#estraneo famiglia
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Specific Trope of the Day
The Genocide/Massacre/Purge
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Oggi è valsa la pena fare la solita sfacchinata fino in dipartimento anche solo per incontrare prof S., componente della commissione di laurea, che in corridoio mi ha fermato dicendomi: “Mi ricordo perfettamente [credevo di no]. Le faccio ancora tanti complimenti per il lavoro interessante e coraggioso”. Le glorie di quel giorno continuano quindi a riecheggiare in quell’edificio segnato dalla routine, dalle lungaggini burocratiche, dall’inefficienza, dal vomitevole e ingiustificato disinteresse di molti studenti. D’altronde, si è trattato della stessa persona che nel giorno della discussione ha agito da talpa sotto agli occhi di tutti: mentre esponevo o forse a fine esposizione ha contattato in tempo reale relatore (non presente quel giorno) per dirgli che era il lavoro migliore ascoltato tra tutti. Parallelamente, qualche giorno dopo, lo stesso presidente di quella commissione, estraneo a questo primo giro, mi contattava a sua volta meravigliandosi e complimentandosi per il lavoro svolto. Tornando dunque a oggi, dopo il fatidico e insperato incontro di prof S. mi reco alla mia lezione target e quest’altro docente interagisce solo con me perché nessuno gli dà retta; vuoi per noia, vuoi per totale disinteresse, per stanchezza o timore di sbagliare. In ogni caso è una lezione á deux. Sì, vi ho appena parlato di quattro docenti diversi. Sì, studiare e interfacciarmi con l’istituzione accademica rimane la mia unica fonte di vita per il resto martoriata da un corpo che non mi dà mai mai mai tregua. Neanche a fronte di simili gioie. “Quando ti laureerai ti passeranno tutte le malattie”. Di frasi di sorta sono stati autori anche medici, e medici rinomati e preparati. Questa triennale l’ho strappata al destino. Per questo motivo qualsiasi sua rappresentazione fotografica me ne sembra, dopotutto, un volgarissimo svilimento. Niente avrà sufficiente forza espressiva per raccontare quello che c’è stato dietro a questo primo iter di carriera. E non è di certo il traguardo a poter restituirmi la salute. Certo è invece che portarlo avanti, ampliarne le premesse, vivificarlo è una delle poche cose che mi resti cui appigliarmi. Per il resto ho trent’anni, prospettive di vita e salute obbrobriose, non una 104 o una qualsivoglia attestazione di invalidità, non uno sgravo fiscale (dicasi uno). Ho invece un nucleo familiare in bancarotta causa mia madre che sperpera denaro nell’etere, una famiglia che non fa che aggravare ulteriormente le cose da ogni punto di vista, aggiungendo svilimento allo svilimento quando non anche offese esplicite e danni economicamente tangibili (non oso riportare cifre, ma ce ne sono state a cinque zeri molto di recente). Quindi sì, certo, mi esalto per il fatto che la mia laurea susciti ancora commenti e felicitazioni in chi ne sia stato testimone a due settimane dal suo svolgimento. E quindi sì, forse sperimentare solo sciagure senza un barlume di speranza all’orizzonte rende narcisisti, perché l’alternativa è morire. L’importante, a mio avviso, è che l’eventuale narcisismo o simil-tale si espleti dentro al proprio spazio vitale; per il resto, non vedo che disturbo possa arrecare. In giro si vede di tutto. Un povero cristo martirizzato dall’esistenza che si rintana in un cantuccio a contare le sue pur misere e magre soddisfazioni non mi sembra poi un fenomeno degno di stigma sociale.
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Piloti di Formula 1: edizione rapimento Moro. Ovvero: come reagirebbero i piloti della griglia 2024 a guidare la Renault 4 in cui era stato rapito lo statista Aldo Moro. Leggere a discrezione della propria sensibilità.
Max Verstappen: il tempo di prepararsi un caffè, e Max è già tornato alla base delle BR. L'unico problema è che attacca una pippa di due ore su tutti i problemi della Renault: sospensione fottuta, motore ridicolo, aerodinamica imbarazzante. Poi parte con l'elogio della RB19 mentre cerca in rubrica il numero di Newey, perché senza di lui si rifiuta di far parte del team. La polizia invade il covo delle BR il giorno dopo perché Max stava streammando da lí una gara di sim racing. Prima di essere arrestato, Max riceve un telegramma da Jos che lo insulta perché poteva andare più veloce in curva e risparmiare un paio di secondi durante il rapimento.
Sergio "Checo" Perez: con evidenti difficoltà, dopo un'ora circa Perez è rientrato alla base. Il ritardo è dovuto ad un tamponamento con Kevin Magnussen, che appena ha visto Perez in strada ha rubato un motorino parcheggiato davanti a un punto SNAI solo per andargli a sbattere contro. La Renault è ammaccata e ha uno sportello distrutto. Aldo Moro è morto a causa di una commozione celebrale a seguito dell'impatto con Magnussen, le BR hanno perso il loro ostaggio e non hanno più modo di ricattare il governo. Tuttavia, Perez viene ugualmente riconfermato come pilota per i prossimi due anni perché "tiene famiglia".
Charles Leclerc: stava andando tutto bene, finchè il motore non ha deciso di andare in panne nel bel mezzo della strada. Charles telefona alla base delle BR lamentando il problema, ma l'unica risposta che ottiene é "We are checking". Inoltre, per qualche motivo la macchina ha le catene e le ruote da neve in primavera. Mentre la macchina è ferma, le passano davanti quattro gatti neri. Charles si mette a piangere e picchiare sul volante gridando "Why am I so unlucky?". Aldo Moro tenta di consolarlo dal bagagliaio. Alla fine è costretto a chiamare un carro attrezzi per ritirare l'auto. Moro viene scoperto nel bagagliaio. Charles viene sottoposto a interrogatorio e viene fuori che era convinto che le BR fossero una sottodivisione della Ferrari in quanto rosse. Riesce a corrompere gli ufficiali con delle confezioni di gelato LEC e se la dà a gambe, a piedi: così è sicuro che non ci siano imprevisti tecnici.
Carlos Sainz: la guida prosegue inizialmente liscia, Carlos spara a volume altissimo Smooth Operator della radio per coprire i lamenti di Moro. Tuttavia, al momento di fare il pieno, un agente segreto delle BR che era appostato alla pompa di benzina per fare sì che nessun estraneo vedesse e riconoscesse il volto di Carlos riempe il serbatoio col diesel invece che la benzina. Le BR sono costrette a chiamare un carro attrezzi e Moro viene scoperto nel bagagliaio, a Carlos tocca la galera. Si scopre che l'incidente era programmato per togliere dalle palle Carlos, così che possa subentrare Hamilton.
Lando Norris: ignorando la raccomandazione alla discrezione, Lando si presenta davanti alla casa di Moro sparando a mille i suoi pezzi da DJ dalla radio della Renault. Chiama Moro "muppet" cinque volte e prima di riuscire a mettere a moto la macchina deve calmarsi dal ridere perché "la situa è troppo assurda bro". Arriva alla base senza troppi imprevisti, ma dopo 5 minuti arriva anche la polizia che lo ha facilmente seguito grazie agli giganteschi sticker fluorescenti con il suo logo che Lando ha attaccato alla macchina.
Oscar Piastri: è letteralmente Baby Driver di Edgar Wright. La polizia non lo ferma mai perché c'ha troppo la faccia da bravo ragazzo. Mentre guida taglia la strada a Carlos Sainz che si mette a inseguirlo gridandogli dal finestrino che doveva dargli la precedenza, cabrón. L'inseguimento alla Fast and Furious si interrompe quando alla macchina di Carlos si buca una ruota, Oscar scuote la testa mormorando "Classic Carlos". Moro viene consegnato alla base delle BR senza ulteriori problemi. Dopo questa felice collaborazione, le BR provano ad ingaggiare Oscar per un altro colpo, considerandolo ormai parte della squadra. La sua risposta è una missiva contenente la seguente dichiarazione: I understand that, without my agreement, Brigate Rosse have put out a statement this afternoon that I am driving for them next year. This is wrong and I have not signed a contract with BR for 1979. I will not be driving for BR next year.
Lewis Hamilton: nonostante la manomissione del sedile e del motore da parte dell'ex capo Toto Wolff, Hamilton riesce ad arrivare sotto casa di Moro, che quasi si imbarazza alla presenza del 7 volte campione del mondo britannico e si scusa che lo abbiano scomodato per il rapimento di uno statista qualunque. Insomma, Hamilton meriterebbe come minimo un presidente della repubblica! Ma il britannico sorride educatamente e lo tranquillizza, ringraziandolo per i complimenti e la stima. Viene fermato dalla polizia che lo vede bere al volante, ma il disguido è presto spiegato: si tratta della tequila analcolica di sua produzione, spiega Hamilton con un occhiolino. Ne lascia un paio di bottiglie ai poliziotti insieme a un autografo e va per la sua strada. Tutto sembra andare liscio, finché non incontra ad un incrocio Nico Rosberg. Istintivamente, si lancia in una corsa senza pietà che si conclude con Nico e e Lewis che si tamponano a vicenda. Moro approfitta della confusione per uscire dal bagagliaio e scappare. Appena uscito dall'auto, Nico tenta di intervistare Lewis in una live di TikTok chiedendogli di commentare l'incidente. Lewis se ne va senza dire una parola. Quando fa ritorno alla base delle BR senza Renault e senza Moro, alla richiesta di spiegazioni Lewis scrolla le spalle. Le BR non hanno il coraggio di domandare oltre: lui é Lewis Hamilton, Cavaliere della Corona Britannica e sette volte campione del mondo, e loro non sono un cazzo.
George Russell: il problema maggiore è superare la barriera linguistica, dato che George parla esclusivamente britannico stretto che consiste di espressionj insensate tipo "if and buts, carrots and nuts", "right, what's all this then" e "innit, mate". Dopo avergli fatto un disegnino, George capisce il piano e si reca a casa di Moro. Tutto starebbe andando per il meglio, finché nella visuale di George non si para un muro davvero irresistibile e il pilota britannico non riesce a controllare la tentazione e vi si schianta. In modo apparentemente non correlato, Carlos Sainz esulta per aver vinto una gara di sim racing contro Max Verstappen. L'onorevole Moro ha dato una capocciata contro il bagagliaio e ha apparentemente perso la memoria. Cosa ancora più tragica, adesso parla anche lui in britannico stretto e fa discorsi strani sul restaurare la monarchia in Italia e abolire il caffè a favore del the.
Lance Stroll: abituato al lusso, Lance si rifiuta di guidare una miserrima Renault. Si presenta davanti casa di Moro con un'Aston Marton Valkyrie, regalo di papino. Il bagagliaio in cui Moro viene tenuto prigioniero ha tutti i comfort: é spazioso, rivestito in pelle, c'è l'aria condizionata condizionata e qualche rivista messa a disposizione per ingannare l'attesa. A lavoro finito, l'onorevole Moro dichiara sia stata un'esperienza più rilassante di una crociera, da provare almeno una volta nella vita. Ovviamente la macchina di Lance non passa inosservata e la polizia risale facilmente a lui. Tuttavia, papà Stroll corrompe tutti i giudici con un ammontare di denaro che basterebbe a saldare il debito pubblico italiano e tutti sono felici e contenti. Nel frattempo, inizia a discutere l'acquisizione delle BR così da garantire a Lance il posto fisso. Cosa non si fa per amore di un figlio.
Fernando Alonso: accusato di aver violato tutte le leggi della strada nonché diversi articoli della convenzione di Ginevra con la sua guida, ha rischiato di investire 12 pedoni. Ha passato un numero imprecisato semafori rossi, dato il medio a 5 vigili e guidava a 120 km all'ora per le strade di Roma, almeno secondo quanto sostiene l'accusa. Briatore peró rassicura: Alonso non era al corrente di avere lo statista della Democrazia Cristiana nel bagagliaio. Assolto con formula piena, nel dubbio la colpa va a Nelson Piquet jr. Alonso fa inoltre ricorso al tribunale per accursalo di bias contro gli spagnoli.
Daniel Ricciardo: quel gran simpaticone di Daniel si presenta sotto casa di Moro gridando "Donne! È arrivato l'arrotino!". Lo carica in macchina dopo aver fatto u. paio di battute per alleggerire la situazione e si mette in moto. Alle BR aveva assicurato: un quarto d'ora, venti minuti se c'è traffico, sono da voi. Passa un'ora e mezza e di lui non c'è traccia. È anche vero che gli avevano promesso una Renault 4, però ci sono stati problemi con la gestione dei fondi finanziari e adesso Daniel si muove con una Renault 4CV. Alla base, le BR sono divise: c'è chi dice che Daniel ormai non vale più nulla come pilota e dovrebbero scaricarlo e chi sostiene che sia la Renault 4CV a impedirgli di dare la sua prestazione migliore. Il dibattito dura per altre 3 ore, quando finalmente Daniel arriva, senza Moro. Sono rimasti imbottigliati nel traffico per 2 ore, hanno avuto modo di fare conoscenza e Daniel non se l'é sentita di consegnarlo alla morte. Si sono bevuti un paio di Vodka RedBull ad un bar e poi lo ha riaccompagnato a casa. Le BR sono ancora troppo impegnate a discutere se Daniel sia o meno ancora un grande pilota per interessarsi della situazione Moro.
Yuki Tsunoda: anche a Yuki tocca una Renault 4CV, il modello precedente della Renault 4. Inizialmente c'era timore che, a causa dei tratti somatici tipicamente giapponesi, Yuki potesse facilmente riconosciuto dalla polizia. Ma Yuki inizia a sbraitare e bestemmiare da inizio e fine corsa, strombazzando il clacson contro qualunque macchina gli si pari davanti, e la polizia lo scambia per un veneto qualunque. L'onorevole arriva alla base delle BR traumatizzato dalle volgarità che è stato costretto ad ascoltare e prega la Brigate di ucciderlo il prima possibile.
Pierre Gassly: Pierre si mette alla guida della Renault con l'orgoglio che solo un francese può provare nel guidare una vettura di gallica matrice. Purtroppo la Renault 4 è uno scossone e Pierre impiega 20 minuti per metterla in moto. Mentre si dirige a casa di Moro, intravede il connazionale Estaban Ocon che cammina su un marciapiede. Decide di fare una breve deviazione di percorso e tenta di investire Ocon numerose volte gridando dal finestrino "VOGLIO IL TUO SCALPO". La Renault non rientrerà mai alla base e l'onorevole Moro è sano e salvo. Qualcuno sostiene che Gassly sia ancora da qualche parte a Castelli a inseguire Ocon e che la Renault si alimenti puramente del suo odio e della sua frustrazione. Il suo obiettivo è incidere sulla fronte di Ocon le parole "liked by Pierre Gassly".
Esteban Ocon: anche il suo orgoglio francese dura poco alla guida della Renault e la sua attenzione viene rapita dalla vista del rivale Gassly. Tuttavia, Ocon deve inoltre avere a che fare con un impressionante numero di persone a cui è riuscito a stare sul cazzo negli anni. Quindi, nel bel mezzo dell'insegnamento, devo schivare una serie di bombe carta che gli vengono tirate addosso da Fernando Alonso e Checo Perez. Aldo Moro, che passa di lì per andare a lavoro, sente un improvviso un sfrigolamento di coglioni alla vista di Esteban, e si fa prestare qualche bomba carta da Alonso e Perez. Il giorno dopo, tutt i giornali riportano la notizia di un giovane francese attaccato dall'onorevole Moro, che viene arrestato per aggressione.
Nico Hulkenberg: le BR volevano un pilota di tedesco, che quelli sono fortissimi, ma Schumacher non era disponibile e Vettel non lo potevano permettere, quindi hanno dovuto ripiegare su Nico Hulkenberg, sperando che i geni teutonici facciano qualcosa di buono. Hulkenberg fa un lavoro sorprendente pulito. Moro viene recapitato alla base delle BR senza complicazioni e in perfetto prario. Le Brigate si imbarazzano nell'aver sottovalutato e gli chiedono come mai un pilota della sua caratura non ha mai raggiunto il podio. Una lacrima solitaria scende sulla pallida gota alemanna: é la domanda che si pone Hulkenberg ogni sera, fissando il soffitto della sua camera da letto per ore intere.
Kevin Magnussen: appena individuato Moro, Magnussen gli tira due sberle e lo spinge nel bagagliaio con un calcio. Durante il tragitto verso la base delle BR, causa volutamente tre incidenti e investe un gruppo di ciclisti per aver osato mettersi sulla sua strada. Fa una deviazione e si mette a guidare sui sampietrini, per il gusto di rendere il viaggio più sgradevole a Moro, che viene sballotatto su e giù nel bagagliaio. Per la stessa ragione, frena all'improvviso ogni tre per due. Quando i vigili lo fermano, Magnussen non nega la sua colpevolezza: non batte ciglio mentre i vigili lo privano di tutti i punti della patente, ma prima che possano portarlo in centrale si rimette al volante, guidando a 150 all'ora verso la base delle BR. La Renault 4 a malapena si tiene insieme quando la parcheggia. Magnussen apre il bagagliaio e trascina un Aldo Moro grondante di sangue per un orecchio al cospetto delle BR. A tale vista, le Brigate mettono seriamente in discussione la possibilità di potersi definire terroriste se messe al confronto col pilota danese. Due membri della banda trascinano l'onorevole in infermeria, mentre un terzo chiama di nascosto la polizia, pregando che li venga a salvare dallo psicopatico che hanno accidentalmente ingaggiato. L'onorevole Moro viene portato in salvo, le BR si costituiscono e Kevin Magnussen viene condannato a nove ergastoli.
Valterri Bottas: Bottas aveva chiesto di poter passare a prendere l'onorevole in bici, ma non c'è stato verso di convincere le BR. Bottas si presenta sotto casa di Moro con invidiabile nonchalance, occhiali da sole e braccio fuori dal finestrino. Batte un paio di colpi sulla portiera: come a dire, entra. L'onorevole sarebbe dovuto entrare nel bagagliaio, ma lì Bottas tiene la bici, quindi lo fa sedere davanti con lui. L'onorevole e il pilota piombano in un silenzio imbarazzante. Moro prova a fare conversazione, ma senza successo. Tuttavia, invece di dirigersi alla base delle BR, perché è una bella giornata, Bottas decide di fare una deviazione verso Ostia e andare al mare. Ovviamente, Bottas si dirige verso una spiaggia di nudisti e, appena messo piede sulla sabbia, si disfa di ogni indumento e si tuffa a mare ignudo come mamma lo ha fatto. Aldo Moro, che famosamente si presentava in giacca e cravatta persino in spiaggia, è disgustato da cotale spettacolo e si allontana indignato. Le BR non vedranno mai più nè Aldo Moro, né la loro Renault 4, nè Valterri Bottas, almeno dal vivo, perché anni dopo lo ritroveranno su un calendario a posare nudo.
Zhou Gyanyu: una Renault 4 potrà essere poco chic, ma ci pensa l'outfit griffato di Zhou a restituire charme a questo rapimento che di terroristico ha solo il senso dello stile. La guida sarebbe proseguita senza intoppi se non fosse per il pitstop di 45 minuti alla pompa di benzina. Zhou si era fermato solo per riempire il serbatoio, ma oer qualche ragione dopo mezz'ora la macchina ha una ruota in meno e caccia fumo. Quando finalmente ritorna alla sede delle BR, Zhou tiene una TedTalk sul comunismo di Mao, mentre le Brigate prendono appunti. Zhou sostanzialmente li addita come dilettanti e afferma di aver partecipato al rapimento solo per pietà nei loro confronti. Quando, quattro ore dopo, le Brigate vanno a recupare Moro dal bagagliaio scoprono che è morto di asfissia.
Alex Albon: la Renault di Alex Albon, oltre a ospitare uno statista nel bagagliaio, trasporta tre dei suoi tenerissimi gattini. Alex si scusa con l'onorevole, ma purtroppo quel giorno aveva già confermato una visita dal veterinario e proprio non la puó rimandare: promette di fare il prima possibile. Moro è costretto ad aspettare un paio d'ore parcheggiato in macchina. Alex torna tutto pimpante, informando accuratamente Moro della buona salute dei suoi animali domestici. Durante la conversazione a senso unico, riceve un messaggio da Lily, che gli ricorda dell'appuntamento romantico fissato per quella sera: Alex se n'era proprio scordato! Peró mica puó lasciare i gatti da soli. Chiede quindi a Moro se non gli dispiaccia fare da babysitter ai gatti per una sera. Moro, persona cortese, accetta di buon grado. Alex e Lily passano una splendida serata, rasserenati dalla consapevolezza che i loro animali domestici godono di buona salute. Una volta tornato a casa, Alex ringrazia di cuore l'onorevole Moro e si offre di accompagnarlo a casa per il disturbo. Alex riconsegna la Renault alle BR con tanto di pieno, e alla domanda "E Moro?" risponde "Una persona squisita, vi saluta tanto!"
Logan Sargeant: Sargeant prova a mettere in moto la macchina (che gli era stata fatta trovare parcheggiata davanti casa di Moro per evitare che si schiantasse almeno all'andata), ma compreso che si tratta di un modello con cambio manuale si mette a piangere sul volante. Prova ugualmente a guidarla ma si schianta contro un palazzo a 5 metri da casa dell'onorevole. La polizia arriva nel giro di 20 minuti, recupera Aldo Moro e consola Sargeant.
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A volte semplicemente un uomo preso dal lavoro dal cercare di ripristinare o migliorare la situazione economica della sua famiglia da per scontato molte cose ma nel cuore porta con sé figli e mogli.
A volte un uomo sbaglia nel non accudire. Se è nervoso non può dire “ho il ciclo” non può deve mantenere tutto dentro ma spesso non ce la fa. Anche lui vorrebbe essere accudito, compreso e sentirsi desiderato e valorizzato per poter aprirsi senza paura di sentirsi debole.
Un uomo che sceglie una donna per la vita e che si sente abbandonato perde la sua luce e spesso non ha la forza di provare a far capire tutto questo alla propria donna. Sopratutto se tutto questo a specchio ha fatto stare male chi ama. Perché gli si aumenta l’empatia e sente tutto il dolore che ha dentro e che a sua volta ha provocato. Allora sta fermo.
Gli mancano le parole. Non riesce. Mancando il dialogo succede poi che subentra qualcuno di estraneo/a che con una maschera fa sembrare che tutto sia migliore e tutto finisce. Anche l’amore più bello.
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Tanto per non farci mancare niente, ora ci mettiamo pure le malattie autoimmuni letali. Prima di tutto però voglio dire che è una condizione rara, quindi non andate subito in panico. Detto questo, spieghiamo - per come l'ho capita io - che cacchio hanno trovato. La prendo larga.
Esistono diversi meccanismi di difesa contro i patogeni, il più famoso è il sistema immunitario. Esiste anche un sistema di difesa sviluppato dalle singole cellule e quasi esclusivo della lotta contro i virus: l'interferone. Senza entrare nei dettagli dei vari tipi di interferone e di come agisca, il punto saliente è che viene stimolato dalla presenza di un doppio filamento di RNA nel citoplasma. Non è normale avere un doppio filamento di RNA nel citoplasma, generalmente è un filamento singolo che viene riconosciuto dai ribosomi e viene degradato subito dopo aver fatto da modello per la traduzione delle proteine. Molti virus - tra cui SARS-CoV-2 - nel loro ciclo vitale hanno un momento in cui producono un RNA a doppio filamento, e questo fa da trigger per la sintesi di interferone.
Come lo fa? Nella cellula esiste una famiglia di molecole chiamata RLRs che lega l'RNA estraneo (doppio filamento o singolo con alcune caratteristiche precise). Il legame di queste molecole con l'RNA estraneo scatena una cascata di segnale (una serie di reazioni chimiche) che porta alla sintesi di interferone.
Una delle RLRs è la MDA5, che è la protagonista della nostra storia. Esiste infatti una malattia rara, chiamata dermatomiosite, che è una malattia autoimmune in cui gli anticorpi del corpo se la prendono contro la MDA5. Il risultato è una malattia che può manifestarsi in diversi distretti corporei: spesso è cutanea, ma a volte può portare disturbi anche più fastidiosi come fatica e spossatezza ma senza danneggiamento dei muscoli: ecco perché si chiama anche dermatomiosite amiopatica.
Ecco, il punto è che si è scoperto che l'infezione da SARS-CoV-2 può portare, in rari casi, allo sviluppo di una malattia analoga alla dermatomiosite, ma che colpisce i polmoni e risulta essere quindi spesso fatale. L'hanno chiamata MIP-C: MDA5-autoimmunity and Interstitial Pneumonitis Contemporaneous with COVID-19 ovvero: una malattia autoimmune contro MDA5, la dermatomiosite di prima, localizzata nei polmoni e causata dalla CoViD-19.
SARS-CoV-2 stimola, con il suo RNA, MDA5, ma per qualche motivo stimola anche la creazione di anticorpi contro quella molecola. Non è una cosa nuova in generale, si chiama cross-reazione, e a volte succede di vedere che un patogeno stimola una risposta immunitaria contro di sé ma anche contro molecole simili ai suoi bersagli molecolari ma del tutto innocue, anzi utili all'organismo. È una delle cause dell'artrite reumatoide.
Perché? Nelle discussioni dell'articolo (qui il pdf) si fa riferimento al fatto che nei linfonodi l'attivazione di MDA5 può portare anche all'attivazione di alcuni tipi di linfociti, e questo può portare a reazioni autoimmuni. Dato che questi ricercatori hanno dimostrato che questa cosa è causata dall'RNA del virus, non possono escludere che sia anche un possibile - e finora sconosciuto - effetto collaterale anche dei vaccini.
Our finding incriminate MDA5 protein activation, whether linked to natural infection, or vaccination or potentially both as a trigger for MIP-C and that MDA5-mediated sensing (and mounting of an immunophenotype that is comprised of type 1 interferonopathy and antigen-specific CD8+ T cell responses; elaborated below) is a distinct trigger in MIP-C.
Staremo a vedere come si evolve la situazione. Al momento, non ci sono allarmi riguardanti la MIP-C legati alle vaccinazioni, anche perché - a logica - direi che è molto più facile trovare il virus nei linfonodi piuttosto che il vaccino inoculato per via intramuscolare.
Rimaniamo con le antenne dritte.
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The Devil Cites Scripture
The Devil Cites Scripture https://ift.tt/GowPMqs by Rose_tortora16 (TRADUZIONE ESEGUITA SU CONSENSO DELL’AUTRICE) Dieci anni dopo la guerra, un Indicibile degradata, disillusa e demoralizzata, Hermione Granger, vive una vita a metà. Quando non è rinchiusa nelle viscere del Dipartimento dei Misteri o non lavora a progetti di dubbia legalità per sbarcare il lunario, passa il tempo a nascondersi dal suo estraneo marito, Ron. Isolata dalle persone che definiva famiglia e in lotta per rimettersi in sesto dopo essere sfuggita al suo instabile matrimonio, Hermione non riconosce più la strega che è diventata. Draco non voleva infatuarsi così tanto di Hermione. C'era solo qualcosa in lei che lo chiamava, una parte della sua magia aveva raggiunto e affondato i suoi artigli nella fibra stessa della sua anima. Se fosse stato un uomo migliore, l'avrebbe lasciata in pace invece di perseguitarla per tutta la città di Londra. Ma questo è il problema di Draco. Non è un brav'uomo ed è abituato a ottenere ciò che vuole. E quello che vuole è che Hermione Granger lo desideri tanto quanto lui desidera lei. Words: 6658, Chapters: 1/?, Language: Italiano Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Explicit Warnings: Graphic Depictions Of Violence, Rape/Non-Con Categories: F/M Characters: Hermione Granger, Draco Malfoy, Pansy Parkinson, Theodore Nott, Blaise Zabini, Harry Potter, Ron Weasley, Ginny Weasley Relationships: Hermione Granger/Draco Malfoy, past Hermione Granger/Ron Weasley - Relationship, Pansy Parkinson/Blaise Zabini, Harry Potter/Ginny Weasley, Theodore Nott/???? Additional Tags: Dark Draco Malfoy, Morally Grey Hermione Granger, BAMF Hermione Granger, Unspeakable Hermione Granger, Auror Ron Weasley, Head Auror Harry Potter, Mob Boss Draco Malfoy, Criminal Draco Malfoy, Stalker Draco Malfoy, Hermione is a BAMF when it comes to magic, Found Family, Sem Sentient Library, touch her and die vibes, Divorced Hermione Granger & Ron Weasley, Past Domestic Violence, Domestic Violence, Post-Traumatic Stress Disorder - PTSD, Past Rape/Non-con, Draco Malfoy Needs a Hug, And intense therapy, but we all love an, Unhinged Draco Malfoy, don't we?, He's not stalking he's just making sure she's okay, Draco Malfoy & Pansy Parkinson Friendship, Texting, hybrid textfic, Draco Malfoy in the Muggle World, Theodore Nott in the Muggle World, Pansy Parkinson isn't an enabler, She's just a supportive friend, Hermione likes to dabble in dark magic, Pining Draco Malfoy, Tattooed Draco Malfoy, The Rolled Sleeves Agenda, Hermione is a genius but also oblivious at times, Government Conspiracy, The Ministry of Magic is Corrupt (Harry Potter), If you squint there is a daddy kink in here somewhere, Draco Malfoy Has a Large Cock, Financial Issues, Infertility, Other Additional Tags to Be Added, Draco is a violent little shit, but he loves his friends and family, Eventual HEA, you're going to suffer but you're going to be happy about it, Slow Burn, Comatose dove, he is unwell but still alive, Ron Weasley Bashing, Abusive Ron Weasley, Hurt/Comfort, Dramione endgame via AO3 works tagged 'Hermione Granger/Draco Malfoy' https://ift.tt/ZvkEiL4 November 16, 2024 at 04:01PM
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Alejandro Jodorowsky dice che un albero sano è quello che produce frutti dolci e nutrienti, anche se nel suo aspetto esterno è un albero "storto".
Invece un albero maestoso che produce frutti "tossici" è un albero malato...
Guarire significa non continuare a ripetere gli schemi comportamentali del nostro albero genealogico.
"La guarigione dell'albero consiste nel rimuovere la ripetizione, comprenderla o ripeterla in modo positivo"
Cos'è la famiglia?
La famiglia è la cosa permanente, c'era prima che arrivassimo, le apparteniamo finché vivremo e continuerà ad esistere dopo di noi. È una generazione di vivi, che cammina con almeno due generazioni di morti alle spalle fino al traguardo, dove tocca salire sulle spalle della prossima generazione di vivi.
Io sono la mia famiglia?
Ricordiamoci che dal punto di vista della metagenealogia ognuno di noi è abitato dalle tre generazioni che lo precedono, il che fa almeno 14 persone. Da questa prospettiva, consideriamo che i segreti custoditi in una generazione siano una sorgente insana di traumi e conflitti per coloro che ci arrivano dietro.
C'è un legame tra malattia e segreti di famiglia?
Il rapporto tra malattia e segreti di famiglia è abbastanza evidente nello studio degli alberi genealogici. La famiglia è come una pentola psicologica piena di segreti, tabù, silenzi, vergogna. Ci sono omicidi, follia, furti, infedeltà, prigione, incesto, abusi... Così, la malattia non è la soluzione del problema, ma un invito ad affrontare un conflitto familiare che è rimasto segreto. Come ha scritto Françoise Dolto: "Quello che è silenzioso nella prima generazione, la seconda lo porta nel corpo. ”
Quali cose, a livello psicogenealogico, stiamo caricando sul corpo?
Sul lato destro... c'è l'eredità paterna. Lato sinistro... eredità materna. Il ventre... la madre. Problemi alla schiena... carichi i genitori. Genitori divorziati o separati... punte dei piedi si staccano. Paura della sessualità... bacino spostato all'indietro. Non ti hanno amato... petto indurito e insensibile
Se non uso parole per esprimere il mio dolore, lo esprimerò con il mio corpo?
Anne Ancelin Schützenberger lo ha studiato a fondo: "I duelli non fatti, le lacrime non versate, i segreti di famiglia, le identità inconsce e lealtà familiari invisibili" camminano sui figli e sui discendenti. "Ciò che non si esprime con le parole si esprime con i dolori". O per incidenti, come nel caso di una biznipote che perde la verginità per caso a sette anni (giocando a salto con la pertica) e studiando il suo albero, scopre che la sua bisnonna è stata il frutto di uno stupro, concepito nello stesso giorno in cui è avvenuto l'episodio.
Come si possono osservare i segreti nell'albero genealogico?
Quando l'albero vuole svelarti un segreto, crea una struttura, qualcosa che si ripete, con questo vuole attirare la tua attenzione. Ad esempio una data che si ripete, uno stile di scelta della coppia, incidenti con ingredienti simili. Questi segreti sono custoditi per vergogna, pudore, per proteggere i bambini o autoproteggersi davanti alla società.
Dove sono questi segreti?
Ogni segreto che abbiamo è nello strato che gli spetta (i quattro ego):
Le mie idee folli segrete, possiamo identificarle al livello dei miei bisnonni
Le mie emozioni segrete, sono nei miei nonni
I miei segreti sessuali-creativi sono nei miei genitori
I miei segreti materiali di territorio sono nei miei fratelli
Quando il segreto è portato da un membro della famiglia, questo lo vive come un corpo estraneo e fastidioso, il suo corpo lo vive come un tumore o un bolo alimentare che deve uscire fuori. Non dobbiamo mai dire segreti ai bambini, è un abuso.
Sappiamo anche il potere della comunicazione non verbale, se qualcuno davanti a te tace un'informazione importante, prima o poi si rivela con qualche gesto inconscio. Freud diceva: "Colui le cui labbra tacciono, parla con la punta delle dita. Si tradisce da tutti i pori”.
Claudine Vegh diceva: "Vale più conoscere una verità, anche quando è difficile, vergognosa o tragica, che nasconderla, perché ciò che tace, è subordinato o indovinato dagli altri e questo segreto diventa un trauma più grave a lungo termine".
I segreti devono essere areati se sono del presente, nel modo più appropriato e nel momento più propizio, oppure guariti con la psicomagia se sono del passato. Uno strumento utile è disegnare l'albero guarito: si tratta di fare un'opera in cui rappresentiamo tutti i membri, con disegni o fotografie attaccate come collage. A ognuno daremo il suo scopo compiuto, tutto quello che diamo lo diamo a noi stessi, e lì appariranno tutti i segreti trasformati in benedizioni.
L'albero ha dei segreti, mentre può provare a svelarli. In ogni albero appare in un certo momento un eroe, colui che lo guarisce e si guarisce, colui che osa costruire l'albero genealogico. Non esistono alberi sani perché viviamo in una società malata.
"La guarigione dell'albero consiste nel rimuovere la ripetizione, comprenderla o ripeterla in modo positivo"
Alejandro Jodorowsky
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In me tutto è incendio
Perché io non sono fatta per la vita. In me tutto è incendio! [...]
Io sono una creatura scorticata a nudo, e tutti voi portate la corazza. Tutti voi avete: l’arte, la vita sociale, le amicizie, le distrazioni, la famiglia, il dovere, io, nel profondo, non ho NUL-LA. Tutto cade come pelle, e sotto la pelle carne viva, o fuoco – io: Psiche. In nessuna forma trovo posto – neanche in quella, spaziosissima, dei miei versi!
Non riesco a vivere. In me nulla va come negli altri. Riesco a vivere solo in sogno, nei semplici sogni che si fanno di notte: ecco che cado da un quarantesimo piano a San Francisco, ecco l’alba e qualcuno che mi insegue, ecco un estraneo e d’improvviso io lo bacio, ecco che stanno per uccidermi e io spicco il volo. Non sto raccontando favole, io faccio sogni terribili e stupendi, sogni con l’amore, sogni con la morte, è la mia vera vita, senza eventi casuali, tutta fatale, dove tutto si avvera.
Marina Ivanovna Cvetaeva-
"Il paese dell'anima"
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Ogni tanto ho di nuovo il pensiero di suicidarmi , la mia vita è come un profondo oblio doloroso. Tutte le cose belle che potrebbero tenermi legata a questa esistenza come la famiglia, l'amore, le amicizie, e i piaceri terreni come il sesso, il divertimento, i viaggi, non esistono per me. Però ho paura di farlo, dato che potrei non riuscirci e a me non riesce nulla nella vita, la maggior parte delle volte perché non provo neanche. Insomma sono un fallimento, fallirei anche in questo. E poi so già cosa mi aspetterebbe. Un estraneo maneggerebbe il mio corpo da una vita tanto odiato e solo il pensiero mi infastidisce, e poi mi aspetterebbe l'oblio come se non fossi mai passata in questa terra nonostante i miei 30 anni. Dopo tutto le persone che conosco sono poche e quelle che conoscono me veramente, sono forse nessuna. E poi non vorrei dare un dolore così grande a mia madre anche se a volte proprio non ce la faccio ad immaginare di continuare ad andare avanti e non ce la faccio neanche a vedere lei che vive stando male. E adesso chi leggerà queste parole penserà che sono strana perché non si parla di suicidio, ma quando non lo fai, puntualmente le persone si chiedono perché non si è chiesto aiuto, come se si potesse ricevere un aiuto per le ferite profonde dell'anima.
-laragazzadagliocchitristi
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Che giornata strana ma bella a modo suo tra flashback e ricordi, risate in famiglia e acquisti utili per dei lavoretti targati i racconti di Vittoria Belli
Sento una sensazione strana nel petto che è sia quel vuoto che non mi abbandona da quel giorno anzi da anche prima di quel giorno, sia una sensazione di felicità nel vivere di più nella realtà e legarmi ancora alla mia famiglia, ci sono solo momenti in cui sento la tua mancanza dopo aver sentito qualcosa che mi rimanda a piccoli ricordi di quel che abbiamo vissuto o solo immaginato e mi estraneo per un poco, mi vengono gli occhi lucidi e batto forte le palpebre per non lasciare scendere quelle lacrime, non voglio piangere voglio conservare il buono che c'è stato nel mio cuore così da riscaldarlo quando sopraggiunge il freddo di un momento no.
In questo istante nella mia testa passa questa frase della Pausini "e mentre il mondo si è diviso in sette continenti, ci sono io che resto ferma nelle strade dei ricordi" ed è vero tendo a fermarmi spesso nei ricordi mi ci tuffo senza protezioni e poi mi sforzo di ritornare a galla e andare avanti.
Prima volevo urlare ai miei cugini che mi spiano sempre il telefono: «Ma davvero non vi accorgete che manca una chat da Natale su WhatsApp, quell' "animo" come lo avevate soprannominato voi e no non ho cancellato la sua chat come faccio con voi semplicemente per fare spazio, ma quella chat non c'è proprio più, come non c'è più nessun contatto con lui e credetemi fa male, fa davvero male ripensarci».
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#cos'è#laura pausini#canzone#frasi vita#andare avanti#sensazione strana#emozioni#umore#pensieri#flashback#ricordi#risate#lacrime#trattenere le lacrime#ridere#famiglia#mancanza#vuoto#fotografia#foto#scatto fotografico
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: Sellerio
Buona lettura a tutti!
PICNIC A HANGING ROCK di Joan Lindsay
“Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell'anno 1900 e tutti i personaggi sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza”.
All’Appleyard College, una rinomata scuola per signorine di buona famiglia, situata in Australia a poca distanza da Melbourne, si respira un’atmosfera di profonda allegria e di grande trepidazione: è l’alba del 14 febbraio del 1900 e le ragazze, tutte vestite di bianco, si preparano per una scampagnata a Hanging Rock, un immenso gruppo roccioso di origine vulcanica che costituisce il simbolo del paese.
La direttrice, la severa e arcigna Mrs. Appleyard sovrintende ai preparativi, mentre le ragazze si scambiano i biglietti di San Valentino. Tra loro spiccano le tre allieve più grandi: Miranda, la più bella, la più riflessiva e la più amata del collegio, Irma, la più ricca e Marion, la più intelligente. L’attempata Miss Greta McCraw, insegnante di matematica con il naso perennemente infilato in un libro e Mademoiselle Dianne de Poitiers, insegnante di francese e di ballo, giovane, elegante e ricca di fascino, sono le accompagnatrici.
Quella che dovrebbe essere una giornata di festa si trasforma in tragedia: una volta arrivata a destinazione, l’allegra brigata si dispone a trascorrere la giornata oziando, ma Miss McCraw, Miranda, Irma e Marion, seguite dall'insulsa Edith, una ragazza lagnosissima, definita dal narratore l’asina del collegio, si avventurano sulla cima della Hanging Rock e non faranno più ritorno. Soltanto Edith e Irma, in momenti diversi, verranno ritrovate, ma non saranno in grado di spiegare cos’è accaduto alle altre. Nonostante le ricerche, neanche i corpi delle scomparse saranno rinvenuti, come se la montagna le avesse letteralmente inghiottite.
Picnic a Hanging Rock è un mystery d’atmosfera in cui le descrizioni di una natura lussureggiante e selvaggia si alternano agli eventi successivi alla scomparsa delle tre ragazze e della loro insegnante durante la gita organizzata dal collegio. Il romanzo è caratterizzato dal tema del perturbante: la normalità, ciò che ci è familiare, diventa estraneo e spaventoso, provocando ansia e disagio. Una tranquilla gita in montagna non si trasforma in una semplice tragedia, ma in qualcosa di ignoto e terribile con cui tutti i protagonisti del romanzo dovranno fare i conti. La Hanging Rock si erge in lontananza, quasi fosse una creatura senziente in grado di influire in modo determinante sulla vita (e la morte) di tutti i personaggi.
Il manoscritto originale del romanzo comprendeva un finale con la soluzione del mistero: il cosiddetto diciottesimo capitolo. Tuttavia, l’editore convinse la Lindsay a rimaneggiare il romanzo, lasciando il mistero senza soluzione. L’autrice affidò al suo agente il compito di pubblicare il capitolo mancante dopo la sua morte. Ciò è avvenuto nel 1987. L’edizione italiana non comprende il diciottesimo capitolo che, in ogni caso, può essere reperito facilmente online in lingua originale con il titolo The Secret of Hanging Rock.
COSA MI È PIACIUTO
Ho avuto la fortuna di leggere questo romanzo con il gruppo di lettura #oldbutgold gestito da Teresa, Bee Book a Lula e la sottoscritta, al quale si sono unite tante lettrici e alcuni lettori con i quali abbiamo discusso ed esaminato i vari aspetti del romanzo.
Personalmente ne ho amato ogni pagina, soprattutto perché il tema del perturbante, ampiamente trattato nel romanzo, mi ha ricordato L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, uno dei miei romanzi prediletti. Inoltre, proprio quest’anno la casa editrice Sellerio ha deciso di ripubblicare una nuova edizione di Picnic a Hanging Rock dalla copertina estremamente evocativa e volevo assolutamente che questo splendido volume facesse parte della mia biblioteca.
COSA NON MI È PIACIUTO
Il romanzo ha pienamente soddisfatto le mie aspettative, ma non ne consiglio la lettura a chi non ama le pagine descrittive e ritiene che ogni mistero debba avere la sua soluzione.
L’AUTORE
Joan Lindsay (1896-1984), scrittrice e commediografa australiana, oltre a Picnic a Hanging Rock (1967), pubblicato per la prima volta da Sellerio nel 1993, oggetto di una celebre versione cinematografica di Peter Weir e di una serie TV nel 2018, ha pubblicato il libro di memorie Time Without Clocks (1962).
LA CASA EDITRICE
La Sellerio è nata nel 1969 a Palermo da Elvira Giorgianni e suo marito Enzo Sellerio su ispirazione di Leonardo Sciascia e dell’antropologo Antonino Buttitta. La casa editrice ottiene visibilità nazionale (e internazionale) con la pubblicazione nel 1978 de “L'affaire Moro” di Sciascia. Cresce il numero delle collane, a cominciare da “La Memoria”, oggi simbolo della produzione selleriana. Fra gli scrittori che hanno collaborato con la casa editrice: Gesualdo Bufalino, lanciato nel 1981, vincitore del Premio Campiello e del Premio Strega, e Andrea Camilleri ("padre" della serie TV Montalbano).
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[TRAD ITA] 230613 POST INSTAGRAM DI RM:
“Decimo anniversario💌 @bts.bighitofficial”
Traduzione prima immagine “Decimo anniversario Congratulazioni, congratulazioni”
Traduzione lettera “Il detto ‘10 anni possono cambiare anche fiumi e monti’ è vero. Ci sono stati moltissimi alti e bassi. E ci sono molte albe di cui non ho memoria. La persona che ero nei miei vent’anni e la persona che sono ora nei miei trent’anni, sono completamente diverse. Ora, il me del passato mi sembra ancora più sconosciuto. (La sensazione di) sentirsi come se un incantesimo ti fosse stato lanciato per qualcosa che qualcuno ha detto, è qualcosa di speciale. Al punto che diventa un nome o un pronome. Prima che (il nome) ‘Antiproiettile’ diventasse ‘Bangtan’ e ‘army’ diventasse ‘ARMY’… ci sono stati molti temporali, e anche tanto amore. Qualcun altro non potrebbe mai capire questo, nonostante l’impegno che possano metterci, noi abbiamo creato (il nostro) mondo. Grazie agli ARMY e alle migliaia di persone che ci hanno aiutato, siamo stati in grado di vivere momenti speciali che non potremmo mai più vivere di nuovo. Guardando al passato, e rammentando tutto, (mi accorgo che) noi siamo abituati a irrompere attraverso porte. Anche adesso, sono in grado di confermare cosa ci aspetta in (questo) secondo capitolo. Credo che qualsiasi cosa facciamo, andrà bene. Le mie preoccupazioni, e l’esistenza di due lati per tutto da quando avevo 17 e 20 anni, sono ancor’oggi presenti. Mentre maturo lentamente, imparo che ci sono molte cose a questo mondo che non possono essere spiegate a parole o attraverso messaggi, e come le cose che sembrano impossibili possano cambiare, eventualmente cambino. Ho anche imparato che qualcosa nato attraverso un ‘nome’ richiede tanta energia e tanto amore da parte di tantissime persone. Sono ancora molto inadeguato. Credo che anche in futuro, continuerò a sentirmi un estraneo (con me stesso), pieno di ansie e dolori. Nonostante ciò, continuerò a migliorare. A volte lo faremo insieme, altre volte distanti e altre volte ancora vicini. Spero davvero di avere voi al mio fianco e voi me al vostro. Ai miei membri, allo staff, alla mia famiglia e ai miei amici! E agli ARMY! Avete lavorato sodo. Viviamo bene per altri 10 anni. In questo maledetto mondo! Vi voglio bene. 2023.06.12 - Namjoon”
[TRAD ITA] 230613 COMMENTO DI JIMIN AL POST:
JM: “Ahahahahah, che cosa carina, Aspetta anche me*”
(N/B: *Inteso come ‘aspetta che ne pubblico uno anche io’)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Xina) | Trans ©btsbaragi_jk, ©odetonamu
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Karasuma's Unstable Student
Karasuma's Unstable Student by Vern1331
Karasuma Tadaomi was given a mission to teach the students of Kunugigaoka Junior High School's Class 3E the way of assassination -- all in order to kill the overpowered tentacled being who claims to destroy the Earth March next year.
There was just one student - one transfer student, to be exact - who catches his attention in a seemingly wrong way, that makes all his fight or flight response bells on the highest alert.
Words: 5611, Chapters: 4/4, Language: English
Series: Part 2 of Out of my One And Only Braincell
Fandoms: Assassination Classroom, 僕のヒーローアカデミア | Boku no Hero Academia | My Hero Academia, Katekyou Hitman Reborn!
Rating: General Audiences
Warnings: Creator Chose Not To Use Archive Warnings
Categories: Gen
Characters: Karasuma Tadaomi, Akatani "Yamikumo" Mikumo, Shiota Nagisa, Akabane Karma, Terasaka Ryouma, Korosensei, Class 3-E, Estraneo Famiglia, Midoriya Izuku
Additional Tags: Assassins & Hitmen, Italian Mafia, Assassination, Other Additional Tags to Be Added, Tags Are Hard, Villain Midoriya Izuku, Hurt Midoriya Izuku, Hurt No Comfort
Read Here: https://archiveofourown.org/works/44171044
#AO3 Feed#FanFiction#AO3 Karasuma#♠#Nagisa Shiota#Tadaomi Karasuma#Mikumo Akatani#Karma Akabane#R:G#A:Vern#BNHA AU#Assassin AU#January 2023
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Claudicante ridiscese ancora un altro arido sentiero, sicché non fu più memore dei suoi propositi, e l'erba così come i fusti e steli a frotte, gli parvero miracolosamente gialli ma sempre nuovi. L'umano pensare persino in quel luogo si conservò medesimo, poiché i suoi occhi, di traspirata fatica adornati, nuovamente si gettarono oltre quella coltre di rovi e si sposarono all'intenzione di un viottolo che se ne andava solido a tuffarsi chissà dove, fiero di scivolar dorato oltre un'ignota rupe. L'umano pensare, certo, a questo pensava. Pensava al suo pensare, e a quanto una creatura tanto sola e triste può apparire all'occhio estraneo, quando trepidante, schiva e feroce nell'animo, gioisce di un cammino aldilà delle sterpaglie. Ma quanto era vero tutto questo, e lui lo sapeva, che uno sguardo lieve incrocia il destino del mondo quando sa che una spiga di grano è ora bagnata di sole come mai non fu prima, e mai più lo sarà. Allora egli fu solo, nel cuore del mondo, nell'attimo che precede lesto un suo nuovo passo, e l'attenzione, densa, naviga oltre un altro luogo, sotto quelle vecchie scarpe, a risvegliar di lucertole un'irritata famiglia, scivolante controvoglia entro foreste di licheni e radici, e tribù d'insetti e famiglie di sassi sempre più piccoli. Antichi guardiani dormono all'ombra di qualche albero e in una ragnatela di foglie la luce si affaccia, in condivisi e numerosi anelli e prismi, disciolti in gocce e pulviscoli, naviganti silenziosi il fioco vento tutto intorno. Fu mai davvero solo chi vide questo, e ne amò ogni segno?
#poesia#pensiero#pensieri#percorso#sentiero#natura#consapevolezza#solitudine#contemplazione#cammino#bosco#melanconia#momento#percorso spirituale#viaggio interiore
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CAPITOLO PRIMO: ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ ⠀ IL PESO DI UNA PROTESI.
le luci di piltover si riflettevano nei vetri della torre del consiglio, disegnando sulle pareti ombre tremolanti che sembravano danzare con il vento. la città del progresso brillava nella notte come un gioiello, con i suoi ponti illuminati e le navi volanti che solcavano il cielo, scie di luce verde e azzurra che si mescolavano al fumo delle fabbriche. dall’alto della torre, piltover appariva perfetta, ma thalissa medarda sapeva bene che ogni pietra, ogni meccanismo, ogni scintilla aveva un prezzo. e il suo, in quel momento, le sembrava insopportabile.
la stanza di osservazione era fredda e buia, illuminata solo dai deboli bagliori della sua protesi in chemtech. thalissa s'appoggiò alla ringhiera, stringendo i denti mentre il braccio metallico si muoveva appena. ogni piccolo movimento era accompagnato da una sensazione di disagio, un freddo pungente che le percorreva la spina dorsale e le faceva tremare la mano ancora umana.
«non ti senti mai a casa qui, vero?» la voce di jayce talis ruppe il silenzio. il giovane scienziato si era appoggiato allo stipite della porta, osservando thalissa con un’espressione preoccupata; colpevole.
thalissa non rispose subito. lo guardò solo per un istante, poi tornò a fissare la città sottostante. «non è il posto, jayce. è .. questo.» sollevò il braccio meccanico, lasciandolo ricadere pesantemente lungo il fianco. il rumore del metallo che sbatteva contro la ringhiera fece eco nella stanza. «è come se fosse vivo. come se .. come se mi stesse divorando da dentro.»
jayce si avvicinò, poggiando una mano sulla spalla della ragazza. «lo so. stiamo facendo tutto il possibile per capire cosa stia succedendo. il chemtech è complesso, ma troveremo una soluzione, te lo prometto.»
thalissa scosse la testa, lasciando che una treccina le ricadesse sugli occhi. «è sempre lo stesso, jayce. ogni esame, ogni test .. non cambia nulla. questo braccio è un errore. un esperimento fallito.»
jayce la fissò, stringendo le labbra. era difficile guardarla e non provare una fitta al cuore; lui era stato l’artefice della protesi, lui aveva deciso di impiantargliela dopo l’attentato. «non è un errore, thalissa. sei viva grazie a questo braccio. ma capisco come ti senti. sto lavorando a un nuovo prototipo, un’implementazione hextech che potrebbe ..»
«non mi serve un altro prototipo!» sbottò lei, voltandosi bruscamente. «non sono una delle tue invenzioni da migliorare ogni volta che si rompe un pezzo. sono ..» si interruppe, incapace di trovare le parole. era ancora umana o era ormai solo un guscio di carne che cercava d'adattarsi a un meccanismo estraneo?
jayce s'allontanò, ferito dalle sue parole ma consapevole di non poter controbattere. «mi dispiace. so che è difficile ma non smetterò di cercare un modo per aiutarti.»
thalissa lo osservò uscire dalla stanza. la figura dello scienziato fu inghiottita dal buio del corridoio. rimase sola, con il ronzio costante della protesi che sembrava amplificarsi, invadendo ogni angolo della sua mente. tornò a fissare piltover .. o una via di fuga.
nella solitudine della notte, i ricordi dell’attentato riaffiorarono. le strade di piltover erano state trasformate in un inferno di fiamme e fumo. thalissa rimembrava le urla, il suono assordante degli spari, il dolore acuto quando la lama dei ribelli di zaun le aveva strappato il braccio. era stata fortunata a sopravvivere, ma ogni giorno si chiedeva se quella fortuna avesse avuto un prezzo troppo alto.
melissa medarda, sua madre, l’aveva stretta in un abbraccio soffocante, dicendole che sarebbe andato tutto bene, ma thalissa vedeva la paura nei suoi occhi. non era il timore per la figlia, ma per ciò che avrebbe potuto significare per la famiglia, per la loro posizione. ambessa medarda, sua nonna, l’aveva guardata con freddezza; giudizio silenzioso che pesava più di qualsiasi parola. per loro, thalissa doveva essere un simbolo di forza, una guerriera inarrestabile, e non una ragazza spezzata.
ritornò al suo studio: una piccola stanza piena di libri, mappe e progetti. tra le cianfrusaglie e le carte sparse, un vecchio diario di pelle catturò la sua attenzione. lo aprì con esitazione, scorrendo le pagine fitte di appunti fino a trovare un nome che aveva sentito solo nelle storie degli anziani di piltover: heimerdinger. le annotazioni di jayce erano confuse, piene di disegni e formule, ma un passaggio catturò la sua attenzione:
"la tecnologia hextech è solo il primo passo. heimerdinger aveva idee che andavano oltre, ma nessuno era pronto ad ascoltarlo. quando se ne andò per la nevermore, piltover perse qualcosa di più di un semplice scienziato. persero un visionario."
thalissa sfiorò il nome con le dita, sentendo un brivido lungo la schiena. heimerdinger era una leggenda, un nome che riecheggiava nei corridoi della scienza ma che era stato dimenticato da tutti, eccetto coloro che osavano cercare verità al di là del progresso. si diceva che avesse lasciato piltover per rifugiarsi alla nevermore university, un luogo lontano, nascosto tra le nebbie del vermont; una pensione forzata.
mentre leggeva tali parole, un pensiero prese forma nella sua mente: piltover non aveva più nulla da offrirle. jayce, melissa, ambessa .. nessuno poteva capirla. ma heimerdinger, con le sue teorie e le sue invenzioni, poteva essere la sua unica speranza. thalissa ripose il diario, percependo il battito del cuore che si mescolava al ronzio del braccio meccanico.
doveva trovarlo. doveva andare alla nevermore, scoprire la verità sull’hextech e, forse, trovare una soluzione al rigetto che la stava lentamente consumando. piltover poteva restare con le sue luci e i suoi sogni di gloria. thalissa aveva bisogno di qualcosa di più: aveva bisogno di una via di fuga, una seconda possibilità. e sapeva che non l’avrebbe trovata rimanendo nelle torri dorate della città del progresso.
stringendo i pugni, thalissa si voltò verso la porta, determinata a lasciarsi tutto alle spalle. «non sono un esperimento fallito,» sussurrò tra sé. «sono solo all’inizio.»
e con quel pensiero, il suo cammino verso la libertà ebbe inizio.
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Paderno Dugnano, il 17enne racconta la notte della strage Emergono sempre più dettagli sulla strage di Paderno Dugnano, alle porte di Milano, dove un 17enne, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, ha ucciso con 68 contellate il padre, la madre e il fratello di 12 anni. A raccontare quei terribili momenti è stato proprio il giovane, detenuto in carcere Emergono sempre più dettagli sulla strage di Paderno Dugnano, alle porte di Milano, dove un 17enne, nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, ha ucciso con 68 contellate il padre, la madre e il fratello di 12 anni. A raccontare quei terribili momenti è stato proprio il giovane, detenuto in carcere. Il compleanno del padre Gli omicidi sono avvenuti poche ore dopo i festeggiamenti per il 51esimo compleanno del papà. «È stata la sera della festa che ho pensato di farlo, non avevo ancora ideato questo piano, però avevo pensato di usare comunque il coltello perché era l'unica arma che avevo a disposizione in casa", ha messo a verbale l'adolescente. «Se ci avessi pensato di più non l'avrei mai fatto, perché è una cosa assurda», ha aggiunto. Ferocia e premeditazione Il racconto della strage è avvenuto durante l'interrogatorio di un'ora e mezza nel carcere minorile Beccaria di Milano, al termine del quale la gip Laura Margherita Pietrasanta ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare detentiva, con la possibilità di trasferimento anche in altro istituto penitenziario minorile. La giudice ha evidenziato la «singolare ferocia e l'accanimento nei confronti delle vittime», ma anche la «preordinazione dei mezzi» e la «propensione a cambiare e aggiustare la versione dei fatti». Oltre alla «pericolosità sociale» e alla sua «incapacità a controllare i propri impulsi». Da qui il pericolo di reiterazione del reato, ossia che possa ancora uccidere, e pure la conferma del quadro accusatorio, nell'inchiesta dei carabinieri e della procuratrice facente funzione Sabrina Ditaranto e della pm Elisa Salatino, e dell'imputazione di triplice omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione. L'enigma del movente Riguardo all'enigma sul movente, le parole del giovane girano ancora attorno a quel malessere per il quale lui voleva trovare una «soluzione». Ha raccontato che già da «qualche anno» aveva maturato «l'idea di vivere più a lungo delle persone normali, anche per conoscere il futuro dell'umanità» e aveva iniziato a «sentirsi un estraneo». Aveva pensato di scappare, di andare in Ucraina, ma non gli sembravano soluzioni utili per il suo «scopo». La strage causata dal «malessere» «Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima", ha cercato di chiarire il ragazzo, dicendo, però, pure che non ce l'aveva con la famiglia nello specifico. «È da quest'estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può avere influito». Sentiva, comunque, la pressione della famiglia. E ancora: «Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c'era qualcosa che non andava, perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene». Percepiva «gli altri come meno intelligenti e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili». Le ultime parole del padre Negli atti si legge tutta l'atroce ricostruzione della strage. «I miei genitori - ha affermato - sicuramente mi hanno parlato chiedendomi cosa fosse successo e perché avessi l'arma in mano. Io però non ricordo se li ho colpiti anche in camera loro». Sono stati «svegliati dalle urla di mio fratello». Nelle relazioni degli esperti il giovane ha detto che lui pensava «alle guerre e mi commuovevo pensando a queste situazioni», mentre «questo non lo vedevo in amici e familiari». La testimonianza del nonno materno Il nonno materno, che testimoniando ha parlato di una «famiglia perfetta» all'apparenza e che ora può incontrarlo con gli altri familiari, ha spiegato che il nipote gli ha detto che l'aveva fatto perché voleva «lasciare i beni materiali» e lui aveva inteso che voleva «staccarsi dai genitori». Gli ha chiesto pure perché se la fosse presa anche col fratello di 12 anni, fino ad ucciderlo, e il 17enne ha risposto: «Non sarei riuscito ad abbandonarlo».
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