#fascismo e bonifiche
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Ostia: Dalle Origini Antiche alla Modernità di una Città che Ha Attraversato i Secoli
Una panoramica completa sulla storia di Ostia, dalle sue radici romane fino alla trasformazione in una moderna città di mare.
Una panoramica completa sulla storia di Ostia, dalle sue radici romane fino alla trasformazione in una moderna città di mare. La storia di Ostia è un affascinante viaggio attraverso secoli di cambiamenti e di trasformazioni che hanno plasmato il territorio romano in una moderna città di mare. Situata alla foce del Tevere, Ostia è stata fondata nel 620 a.C. secondo la tradizione romana, per…
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“ Le bonifiche [...] non sono un’invenzione di Mussolini, ma un problema che l’Italia unitaria s’era posta subito dopo il Risorgimento e l’unificazione nazionale. Tutte le pianure del Centrosud erano completamente abbandonate da secoli e la gente s’era ritirata sopra i monti, prima per la difesa dalle invasioni dei barbari e dei saraceni, e poi per i latifondi e la malaria. Un deserto. Ed è quindi già alla fine dell’Ottocento che si iniziano a fare – ma sempre e soprattutto in Valpadana – le prime leggi e i primi grandi interventi di bonifica per iniziativa dei privati, che intendevano giustamente incrementare le colture e i guadagni. Non è che fossero filantropiche. Nell’Italia centromeridionale invece – che era quella che ne aveva più bisogno, perché più povera e più malarica – non s’era mai mossa una paglia, poiché non esisteva un ceto imprenditoriale vero e i ricchi proprietari si accontentavano di raccogliere quello che arrivava e di mangiarselo nei loro palazzi di città. È così che dai circoli di Nitti e della Banca Commerciale nasce l’idea – per modernizzare il Mezzogiorno – di farlo diventare anche lui capitalista a tutti i costi: «Se i ricchi del Sud non sono capaci, andiamo noi del Nord al posto loro». Ma con i soldi dello Stato ovviamente. E così fanno nel Pontino, col finanziere Clerici, i Caetani e Omodeo. Ma finì a scandali. Intanto i ricchi proprietari del Sud s’erano incazzati, Nitti era caduto, era caduta la “vecchia Italia” ed era arrivato al potere il Duce, che non aveva però una gran classe dirigente e la sera – prima d’addormentarsi – ogni tanto pure lui dentro il letto si chiedeva: «Ma a me mi sa che un Paese non si può dirigere solo coi manganelli e le schioppettate. A me mi sa che mi ci vuole pure qualche tecnico». Così i tecnocrati dei circoli nittiani passano al fascismo, lui se li prende perché gli fanno comodo e loro ripartono: aggiustano il tiro e ripartono. Chiedono scusa agli agrari meridionali e fanno marcia indietro: «Va bene, bonificheremo con voi attraverso i Consorzi dei proprietari». Loro sono di scuola economica liberale, avrebbero voluto i padroni moderni del Nord, ma a questo punto si accontentano pure di quelli retrivi del Sud. Tertium non datur e un padrone privato ci deve stare per forza, perché senza capitalismo non si va avanti. Ma nel loro mestiere sono bravi e finalmente – dopo secoli e secoli di incuria e d’abbandono da parte dei proprietari – nel 1928 la bonifica idraulica comincia per davvero. Con i Consorzi dei proprietari. Ma chi è che paga secondo lei? Ecco: tutta la bonifica idraulica, con lo scavo di fossi e canali e la sistemazione d’ogni corso d’acqua, era a totale carico dello Stato. Gli altri lavori invece – ossia ogni opera edile e stradale, le alberature, il consolidamento delle dune, la bonificazione dei laghi, la provvista di acqua potabile e di energia elettrica – lo Stato li pagava solo per il novantadue per cento, mentre l’altro otto per cento se lo dovevano sobbarcare i poveri proprietari. Ha capito? “
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, Mondadori (collana Oscar-Contemporanea), 2013; pp. 159-61.
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"Mussolini ha fatto anche cose buone"? Guida ragionata a come rispondere di no
di Sciltian Gastaldi Raramente un saggio di Storia fa suo un titolo così azzeccato. Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo, del giovane storico Francesco Filippi...a volte le minchiate sul Ventennio sono diffuse anche da personaggi delle istituzioni che dovrebbero avere una conoscenza di storia politica di un certo livello, e invece aprono bocca e ci tolgono ogni dubbio riguardo alla loro ignoranza e insipienza storica. Il caso recente più celebre è quello dell'ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: «Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, le bonifiche, altro». No, "onorevole" Tajani, proprio no. Filippi divide questo suo agile lavoro in nove capitoli e una premessa. Ha selezionato con cura i luoghi comuni più famosi e più sbagliati, a cominciare dal fantomatico ruolo che il Duce avrebbe avuto riguardo all'istituzione delle pensioni (istituite gradualmente dai governi liberali sin dai tempi di Crispi e Pelloux, anno di grazia 1895), fino al ruolo sempre assai esagerato riguardo anche alla bonifica delle paludi pontine. Anche qui ci troviamo dinanzi a una questione affrontata da molti anni prima di Mussolini, dal 1878 per la precisione, con una lunga serie di interventi di epoca papalina e poi liberale più o meno fallimentari. Il ruolo del fascismo non mancò, ma fu anch'esso del tutto marginale: "si può concludere che l'obiettivo di 8 milioni di ettari di terra da redimere fu mancato di ben 7 milioni e mezzo. In pratica era stato portato a termine poco più del 6% del lavor preventivato." (27). Cartina di tornasole della limitatezza del progresso fascista sulla bonifica è data anche dall'aumento dei casi di malaria, malattia epidemica che sarà sradicata nella zona Pontina e in Italia solo nel 1970. Importanti le pagine in cui si ripercorrono le politiche razziste di Mussolini nelle colonie, su cui Del Boca ha già scritto pagine memorabili e ormai famose. Notevole il capitolo che smantella l'idea di un Duce "femminista", equivoco in cui a volte anche alcuni storici cadono guardando a due fattori: la irregimentazione delle giovani donne che il fascismo propose, e la legge del 22 novembre 1925 che riconobbe il diritto di voto amministrativo ad alcune donne ("aver compiuto 25 anni e possedere caratteristiche specifiche: potevano votare ad esempio madri e mogli di caduti per la patria, medagliate, che possedessero la patria [sic] potestà e sapessero leggere e scrivere, che possedessero la licenza elementare o che avessero una quota di contribuzione erariale locale superiore alle 100 lire annue". Peccato solo che nemmeno tre mesi dopo, il 4 febbraio 1926, fu approvata una riforma che abolì in blocco la figura delle cariche amministrative locali elette, accentrando la nomina nelle mani dell'esecutivo nazionale. "La legge sul voto a un po' di donne, pubblicata solo due mesi prima, cessava di avere senso. [...] In questo il fascismo però riuscì a stabilire davvero un regime di parità: il voto amministrativo venne infatti tolto anche agli uomini." Il volume termina con una serie di sfiziose "spigolature" che spiegano altri famosi luoghi comuni riguardanti i "treni in orario" e le "scoperte scientifiche".
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Mal'aria: una fiction fantasy
Rai fiction si avventura nel mistery con un prodotto tratto dall'omonimo libro di Eraldo Baldini.
Una fiction dall'ambientazione insolita Presentato come un film "strano" ovvero non nei canoni della fiction, Mal'aria è tratto dall'omonimo libro di Eraldo Baldini (pubblicato da Frassinelli e vincitore, nel 2003, del premio Fregene) perché c'è si una storia, ma anche mistery e superstizione.
Pino Corrias, capostruttura di Rai Fiction, ribadisce che questo racconto ha, soprattutto, a che fare con il fantasy, che è un genere non frequente per la televisione, che nasce dalla fantasia (appunto) di Baldini, uno scrittore "regionalizzato" che ambienta le sue storie nel ravennate, in paesaggi di nebbia e di acqua, sul delta del Po. La narrativa di questo autore è stata definita "gotico-rurale", che è anche il titolo che egli ha dato ai suoi racconti. Paragonato a Stephen King, ma anche ad altri scrittori noir, amico di Lucarelli, ha collaborato con lo stesso, distinguendosi per questa "chiave" in più, che è appunto il fantasy. Qui la protagonista, oltre alla malaria, alla nebbia e al paesaggio, che in questa storia contano molto, è una strega, che è quella che determina la malaria. Siamo nell'Italia del 1925, nella stagione fascista delle bonifiche, c'è la propaganda del regime che vuole che tutto funzioni e si avvii alla modernità e c'è questa interferenza della realtà e cioè che, in una zona rurale, stanno morendo dei bambini. Viene mandato un ispettore sanitario (il dottor Carlo Rambelli) che, nelle intenzioni del regime, dovrebbe sopire questo dato di realtà, mentre poi gli avvenimenti porteranno ad una serie di accadimenti, la cui narrazione è sempre avvolta nel mistero. Il film ha una chiave che rappresenta (dai tempi de Il segno del comando: uno sceneggiato della Rai del 1971), nelle immagini, negli effetti speciali, in questo fondale soprannaturale per la televisione, una novità. Gli esordi di una leggenda Massimiliano La Pegna, produttore della Feelmax, ammette che si sta puntando molto sul genere fantasy e quello che funziona di più, in questa storia raccontata dal regista Paolo Bianchini, è il mistero che tiene dall'inizio alla fine non perdendosi mai. Per la troupe non è stato facile, anche per le condizioni climatiche (alluvioni, zanzare, etc...), ma si è sempre dimostrata unita nella realizzazione della miniserie.
Paolo Bianchini ricorda il primo momento in cui gli fu offerto questo lavoro, raccontando di aver avuto con la sceneggiatrice, Giovanna Koch, una lunga "introduzione" per cercare di trasformare in immagini i racconti di Baldini. La prima cosa che ha sentito il bisogno di fare è stata quella di cercare i luoghi cui si ispira la storia e proprio lì è stato facile raccontare i sapori, i profumi, i momenti di magia del film. Si tratta del punto in cui la terra e l'aria si incontrano e si respirano i primordi della vita (il delta del Po, le valli di Comacchio, ma anche Casatico nella zona di Mantova)). La "mal'aria" è appunto l'aria che si generava a motivo della presenza di un morbo che non risparmiava l'uomo. Storie avvolte dal mistero, che noi viviamo da lontano, ma che segnano gli esordi di una leggenda. Tutto questo il regista lo ha cercato di raccontare attraverso i protagonisti di questa leggenda ovvero gli attori ai quali lui ha voluto comunicare questa sensazione di "mistero", che gli derivava proprio dal vivere, anche con soggezione, l'atmosfera di quei posti.
Gli attori, Ettore Bassi e Stefano Dionisi sono due personaggi contrapposti, anche se non politicamente, interpretano il primo Carlo Rambelli, l'ispettore ministeriale della Sanità inviato per fronteggiare l'epidemia della malaria; il secondo, Oreste Bellenghi, che è il capo delle camicie nere della Milizia fascista. Ettore Bassi, ci parli di questa esperienza? Il modo di entrare in questa storia è stato vero e sincero. L'ambiente è stato importantissimo per darci questo senso di mistero, ma anche di solitudine; sembrava di essere "affogati". In questo film c'è tutto: l'ambientazione, l'epoca, l'amore, il conflitto ideologico-politico, quello personale, c'è anche il percorso intimo del mio personaggio che cerca di capire se stesso e ha una sua rinascita. È stato importante per me perché andare a scavare nei lati oscuri della propria esistenza significa fare un percorso davvero interessante. Il mio personaggio ha la fobia dell'acqua, non capisce da dove arriva, ma si ritrova a doverla affrontare per forza, trovandosi, suo malgrado, immerso nell'acqua. Ci tengo a dire che, da parte di tutto noi, c'è stata molta onestà nel raccontare questa storia e questo si vedrà e il pubblico premierà questo aspetto. Stefano Dionisi, ci parli del tuo personaggio? Ho letto la sceneggiatura e sono rimasto colpito. Rispetto al personaggio di Ettore, che compie un vero percorso interiore, il mio è molto più lineare, anche se cerca di far capire quanto il fascismo sia forte e abbia il controllo sulla zona. Durante il film accompagno il personaggio di Ettore a risolvere questa serie di omicidi, ma ad un certo punto prenderò una strada diversa per colpa di un gerarca che decide le sorti di tutti quelli che vivono nella palude. Sarah Felberbaum, quali sono le note del tuo personaggio? Il mio personaggio si chiama Elsa Corzani, é una ragazza molto forte, molto decisa con un gran "fuoco" dentro. Lei combatte per quello in cui crede, per la sua famiglia e per tutto ciò che ama. Si trova a scoprire un qualcosa che sconvolgerà la sua vita, rappresentato dall'avvento del dottore e lei lo seguirà, lo aiuterà. Nascerà una forte attrazione, che la porterà ad avere due modi di essere: quello in cui prevale il suo impulso e il modo in cui dovrebbe comportarsi anche agli occhi della sua famiglia. Lei deve cercare di seguire quello che vuole senza rompere gli equilibri all'interno del paese. Le leggende che vengono raccontate nel film nascono dalla fantasia di Baldini oppure sono reali? Giovanna Koch (sceneggiatrice, insieme a Stefano Sollima): Sono autentiche, si basano su ricerche. La leggende de 'la Borda' (una strega che si opponeva alla bonifica) è più recente rispetto a quello che viene raccontato nel film, che in realtà è proprio un rito, molto più antico. Quello che è interessante è l'aspetto della strega che è comune al di là e al di qua dell'appennino. Anche in Toscana esiste questa figura magica, che viene dalle acque, che minaccia soprattutto i bambini, un po' come "l'uomo nero". La forza del libro è questa figura femminile, cui fa eco il personaggio di Sarah, che rappresenta l'emotività; dall'altra parte c'è la razionalità, che è tipicamente maschile, e indaga questi avvenimenti con un altro occhio e Sarah è l'anello tra il poter trasferire l'emotività, che appartiene anche alla leggenda, nel mondo razionale, che è quello del dottore. In questo caso, sebbene sia un mistery, verrà svelato il segreto della storia? Alla domanda gli autori glissano, svelando soltanto che ci sarà una storia d'amore, che potremmo seguire martedì 14 e mercoledì 15 aprile.
(MyMovies.it 08/04/2009)
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le bufale del fascismo: pensioni, bonifiche, case, stipendi. Le cose buone che Mussolini non ha mai fatto Infps, l’unica riforma del fascismo fu il nome (e la f non è un refuso) In effetti il ministro Salvini aveva ragione: la previdenza sociale in Italia non l’hanno portata i marziani.
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21 MAR 2019 17:50
TUTTE LE FAKE NEWS SU MUSSOLINI - NON E’ VERO CHE “QUANDO C'ERA LUI" GLI ITALIANI ERANO RICCHI E FELICI NÉ I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO - LE BALLE RACCOLTE DALLO STORICO FRANCESCO FILIPPI NEL LIBRO “MUSSOLINI HA FATTO ANCHE COSE BUONE” - “DATI ALLA MANO, SI DEVE DIRE CHE IL FASCISMO DIEDE PESSIME PROVE DI SÉ IN TUTTI I TEATRI DI GUERRA IN CUI SI PRESENTÒ E PURE LE MITICHE BONIFICHE NON…”
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Francesco Filippi per il “Fatto quotidiano”
Le fake news, modo moderno e accattivante per definire le bufale, sono una costante non solo nel mondo dell' informazione, ma anche nella storia. Diffondere notizie false sul passato ha lo scopo di mettere a confronto un tempo trascorso che si immagina felice con un presente che non piace: un uso distorto della storia per portare avanti critiche, più o meno fondate, all'attualità.
Uno dei soggetti più usati per questo meccanismo perverso in Italia è sicuramente il fascismo: il passato totalitario del nostro Paese stimola da sempre sedicenti storici, specialisti del "si dice" o bugiardi consapevoli a produrre e diffondere le più svariate idiozie sui presunti meriti della dittatura in chiave critica nei confronti del presente.
Quasi tutte le bugie, alcune delle quali nate già in epoca fascista, sono state già smentite dalla storiografia e non hanno alcuna rilevanza per il mondo accademico, ma spesso continuano a girare tra le schiere, oggi un po' più fitte e coraggiose, dei nostalgici.
“Mussolini ha fatto anche cose buone” nasce dalla raccolta delle principali bugie che ancora girano attorno a lui e ai suoi. Ci si è affidati alla ricerca storica per smentire, una volta di più, le menzogne più grossolane, provando a comprendere da cosa, e perché, nascano queste leggende che ancora oggi avvelenano il dibattito pubblico.
Sono molti i campi in cui si dice che il fascismo abbia primeggiato: nell'economia, ad esempio. Gli ammiratori del duce proclamano che "quando c'era lui" gli italiani erano ricchi e felici come non mai.
Sono però gli stessi dati statistici raccolti sotto il ventennio a segnalare un peggioramento nella qualità della vita del Paese: la quantità e la qualità del cibo a disposizione della popolazione peggiorarono e gli embarghi internazionali causati dalla politica mussoliniana colpirono le possibilità di acquisto degli italiani. Alla vigilia della disastrosa guerra voluta dal duce il reddito medio di un italiano era un terzo di quello di un francese; appena un quinto di quello di un inglese.
Le mitiche bonifiche, ancor oggi raccontate come un successo fascista, furono per lo più immensi cantieri pubblici che assorbirono risorse e che, alla prova dei fatti, non risolsero il problema delle paludi e delle terre malariche in Italia. Delle abilità guerriere del "nostro" si pensava che si fosse già detto e scritto tutto, ma è tutt'oggi diffuso il mito dell' animo guerresco e dell' onore fascista.
Dati alla mano, si deve dire che il fascismo diede pessime prove di sé in tutti i teatri di guerra in cui si presentò. Le conquiste coloniali e imperiali, di cui ancora qualcuno anziché vergognarsi va fiero, furono occupazioni posticce, mantenute solo attraverso una sistematica opera di terrore. La "civiltà fascista", in Libia come in Etiopia, fu portata con gas, deportazioni e campi di concentramento.
Per quanto riguarda i progressi sociali, un ventennio di dispotismo non è bastato a distruggere in alcuni l'idea che il fascismo fosse una specie di regime illuminato. Così ancor oggi c'è ad esempio chi crede alla bufala del voto fascista alle donne. Una vicenda che dimostra come funzionasse il modo mussoliniano di fare le cose: pressato dai movimenti femministi nel dicembre del 1925 il duce approvò la legge che diede ad alcune categorie di donne la possibilità di votare alle Amministrative. Dopo solo due mesi, nel febbraio del 1926, il Parlamento abolì le elezioni amministrative stesse.
In questo, ironicamente, si realizzò una vera parità tra uomo e donna, privando tutti indistintamente dei diritti di rappresentanza. Alcune delle bufale sul duce sono antiche e consolidate, come quella dei treni che arrivavano in orario: in realtà ci si limitò a proibire la pubblicazione delle notizie che parlavano dei ritardi dei treni.
Altre bugie invece sono modellate su sensibilità più moderne, come quella, piuttosto strampalata, che gira in rete e parla del duce che "diede pari diritti a uomini e animali" (sic!). Una bufala nata per far andare a genio il duce agli amanti degli animali, che però non ha alcun fondamento. Anzi, Mussolini impose una tassa sui cani da compagnia, considerati trastulli poco marziali per le famiglie italiche.
Una delle bufale più recenti, nata sull'onda delle polemiche sui costi della politica e che strizza l'occhio al movimento ecologista, è quella che vuole Mussolini imporre ai propri ministri di andare in giro in bicicletta. Favola senza nessun fondamento, anzi: Mussolini arrivò a imporre una tassa sulle biciclette per stimolare l' acquisto di automobili.
Fake news nuove, ma con uno scopo antico: usare strumentalmente la storia per ridare dignità a un passato totalitario. Il primo passo per riabilitare e rendere accettabili idee che costituiscono, senza sconti, una delle pagine più tristi della nostra storia.
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LE OPERE E LE LEGGI DEL FASCISMO -----------------------------------------------
Le opere del Fascismo, Mai più è stato eguagliato il progresso ottenuto da Mussolini durante il ventennio. LE 100 OPERE DEL DUCE E’ stato fatto più in vent’anni di Fascismo che in settant’anni di democrazia”. Eccone un elenco schematico: ACQUA: per tutta la vita Mussolini cercò acqua potabile e creò innumerevoli acquedotti, i più famosi Pugliese e Peschiera; AGRICOLTURA: la sua prima occupazione che continuò e promosse per tutta la vita fu l’agricoltura; AEREONAUTICA: la trovò quasi inesistente e la portò tra le migliori d’Europa; ALBERI: istituì la Forestale; AMMINISTRAZIONE: non sapeva amministrare i suoi soldi ma per quelli dello Stato fu modello; ANALFABETISMO: eravamo i primi in Europa,siamo diventati ultimi nell’Analfabetismo; ANIMALI: puniva chi li maltrattava; ARCHEOLOGIA: sviluppò l’archeologia in tutti i suoi rami; ARCHIVI: dal 1923 istituì gli Archivi Statali; ARTIGIANATO: dopo la cura dell’agricoltura ci fu per il Duce quella dell’artigianato; ASFALTO: centuplicò le strade, fu il primo ad utilizzare l’asfalto; ASSEMBLEA: amava le assemblee con gli stranieri, fondò la FAO; ASSISTENZA: creò l’opera per la Maternità e per l’infanzia per l’assistenza di tutti, piccoli e grandi; ATEISMO: il primo che fece sentire il nome di Dio e della Chiesa in Parlamento; ATLETICA: ci volle tutti atleti, iniziò con la ginnastica dall’asilo fino alla maturità; AUTARCHIA: siamo vissuti alcuni mesi in perfetta autarchia. I primi nel mondo; AUTOMOBILE: la volle per tutti, vedi: Balilla, Topolino; BIBLIOTECA: volle in tutti i paesi d’ Italia la biblioteca a disposizione di tutti ; BONIFICHE: bonificò milioni di ettari di terreno, rendendoli da incolti ,fertilissimi; BRIGANTAGGIO: la Mafia e la Camorra furono completamente eliminate in Europa; CALCIO: fece del gioco del Calcio il gioco nazionale, l’Italia vinse due titoli mondiali; CAMPEGGIO: amava il campeggio e lo fece amare agli italiani; CARBONE: fece scavare carbone in tutte le regioni d’Italia, Carbonia ne è la prova; CASA: forse la preoccupazione più grande del Duce fu la casa per tutti, costruì le Case popolari per i poveri; CHIESE: costruì migliaia di chiese, solo nelle paludi Pontine ne costruì 126 (es. Aprilia ); CINEMA: amò il cinema, fece costruire CINECITTà; CIRCEO: un borgo antico abbandonato fatto rinascere come Parco Nazionale; CITTADINE E COMUNI COSTRUITI DAL DUCE IN 10 ANNI: Latina, Aprilia, Sabaudia, Pomezia, Guidonia, Ardea, Ostia Lido, Fregene, Palo, Ladispoli, Macerata; CITTÀ GIARDINO: ogni città italiana ha una città giardino detta Mussoliniana; COLONIALISMO: definito il più grande colonizzatore, perché fece come Roma, volle le colonie; CONSORZI: il Duce fondò i consorzi agrari al servizio degli agricoltori; CONTADINI: tra tutti i lavoratori amava i contadini, i più utili d’Italia; COSTRUZIONI: per tutta la vita fece costruire case, palazzi, ministeri; DEMOCRAZIA: se tra tutti i politici c’è un Democratico è il Duce, seguiva il popolo; DIGHE: ne fece costruire molte per raccogliere le acque; DISCIPLINA: è vero, però, che il Duce voleva completa disciplina e guai se….; DISOCCUPAZIONE: la maggior preoccupazione per il Duce fu sempre la disoccupazione; DITTATURA: quella del Duce non fu dittatura ma democrazia popolare; DOPOSCUOLA: fondò i Doposcuola per completare la preparazione degli alunni; DESERTO: fece del deserto libico zona di altissima produzione agricola; EDILIZIA. costruzioni, monumenti, scuole; ENCICLOPEDIA: il Duce è l’autore della più grande e completa Enciclopedia del mondo; ESPORTAZIONE: un altro punto fisso del Duce: esportare i nostri prodotti agro-industriali; ETIOPIA: è questo l’Impero coloniale sospirato dal Duce per il popolo; FERROVIE: moltiplicate dal Duce FORO: il foro era per il Duce il centro dell’ Impero; FINANZE: altro Corpo istituito dal Duce, prima non era militarizzato; GELA: cambiò il nome (era Terranuova) e ne fece una moderna città italiana; GIORNALE: creò 7 giornali; GOVERNO: il vero governo fu il suo, rimasto al potere 20 anni ; GUARDIE: fondò la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, la Guardia di tutti; INDUSTRIA: durante il fascismo, Mussolini diede sviluppo all’industria a livelli esponenziali ILLUMINAZIONE: al Duce piaceva la luce, illuminazione in città e paesi; INTERNAZIONALISMO: volle avere contatti con tutti gli Stati della Terra; LAGO DI NEMI: il Duce nel 1930-31 prosciugò il lago per riportare alla luce le navi romane; LIBERTA’: parola fatidica per il Duce: libertà completa , controllata e civile; LIRA: aumentò il valore della Lira; MILLE MIGLIA: creazione del Duce; MONZA, MUGELLO: questo circuito venne ideato da Mussolini; ‘900 : è uno stile di vita creato dal Duce, così nell’arte così nelle opere; OSSERVATORI: i suoi capolavori : Trieste, Genova, Merate, Brera, Campo Imperatore; PANE: per avere il pane per tutti vinse la battaglia “del grano”; PINO, PIOPPO, ABETE: piante predilette dal Duce che distribuiva in tutta Italia; PREVIDENZA SOCIALE: in ogni città vi è il palazzo della Previdenza Sociale; PROVINCIE: furono 72, ne fondò altre sedici: Agrigento, Enna, Latina, Frosinone, Massa, Matera, Pistoia, Ragusa, Rieti, Terni, Savona, Varese, La Spezia ecc…; RADIO: Mussolini amava la radio e il suo inventore aiutato da lui; REFERENDUM: non ne aveva bisogno perché era sempre con il popolo; REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (R.S.I.): fu un bene operato dal Duce per la salvezza della Patria ; RICERCHE: fondò l’istituto delle Ricerche; RIFORMA: ha riformato tutto, scuola, politica, Parlamento, vita stessa; RIMBOSCHIMENTO: uno dei motivi della Forestale rimboscare tutto: monti, piani; RINASCIMENTO: il fascismo vero moderno Rinascimento di tutto e di tutti; RISPARMIO: era scrupolosamente risparmiatore nelle spese dello Stato; RIVOLUZIONE: se rivoluzione vuol dire trasformazione, il Duce ha vinto; ROMA: la sua passione, la Dea, l’Alma, la divina del Duce, ne fece una metropoli, vedi le sue strade, le sue piazze, i viali, i palazzi, i ministeri, le accademie, le università, l’antico portato alla luce del sole per nostro godimento; STRADE: vedi ASFALTO; TEMPO LIBERO: voleva che i giovani utilizzassero il tempo libero nella ginnastica; TERME: il Duce amante dei romani li imitò in tutto e quindi anche nelle Terme; TREBBIATRICI: ne comprò molte ai contadini…; TRIBUNALE DEL POPOLO: volle istituire il Tribunale del popolo per la difesa di questo; TRIBUNALE SPECIALE: destinato per i nemici dello Stato e del Governo. L’unica condanna era quella del carcere o dell’esilio, mai la morte; TUBERCOLOSI: era come la sifilide, inguaribile. Costruì il Forlanini per la sua cura; UNIVERSITÀ: ha costruito innumerevoli università, anche la Città Universitaria a Roma; URBANISTICA: la scienza che ha maggiormente eseguita, infatti, ecco le città; UTOPIA: il fascismo non fu utopia perché ha realizzato ogni cosa propostasi, fu utopia il Comunismo che pensava di conquistare il mondo ma ha fallito; VACCINAZIONE ordinò la vaccinazione di tutti i bambini anche i più piccoli; VELA: divenne sport al tempo del Duce come altri sport non esistenti allora; VIGILI DEL FUOCO: istituiti dal Duce; VULCANO: propose fin da allora uno studio speciale sulle eruzioni dei vulcani; ZOLFO: il Duce cercò e trovò lo zolfo in tutte le regioni. Più specificamente in 20 anni è stato fatto, tenendo conto delle crisi belliche: Opere sociali e sanitarie 1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184 2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158 3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841 4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653 5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277 6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n. 798 7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055 8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312 9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928 10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397 11. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 1827 12. Settimana lavorativa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768 13. Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), R.D. 23 marzo 1933, n. 264 14. Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923 15. Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), R.D. 3 giugno 1937, n. 817 16. Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048 17. I.N.A.M. (Istituto per l’Assistenza di malattia ai lavoratori), R.D. 11 gennaio 1943, n.138 18. Istituto Autonomo Case Popolari 19. Istituto Nazionale Case Impiegati Statali 20. Riforma della scuole “Gentile” del maggio 1923 (l’ultima era del 1859) 21. Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche, 994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico.). I comunisti la chiamarono casa del popolo 22. Guerra alla Mafia e alla Massoneria (vedi “Prefetto di ferro” Cesare Mori) 23. Carta del lavoro GIUSEPPE BOTTAI del 21 aprile 1927 24. Lotta contro l’analfabetismo: eravamo tra i primi in Europa, ma dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni – studenti medi da 326.604 a 674.546 – universitari da 43.235 a 71.512 25. Fondò il doposcuola per il completamento degli alunni 26. Istituì l’educazione fisica obbligatoria nelle scuole 27. Abolizione della schiavitù in Etiopia 28. Lotta contro la malaria 29. Colonie marine, montane e solari 30. Refezione scolastica 31. Obbligo scolastico fino ai 14 anni 32. Scuole professionali 33. Magistratura del Lavoro 34. Carta della Scuola Opere architettoniche e infrastrutture 35. Bonifiche paludi Pontine, Emilia, Sardegna, Bassa Padana, Coltano, Maremma Toscana, Sele ed appoderamento del latifondo siciliano. Con la fondazione delle città di Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Guidonia, Carbonia, Fertilia, Segezia, Alberese, Mussolinia (oggi Alborea), Tirrenia, Tor Viscosa, Arsia e Pozzo Littorio e di 64 borghi rurali, 1933 – 1939 36. Parchi nazionali del Gran Paradiso, dello Stelvio, dell’Abruzzo e del Circeo 37. Centrali Idroelettriche ed elettrificazione delle linee Ferroviarie 38. Roma: Viale della Conciliazione 39. Progetto della Metropolitana di Roma 40. Tutela paesaggistica ed idrologica 41. Impianti di illuminazione elettrica nelle città 42. Prosciugamento del Lago di Nemi (1931) per riportare alla luce navi romane 43. Creazione degli osservatori di Trieste, Genova, Merate, Brera, Campo Imperatore 44. Palazzo della Previdenza Sociale in ogni capoluogo di Provincia 45. Fondazione di 16 nuove Province 46. Creazione dello Stadio dei Marmi (di fronte allo stadio si trova ancora un enorme obelisco con scritto “Mussolini Dux”) 47. Creazione quartiere dell’EUR 48. Ideazione dello stile architettonico “Impero”, ancora visibile nei palazzi pubblici delle città più grandi 49. Creazione del Centro sperimentale di Guidonia (ex Montecelio), dotata del più importante laboratorio di galleria del vento di allora (distrutto nel 1944 dalle truppe tedesche che abbandonavano Roma) 50. Costruzione di numerose dighe 51. Fondò l’istituto delle ricerche, profondo stimatore di Marconi che mise a capo dello stesso istituto grazie alla sua grandiosa invenzione della radio e dei primi esperimenti del radar, non finiti a causa della sua morte 52. Costruzione di molte università tra cui la Città università di ROMA 53. Inaugurazione della Stazione Centrale di Milano nel 1931 e della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze 54. Costruzione del palazzo della Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Affari Esteri 55. Opere eseguite in Etiopia: 60.000 operai nazionali e 160.000 indigeni srotolarono sul territorio più di 5.000 km di strade asfaltate e 1.400 km di piste camionabili. Avevano trasformato non solo Addis Abeba, ma anche oscuri villaggi in grandi centri abitati (Dessiè, Harar, Gondar, Dire, Daua). Alberghi, scuole, fognature, luce elettrica, ristoranti, collegamenti con altri centri dell’impero, telegrafo, telefono, porti, stazioni radio, aeroporti, financo cinematografi e teatri. Crearono nuovi mercati, numerose scuole per indigeni, e per gli indigeni crearono: tubercolosari, ospizi di ricovero per vecchi e inabili al lavoro, ospedali per la maternità e l’infanzia, lebbrosari. Quello di Selaclacà: oltre 700 posti letto e un grandioso istituto per studi e ricerche contro la lebbra. Crearono imprese di colonizzazione sotto forme di cooperative finanziate dallo stato, mulini, fabbriche di birra, manifatture di tabacchi, cementifici, oleifici, coltivando più di 75.000 ettari di terra. 56. Sviluppo aeronautico, navale, cantieristico Opere politiche e diplomatiche 57. Patti Lateranensi, 11/02/1929 58. Tribunale del popolo 59. Tribunale speciale 60. Emanò il codice penale (1930), il codice di procedura penale (1933, sostituito nel 1989), il codice di procedura civile (1940), il codice della navigazione (1940), il codice civile (1942) e numerose altre disposizioni vigenti ancora oggi (il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il Codice della Strada, le disposizioni relative a: polizia urbana, rurale, annonaria, edilizia, sanitaria, veterinaria, mortuaria, tributaria, demaniale e metrica) 61. Conferenza di Losanna 62. Conferenza di Locarno 63. Conferenza di Stresa 64. Patto a quattro 65. Patto anti-Comintern Opere espansionistiche 66. Riconquista della Libia 67. Conquista dell’Etiopia 68. Guerra di Spagna Opere economiche e finanziarie 69. Istituto di Ricostruzione Industriale (I.R.I.), 1932 70. Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.), 1933 71. Casse Rurali ed Artigiane, R.D. 26 agosto 1937, n. 1706 72. Riforma bancaria: tra il 1936 e il 1938 la Banca d’Italia passò completamente in mano pubblica e il suo Governatore assunse il ruolo di Ispettore sull’esercizio del credito e la difesa del risparmio 73. Socializzazione delle imprese. Legge della R.S.I., 1944 74. Parità aurea della lira 75. Battaglia del grano 76. 1929: crisi finanziaria mondiale. Il mondo del capitalismo è nel caos: il Duce risponde con 37 miliardi di lavori pubblici e in 10 anni vengono costruite 11.000 nuove aule in 277 comuni, 6.000 case popolari che ospitano 215.000 persone, 3131 fabbricati economici popolari, 1.700 alloggi, 94 edifici pubblici, ricostruzione dei paesi terremotati, 6.400 case riparate, acquedotti, ospedali, 10 milioni di abitanti in 2493 comuni hanno avuto l’acqua assicurata, 4.500 km di sistemazione idrauliche e arginature, canale Navicelli; nel 1922 i bacini montani artificiali erano 54, nel 1932 erano arrivati a 184, aumentati 6 milioni e 663 mila k.w. e 17.000 km di linee elettriche; nel 1932 c’erano 2.048 km di ferrovie elettriche per un risparmio di 600.000 tonnellate di carbone; costruiti 6.000 km di strade statali, provinciali e comunali, 436 km di autostrade. Le prime autostrade in Italia furono la Milano-Laghi e la Serravalle-Genova (al casello di Serravalle Scrivia si trova una scultura commemorativa con scritto ancora “Anno di inizio lavori 1930, ultimato lavori 1933”) 77. Salvò dalla bancarotta l’Ansaldo, il Banco di Roma e l’Ilva (1923-24) 78. Attacco al latifondo siciliano 79. Accordi commerciali con tutti gli Stati compreso l’Urss 80. Pareggio di bilancio già dal 1924 Opere sportive e culturali 81. Costruzione dell’Autodromo di Monza, 10/09/1923 82. Fondazione di CINECITTA’ 83. Creazi
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Cosa ha fatto Mussolini? Tutte le bugie del fascismo
Perché è ora di smettere di tollerare imbarazzati lo zio che la domenica a pranzo se ne esce con le solite balle sulle #pensioni, la #tredicesima e le #bonifiche.
Tutti abbiamo un amico, un conoscente o un parente che su Facebook o nella vita reale ammorba gli altri con le solite quattro bugie del Fascismo. Le pensioni. I lavoratori. E la tredicesima. Per non parlare delle bonifiche. Se non lo abbiamo, allora, con buona probabilità, siamo noi.
Ecco a voi un piccolo prontuario di emergenza di riferimento per le più celebri bugie del fascismo. Non sono pochi…
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#apologia di fascismo#Benito Mussolini#bugie del fascismo#cosa ha fatto mussolini#è vero che i treni arrivavano in orario#fascismo bonifiche#fascismo corruzione#fascismo pensioni#francesco filippi#legge mussolini#matteotti#mussolini bonifiche#mussolini esercito#mussolini inps#mussolini mafia#mussolini pensioni#mussolini tredicesima#mussolini treni#perché è stato ucciso matteotti#treni in orario fascismo
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Le bufale del fascismo
pensioni, bonifiche, case, stipendi. Le cose buone che Mussolini non ha mai fatto
Nel tempo della storiografia da bar – in cui sempre piu manovalanza elettorale esprime il suo apprezzamento e condivide compulsivamente balle colossali che il fascismo mise in circolazione nella prima metà del secolo scorso, intestandosi risultati altrui o truccando la realtà… e in cui tutti i leader del…
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Fuga spiritata alla ricerca della fatale Euridice con il guanto, tra Max Klinger a Bagnacavallo e i nostalgici a Predappio
Detta da una persona che è musicalmente allergica ai cantautori italiani significa solamente ed essenzialmente una cosa, e cioè che Francesco De Gregori ha saputo incidere in maniera magistrale la descrizione dell’opera che ha visto e voluto raccontare. Facile per chi è cresciuto a pane e parole, a Dalla e De André, a Battisti e Venditti, ma per chi ha sempre – per forma mentis e per esterofilia – “ghettizzato” il cantautorato italico, l’attestato rilasciato al “Principe” per un pezzo del 1996 equivale a un Master all’Università IULM, o all’Accademia di Brera.
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Il punto di partenza è tutto lì: capire se quella cosa che aveva colpito quella persona è visibile all’interno della mostra ospitata all’interno del Museo Civico di Bagnacavallo assieme ad altre 150 opere. E quella cosa lì non ha colpito solo lei e solo me. Gianrico Carofiglio ne “La regola dell’equilibrio” (Einaudi) scrive a pagina 214: “C’è una canzone di De Gregori molto bella” (segue il titolo). “Me la ricordo. Una canzone ermetica”. “È ispirata ad alcuni disegni di (segue il nome dell’autore). La si capisce molto meglio ascoltandola mentre li si guarda. Parafrasi sul ritrovamento di (nome dell’oggetto), mi pare si chiami il ciclo”.
Insomma, tre indizi fanno una prova. Quella cosa è una cosa che lascia il segno.
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Il giallo di Carofiglio non l’ho letto: ho preferito andare a vedere di persona se quella cosa c’era davvero. Non tanto per sfiducia o per curiosità, ma per un motivo che mi porto addosso come una cicatrice, ed è quel motore che mi fa andare da 30 anni a teatro. Nel 1989 il “Carlo Goldoni” di Venezia ospitò “Il grigio” di Giorgio Gaber, uno spettacolo “diverso”, non il suo classico “teatro-canzone” ma un monologo. Nell’ultima frase del primo atto una perla: “Non si può vivere… in quel raffreddore dell’anima. È per questo che si ha bisogno di un nemico… sì, anche inventato. Questa assurdità del ‘superare’, questa spinta alla lotta, questa finta corsa alla vita e alla morte, di cui noi non abbiamo alcuna parte cosciente… è il nostro tormento e la nostra delizia”.
“Il grigio” è la storia di un uomo che si allontana da tutto e da tutti, afflitto più da problemi personali che sociali. Si ritira in campagna per essere più tranquillo e concentrarsi meglio su di sé e sui propri problemi. La sua ambita solitudine è però disturbata da un fantomatico topo: ecco ‘il grigio’, l’elemento scatenante degli incubi dell’uomo e del suo inesorabile e ironico flusso di coscienza.
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Nel dicembre del 1989, nel foyer del teatro, c’era una donna bellissima e tirata (a Venezia si va a vedere gli spettacoli “addobbati” in maniera consona e non in jeans, felpa con il cappuccio e scarpe da ginnastica come se si andasse a “bacari” a farsi uno spritz o un “bianchetto”). Aveva un abito lungo, pieno di pizzi, i capelli raccolti in un nastro di sera, a mo’ di fiocco, posizionato in basso, all’altezza della schiena. E indossava un paio di guanti neri. Da 30 anni, quasi, vado a teatro per rivederli, per incontrare quelle mani colte, quella forma estrema di eleganza, forse desueta, ma meravigliosa. Oggi le sue mani saranno raggrinzite, ma nella memoria tutto si cristallizza, si miticizza: il tempo viene inchiodato, anzi inciso, nell’attimo esatto in cui avviene l’accadimento. E quelle mani, quelle dita affusolato che poi ha “svelato” appena si è seduta in platea togliendosi i guanti, sono arti, la parte maschile dell’arte.
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Orfeo: “Tu dici che sei come un uomo. Sappi dunque che un uomo non sa che farsi della morte. L’Euridice che ho pianto era una stagione della vita. Io cercavo ben altro laggiù che il suo amore. Cercavo un passato che Euridice non sa. L’ho capito tra i morti mentre cantavo il mio canto. Ho visto le ombre irrigidirsi e guardar vuoto, i lamenti cessare, Persefòne nascondersi il volto, lo stesso tenebroso-impassibile, Ade, protendersi come un mortale e ascoltare. Ho capito che i morti non sono più nulla”.
Bacca: “Il dolore ti ha stravolto, Orfeo. Chi non rivorrebbe il passato? Euridice era quasi rinata”.
Orfeo: “Per poi morire un’altra volta, Bacca. Per portarsi nel sangue l’orrore dell’Ade e tremare con me giorno e notte. Tu non sai cos’è il nulla”.
Bacca: “E così tu che cantando avevi riavuto il passato, l’hai respinto e distrutto. No, non ci posso credere. Orfeo: “Capiscimi, Bacca. Fu un vero passato soltanto nel canto. L’Ade vide se stesso soltanto ascoltandomi. Già salendo il sentiero quel passato svaniva, si faceva ricordo, sapeva di morte. Quando mi giunse il primo barlume di cielo, trasalii come un ragazzo, felice e incredulo, trasalii per me solo, per il mondo dei vivi. La stagione che avevo cercato era là in quel barlume. Non m’importò nulla di lei che mi seguiva. Il mio passato fu il chiarore, fu il canto e il mattino. E mi voltai”.
Bacca: “Come hai potuto rassegnarti, Orfeo? Chi ti ha visto al ritorno facevi paura. Euridice era stata per te un’esistenza”.
Orfeo: “Sciocchezze. Euridice morendo divenne altra cosa. Quell’Orfeo che discese nell’Ade, non era più sposo né vedovo. Il mio pianto d’allora fu come i pianti che si fanno da ragazzo e si sorride a ricordarli. La stagione è passata. Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo”.
(Cesare Pavese, “L’inconsolabile”, dai “Dialoghi con Leucò”)
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È per germinazione quasi spontanea, o forse per quella fase di imprinting teatrale che avviene dopo l’età dell’imprinting normale dei bambini (0-3 anni, a memoria), che quella canzone di De Gregori mi si è posata sulla testa già dalle prime strofe: “Un guanto precipitò/ da una mano desiderata/ a toccare il pavimento del mondo/ in una pista affollata/ Un gentiluomo, un infedele/ lo seguì con lo sguardo/ e stava quasi per raggiungerlo/ ma già troppo in ritardo”.
Il gentiluomo infedele. C’è modo e modo per tradire, e De Gregori sceglie quello più nobile, quello non più scusabile ma quello esteticamente meno rimproverabile.
Poi il Principe decide di fare l’incisore, e butta lì una dichiarazione d’amore che scioglierebbe anche una donna di marmo: “E intanto milione di rose/ rifluivano sul bagnasciuga/ e chissà se si può capire/ che milioni di rose/ non profumano mica/ se non sono i tuoi fiori a fiorire/ se i tuoi occhi non mi fanno più dormire”.
Lo stesso Francesco, a distanza di tempo, ha spiegato il pezzo: “La canzone ‘Un guanto’ mi è stata ispirata da una serie di incisioni del pittore tedesco Max Klinger. Un guanto perduto su una pista di pattinaggio si trasforma in un simbolo della femminilità e si moltiplica all’infinito finché finisce su un tavolo accanto a una statuetta di Cupido”.
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“Max Klinger. Inconscio, mito e passioni alle origini del destino dell’uomo” è in mostra al Museo Civico di Bagnacavallo: dopo aver ospitato Goya, da metà settembre (e sino al 13 gennaio 2019) il paese romagnolo ha deciso di dare spazio (circa 150 opere) al Maestro di Lipsia, uno che Giorgio De Chirico definì “l’artista moderno per eccellenza. Moderno nel senso di uomo cosciente che sente l’eredità di secoli d’arte e di pensiero, che vede chiaramente nel passato, nel presente e in se stesso”.
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Difficile capire se la definizione di De Chirico possa calzare come un paio di galosce, o come un grembiale, all’uomo che ha reso celebre Predappio in Europa: Benito Mussolini. Uomo cosciente, forse solo nel primo periodo (dal 1922 sino alla metà degli Anni Trenta) del Fascismo, il Duce lo è stato: quello più “socialista”, quello iniziato il 28 ottobre del 1922 con la marcia su Roma. Sua l’assicurazione di invalidità e vecchiaia e contro la disoccupazione, l’assistenza ospedaliera, l’INPS, le Leggi sulla Pubblica Sicurezza, il Codice della Strada, le bonifiche alle paludi Pontine, in Emilia, Sardegna, Maremma Toscana, le dighe, la costruzione di numerose dighe e Università, la garanzia di un chilo di pane e un litro di latte alle famiglie, eccetera.
Sono in molti, ogni anno, che il 28 ottobre si radunano a Predappio. E quest’anno, con l’annuncio fatto dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di manifestare a teatro e in piazza proprio lo stesso giorno, i motivi per percorrere Rimini – Predappio si accavallano. L’entroterra forlivese è, in prima battuta, un’ottima zona di vino Sangiovese, soprattutto quello “riserva”.
Vedere che facce hanno gli adepti dell’ANPI, oggi, a oltre 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Questo il secondo motivo. Vecchietti arzilli con bastone? Macché. Nonnini in sedia a rotelle? Sì, forse, alcuni. Ma la maggior parte sono giovani. Giovani e di mezza età, persone che non sano che non sono stati i Partigiani ad aver liberato l’Italia. Sono stati gli Americani.
Se il fascismo oggi viene derubricato a folklore – non tornerà perché i tempi sono cambiati – altrettanto si deve dire per i Partigiani. ANPI, come ha confermato qualche anno fa il Presidente Nazionale Carlo Smuraglia, riceve anche un contributo statale: nel 2014 l’importo è stato di “65.000 euro, una somma irrisoria, rispetto alla nostra attività e – a maggior ragione – ridicola rispetto alle complessive spese dello Stato”. Il buon Giuseppe De Lorenzo su “Il Giornale” scrive che “nel 2017 il ministero della Difesa ha elargito ben 107mila euro tondi tondi”. Negli ultimi sei anni, prosegue, il giornalista, “(ANPI) ha incassato dal ministero della Difesa 573.450 euro, in un continuo crescendo”.
Fascismo e partigianesimo appartengono alla storia d’Italia, e oggi sono due movimenti, nelle loro infinite diversità, di assoluta nostalgia. Con la differenza che i primi ne sono consapevoli, i secondi invece no.
Non esistono più Fascisti del Ventennio (e non per la Legge Scelba del 1952 che introdusse il reato di apologia del Fascismo ma per i tempi che sono passati; e nemmeno per la Legge Fiano, caduta assieme al PD alla fine del 2017) come non esistono più i Partigiani che hanno combattuto per “liberare l’Italia”: se ne è rimasto qualcuno (sì, ce ne sono, pochi ma ce ne sono), ha passato i 90 anni. È più complicato capire piuttosto chi porta avanti il ricordo e la memoria, persone che non hanno vissuto quegli anni ma che hanno ascoltato le storie dei Partigiani dai genitori o dai parenti (come nel mio caso, lo zio di mia mamma, Antonio detto “Toni” o “Tango”, era partigiano e suo figlio Danilo ci ha scritto un libro. Io ho preferito dedicare il mio ricordo al nonno materno), e che oggi impegnano e ammorbano i teatri con reading, spettacoli teatrali, convegni, giornate di studio e manifestazioni.
Si inizi ad azzerare i contributi statali, l’Italia ha una fitta rete di associazionismo e di strade (una su tutte, il 5 x 1.000 dell’Irpef dei Modelli CUD, 730-1 e Unico) per sostenere senza troppi problemi queste iniziative. Chi lo vuole fare è libero di farlo.
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Passeggiare con una maglietta con la faccia di Ernesto Che Guevara o di altri assassini è legittimo, anzi, è quasi “trend”, mentre indossare una polo con il colletto tricolore è pericoloso.
La montagna, ovviamente, ha partorito un topolino. Cori, canti e striscioni, un serpente umano di persone ha coperto la distanza che separa la Chiesa dal cimitero di San Cassiano. Foto, video, sorrisi, saluti romani. Magliette e giubbotti, tantissimi, una divisa di riconoscimento. Nostalgici da tutta Italia, arrivati nel cuore della Romagna con auto, pullman. Comprano souvenir, mangiano, marciano compatti come opliti. Duemila persone, più o meno. Come possono spaventare? Nessun scontro con ANPI, riunita in assise nel teatro di Predappio lo stesso giorno. E la ribalta sui giornali se l’è presa Selene Ticchi, militante di Forza Nuova e già candidata a sindaco di Budrio (Bologna), che ha indossato una maglietta con la scritta “Auschwtzland”. Sì, di dubbio gusto, questo non lo posso negare. Nessun tafferuglio, comunque. Tanto tuonò che alla fine piovvero solo poche gocce d’acqua, e niente sangue.
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Giorgio De Chirico aveva ragione. L’opera di Max Klinger (1857-1920) rappresenta un capitolo fondamentale dell’arte europea tra Otto e Novecento e della storia dell’incisione. Artista versatile, pittore, scultore, incisore, musicista, teorico, abilissimo disegnatore, Klinger sperimentò tutte le possibilità del “bianco e nero” con maestria assoluta. Le sue “visioni” dal fascino sottile e ambiguo, oscillanti tra la realtà quotidiana, gli splendori del mito e il buio più profondo del nostro inconscio, oltre a rappresentare una delle vette dell’incisione simbolista, seppero anticipare molti temi centrali di alcuni tra i più importanti movimenti artistici del Novecento, dal surrealismo alla metafisica, in singolare dialogo con le ricerche della psicanalisi di Freud. Secondo Käthe Kollwitz, Klinger “ha toccato tutti i registri della vita, ne ha colto la potenza, la magnificenza, la tristezza e le ha interpretate per noi”.
Dalle prime tavole dei “Radierte Skizzen” (Opus I, Schizzi all’acquaforte) a “Eva e il futuro” (Opus III, 1880), passando per gli “Intermezzi” (Opus IV, 1881), “Amore e Psiche” (Opus V, 1880), ovviamente “Un guanto” (Opus VI, 1881), “Una vita” (Opus VIII, I884), “Drammi” (Opus IX, 1883), “Un amore” (Opus X, 1887), “Fantasia su Brahms” (Opus XII, 1886), “La morte, parte seconda” (Opus XIII, 1898-1910) ma anche la misteriosa e bellissima “Isola dei morti” (1898), omaggio all’immenso Arnold Böcklin. Una maschera mi avvicina: “Questa opera è piaciuta molto anche ai bambini – mi dice -. In tanti hanno fatto le foto e l’hanno disegnata”.
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Parte della forza di questo viaggio è nell’iride, nell’impressione. Il mondo è a colori, Max Klinger invece incide in bianco e nero. In questa frattura si incardina la forza del racconto: 11 “Opus” su un totale di 15 sono in mostra, e prendono per mano il visitatore per accompagnarlo in un viaggio nella mente che si palesa attraverso la tecnica dell’incisione. E il guanto, in questo viaggio all’interno di un edificio (opus) di 15 piani, si erge a “a stereotipo di amore antico, quando la dama fingeva di averlo perso per farselo riportare dal cavaliere gentile”.
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“Si chiama Francesca, questo romanzo” è il titolo di un libro di Paolo Nori.
Anche la “lei” di Klinger si chiama Francesca. Non è venuta con me a Predappio e soprattutto non indossa i guanti.
Alessandro Carli
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Il #fascismo può sempre vantare le 100 opere ,dalle pensioni di vecchiaia all'IRI,dall'EUR a Cinecittà,eppoi ONMI,Riforma Gentile,codice Rocco,bonifiche paludi,dighe ecc ecc #antifascista zitto e bevi l'olio di ricino #Macerata #foibe #10febbraio #giornodelricordo
— Mario Calandra (@MariusKalander) February 10, 2018
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Riportiamo il comunicato dei compagni e le compagne del CSOA Tempo Rosso a seguito di un'aggressione fascista avvenuta a Pignataro e della conseguente risposta degli antifascisti. Nell'iniziativa in programma per oggi gli antifascisti hanno nuovamente percorso per le vie del paese in solidarietà a Roberto ribadendo che ogni aggressione sarà respinta e rilanciando la marcia popolare del 7 Ottobre contro il disastro ambientale e le bonifiche dei territori sotto controllo popolare. Pignataro (CE): dopo l’aggressione la risposta degli antifa! Se toccano uno toccano tutti: dopo l’aggressione la risposta degli antifa! Come e’ noto nella giornata di venerdi 8 settembre, Roberto, uno dei militanti del Tempo Rosso e’ stato aggredito in seguito a un battibecco verbale avvenuto nella piazza del paese. Come prima cosa riteniamo di esprimere di nuovo la nostra vicinanza a Roberto, compagno che da anni con generosita’ anima e attraversa le lotte sul territorio e in tutta la penisola, sempre in prima fila contro devastazione ambientale e speculazione sui territori, determinazione che ha dimostrato anche ieri quando si e’ difeso strenuamente da chi lo aggrediva. La risposta degli antifa’ non si e’ fatta attendere, in prima serata infatti si e’ formato un corteo spontaneo che dal Tempo Rosso ha attraversato tutte le strade del quartiere, ribandendo che non c’e’ spazio per i fascisti sul nostro territorio, e che la pratica antifascista e’ militante e determinata. Ma l’episodio ci da anche l’occasione di tracciare un quadro politico su come sul territorio possano svilupparsi forme di odio fascista. Non ci troviamo di fronte a gruppi organizzati come ce ne sono in contesti metropolitani, quello che e’ accaduto ieri e’ frutto della follia di un singolo, ma anche a fronte di cio’ ritenevamo che andava data da subito una risposta determinata e radicale, e la risposta e’ stata data subito in serata, poche ore dopo dell’aggressione, durante il corteo partito dal centro sociale. Un verme isolato dicevamo, o comunque non legato ad organizzazioni, ma lo stesso a nostro avviso da zittire e far chiudere in casa. Riteniamo che sia proprio da soggetti come questo che ci si debba difendere colpo su colpo senza lasciare un minimo di spazio. Un cocktail di follia, odio fascista e menate da superuomo da caserma che seppur frutto di un singolo, puo diventare catalizzatore di topi di fogna che non hanno il coraggio di uscire allo scoperto e dopo ieri sera crediamo che dalle fogne non escano per un bel po. Il fascismo a nostro avviso non e’ solo la testa rasata col bomber e la pezza con la celtica cucita, anzi il fascismo, storicamente e’ proprio frutto della commistione tra picchiatori, militari e un area grigia razzista e reazionaria che e’ proprio il campo in cui si muove l’aggressore di Roberto e in contesti come quelli in cui agiamo quotidianamente e cioe’ quelli dei piccoli centri di provincia del Sud, la risposta forte e determinata andava data da subito, ogni spazio lasciato a questi soggetti e’ spazio sottratto a noi, alle nostre vite, alla nostra liberta’. Riteniamo in ogni caso che la risposta data in serata, seppur all’altezza dell’aggressione subita, non abbia risolto il problema nella sua interezza, sarebbe troppo semplice. Per questo motivo in questi giorni non ci fermeremo nel mettere in piedi iniziative in quartiere e per le strade di Pignataro, a partire da domenica 10 settembre, data a cui invitiamo tutte e tutti le antifasciste e gli antifascisti, alle ore 17 al Tempo Rosso, per una iniziativa antifascista e di solidarieta’ con Roberto, per ribadire ancora una volta che non c’e’ spazio per i fascisti nei nostri quartieri! Solidali e complici con Roberto! Nessuno spazio per i fascisti nei nostri paesi! Le compagne ed i compagni del CSOA Tempo RossoLe compagne ed i compagni del CSOA Tempo Rosso
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