioni che finiranno, spero, per cancellare degli usi non più accettabili, per arrivare a promuovere la parità di salari a parità di mansioni, le politiche indispensabili a sostegno di chi vuole avere una famiglia, al rispetto totale delle sua libertà di lavorare, amare, vivere. Significa dare spazio alle conquiste ma agire per tutte le altre, alcune davvero fondamentali, che ancora mancano.
Mi permetto però una piccola postilla volutamente sarcastica: fare ironia su tutti i tentativi, indistintamente, che mirano a queste riflessioni è un po' come sostenere che "tutte le donne non sanno guidare", cambia solo la questione generica di chi lo pensa. E non credo che l'obiettivo sia quello di somigliare ad uno che la pensa così.
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vecchiorovere · 5 months ago
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“Quale momento della vita non sarebbe triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso, senza il piacere, e cioè senza un pizzico di follia?” (Erasmo Da Rotterdam)
“Siate affamati, siate folli” (Steve Jobs)
“Elogio della follia” (Moriae encomium), scritto nel 1509, è una delle opere più celebri di Erasmo da Rotterdam. Questo saggio satirico, pubblicato per la prima volta nel 1511, si presenta come un discorso pronunciato dalla Follia stessa, che si fa portavoce di una critica pungente alla società del suo tempo, denunciandone le contraddizioni e le ingiustizie.
Il testo è scritto in un periodo di grande fermento culturale e religioso in Europa, caratterizzato dalla nascita dell'Umanesimo e dai primi segnali di riforma religiosa. Erasmo, figura centrale di questo movimento, si opponeva alle pratiche corrotte della Chiesa e alla superstizione popolare. “Elogio della follia”riflette queste tensioni, utilizzando l'ironia per mettere in luce le ipocrisie della società.
L'opera è strutturata come un discorso in cui la Follia, personificata, elogia se stessa e i vantaggi che porta agli esseri umani. La Follia si rivolge direttamente al lettore, creando un senso di intimità e coinvolgimento. Utilizza un linguaggio vivace e provocatorio, ricco di giochi di parole, paradossi e riferimenti classici. La narrazione è caratterizzata da un tono ironico e spesso sarcastico, che invita il lettore a riflettere sulle norme sociali e sui valori condivisi.
Erasmo utilizza la Follia per mettere in discussione le convenzioni sociali, la corruzione della Chiesa, l'ipocrisia dei nobili e la stupidità dei cittadini comuni. Sotto il velo della Follia, l'Autore critica i teologi dogmatici, i filosofi razionali e gli ecclesiastici, evidenziando il loro distacco dalla realtà e dalla vera saggezza. La Follia afferma che molti dei più rispettati membri della società sono, in effetti, i più folli.
L'opera elogia la follia come una condizione che porta alla gioia e alla spensieratezza, mentre razionalità e saggezza spesso portano alla sofferenza. La Follia sostiene che vivere senza il peso della razionalità e delle aspettative sociali consente di apprezzare la vita in modo più profondo. Erasmo esplora, dunque, l'idea che la follia possa essere una forma di saggezza. Questo paradosso invita il lettore a riconsiderare il valore della razionalità in contrapposizione alla libertà di pensiero. L’Autore sottolinea la vulnerabilità e le contraddizioni dell’essere umano. La Follia mette in luce come tutti, in un modo o nell'altro, siano soggetti a follie e illusioni. Questo riconoscimento dell'umanità comune serve a smantellare la presunzione di superiorità dei "saggi" e a promuovere un senso di umanità condivisa.
“Elogio della follia” ha avuto un impatto significativo sulla letteratura e sul pensiero occidentale. La sua critica sociale e religiosa ha ispirato generazioni di pensatori e scrittori, contribuendo al dibattito sulla ragione e la follia. La sua pubblicazione ha anche suscitato reazioni contrastanti, da ammirazione a condanna, soprattutto da parte dei sostenitori della Chiesa.
“Elogio della follia”è un'opera fondamentale che combina satira, filosofia e critica sociale. Con il suo stile incisivo e la sua profonda introspezione, continua a essere rilevante nel contesto contemporaneo, invitando il lettore a riflettere sulla natura della follia e sulla società in cui vive. La Follia, con la sua ironia, rimane una figura potente che ci sfida a riconsiderare le nostre convinzioni più radicate.
La Follia non è solo un tema, ma un invito a esplorare nuove prospettive, a riconoscere la bellezza del vivere e a considerare che, in fondo, tutti portiamo un po' di follia dentro di noi.
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chez-mimich · 7 months ago
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NU ARTS AND COMMUNITY 2024 (I)
È incominciata giovedì 26 settembre, al Circolo dei Lettori, la nuova avventura di “Nu Arts and Community”, edizione 2024, il gioiellino di Ricciarda Belgiojoso, musicista, scrittrice, animatrice culturale che ha sempre mostrato una grande attenzione per Novara tanto da mettere in piedi un festival multidisciplinare, di grande raffinatezza, che ormai ha fatto breccia in una città, un po’ diffidente verso ciò che non è strettamente di produzione locale. “Nu” è riuscito a coniugare produzioni internazionali e locali e, come si dice ora, ha fatto rete in maniera intelligente, senza cedimenti al provincialismo e aprendo gli orizzonti , ma soprattutto facendoli aprire ai novaresi. I “Boom Boom Beckett”, come si è già detto nella sede del Circolo dei Lettori, all’interno del Castello Visconteo Sforzesco, hanno portato in scena “Compagni di sbronze: La storia di Charles Bukowski” un reading in musica delle pagine più belle del più maledetto degli scrittori maledetti, vicino e lontano alla “Beat Generation”, insofferente a tutto e a tutti, tranne che al sesso, all’alcol e soprattutto alla scrittura, per lui tre ragioni di vita (e di morte). Ad impersonare il grande Chinaski, ecco un bravissimo Roberto Beccaria, accompagnato da un trio (sax, chitarra, contrabbasso), che hanno magnificamente reso ancora più intense le atmosfere dell’autore di “Taccuino di un vecchio sporcaccione” e di tanti altri libri ad alto contenuto trasgressivo per così dire. Beccaria, in omaggio all’amicizia di Bukowski con Tom Waits, altra anima nera della cultura americana, ha regalato al pubblico una sopraffina ed inaspettata magnifica interpretazione di “Waltzing Matilda”. “Quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri…”, scriveva Bukowski, e questa ficcante citazione letta da Roberto Beccaria, potrebbe essere adottata come motto di questo bellissimo festival. Nella seconda parte della serata, eccoci ospiti di “Nòva” (ormai cuore pulsante di molte attività di “Nu”, ma anche di “Novara Jazz Festival”), per un appuntamento con la musica elettronica e le riflessioni tecnologiche-ecologiche di Alex Braga, novarese di nascita, ma formatosi musicalmente altrove, che ritorna sulla scena della città con il suggestivo “Automatic Impermanence”, progetto che ingloba in sé una originale colonna sonora di musica ed effetti visivi elettronici accompagnata da profonde considerazioni sul potere distruttivo e costruttivo della tecnologia e sull’ormai onnipresente IA (intelligenza artificiale). Le informazioni sui “numeri” della tecnologia sono, come prevedibile, veramente impressionanti, ma Alex Braga, sa condire questa mole di dati con la giusta ironia: uno dei brani dal testo in lingua italiana ci parla di “cani randagi che ravanano nei database” o di “schede madri che diventano nonne”, coniugando il linguaggio, ormai comune del nostro universo informatico, a massicce dose di surreale umorismo. Alex Braga, un po’ Matrix e un po’ sciamano, si muove assai bene sulla scena con una apprezzabilissima capacità di tenere insieme grevi riflessioni e una visione positiva sul futuro della nostra umanità, aiutata da una eco-tecnologia. Musica originale, spesso potente, mai invasiva ed ossessiva.
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Luce Irigaray
https://www.unadonnalgiorno.it/luce-irigaray/
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Se ogni donna si accontenta di rivendicare il diritto alla propria soggettività, temo che una condivisione pubblica fra le donne non potrà mai esserci. Lo stesso vale se si accontentano di cercare di appropriarsi di un’oggettività culturale e politica definita da e per gli uomini.
Luce Irigaray filosofa, psicanalista e linguista femminista, massima esponente del pensiero della differenza di genere, il cui lavoro ha influenzato, per decenni, i movimenti femministi francesi e italiani.
Il nucleo attorno al quale si sviluppa il suo pensiero è il tema dell’alterità: muovendo da quella di genere, identificando il femminile come la più significativa rimozione operata dalla cultura occidentale.
Riflettendo sul tema della differenza, sul mistero dell’altro, sulla necessità di un pensiero femminile maturo e saggio, ha rivisto le categorie fondamentali della psicoanalisi e della filosofia.
Praticando i circoli femministi parigini, negli anni settanta, ha partecipato alle manifestazioni per la contraccezione e il diritto all’aborto.
Concentrata sul tema della democrazia e dei diritti sessuati, promuove un modello di cittadinanza che tenga conto dell’elemento della differenza sessuale, come di quella di etnia, di cultura o di religione.
È nata a Blaton, in Belgio, il 3 maggio 1930 e si è laureata in Filosofia presso l’Università Cattolica di Lovanio, nel 1955. Trasferitasi in Francia, si è laureata in psicologia presso l’Università di Parigi e poi diplomata in psicopatologia.
Ha lavorato per la Fondazione Nazionale della Ricerca Scientifica in Belgio e poi presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica di Parigi, dove è direttrice di ricerca.
Nel 1968 ha ricevuto un Dottorato in Linguistica e due anni dopo, ha iniziato a insegnare all’Università di Vincennes dove è entrata a far parte dell’EFP – Ecole Freudienne de Paris, fondata da Jacques Lacan.
Nella sua tesi di dottorato, pubblicata nel 1974, dal titolo Speculum, de l’autre femme, critica con pungente ironia il pensiero di Freud e di Lacan sulla sessualità femminile. Il libro ha segnato la sua rottura con Lacan e la sospensione dall’incarico di docente.
L’opera, che è diventata un classico del pensiero femminista, parla della donna e della sua sessualità senza definirla, senza concluderla, contro tutte le pratiche e le ideologie che dagli inizi del pensiero occidentale hanno ridotto il suo corpo al silenzio, all’uniformità, alla soggezione.
Nel 1991 è stata eletta deputata al Parlamento Europeo.
Nel 2008 le è stata assegnata la laurea honoris causa in Letteratura dallo University College di Londra.
Se inizialmente la sua ricerca era dedicata a una critica radicale del discorso fallogocentrico, successivamente si è rivolta a definire i valori necessari per assicurare l’autonomia del soggetto femminile, per poi arrivare a mettere in pratica le condizioni per una cultura e una convivenza fra soggetti differenti invitando ad analizzare a fondo il tema delle differenze di genere come elemento fondamentale per giungere a un vero multiculturalismo.
La piena comprensione delle differenze tra uomo e donna è la base fondamentale per rendere possibile una globalizzazione non distruttiva della soggettività individuale e delle culture. Per ricercare un futuro più giusto e felice per l’umanità.
Luce Irigaray ha compiuto molti studi sul linguaggio sostenendo che se il dialogo è alla base del confronto è importante cambiare il nostro modo di parlare affinché sia portatore di nuovi valori, fuori dai vincoli delle abitudini e delle consuetudini.
La differenza sessuale ha bisogno di un linguaggio che la determini senza attraversare necessariamente attraverso l’immaginario maschile.
Suggerisce un nuovo modo di pensare che coinvolga il rapporto tra arte, religione e filosofia, ritenendo necessario, per passare a una nuova tappa dell’evoluzione della cultura, scoprire un nuovo alfabeto e una nuova grammatica politica.
La politica, per non dire la democrazia, dovrebbe essere un affare di convivenza civile fra le persone prima di essere un affare di rivalità per il possesso, il potere, la poltrona.
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gcorvetti · 1 year ago
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Lettera allo Zio Frank.
Caro Zio Frank,
da quando sei andato via, esattamente 30 anni fa, ogni cosa è andata in malora, dalla musica alla situazione mondiale, un pò come avevi detto tu in alcuni interventi nella tv americana o in alcune interviste. La musica è caduta preda di persone avide di denaro, come la WB, questo ha determinato un calo drastico della qualità artistica della musica, sempre stando al tuo discorso sui discografici quelli che sono arrivati al top delle compagnie vogliono imporre il loro gusto al resto della popolazione, cosa che sappiamo è sbagliata. L'unica cosa che si può dire positiva è che i generi musicali si sono moltiplicati come funghi, adesso c'è musica per tutti i gusti, sempre se il gusto di un ascoltatore si possa prendere come parametro visto che se ascolti delle liste in streaming, non nomino neanche il portale sapete di chi parlo, e il tuo gusto è determinato dalle scelte che fa un algoritmo al posto tuo, non hai un gusto ascoltatore, sei solo passivamente indirizzato all'ascolto di brani che hanno più o meno il tuo desiderio di sentire qualcosa in relazione alla tua ricerca e a quello che ascolti di solito. Poi caro Zio ci sono ancora le persone che ascoltano buona musica, come sempre, però l'impressione che si ha è che non ci sia un pubblico interessato alle novità, ad ascoltare qualcosa che non sia la solita solfa e sai di cosa parlo. Per le tue visioni quasi apocalittiche del mondo che sarebbe stato e che adesso noi stiamo vivendo, beh, posso darti solo ragione dal tuo governo nazista alla sanità mentale che ci vorrebbe per un mondo con meno problemi, che posso dirti Zio Frank, è andata così, sarebbe stato bello averti ancora con noi a scrivere ancora qualche brano o a produrti quelli che hai lasciato in eredità, sfortunatamente i tuoi figli li hanno venduti. Sarai sempre con noi, con i tuoi baffi, il tuo sorriso sardonico pieno di quella sana ironia che non è volgare, come dicesti tu in un'intervista, ma che è genuina interpretazione del nostro tempo, beh adesso saresti messo al bando per il tuo linguaggio non proprio politically correct, ma chi se ne frega è un problema dei ben pensanti, che pensano di pensare bene ma che in realtà non pensano per niente ma come animali agiscono seguendo una linea prescritta da chi li manovra come marionette. Per chiudere ti ringrazio ancora di averci dato un'esperienza sonora, la tua visione unica del mondo e della società, manchi tanto Zio Frank.
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seoul-italybts · 2 years ago
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[✎ ITA] Bustle, Intervista : JIMIN Si È Liberato Ed È Immediatamente Passato alla Storia | 14.04.23⠸
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JIMIN Si È Liberato Ed È Immediatamente Passato Alla Storia
"Like Crazy", singolo della star 27enne, è la prima traccia di un membro dei BTS, nonché di un solista sud-coreano, ad ottenere la posizione n.1 sulla Billboard Hot 100
__di Alyssa Lapid
Jimin non potrebbe essere più felice con nessun altro titolo o carriera al di fuori di quella di musicista. “Credo avrei comunque trovato un modo di essere nei BTS”, confida a Bustle.
Un settimo della boy band dei BTS da più di un decennio, Jimin ha saputo catturare i cuori delle/i fan del gruppo – notə come ARMY, con il suo falsetto, l'abilità nel ballo e la buffa ironia mostrata nel varietà del gruppo (Run BTS).
Ora, come i suoi compagni di gruppo prima di lui - i quali, negli ultimi mesi, hanno rilasciato progetti individuali – il 27enne sta esplorando il suo sound personale attraverso il suo album di debutto solista, FACE. Quest'ultimo sta già scalando le classifiche, dopo esser debuttato alla posizione n.2 della Billboard 200; il secondo singolo del progetto, “Like Crazy”, ha guadagnato la vetta della Hot 100, questo mese, facendo di lui il primo membro dei BTS, nonché il primo solista sud-coreano, ad ottenere un risultato simile su questa classifica.
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Per la durata di 7 tracce, Jimin ci racconta i suoi sentimenti più profondi. “Alone” è una ballata pop che tratta di solitudine ed isolamento, mentre “Set Me Free Pt.2” è una traccia hip-hop carica di bassi in cui troviamo anche il supporto canoro di un coro, al fine di enfatizzare il suo proposito di liberarsi. Il testo di quest'ultimo brano è più cupo, vi troviamo anche un linguaggio più volgare – cosa insolita per la musica dei BTS -, che ha sconvolto Twitter. Inoltre, è la prima traccia solista in cui Jimin rappa.
Nonostante si tratti di un progetto solista, la creazione di FACE ha comunque coinvolto i BTS. “RM mi ha detto di riversare tutte le mie emozioni in ognuna di queste canzoni. I suoi consigli mi sono stati molto utili nel preparare quest'album”, ricorda Jimin, menzionando il supporto ricevuto dal leader del gruppo, il quale è anche creditato come autore in tre brani. Jimin, inoltre, ha reclutato Jungkook come supporto canoro in “Letter”, traccia inclusa unicamente nell'album fisico.
Di seguito, Jimin ci parla del processo creativo che sta dietro a FACE, dell'ispirazione che ha tratto da j-hope e dell'acquisto di alcuni vinili dei suoi idoli.
Riguardo la creazione di FACE e l'essere ansioso rispetto al giudizio delle/gli ARMY
Qual è stata la parte più difficile o inaspettata nel creare un album solista?
Ancora una volta, ho realizzato quanto io abbia sempre fatto affidamento sui nostri membri, più di quanto pensassi, e quanto sono loro grato. E poi, scrivere le canzoni non è stato semplice, ma mi sono divertito un sacco quindi vorrei ringraziarli di nuovo per avermi spronato e motivato a lavorare a quest'album.
Qual è il testo che ti piace di più?
“I wanna stay in this dream / Voglio rimanere in questo sogno”, parte del mio singolo principale, “Like Crazy”.
Sei noto per scoppiare a ridere, ogni volta che cerchi di rappare. Ora, però, hai intenzionalmente inserito una parte rap in “Set Me Free Pt.2”. Come ti senti all'idea delle/i fan che ascolteranno questa traccia?
Volevo mostrare vari aspetti della mia artisticità. Sono un po' timido, però, e mi chiedo cosa penseranno nel sentirmi rappare.
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Di quale canzone di FACE vai più fiero e perché?
Sono fiero di ogni singola traccia, in quest'album. Se proprio devo sceglierne una, però, sono particolarmente affezionato a “Set Me Free Pt.2”. Ho adorato ogni singolo passaggio nel suo processo creativo. Ad esempio, sono andato in America per registrare la parte corale ed è stato fantastico sentire e vedere i vocalist all'opera, nonché seguire l'intero processo. Credo le/i fan saranno d'accordo con me quando dico che credo questa canzone rappresenti al meglio ciò che Jimin dei BTS sa fare.
Quando pensi alle/i fan che ascolteranno FACE, quali immagini saranno i loro sentimenti?
Mi viene l'ansia al solo pensiero. Conosco le/gli ARMY e credo saranno tutto orecchi nel tentativo di scoprire ed analizzare a fondo ciò che ho provato e pensato nel cantare ognuno di questi brani.
Riguardo il riferimento ad un altro brano dei BTS e al supporto dei membri dei BTS
“Set Me Free Pt.2” sembra quasi la fase successiva ad “ON” — c'è pure un verso simile, quello che dice “impazzirò pur di restar sano”. È un riferimento voluto?
Quello è uno dei miei versi preferiti nelle canzoni dei BTS. E, sì, è stato un riferimento cosciente perché è una frase che mi ha dato molta ispirazione.
Sei noto per mostrare sempre tanto supporto ai tuoi membri per i loro progetti solisti. Sei persino volato fino a Chicago per sostenere j-hope al Lollapalooza. Tra i tuoi compagni di gruppo, chi ti è stato di maggiore supporto finora, e in che modo?
Di fatto, sono stati proprio i membri a darmi la motivazione necessaria ad iniziare questo progetto. Ho confidato loro ciò che ho vissuto e provato durante la pandemia, e loro mi hanno suggerito di trascrivere quelle esperienze e sensazioni in un album. Sono loro davvero molto grato per avermi ascoltato e dato conforto.
L'esibizione di j-hope al Lollapalooza è stata fenomenale! Stavo lavorando al mio album, in quel periodo, e vedere con quanta passione ed energia ha calcato quel palcoscenico mi è stato di grandissima ispirazione.
Dopo aver ascoltato il tuo album, quale delle loro reazioni ha significato di più per te?
Uno di loro mi ha detto che spera quest'album rappresenterà un nuovo inizio, per me, e che mi permetterà di crescere ancor più dal punto di vista artistico. Sono state parole davvero preziose e continuerò a fare del mio meglio perché quest'augurio diventi realtà.
Sei noto per la vulnerabilità ed introspezione che mostri sempre sia nei tuoi testi che nelle esibizioni, ma in quest'album sei ancor più schietto ed aperto. Nutri forse qualche timore all'idea che ora i fan ti conoscano ancor più intimamente?
Quest'album tratta alcuni dei miei sentimenti e pensieri più profondi, che non ho mai rivelato finora, quindi sono curioso di vedere quali saranno le reazioni e pensieri delle/gli ARMY
Riguardo i Westlife e gli altri suoi idoli musicali
Qual è una canzone della tua infanzia che ancora ricordi e di cui sai bene il testo?
“My Love” dei Westlife.
Qual è la tua canzone preferita al karaoke?
“An Old Love” di Lee Moon-sae.
Chi sono attualmente i tuoi idoli musicali?
Taeyang e Michael Jackson. Recentemente, ho comprato dei vinili per la prima volta, da un negozio di dischi vintage. Ne ho presi di Michael Jackson e dei Beatles.
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Che cosa nasce prima, la melodia o il testo?
Mi piace scrivere melodie, quindi la melodia viene prima.
Quand'è che ti senti veramente un musicista?
Quando sono sul palco è davvero il momento più felice per me.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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multiverseofseries · 1 month ago
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Marvel’s What If…? 3: l'addio (definitivo?) ai mondi alternativi animati
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Personaggi "dimenticati", qualche sorpresa, l'origin story dell'Osservatore. La serie antologica della Casa delle Idee chiude senza il botto, ma con grazia (animata). In streaming su Disney+.
Un progetto peculiare ed anomalo è quello di Marvel's What If…? la serie animata antologica con cui il Marvel Cinematic Universe ha voluto provare un "nuovo" linguaggio per espandere la propria narrazione. Tre anni dopo il suo esordio questa espansione ci saluta (quasi definitivamente), dato che nel 2025 dovrebbe arrivare il suo spin-off dedicato agli zombie visti in un episodio del serial, molto amati dagli appassionati di fumetti nella run originale.
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Marvel's What If… 3: l'Osservatore in una scena della terza stagione.
Tra alti e bassi, ora che si è concluso, analizziamo velocemente quest'ultimo capitolo andato in onda con un episodio al giorno per una settimana e che ha proposto anche una storyline orizzontale dedicata al narratore onnisciente, oltre a vari passi a due in ogni puntata.
1. E se… Hulk avesse combattuto contro i Mech Avengers?
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Mech Avengers Assemble
La serie animata Disney+ inizia la sua ultima corsa con un omaggio alla tradizione giapponese dei mecha e dei kaiju: cosa sarebbe successo se Hulk si fosse dovuto battere contro i Vendicatori in versione robottoni? Tecnicamente ineccepibile, l'episodio ci permette di ritrovare l'Hulk di Mark Ruffalo e il suo eterno combattere con la propria doppia personalità mentre Sam Wilson prova a fare la cosa giusta da amico, in attesa di rivederlo al cinema in Captain America: Brave New World.
2. E se… Agatha fosse andata a Hollywood?
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La magnificenza di Agatha Harkness
Nell'anno dell'unica vera serie Marvel ovvero Agatha All Along non poteva mancare la Agatha Harkness di Kathryn Hahn in questo spin-off animato. Una riflessione meta-televisiva e meta-cinematografica sulla magia della settima arte come super potere e un'accoppiata inedita ed insolita ma perfettamente centrata: la cattiveria sopra le righe della strega e l'esuberanza bollywoodiana di Kingo, forse uno dei personaggi più riusciti presentati in Eternals grazie anche al doppiaggio di Kumail Nanjiani.
3. E se… Red Guardian avesse fermato il Soldato d'Inverno?
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Una scena con Red Guardian & Winter Soldier
Non solo Sam & Bucky come omaggio alle buddy series ma anche il Soldato d'Inverno di Sebastian Stan e l'eroe-non-eroe di Madre Russia ovvero l'Alexei Shostakov di David Harbour che abbiamo conosciuto in Black Widow e che rivedremo nel film sui Thunderbolts. Ironia, azione e un pizzico di sentimento per ricordarci degli underdog… che a volte non vengono semplicemente capiti e che potrebbero trovare un amico (o un alleato) dove meno se lo aspettano. Uno scenario What If…? di cui sarebbe stato interessante vedere le conseguenze su Tony Stark in realtà.
4. E se… Howard il Papero avesse messo su famiglia?
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Casa Il Papero
Parentesi da sitcom familiare per la serie Marvel con protagonista una coppia davvero surreale (ma forse non troppo): Howard il Papero una delle guest star più apprezzate del Marvel Cinematic Universe di cui si è vociferato più volte di un nuovo stand-alone a lui dedicato; e Darcy Lewis la stagista-poi-assistente-poi-adorabile-donna-indipendente di Kat Dennings, che dal primo Thor ne ha fatta di strada fino a WandaVision. La loro missione come coppia? Proteggere l'uovo da cui nascerà la loro figlia e che rappresenta un ghiotto bottino in una caccia intergalattica. Forse a tratti troppo demenziale, ma col cuore.
5. E se… l'Emersione avesse distrutto la Terra?
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Marvel's What If… 3: Riri Williams in una scena del quinto episodio nella terza stagione.
In questo universo animato alternativo gli Eterni non sono riusciti a fermare l'Emersione terrestre - uno dei tanti apprezzabili collegamenti intra-episodio di questa terza e ultima stagione. Si prova a dare maggiore corpo al personaggio di Riri Williams conosciuta nel sequel di Black Panther e che rivedremo nella sua serie dedicata su Disney+ nel 2025 Ironheart. Una rampa di lancio non riuscitissima ma che comunque ha il pregio di usare un'animazione dinamica che gioca col contrasto di colori chiari e scuri, grazie alla guest star più pregiata: Visione Bianco.
6. E se… 1872?
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La chiave è sempre l'Orizzonte
Atmosfere western anche a livello di regia e fotografia per un episodio anomalo ma molto suggestivo, che omaggia il genere rimodernandolo. Protagonista un'altra "coppia" inedita ovvero lo Shang-Chi di Simu Liu e la Kate Bishop di Hailee Steinfeld, insieme a John Walker-U.S: Agent. Tra inseguimenti su un treno fantasma e grandi panoramiche di spazi aperti, azione e sentimento vanno a braccetto per una storia familiare dai risvolti sorprendenti. La minaccia da sventare? The Hood! Non solo: l'Osservatore continua a metterci lo zampino e a non guardare e basta.
7. E se… l'Osservatore fosse scomparso?
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Eroine in azione
La storyline dell'Osservatore arriva ad un finale sostanzialmente in due parti in cui ritroviamo varie vecchie conoscenze, insieme a qualche new entry. L'amatissima Captain Carter di Hayley Atwell torna dai suoi viaggi intradimensionali per salvare gli universi, ma questa volta non è da sola: con lei la figlia cresciuta di Howard e Darcy (doppiata da Natasha Lyonne ed esteticamente simile a lei!), il primo supereroe inedito non nato dai fumetti cartacei, Kahhori, determinata guerriera Mohawk, conosciuta nella seconda stagione; e nientemeno che un X-Men ora che il passato Marvel nella 20th Century Fox è stato sdoganato da Deadpool & Wolverin. Che succede in una serie come questa se rapiscono il narratore onnisciente?
8. E se… e se?
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L'Eminenza vs l'Osservatore
Gran finale per Marvel's What If…? con l'origin story dell'Osservatore di Jeffrey Wright, vero nome Iatu, e di come fu scelto dall'Eminenza per la sua incredibile capacità di vedere più che guardare. Un talento che potrebbe rivelarsi utile per il futuro del Multiverso. L'epilogo si rivela una grande riflessione filosofica su quanto bisogna interferire nella vita degli umani da esseri superiori, suggestiva anche a livello visivo ma forse con qualche combattimento di troppo. Proprio l'Eminenza potrebbe imparare qualcosa dal proprio allievo.
Conclusioni
La terza ed ultima stagione di Marvel’s What If…? dopo un inizio folgorante propone un capitolo conclusivo che viaggia tra alti e bassi, un po’ come il secondo, ma che riesce a chiudere le tante storyline lasciate aperte con graditi ritorni e anche qualche sorprendente aggiunta. L’idea delle coppie di personaggi funziona e, sebbene alcune puntate siano un po’ sottotono, è a livello tecnico che il serial fa soprattutto faville e conferma la propria forza animata.
👍🏻
L’Osservatore come storia orizzontale.
Non solo storyline verticali ma anche qualcuna intra-episodio.
L’eccellenza tecnica.
L’idea di farla diventare quasi una buddy series…
👎🏻
….ma qualche coppia funziona di più, qualcuna meno.
Alcuni episodi sono più riusciti, altri meno.
Alcune scene action sono tirate troppo per le lunghe.
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pier-carlo-universe · 13 days ago
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“Le donne napoletane sono allegre ed esagerate” – L’omaggio appassionato di Giuseppina De Biase alla femminilità partenopea. Recensione di Alessandria today
Informazioni bibliografiche essenziali:Autrice dell’articolo: Giuseppina De BiaseAnno di pubblicazione: 2025Genere: Articolo narrativo e culturaleValutazione: ★★★★★ Recensione:L’articolo “Le donne napoletane sono allegre ed esagerate” scritto da Giuseppina De Biase, valida autrice di Alessandria today, è un ritratto vivace, intenso e sincero della figura femminile napoletana. In poche righe, ma…
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gregor-samsung · 9 months ago
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“ È bene ricordare che i vecchi politici italiani avevano un certo senso dell'umorismo. L’aveva Giulio Andreotti, capace, lui sì, di sottile ironia. E per venire a una figura più recente, penso a Marco (Giacinto) Pannella, che sapeva, tra l’altro, usare bene il linguaggio per prospettare soluzioni nuove e inaspettate. La sua era un’ironia d’assalto, senza dubbio, ma assai stimolante. E fra i leader politici non italiani penso a Gerry Adams. Quando l’ho incontrato alcune volte nei pub di Belfast si dimostrava una persona piacevolissima che faceva ridere con le sue battute quelli con cui chiacchierava con grande socievolezza. L’ironia, qualche volta almeno, ha bisogno di questa amabilità. I politici italiani oggi più noti non ne sembrano provvisti. Il problema è che non sono ironici, e non sono nemmeno divertenti. Ma ce n’erano di divertenti? Forse sì. Gramsci? Secondo me, era uno che aveva un notevole senso dell'ironia. E se Gramsci non l’aveva, ce l’aveva Gobetti. E Lenin era un tipo ironico? Penso di sì. Era capace di un’ironia impregnata di sarcasmo, e quindi era una forma di ironia violenta e aggressiva; però, Lenin l’aveva. Stalin direi meno. Malgrado la battuta che fece all'autore de Il maestro e Margherita, Michail A. Bulgakov: «Ma avvocato, com’è che Lei non mi telefona mai?». Dunque, persino Stalin qualche battuta ironica la faceva… Io credo che un analogo atteggiamento si ritrovi anche in vari altri dirigenti dei paesi detti «a socialismo reale». Curioso modo di esprimersi, peraltro. Gli altri paesi socialisti, o meglio socialdemocratici, sono invece a socialismo irreale? Gli unici che forse posso pensare che fossero ironici in modo sofisticato sono alcuni politici della Cina popolare. Per esempio, Zhou Enlai, quando gli chiesero un parere sulla rivoluzione culturale promossa dall'amato presidente Mao Zedong, dichiarò: «Siete troppo frettolosi. Volete un giudizio su qualcosa che sta accadendo adesso? Be’, con molta fatica stiamo capendo ora quello che è successo durante la Rivoluzione francese». Una battuta di notevole classe. “
Giulio Giorello, La danza della parola. L'ironia come arma civile, Mondadori (collana Orizzonti), 2019¹. [Libro elettronico]  
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evillesbianvillain · 1 month ago
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(Comunque questo articolo rimane sempre un caposaldo)
C'era una volta la favola del rap, una favola nota e arci nota, una favola a cui un numero sempre maggiore di persone ha ceduto il suo orecchio, molte volte il suo cuore, altre la sua approvazione. Il rap che sa di rivalsa, il rap che sa di rivolta personale, il rap che sa di autoaffermazione. Il rap dai mille sapori.
Nella favola del rap tutti ci si mette d'accordo affinchè si lasci correre, non è mica una partita di pallacanestro, suvvia. Passi un "troia", passi un "frocio", passi quello che si vuole, perché comunque fa parte del rap game, è un processo di adattamento a un linguaggio della strada, un meccanismo letterario verghiano, o se vogliamo pasoliniano. E quando il rap esce dalle strade ed entra nella bocca di un arricchito trentenne o quarantenne? Evviva, finalmente possiamo dire che lui ce l'ha fatta, e può ostentare quello che ha, può leccare le piastrelle dello status quo, può fare amare il capitalismo anche a chi è di sinistra. Come in un film di Scorsese si finisce per amare un emerito idiota che non si è mai pentito della sua vita da gangster, del rap amiamo i nostri beniamini anche quando diventano imprenditori. E si tratta di un problema molto serio, a cui non sempre diamo corda perché ogni tanto ci sta anche divertirsi. O no?
Però cosa succede quando ci troviamo di fronte ai P38, comunisti, anticapitalisti, lottarmatisti? Non mi si dica che si deve storcere il naso, e non mi si venga a fare pippotti sulla violenza che non va mai bene, che è sbagliata e via dicendo. Se la giustifichiamo per i rapper di destra, lo si faccia anche per i pochi di sinistra, estrema, radicale. 
NUOVE BR inizia con una traccia parlata, un comunicato ufficiale coronato dai versi finali. "Non siete rapper/Siete degli imprenditori del cazzo/Noi abbiamo letto Gramsci, stronzi/Vogliamo tutto". Yung Stalin, Astore e Jimmy Penthotal sono le voci del progetto, tre tipi dal flow che non è niente male. I beat chirurgici, poco ricercati ma efficacissimi sono a cura di Papà Dimitri. In questi quaranta minuti abbondanti il misterioso quartetto vomita letteralmente tutto quello che può, e tutto quello che vuole, commenta a tinte più che rosse la situazione socio-politica italiana contemporanea. C'è ironia in queste barre? C'è solo grande rabbia e voglia di rivoluzione proletaria? Non è chiaro, sta a noi interpretare.
Nelle bocche dei tre mc scorre senza sosta quello che ad alcuni viene in mente spesso, ma che pare poco decoroso dire, perché siamo tutti buonisti, è vero, ma forse è meglio iniziare a capire che mandare metaforicamente il padrone nel gulag non è più violento che offrire un contratto di 10 giorni a 3 euro l'ora.
I P38 non vogliono riflettere in modo spicciolo, non vogliono cadere nel tranello jokeriano del "viviamo in una società". Si limitano a elencare personaggi deprecabili da mettere nel mirino, descrivere scene da terrorismo rosso, tutto con grande coerenza rispetto agli stilemi del rap game. E quindi il nome di Renato Curcio viene accostato in assonanza al marchio Gucci, lo swag deriva dalla maglia della DDR, e al posto di piangere sulla lambo, l'auto decantata con fare epico e disinvolto è la Renault4.
Durante tutto NUOVE BR sono riconoscibili i riferimenti che i tre hanno voluto scegliere, forse per confondere ancora di più l'ascoltatore. Facendo il verso a Salmo, Taxi B e Rosa Chemical è più facile farsi ascoltare, il flow funziona anche se si parla di lotta armata e di sequestri. E chi si salva in questo marasma di vendetta politica? Si sentono i nomi di Marta Collot prima e di Marta Fana poi. Un sospiro di sollievo. 
Ora c'è da chiedersi: è più auspicabile che il disco in qualche modo raggiunga una visibilità tale da diventare pietra di scandalo, rischiando di troncare però la carriera dei P38, o che rimanga nelle cuffie di noi pochi esaltati che continueremo a cantare in strada sottovoce BOCCONIBRUCIA? Se non fossimo nell'epoca del social che inghiotte e rimastica a velocità imbarazzanti opterei per la prima, ma forse rimane da scegliere la seconda opzione, limitandosi a fare un passaparola, pratica invecchiata ma talvolta efficace. (RIP)
Chissà quanti inorridiranno, chissà quanti con ancora Mr Simpatia nel lettore cd della macchina diranno che però la lotta armata, che il comunismo è come il fascismo, e tutte le favolacce che conosciamo. Chissà.
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londranotizie24 · 2 months ago
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Di Pietro Nigro Dal 18 febbraio al 9 marzo 2025, The Other Palace Studio ospita la prima mondiale di "Miss I-Doll", un'irriverente commedia musicale che svela il lato più ipocrita della cultura pop e del capitalismo. Tra satira pungente e una colonna sonora straordinaria, questo spettacolo promette di far ridere, riflettere e sconvolgere il pubblico con la sua critica sociale spietata. Miss I-Doll: il musical che ride (e fa riflettere) sulla realtà televisiva arriva a Londra Londra, 30 gennaio 2025 – La cultura pop e il capitalismo sfrenato sono i bersagli principali di Miss I-Doll, il nuovo e audace musical satirico che debutterà in prima mondiale al The Other Palace Studio dal 18 febbraio al 9 marzo 2025. Un'irriverente commedia musicale che esplora i limiti della realtà televisiva e delle sue costruzioni artificiali attraverso la storia di Mia, una concorrente apparentemente perfetta che, durante la finale di un reality show, decide di dire tutta la verità. Un musical satirico che scuote le coscienze Miss I-Doll è un viaggio teatrale esplosivo che si trasforma in una vera e propria denuncia sociale, dove la protagonista svela senza filtri la vera natura degli stereotipi femminili, delle strategie di greenwashing, della mercificazione dei diritti umani e della società ossessionata dall'apparenza. La sua improvvisa ribellione getta il programma nel caos, ribaltando le regole del gioco e lasciando il pubblico con interrogativi profondi sulla società contemporanea. Un team creativo di eccellenza Scritto da Tobia Rossi e Oliver Lidert, il musical nasce da un’idea originale di Ilaria Fioravanti e si avvale di una straordinaria direzione artistica firmata Ruthie Stephens, già nota per i suoi lavori in Moulin Rouge The Musical e But I'm A Cheerleader. A completare lo spettacolo è la vibrante colonna sonora composta da Simone Manfredini, autore delle musiche per The Lion King, Les Misérables e 9 to 5. Gli autori definiscono lo spettacolo come "un’esplosione di satira e divertimento". Oliver Lidert afferma: "Miss I-Doll è una corsa sfrenata attraverso i tabù della società moderna. In un’epoca in cui tutti siamo incollati agli schermi a osservare le vite degli altri, perché non divertirci un po' su questa ossessione collettiva?". Uno spettacolo che rompe gli schemi Miss I-Doll non è solo un musical, ma un esperimento teatrale che mescola satira, ironia e denuncia sociale. L’obiettivo? Scuotere le coscienze e innescare una discussione sui meccanismi del capitalismo culturale, sulla spettacolarizzazione dei diritti umani e sulla mercificazione dell’identità personale. Informazioni sullo spettacolo 📅 Date: 18 febbraio – 9 marzo 2025 📍 Luogo: The Other Palace Studio, 12 Palace Street, Londra SW1E 5JA ⏰ Orari: - Martedì - Sabato: 20:00 - Domenica: 18:30 - Matinée Sabato: 16:00 / Domenica: 14:30 🎟 Biglietti: Disponibili su The Other Palace 🔞 Età consigliata: 16+ ⚠️ Contenuti: Satira pungente, tematiche di genere, linguaggio esplicito 📞 Info e prenotazioni: Instagram @missidollmusical | Facebook @Miss I-Doll | X @ZavaProductions. ... Continua a leggere su
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oltrearcobaleno · 4 months ago
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Louis Braille: Il Genio Dietro una delle Invenzioni più Rivoluzionarie
Louis Braille, nato il 4 gennaio 1809 a Coupvray, è noto per aver cambiato la vita di milioni di persone con una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia: il codice Braille. Questa innovazione, ideata per la scrittura e la lettura da parte delle persone non vedenti, è un sistema di comunicazione ancora oggi fondamentale.
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La Vita di Louis Braille
Louis Braille nacque in una famiglia modesta. Suo padre era un sellaio, un mestiere che Louis osservava con curiosità fin da piccolo. Tuttavia, proprio nella bottega paterna, a soli tre anni, un grave incidente gli causò un’infezione che portò alla perdita totale della vista. Nonostante questa tragedia, il giovane Louis non si lasciò abbattere. A 10 anni vinse una borsa di studio per l’Institution des Jeunes Aveugles a Parigi, uno dei primi centri specializzati per persone non vedenti. Qui, le condizioni erano difficili, ma la sua determinazione gli permise di eccellere.
Durante gli anni di studio, Louis iniziò a suonare l’organo e presto divenne un abile musicista, suonando regolarmente durante le cerimonie religiose. Nel 1827, appena diciottenne, fu nominato professore presso lo stesso istituto, dove insegnava musica e altre discipline. La sua carriera venne bruscamente interrotta nel 1852, quando morì a soli 43 anni a causa della tubercolosi. Oggi, i suoi resti riposano nel Pantheon di Parigi, un luogo dedicato ai grandi personaggi della storia francese.
L’Invenzione del Codice Braille
La vera svolta nella vita di Louis Braille arrivò nel 1821, quando Charles Barbier de la Serre, un ufficiale militare, visitò l’istituto. Barbier presentò un sistema di scrittura tattile basato su dodici punti in rilievo, ideato per le comunicazioni notturne tra i soldati. Questo sistema colpì profondamente Braille, che lo migliorò creando un metodo basato su sei punti. Nasce così il codice Braille, un’invenzione che permette non solo di leggere ma anche di scrivere in modo indipendente.
Il codice di Braille supera il metodo precedente, che utilizzava caratteri stampati in rilievo ma non consentiva la scrittura. Il sistema di Braille introduce un linguaggio universale, estendendosi nel tempo a settori come la matematica, grazie al Nemeth Braille, e la musica, attraverso il Codice musicale Braille. La sua semplicità ed efficacia lo hanno reso una delle invenzioni più importanti nella storia dell’accessibilità.
Riconoscimenti e Eredità
L’eredità di Louis Braille è incommensurabile. Il suo sistema è adottato in tutto il mondo, migliorando la qualità della vita di milioni di persone non vedenti. Nel 2009, in occasione del bicentenario della sua nascita, gli furono dedicate monete commemorative in Italia e Belgio. Inoltre, molte città hanno onorato il suo nome con strade e parchi, non senza qualche episodio curioso. A Piacenza, ad esempio, una strada dedicata a Braille, essendo senza uscita, suscitò ironia per il collegamento con il termine “vicolo cieco”.
L’Impatto delle Invenzioni di Louis Braille
Tra le molte invenzioni della storia, il codice Braille si distingue per il suo valore sociale e culturale. È molto più di un semplice sistema di scrittura: rappresenta l’autonomia, l’inclusione e l’uguaglianza. Per le persone non vedenti, poter leggere e scrivere è un diritto fondamentale che Braille ha reso accessibile.
Le invenzioni di Braille non si limitano al codice per lettere e numeri. La sua estensione alla musica ha permesso a molti non vedenti di studiare e suonare strumenti con precisione. Questo dimostra come le invenzioni possano influire in ambiti diversi, andando oltre le loro applicazioni originarie.
Conclusioni
Louis Braille è un esempio straordinario di come le invenzioni possano cambiare il mondo. La sua determinazione e ingegnosità hanno trasformato una difficoltà personale in una risorsa inestimabile per milioni di persone. Il codice Braille rimane una delle invenzioni più importanti di tutti i tempi, un simbolo di innovazione e speranza per chiunque affronti sfide nella propria vita.
Con il suo lavoro, Louis Braille ha dimostrato che l’ingegno umano non ha limiti e che le invenzioni più grandi nascono spesso dalla necessità di superare ostacoli apparentemente insormontabili.
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vintagebiker43 · 7 months ago
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Per rimanere in tema: i "non gialli" a cui comunque sono molto affezionato.
Questo è stato Il mio primo tentativo con Amazon quasi quattro anni fa. Non darà mai le royalties che danno i gialli ma ricevere una recensione del genere ti fa scordare il puro interesse materiale.
"Riconosco che i sentimenti che fanno da sfondo all'intero romanzo mi sono arrivati così naturali da sembrare reali. Mi sono ritrovata immersa in un mondo adulto fatto di dispetti, ripicche, capricci, ma anche di crescita, di consapevolezze e di concretezza. È emerso da una parte il senso del dovere dei genitori, che a volte perde un po' la retta via e lascia che vengano fuori frustrazioni anche un po' infantili, e dall'altra il senso del dovere, della discrezione, dell'imparzialità, dell'amore incondizionato dei figli.
Una storia di riflessioni e di autocritica, oserei dire.
Mi chiedo tutt'ora, a distanza di diversi giorni dalla conclusione della lettura, se io abbia gradito o meno il finale. E ogni volta che me lo chiedo mi do risposte diverse con motivazioni altrettanto diverse.
Ma mi rendo conto che l'amore ha un linguaggio così soggettivo, così personale, così assurdo che sarebbe stupido giudicare il finale di questa storia come giusto o sbagliato.
Enrico e Lucia hanno deciso che sarebbe andata così, e chi sono io per mettermi tra di loro?
Dunque se l'obiettivo dell'autore è quello di trascinare il lettore tra gli alti e bassi di una storia d'amore che crede di aver raggiunto il capolinea, di stupire con decisioni dei personaggi a volte inconcepibili e bizzarre, e di fare da guida nelle menti dei diversi caratteri rendendo difficile la scelta di schierarsi con l'uno o con l'altro, beh, la missione può considerarsi compiuta.
Il romanzo contiene un po' di tutto: amore, ironia, dolore, erotismo. Si rivela essere una piacevole lettura, senza eccessive pretese ma con molto cuore."
@La Bag su Amazon
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