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La discesa infinita - Enrico Camanni: Un mistero per Nanni Settembrini tra le montagne e i segreti
Un noir avvincente che mescola indagine, natura e introspezione
Un noir avvincente che mescola indagine, natura e introspezione Recensione: La discesa infinita di Enrico Camanni è un romanzo che intreccia il mistero e l’amore per la montagna con maestria, dando vita a un giallo che esplora il lato più oscuro della natura umana e l’inesorabile bellezza delle Alpi. Il protagonista, Nanni Settembrini, è un alpinista e una guida di montagna, ma anche un uomo…
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Noble My Love e Pit Babe
Tutto mi sarei aspettata, tranne...
Questo mese sto andando a rilento con i drama. Complice il tirocinio e la vita vera, nonché una lettura di Lost Tomb giornaliera, non solo vedo meno drama ma faccio anche fatica a trovare tempo e voglia di scrivere un commento.
Tuttavia Noble My Love e PitBabe necessitano di almeno due parole essendo due prodotti che mi hanno lasciata sorpresa. Anche se per motivi decisamente diversi.
Partiamo da Noble My Love.
Sulla carta poteva essere un dramino romantico senza pretese... niente di trascendentale ma qualcosa di carino e divertente.
Poteva.
Perché all'atto pratico ho fatto persino fatica a finirlo.
Il grandissimo problema che ho avuto con questa serie è stata la sua inesistente originalità:
Il drama presenta la solita storia del Ceo aziendale ricco e freddo che s'innamora della povera Cenerella di turno. Lei, disgraziata come poche ma capace di far sciogliere il gelido cuore del lead mostrandogli che donna di spessore e forti valori morali sia. Lui, al limite - se non completamente - da arresto per comportamento ossessivo e possessivo.
Ora, non c'è nulla di male in una trama di questo genere. Quanti drama presentano una storiella di questo tipo?! Una marea. Ma cercano sempre di mettere qualcosa di più: che sia un po' di introspezione, un'altra coppia o una sottotrama di qualche genere...qualcosa!
In Noble My Love non c'è niente.
Venti episodi di questi due che si mettono assieme e litigano. E fanno pace. E litigano ancora. E lui mostra gelosia. E lei non accetta il suo amore. Litigano nuovamente. Fanno pace.... e così via in un loop eterno.
Potrei inoltre aprire una parentesi ENORME sulla problematica del comportamento assolutamente sbagliato del lead di questo drama ma dirò soltanto che mi ha ricordato tantissimo, CapoMafia Ling di Well Intended Love. E chi vuole capire, capisca.
Se si soprassiede a questo problema, rimane la questione di come questa serie sia fatta con il cu...lo:
non si sa chi o perché abbiano tentato di far fuori il lead.
La serie di apre con il nostro protagonista che viene rapito e accoltellato, svenendo davanti al negozio della lead che lo cura ed inizia così la loro storia d'amore. Ma non viene mai detto chi sia sta gente e perché gli abbia fatto del male. Questa questione viene abbandonata e mai più toccata.
Signori.
Io capisco che vi serviva un escamotage per far conoscere la coppia. Ma posso pensare a 10 modi diversi per iniziare la serie e poi tenere e chiudere questa storia in modo che abbia senso. E invece...
2) L'accettazione della madre del lead
Chiaramente, la madre del protagonista non vuole questa disgraziata come nuora. Ed è chiarissima su questo, giustificando il rifiuto con il fatto che la lead sia una poveraccia.
Però sul finale accetta la donzella...senza nessun ripensamento. Così. Per sceneggiatura. La lead è ancora una poveraccia e non è cambiato nulla nella storia che giustifica questa accettazione. Tranne la sceneggiatura, beninteso.
Bocciata quindi anche la sceneggiatura poraccia, l'unica cosa che salvo è la bellezza di Sung Hoon. Quest'uomo è ormone che cammina. Voce, portamento, sguardo. Fa innamorare uomini, donne, vecchi e bambini. E la parte del Ceo arrogante e sensuale gli riesce da Dio.
Per il resto.. no, non credo che rivedrò mai questa serie.
Voto: 5
Ed ora che abbiamo parlato di Noble, entriamo nel vivo del post.
Pit Babe.
E perché gli ho messo quel sottotitolo.
Allora, io con i BL ho svariati problemi ma il più importante è quello della trama:
Spesso infatti ho visto drama BL con una trama assurda o senza senso che serviva solo come contorno alla storia d'amore principale. E questo io non lo reggo. Ho bisogno di una storia da raccontare prima ancora della love story.
Perciò ogni volta che esce un BL potenzialmente interessante, mi guardo trama e trailer e solo quando vedo una storia, lo inserisco nella mia lista. Infatti con più di 2000 drama segnati, solo 7/8 sono BL.
Per dire.
Poi una sera, girovagando su YouTube mi esce questo video BL thailandese con dei personaggi con dei superpoteri.
Attenzione!
La cosa si fa interessante.
Tuttavia, la trama su mydramalist era qualcosa che mai è poi mai avrebbe potuto solleticare la mia curiosità:
Charlie vuole diventare un pilota di auto da corsa ma non ha una macchina da corsa tutta sua. L'unica soluzione che gli viene in mente è stringere un bizzarro accordo con il re delle corse Babe, soprannominato Pit Babe. Ancora più strano, Babe accetta di aiutare Charlie a realizzare il suo sogno.
Wow. Ho i brividi d'eccitazione. -_- un tramone da oscar
No seriamente. Se non avessi visto la cosa dei superpoteri, una trama così non l'avrei mai cagata.
La cosa però assume contorni più intriganti quando vengo a scoprire che la questa serie è un omegaverse. Ora, solitamente quando leggo tag con omegaverse giro alla larga perché non è il mio genere. Ma un drama BL omegaverse non era ancora entrato nella mia lista di serie viste.
Ed io sono onnivora. Chi mi conosce sa che - tranne gli horror - mi vedo le puttanate più scrause, i drama meno visti in assoluto, guardo serie che ci siamo visti in 4 stronzi...quindi, perché non provare anche un omegaverse?
E devo ammettere inoltre, che ero curiosa: questa cosa degli alfa, odori, omega e compagnia cantante, era così distante da quello che leggo e vedo solitamente che poteva essere interessante darci un occhiata. E poi c'era da capire come avrebbero inserito questa cosa dei superpoteri.
E meno male che l'ho guardato.
Perché PitBabe mi è piaciuto tantissimo. Così tanto da aver coinvolto @lisia81 nella visione. XD
Prima di tutto, la trama. Perché ringraziando gli Dei, Pitbabe ha una storia sensata e che guida le azioni dei protagonisti:
Tony, Pete, Way, Babe, Charlie, Jeff ecc ecc, sono personaggi che si muovono nel drama secondo una traiettoria stabilita dalla storia, vincendo dove devono vincere e perdendo dove devono perdere.
Accadono eventi che modificano la storia e le relazioni tra i personaggi ed è la storia a trainare il drama. già potrei dargli dieci solo per questo
In PitBabe sono presenti un mare di cose: rapimenti, inciuci, bugie, manipolazioni, piani segreti... traumi infantili, traffico di esseri umani, ecc ecc... e la cosa meravigliosa è che non sono cose messe nella trama per fare minutaggio o da sfondo alla storiella d'amore. Hanno delle conseguenze, lasciano degli strascichi nei personaggi e nelle loro caratterizzazioni.
Perché non è che la serie parli di Charlie che vuole una macchina. Quello è l'incipit. Dietro c'è una storia veramente interessante ( che per certi versi mi ha ricordato Umbrella Academy ) e che credo che la serie abbia raccontato bene.
Certo, alcune volte devi fare un salto della fede per farti andar bene alcune cose. Del tipo:
Ma Tony le porte di casa non le chiude? perché sti figli vanno e vengono come gli pare? na' guardia?! una telecamera?! come fanno a scappare??!!
Perché Tony non ha direttamente dato una bella botta in testa a Bebe e se l'è portato via ma invece ha dovuto fare millemila piani così complicati?! cioè, Tony è un trafficante di esseri umani e di organi. Ammazza bambini a cuor leggero. Ha guardie armate! La Thailandia è il suo regno praticamente...e non riesce a prendere Bebe??!! Sceneggiatura?! pronto??! ci sei?!
Ma se si soprassiede a tutte queste cose e ci si gode la serie, PitBabe racconta una storia avvincente ed interessante.
Venendo ai personaggi, Palma D'Oro va a Babe. Mio cuore. Il mio pikkolo angelo. Ho un fetish assurdo per gli tsundere, cosa che Babe rappresenta a pieno titolo. Questo ragazzo che si presenta come spavaldo e irriverente ma che in realtà nasconde una tenerezza da orsetto del cuore.
Poco convinto da Charlie inizialmente, piano piano si innamorerà di lui e davvero gli aprirà il suo cuore. Gli racconta di tutto, lo lascia a vivere a casa sua, si fida di lui e si butta tra le braccia dell'altro con un entusiasmo spaventoso. Ed è poi meraviglioso, vederlo geloso ed in crisi alla prima nuvola all'orizzonte nella relazione, mostrandolo agli occhi dello spettatore molto umano ed imperfetto. Ed è anche per questo che lo adoro.
Inoltre la recitazione di Pavel è stata stupenda. Non ho pianto, ma non ho potuto fare a meno di congratularmi con lui e con la sua recitazione nelle scene più emotive e intense: lo sguardo, l'espressione, il modo di rappresentare l'emozione... bravissimo.
Cosa che ahimè non posso dire per il personaggio di Charlie. Mi è piaciuto ma ho trovato la recitazione di Pooh troppo plasticosa. Quasi finta. Per carità, interpretava un personaggio che "era sotto copertura" e quindi era maggiormente difficile. Ma la sua recitazione non mi ha convinto: trovo che il personaggio di Charlie sia potenzialmente uno dei più interessanti e complessi, ergo meritava una recitazione più sottile ed a due piani:
che Charlie fosse triste, arrabbiato, malinconico, angosciato... mi è sembrato che spesso avesse la stessa espressione. Soprattutto accanto a Pavel che ha donato al suo Bebe uno spettro di emozioni a 360 gradi.
Poi, che il piano di Charlie fosse meglio sviluppato e spiegato, non mi sarebbe dispiaciuto. Qualche scena scena in più gliela avrei donata volentieri.
Infatti, ogni volta che penso a questo personaggio, ho il sentore che psicologicamente ci fosse altro. Che potesse venir detto molto di più. Perché sulla carta, quello che ci hanno raccontato o accennato o solo fatto vedere brevemente, presupponeva cose molto interessanti sul personaggio di Charlie. Ma va beh, non si può avere tutto dalla vita.
Carini poi Alan e Jeff, dove quest'ultimo si è rivelato il mio animale guida: Maestro Jeff insegnami la Via per la socialità! Anche qui, un buon lavoro degli sceneggiatori che hanno motivato la ritrosia del ragazzo verso gli altri, per colpa dei suoi superpoteri e della sua infanzia difficile.
Chiudendo con Way. Molto bravo il suo attore: mostrava sul viso, la gelosia alla relazione di Charlie e Babe e la sua passione/ossessione per quest'ultimo. Concordo poi con tutti coloro che pensano che Way non fosse innamorato di Babe ma fosse ossessionato da lui:
Lo ha manipolato per ANNI. Lo ha reso insicuro e dubbioso facendogli credere di non meritare l'amore di nessuno. Ha cercato di creare un cuneo tra Babe e Charlie. E quando nulla ha funzionato ed ormai era ad un passo da perdere il ragazzo che voleva... ha cercato di prenderlo con la forza.
Amore de' che?!!
Concludo poi con la storia d'amore. Come detto sopra, ho apprezzato che non fosse il punto centrale della vicenda, la cosa attorno a cui ruota tutta la vicenda.
E' comunque importante nell'economia generale del drama e devo dire che mi è piaciuta. Charlie e Babe sono dannatamente carini e sexy da vedere e si vede che c'è attrazione sessuale ma soprattutto affetto a livello romantico.
Concludendo:
Uno dei BL più carini da guardare - soprattutto in visione con amici - con una trama interessante, intrigante e preponderante su tutto. Con una storia d'amore piacevole, particolarmente per chi ama le scene dove i due si limonano ad episodi alterni. Un buon villain e bei personaggi ben caratterizzati e coerenti con la narrazione. Punto in più, ripeto, per Babe. Vale vedere questa serie anche solo per lui.
Voto: 7.8
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Scelti per voi
Fonte: pixabay.com
Una piccola scelta di libri “certificati” dai bibliotecari per distrarvi nel migliore dei modi durante le vacanze. Si tratta di novità, di titoli non recentissimi ma che magari vi sono sfuggiti e meritano attenzione, e di opere da cui sono stati tratti ottimi film.
Se non l’avete ancora letto vi consigliamo L’animale più pericoloso di Luca D’Andrea, del 2020. Ma qual è l’animale più pericoloso? Se non ci si lascia sviare dall’immagine di copertina, si può intuirlo fin dalle prime righe di questo avvincente giallo che ha come tema (argomento di scottante attualità) la salvaguardia dell’ambiente. A parte l’idea di fondo dell’adolescente rapita che ricorda il pregevole La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, la storia si dipana in maniera diversa, dalla location (le montagne della Val Pusteria), ai moventi dei crimini, allo stile, agile, moderno, mai banale. Anche il finale diverge, ma su questo, naturalmente, non sveliamo nient’altro. Rispettata in pieno l’unica regola cui i gialli dovrebbero essere sottoposti: quella di inchiodare il lettore alle pagine, fino alla conclusione.
Pare che le case di ringhiera della vecchia Milano siano una continua fonte di ispirazione per scrittori e assassini: dopo i gialli di Francesco Recami orientati sulla figura dell’ex tappezziere in pensione Amedeo Consonni, è il vice-commissario Enea Zottìa che deve occuparsi di una serie di crimini in un vecchio stabile malandato nel cuore di Milano nell’ultimo libro di Marco Polillo I delitti di corso Garibaldi. Ma le indagini ci porteranno anche a Viboldone, frazione di San Giuliano Milanese e sede di un’antica Abbazia, e all’isola di San Giulio sul lago d’Orta (ebbene sì, proprio nel luogo in cui C’era due volte il barone Lamberto!), dove le vicende, soprattutto sentimentali, dei protagonisti troveranno il loro più naturale scioglimento.
Ambientato sul lago di Como è I milanesi si innamorano il sabato di Gino Vignali, il cui titolo si ispira al famosissimo I milanesi ammazzano al sabato di Scerbanenco (da cui è stato tratto anche un film per la regia di Duccio Tessari). “Dopo la fortunata tetralogia riminese con protagonista Costanza Confalonieri Bonnet, Gino Vignali cambia atmosfere e personaggi ma mantiene intatti il tono scanzonato e il ritmo incalzante che contraddistinguono i suoi fortunati gialli. Suspense, erotismo, umorismo sono gli ingredienti vincenti di un romanzo che, giocando abilmente con dubbi e ossessioni, incertezze e desideri, incanta il lettore in un riverbero di luci e ombre. Come l’acqua del lago, quando sembra calma ma non lo è”.
Non intendiamo certo tralasciare l’ultimo Simenon, L’orsacchiotto, anche questa opera di introspezione, di scavo profondo nella psiche umana aperto a più interpretazioni, una delle quali può essere che non è possibile mantenere sempre il controllo su tutto, anche ad altissimi livelli professionali: dopo una intera esistenza trascorsa all’insegna del più assoluto dominio di sé, una sola deroga al perfetto meccanismo esistenziale che il protagonista si è imposto può costare un prezzo inestimabile.
Torna nell’ultimo romanzo di Fabio Stassi, Notturno francese, il simpatico counselor della rigenerazione esistenziale Vince Corso, ma in questo caso, come per Simenon, l’indagine è introspettiva: un viaggio parallelo nei ricordi dell’infanzia e in treno, lungo la Costa Azzurra, terra d’origine del nostro detective-bibliofilo, trapiantato in Via Merulana. Finalmente sarà svelato il mistero del padre mai conosciuto a cui Vince indirizza cartoline nell’unico luogo che di sicuro aveva frequentato, almeno per una memorabile notte, ovvero il mitico Hotel Negresco.
Folgorante fin dall’incipit, la lettura di Perle ai porci (il titolo originale suona: God Bless You, Mr. Rosewater, or Pearls Before Swine) rende pienamente ragione a Umberto Eco che annoverava Kurt Vonnegut tra i suoi scrittori preferiti:
Uno dei protagonisti di questa storia, storia di uomini e donne, è una grossa somma di denaro, proprio come una grossa quantità di miele potrebbe essere, correttamente, uno dei protagonisti di una storia di api.
Ironico, dissacrante, politicamente scorretto, bizzarro, surreale, a metà strada fra America di Kafka e i racconti di Carver; uno stile veloce, tagliente; un lessico moderno e spiazzante. Se poi vi affezionate a questo autore, allora vi consigliamo Ghiaccio-nove, anche questo composto in una forma originalissima che sconcerta il lettore con la sua imprevedibile fantasia che scardina completamente gli schemi narrativi tradizionali. Strutturato a brevi capitoli sullo stile del Tristram Shandy di Sterne è un libro trasgressivo, esilarante fino al demenziale, davvero “uno dei tre migliori romanzi dell’anno scritto dal più grande scrittore vivente” come lo accolse Graham Greene nel 1963, anno della pubblicazione. Una potente satira della società contemporanea, che punta in particolare alla condanna della guerra, argomento quanto mai tristemente attuale.
Lo spaccone di Walter Tevis è un romanzo di formazione in cui il protagonista svolge il suo “apprendistato” (come lo definisce Fabio Stassi nella prefazione all’edizione minimum fax) nelle sale da biliardo dove sbarca il lunario spennando ‘polli’ grazie al suo non comune talento. Ma la conquista della consapevolezza comporta un prezzo molto alto: la coscienza del proprio valore si paga con la perdita della libertà. Un libro con i fiocchi che non poteva non ispirare un capolavoro come il film di Robert Rossen del 1961 con un Paul Newman perfettamente incarnato nella parte di Eddie Felson, The Fast, ‘lo svelto’. A voi il piacere di scoprire le differenze (che ci sono, e anche notevoli) tra il libro e il film. Newman rivestirà lo stesso ruolo nel 1986 come mentore del giovane Tom Cruise in Il colore dei soldi, per la regia di Scorsese, sempre dal sequel di Tevis.
Da La morte corre sul fiume di Davis Grubb è stato tratto nel 1955 per la regia di Charles Laughton un film talmente bello e originale proprio dal punto di vista tecnico da far rimpiangere che si tratti dell’unico exploit come regista da parte del celeberrimo attore britannico. Tratto da una drammatica storia vera, il romanzo si dispiega su più piani narrativi: il tema fiabesco, reso da Laughton con splendide immagini dello sfondo naturale notturno, il noir e la denuncia del fanatismo religioso. “La storia è qualcosa di più, se possibile, dei fatti che la compongono, è un’omelia nera, una lunga e cupa ballata atroce almeno quanto le filastrocche infantili che di tanto in tanto la interrompono, risuonando nel vuoto”.
Non è una storia dell’orrore, come il precedente Dracula, che tanta popolarità diede al suo creatore, Bram Stoker: Il gioiello dalle sette stelle è soprattutto un racconto d’avventura, i cui protagonisti, sorta di Indiana Jones tra le mummie, sono morbosamente infatuati dalla passione per la storia egizia. A metà tra il romanzo gotico di stampo ottocentesco e l’egittomania molto diffusa all’epoca, tanto da influenzare anche Conan Doyle e Poe, è un romanzo piacevole e adatto come lettura per le vacanze. Tra culto della reincarnazione, sarcofagi, ricerche archeologiche, luoghi affascinanti come il misterioso Egitto e la nebbiosa Londra, abbiamo anche la possibilità di scegliere tra due finali, perché il pubblico non gradì il primo e costrinse l’autore, pare, a riscriverne uno nuovo nella seconda edizione uscita nel 1912, anno della sua morte. In questa ristampa di ABEditore del 2022 sono presenti entrambe le varianti.
#luca d'andrea#francesco recami#marco polillo#gianni rodari#gino vignali#Georges Simenon#fabio stassi#kurt vonnegut#walter tevis#paul newman#martin scorsese#davis grubb#charles laughton#Robert Mitchum#bram stoker
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Saga di Riftwar di Raymond E. Feist
Oggi voglio presentavi una saga fantasy di cui negli ultimi anni si parla molto poco, il CICLO DI RIFTWAR, dell’autore Raymond E. Feist.
Questa ciclo formato da 10 serie in tutto e da una trentina circa di libri, scritti a partire dal 1982 fino al 2013, è ambienttao nel mondo di Midkemia, e in particolare, per buona parte, nel regno delle Isole, uno dei regni di questo mondo. Un mondo pieno di magia, valorosi guerrieri, principi, regine, draghi, elfi, nani, demoni....tutto ciò che il fantasy classico domanda ed è ispirato ai mondi delle campagne dei giochi di ruolo Dungeons&drangons a cui l’autore giocava durante l’università quando ebbe l’idea per il primo romanzo della saga. Protagonista della saga è il mago Pug dall’aspetto normale, quasi insignificante, ma dai grandi poteri, che insieme con i suoi amici e alleati, dovrà affrontare durante un periodo di circa un secolo ben 5 guerre causate da 5 rift, da cui il nome della saga. I rift sono passaggi interdimensionali che purtroppo permetteranno ai popoli di lontani pianeti e dimensioni di invadere Midkemia.
I primi tre libri della Saga di Rftwar mi sono piaciuti. Lo stile usato è chiaro e scorrevole e i personaggi interessanti. Forse mi è mancata un pò di introspezione psicologica, i personaggi a volte sono fin troppo perfetti o forti, ma al tempo stesso l’autore non ha paura di uccidere anche persone importanti a livello di trama e riesce a sorprendere il lettore o a commuoverlo. Anche se prevale l’intrattenimento sopra il sentimentalismo. Tutto è ben dosato, forse persino troppo. Quello che probabilmente mi è mancato di più in questi libri è l’imperfezione che a volte fa sì che il lettore possa capire chi era il personaggio preferito dell’autore o chi o cosa si era divertito di più a scrivere e decrivere. Le scene sono belle, l’azione è descritta benissimo, ma questa è una delle poche serie fantasy di cui non ricordavo praticamente nulla.
Nella mia vita ho letto molte serie fantasy, e naturalmente non posso ricordarmi la trama particolareggiata di tutti i libi di una serie letta decine di anni fa, ma alcune scene sono indelebili. Dei libri di Tolkien o Terry Brooks, o Lois Mac Master Bujold o Marion Zimmer Bradley ricordo molte cose, di alcuni quasi tutto, ma della saga di Rftwar non ricordavo nulla. Perciò prima di preparre questo post ho dovuto rileggere la recensione che ne avevo fatto, rileggere i libri, ristudiare la saga nella sua totalità e i vari seguiti, perchè avevo veramente tabula rasa. Nemmeno una singola scena era rimsta nella mia memoria. Eppure la mia recensione di allora era stata molto buona mi era piaciuta, ma ahimè non ha lasciato alcun segno su di me. E quetso a mio avviso significa qualcosa.
Probabilmente non mi ha colpito o coinvolto abbastanza mi ha solo intrattenuto, e nemmno in modo memorabile. Naturalmente tutto questo è soggettivo, resta il fatto che è una serie fantasy molto famosa e acclamata che consiglio comunque a tutti gli amanti del fantasy classico di leggere assolutamente
La magia è molto presente non toglie spazio alle azioni militari, ma è veramente importante e decisiva in quasi ogni libro e soprattutto è molto forte in Pug. e molto vasta, non viene limitata da così poi tante regole o vincoli e forse questa sua poca specificità è una delle cose che la rende meno personale meno memorabile. Allo stesso modo abbiamo tutti gli elementi classici del fantasy: il maghi, le sacerdotesse, gli elfi, i predecessori degli Elfi, gli dei, i nani, gli artefatti, i dragi e chi più ne ha più ne metta, ogni elemento classico del fantasy è presente così come l’impronta di Tolkien. Ma nulla prevale nulla spicca tutto è egualmente bello e interessante. I draghi ci sono ma non sono findamentali sempre solo in alcune occasioni,gli elfi idem....quasi tutti sono coraggiosi, quasi tutti sono potenti....non che non ci siano i cattivi ci sono eccome e anche loro sono forti e ben dectti con motivazioni veramente sensate e chiare ma....nessuno spicca. A parte Pug, che sovrsta tutti per importanza e presenza in quasi ogni libro e per essere spesso decisivo....ma anche lòui è persino troppo forte e importante per il suo aspetto che viene decritto come assolytamente normale. E’ potente ma anche piuttosto umile. ....e’ il protagonista ma sempre insieme a altri. Spicca ma al tempo stesso è come se l’autore nopn volesse farlo spccare troppo e questo non me lo ha reso simpatico o affascinante credetemi. Sono rimasta coinvolta dalla sua storia personale, non mi stava antipatico, anzi mi sono commossa per lui....ma non è mai stato affascinante o sorprendete ai miei occhi.
Ai miei occhi era molto più interessante il suo amico Thomas e tutta la sua storia con gli elfi che per carità è importante nella saga principale ma non viene super approfondita. come arei voluito Per me la parte affascinante di questa serie sono stati gli elfi e l’dea che due dimensioni entrino in comunicazione. Due mondi, diversi e distanti entrano in contatto e scoppia la guerra. Questo sì era qualcosa di nuovo o comunque di così non tanto già visto in altre saghe fantasy.
Comunque la trama della serie è avvicente e se amate il fantasy classico non potrete non apprezzarla. Vi sconvolgerà la vita? Probabilmente no, ma ricordiamo che è una serie nata nella mente dell’autore mentre andava all’università e giocava a Doungeons&Dragons con i suoi amici. Tutto parte da questi giochi di ruolo e soprattutto nei primi libri della saga si sente, è inutile negarlo. Poi l’autore col passare degli anni è cresciuto con essa è maturato e socuramente i libri più belli sono quelli più recenti.
All’interno di questo ciclo la prima serie da leggere, la serie pricipale da cui tutto ha inizio è la SERIE di RIFTWAR, una trilogia fortunatamente tradotta anche in italiano.
SERIE DI RIFTWAR:
1.Il signore della magia (1982)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: Magician
Link: https://amzn.to/41T96kW
Trama: Sulle rive di Crydee, un tranquillo avamposto di frontiera del Regno delle Isole, su Midkemia, un orfanello di nome Pug si sforza di apprendere i segreti dei grande Mago Kuigan. Il giovane - che grazie al suo coraggio si è conquistato un posto a corte e le simpatie di una giovane principessa dimostra un notevole talento magico, però si trova misteriosamente a disagio con gli incantesimi più comuni e consueti. Poi, un giorno, in modo del tutto inatteso, le annate di un popolo proveniente da un altro mondo si affacciano alle porte del Regno, minacciandone il futuro… Neanche l’inesperto Pug potrà sottrarsi ai conflitto e, insieme con l’amico guerriero Tomas, affronterà una lunga serie di avventure, che lo porteranno a ottenere il controllo di una magia mai vista, eppure da sempre presentita, nonché a scoprire il segreto dei misteriosi nemici e dello scontro in atto tra Midkemia o l’oscuro mondo di Kelewan…
2. L’incantesimo di Silverthorn (1985)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: Silverthorn
Link: https://amzn.to/3MGfN5C
Trama: La guerra tra i mondi di Midkemia e Kelewan si è conclusa: il Regno delle Isole si prepara a vivere un periodo di pace e a festeggiare il matrimonio tra il principe Arutha di Krondor e la principessa Anita. Ma la tragedia è in agguato: nel giorno delle nozze, la principessa e colpita da una freccia imbevuta di un’erba velenosa nota come Silverthorn, così rara e misteriosa che tutti i rimedi conosciuti per contrastare i suoi effetti risultano inutili. E mentre la vita della giovane si spegne lentamente, Arutha si convince che l’unica speranza per salvarla sia spingersi fino nella lontana Sarth, dove sorge un’antica abbazia che custodisce più conoscenze di qualsiasi altro luogo del Regno. Così, in compagnia di un mercenario. di un menestrello e di un giovane ladro, il principe si mette in cammino…
3. Scontro a Sethanon (1986)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: A Darkness at Sethanon
Link: https://amzn.to/3Oo7kFq
Trama: Le legioni delle tenebre si sono risvegliate per annientare il Regno delle Isole. Il mago Pug e Tomas devono scoprire l’origine della forza malefica che rischia di inghiottire il loro mondo. Dal tempo dei Signori dei Draghi di Midkemia, mai le forze del Caos hanno raggiunto tanto potere, quindi Pug e Tomas devono intraprendere l’ultima impresa che li porterà dalle remote terre di Kelewen fino all’alba del tempo, per combattere la battaglia finale contro chi vuole annientare il loro mondo.
A QUESTA TRILOGIA SI SONO POI AGGIUNTE TANTE ALTRE SERIE CHE SONO SIA SEQUEL DELLA SAGA PRINCIPALE SIA SPIN OFF MENO DIRETTTAMENTE E CRONOLOGICAMENTE COLLEGATI AD ESSA.
MA IO RITENGO CHE SOLO 4 di queste serie arricchiscano la serie principale in modo importante, introducendo nuove figure che si riveleranno fondamentali ai fini della trama e raccontando eventi muteranno per sempre le vite dei personaggi della serie, e sono naturalmente le 4 serie corrispondenti ai 4 RIFT che avvengono nel ciclo dopo la serie princpale, poichè ogni volta che un rift, un passaggio verso un’altra dimensione, si apre ne segue sempre caos e guerra:
The Serpentwar Saga
Ambientata circa 50 anni dopo la trilogia principale, dopo un secondo Rift, dopo che si è creato un secondo pasaggio con un altra dimensione. Midkemia è invasa da uomini lucertola, che stanno sfuggendo a un invasione di demoni sul loro mondo d’origine.
Shadow of a Dark Queen, 1994
Rise of a Merchant Prince, 1995
Rage of a Demon King, 1997
Shards of a Broken Crown, 1998
The Darkwar Saga
Ambientata poco dopo la serie Conclave e quindi circa 30 anni dopo il Secondo Rift, e la serie Serpentwar. Accade un Terzo Rift e stavolta la Conclavedelle ombre deve cercare di fermare l’invasione dei Dasati; una razza proveninte da un altra dimensione dominata dalle forze del male.
Flight of the Nighthawks,2005
Into a Dark Realm,2006
Wrath of a Mad God,2008
The Demonwar Saga
Solo 10 anni dopo il Terzo Rift, ecco aprirsi un Quarto Rift, e stavolta dal passaggio pronti a invadere Midkemia arrivano degli elfi guerrieri in fuga da forze demoniache che finiscono pure loro per arrivare su Midkemia.
Rides a Dread Legion, 2009
At the Gates of Darkness, 2010
The Chaoswar Saga
Ambientata dopo un Quinto Rift subito dopo la Demonwar serie di cui è un diretto seguito vede l’invasione del Regno delle Isole da parte dell’Impero Kesh.
A Kingdom Besieged, 2011
A Crown Imperiled, 2012
Magician's End, 2013
LE ALTRE 5 SERIE che FEIST ha scritto, arricchiscono certamente la serie, ma li vedo come più degli spin off che potrebbero anche venir saltati senza togliere poi molto alla trama principale. Opinione mia e vi consiglierei di leggerli solo se avete amatoin modo particolare alcune parti dei libri principali.
Ad esempio vi appassionano le lotte politiche di Midkemia, gli intrighi di corte, L’impero Kelean e Krondor, allora certamente vi consiglio di leggere le serie:
Kelewan Empire
con Janny Wurts, Daughter of the Empire, 1987
con Janny Wurts, Servant of the Empire, 1990
con Janny Wurts, Mistress of the Empire, 1992
Krondor's Sons
Prince of the Blood, 1989
The King's Buccaneer, 1992
The Riftwar Legacy
Krondor: The Betrayal, 1998
Krondor: The Assassins, 1999
Krondor: Tear of the Gods, 2000
Vi interessa invece di più il lato magico della storia, i maghi, la scuola di magia? Allora dovete certamente leggere la serie:
Il Conclave delle ombre:
L'artiglio del falco d'argento (Talon of the Silver Hawk, 2002), Nord, 2003
Il re delle volpi (King of Foxes, 2003), Nord, 2004
L'esilio del tiranno (Exile's Return, 2004), Nord, 2006
Per quanto riguarda la serie Legends of RIftwar, questa poi non la chiamerei neppure serie sequel, è proprio uno spin off ed è formata da libri tra loro scollegato tra l’altro che invece si legano da ltri libri della saga approfondendone alcuni personaggi molto secondari. Quindi la lettura di questa potete saltarla a meno che siate veri fan di questa serie e volete leggere tutto ciò che c’è da leggere su questo universo.
Legends of the Riftwar
con William R. Forstchen, Honoured Enemy, 2001 (pubblicato anche come Honored Enemy)
con Joel Rosenberg, Murder in LaMut, 2002
con S. M. Stirling, Jimmy the Hand, 2003
Jimmy and the Crawler, 2013
SE INVECE VOLETE IMMERGERVI TOTALMENTE IN QUESTO MONDO e LEGGERE L’INTERA SAGA IN ORDINE CRONOLOGICO DEGLI AVVENIMENTI NARRATI, L’ORDINE GIUSTO E’ QUESTO
1. Serie di Riftwar (la serie principale il fulcro del ciclo)
2. Serie Legends of the Riftwar (ambientata tra il primo e il secondo libro della trilogia principale)
3. Serie Kelewan Empire (ambientata durante la prima trilogia principale)
4. The Riftwar Legacy (ambientata 10 anni dopo gli avvenimenti di Scontro a Sethanon)
5. Serie Krondor's Sons (dedicata alle avventure dei figli del principe Arutha e ambientata 20-30 anni dopo la trilogia principale).
6. Serie The Serpentwar Saga (ambientata 50 anni dopo la fine della trilogia principale dopo il secondo Rift)
7. Serie ll Conclave delle ombre (ambientata circa 30 anni dopo la serie Serpentwar)
8. Serie The Darkwar Saga (ambientata qualche anno dopo il Conclave dopo il terzo rift)
9. Serie The Demonwar Saga (ambientata dopo il quarto rift, 10 anni dopo Darkwar)
10. Serie The Chaoswar Saga (ambientata dopo il quinto rift poco dopo la Demonwar serie)
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The Banshees of Inisherin
Da Martin McDonagh mi aspetto sempre molto, ha dimostrato più volte di essere un regista capace di creare storie non banali e soprattutto personaggi non banali, andare oltre i cliché del buono e del cattivo, persone reali strutturate su più livelli di introspezione e profondità, persone complesse e brillanti nella vittoria e nella sconfitta, in una parola: Colin Farrell. Però non basta mica lui da solo, la coppia perfetta si forma solo con l'aggiunta di Brendan Gleeson, amaro, incazzato, eccessivo e probabilmente anche un po' pazzo.
Il cast è ridotto all'essenziale ma semplicemente perfetto, complice anche la natura stessa del film. In fondo ci troviamo su una sperduta isoletta irlandese nel mezzo degli anni '20 del 900, non esattamente un luogo brulicante di vita. Ed al film non serve altro. Poche persone immerse in una natura che appare incontaminata, la bellezza dei paesaggi non è solo lo sfondo ma un co-protagonista di questa vicenda, all'apparenza banale ma allo stesso tempo sempre profonda: come funziona l'amicizia? Che vuol dire essere amici? È solo la noia e la solitudine a scegliere per noi, o siamo noi stessi a scegliere chi diventa nostro amico? Fino a che punto si può sacrificare sé stessi a scapito degli altri? Cosa vuol dire essere sé stessi e tramandare sé stessi?
Questo film non è solo la storia di due amici che litigano, è la storia del rapporto di ognuno di noi con la noia, con la solitudine e con l'abisso del rapporto con gli altri. Figo eh, ma proprio un sacco di ansia!
#oscars 2023#the banshees of inisherin#colin farrell#martin mcdonagh#recensioni#oscar nominations#best picture#academy awards#cinema#movies#film
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"Danza magica", il nuovo singolo di Androgynus
Dal 1° novembre 2024 sarà disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "Danza magica", il nuovo singolo di Androgynus per MArte Label che anticipa l'uscita del nuovo LP che è stato realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
"Danza magica" è un brano che sembra esplorare un viaggio interiore attraverso simboli e metafore, trasformando l'esperienza della notte in un momento di rivelazione.
L'intro con "splendida notte limpidissima" suggerisce una transizione: la notte, tradizionalmente associata a paura e angoscia, diventa invece un simbolo di bellezza e introspezione. Questo cambio di prospettiva riflette l'accettazione della vulnerabilità e l'abbraccio dell'incertezza, portando a una maggiore chiarezza interiore.
Il riff di chitarra ripetitivo e il ritmo ossessivo creano un'atmosfera ipnotica, simile a un rito iniziatico. Qui, il protagonista sembra perdersi in una sorta di trance, per poi risvegliarsi con una nuova consapevolezza. Questo processo di perdita e risveglio suggerisce una trasformazione profonda, in cui la difficoltà iniziale diventa il catalizzatore per una crescita personale.
Spiega l'artista a proposito del nuovo brano: "Con 'Danza magica' voglio sottolineare l'importanza di affrontare le paure per poter scoprire la forza che abbiamo dentro di noi".
Il videoclip di "Danza magica" è una rivisitazione del nastro originale "Omega" di Donald Fox, cortometraggio che tratta simbolicamente il risveglio dell'umanità e il suo ritorno cosciente alla fonte da cui proviene. Il film ha avuto un discreto successo negli Anni 70 ed usa tecniche sperimentali, alternando riprese dello spazio, della natura e di tre ragazzi intenti a meditare con effetti speciali.
Attraverso l'AI per restaurare la qualità dell'immagine, alcune parti del film sono state rimontate e sovrapposte per mostrare una creatività che non solo celebra il passato, ma lo riadatta per esprimere nuove idee.
Guarda qui il videoclip su YouTube:
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Biografia
Androgynus, nome d'arte di Gabriele Bernabò, è un artista toscano il cui tentativo è quello di consacrare suono, immagine e parola alla loro funzione più elevata. Il primo LP di Androgynus è descritto da Repubblica (Firenze) come una sintesi ideale tra Battisti, Battiato, glam rock e psichedelia. Nel 2022, Rockit lo inserisce tra i 50 dischi più belli dell'anno, e un suo singolo entra nella playlist editoriale di Spotify Rock Italia. Alla fine dello stesso anno, Androgynus vince tre premi al Rock Contest. Nel 2023, Gabriele, leader di Androgynus, si esibisce nel tour di Lucio Corsi, calcando palchi prestigiosi come l'Alcatraz di Milano e l'Arena di Verona. Nello stesso anno, consegue la laurea magistrale in violino al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nel 2024, vince il prestigioso finanziamento "Per chi crea" della SIAE e firma con l'etichetta MArte Label. Attualmente, è impegnato nella registrazione del secondo LP, "L'Eterno è Solo un Attimo", in uscita nel mese di novembre 2024. "Danza magica" (MArte Label) è il nuovo singolo di Androgynus disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 1° novembre 2024 che anticipa il nuovo LP realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
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"Danza magica", il nuovo singolo di Androgynus
Dal 1° novembre 2024 sarà disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "Danza magica", il nuovo singolo di Androgynus per MArte Label che anticipa l'uscita del nuovo LP che è stato realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
"Danza magica" è un brano che sembra esplorare un viaggio interiore attraverso simboli e metafore, trasformando l'esperienza della notte in un momento di rivelazione.
L'intro con "splendida notte limpidissima" suggerisce una transizione: la notte, tradizionalmente associata a paura e angoscia, diventa invece un simbolo di bellezza e introspezione. Questo cambio di prospettiva riflette l'accettazione della vulnerabilità e l'abbraccio dell'incertezza, portando a una maggiore chiarezza interiore.
Il riff di chitarra ripetitivo e il ritmo ossessivo creano un'atmosfera ipnotica, simile a un rito iniziatico. Qui, il protagonista sembra perdersi in una sorta di trance, per poi risvegliarsi con una nuova consapevolezza. Questo processo di perdita e risveglio suggerisce una trasformazione profonda, in cui la difficoltà iniziale diventa il catalizzatore per una crescita personale.
Spiega l'artista a proposito del nuovo brano: "Con 'Danza magica' voglio sottolineare l'importanza di affrontare le paure per poter scoprire la forza che abbiamo dentro di noi".
Il videoclip di "Danza magica" è una rivisitazione del nastro originale "Omega" di Donald Fox, cortometraggio che tratta simbolicamente il risveglio dell'umanità e il suo ritorno cosciente alla fonte da cui proviene. Il film ha avuto un discreto successo negli Anni 70 ed usa tecniche sperimentali, alternando riprese dello spazio, della natura e di tre ragazzi intenti a meditare con effetti speciali.
Attraverso l'AI per restaurare la qualità dell'immagine, alcune parti del film sono state rimontate e sovrapposte per mostrare una creatività che non solo celebra il passato, ma lo riadatta per esprimere nuove idee.
Guarda qui il videoclip su YouTube:
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Biografia
Androgynus, nome d'arte di Gabriele Bernabò, è un artista toscano il cui tentativo è quello di consacrare suono, immagine e parola alla loro funzione più elevata. Il primo LP di Androgynus è descritto da Repubblica (Firenze) come una sintesi ideale tra Battisti, Battiato, glam rock e psichedelia. Nel 2022, Rockit lo inserisce tra i 50 dischi più belli dell'anno, e un suo singolo entra nella playlist editoriale di Spotify Rock Italia. Alla fine dello stesso anno, Androgynus vince tre premi al Rock Contest. Nel 2023, Gabriele, leader di Androgynus, si esibisce nel tour di Lucio Corsi, calcando palchi prestigiosi come l'Alcatraz di Milano e l'Arena di Verona. Nello stesso anno, consegue la laurea magistrale in violino al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nel 2024, vince il prestigioso finanziamento "Per chi crea" della SIAE e firma con l'etichetta MArte Label. Attualmente, è impegnato nella registrazione del secondo LP, "L'Eterno è Solo un Attimo", in uscita nel mese di novembre 2024. "Danza magica" (MArte Label) è il nuovo singolo di Androgynus disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 1° novembre 2024 che anticipa il nuovo LP realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
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"Danza magica" è il nuovo singolo di Androgynus
Dal 1° novembre 2024 sarà disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "Danza magica", il nuovo singolo di Androgynus per MArte Label che anticipa l'uscita del nuovo LP che è stato realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
"Danza magica" è un brano che sembra esplorare un viaggio interiore attraverso simboli e metafore, trasformando l'esperienza della notte in un momento di rivelazione. L'intro con "splendida notte limpidissima" suggerisce una transizione: la notte, tradizionalmente associata a paura e angoscia, diventa invece un simbolo di bellezza e introspezione. Questo cambio di prospettiva riflette l'accettazione della vulnerabilità e l'abbraccio dell'incertezza, portando a una maggiore chiarezza interiore. Il riff di chitarra ripetitivo e il ritmo ossessivo creano un'atmosfera ipnotica, simile a un rito iniziatico. Qui, il protagonista sembra perdersi in una sorta di trance, per poi risvegliarsi con una nuova consapevolezza. Questo processo di perdita e risveglio suggerisce una trasformazione profonda, in cui la difficoltà iniziale diventa il catalizzatore per una crescita personale.
Spiega l'artista a proposito del nuovo brano: "Con 'Danza magica' voglio sottolineare l'importanza di affrontare le paure per poter scoprire la forza che abbiamo dentro di noi".
Il videoclip di "Danza magica" è una rivisitazione del nastro originale "Omega" di Donald Fox, cortometraggio che tratta simbolicamente il risveglio dell'umanità e il suo ritorno cosciente alla fonte da cui proviene. Il film ha avuto un discreto successo negli Anni 70 ed usa tecniche sperimentali, alternando riprese dello spazio, della natura e di tre ragazzi intenti a meditare con effetti speciali. Attraverso l'AI per restaurare la qualità dell'immagine, alcune parti del film sono state rimontate e sovrapposte per mostrare una creatività che non solo celebra il passato, ma lo riadatta per esprimere nuove idee.
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Androgynus, nome d'arte di Gabriele Bernabò, è un artista toscano il cui tentativo è quello di consacrare suono, immagine e parola alla loro funzione più elevata. Il primo LP di Androgynus è descritto da Repubblica (Firenze) come una sintesi ideale tra Battisti, Battiato, glam rock e psichedelia. Nel 2022, Rockit lo inserisce tra i 50 dischi più belli dell'anno, e un suo singolo entra nella playlist editoriale di Spotify Rock Italia. Alla fine dello stesso anno, Androgynus vince tre premi al Rock Contest. Nel 2023, Gabriele, leader di Androgynus, si esibisce nel tour di Lucio Corsi, calcando palchi prestigiosi come l'Alcatraz di Milano e l'Arena di Verona. Nello stesso anno, consegue la laurea magistrale in violino al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nel 2024, vince il prestigioso finanziamento "Per chi crea" della SIAE e firma con l'etichetta MArte Label. Attualmente, è impegnato nella registrazione del secondo LP, "L'Eterno è Solo un Attimo", in uscita nel mese di novembre 2024. "Danza magica" (MArte Label) è il nuovo singolo di Androgynus disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 1° novembre 2024 che anticipa il nuovo LP realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
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Ventinove anni fa moriva il grande attore americano, interprete di film quali I gangsters di Robert Siodmak, Forza bruta di Jules Dassin, Da qui all’eternità di Fred Zinnemann, Vera Cruz di Robert Aldrich, La rosa tatuata di Daniel Mann, Il mago della pioggia di Joseph Anthony, Vincitori e vinti di Stanley Kramer, L’uomo di Alcatraz e Il treno di John Frankenheimer, Il Gattopardo di Luchino Visconti, I professionisti di Richard Brooks, Atlantic City U.S A. di Louis Malle e molti altri. Nato a New York il 2 novembre 1913, trapezista in vari circhi dal ’29 al ’42, viene costretto ad interrompere la carriera a causa di una brutta frattura ad un braccio. Dopo vari lavori saltuari, nel ’43, durante la Seconda guerra mondiale, si arruola nei marines e, nei due anni successivi, combatte in Africa settentrionale e sbarca in Italia insieme agli altri militari alleati. Dopo qualche esperienza teatrale, esordisce al cinema in I gangsters (1946) di Robert Siodmak, tratto da uno fra i Quarantanove racconti di Ernest Hemingway ed in cui recita con Ava Gardner. L’anno seguente giganteggia da protagonista in Forza bruta (1947) di Jules Dassin, capolavoro carcerario degli anni Quaranta. I film successivi son quasi tutti dei classici, in cui Lancaster padroneggia sempre meglio il suo stile di recitazione ed arricchisce sempre più i suoi personaggi con dettagli, sfumature, sottigliezze ed introspezione psicologica. In Il terrore corre sul filo (1948) di Anatole Litvak, è il marito assassino che in circa un’ora e mezza di suspense ininterrotta rappresenta un serio pericolo per la moglie (interpretata da Barbara Stanwyck), mentre in La leggenda dell’arciere di fuoco (1950) di Jacques Tourneur e Il corsaro dell’isola verde (1952) di Robert Siodmak, utilizza abbondantemente il suo atletismo e le sue doti acrobatiche, che poi tempererà e drammatizzerà in grandi western come Vera Cruz (1954) di Robert Aldrich, in cui è antagonista di Gary Cooper, L’ultimo Apache (1954), anch’esso diretto da R. Aldrich, e Sfida all’OK Corrall (1957) di John Sturges, in cui recita con Kirk Douglas – con il quale aveva già lavorato nove anni avanti nel noir Le vie della città (1948) di Byron Haskin e con cui stabilirà un ottimo rapporto di amicizia ed una collaborazione artistica che, nei circa trent’anni successivi, li vedrà insieme in altri sei film. Nel frattempo, l’esperienza arricchisce la sua maschera di malinconie e mezzi toni con cui affronta personaggi più ambigui e sofferti, fra cui il giornalista di Piombo rovente (1957) di Alexander MacKendrick, il giudice tedesco che viene processato a Norimberga in Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer e l’ergastolano che diventa uno fra i massimi esperti al mondo in ornitologia di L’uomo di Alcatraz (1962) di John Frankenheimer, con cui vince la Coppa Volpi a Venezia – due anni avanti aveva vinto l’Oscar come Miglior Attore protagonista con il ruolo predicatore esaltato di Il figlio di Giuda (1960) di Richard Brooks) ed ottiene una nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista (Oscar che verrà vinto da Gregory Peck per Il buio oltre la siepe di Robert Mulligan, tratto dal libro omonimo - premio Pulitzer 1960 - di Harper Lee). Nel ’63 Luchino Visconti gli imprime i tratti asciutti e dolenti del principe di Salina nel celebre Il Gattopardo, versione cinematografica del libro omonimo (Premio Strega 1959) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Serge Reggiani, Romolo Valli, Rina Morelli, Lucilla Morlacchi, Mario Girotti - non ancora Terence Hill -, Giuliano Gemma ed una giovanissima Ottavia Piccolo. Nel film Lancaster, elegante più che mai negli impeccabili vestiti dell’aristocratico borbonico che si trova costretto a confrontarsi con il nuovo vento garibaldino, riesce a dominare la scena senza manierismi e senza farsi sopraffare dalla sfarzosità delle scenografie, degli arredamenti e dei costumi, fondendo, da vero precursore - qualche anno prima dell’affermazione
di attori come Robert Redford, Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Al Pacino, Robert De Niro -, la professionalità ed il carisma hollywoodiano con la sensibilità europea, con uno stile fino ad allora sconosciuto fra attori americani. In età più matura, per dar spessore ai suoi personaggi gli basterà sempre meno. Rende crepuscolare l’antieroe western - Io sono la legge (1971) di Michael Winner, con Robert Ryan e Lee J. Cobb, Io sono Valdez (1971) di Edwin Sherin, Nessuna pietà per Ulzana (1972) di Robert Aldrich) e gangster - Atlantic City U.S.A. (1980) di Louis Malle, con Susan Sarandon, e con cui ottiene una meritatissima nomination all’Oscar come Miglior Attore non Protagonista. In Italia, viene diretto nuovamente da L. Visconti in Gruppo di famiglia in un interno (1974), con Claudia Cardinale e, nei circa quindici anni successivi, apparirà in Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci, nel film tv Mosè (1977) di Gianfranco De Bosio, in La pelle (1981) di Liliana Cavani, tratto dal libro omonimo di Curzio Malaparte ed in cui recita per la quarta ed ultima volta con Claudia Cardinale, nelle miniserie tv Marco Polo (1982) di Giuliano Montaldo e Verdi (1983) di Renato Castellani, in Il giorno prima (1987) di Giuliano Montaldo, scritto da Piero Angela, nella miniserie tv I promessi sposi (1989) di Salvatore Nocita, in cui interpreta in cardinal Federigo Borromeo, e nel film tv Il viaggio del terrore: la vera storia dell’Achille Lauro (1990) di Alberto Negrin. Fra gli altri film ricordiamo Furia nel deserto (1947) di Lewis Allen, Erano tutti miei figli (1948) di Irving Reis, Per te ho ucciso (1948) di Norman Foster, con Joan Fontaine, Doppio gioco (1949) di Robert Siodmak, con Yvonne De Carlo, La corda di sabbia (1949) di William Dieterle, con Paul Henreid, L’imprendibile signor 880 (1950) di Edmund Goulding, con Dorothy McGuire, La valle della vendetta (1951) di Richard Thorpe, con Robert Walker e Joanne Dru, Torna, piccola Sheba (1952) di Delbert Mann, Da qui all’eternità (1953) di Fred Zinnemann, con Deborah Kerr, Montgomery Clift, Frank Sinatra (Oscar come Miglior Attore non Protagonista) e Ernest Borgnine, Il trono nero (1954) di Byron Askin, La rosa tatuata (1955) di Daniel Mann, con Anna Magnani (Oscar come Miglior Attrice Protagonista - primissima attrice italiana a vincere un Oscar in un film americano), Il mago della pioggia (1956) di Joseph Anthony, con Katharine Hepburn, Mare caldo (1958) di Robert Wise, con Clark Gable, Tavole separate (1958) di Delbert Mann, con Rita Hayworth e David Niven, Il discepolo del diavolo (1959) di Guy Hamilton, con Kirk Douglas, Gli inesorabili (1960) di John Huston, con Audrey Hepburn e Audie Murphy, Il giardino della violenza (1961) di John Frankenheimer, Gli esclusi (1963) di John Cassavetes, Il treno (1964) di J. Frankenheimer, Sette giorni a maggio (1964) di J. Frankenheimer, con K. Douglas, I professionisti (1966) di Richard Brooks, con Claudia Cardinale e Lee Marvin, Joe Bass l’implacabile (1968) di Sydney Pollack, con Ossie Davis e Telly Savalas, Ardenne 44, un inferno (1969) di S. Pollack, Airport (1970) di George Seaton, Scorpio (1973) di Michael Winner, con Alain Delon, Buffalo Bill e gli indiani (1976) di Robert Altman, con Paul Newman, Cassandra Crossing (1976) di George Pan Cosmatos, con Richard Harris e Sophia Loren, L’isola del dottor Moreau (1977) di Don Taylor, Zulu Dawn (1979) di Douglas Hickox con Peter O’ Toole, Branco selvaggio (1980) di Lamont Johnson, Osterman Weekend (1983) di Sam Peckinpah (alla sua ultima regia), tratto dal libro omonimo di Robert Ludlum ed interpretato anche da Rutger Hauer e Meg Foster, Local Hero (1983) di Bill Forsyth, Il sogno della città fantasma (1985) di Alan Sharp, l’amaro Due tipi incorreggibili (1986) di Jeff Kanew, settimo e ultimo film in cui recita con l’amico Kirk Douglas, La bottega dell’orefice (1988) di Michael Anderson, tratto dal dramma omonimo di Andrzej Jawien [Karol Józef Wojtyla], il film tv Il fantasma dell’opera (1989)
di Tony Richardson, tratto dal romanzo omonimo di Gaston Leroux, L’uomo dei sogni (1989) di Phil Alden Robinson, con Kevin Costner e James Earl Jones. Fa anche due esperienze dietro alla macchina da presa, dirigendo (e interpretando) il western Il kentuckiano (1955) - conosciuto anche con il titolo Il vagabondo delle frontiere -, con Dianne Foster e Walter Matthau (al suo esordio cinematografico), e L’uomo di mezzanotte (1974), con Susan Clark. Dopo varie difficoltà di salute (compresi due infarti) nel corso degli anni Ottanta (nel 1989 ad esempio, era stato costretto a rifiutare il ruolo da protagonista in The Old Gringo di Luis Puenzo, con Jane Fonda - ruolo poi affidato a Gregory Peck -, proprio per via del fatto che i suoi problemi di cuore non gli avrebbero permesso di affrontare le riprese sulle montagne messicane), nel novembre 1990, circa due settimane dopo la fine delle riprese del film tv Separate but Equal (1991) di George Stevens jr., con Sidney Poitier (che verrà trasmesso in tv nel maggio 1991), viene colpito da un ictus ischemico che comprometterà fortemente le sue capacità motorie. Si riprende parzialmente nel giro di circa un anno, ma decide di ritirarsi a vita privata, circa tre anni prima della sua scomparsa. Burt Lancaster - insieme ai quasi coetanei Robert Taylor (1911-1969), Stewart Granger (1913-1993), Richard Widmark (1914-2008), Sterling Hayden (1916-1986), Gregory Peck (1916-2003), Glenn Ford (1916-2006), Kirk Douglas (1916-2020), Robert Mitchum (1917-1997) e William Holden (1918-1981) - è stato uno fra i “grandi” della Hollywood classica e non solo. Una lunga e ricca carriera (circa cento film) cominciata con ruoli d’azione e noir e passata attraverso il western, il gangster-movie, alcuni fra i più celebri drammi di scuola statunitense fino alla profondità degli autori europei (su tutti Luchino Visconti e Louis Malle).
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Ghiaccio e Argento: Un viaggio nelle ombre del nord nel romanzo di Stina Jackson. Recensione di Alessandria today
Un thriller che attraversa paesaggi freddi e misteriosi, alla ricerca della verità nascosta nella natura selvaggia svedese
Un thriller che attraversa paesaggi freddi e misteriosi, alla ricerca della verità nascosta nella natura selvaggia svedese. Ghiaccio e Argento di Stina Jackson è un thriller avvincente che trasporta il lettore nei paesaggi freddi e desolati del nord della Svezia, dove il silenzio della neve e l’oscurità dell’inverno amplificano l’intensità della trama. La storia si concentra su Liv, una giovane…
#atmosfere scandinave#battaglia interiore#complessità psicologica#fredde terre del nord#freddo e suspense#Ghiaccio e Argento#introspezione psicologica#lettura avvincente#Longanesi#misteri del nord#misteri della Svezia#narrativa svedese#natura selvaggia#oscurità interiore#paesaggi gelidi#paesaggi nordici#personaggi complessi#protagonista femminile#Ritorno al passato#Ritorno alle origini#romanzi di Stina Jackson#romanzi di suspense#romanzi nordici#Romanzi scandinavi#romanzo di mistero#Romanzo di tensione#Romanzo thriller#Segreti di famiglia#segreti nascosti#stile narrativo evocativo
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Mafia the Series: Guns & Freaks
Giuro che non è un porno!
Forse ha ragione @lisia81 quando mi dice che mi guardo drama assurdi e che trovo solo io.
Dopo Lost Tomb ed altri drama senza senso, davvero dovrei cominciare a pensarci sopra. Soprattutto dopo questo Mafia The Series che per certi versi è l'apice del discorso.
Ma d'altronde come potevo perdermi una serie che dal trailer pare una cosa a metà tra Il Padrino - girato tra le fogne - e una puntata di Paperissima e che non c'ha manco una recensione su Mydramalist?! Per non avere nemmeno due righe deve essere una parla nascosta.
Allora... Io non so nemmeno da cosa cominciare.
Partiamo dalla trama:
La storia parla di Beam, un normale studente universitario . Anche se è debole nei confronti del mondo, dopo la morte misteriosa di suo padre Rachen, vuole diventare un eroe. La sua vita non sarà più la stessa quando scoprirà che suo padre era il leader della banda Nemesis, la più grande organizzazione mafiosa della Thailandia, e Beam, invece di diventare l'eroe dei suoi sogni, dovrà diventare il capo di un'organizzazione terroristica. [mydramalist]
Ok. A differenza di Lost Tomb qui la trama è chiara e comprensibile e la serie cerca di seguirla fino in fondo. Certo, con un approssimazione che rasenta la querela ma intanto ringraziamo tutti gli dei che almeno si siano attenuti alla storia.
Non mentirò, mi interessava la parte del conflitto interiore del protagonista tra il suo sogno e la realtà dei fatti e come sarebbe venuto a patti con il mondo mafioso. Ma ahimè, di introspezione psicologica in questa serie non c'è traccia. [introspezione psicologica AHAHAHAHAHAH]
Il nostro Beam assurge al ruolo di futuro capo mafia senza troppi problemi o drammi interiori. Solo nel finale cercherà di tirarsi indietro prima di scoprire che se lo facesse, dovrebbe dare indietro un botto di soldi alla Mafia. Meglio mafioso e ricco che libero ma povero!
Ora, c'è da dire una cosa sulla trama. Essa è stata per gran parte imprevedibile. Difficile ipotizzare chi sarebbe spuntato fuori o cosa sarebbe successo. E vorrei davvero dire che questo punto fantastico è frutto di un bel lavoro da parte degli sceneggiatori, capaci di mantenere la tensione e creare una storia improvvisa ed ad alta tensione.
Ma...la storia non si può prevedere semplicemente perché è fatta male: personaggi che appaiono e scompaiono dalla scena come vuole la sceneggiatura, tizi che scappano dall'Università poiché inseguiti da degli assassini e si ritrovano - non si sa come - nella sala da pranzo di uno del Capo Mafia rivali, cameriere robot, un corridoio dentro una casa dove c'è un muro di cactus alla fine che gli blocca la strada... e potrei continuare per ore. Le cose che ho visto...Dio, non posso ancora crederci!
Essendo dei partecipanti alla fiera dell'assurdo, non mi sono quindi stupita quando nel finale, il padre di Beam resuscita dai morti per rivelarci che ha fatto finta di morire per preparare il figlio ad una futura carriera nella malavita. Un finale e una seconda stagione in arrivo che ha pure il sottotitolo di " più pistole e più pazzi". So già cosa aspettarmi. XD
Io ovviamente mi sono divertita come una pazza. Senza prendere sul serio NULLA di ciò che viene messo a schermo, la trama scorre come un teatrino dell'assurdo che riesce comunque a far capire allo spettatore la progressione degli eventi ed ad arrivare ad un finale sensato. E non è poco. Sì, Lost Tomb sto pensando a te.
Se questa serie per certi versi ricorda quella perla del Tombaroli di Lost Tomb - soprattutto per quanto riguarda la povertà tecnica, registica, ambientale e così via... - si discosta per via della sua comicità: dove Lost Tomb fa involontariamente ridere perché si prende tremendamente sul serio, Mafia The Series fa sorridere perché si prende per il culo da sola. E questo l'ho apprezzato.
Un altra cosa c'è poi da dire: non ho mai trovato una serie con una realizzazione così discontinua. Alcune scene erano ben fatte, belle inquadrature ed anche un minimo di caratterizzazione. Altre invece pareva di essere dentro Paperissima Sprint. Si passa da scene toccanti dove si parla di un amore difficile per via della mafia dove si piange e ci si commuove a momenti dove fanno mangiare il pene di una mucca al protagonista solo per farci fare quattro risate. Questa serie mi ha ubriacata!
Essendo una serie comica sono innumerevoli le gag, le battute a sfondo sessuale (mai trovate così tante dentro una serie), le scene a mo' di caduta sulla buccia di banana, le musichette divertenti, la recitazione esagerata ecc ecc ... pensate ad una cosa assurda e quella ci sarà.
Ricorderò fino alla fine dei miei giorni che ho passato 2 minuti di puntata ad ascoltare Beam ed i suoi amici che parlavano della lunghezza dei loro peni. Così, per ridere.
L'assurdità poi si riscontra anche nei personaggi che attorniano Beam, prima tra tutti Anna. La sicaria migliore del mondo che pare Carmen San Diego e va in giro con la pistola con su scritto "BITCH" ed è decisamente sopra le righe in tutto quello che fa. In realtà Anna e tutti gli altri come Sven o Intenso, mi sono piaciuti e li ho trovati divertenti. I loro bisticci e scenette comiche erano carine e mi hanno strappato spesso una risatina.
Mi è piaciuto che abbiano creato tutti assieme una piccola famiglia con Beam, pronti a proteggerlo ed aiutarlo a costo di rimetterci la vita. Speriamo che se fanno una seconda stagione, si possa rivedere queste dinamiche "familiari" un po' matte ma divertentissime.
A far compagnia ad Anna nel podio della follia c'è anche Sonya, la figlia della famiglia rivale di Beam. Ho capito che sarebbe stato un personaggio meraviglioso quando gli viene chiesto delle origini di Bunny, la sua bodyguard vestita da coniglietta sexy. Sonya racconta che da piccola era sempre sola, con la compagnia di un coniglietto di peluche. Così durante la notte, espresse il desiderio di avere un amica e la mattina dopo...Bunny era lì. La cosa più bella però è che in tutti questi anni, Bunny non è mai invecchiata.
Siamo nel paranormale? nella prossima stagione vedremo gli alieni?!
Sonya è la regina del dramma, esagerata in tutto che però fa sorridere e quindi l'ho amata parecchio. XD
Gli altri personaggi sono "quasi" normali anche se i cattivi delle bande rivali avevano lo spessore della carta velina e il carisma di un carratrezzi. Discorso diverso per il padre Lazzaro di Beam che nel finale imbruttisce tutti i cattivi semplicemente facendosi vedere in faccia. Sarà che era interpretato dal Preside di the Gifted, ma solo lui ha saputo essere vagamente intimidatorio. Per essere un drama sulla mafia è tutto dire.
Il gravissimo problema di questa serie si ha con la parte tecnica: l'audio è stato atroce. Alcune volte si sentiva ovattato. In altre, non so il perché, si è deciso di modificare la voce dei personaggi con un modificatore della voce. In altre la musica di spengeva all'improvviso e certe volte ho avuto paura che addirittura partissero le risate registrate.
Il montaggio ha dei tagli spaventosi, scavalcamenti di campo che dovrebbero essere considerati illegali in almeno due terzi dei Paesi del mondo ed in altre, hanno ben pensato di girare una scena da più di 2 minuti, girando attorno ad un tavolo con la telecamera, mentre i personaggi parlano. Il risultato è stato un atroce mal di mare e quel vago senso di nausea che solo drama così ben fatti possono garantirti.
giro giro tondo...casca il mondo....
Anche i combattimenti sono stati discontinui. Alcuni erano ben girati, con ottime coreografie e scene avvincenti. In questo, il personaggio di Sven svetta su chiunque altro. In altre scazzottate invece, sembrava di vedere due bambini dell'asilo che si menano. In alcune scene scorre sangue come se non ci fosse un domani. In altre i personaggi non hanno un graffio dopo che si sono gonfiati di botte per un buon quarto d'ora. Io boh...
Poi l'ambientazione ed il poco budget mi hanno dato il colpo di grazia. Pensi a combattimenti tra gruppi mafiosi e ti immagini una cosa e la serie ti da quattro stronzi presi al mercato che fanno finta di menarsi a mani nude. Le famiglie mafiose sono composte da 4 persone in croce che paiono più spacciatori che boss di mafia.
Le locations sono o capannoni abbandonati o luoghi pubblici dove non c'è un cazzo di passante manco a pagarlo oro. Sparatorie per strada, inseguimenti con truppe d'assalto in una Facoltà dove ci dovrebbero essere studenti ed invece pare che in Tailandia ci abitino solo i personaggi di sta serie.
Infine, le storie d'amore. Questa serie è PIENA di love story. In pole position c'è quella di Beam e della sua compagna di corso che però è più un triangolo perché anche Sonya è innamorata di Beam. Che diventa un quadrilatero a metà serie perché anche un ragazzo della classe del lead si scopre innamorato del protagonista. In tutto questo intrallazzo d'amore io però voto Sonya che almeno mi fa ridere.
Poi c'è la storiella tra l'amico di Beam e La Pazza. Sono stati carini da guardare e sono contenta che l'amico alla fine si sia rivelato un bel personaggio coraggioso e leale. E che abbia accettato l'amore e la relazione con la sua compagna di corso superando il fatto che fosse piatta come una tavola. Peccato però che nonostante sia un personaggio presente per gran parte della storia, non compare manco in nessuna pagina del cast di questa serie. Pare che lui non esista proprio.
Poi c'è la relazione unilaterale tra l'altro amico di Beam e Sven che però quest'ultimo è etero ed ha già una ragazza che ha dovuto lasciare per via del suo lavoro per la mafia e la cui storia ci ha regalato uno dei pochi episodi con un minimo di struggimento ed emozioni.
Infine, ma non per importanza, c'è la relazione tra l'hacker ed Anna. Con Intenso che all'ultimo episodio ci rivela che anche lui è sempre stato innamorato della nostra Carmen San Diego, senza però avercelo mai fatto vedere questo grande amore. Eh va bene, gli crediamo sulla fiducia.
Qui la ship diventa più difficile perché ho adorato entrambi i ragazzi. L'hacker è un ragazzo normale, un bravo ragazzo che è giustamente terrorizzato da pistole, sangue e sparatorie. Intenso è un assassino mezzo pazzo che prima ti sgozza e poi si domanda se ha fatto bene.
Comunque sia, la critica più grave la devo fare al protagonista. Beam in realtà mi è piaciuto ed è stato bravo nel suo ruolo. Interpreta un bravo ragazzo che ama i suoi amici e preferisce discutere più che usare la violenza.
Il problema è che Beam è stato un personaggio troppo passivo ed in balia degli eventi. All'inizio della serie ci poteva pure stare. Ma andando avanti con la storia, doveva prendere consapevolezza e determinazione e soprattutto, essendo il lead, essere lui a muovere la trama. Invece Beam è spettatore come noi, limitandosi a farsi trascinare dalla storia senza un briciolo di presenza. Ed è un peccato.
Speriamo che nella seconda stagione - ma la faranno??!!! - Beam prenda più spazio e ruolo per diventare quel Capo Mafia che pare destinato ad essere. se lo dite voi...
Concludendo: Drama comico perfetto per farsi due risate sapendo che nulla deve essere preso sul serio - manco i personaggi - mettendo in conto che scene serie verranno interrotte da gag comiche spesso basate sul sesso.
Voto: 7.6
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Alla scoperta di Blade
La nuova puntata di Sommessamente, il podcast di Cinque Colonne Magazine vede come protagonista l'artista Blade. Con lui parleremo della sua musica e del suo ultimo brano dal titolo "Sopra le nuvole". Dall’opening “Stai con me”, che si sviluppa su uno scenario sospeso tra sogno, amarezza, passione e sentimento, cullato da un beat ipnotico dalla matrice clubbing e dalle sfumature elettroniche, al magnetismo del tormentone catchy “Ue Ue Ue” che fonde sensuali sonorità dal gusto arabeggiante ad un tappeto trap-ballad, arrivando all’epilogo “Successo”, una lettera a se stessi e al mondo ricolma di emozione che ben sintetizza l’intero concept, Blade parla la lingua dei giovanissimi raccontando sfumature d’animo e di vita che esulano dalle gabbie del tempo, mettendo in luce un’abilità autoriale ed interpretativa degne di nota, che affascinano e coinvolgono il pubblico di ogni età. Il brano "Stai con me" Interamente prodotto dall’abilità creativa di Francesco Brattoli, che ha saputo vestire ogni brano di suggestione e innovazione, “Sopra le nuvole” è supportato dall’ingresso in rotazione radiofonica di “Stai con me”, accompagnato dal videoclip ufficiale diretto da Tuap e Samuele Meta. https://www.youtube.com/watch?v=mQDfYN4gLaM&feature=youtu.be Ascolta il nostro podcast L'ospite di oggi Blade Blade, pseudonimo di Sami Azzabi, è un cantautore classe 2000 nato a Cernusco sul Naviglio e trapiantato a Crema. Si avvicina alla musica sin da piccolo, scoprendo il Rap tramite il freestyle e decidendo di dar vita ai suoi primi testi inediti. Dopo un lungo percorso di introspezione e minuziosa ricerca sonora, a fine 2022 pubblica su tutte le piattaforme digitali “Sopra le nuvole”, il suo EP di debutto che ben racchiude tutte le sfumature della sua anima e della sua visione artistica. Read the full article
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2022 in books
I discovered I like Sellerio’s collections of detective stories - that’s it, I’m done. This is my new addiction. I already own Una notte in giallo and I already have Un anno in giallo and Una giornata in giallo in my sights. Help?
For context: Sellerio Editore is very well know in Italy for its excellent selection of mystery and detective story authors, the most famous of whom is Andrea Camilleri. They have this very recognizable editorial collection of books in the format you can see above: small, dark blue, with a picture or painting in the middle square and amazing paper for its pages (it smells amazing). One of the cutest phrases I read about Sellerio is that the format is so iconic and the content so reliable that the Italian word for detective story (”giallo”, meaning yellow, because in the 30′s a well-known publisher, Mondadori, started selling a very popular collection of detective stories all with a yellow cover) should become “blu”.
Sellerio regularly publishes this type of collection, with eight to ten of their authors all providing a story with a common theme: in this case, they need to solve a mystery in exactly one week. The titles of the installments of this series are a play on “in giallo” = in yellow. A week in yellow, a night in yellow (each story takes up only one night), a year in yellow (twelve stories, each one in one month from January to December), the holidays in yellow (either the detectives/protagonists or the victims are on holiday at the time of the crime), New Year’s Eve in yellow and so on.
My favorites of the stories in Una settimana in giallo have been:
Alessandro Robecchi’s story, which made me find out the lovely Monterossi mini series on Amazon Prime and convinced me to go buy at least a couple of his books (during the next Sellerio sale, next August - I swear I’ve resisted up to now!); the protagonist is a TV content writer (despite his wishes) and, with his actual-detective-friends, he is tasked with finding a reluctant heir to a furtune; all of Robecchi’s books with Monterossi as a protagonist are noirs set in Milan and, if the miniseries is even remotely close to the first two novels, they are delightful. The style is ironic and quick, a pleasure to read and I am definitely hooked
Santo Piazzese‘s idea was a nice detour from the usual organized crime storiline - it was the funniest story of the bunch, incredibly enough, considering the theme! Basically an up-and-coming mafia family use their influence to have a girl employed as a cook in a restaurant long-loved by the protagonist, Lorenzo La Marca (a university biology professor in Palermo), and owned by an old friend of his - except, she’s terrible at it but she has this idea of being a misunderstood genius and the owner cannot get rid of her without fearing repercussions on his restaurant; basically, La Marca finds a way to get her own relatives to remove her from the restaurant and the ending is particularly satisfying for a little mention of a certain character
Fabio Stassi’s search of missing characters from novels. His protagonist, Vince Corso (not a detective, but a psichologist who treats people by prescribing specific books depending on what ails them), falls asleep and dreams of meeting a dead author, who got a leave of absence from Heaven to come back for a few days and help Corso find the characters who started disappearing from books in protest, so they find, for the announced closing of a little library nearby, in Rome. They also find the time to go be interviewed by Fabio Fazio at Che tempo che fa, but only after saying hello to a very friendly Robert De Niro and starting a brawl
The other stories featured actual investigators/policemen or the usual curious-journalist/writer-who-finds-death-wherever-they-go or random people solving small-scale mysteries. Some were more entertaining than others, but the the three above are totally the winners, for me.
A remarkable thing that was actually very touching is the final editor’s note: this is the first “in giallo” collection designed and published after Camilleri’s death and, to honor him, all authors were asked to slip a reference to him or his work in their stories: sometimes it’s the name of a book, sometimes his most famous police commissioner, Montalbano, is mentioned (or disappears from his own novels), other times it’s a quote (book titles slipped in the dialogue or hidden quotes). That was so sweet!
Anyway, I got hooked both by the format (the stories in this are 50 to 70 pages long, more or less, so readable in a quiet lunch break) and by how this lets you have a little taste of authors’ writing style, so that you can see if you would actually like their novels (I am so glad I never picked up Savatteri’s stuff!). So expect to see more pictures like this in the future!
#2022 in books#una settimana in giallo#alicia giménez-bartlett#(la sua storia: non male la trama ma il fatto che la sua protagonista 'abiti' in altri romanzi e quindi sia fatta e finita#e non abbia bisogno di presentazioni non mi ha dato molte info; ho fatto fatica a immaginarmi sia petra che il suo compare#quindi non ero molto interessata alla risoluzione del mistero né ho trovato la narrazione particolarmente brillante - buono a sapersi)#andrej longo#(la sua: la più triste della raccolta; non mi è dispiaciuto il pov e alcune scene sul lungomare e nel baretto ma non mi ha preso granché)#marco malvaldi#(la sua: una storiella con il barista della serie del bar lume; non ho mai letto uno dei romanzi con lui e con i suoi vecchietti#il suo unico romanzo che ho letto è quello con pellegrino artusi come protagonista e quello fa schiantare dal ridere - c'è il sequel#ma sto aspettando che esca anche lui nelle edizioni promemoria come spero che accada per non averli di formati diversi#che mi darebbe fastidio - mentre questo.. sì aveva i suoi momenti simpatici ma non mi ha fatto affezionare al barista#mentre la vicequestore sua compagna è stata simpatica per lo scazzo assoluto dimostrato dalla pagina n. 1.. vedremo)#antonio manzini#(ho iniziato a vedere 'rocco schiavone' dopo aver letto questo racconto perché il tono mi è piaciuto ma diciamo che lo stile non è di quelli#indimenticabili e con i personaggi non ci sono stati momenti di introspezione o riflessione che mi abbiano fatto dire: voglio saperne di più#insomma - battute simpatiche ma vivo anche senza; è stato carino scoprire la sua corrispettiva francese e il finale è figo ma tutto qua)#santo piazzese#(ho adorato il tono di voce di la marca dall'inizio: è così irriverente ma da una visione colta e scanzonata della vita che ho apprezzato#e poi il fatto che [spoiler] abbia fatto leggermente avvelenare il piatto del cugino della ragazza per sputtanarla davanti alla famiglia#e farla licenziare per punizione - una soddisfazione! - e che poi finisca con la menzione di montalbano nell'operazione#che leva di mezzo definitivamene la famiglia dalla vita del suo vecchio amico - ah che bella stoccata!)#francesco recami#(la sua: divertente scoprire le macchinazioni della sorella e il colpo di culo del fratello ma niente di che non mi leggerei una serie così)#alessandro robecchi#(diciamo che quando carofiglio abbandona definitivamente guerrieri come protagonista - e già ha introdotto penelope#quindi manca poco con una serie nuova già avviata così - so a chi rivolgermi; è una delizia leggerlo e il pov è uno spasso)#gaetano savatteri#(la sua: ugh pov e pesonaggi secondari insopportabili - sono contenta che la serie tv sia fedele perché ho visto una sola puntata
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Ecco la recensione di "l'unico ricordo di Flora Banks" di Emily Barr. Buona lettura!
Titolo: l’unico ricordo di Flora Banks
Autore: Emily Barr
Casa editrice: Salani Editore
Anno di pubblicazione: 2018
Valutazione in stelline: ***
Pagine: 295
Trama:
Flora Banks soffre di amnesia anterograda: quando aveva dieci anni le è stato diagnosticato un tumore e con esso è stata asportata anche parte del suo cervello.
Ora ha diciassette anni, ma la sua mente non riesce a trattenere alcun ricordo nuovo, la sua memoria è ferma ai dieci anni. Flora si arrangia prendendo appunti su braccia e quaderni e dipendendo completamente dai suoi genitori e dalla sua amica Paige.
Fino a che, una sera sulla spiaggia, non bacia un ragazzo.
E se ne ricorda.
Drake potrebbe aver aggiustato la sua memoria e Flora farà di tutto per ritrovarlo.
In un viaggio alla ricerca di sé stessa e della propria autonomia, la ragazza dovrà fare i conti con il mondo vero, fuori dalle braccia protettive della madre e potendo contare solo su un quaderno, la mente di una bambina e una frase tatuata.
“Flora, sii coraggiosa”.
Cosa ne penso:
In un romanzo estremamente completo che unisce thriller, mistero, amore e avventura Emily Barr ci presenta una protagonista diversa dal solito le cui caratteristiche sono tratteggiate abilmente. Flora è un personaggio che, per quelli che sono i miei gusti personali, non ho apprezzato, ma che è caratterizzata molto bene. Il tema della sua amnesia è trattato egregiamente e la sua personalità e introspezione vengono indagate a fondo.
Peccato che sia l’unica.
Oltre alla protagonista i personaggi non vengono minimamente approfonditi e ci viene detto pochissimo sul loro conto.
I colpi di scena sono inoltre troppo prevedibili anche se effettivamente non risultano banali e sono coerenti con la trama.
Alcune situazioni sono poi davvero forzate e prive di verosimiglianza.
Nonostante ciò, il libro non annoia mai e tiene il lettore incollato alla pagina. Lo stile scorre fluidamente e coinvolge non poco, il tutto sensibilizzando il pubblico su argomenti delicati.
Un libro piacevole e dalle tematiche importanti ma non privo di difetti.
#italian#italiano#letture#booklover#booklovers#l'unico ricordo di Flora Banks#salani editore#Flora Banks#Flora#Drake#paige#amnesia#memoria#libri
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Weightlifting Fairy Kim Bok-joo Commento
Non mi aspettavo tanto da questo drama, sarò sincera. Forse perché sapevo che ha uno stile leggero e divertente, io stessa ho cominciato a guardarlo senza troppe pretese, convinta che mi sarei fatta due risate e basta.
E sì, di risate me ne sono fatte tante, ma non solo quelle.
Weightlifting Fairy Kim Bok-joo è un drama non solo molto carino, spensierato e divertente, ma anche riflessivo, maturo, umano. E poi c'è tutta la parte romantica, davvero molto molto bella e mai eccessiva o smielata.
Ma andiamo per gradi:
La protagonista
Mi è piaciuta un sacco. Bok Joo è un ragazza dell'università che fa sollevamento pesi, e questo la rende un po' particolare rispetto alle altre ragazze, di solito impegnate in sport come la ginnastica artistica o la danza. Senza contare che Bok Joo ha davvero l'aria di una scaricatrice di porto per quanto riguarda il camminare e atteggiamenti vari, il che la rende ancora meno "femminile" agli occhi degli altri, e questa questione è stata la cosa più interessante del personaggio.
Il fatto che sollevi pesi e che sia fisicamente molto forte, non la rende meno "ragazza" rispetto ad esempio alla second lead, che invece fa la ginnastica artistica. Questo drama insegna che una donna rimane tale sia dentro che fuori la sala degli allenamenti, e questo è un pensiero che ho apprezzato davvero tanto. Mi fa molto piacere che la serie abbia affrontato il tema perché non è affatto scontato.
Seriamente, quante ragazze si rifiutano di sollevare pesi (non solo a livello agonistico, ma proprio in generale), per paura di metter su muscoli e diventare meno aggraziate e meno femminili?
È una cosa che mi dispiace molto e che mi fa anche rabbia. Gli stereotipi sessisti a cui siamo purtroppo abituati non fanno bene a nessuno, e questa serie è davvero una boccata d'aria pura.
Bok Joo è stata un personaggio adorabile e molto sfaccettato. Buffa, simpatica, pesante, bugiarda, sensibile, una ragazza molto umana che si ritrova a vivere quei passi e compiere quegli errori propri della sua giovane età, rendendola ai miei occhi molto credibile.
Non credo che vincerà come protagonista femminile preferita nel quiz di fine anno anche perché nella mia testa il posto è già prenotato, ma Bok joo rimane una protagonista scritta bene, con una buona introspezione, e recitata con grande naturalezza.
Assolutamente promossa.
Il protagonista.
Una cosa che ho adorato di questo drama è che nessuno dei personaggi presenti è un santo, a partire proprio dai due protagonisti.
Joon Hyeong non è stato meno adorabile di Bok joo, anche se continuo a preferire lei perché la trovo più introspettiva, sfaccettata ed evoluta. Ma Joon Hyeong rimane comunque un protagonista maschile carinissimo.
La cosa che ho preferito di lui è il fatto che si sia innamorato di Bok joo per quello che lei è. Non è infastidito se lei solleva pesi, se non è una ragazza aggraziata come le altre, anzi, il fatto che lei sia così forte, lo trova sexy.
DIO BENEDICA QUEST'UOMO.
Ma diciamocelo: UN RAGAZZO COSÌ NON ESISTE NELLA REALTÀ 😭😭😭😭😭
Parlando della sua personale storyline e tutta la questione della madre, mi è dispiaciuto molto per lui ma mi ha fatto così piacere vedere il rapporto molto stretto ed affettuoso che ha creato con la sua famiglia, tanto da chiamare i suoi zii mamma e papà.
Non mi è piaciuta come si è conclusa la storyline della madre, il buonismo è qualcosa che non sopporto. Avrei preferito di gran lunga un finale triste e doloroso ma realistico.
La storia d'amore.
Sicuramente una delle mie preferite di quest'anno.
Bok joo e Joon Hyeong sono stati carinissimi e super divertenti da guardare. La loro chimica è stata estremamente naturale, e si vedeva che i due attori erano proprio a loro agio l'uno con l'altra, talmente spontanei che non sembrava nemmeno che stessero recitando.
Il protagonista poi ce l'ho avuto nel cuore e mi ha fatto troppo sorridere nel suo dilemma del giorno: "Perché quando le donne sono arrabbiate non ti dicono direttamente qual è il problema e invece ti costringono a capirlo da solo?" LOL. Però ammettiamolo: è spesso la verità XD.
Una storia d'amore costruita bene, per gradi, attraverso scherzi, provocazioni, dialoghi, sguardi, amicizia, dolcezza, urla, complicità, gelosia. Sopratutto quest'ultimo fattore mi ha fatto fare un sacco di risate.
La bromance
FINALMENTE UNA BROMANCE TUTTA AL FEMMINILE!!!!!
Sono abituata a bromance maschili, aspettavo una bromance fatta da donne, quindi Bok joo e le sue amiche sono una delle mie cose preferite della serie.
Nessuna delle tre è perfetta, soprattutto Bok joo che viene giustamente definita una "bugiarda patologica". Il loro è un rapporto altalenante, non sono sempre sincere e non si dicono sempre tutto, ma la cosa mi è piaciuta perché penso che sia umano e realistico.
Alla fine si preoccupano le une per le altre e sentono la loro mancanza, e hanno tutte quelle abitudini tipiche di un gruppetto di amiche: dal mangiare insieme, allo sgattaiolare sul tetto della scuola di nascosto, al sapere tutti i pettegolezzi sulle storie d'amore.
Indimenticabile la performance al Karaoke:
La second lead
O anche detta "serial killer con sguardo assassino affetta da disturbi bipolari".
Questa second lead mi ha lasciato più basita e spaventata che altro. Non sono mai riuscita a empatizzare molto per lei, e credo seriamente che il personaggio potesse essere scritto e messo in scena molto meglio. Per come è stata resa sembra una pazza che per metà serie se la prende con la protagonista perché l'ha vista insieme al ragazzo di cui è ancora innamorata (e che lei stessa ha lasciato, non dimentichiamocelo), e per cui per sua stessa ammissione prova un'ossessione. Per poi, dopo aver rischiato la morte, tornare tra i vivi come la ragazza più carina, amichevole e gentile di questo mondo.
Ehmmm... what? Mi sono persa un passaggio?
Questo personaggio non mi ha assolutamente convinta, per non parlare del suo sonnambulismo notturno alla ricerca di cibo così come Heidi che andava alla ricerca della porta di casa perché voleva tornare sulle montagne.
Insomma, una second lead più psicopatica di questa non l'ho mai vista.
Il second lead
Un personaggio partito così bene - carino, gentile, buono, sorridente - e finito così male. Perché uno che passa 5/6 episodi a fare il Re dei pirla che stalkerizza la dottoressa senza che si capisca se lo faccia per carità, disperazione, o perché è davvero innamorato, mi dispiace ma per me è un personaggio finito male.
Seriamente... "sono venuto perché sono solo e non ho nessun altro con cui bere", vi pare una bella dichiarazione?
Basita.
Inoltre penso che la cotta di Bok joo nei suoi confronti sia durata un pochino troppo (oltre metà serie).
C'è una cosa che ho apprezzato di questo personaggio. Di solito un personaggio così, che è un po' il principe azzurro, il classico bravo ragazzo, viene visto sempre e solo positivamente in tutto ciò che fa. Quindi mi è piaciuto molto come qui ci viene invece detto che a volte l'eccessiva bontà può fare più male che bene.
Lo sport
Questo è un punto importante del drama, e a mio avviso è stato affrontato molto bene con buoni spunti di riflessione:
- le ragazze che sollevano pesi
- le ragazze della ginnastica artistica costrette a mangiare le briciole, e in generale la questione del perdere o prendere peso quando si è atleti.
- i momenti di crisi che gli atleti attraversano.
- l'ultima competizione di un atleta e la fine della sua carriera
- l'incredibile stresso psicofisico a cui gli atleti sono costantemente sottoposti.
- i disordini alimentari
Tutte questioni interessanti di una certa serietà che mi ha fatto piacere vedere affrontate.
I personaggi secondari
L'allenatrice: mi è piaciuta tantissimo, e sopratutto mi è piaciuto il suo rapporto quasi materno con Bok joo. L'ho poi trovata umana nel non avere il coraggio di dire le cose come stanno allo zio della sua allieva, spingendo il poveretto a illudersi da solo.
Nota: complimenti all'attrice che avevo già visto in The Crowned Clown nei panni della Regina Vedova, la Cersei Lannister della Corea. Vederla nei panni di questa allenatrice in tuta e scarpe da tennis e coda di cavallo è stato strano e simpatico, ma l'attrice è stata assolutamente convincente e camaleontica.
Lo zio di Bok joo: la sua cotta per l'allenatrice è servita solo per farla mettere insieme all'allenatore, ma sinceramente potevano evitare. In generale è stato un personaggio carino e simpatico, ma non mi ha fatto impazzire la fidanzata che spunta fuori nel penultimo episodio facendolo impazzire d'amore davanti al fuoco stile barboni quando fino a cinque minuti prima era tutto preso dall'allenatrice. Ho sentito come se questa tizia l'avessero tirata fuori solo per farlo finire con qualcuno perché farlo finire da solo pareva triste.
Il padre di Bok joo mi è piaciuto. Un padre che inizialmente vede la figlia solo come una sollevatrice di pesi su cui proietta il proprio sogno di andare alle olimpiadi non avendocela lui fatta, per poi capire nel corso della storia che Bok joo è prima di tutto una ragazza, con i suoi sentimenti, bisogni, emozioni, sogni e desideri. Quando la lascia libera di prendersi una pausa dallo sport invece che urlarle addosso, l'ho apprezzato davvero tanto.
L'amico del protagonista Tae Kwon, il compagno di stanza più rompiballe di questo mondo: la scena del primo episodio in cui Joon Hyeong viene beccato dalla protagonista che lo crede un maniaco, e lui che se ne torna su con la corda lasciando l'amico al suo destino dopo averlo obbligato a uscire, non la dimenticherò mai.
Come non potrò mai dimenticare questo:
Nota particolare per Sun Ok, l'amica coi capelli corti di Bok joo. Mi è piaciuto molto lo spazio, seppur breve, che hanno riservato al personaggio, rendendola quindi più umana e introspettiva. Peccato che la sua storyline si conclude in modo positivo senza che ci venga spiegato come si siano risolte le cose. Però una cosa la voglio dire: Sun Ok ha avuto una reazione assolutamente giusta e comprensibile dopo che le amiche l'hanno esclusa da ciò che stava succedendo. Chiunque al posto suo si sarebbe sentita tradita e messa da parte.
I piani strategici
Se il quiz di fine anno avesse una domanda sui migliori piani strategici, questa serie vincerebbe a mani basse il primo premio:
- la protagonista che si crea una nuova identità per andare alla clinica a vedere il dottore, mentendo spudoratamente a tutti e illudendosi di non essere scoperta da nessuno.
- la second lead che cerca di mettere nella merda la protagonista con il diario della dieta perché è gelosa di lei, peccato che la cosa non vada a inficiare in nessun modo nella relazione tra i due protagonisti.
- la second lead che ingerisce una decine di pillole di sonnifero perché... già 3 o 4 fanno male e danno allucinazioni, quindi perché non prenderne ancora?
- la zia di Joon Hyeong che per dieci anni manda cartoline false al nipote spacciandosi per la madre. Capisco le buoni intenzioni, ma pensavi davvero che non lo avrebbe mai scoperto?
- il padre di Bok joo che fa i salti mortali per non far sapere alla figlia che si deve operare, fallendo miseramente perché si era scordato della vicina di casa
In questa serie i personaggi mettono in scena dei veri e propri pandemoni e sono disposti a tessere un intricata rete di bugie pur di non dire la verità. Bah, contenti loro.
In definitiva, Weightlifting Fairy Kim Bok Joo (sfida: trovatemi un nome più impronunciabile di questo) è una serie con un buon equilibrio tra lacrime e risate, tra divertimento e serietà, una serie di stampo leggero ma con buoni spunti di riflessione, contornata dai soliti classici cliché.
Molto carina e orecchiabile la colonna sonora.
Consigliata? Sì.
Punteggio: 8
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