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Il male che non c’è – Un viaggio nell’inquietudine contemporanea attraverso lo sguardo profondo di Giulia Caminito. Recensione di Alessandria today
Un romanzo che esplora le ombre del male, le contraddizioni dell'animo umano e la complessità del vivere moderno.
Un romanzo che esplora le ombre del male, le contraddizioni dell’animo umano e la complessità del vivere moderno. Recensione:“Il male che non c’è” di Giulia Caminito è un romanzo che tocca con precisione chirurgica le ferite dell’animo umano, esplorando il confine sottile tra bene e male, tra luce e ombra, in una società contemporanea in crisi. Caminito offre al lettore un’esperienza narrativa…
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Come la storia ha trattato male il dodo
Storia e arte di Mikel Angelo Francisco
Quando si tratta di specie che sono state denigrate e maltrattate dalla storia, poche, se non nessuna, possono essere paragonate al dodo (Raphus cucullatus). L'ultimo avvistamento confermato di questo uccello risale al 1662—meno di 100 anni dopo che i marinai olandesi invasori avevano notato per la prima volta la sua esistenza sull'isola africana di Mauritius. Col tempo, l'uccello incapace di volare è diventato il simbolo sfortunato del fallimento evolutivo. La sua reputazione di essere terribilmente inadatto alla sopravvivenza ha cementato il suo posto nella cultura popolare e nel lessico del mondo anglofono come simbolo di obsolescenza ("morto come un dodo") e pura stupidità ("stupido come un dodo").
Per secoli, la narrazione dominante sul dodo era che fosse comicamente goffo, grasso, e inadatto a sopravvivere in un mondo dominato dagli umani. Supponendo che fosse così, la sua incapacità di volare lo rendeva una preda facile per i coloni europei, che lo portarono rapidamente all'estinzione.
Ma recenti studi suggeriscono che fosse agile e capace, muovendosi abilmente tra alberi e rocce con forti gambe. Aveva un buon senso dell'olfatto e potrebbe essere stato intelligente quanto un piccione. La stupidità non ha condannato il dodo; gli umani sì. Fu la caccia, insieme all'introduzione di specie invasive come i ratti, i gatti e i maiali che rovinò il suo habitat e distrusse il suo cibo.
Questo solleva la domanda: come abbiamo fatto a sbagliare così tanto sul povero dodo?
Dopotutto, questa specie non è come i dinosauri non aviari, scomparsi milioni di anni fa, di cui non abbiamo mai visto uno dal vivo nel contesto geologico. Di fatto, il dodo è uno degli esempi più celebri di una specie la cui scomparsa si è svolta sotto i nostri occhi. Sicuramente, qualcuno con un pennino e un pezzo di carta avrebbe potuto registrare come apparisse e si comportasse un dodo vivo, giusto?
La risposta, ovviamente, è no. Sfortunatamente, l'accuratezza delle loro rappresentazioni lasciava molto a desiderare, per usare un eufemismo.
Curiosamente, Carl Linnaeus stesso propose un nome binomiale per il dodo: Didus ineptus ("dodo stupido"), che risultava terribilmente adatto.
Inoltre, vale la pena notare che quando il dodo scomparve, non avevamo ancora standardizzato come categorizzare gli esseri viventi. Ciò significava anche che nessuno aveva lavorato con un esemplare tipico —un "punto di riferimento" accettato per descrivere i tratti fisici del dodo.
In aggiunta, il dodo morì durante un periodo anomalo nella storia scientifica: non solo la tassonomia moderna non esisteva ancora, ma anche la nostra comprensione dell'estinzione—di come l'intera popolazione di una specie potesse cessare di esistere—era ancora un concetto nuovo.
A un certo punto, le persone dubitarono persino dell'esistenza reale del dodo, e questo divenne associato a creature mitologiche come il grifone e la fenice dell'antichità mitologica.
Con tutte queste considerazioni, un team di ricercatori britannici ha affrontato il compito (anche se inevitabile) di districare i nodi della nomenclatura del dodo. Questo processo ha comportato l'esame di circa 400 anni di letteratura, nonché di documenti sul dodo. Pubblicarono il loro studio nello Zoological Journal of the Linnean Society.
Nel loro articolo, confermarono che il dodo e il suo più stretto parente estinto, il solitario di Rodrigues (Pezophaps solitaria), appartenevano alla stessa famiglia dei piccioni e delle colombe (Columbidae).
Non è solo una questione di pedanteria scientifica: studiare la storia del dodo può chiarire il suo ruolo nell'ecosistema di Mauritius, il che fornisce informazioni utili per la conservazione degli habitat e delle specie.
Questo può salvare altre specie dall'estinguersi come il... tu sai. (Ancora deluso.)
(via Il Dodo non era così stupido come pensavamo)
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LA POVERTÀ
Non è malattia, nemmeno contagiosa, non è incapacità a vivere nella società e nemmeno nullità.
La povertà è uno stadio della vita in cui, se non vuoi giocare alle regole dettate da consumismo e capitalismo, vieni messo a giocare.
Lotti coi poveri per ritornare tra il mondo folle dei benestanti.
Ma benestanti in che modo?
Gente che si vanta del proprio patrimonio, delle proprietà, dell'auto nuova, del vestito firmato, della casa moderna disegnata dal valente architetto… tutto questo mentre un pianeta muore, soffocato da pattume e guerre di intolleranza.
Nasciamo tutti poveri, uguali, nudi e crudi.
Poi iniziano le differenze, subito dopo che si esce da una nursery.
Guardate quella stanza, andatela a vedere anche se non avete mai fatto un figlio e mai ne farete. Potete vedere tanti esseri umani poveri e felici, uguali e privi di ogni condizionamento. Questo stato fantastico dura qualche giorno, poi tutto comincia a rotolare verso logiche anti umane studiate da uomini che considerano la gente solo massa produttiva.
Da quel momento in poi avrai un nome, un cognome, un numero e dovrai consumare, costare e pagare, guadagnare e spendere o far spendere.
Tutto, da quel momento di catarsi in poi diventerà solo ed esclusivamente legato al denaro. Entrate e uscite. Dare e avere.
Se ritornassimo tutti a quel momento e ripartissimo, se non fisicamente almeno mentalmente, potremmo rivalutare tutto il senso della nostra esistenza di persone tristi condizionate dal desiderio di avere, possedere, consumare.
Ci siamo dimenticati di come eravamo, ci siamo abbandonata dietro le spalle la povertà, quella povertà che vissero i nostri padri o nonni durante le due devastanti guerre mondiali.
Pochi uomini che decidono di distruggere milioni di altri esseri perché altrimenti la povertà ci soffocherà.
Anche ora siamo diventati troppi e il pianeta non regge il nostro continuo consumare. Si sta pensando a una nuova guerra e i potenti delle nazioni più bellicose stanno pensando a quante vittime dovranno lasciare sul terreno di gioco. Chi è più ricco perderà meno pedine, chi è più povero dovrà pagare il prezzo più alto.
Non ci sono altre formule di regolazione della popolazione su questo pianeta, da che esiste l'essere umano la storia continua a ripetersi.
La POVERTÀ è sempre bandita da ogni feudo, paese, città o metropoli. La povertà e ai margini perché la società consumistica si alimenta solo della follia dei ricchi.
Ma la povertà è verità. Se togliessimo quel paravento mentale, che ci impedisce di vedere oltre i condizionamenti, potremmo ritrovarci bambini, uguali, semplici ma grandiosamente liberi.
Uno stato di grazia che poi mai più si potrà ripetere, un modo su cui dovremmo investire la nostra esistenza per farlo continuare, per portarlo come modello di vita.
Ma la povertà conviene che ci sia solo per pochi, una emarginazione per chi è "difettoso", un business per chi riesce a lucrare anche sulla povertà.
Ecco, iniziamo a capire che la POVERTÀ non è qualcosa di negativo. In inglese poverty è la radice di power.
MIB
Quadro di Mike Bongiorno
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
POLISEMIA
L’opera d’arte è sempre un segno indefinito, aperto, incostante. Non riveste rilievo assoluto l’intenzione dell’autore. Può essere arbitrario e forviante anche il titolo. Non è necessaria nemmeno la biografia dell’artista. Infine, non conta neppure il tempo e le vicende che accompagnano la stesura del testo pittorico. Questo, si anima di un inconscio insondabile sia all’autore che all’osservatore: una traccia talmente profonda che può essere lambita fino alla soglia. E non oltre. Così, la “lettura” di un’opera è abbandono del già noto e apprezzamento dell’ignoto. Il mistero di un volto, di un’espressione, di un gesto, delle cose, appartiene a un’ermeneutica che si rinnova, “esistenza sempre ricominciata”: frase formidabile di Maurice Merleau-Ponty nella descrizione della pittura di Paul Cézanne. Dunque, anche nei ritratti di Hayez, la loro descrizione distintiva appare insoddisfacente: si coglie qualcosa che la supera e la rende superflua. Mentre si manifesta, tutto il resto tace. Fino al prossimo sguardo.
- Francesco Hayez (1791 - 1882):
“Malinconia”, 1840/41, Pinacoteca di Brera
“Pensiero malinconico”, 1842, collezione privata
“La Meditazione”, 1851, Galleria d’Arte Moderna, Verona
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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Avvertenze: scritto da ubriaco, mai riletto
9 Tra alcol e alieni
L’indecisione se scrivere o meno è forte. Mi ero promesso di restare lontano dal telefono, moderna carta e penna, però i pensi continuano a richiamarsi per via dell’alcol. Prima mi chiedevo come si chiamasse il barman, poi mi sono ricordato una citazione di Shakespeare che “una rosa avrebbe lo stesso profumo anche se si chiamasse con un nome diverso”, quindi l’effimeratezza del nome. A questo ho collegato anche l’accademia di Lagado de “I viaggi di Gulliver” dove le parole risultano talmente superflue che gli scienziati portano dietro dei carretti carichi di robe da mostrare. Ricordi del liceo di 10 anni fa. Quanto siano attendibili non so, ma concettualmente li capisco. Quando il nome diventa solo una convenzione sociale, non esiste… alla fine sono solo suoni, al limite della teoria delle stringhe: una vibrazione che in qualche modo dà significato alla realtà, forse anche esistenza. Non so, questioni fuori dal mio campo di studi ma che mi affascinano. Forse un giorno saprò fregarmene di tutto e studiare tutto quello che voglio, quando la malattia e la sonnolenza se ne andranno. Spero presto. Ho sempre vissuto per il sapere e già dalle elementari volevo essere uno scienziato, nel senso più largo del termine. Come un Leonardo. Volevo sapere di tutto un po’ per non aver problemi a destreggiarmi tra i problemi, a danzare tra la conoscenza collegando tutto a tutto. Già, come se fosse una teoria del tutto ma non solo della fisica, anche della biologia, medicina, matematica, informatica, arte ecc… Se avessi tale concezione molto probabilmente sarei indistinguibile da un Dio. Del resto una specie superiore alla nostra con tale conoscenza come potremmo pensarla come aliena e non come divinità? Alla nostra visione sarebbe tutti esseri soprannaturali. Alla fine questa è la visione delle civiltà cosmiche, mi fermo perché tra il paradosso di Fermi, le simulazioni, la teoria delle civiltà non mi ricordo molto e non vorrei commettere altri errori.
Piccolo stacco derivato da conversazioni sulle ragazze di oggi. Spesso è difficile trovare qualcuna che non sia solo carne, che abbia quell’elemento della passione mentale che quando la penetri non è solo con il cazzo ma le entri in mente. L’unione tra le menti, quando l’atto sessuale si compie ti estranei, derealizzi, depersonalizzi. Entri nella sua mente. Il corpo diventa solo come un tramite con data di scadenza. Io parlo del sesso, amore, riproduzione o qualsiasi altro termine associabile a due che scopano come una sintesi tra corpi. Un mito delle metà di Platone portato all’estremo. Ho sentito di alcune droghe che annullano il tuo io, qui sto parlando di un’azione naturale ma al tempo stesso innaturale data dal fatto che noi siamo esseri con coscienza e pensiero. Va bene, basta scopate che mi sembrano precluse. Posso andare ad escort, posso gustarmi la “carne” come un lupo gusta un agnello… ma dove sta il mio vero banchetto se non nella mente? Se non distruggere l’altra persona attraverso l’orgasmo, farla perdere da se stessa, di se stessa per far sì che sia parte di me e che diventi quasi maestro di vita? Mi chiedo spesso se questi pensieri siano comprensibili siccome sono flussi di coscienza, sgrammaticati, scorretti nella consecutio temporum… è inutile… mischio sesso ed erotismo alla grammatica e alla cultura. Non riesco a separarle.
Basta pensare, ma fa parte di me. Ho provato a scindermi tra animale ed umano ed ho fallito. Forse dovrei far imparare a convivere queste due nature e come Machiavelli usare sia leone che volpe. Ci proverò, magari è la soluzione.
Alieni noi? Io mi alieno da tutto questo. Che ho da perdere? Che ho da essere impopolare nel leggere un libro mentre bevo birra e whiskey come Bukowski in un pub? Nulla! Che ho da perdere nell’essere me stesso, la versione migliore o peggiore? Nulla! Sono già il nulla e non posso rischiare niente. Ho solo da guadagnare. Quindi domani, sabato, mi porto dietro un libro di Bukowski da leggere con il suo drink preferito. Va bene comunque. Magari sarai la scusa giusta che aspettavo da tempo per parlare con qualcuna. Ci sta. Sperimentiamo come ogni artista nei secoli. Mi ricordo quando non sapevamo che cazzo fosse la prospettiva nei quadri e l’abbiamo trovata.
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Domenica piovosa.
Sembra che il bel tempo e il caldo quest'anno non verranno che per un breve periodo come capita quando l'inverno non è tanto freddo, pensandoci la quantità di neve caduta nei mesi fa indica che le temperature non sono state poi così rigide, se fa -20° non nevica. In questa giornata uggiosa alla Lucio riprendo alcuni ascolti fatti in questi ultimi anni di studio-ascolto e ricerca partendo da una frase di John Cage “music never stops, only the listening” (la musica non si ferma mai, solo l'ascolto), frase semplice ma con un significato potente e diretto, naturalmente dipende dall'interpretazione che si da soprattutto alla seconda parte. Non c'è nulla di male nel fermarsi ad un periodo storico musicale, molti dicono erroneamente che non c'è più buona musica ma non è vero si sono solo fermati a quel periodo perché gli piace o semplicemente non hanno voglia di evolversi, cosa che invece fa la musica che attraverso l'avanguardia porta nuova linfa e sonorità.
Questo discorso vale anche per altre forme d'arte, ma la semplificazione dei tempi moderni con l'etichettatura forzata a tutto, dalle persone alle cose, è secondo me un male della società moderna, almeno di quella parte di società che si omologa ad un sistema per vivere in una confort zone ed evitarsi l'avventura meravigliosa che è la vita, caotica ed imprevedibile, molti preferiscono la stabilità di una vita monotona e con i tempi scanditi (si, come quelli del panettone :D) dalla campanella della scuola prima e poi dalla sirena e dal rumore della macchina obliteratrice del loro cartellino, in una spirale che si stringe al centro dove tutti troviamo irrimediabilmente la fine della nostra esistenza. "Ognuno fa quello che vuole", questa frase è un must per ogni occasione, in qualsiasi discussione dove ci sono diatribe di ogni sorta usarla è una via d'uscita, da accoppiare spesso con "vado al bagno" o "devo andare", l'importante è andare, muoversi, la staticità dei tempi moderni che ci vogliono fermi sui nostri divani, sedie da ufficio davanti a schermi, sta piano piano ammorbando il nostro essere, quella parte di noi che cerca l'avventura, che non è il tradimento della partner o la serata trasgressiva come molti pensano, l'avventura è la ricerca di se stessi, scoprire quanto c'è un mondo enorme dentro noi più che fuori di noi, ma nella società dell'immagine dove conta quanto tu sia bello e bravo all'esterno pochi capiranno, forse nessuno, che tu sei dentro e non fuori, spesso non lo capisci neanche tu e cerchi di modificare il tuo involucro in modo da piacere a persone che usano il prosciutto al posto delle lenti a contatto.
Io sono la mente, non il corpo, Rita Levi Montalcini. Questa è la frase che mi piace di più in assoluto. Senza andare oltre a questi discorsi oggi si continua a studiare cercando di cogliere le sfumature di luce e ombre di un capolavoro, almeno per me, della musica che ha più di 50 anni. Buon ascolto.
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Il mistero delle ninfee: Monet e la rivoluzione della pittura moderna
Ogni qual volta lo scrittore Ross King decide di affrontare la narrazione di un artista o un’opera colossale, lo fa con serietà approfondendo i suoi studi in modo quasi maniacale. Anche nel caso del volume che ha dedicato a Monet, prima di mettersi al lavoro, ha impegnato mesi nell’approfondire la conoscenza del pittore, delle sue opere e soprattutto della sua esistenza senza tralasciare le…
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La legge di attrazione: come applicarla nella tua vita
Scopri il potere trasformativo della Legge di Attrazione in questo illuminante e-book. Con una spiegazione approfondita che unisce antica saggezza e moderna scienza, Edoardo Belletti ti guida attraverso i principi universali che possono plasmare la tua realtà. Imparerai come i tuoi pensieri e le tue emozioni influenzano direttamente la tua esistenza e come puoi utilizzare questo potente strumento…
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La mente quantistica collegata all'Universo
Le fibre nervose nel cervello generano entanglement quantistico? Uno studio teorico suggerisce che nel cervello potrebbe verificarsi entanglement quantistico, ma gli esperti avvertono: servono altre prove. Dal mondo subatomico alle profondità del nostro cervello: l’entanglement quantistico, uno dei fenomeni più enigmatici della fisica moderna, potrebbe essere il direttore d’orchestra nascosto dietro la sinfonia neuronale che chiamiamo pensiero. Un team di ricercatori cinesi ha recentemente gettato luce su questa possibilità. E lo ha fatto proponendo un modello in cui le fibre nervose generano coppie di particelle quantisticamente legate. Una teoria di frontiera, che stravolgerebbe la nostra comprensione del cervello, e che naturalmente solleva anche domande fondamentali sulla natura della coscienza e sulla linea di confine tra il mondo quantistico e quello macroscopico. Il mistero della sincronizzazione neuronale Il cervello umano è un organo di straordinaria complessità. Miliardi di neuroni che si attivano simultaneamente “tormentano” da tempo i neuroscienziati: come fanno queste cellule a coordinarsi con una precisione quasi istantanea? Yong-Cong Chen dell’Università di Shanghai e i suoi colleghi hanno proposto una risposta sorprendente: l’entanglement quantistico. L’entanglement: un fenomeno “spettrale” L’entanglement quantistico, descritto da Einstein come una “azione spettrale a distanza”, è un fenomeno in cui due particelle diventano così intrinsecamente legate che lo stato di una influenza istantaneamente lo stato dell’altra, indipendentemente dalla distanza che le separa. Questa proprietà, finora osservata principalmente a livello subatomico, potrebbe, secondo i ricercatori, giocare un ruolo cruciale nel funzionamento del cervello.
Il modello proposto: mielina e fotoni Nel suo studio (che vi linko qui) il team di Chen ha focalizzato la sua attenzione sull’interazione tra le guaine mieliniche, che rivestono le fibre nervose, e i fotoni prodotti all’interno del cervello. Secondo i loro calcoli, quando fotoni infrarossi collidono con una guaina mielinica, modellata come una cavità cilindrica capace di immagazzinare e amplificare la radiazione elettromagnetica, si verifica un fenomeno interessante: la guaina emette due fotoni in rapida successione, e molte di queste coppie risulterebbero entangled, legate l’una all’altra. Implicazioni per la comunicazione neuronale Se confermata sperimentalmente, questa teoria potrebbe spiegare come parti “distanti” del cervello comunicano così rapidamente. Chen suggerisce che la proprietà di entanglement quantistico potrebbe essere trasmessa ad altre parti dei neuroni, come i “pori proteici” coinvolti nella segnalazione elettrica. Questo permetterebbe una sincronizzazione molto più rapida rispetto a qualsiasi altro tipo di connessione conosciuta. Le reazioni della comunità scientifica: cautela e scetticismo Nonostante l’entusiasmo generato da questa teoria, molti ricercatori rimangono cauti. Bo Song dell’Università di Shanghai per la Scienza e la Tecnologia e Yousheng Shu dell’Università Fudan, entrambi non coinvolti nello studio, hanno commentato che l’introduzione dell’entanglement quantistico nelle neuroscienze “è di natura piuttosto speculativa”. In sintesi, prima di affermare che il cervello sia una sorta di super computer quantistico serve un bel po’ di lavoro. La sfida principale rimane la verifica sperimentale di questi fenomeni quantistici in un sistema biologico così complesso come il nostro cervello.
Chen e il suo team sono consapevoli delle difficoltà che li attendono: la prossima fase della loro ricerca si concentrerà sullo studio teorico di come l’entanglement quantistico potrebbe influenzare le funzioni cerebrali. Come sottolinea Chen stesso, “la mera esistenza di fotoni entangled nel cervello non prova, di per sé, che essi guidino la sincronia di milioni di neuroni”. Ma se lo facessero… “Mente quantistica”, un campo di ricerca in evoluzione L’idea che fenomeni quantistici possano giocare un ruolo nel funzionamento del cervello non è nuova, ma questa ricerca offre un modello matematico concreto per esplorare questa possibilità. Il dibattito sulla “cognizione quantistica” rimane acceso: la sfida per il futuro sarà trovare modi per testare queste teorie sperimentalmente, colmando il divario tra la fisica quantistica e le neuroscienze. La ricerca sull’intersezione tra meccanica quantistica e neuroscienze continua a sfidare i nostri preconcetti sulla natura della realtà e della coscienza, e forse ci aiuterà a capire che alcuni dei segreti più profondi dell’universo vivono dentro di noi. Read the full article
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“Fuori” è il nuovo singolo di DANIEL MEGUELA
E’ disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "FUORI", il nuovo singolo di DANIEL MEGUELA.
"Fuori", il nuovo singolo di Daniel Meguela che anticipa l'uscita dell'album "L'Amore mi trattiene", è un brano che mette in luce il disagio sociale nella sua spasmodica ricerca della serenità e rappresenta un grido dei più soli, che emarginati dalla società stessa sopravvivono nella speranza di poter ricominciare, mentre il mondo social, veloce e cinico non si accorge neanche della loro esistenza.
La canzone presenta un sound dinamico: un pop anni '80 ma con lo stile della musica attuale. L'arrangiamento incalzante si fonde armoniosamente con un testo riflessivo che, a tratti, diventa malinconico. Questa combinazione conferisce al pezzo una particolare unicità, valorizzata ulteriormente dalla voce di Daniel Meguala.
Spiega l'artista a proposito del brano: «C'è una parte del mondo invisibile che vive fuori, nella bellezza della vita reale ma pur sempre ai margini, sola. Ognuno di noi, metaforicamente è un colore che fa parte di questo mondo e nessun essere umano dovrebbe essere mai emarginato "FUORI"».
Il videoclip di "Fuori" con la partecipazione dell'attore italiano Jonis Bascir racconta la storia di un uomo che, dopo anni di prigione, viene scarcerato e si ritrova in un mondo cambiato. Sentendosi invisibile e alienato, vaga per la città cercando qualcosa di familiare, ma viene evitato e scambiato per un ladro o un senzatetto. Decide di andare alla sua vecchia casa, sperando di trovare sua figlia, ma scopre che è in vendita e disabitata. Non ha niente con sé, solo la speranza che in un attimo gli è stata rubata dalle inevitabili circostanze. Lo sconforto e la paura prendono il sopravvento.
Per un attimo si china su se stesso come un guerriero sconfitto dal fato. Il dolore è visibile nel suo volto mentre, disperato, si incammina verso l'ignoto, trovandosi davanti a un marciapiede che conduce verso una spiaggetta con un mare blu profondo. L'uomo, quasi isolato da tutte quelle persone che prima lo ignoravano o disprezzavano, si trova davanti a un bivio: continuare o cedere. Quella libertà tanto desiderata non era dolce come l'aveva sognata.
Mentre sta per fare il passo decisivo, un bambino lo salva dall'abisso invitandolo a giocare a pallone, restituendogli un senso di identità e speranza. La storia si conclude con un messaggio di speranza per il protagonista, ma solleva una riflessione sulla difficile reintegrazione dei "Ricominciati" nella società e la mancanza di supporto da parte dello Stato per queste persone. Il videoclip è stato candidato ai Festival Internazionali più importanti, data la sua importanza sociale.
Guarda il videoclip su YouTube:
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Biografia
Daniel Meguela, classe 1976, già nella primissima infanzia rivela una personalità brillante, eclettica e polivalente. La sua spiccata sensibilità lo porta ben presto a creare un suo mondo melodico fatto di emozioni e musica, tradotte con grande semplicità ed immediatezza.
Inizia fin da subito a comporre i suoi brani, curando personalmente la stesura del testo e della musica. Infatti, nel 1987, a soli 11 anni, si classifica in prima posizione in un festival canoro in occasione di El Clásico a Barcellona, con il brano Se fosse amore.
Negli anni '90 si dedica anche alla danza moderna, passione parallela alla musica, tanto da far parte del corpo di ballo della trasmissione musicale Mio Capitano di RAI2 del 1996.
Nel 1998 partecipa al Contest Live Studio Aperto creato da Claudio Baglioni in occasione del suo concerto "da me a te" presso lo Stadio Olimpico di Roma. Inizia da qui un vigoroso percorso formativo che lo aiuterà a perfezionare la sua vena creativa, con l'ausilio di importanti musicisti e arrangiatori. Questa formazione confluisce naturalmente nella produzione di una grande quantità di brani, anche con lo pseudonimo di Daniel Ventura.
Nel 2006 il brano Saró Qui viene inserito nella compilation Hit Mania Champions.
Dallo stesso anno fino al 2011 inizia a collaborare nell'entourage di Paolo Carta musicista e produttore di Laura Pausini.
Nel contempo siamo nel 2008 esce un suo nuovo lavoro. Un progetto artistico che comprende tra gli altri, due brani: In 8 minuti e Madre Terra, con i quali Daniel inizia a scalare i vertici delle classifiche di Music Box Italia.
Nel 2009 l'attività di studio ricerca musicale, unitamente a quella di scrittura, prosegue in abbinamento a vari tour di promozione radiofonica, come quello di Radio105. Nel corso dell'anno viene realizzato il video del brano Madre Terra che vede la partecipazione professionale di un'intensa Martina Colombari, premiato nella VII edizione del Premio Roma Videoclip La promozione su scala nazionale porta Daniel in varie manifestazioni; partecipa in qualità di ospite: al Premio Pigro dedicato al grande Ivan Graziani, al programma tv di RAI1 FESTA ITALIANA condotta da Caterina Balivo, al TG1 Note ed infine alle presentazioni sala stampa di SANREMO 2010.
II 2015 si apre con l'incontro fortunato tra Daniel e la 90.01 Records, una giovane etichetta discografica, che crede nel suo talento genuino e senza "fumo negli occhi". Inizia così un'intensa collaborazione professionale.
Il 2017 è l'anno della conferma. In un tempo falso sarò vero, trasformerò con te gli ostacoli in pianura, vedrai... è la chiave rivelatrice del singolo Voglio Respirarne uscito il 24 Novembre dello stesso anno, brano che ha anticipato il suo nuovo album dal titolo COMPOSTOUNICO, ovvero una sintesi musicale di esperienze, persone e vita vissuta.
Nel 2018, esce il suo secondo singolo Sei Come Sei la semplicità di un pop melodico, elegante e diretto, che si piazza in alto nelle classifiche YouTube.
Ma è ad Ottobre 2018 che Daniel svela la sua vena sportiva per la sua squadra calcistica del cuore, la S.S.Lazio, incidendo per lei il nuovo inno Più In Alto Degli uomini, di cui è ovviamente autore, ed anch'esso raggiunge subito ottimi risultati di visualizzazioni. L'inno diventa anche sigla di chiusura del noto programma radiofonico QUELLI CHE HANNO PORTATO IL CALCIO A ROMA condotto dal famoso telecronista sportivo Guido De Angelis.
Dopo un periodo di nuove sperimentazioni che lo porta a girare ancora per le più importanti città Europee, Daniel inizia nel 2021 anche a collaborare come ghostwriter per alcune case editoriali.
Nel gennaio del 2024 torna a lavorare al suo terzo album dal titolo, L'Amore mi trattiene. Scritto nei testi e nella musica per l'estremo bisogno di raccontare il mondo sociale e impegnato che ha vissuto con mano, il quale, contiene ben 13 tracce da un sound attraente, calamitato ai suoni dei nuovi artisti del panorama musicale attuale, per competere tranquillamente con le nuove generazioni in grande ascesa, e in collaborazione con il produttore artistico e arrangiatore David Gionfriddo, riesce a dargli un suono unico.
Il 3 maggio 2024 Daniel viene onorato di un riconoscimento importantissimo dalla commissione Medea Odv. La cerimonia, che si è tenuta a Roma a Palazzo Montecitorio, ha visto la partecipazione di numerosi artisti, intellettuali e attivisti impegnati nella promozione della cultura e dei diritti umani attraverso l'arte e la musica. Daniel Meguela è stato riconosciuto per il suo impegno nella produzione di opere musicali che non solo intrattengono, ma sensibilizzano su tematiche di rilevanza sociale e umanitaria.
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Al caffè degli esistenzialisti di Sarah Bakewell: Un viaggio tra filosofia, libertà e Parigi. Recensione di Alessandria today
Esplorare il mondo dell’esistenzialismo in compagnia di Sartre, de Beauvoir, Camus e altri grandi pensatori
Esplorare il mondo dell’esistenzialismo in compagnia di Sartre, de Beauvoir, Camus e altri grandi pensatori Recensione Al caffè degli esistenzialisti. Libertà, Essere e Cocktail di Sarah Bakewell è un’opera che invita il lettore a esplorare il mondo dell’esistenzialismo, una delle correnti filosofiche più influenti del XX secolo, attraverso una prospettiva intima e coinvolgente. Bakewell, con…
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“Fuori” è il nuovo singolo di DANIEL MEGUELA
E’ disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "FUORI", il nuovo singolo di DANIEL MEGUELA.
"Fuori", il nuovo singolo di Daniel Meguela che anticipa l'uscita dell'album "L'Amore mi trattiene", è un brano che mette in luce il disagio sociale nella sua spasmodica ricerca della serenità e rappresenta un grido dei più soli, che emarginati dalla società stessa sopravvivono nella speranza di poter ricominciare, mentre il mondo social, veloce e cinico non si accorge neanche della loro esistenza.
La canzone presenta un sound dinamico: un pop anni '80 ma con lo stile della musica attuale. L'arrangiamento incalzante si fonde armoniosamente con un testo riflessivo che, a tratti, diventa malinconico. Questa combinazione conferisce al pezzo una particolare unicità, valorizzata ulteriormente dalla voce di Daniel Meguala.
Spiega l'artista a proposito del brano: «C'è una parte del mondo invisibile che vive fuori, nella bellezza della vita reale ma pur sempre ai margini, sola. Ognuno di noi, metaforicamente è un colore che fa parte di questo mondo e nessun essere umano dovrebbe essere mai emarginato "FUORI"».
Il videoclip di "Fuori" con la partecipazione dell'attore italiano Jonis Bascir racconta la storia di un uomo che, dopo anni di prigione, viene scarcerato e si ritrova in un mondo cambiato. Sentendosi invisibile e alienato, vaga per la città cercando qualcosa di familiare, ma viene evitato e scambiato per un ladro o un senzatetto. Decide di andare alla sua vecchia casa, sperando di trovare sua figlia, ma scopre che è in vendita e disabitata. Non ha niente con sé, solo la speranza che in un attimo gli è stata rubata dalle inevitabili circostanze. Lo sconforto e la paura prendono il sopravvento.
Per un attimo si china su se stesso come un guerriero sconfitto dal fato. Il dolore è visibile nel suo volto mentre, disperato, si incammina verso l'ignoto, trovandosi davanti a un marciapiede che conduce verso una spiaggetta con un mare blu profondo. L'uomo, quasi isolato da tutte quelle persone che prima lo ignoravano o disprezzavano, si trova davanti a un bivio: continuare o cedere. Quella libertà tanto desiderata non era dolce come l'aveva sognata.
Mentre sta per fare il passo decisivo, un bambino lo salva dall'abisso invitandolo a giocare a pallone, restituendogli un senso di identità e speranza. La storia si conclude con un messaggio di speranza per il protagonista, ma solleva una riflessione sulla difficile reintegrazione dei "Ricominciati" nella società e la mancanza di supporto da parte dello Stato per queste persone. Il videoclip è stato candidato ai Festival Internazionali più importanti, data la sua importanza sociale.
Guarda il videoclip su YouTube:
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Biografia
Daniel Meguela, classe 1976, già nella primissima infanzia rivela una personalità brillante, eclettica e polivalente. La sua spiccata sensibilità lo porta ben presto a creare un suo mondo melodico fatto di emozioni e musica, tradotte con grande semplicità ed immediatezza.
Inizia fin da subito a comporre i suoi brani, curando personalmente la stesura del testo e della musica. Infatti, nel 1987, a soli 11 anni, si classifica in prima posizione in un festival canoro in occasione di El Clásico a Barcellona, con il brano Se fosse amore.
Negli anni '90 si dedica anche alla danza moderna, passione parallela alla musica, tanto da far parte del corpo di ballo della trasmissione musicale Mio Capitano di RAI2 del 1996.
Nel 1998 partecipa al Contest Live Studio Aperto creato da Claudio Baglioni in occasione del suo concerto "da me a te" presso lo Stadio Olimpico di Roma. Inizia da qui un vigoroso percorso formativo che lo aiuterà a perfezionare la sua vena creativa, con l'ausilio di importanti musicisti e arrangiatori. Questa formazione confluisce naturalmente nella produzione di una grande quantità di brani, anche con lo pseudonimo di Daniel Ventura.
Nel 2006 il brano Saró Qui viene inserito nella compilation Hit Mania Champions.
Dallo stesso anno fino al 2011 inizia a collaborare nell'entourage di Paolo Carta musicista e produttore di Laura Pausini.
Nel contempo siamo nel 2008 esce un suo nuovo lavoro. Un progetto artistico che comprende tra gli altri, due brani: In 8 minuti e Madre Terra, con i quali Daniel inizia a scalare i vertici delle classifiche di Music Box Italia.
Nel 2009 l'attività di studio ricerca musicale, unitamente a quella di scrittura, prosegue in abbinamento a vari tour di promozione radiofonica, come quello di Radio105. Nel corso dell'anno viene realizzato il video del brano Madre Terra che vede la partecipazione professionale di un'intensa Martina Colombari, premiato nella VII edizione del Premio Roma Videoclip La promozione su scala nazionale porta Daniel in varie manifestazioni; partecipa in qualità di ospite: al Premio Pigro dedicato al grande Ivan Graziani, al programma tv di RAI1 FESTA ITALIANA condotta da Caterina Balivo, al TG1 Note ed infine alle presentazioni sala stampa di SANREMO 2010.
II 2015 si apre con l'incontro fortunato tra Daniel e la 90.01 Records, una giovane etichetta discografica, che crede nel suo talento genuino e senza "fumo negli occhi". Inizia così un'intensa collaborazione professionale.
Il 2017 è l'anno della conferma. In un tempo falso sarò vero, trasformerò con te gli ostacoli in pianura, vedrai... è la chiave rivelatrice del singolo Voglio Respirarne uscito il 24 Novembre dello stesso anno, brano che ha anticipato il suo nuovo album dal titolo COMPOSTOUNICO, ovvero una sintesi musicale di esperienze, persone e vita vissuta.
Nel 2018, esce il suo secondo singolo Sei Come Sei la semplicità di un pop melodico, elegante e diretto, che si piazza in alto nelle classifiche YouTube.
Ma è ad Ottobre 2018 che Daniel svela la sua vena sportiva per la sua squadra calcistica del cuore, la S.S.Lazio, incidendo per lei il nuovo inno Più In Alto Degli uomini, di cui è ovviamente autore, ed anch'esso raggiunge subito ottimi risultati di visualizzazioni. L'inno diventa anche sigla di chiusura del noto programma radiofonico QUELLI CHE HANNO PORTATO IL CALCIO A ROMA condotto dal famoso telecronista sportivo Guido De Angelis.
Dopo un periodo di nuove sperimentazioni che lo porta a girare ancora per le più importanti città Europee, Daniel inizia nel 2021 anche a collaborare come ghostwriter per alcune case editoriali.
Nel gennaio del 2024 torna a lavorare al suo terzo album dal titolo, L'Amore mi trattiene. Scritto nei testi e nella musica per l'estremo bisogno di raccontare il mondo sociale e impegnato che ha vissuto con mano, il quale, contiene ben 13 tracce da un sound attraente, calamitato ai suoni dei nuovi artisti del panorama musicale attuale, per competere tranquillamente con le nuove generazioni in grande ascesa, e in collaborazione con il produttore artistico e arrangiatore David Gionfriddo, riesce a dargli un suono unico.
Il 3 maggio 2024 Daniel viene onorato di un riconoscimento importantissimo dalla commissione Medea Odv. La cerimonia, che si è tenuta a Roma a Palazzo Montecitorio, ha visto la partecipazione di numerosi artisti, intellettuali e attivisti impegnati nella promozione della cultura e dei diritti umani attraverso l'arte e la musica. Daniel Meguela è stato riconosciuto per il suo impegno nella produzione di opere musicali che non solo intrattengono, ma sensibilizzano su tematiche di rilevanza sociale e umanitaria.
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“Fuori” è il nuovo singolo di DANIEL MEGUELA
E’ disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "FUORI", il nuovo singolo di DANIEL MEGUELA.
"Fuori", il nuovo singolo di Daniel Meguela che anticipa l'uscita dell'album "L'Amore mi trattiene", è un brano che mette in luce il disagio sociale nella sua spasmodica ricerca della serenità e rappresenta un grido dei più soli, che emarginati dalla società stessa sopravvivono nella speranza di poter ricominciare, mentre il mondo social, veloce e cinico non si accorge neanche della loro esistenza.
La canzone presenta un sound dinamico: un pop anni '80 ma con lo stile della musica attuale. L'arrangiamento incalzante si fonde armoniosamente con un testo riflessivo che, a tratti, diventa malinconico. Questa combinazione conferisce al pezzo una particolare unicità, valorizzata ulteriormente dalla voce di Daniel Meguala.
Spiega l'artista a proposito del brano: «C'è una parte del mondo invisibile che vive fuori, nella bellezza della vita reale ma pur sempre ai margini, sola. Ognuno di noi, metaforicamente è un colore che fa parte di questo mondo e nessun essere umano dovrebbe essere mai emarginato "FUORI"».
Il videoclip di "Fuori" con la partecipazione dell'attore italiano Jonis Bascir racconta la storia di un uomo che, dopo anni di prigione, viene scarcerato e si ritrova in un mondo cambiato. Sentendosi invisibile e alienato, vaga per la città cercando qualcosa di familiare, ma viene evitato e scambiato per un ladro o un senzatetto. Decide di andare alla sua vecchia casa, sperando di trovare sua figlia, ma scopre che è in vendita e disabitata. Non ha niente con sé, solo la speranza che in un attimo gli è stata rubata dalle inevitabili circostanze. Lo sconforto e la paura prendono il sopravvento.
Per un attimo si china su se stesso come un guerriero sconfitto dal fato. Il dolore è visibile nel suo volto mentre, disperato, si incammina verso l'ignoto, trovandosi davanti a un marciapiede che conduce verso una spiaggetta con un mare blu profondo. L'uomo, quasi isolato da tutte quelle persone che prima lo ignoravano o disprezzavano, si trova davanti a un bivio: continuare o cedere. Quella libertà tanto desiderata non era dolce come l'aveva sognata.
Mentre sta per fare il passo decisivo, un bambino lo salva dall'abisso invitandolo a giocare a pallone, restituendogli un senso di identità e speranza. La storia si conclude con un messaggio di speranza per il protagonista, ma solleva una riflessione sulla difficile reintegrazione dei "Ricominciati" nella società e la mancanza di supporto da parte dello Stato per queste persone. Il videoclip è stato candidato ai Festival Internazionali più importanti, data la sua importanza sociale.
Guarda il videoclip su YouTube:
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Biografia
Daniel Meguela, classe 1976, già nella primissima infanzia rivela una personalità brillante, eclettica e polivalente. La sua spiccata sensibilità lo porta ben presto a creare un suo mondo melodico fatto di emozioni e musica, tradotte con grande semplicità ed immediatezza.
Inizia fin da subito a comporre i suoi brani, curando personalmente la stesura del testo e della musica. Infatti, nel 1987, a soli 11 anni, si classifica in prima posizione in un festival canoro in occasione di El Clásico a Barcellona, con il brano Se fosse amore.
Negli anni '90 si dedica anche alla danza moderna, passione parallela alla musica, tanto da far parte del corpo di ballo della trasmissione musicale Mio Capitano di RAI2 del 1996.
Nel 1998 partecipa al Contest Live Studio Aperto creato da Claudio Baglioni in occasione del suo concerto "da me a te" presso lo Stadio Olimpico di Roma. Inizia da qui un vigoroso percorso formativo che lo aiuterà a perfezionare la sua vena creativa, con l'ausilio di importanti musicisti e arrangiatori. Questa formazione confluisce naturalmente nella produzione di una grande quantità di brani, anche con lo pseudonimo di Daniel Ventura.
Nel 2006 il brano Saró Qui viene inserito nella compilation Hit Mania Champions.
Dallo stesso anno fino al 2011 inizia a collaborare nell'entourage di Paolo Carta musicista e produttore di Laura Pausini.
Nel contempo siamo nel 2008 esce un suo nuovo lavoro. Un progetto artistico che comprende tra gli altri, due brani: In 8 minuti e Madre Terra, con i quali Daniel inizia a scalare i vertici delle classifiche di Music Box Italia.
Nel 2009 l'attività di studio ricerca musicale, unitamente a quella di scrittura, prosegue in abbinamento a vari tour di promozione radiofonica, come quello di Radio105. Nel corso dell'anno viene realizzato il video del brano Madre Terra che vede la partecipazione professionale di un'intensa Martina Colombari, premiato nella VII edizione del Premio Roma Videoclip La promozione su scala nazionale porta Daniel in varie manifestazioni; partecipa in qualità di ospite: al Premio Pigro dedicato al grande Ivan Graziani, al programma tv di RAI1 FESTA ITALIANA condotta da Caterina Balivo, al TG1 Note ed infine alle presentazioni sala stampa di SANREMO 2010.
II 2015 si apre con l'incontro fortunato tra Daniel e la 90.01 Records, una giovane etichetta discografica, che crede nel suo talento genuino e senza "fumo negli occhi". Inizia così un'intensa collaborazione professionale.
Il 2017 è l'anno della conferma. In un tempo falso sarò vero, trasformerò con te gli ostacoli in pianura, vedrai... è la chiave rivelatrice del singolo Voglio Respirarne uscito il 24 Novembre dello stesso anno, brano che ha anticipato il suo nuovo album dal titolo COMPOSTOUNICO, ovvero una sintesi musicale di esperienze, persone e vita vissuta.
Nel 2018, esce il suo secondo singolo Sei Come Sei la semplicità di un pop melodico, elegante e diretto, che si piazza in alto nelle classifiche YouTube.
Ma è ad Ottobre 2018 che Daniel svela la sua vena sportiva per la sua squadra calcistica del cuore, la S.S.Lazio, incidendo per lei il nuovo inno Più In Alto Degli uomini, di cui è ovviamente autore, ed anch'esso raggiunge subito ottimi risultati di visualizzazioni. L'inno diventa anche sigla di chiusura del noto programma radiofonico QUELLI CHE HANNO PORTATO IL CALCIO A ROMA condotto dal famoso telecronista sportivo Guido De Angelis.
Dopo un periodo di nuove sperimentazioni che lo porta a girare ancora per le più importanti città Europee, Daniel inizia nel 2021 anche a collaborare come ghostwriter per alcune case editoriali.
Nel gennaio del 2024 torna a lavorare al suo terzo album dal titolo, L'Amore mi trattiene. Scritto nei testi e nella musica per l'estremo bisogno di raccontare il mondo sociale e impegnato che ha vissuto con mano, il quale, contiene ben 13 tracce da un sound attraente, calamitato ai suoni dei nuovi artisti del panorama musicale attuale, per competere tranquillamente con le nuove generazioni in grande ascesa, e in collaborazione con il produttore artistico e arrangiatore David Gionfriddo, riesce a dargli un suono unico.
Il 3 maggio 2024 Daniel viene onorato di un riconoscimento importantissimo dalla commissione Medea Odv. La cerimonia, che si è tenuta a Roma a Palazzo Montecitorio, ha visto la partecipazione di numerosi artisti, intellettuali e attivisti impegnati nella promozione della cultura e dei diritti umani attraverso l'arte e la musica. Daniel Meguela è stato riconosciuto per il suo impegno nella produzione di opere musicali che non solo intrattengono, ma sensibilizzano su tematiche di rilevanza sociale e umanitaria.
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LA POVERTÀ
Non è malattia, nemmeno contagiosa, non è incapacità a vivere nella società e nemmeno nullità.
La povertà è uno stadio della vita in cui, se non vuoi giocare alle regole dettate da consumismo e capitalismo, vieni messo a giocare.
Lotti coi poveri per ritornare tra il mondo folle dei benestanti.
Ma benestanti in che modo?
Gente che si vanta del proprio patrimonio, delle proprietà, dell'auto nuova, del vestito firmato, della casa moderna disegnata dal valente architetto… tutto questo mentre un pianeta muore, soffocato da pattume e guerre di intolleranza.
Nasciamo tutti poveri, uguali, nudi e crudi.
Poi iniziano le differenze, subito dopo che si esce da una nursery.
Guardate quella stanza, andatela a vedere anche se non avete mai fatto un figlio e mai ne farete. Potete vedere tanti esseri umani poveri e felici, uguali e privi di ogni condizionamento. Questo stato fantastico dura qualche giorno, poi tutto comincia a rotolare verso logiche anti umane studiate da uomini che considerano la gente solo massa produttiva.
Da quel momento in poi avrai un nome, un cognome, un numero e dovrai consumare, costare e pagare, guadagnare e spendere o far spendere.
Tutto, da quel momento di catarsi in poi diventerà solo ed esclusivamente legato al denaro. Entrate e uscite. Dare e avere.
Se ritornassimo tutti a quel momento e ripartissimo, se non fisicamente almeno mentalmente, potremmo rivalutare tutto il senso della nostra esistenza di persone tristi condizionate dal desiderio di avere, possedere, consumare.
Ci siamo dimenticati di come eravamo, ci siamo abbandonata dietro le spalle la povertà, quella povertà che vissero i nostri padri o nonni durante le due devastanti guerre mondiali.
Pochi uomini che decidono di distruggere milioni di altri esseri perché altrimenti la povertà ci soffocherà.
Anche ora siamo diventati troppi e il pianeta non regge il nostro continuo consumare. Si sta pensando a una nuova guerra e i potenti delle nazioni più bellicose stanno pensando a quante vittime dovranno lasciare sul terreno di gioco. Chi è più ricco perderà meno pedine, chi è più povero dovrà pagare il prezzo più alto.
Non ci sono altre formule di regolazione della popolazione su questo pianeta, da che esiste l'essere umano la storia continua a ripetersi.
La POVERTÀ è sempre bandita da ogni feudo, paese, città o metropoli. La povertà e ai margini perché la società consumistica si alimenta solo della follia dei ricchi.
Ma la povertà è verità. Se togliessimo quel paravento mentale, che ci impedisce di vedere oltre i condizionamenti, potremmo ritrovarci bambini, uguali, semplici ma grandiosamente liberi.
Uno stato di grazia che poi mai più si potrà ripetere, un modo su cui dovremmo investire la nostra esistenza per farlo continuare, per portarlo come modello di vita.
Ma la povertà conviene che ci sia solo per pochi, una emarginazione per chi è "difettoso", un business per chi riesce a lucrare anche sulla povertà.
Ecco, iniziamo a capire che la POVERTÀ non è qualcosa di negativo. In inglese poverty è la radice di power.
MIB
Quadro di Mike Bongiorno
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Una nuova e intrigante teoria potrebbe confermare che il tempo in realtà è un'illusione quantistica.
Il tempo come illusione quantistica: un enigma che da millenni affascina e sfida menti brillanti, da filosofi a scienziati. Paradossalmente, più la nostra comprensione della realtà fisica si approfondisce, più la risposta a questa domanda fondamentale sembra sfuggirci.
Al cuore della questione risiede il cosiddetto “problema del tempo”, un nodo gordiano che fa capolino dal contrasto tra le due colonne portanti della fisica moderna: la relatività generale e la meccanica quantistica. Mentre la prima concepisce il tempo come una dimensione relativa, intrecciata con lo spazio nel tessuto stesso dell’universo, la seconda lo considera un parametro universale e assoluto.
Un gruppo di fisici italiani dell’Istituto di sistemi complessi (ISC) del Consiglio nazionale delle ricerche ha recentemente proposto una soluzione audace a questo dilemma. La loro ipotesi, basata su un’idea formulata decenni fa, suggerisce che il tempo potrebbe essere un’illusione, un prodotto dell’entanglement quantistico, un fenomeno in cui particelle distanti rimangono misteriosamente connesse.
La vera rivoluzione di questo modello, pubblicato sulla rivista Physical Review A, è la sua capacità di ricavare la definizione di tempo coerente con la relatività generale a partire dai principi della meccanica quantistica. In altre parole, apre una strada promettente per superare l’attuale incompatibilità tra le due teorie. Alla fine ne esce una visione unificata del tempo che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo.
Quantistica vs relatività del tempo
Due sono i pilastri fondamentali su cui si basa la fisica moderna, che furono introdotti nella prima metà del XX secolo: la meccanica quantistica e la relatività generale.
Nella prima viene descritto il comportamento di particelle e onde su scala microscopica, mentre nella seconda la gravità viene interpretata come la curvatura dello spazio-tempo. Questo è il palcoscenico quadridimensionale in cui si svolge la nostra esistenza.
Entrambe le teorie hanno dimostrato la loro straordinaria precisione e validità attraverso innumerevoli verifiche sperimentali. Tuttavia, quando si tenta di unirle in modo coerente, in una teoria quantistica della gravità, si manifestano delle profonde contraddizioni.
Enigma analogo riguarda il concetto di tempo. Nella relatività generale, il tempo è una componente intrinseca del tessuto dell’universo, malleabile e influenzabile dalla gravità. Al contrario, la meccanica quantistica lo considera un parametro assoluto, immutabile e indipendente dalle proprietà fisiche degli oggetti.
Questa discrepanza solleva interrogativi cruciali: è possibile che il tempo sia un’illusione quantistica, un artefatto della nostra limitata percezione? O forse esiste una realtà più profonda, in cui le due concezioni del tempo si fondono in una sintesi armoniosa?
La ricerca di una teoria unificata, in grado di conciliare la meccanica quantistica e la relatività generale, è una delle sfide più affascinanti e complesse della fisica contemporanea. Una teoria che potrebbe svelare la vera natura del tempo, rivelando se si tratta di un’illusione quantistica o di una realtà fondamentale dell’universo.
Dagli anni 80 arriva un’idea
Paola Verrucchi, co-autrice dello studio, spiega:
Nel nostro lavoro abbiamo ripreso un’idea proposta nel 1983 dai fisici Don Page e William Wootters, secondo cui il tempo nascerebbe come risultato dell’entanglement tra sistemi quantistici, uno dei quali funge da orologio.
Ma cosa significa entanglement? Nel mondo subatomico, una particella può esistere in più stati contemporaneamente. Ad esempio, una particella può ruotare sia in senso orario che antiorario (spin su o giù) finché non viene misurata, momento in cui “collassa” in uno stato definito.
L’entanglement, invece, è un fenomeno ancora più enigmatico: due particelle possono essere così intimamente connesse che condividono la stessa sovrapposizione di stati. Misurando una particella, l’altra collassa istantaneamente nello stato opposto, indipendentemente dalla distanza che le separa.
In questa prospettiva, dire che qualcosa accade in un certo istante significa che un oggetto (l’orologio) si trova in un determinato stato. Nel modello di Page e Wootters (e nel nostro), il tempo è il risultato dell’entanglement tra due sistemi: un sistema che evolve e un orologio.
Paola Verrucchi
In altre parole, quando osserviamo un oggetto cambiare nel tempo, ciò che percepiamo è l’entanglement tra questo oggetto e un orologio. Questa visione ha implicazioni sorprendenti: un osservatore esterno a questa coppia (sistema + orologio) vedrebbe un universo statico e immobile. Il tempo, quindi, potrebbe essere solo un’illusione quantistica, un prodotto della nostra osservazione che perturba il sistema quantistico.
L’idea del tempo come illusione quantistica, sebbene affascinante, solleva interrogativi profondi sulla natura della realtà e della nostra percezione. È possibile che il tempo, così fondamentale per la nostra esperienza, sia semplicemente un artefatto della nostra interazione con il mondo quantistico? Questa prospettiva rivoluzionaria apre nuove strade per la ricerca e la comprensione della natura del tempo e dell’universo stesso.
Out of time
La Verrucchi approfondisce questo concetto:
Abbiamo esteso il meccanismo di Page e Wootters, rendendolo più generale e includendo alcune considerazioni successive. Questo modello, già verificato sperimentalmente nel 2012, ci ha permesso di derivare la definizione di tempo perfettamente in linea con la meccanica classica e quindi compatibile con la relatività di Einstein.
Il modello proposto rappresenta l’orologio come un sistema di piccoli magneti entangled con un oscillatore quantistico, l’analogo quantistico di una molla. Attraverso una versione leggermente modificata dell’equazione di Schrödinger, i ricercatori sono riusciti a caratterizzare questo sistema.
La novità risiede nella sostituzione della variabile tempo convenzionale con una nuova variabile legata allo stato quantistico dei magneti, interpretata come una “lettura quantistica” del tempo. Estendendo il calcolo a scale più grandi, al di fuori del regime quantistico, con grande sorpresa i risultati rimangono coerenti sia con la nuova definizione di tempo che con la trattazione classica.
Questa coerenza a diverse scale suggerisce che il tempo potrebbe non essere una grandezza fondamentale, ma nasce dalle interazioni quantistiche. Ciò apre la strada all’ipotesi che il tempo sia un’illusione quantistica.
Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare questa prospettiva, i risultati di Verrucchi e colleghi rappresentano un passo avanti importante verso la comprensione più profonda della natura del tempo e del suo legame con la meccanica quantistica e la relatività generale.
Tempo come illusione quantistica: l’entanglement è l’inizio
La fisica quantistica ci svela un universo in cui l’entanglement, il legame invisibile tra particelle distanti, potrebbe essere la chiave per comprendere la natura stessa del tempo.
In questa prospettiva, il tempo assoluto, un concetto familiare nella fisica classica, potrebbe riemergere in un contesto quantistico. Nella “singolarità” iniziale, l’entanglement universale avrebbe regnato sovrano, creando un legame indissolubile tra ogni particella dell’universo. Questo legame primordiale potrebbe spiegare perché il tempo, così come lo percepiamo, sembra scorrere inesorabilmente in una sola direzione.
L’entanglement potrebbe quindi essere la radice di ciò che viene chiamato “tempo illusione quantistica“, una specie di effetto “Fata Morgana” creato dalla nostra percezione limitata di un universo intrinsecamente interconnesso. Se questa teoria fosse confermata, rivoluzionerebbe la nostra comprensione del tempo e della realtà stessa.
Il concetto di tempo e le teorie moderne
Il concetto di tempo, da sempre oggetto di dibattito filosofico e scientifico, si rivela sempre più sfuggente alla luce delle teorie moderne. La relatività generale e la meccanica quantistica, pur essendo entrambe verificate sperimentalmente, offrono visioni contrastanti del tempo: relativo e deformabile nella prima, assoluto e immutabile nella seconda.
Una possibile soluzione a questa discrepanza nasce da un’ipotesi affascinante: il tempo come illusione quantistica, un’illusione derivante dall’entanglement tra sistemi quantistici. Il modello proposto sembra fornire una definizione di tempo compatibile sia con la meccanica quantistica che con la relatività generale. Inoltre, l’ipotesi dell’entanglement primordiale suggerisce che il tempo, nella sua forma assoluta, potrebbe essere esistito solo all’inizio dell’universo.
Tuttavia, questa teoria rimane per ora un’ipotesi intrigante. La sfida futura sarà quella di trovare prove sperimentali che possano confermare o smentire questa visione rivoluzionaria del tempo.
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Franz Kafka: a cento anni dalla sua morte
Franz Kafka, l'enigmatico scrittore praghese, scomparve nel 1924 all'età di 40 anni, lasciando un'eredità letteraria che continua ad affascinare e sfidare i lettori un secolo dopo. Le sue opere, infuse di elementi di realismo e fantastico, esplorano temi come l'alienazione, la burocrazia e le complessità della condizione umana. Franz Kafka: vita e lotte La vita di Kafka fu segnata da lotte personali e da un profondo senso di insicurezza. Nato da una famiglia ebrea di lingua tedesca a Praga, affrontò divisioni culturali e linguistiche, sentendosi intrappolato tra la sua patria ceca e la sua eredità tedesca. Il suo rapporto con il padre autoritario fu particolarmente teso, lasciandolo con un profondo senso di inadeguatezza che permeò la sua scrittura. Nonostante i suoi tumulti personali, Kafka fu uno scrittore prolifico, producendo romanzi, racconti e diari che sarebbero diventati alcune delle opere più influenti della letteratura del XX secolo. Tra le sue opere più famose ricordiamo La Metamorfosi, Il Processo e Il Castello, tutte che raffigurano protagonisti alle prese con sistemi oppressivi, forze inspiegabili e i propri demoni interiori. L'influenza duratura Gli scritti di Kafka hanno avuto un profondo impatto sulla letteratura, la filosofia e la cultura popolare. La sua esplorazione dell'alienazione e dell'assurdo risuonò con i lettori all'indomani della prima guerra mondiale e dell'ascesa dei regimi totalitari, facendo di lui un simbolo della lotta dell'individuo contro forze opprimenti. Le sue opere sono tradotte in innumerevoli lingue e adattate in film, opere teatrali e opere liriche. Il suo nome è persino diventato un aggettivo, "kafkiano", usato per descrivere situazioni bizzarre, da incubo o caratterizzate da un senso di impotenza. La rilevanza di Kafka nel XXI secolo Cento anni dopo la sua morte, le opere di Kafka rimangono attuali come non mai. In un mondo sempre più complesso e burocratico, le sue storie offrono uno sguardo agghiacciante sui pericoli del conformismo, sulla pervasività delle strutture di potere e sulla fragilità dell'identità umana. La sua esplorazione di temi come l'alienazione, l'ansia e la ricerca di significato continua a risuonare con i lettori alle prese con le sfide della vita moderna. Le sue opere non offrono facili risposte, ma ci sfidano ad affrontare le complessità della nostra esistenza e a mettere in discussione il mondo che ci circonda. L'eredità: un invito alla riflessione L'eredità di Franz Kafka risiede non solo nei suoi successi letterari ma anche nella sua capacità di cogliere l'esperienza umana universale di alienazione, ansia e ricerca di significato. Le sue opere servono come promemoria del potere della letteratura per illuminare gli angoli più bui della psiche umana e per sfidarci ad affrontare le complessità della nostra esistenza. Foto di Erwin da Pixabay Read the full article
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