#giustizia e dignità
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Alessandria: “Adottiamo le carceri cittadine” – Un appello per migliorare le condizioni detentive.
Un appello per il cambiamento: l'Associazione radicale Adelaide Aglietta scrive al Sindaco di Alessandria.
Un appello per il cambiamento: l’Associazione radicale Adelaide Aglietta scrive al Sindaco di Alessandria.Sabato 25 gennaio, una delegazione dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta ha visitato i due istituti penitenziari di Alessandria, la Casa circondariale “Cantiello e Gaeta” e la Casa di reclusione “San Michele”. Durante queste visite ispettive, sono emerse criticità significative, tra…
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Sir Philip Anthony Hopkins
“So che mi rimane meno da vivere di quanto ho vissuto.
Mi sento come un bambino a cui hanno regalato una scatola di cioccolatini. Si diverte a mangiarlo, e quando vede che non rimane molto, inizia a mangiarli con un sapore speciale.
Non ho tempo per interminabili conferenze sulle leggi pubbliche, nulla cambierà. E non c'è desiderio di litigare con gli stupidi che non agiscono secondo la loro età. E non c'è tempo per combattere col grigio. Non partecipo a riunioni dove si gonfia l'ego e non sopporto i manipolatori.
Mi infastidiscono le persone invidiose che cercano di calunniare coloro che sono più capaci di strappargli i posti, i talenti e i successi.
Ho pochissimo tempo per discutere titoli: la mia anima ha fretta.
Sono rimaste pochissime caramelle nella scatola.
Mi interessano le persone umane. Le persone che ridono dei propri errori sono quelle che riescono, quelle che comprendono la loro vocazione e non si nascondono dalle responsabilità. Che difende la dignità umana e vuole stare dalla parte della verità, della giustizia, della giustizia. Ecco a cosa serve la vita.
Voglio circondarmi di persone che sappiano toccare il cuore degli altri. Chi, attraverso i colpi del destino, ha saputo rialzarsi e mantenere la morbidezza dell'anima.
Sì, ho fretta, ho fretta di vivere con l'intensità che solo la maturità può dare. Mangerò tutti i dolci che mi sono rimasti, saranno più buoni di quelli che ho già mangiato.
Il mio obiettivo è arrivare alla fine in armonia con me stesso, i miei cari e la mia coscienza.
Pensavo di avere due vite, ma si è rivelata essere una sola, e bisogna viverla con dignità".

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A Mario mancano tre anni alla pensione, da 35 è impiegato nella grande distribuzione, in un supermercato Pam di Corso Svizzera a Torino.
A un certo punto la vita comincia a precipitare: il mutuo di casa schizza alle stelle, sua moglie si ammala. Mario stringe i denti, dà fondo ai risparmi. Ma con questi lavori mica metti in banca milioni e i risparmi finiscono presto.
Un giorno perde la testa, sono parole sue, e ruba sei uova e una scamorza affumicata dagli scaffali del supermercato, gli stessi che aveva riempito e su cui aveva vigilato per tanti anni. Lo beccano subito perché lui non è un ladro di professione, è solo un uomo disperato e affamato. Appena viene sorpreso con la scamorza nel sacco, ammette tutto e chiede scusa: “Ho sbagliato, ma vivo una situazione privata ed economica al limite del sostenibile. Non è una giustificazione, solo una spiegazione”.
All’azienda le scuse e la mortificazione non bastano. Il licenziamento in tronco arriva per raccomandata: “Appare particolarmente grave che lei abbia deliberatamente prelevato dagli scaffali di vendita alcune referenze per un valore complessivo di 7,05 euro e sia poi uscito dal negozio senza provvedere al pagamento delle stesse. Le scuse da lei fornite non possono giustificare in alcun modo l’addebito contestato. Considerati violati gli obblighi generali di correttezza, diligenza e buona fede, ritenuto venuto meno l’elemento fiduciario, avendo abusato della sua posizione all’interno dell’organizzazione a proprio indebito vantaggio e a danno della società, le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa”.
I sindacati, giudicando la misura del licenziamento sproporzionata, hanno fatto ricorso.
Anche Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, ruba un mezzo pane e per tutta la vita viene inseguito da Javert, il poliziotto che diventerà il simbolo universale della giustizia ottusa e, appunto, sproporzionata.
Ma questi sono gli aggettivi della burocrazia e dei tribunali, abbiamo bisogno di altre parole per capire un sistema disumano, che si basa su uno schiavismo legalizzato che (anche) nella grande distribuzione trova terreno fertile.
Questo sistema feroce – in cui si sono polverizzate le reti sociali (in un alimentari a gestione familiare la vicenda di Mario sarebbe andata a finire nello stesso modo?) e milioni di individui sono esposti alle intemperie del mercato – è pensato a discapito della maggioranza e a vantaggio dei pochi che si spartiscono le ricchezze del mondo, con l’avallo dei governi.
Il nostro, nonostante una situazione di crescente, paurosa povertà, ha abolito il Reddito di cittadinanza anche grazie a un’indegna campagna di stampa portata avanti dai principali giornali italiani per conto di lorsignori.
In un bel libro appena uscito per Einaudi, Antologia degli sconfitti, Niccolò Zancan mette in fila le storie dei nuovi Valjean: nella discesa agli inferi dell’emarginazione gli apre la porta Egle, un’anziana signora che fruga nell’immondizia del mercato di Porta Palazzo, in cerca di verdura per fare il minestrone. Ma nella vita di prima c’erano state una casa, una famiglia, le vacanze a Loano sulla 500. Poi si è ritrovata a vivere con la pensione di reversibilità del marito e la dignità perduta in un cassonetto della spazzatura.
In questo atlante della disperazione c’è tutto il catalogo degli emarginati: un padre separato, un senzacasa che dorme in auto, un cassintegrato, prostitute, migranti, rider. E un ladro di mance che viene licenziato come Mario. L’aiuto cuoco gli dice: “Da te non me lo sarei mai aspettato”. E lui gli risponde, umiliato, “nemmeno io”.
Invece è tutto prevedibile e ha un nome semplice: si chiama povertà. Dei poveri però non frega niente a nessuno, incredibilmente nemmeno dei lavoratori poveri: sono solo numeri nelle statistiche dell’Istat.
Finché non rubano sei uova e una scamorza.
(Silvia Truzzi, FQ 29 febbraio 2024) da Tranchida.
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Erano più o meno le 18.00 e l'autobus ci portava all'aeroporto dopo aver giocato la partita di serie A di Calcio a Cinque contro il Palermo, valevole per l'accesso alla Poule Scudetto, che abbiamo poi disputato. Ricordo che giunti a Capaci, uno dei miei giocatori fece una battuta spiritosa, in riferimento alla buona partita e al buon risultato ottenuto: "Vedi ce lo riconoscono pure loro, oggi siamo stati davvero bravi, veramente capaci".
Subito dopo strada facendo sentimmo un sordo rimbombo, come fossero fuochi d'artificio poco lontani. Arrivati all'Aeroporto, vedevamo tanta irrequietezza e nervosismo tutt'intorno a noi ma non potevamo di certo immaginare, o renderci conto dell'accaduto e qualcuno degli addetti ai lavori ci disse che erano esplosi alcuni tombini del gas lungo la strada. Giunti a Fiumicino scesi dall'aereo come sempre ad aspettarci dopo ogni trasferta, c'erano le varie mogli e fidanzate che ci seguivano per radio e che nonostante il buon risultato piangevano tutte. Finalmente potevano uscire dall'incubo perchè loro si, che sapevano e che erano al corrente del drammatico accaduto.
In serata dai telegiornali, apprendemmo anche noi ufficialmente di essere passati in quel punto circa cinque minuti prima, che scoppiasse tutto il tritolo. All'epoca ero ancora ateo, ma neanche allora credevo alla fortuna/sfortuna o al caso e... al perchè noi no ci ho pensato per molto tempo.
No, non potrò mai dimenticarlo.
Per il suo modo di essere vero Uomo, per il suo operato, per i suoi principi e per i suoi valori, per il suo amore per la giustizia, per la sua dignità e per il suo coraggio e perchè ho respirato anch'io quell'aria omertosa di quei tragici momenti, mai ho potuto e mai io potrò dimenticare: "Giovanni Falcone".
P.S. Questa è una recensione che io scrissi nella mia libreria virtuale di "anobii" e che ho riportato ogni anno nei miei blog in ricordo e a memoria e onore di un grande Uomo (e del suo caro amico fratello Borsellino, come lui martire per lo stato).
#veriuominidiveronorerazzamortaconloro
lan ✍️❤️
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La 42enne romana violentata da un marocchino pochi giorni fa, in pieno giorno, in un sottopasso in zona Porta Pia, ha dichiarato di essere rimasta disgustata dal disinteresse della gente che passava nei paraggi, nonostante le sue urla e le sue richieste d'aiuto.
E sì che di tempo ce n'è pur stato, per intervenite, in quanto l'assalitore l'ha praticamente afferrata per strada, per poi trascinarla a forza in un sottopasso dove ha potuto fare i porci comodi suoi.
Purtroppo, la donna ha perfettamente ragione.
Ma deve comprendere che oggi , per la situazione politica che si è venuta a creare in Italia, NESSUNO PUO' più alzare un solo dito nei confronti di questi animali, altrimenti la sua vita è completamente finita, rovinata, ad opera di qualche giudice marxista di cui l'Italia e Roma, in particolare, è totalmente infestata.
Oggi infatti siamo ridotti al paradosso ideologico che, in una nazione dove c'è un governo di presunta destra, è in realtà la sinistra, dappertutto, a dettar legge SU COME NON SI MANTIENE l'ordine per le vie.
Trent'anni fa un atto del genere non si sarebbe mai potuto verificare.
Un po' perché i marocchini vivevano in Marocco, e non a Roma.
E un po' perché, in ogni caso, CHIUNQUE avesse tentato un atto del genere in pieno giorno sarebbe stato letteralmente linciato sul posto dai passanti, pensionate incluse, armate di borsette e ombrelli.
Oggi il cittadino italiano, laddove non troppo impegnato a guardare chi fotte chi in Temptation Island , o a farsi le pippe mentali con i Pacchi, DEVE ESSERE MESSO DI FRONTE AD UNA SCELTA.
Una scelta semplice.
VIVERE rivendicando la propria dignità e la propria superiorità nei confronti di queste bestie, o MORIRE da pecora nel proprio stesso paese per mano dei barbari invasori.
VIVERE non significa solo AGIRE, mettendo a rischio e a repentaglio il proprio futuro, vivendo da carcerato il resto dei propri giorni abbandonando la propria famiglia.
MA PRETENDERE da questo governo di insulsi traditori, debosciati ed effeminati, DI RIPULIRE LE STRADE DALLA FECCIA.
Costi quel che costi, fosse anche una guerra civile con i comunisti , inclusi i giudici che stanno dalla loro parte, oppure il rischio di CARCERAZIONE di chi ci governa.
Cazzi loro, sapevano a cosa andavano incontro quando si sono candidati e quel che c'era da fare e a che prezzo, quale scotto, quali gli avversari nei tribunali, oltre che nelle strade.
VIVERE , in poche parole, significa PRETENDERE.
A meno che non vogliamo farci giustizia da soli, nottetempo, armati e coi passamontagna in faccia.

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R I P😪🥀
Franco Di Mare vittima delle guerre e dell'uranio impoverito
Nell'esprimere il cordoglio di Pace Terra Dignità sentiamo il dovere di ricordare che Franco Di Mare è una vittima di guerra. Ci ha lasciato in un libro la sua testimonianza. Da inviato di guerra ha respirato la fibra di amianto sprigionata dalle polveri degli edifici distrutti durante i bombardamenti o il pulviscolo prodotto dai proiettili all’uranio impoverito.
Franco Di Mare è uno dei tanti civili e militari che sono morti e che stanno morendo a causa delle conseguenze dell'uso di proiettili con uranio impoverito nelle guerre degli ultimi decenni. Come noi pacifisti abbiamo sempre denunciato l’uso del metallo pesante da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Nato - in trent’anni di guerre illegali - ma definite “umanitarie” - ha causato una strage silenziosa e prolungata in tutti i territori bombardati con queste armi. Dai Balcani, all’Iraq passando per l’Afghanistan le patologie tumorali sono aumentate a dismisura come conseguenza diretta dell’esposizione all’uranio impoverito rilasciato dalle munizioni. In Italia, ad ammalarsi gravemente e a morire per l’esposizione al metallo pesante sono gli stessi soldati dell’esercito usati come carne da cannone nelle missioni di “pace” all’estero e a cui ancora oggi il ministero della Difesa, nonostante oltre trecento cause risarcitorie perse, continua a negare verità e giustizia. Al momento parliamo di più di 8000 militari italiani ammalati e di 563 deceduti a causa dell’uranio impoverito.
La Nato, chiamata in causa dall’Alta Corte di Belgrado per le conseguenze devastanti dei bombardamenti all’uranio impoverito effettuati nel 1999, ha risposto al tribunale esigendo l’immunità. La Nato non solo ha rivendicato l’immunità per un ecocidio e per ciò che si configura come un crimine di guerra ma ha intimato al governo serbo di intervenire presso l’Alta Corte di Belgrado per chiudere ogni procedimento a suo carico. Questa è la democrazia di cui si millanta l’”esportazione”.
Dal 2019 anche la Russia ha deciso di dotarsi di questo tipo di armi giustificandosi col fatto che non sono state vietate da nessuna convenzione internazionale e soprattutto sono impiegate da tempo dalla NATO.
La Gran Bretagna ha rifornito l’Ucraina di proiettili all’uranio impoverito e si stanno avvelenando l’aria, i terreni e i polmoni di tante nuove vittime. Anche Israele ha in dotazione ordigni all’uranio impoverito.
Porteremo nel Parlamento europeo la lotta per la messa al bando definitiva di queste armi, per la verità e giustizia per le vittime civili e militari dell’uranio impoverito e per il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza.
Maurizio Acerbo, Pace Terra Dignità
#paceterradignita
#uranioimpoverito #FrancoDiMare

Fonte fb
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Esiste, in questo sistema di sciagurata new age, la convinzione che fare un percorso spirituale renda buoni e gentili.
Ma nulla di tutto ciò, anzi.
Si consapevolizza il dolore, si guardano in faccia i mostri personali e si diventa diretti, chiari, lucidi, spietati.
E si fa ordine, si pretende ordine.
Si rimettono le cose al proprio posto, si fanno saltare schemi ed equilibri.
Perché fare un percorso spirituale ...
significa fare un gran casino.
E' Ulisse che torna ad Itaca e fa una strage.
Non si è simpatici quando si è consapevoli, non si è buoni e nemmeno fintamente gentili.
La consapevolezza non ha paura, non prevede aggiustamenti...perché la strada della consapevolezza è lastricata di vaffanculo.
Perché la consapevolezza pretende rispetto, amor proprio, dignità, giustizia e poi, solo in un secondo momento, solo quando si saranno ristabiliti i giusti ordini...solo allora sarà possibile andare oltre.
Federica Giannini, appunti di vita e di cielo
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Bisogna prendere una posizione, e urlare a gran voce: Palestina libera!
Sono stato sempre dalla parte degli ultimi. Solo a parole, nei momenti più difficili, o anche nei fatti, coraggiosamente. Non ho mai seguito (o ancora peggio inseguito) la massa, non ho mai corroborato la tesi della mediocrità, non mi sono mai arreso all’evidenza dell’ignoranza più totale e generale. Non ho mai provato a fumare una sigaretta, nonostante a scuola lo facessero tutti. Non ho l’abitudine di fare viaggi e aperitivi a caso, tanto per scattare foto da pubblicare su Instagram. Non spendo centinaia di Euro per vestiti firmati che non differiscono da quelli molto più economici (se non, appunto, per una stupida firma). Da ragazzino mi sono beccato prese in giro, battute e a volte anche offese, per anni. Ma senza mai dirlo a nessuno. Senza gridare al bullismo, senza fare la vittima. Semplicemente sopravvivendo. E ancora: due anni fa mi sono fatto quattro mesi a casa, sospeso dal lavoro senza stipendio, per la sola “colpa” di non essermi fatto iniettare un qualcosa che non volevo farmi iniettare. Per non essermi fatto infilare nulla nel naso. Per aver rifiutato di andare in giro con una “certificazione” in cui non credevo. Potrei continuare ancora, ma altri esempi non aggiungerebbero altro a questo testo. Intendo solo dire che so, almeno in parte, cosa significa stare ai margini della società, o addirittura al di fuori. E, come ero solidale nel triennio 2020-2022 a chi la pensava come me, lo ero anche ad esempio con i russi, insultati qualche mese fa per il sol fatto di essere russi. Non parlo dei governanti, ma di semplici cittadini. Quanta follia, nell’essere umano. È proprio la massa, informe, che mi fa schifo. Quella che giudica, che parla per slogan, che non riflette, che non è empatica. Da decenni c’è un popolo martoriato da chi comanda il mondo, eppure sembra tutto normale. Accettabile, socialmente normalizzato. Migliaia e migliaia e migliaia di persone che muoiono, o vivono in condizioni al di sotto della dignità umana. A fare da sottofondo a tutto questo, uno stonato silenzio. Anzi, peggio: la confusione di chi blatera menzogne per annientare ogni ragionamento. La Palestina soffre. E soffre da tanto, troppo tempo. Soffrono i palestinesi, vittime di un potere feroce che controlla anche i mezzi d’informazione. Il famoso “quarto potere” dell’omonimo (bellissimo) film. Questo stesso testo è insufficiente. Non basta ad esprimere la rabbia per un vero e proprio genocidio che dura da tanti, troppi anni. Solo Dio potrà fare giustizia, in un mondo che giusto non sarà mai. Solo Lui riuscirà, nel Suo tempo, a sistemare definitivamente le cose. Per chi ha la disgrazia di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, il mio pensiero scritto da un tablet, sotto un tetto e con tutte le comodità, mentre sono sdraiato su un divano, risulta quasi stucchevole. Ma è giusto che se ne parli, che si condanni la violenza vera. Che è quella di chi va in tv a parlare di memoria, supportando però chi fa della violenza più becera la sua ragione di vita.
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Se la nota dicesse: “Non è una nota che fa una musica …” Non ci sarebbero le sinfonie! Se la parola dicesse: “Non è una parola che può fare una pagina …” Non ci sarebbero i libri! Se la pietra dicesse: “Non è una pietra che può alzare un muro …” Non ci sarebbero le case! Se la goccia d’acqua dicesse: “Non è una goccia d’acqua che può fare il fiume …” Non ci sarebbe l’oceano! Se il chicco di grano dicesse: Non è un chicco di grano che può seminare il campo …” Non ci sarebbe la messe! Se l’uomo dicesse: “Non è un gesto d’amore che può salvare l’umanità … ” Non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini. Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, Come il libro ha bisogno di ogni parola, Come la casa ha bisogno di ogni pietra, Come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua, Come la messe ha bisogno di ogni chicco di grano, L’umanità intera ha bisogno di te, là, dove sei, unico, e dunque insostituibile! Michel Quoist ********************* If the note said: “It's not a note that makes music…” There would be no symphonies! If the word said: “It's not a word that can make a page…” There would be no books! If the stone said: “It is not a stone that can raise a wall…” There would be no houses! If the drop of water said: “It is not a drop of water that the river can make…” There would be no ocean! If the grain of wheat said: It is not a grain of wheat that can sow the field..." There would be no harvest! If the man said: “It is not an act of love that can save humanity…” There would never be justice or peace, dignity or happiness in the land of men. Like the symphony needs every note, As the book needs every word, As the house needs every stone, Just as the ocean needs every drop of water, As the harvest needs every grain of wheat, The whole of humanity needs you, where you are, unique and therefore irreplaceable! Michel Quoist
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Se la nota dicesse: "Non è una nota che fa una musica", non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse: "Non è una parola che può fare una pagina", non ci sarebbero i libri.
Se la pietra dicesse: "Non è una pietra che può alzare un muro", non ci sarebbero le case.
Se la goccia d’acqua dicesse: "Non è una goccia d’acqua che può fare il fiume", non ci sarebbe l’oceano.
Se il chicco di grano dicesse: "Non è un chicco di grano che può seminare il campo", non ci sarebbe la messe.
Se l’uomo dicesse: "Non è un gesto d’amore che può salvare l’umanità", non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità nella terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, come il libro ha bisogno di ogni parola, come la casa ha bisogno di ogni pietra, come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua, come la messe ha bisogno di ogni chicco di grano, l’umanità intera ha bisogno di te, là, dove sei, unico, e dunque insostituibile.
- Michel Quoist
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“ Dobbiamo avere la consapevolezza che noi conosciamo solo pezzi di verità, sull’assassinio di Moro, sulla P2, sulla strage della stazione di Bologna – l’elenco, ahimè, potrebbe continuare –, e che non abbiamo ancora chiarito i collegamenti tra gli uni e gli altri. Siamo nel tempo della dimenticanza assurta a valore, quasi che chi coltiva la memoria sia una persona desiderosa di vendetta, piena di rancori e meschinità, ingabbiata nel passato, che non guarda al futuro. Eppure non è forse attraverso il passato, ciò che siamo o non siamo stati, che possiamo intuire dove stiamo andando? Non viene forse anche da una mancanza di consapevolezza delle nostre radici – salvo esaltarle in contrapposizione a quelle degli altri – l’illusoria certezza che la democrazia sia un bene di consumo come un altro, facilmente esportabile, magari con una guerra? La nostra storia di italiani ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati. E concimati attraverso l’assunzione di responsabilità di tutto un popolo. Ci potrebbe far riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni – quanto libere? –, non è soltanto progresso economico – quale progresso e per chi? È giustizia. È rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 93-94.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
#Tina Anselmi#Anna Vinci#leggere#letture#partigiane#libri#Storia d'Italia del XX secolo#partigiani#saggistica#terrorismo#strage di Bologna#Affaire Moro#stragismo#Prima Repubblica#politica italiana#misteri italiani#società civile#civismo#saggi#strategia della tensione#stragi di Stato#XX secolo#antifascisti#Democrazia Cristiana#antifascismo#memoria#verità#pace#diritti delle donne#Storia delle donne
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L'8 febbraio: Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone. Un'occasione per ricordare Santa Giuseppina Bakhita e riflettere su una piaga globale
L'8 febbraio è una data di grande significato: la Chiesa cattolica celebra la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone, un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su uno dei crimini più gravi e diffusi a livello globale.
L’8 febbraio è una data di grande significato: la Chiesa cattolica celebra la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone, un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su uno dei crimini più gravi e diffusi a livello globale. Questa giornata si tiene nella memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, un simbolo di speranza e riscatto. La storia di Santa…
#abolizione della schiavitù#abuso e sfruttamento#Alessandria today#azioni contro la tratta#bambini vittime#Chiesa Cattolica#combattere la tratta#comunità religiose#crimine globale#crimini contro l’umanità#dignità umana#diritti dei minori#Diritti Umani#donne vittime#esempio di fede#giornata di preghiera#Giornata Mondiale contro la Tratta#giustizia e fede#giustizia sociale#Google News#italianewsmedia.com#lotta contro la tratta#memoria liturgica#Memoria storica#Organizzazioni umanitarie#Pier Carlo Lava#preghiera contro la tratta#prevenzione della tratta#protezione umanitaria#resilienza
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Durante la presentazione di un libro che poi si è trasformata in una manifestazione davanti all'Odeon ho visto delle signore ansiane piangere nel vedere giovani schierarsi, lottare, manifestare, far sentire la loro voce nonostante tutto nonostante la Digos, nonostante assetto da combattimento, nonostante gli anni passati hanno pianto nel ritrovare nei giovani quello stesso sentimento che anche loro in tempi lontani hanno avuto davanti alle stesse guardie schierate per avere giustizia e vere dignità.
#cose mie#manifestazioni#firenze#noi vogliamo tutto#lotta#dignità#parità#parità di genere#scendiamo in piazza#flavia carlini#non una di meno
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So che mi rimane meno da vivere di quanto ho vissuto.
Mi sento come un bambino a cui hanno regalato una scatola di cioccolatini. Si diverte a mangiarlo, e quando vede che non rimane molto, inizia a mangiarli con un sapore speciale.
Non ho tempo per interminabili conferenze sulle leggi pubbliche, nulla cambierà. E non c'è desiderio di litigare con gli stupidi che non agiscono secondo la loro età. E non c'è tempo per combattere col grigio. Non partecipo a riunioni dove si gonfia l'ego e non sopporto i manipolatori.
Mi infastidiscono le persone invidiose che cercano di calunniare coloro che sono più capaci di strappargli i posti, i talenti e i successi.
Ho pochissimo tempo per discutere titoli: la mia anima ha fretta.
Sono rimaste pochissime caramelle nella scatola.
Mi interessano le persone umane. Le persone che ridono dei propri errori sono quelle che riescono, quelle che comprendono la loro vocazione e non si nascondono dalle responsabilità. Che difende la dignità umana e vuole stare dalla parte della verità, della giustizia, della giustizia. Ecco a cosa serve la vita.
Voglio circondarmi di persone che sappiano toccare il cuore degli altri. Chi, attraverso i colpi del destino, ha saputo rialzarsi e mantenere la morbidezza dell'anima.
Sì, ho fretta, ho fretta di vivere con l'intensità che solo la maturità può dare. Mangerò tutti i dolci che mi sono rimasti, saranno più buoni di quelli che ho già mangiato.
Il mio obiettivo è arrivare alla fine in armonia con me stesso, i miei cari e la mia coscienza.
Pensavo di avere due vite, ma si è rivelata essere una sola, e bisogna viverla con dignità".

Anthony Hopkins.
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Volevo scrivere qui sotto che ho letto critiche molto positive e molto negative sul film del momento, senza considerare la critica scritta dal maschio medio che si è sentito a disagio dai primi minuti della pelliccia.
instagram
Invece è successo che un'amica, l'ennesima amica, è stata aggredita senza consenso. L'ennesima amica è stata aggredita da un amico, un maschio, senza consenso. Senza consenso e ripetendo più volte No! No! No! L'ennesima amica è stata palpata, baciata, scaraventata su un letto e quasi spogliata senza consenso e ripetendo No! No! No!
Voi cosa fareste? Denuncereste con la certa conseguenza di essere schernita, non creduta, presa per pazza e chissà che altro? Perdere la dignità per cercare una giustizia che sappiamo con certezza che non arriverà in questo paese?
Stando così le cose ho voglia di discutere di un film che voleva prendere in giro il patriarcato e forse è caduto nel capitalismo? Ho voglia di bruciare tutto. Ho voglia di urlare e gridare di rabbia.
#femminismo #barbie #sorellanza
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Bolische Übersetzung
TRATTATO FRA LA SANTA SEDE E L’ITALIA
IN NOME DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Premesso: Che la Santa Sede e l’Italia hanno riconosciuto la convenienza di eliminare ogni ragione di dissidio fra loro esistente con l’addivenire ad una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti, che sia conforme a giustizia ed alla dignità delle due Alte Parti e che, assicurando alla Santa Sede in modo stabile una condizione di fatto e di diritto la quale Le garantisca l’assoluta indipendenza per l’adempimento della Sua alta missione nel mondo, consenta alla Santa Sede stessa di riconoscere composta in modo definitivo ed irrevocabile la « questione romana », sorta nel 1870 con l’annessione di Roma al Regno d’Italia sotto la dinastia di Casa Savoia; Che dovendosi, per assicurare alla Santa Sede l’assoluta e visibile indipendenza, garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena proprietà e l’esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana; Sua Santità il Sommo Pontefice Pio XI e Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d’Italia, hanno risoluto di stipulare un Trattato, nominando a tale effetto due Plenipotenziari, cioè per parte di Sua Santità, Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Pietro Gasparri, Suo Segretario di Stato, e per parte di Sua Maestà, Sua Eccellenza il Signor Cavaliere Benito Mussolini, Primo Ministro e Capo del Governo; i quali, scambiati i loro rispettivi pieni poteri e trovatili in buona e dovuta forma, hanno convenuto negli Articoli seguenti
2.
Das Traktat oder Trajekt, eine zügige Form/ förmlich ein Zug, zwitschernd dem elementar ballernden/anstrandenden/ vom Strand her kehrenden /sandig-reinlichem Sitz und dem Italien (d.i. eine langgezoge, stiefelähnliche Halbinsel mit Einrichtungen und Kausalitäten im Süden).
im Benehmen, in der situativen Tracht der gleichartigen, jetzt aber heilig genannten Dreifaltendiplomatie
Vormess/ Vor dem Maß
(...)

Dies und das:
Die vom Strand her wie Sophie kehrende See, das wie Venus auf einer Muschel übersetzende Meereswissen (ein begehrendes Wogen) und der Stiefel, der im Namen Italiens (auf´-)tritt, die haben etwas, das heißt, dass ihnen etwas fehlt, und zwar die Renaissance, wieder ein kehrendes Wissen (eine Wahrnehmung oder Übung). Das ist das Training einer mitmachbaren Fertigkeit, an der sie die Welt passioniert haben (die sie auf eine suchtähnliche Weise haben, dass sie ihnen fehlt),
die Fertigkeit, die man mitmachen kann, eine behagliche Einrichtung, alles zu eliminieren, energetisch zu streichen (ein- und ausleuchtend zu canceln/ ihm bildend eine Chance zu geben), alles Vernünftige und jeden Grund, der die Sinne streuen könnte und damit zwischen Ihnen alles und jeden existieren liesse, solange was verschieden (nicht unbedingt von vornherein tot, aber unbedingt abgestorben) sein könnte,
darum also lassen die hohen Parteien es reinigend und kathartisch, bis zum jüngsten Gericht regnen, die Parteien regulieren endgültig das, was die größte aller römischen Fragen ist (kasuistisch und für alle Fälle exemplarisch so formuliert:
Do you have a room/ Do we have Rome? Does your dog bite?
übergeben wir nun, mit noch nicht völlig gefluteteter Instanz in und außer uns (mit dem See der Seele) das Wort des Vorwortes der Lateranverträge weiter an DeepL, dem botsmäßigen Bot, einem sanktionierbaren Boten, der viel klarer sagen kann, warum es gehen wird, nämlich Weisheit
die der Gerechtigkeit und der Würde der beiden Hohen Parteien entspricht und die dem Heiligen Stuhl in stabiler Weise einen Zustand rechtlicher und tatsächlicher Art sichert, der ihm die absolute Unabhängigkeit für die Erfüllung seiner hohen Mission in der Welt garantiert und der es dem Heiligen Stuhl selbst erlaubt, die "Römische Frage", die 1870 mit dem Anschluß Roms an das Königreich Italien unter der Dynastie des Hauses Savoyen entstanden ist, als endgültig und unwiderruflich geregelt anzuerkennen;
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