#romanzo filosofico
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“ Nell’anno 2030 la federazione asiatica comprendeva la maggior parte di quel continente dalla Siria alle Indie ed alla China. Le maggiori varietà di stirpi e di lingue e di razze vi si incontravano per l’eguale ricchezza di agricoltura, di industria e di scienza pratica. La strada ferrata corse quell’anno la prima volta da Stoccolma a Pechino e da Pietroburgo a Calcutta. Allora si pensò ad un congresso di tutti i popoli del mondo, cioè delle tre gran federazioni: l’europea, l’americana e l’asiatica. Quel congresso si raccolse a Costantinopoli sotto la presidenza di Adolf Kurr e trattò tutte le quistioni che interessavano il bene dell’umanità. Prima di ogn’altro si discusse quella della scienza. E il presidente stesso, sorto con una lunga orazione a provare che la moltitudine e malvagità dei libri aveva prodotto infin allora la diversità delle classi e le più perniciose rivoluzioni, propose la distruzione universale di essi libri; dopoché una società di dotti ne avrebbero ricavato un indice enciclopedico. Il che fu fatto a gran vantaggio degli uomini. E poi dopo molte altre deliberazioni di senno altissimo, il congresso si sciolse proclamando Adolfo Kurr gran patriarca del mondo e benefattore del genere umano. Questi contava allora ottant’anni di età, e morì tre anni dopo, e gli successe per libera elezione Samuele Dalnegro di Pisa, economista celebratissimo. “
Ippolito Nievo, Storia filosofica dei secoli futuri, Carlo Mancosu editore (collana Lo Scrigno n° 6), Roma, 1993; pp. 71-72.
[1ª Edizione originale: 1860]
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Il male che non c’è – Un viaggio nell’inquietudine contemporanea attraverso lo sguardo profondo di Giulia Caminito. Recensione di Alessandria today
Un romanzo che esplora le ombre del male, le contraddizioni dell'animo umano e la complessità del vivere moderno.
Un romanzo che esplora le ombre del male, le contraddizioni dell’animo umano e la complessità del vivere moderno. Recensione:“Il male che non c’è” di Giulia Caminito è un romanzo che tocca con precisione chirurgica le ferite dell’animo umano, esplorando il confine sottile tra bene e male, tra luce e ombra, in una società contemporanea in crisi. Caminito offre al lettore un’esperienza narrativa…
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👉LA PREDIZIONE PIÙ AGGHIACCIANTE DI TUTTE 👈
Il 2 febbraio 1905 nasceva a San Pietroburgo una donna destinata a scuotere le coscienze: Alissa Zinovievna, meglio conosciuta come Ayn Rand, filosofa e scrittrice di origine russa, che avrebbe lasciato un segno indelebile nel mondo della letteratura e del pensiero.
La sua opera più conosciuta, "La Rivolta di Atlante", non è solo un romanzo, ma un manifesto filosofico. In una delle sue riflessioni più celebri, Ayn Rand delineò un quadro inquietante di una società in declino, un monito che sembra risuonare ancora oggi:
📝 "Quando ti renderai conto che, per produrre, devi ottenere l’autorizzazione da coloro che non producono nulla; quando vedrai che il denaro scorre verso chi non commercia beni, ma favori; quando ti accorgerai che molti si arricchiscono tramite la corruzione e le influenze, piuttosto che con il proprio lavoro, e che le leggi non ti proteggono da loro, ma anzi, sono loro ad essere protetti contro di te; quando scoprirai che la corruzione è premiata e l’onestà diventa un sacrificio personale, allora potrai affermare, senza timore di sbagliarti, che la tua società è condannata."
Questa profezia è un riflesso potente del mondo che viviamo, un invito a guardare con occhi aperti le dinamiche che ci circondano.
📚 Ayn Rand, scomparsa nel marzo del 1982, ci ha lasciato un’eredità intellettuale inestimabile, una sfida a non accettare passivamente il degrado morale e politico, ma a combattere per i nostri valori.
Tratto dalla pagina fb ERESIA
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Vertigini Letterarie
Leggendo Robinson, l'inserto domenicale de la Repubblica, mi è capitata nella sempre bellissima intervista a fine inserto di Antonio Gnoli questa risposta: la letteratura è insieme all'arte il più straordinario serbatoio di immagini e di suggestioni. Certi romanzi spiegano la geografia meglio di un geografo. Queste parole sono state dette, appunto, da un grande geografo italiano, Franco Farinelli. E mi sembrano perfette per parlare un po' di questa carta geografica della letteratura del '900 che è questo libro, che mi ha tenuto tutto il mese di Settembre sulle sue pagine.
Ho scoperto il nome di William Gaddis anni fa, dopo aver letto quel capolavoro che è L'Incanto del Lotto 49 di Thomas Pynchon. Del misterioso autore di quel libro non si sanno che poche cose, fotografie solo da giovane studente, tanto che alcuni sospettarono che fosse uno pseudonimo di Gaddis. Questa è leggenda, Pynchon esiste davvero, ma è vero invece che tutti e due sono i pilastri del post-modernismo letterario americano, che ha incantato tutta una serie di scrittori diventati iconici, con romanzi quali L’arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon (1973), Infinite Jest di David Foster Wallace (1996) e Underworld di Don De Lillo (1997) o Le Correzioni di Jonathan Franzen (2001).
Le Perizie è un libro mondo, scritto nel 1955 (1220 pagine) che è stato riproposto da Il Saggiatore dopo quasi 50 anni dalla prima edizione Mondadori, che all'epoca lo divideva in due volumi (1967). Racconta la storia di Wyatt, un giovane del New England cresciuto dal padre pastore protestante e la Zia Mary, ultra calvinista, nel ricordo di sua madre Camilla, morta in un viaggio in Spagna. Wyatt scopre di avere un talento particolare nel disegno, tanto che una volta arrivato a New York viene ingaggiato come falsificatore di antichi quadri rinascimentali fiamminghi da un ricco uomo d'affari, Recktall Brown (il cui nome è tutto un programma). Tutto intorno a questa vicenda gira un gruppo di personaggi secondari e delle loro storie, tra scrittori in cerca di successo, attrici, artisti, poeti, critici d'arte che tra feste senza senso e dissertazioni esistenziali si interrogano sul ruolo dell'arte, degli artisti e del loro senso nel mondo. Le perizie del titolo è un sottile gioco semantico: sono sia quelle tecniche che certificano l'autenticità di un'opera d'arte, ma sono anche in senso più ampio una disamina infinita che vede i personaggi coinvolti in un interrogarsi minuzioso sulla crisi del pensiero filosofico occidentale, dalla metafisica aristotelica alla storia dell’alchimia, dalla storia delle dottrine religiose alla storia dell’arte moderna.
Quello di Gaddis fu volutamente un tentativo di scrivere un libro che andasse oltre, sia in termini strutturali che soprattutto linguistici. È l'apoteosi della citazione, di oscuri pittori fiamminghi del 1500, di testi scritti da santi eretici, di luoghi veri e immaginari, in un mix che si pone a metà strada tra il Faust e Finnegans Wake. All'epoca fu un fiasco, tanto che Gaddis per oltre venti anni abbandonerà la letteratura e lavorerà come pubblicitario per grandi gruppi industriali americani, come l'IBM. Ritornerà al romanzo solo venti anni dopo, con un'opera forse ancora più audace, JR, che però stavolta fu un successo, tanto che vincerà nel 1976 il prestigioso National Book Awards, premio che Gaddis vincerà ancora nel 1994 con A Frolic Of His Own (non tradotto in Italiano).
Tra i suoi più grandi ammiratori c'è Jonathan Franzen, che ha intitolato il suo podcast e blog personale Mr Difficult, non a caso, dato che era il soprannome di Gaddis per via del suo stile barocco, a tratti schizofrenico, imperscrutabile e con la caratteristica, unica e singolare, di caratterizzare i personaggi per uno stile riconoscibile nel linguaggio (per spiegarmi meglio, come quei tic linguistici che si hanno, il ripetere spesso un intercalare, un modo di dire e così via). Nel 2002 Franzen scrisse sul New Yorker un articolo, intitolato Mr. Difficult: William Gaddis and the Problem of Hard-to-Read Books, in cui divide i lettori in due gruppi: gli Status Model, che cercano in un romanzo una forma d'arte, e i Contract Model, che cercano in un romanzo una forma di intrattenimento. In Gaddis lo sfoggio, nel caso de Le Perizie, di citazioni erudite, rimandi all'antropologia, all’esoterismo, alla teologia cristiana o alla pittura fiamminga sono segnali paradigmatici di Status Model, e fu questa analisi stilistica che portò lo stesso Franzen a passare dal romanzo forbito (e a tratti indimenticabile) ma "difficile" da leggere che fu Le Correzioni a quello più semplice strutturalmente e più godibile che fu il successivo Crossroads.
Leggendolo, ho detto alle mie amicizie di lettura che non lo avrei consigliato a nessuno, sebbene sia stata una delle letture più incredibili della mia vita. Perchè c'è uno sforzo intellettuale che, e non so nemmeno se sia in fondo un problema, non è solitamente più richiesto per lo meno in un momento personale di riflessione come può esserlo una lettura.
Lascio l'ultima riflessione alla traduzione: fu opera già nel 1967 del grande Vincenzo Mantovani, uno dei più grandi traduttori di autori anglofoni della nostra editoria, scomparso l'anno scorso. Lui aveva un amore viscerale per Gaddis, che mi rendo conto era una sfida da rompicapo per un traduttore ma che per lo stesso motivo era amatissimo da chi queste sfide le accettava. Lo stesso Mantovani lavorò per 15 anni alla traduzione di JR, che è in pratica un romanzo dialogo su un giovane genio adolescente che scopre un modo per fare soldi nella finanza, ma non trovò mai un editore disposto a pubblicarlo. Ci riuscì solo nel 2009, grazie alle Alet di Padova, che tra l'altro non pubblica più, rendendo introvabile questo altro romanzo così sui generis e forse per questo così fondamentale.
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....ROVISTANDO.....
"Un viaggio nelle profondità di sé stessi, confessioni e visioni, "Foucault in California" è romanzo on the road, dialogo filosofico e racconto di formazione queer che dimostra come per giungere alla Verità si possano prendere le strade più varie".
un tempo bisognava meditare in raccoglimento...ora, lisergici queer ovunque!
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Cosmo
Leggo quindi sono. Mini pensiero filosofico per dirvi che non ho guardato chissà che, visto che sto leggendo sempre di più. Oltre ai quattro libri della lista estiva, ho aggiunto, come già postato, ‘Oscura e Celeste’ e ora sto leggendo le storie in una storia del romanzo ‘La Stazione’. Poi è iniziata la scuola, primi giorni stressanti, sveglia fino alle tre del mattino e poi fuori dal letto alle…
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Concluso con successo “Abitare il silenzio”, II Festival dell’autobiografia diretto a Catania da Lucia Caruso.
Conclusi tre giorni preziosi all’insegna del silenzio come luogo per cogliere consapevolmente ciascuno il proprio colloquio interiore.
CATANIA – Grande e sentita partecipazione, a Catania, per la seconda edizione di Abitare il silenzio, Festival dell’autobiografia tra esplorazione del sé e memoria dei luoghi, ideato e diretto da Lucia Caruso, organizzato, insieme, dalle associazioni L'Albero Filosofico (Catania), diretta dalla stessa Caruso, e Terre perse per ritrovarsi (Venezia), diretta da Alessandro Doria, con il patrocino del Comune di Catania.
Accolti dalla Biblioteca “Bellini” di Catania, conclusi tre giorni preziosi all’insegna del “silenzio” come luogo per cogliere consapevolmente (ciascuno) il proprio colloquio interiore. Moderati dalla giornalista Grazia Calanna, è stato un susseguirsi di preziosi interventi. Con anche gli organizzatori Lucia Caruso e Alessandro Doria, hanno preso parte Novella Primo, Rosalba Galvagno, Francesco Farinella e Duccio Demetrio (special guest, presente anche un attesissimo laboratorio di scrittura).
Nella prima giornata, Lucia Caruso e Alessandro Doria si sono soffermati sul concetto di “autobiografia come cura sui”; notevoli gli apprezzamenti per il primo “Silent reading party”, con un libro, i cellulari spenti e tantissimo reciproco ascolto; per “Narrarsi nel luoghi della cura” con Federica Marcucci e Alessio Muratore focalizzato sull’importanza di riconoscere il proprio passato per avere un futuro; per “Scrivere nell’abbandono”, con Alessandro Doria che si è soffermato sul valore della scrittura, specie quella autobiografica, quale supporto prezioso per la serenità della e nella propria quotidianità; per “Il silenzio e la scrittura” di Maria Liberti che ha proposto una ricca riflessione sul rapporto fra il silenzio e la scrittura, quella autobiografica, in particolare, che attraverso lo scandaglio di sé opera come adeguato strumento della socratica cura sui; per “Una madeleine tra il tempo che fugge e il tempo delle profondità” di Francesco Farinella che ha magistralmente condotto i presenti alla scoperta della “memoria involontaria” approfondendo la tematica autobiografica in uno degli eventi più straordinari della Storia della letteratura, che ha avuto profonde ripercussioni nella psicologia e fenomenologia della memoria; per “La saggezza del silenzio”, una lettura orteghiana con Massimo Vittorio che ha rimandato all’autenticità comunicativa del silenzio e al rifiuto di un dire permanente, visto come una sofisticazione del vissuto.
Giornata clou, quella di sabato, arricchita da tre preziosi e spessissimi interventi: “Solo il silenzio vive”, di Novella Primo che a partite dal requisito imprescindibile della meditazione, il silenzio, ha ripercorso con appassionante cura le cartografie della memoria nelle scrittrici Romano, Spaziani e Anedda; “Il caso Goliarda Sapienza”, autobiografia e psicoanalisi con Rosalba Galvagno che ha brillantemente indagato il rapporto intercorrente tra Autobiografia e Psicoanalisi a partire dal romanzo “Il filo di mezzogiorno”, racconto della cura psicoanalitica che la scrittrice catanese sostenne intorno agli anni 1962-1965, con magnetici riferimenti e, anche, al capolavoro “L’arte della gioia”, romanzo pubblicato postumo nel 1998; “Il silenzio degli addii” con Duccio Demetrio che ha “illuminato” situazioni di raccoglimento, di ricerca del silenzio, di scrittura autobiografica e poetica quali strumenti che “rendono più sopportabile lo spaesamento e l’impossibilità dell’addio”. “Autobiografia di un corpo” con la sensibilità colta di Daniela Bellavia e, in chiusura, “Ad un tratto il ricordo m’è apparso”, laboratorio esperienziale con Lucia Caruso e Francesco Farinella che si sono soffermati insieme ai partecipanti su Autobiografia e memoria involontaria: “Le scritture del desiderio”.
“Si è conclusa a Catania, suscitando enorme interesse, la seconda edizione del Festival dell’autobiografia Abitare il Silenzio, tra esplorazione del sé e memoria dei luoghi, organizzata dalle associazioni l’Albero Filosofico, Catania e Terreperseperritrovarsi, Venezia. All’evento hanno partecipato numerosi relatori provenienti da tutta Italia. L’autobiografia, sostiene Lucia Caruso, presidente dell’associazione l’Albero Filosofico e ideatrice del Festival, è uno strumento indispensabile nel processo umano della ricerca dei significati per collocarsi nel mondo. E se ci chiediamo come fare per abitare il Silenzio scopriamo la possibilità di un’originaria “narrazione di Sé” per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci della propria anima. E ancora il silenzio degli addii come questione filosofica individuale e universale. Scegliere di raccontarli e scriverne risveglia miti e narrazioni che trasformano gli addii in storie dell’umanità. Ed in tali situazioni il raccoglimento, la ricerca del silenzio, la scrittura autobiografica e poetica rendono più sopportabile lo spaesamento e l’impossibilità dell’addio”, dichiara Lucia Caruso, Presidente dell’Albero Filosofico.
“Desideravo ringraziare prima di tutto il pubblico di questa edizione per essere stato presente in modo attivo e partecipe alla seconda edizione del festival. Insieme alla dott.ssa Caruso stiamo provando ad offrire un prodotto culturale che aiuti le persone a pensare, a riflettere, evitando l’inutile chiacchiericcio che si ascolta per strada o che si può leggere nei social. È un progetto che spero possa trovare un coinvolgimento o un supporto anche da parte dell’amministrazione, così come accade a Venezia, mio comune di residenza, dove gli assessorati lavorano in concerto per garantire le nostre Riflessioni Lagunari. Credo sia un vantaggio per Catania e per tutta la Sicilia poter godere di un momento di riflessione culturale importante al punto da aver permesso di offrire gratuitamente ai presenti la partecipazione del prof. Duccio Demetrio, uno dei massimi esponenti viventi della filosofia della narrazione. Da Giugno, inizieremo a preparare l’edizione 2025, sperando di poter coinvolgere ancora più persone”, conclude Alessandro Doria, Presidente di “Terre perse per ritrovarsi” (Venezia).
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L'adolescente (bozza)
L’adolescente È il penultimo romanzo di Dostoevskij prima de I fratelli Karamazov. Dopo poco scrive La mite ma è un racconto.
Spunti
Il suicidio è stato un tema che ossessionava D. In ognuno dei romanzi maggiori di D. c’è un suicidio. C’è il tema politico nell’Adolescente e nei Demoni, c’è il tema filosofico con Ippolit ne L’idiota, c’è il suicidio per disperazione sia ne L’adolescente che nei Demoni. C’è anche il suicidio di Svidrigajlov in Delitto e castigo. Trovo sempre affascinante come D. tratti questo tema così triggerante.
L’adolescente e la giovinezza. Il protagonista è trattato da adolescente dagli altri; è ingenuo, istintivo, cambia idea e pensieri spesso, spesso dice la cosa sbagliata al momento sbagliato, non sapendo quando tenere la bocca chiusa. E’ una rappresentazione precisa e non macchiettistica di un certo tipo di giovani che, per forza di cose, hanno passioni e istinti più acerbi degli adulti e dei vecchi. Questo è reso molto bene dalle azioni e dalle decisioni di Arkadij.
Prime 100 pagine faticose, poi si delinea il carattere del protagonista e si dispiegano i personaggi di contorno. Proprio come per I demoni, l’inizio è difficile. Se ne I demoni l’inizio era difficile perché la storia non partiva (i protagonisti non erano i veri protagonisti del romanzo), ne L’adolescente la storia non parte nonostante i protagonisti siano chiari fin dal principio, semplicemente è una lunga e lenta digressione. Di per sé è anche interessante, però si percepisce che il romanzo non è partito e questo alla lunga stanca.
Traduzione antiquata. “Lagrime” e altre parole o frasi che fanno trasparire un linguaggio non più in uso. Questa traduzione ha reso il romanzo un po’ polveroso e lento. La differenza con la nuova traduzione dell’Idiota è enorme.
Continui riferimenti al disastro che succederà, al comportamento ingenuo del personaggio (tipo “se avessi saputo allora”). Tutto il romanzo è cosparso continuamente di riferimenti al dramma devastante che chiuderà il romanzo. Se all’inizio era anche divertente provare a carpire indizi ed elementi, alla 200esima volta che si fa riferimento a un disastro futuro senza che esserci ancora arrivati, inizia un po’ a stancare.
C’è il gioco; il personaggio gioca d’azzardo. La piaga devastante della dipendenza da gioco d’azzardo che ha colpito D. e che viene raccontata magistralmente ne Il giocatore, torna quasi 10 anni dopo anche qui. E anche ne L’adolescente ci sono descrizioni semplicemente perfette di come (non) funziona la mente umana alle prese con una dipendenza. L’introspezione e soprattutto la sincerità di D. in questo tipo di lavoro è commovente.
Per la prima volta ho fatto fatica a stare dietro ai personaggi: è effettivamente un po’ confuso. Per tutte le 550 pagine ho fatto fatica a capire i personaggi. Non mi era mai successo in modo così debilitante. A un certo punto mi sono arreso e sono stato dietro solo a quelli che mi ricordavo senza provare a risalire alle parentele e al passato. La scrittura è pulita e divertente con momenti di pura follia Dostoevskiana. Non è un romanzo che consiglierei a chi vuole conoscere D. perché è abbastanza complicato.
Fantastico. Ho notato per la prima volta in modo netto l’assurdità di alcune situazioni rappresentate da D., proprio come dice Bachtin nel suo saggio. Mi riferisco soprattutto a coincidenze ridicole (incontri casuali che cascano a fagiolo, ad esempio) e a giornate lunghissime e dense di avvenimenti. Questo tratto un po’ poco realistico c’è sempre stato nei romanzi di D., ma per la prima volta l’ho notato e me lo sono goduto. E’ proprio il D. che piace a me.
Finale deludente per la scelta di D. di chiudere con le parole di un altro.
C’è il tema del doppio (da Il sosia e Delitto e castigo), Versilov è doppio. Come ne Il sosia, ne I demoni e in Delitto e castigo (dove Raskolnikov vuol dire proprio diviso) c’è il tema del doppio, cioè una personalità che si divide controvoglia tra due tendenze e istinti. Versilov è buono, caritatevole e amoroso e allo stesso tempo folle, violento e cattivo. Credo sia uno dei modi che ha D. per caratterizzare la vastità (cit) e la complessità dell’animo umano.
Rivalità amorosa tra padre e figlio (fratelli Karamazov). Credo sia la prima volta che D. introduce il tema di una donna amata sia dal padre che dal figlio. Poi, forse, capita la potenza del tema, la usa di nuovo ne I fratelli Karamazov in modo magistrale.
Il protagonista ha molto in conto l’opinione altrui, tanto da forzare le proprie azioni con lo scopo di ottenere un (presupposto) giusto di sorta da chicchessia.
Il protagonista mi ricorda l’uomo del sottosuolo. È schifato dalla società, disgustato dai comportamenti umani. Si vuole “rifugiare nel suo cantuccio”.
Il protagonista è corresponsabile del suicidio di Olya? Tema molto presente in Dostoevskij, con l’esempio plastico dell’azione di Smerdjakov istigato da Ivan Karamazov. Ovvero: dove inizia la responsabilità personale e cosciente di un’azione riprovevole e dove inizia invece l’influenza dell’ambiente? Il protagonista è effettivamente responsabile del suicidio di Olya perché questa non l’avrebbe fatto se non fosse stato per l’incontro fortuito col protagonista? Era fuori dalla sua mente? Oppure c’era già? E a quel punto, se viene commesso un crimine, il “suggestionatore” è corresponsabile?
“Capii che ero contento”. Il protagonista spesso si ferma ad annotare il suo stato d’animo nelle situazioni.
Suicidio di Olya devastante.
Riferimenti a Delitto e castigo. Primo. P 380 “Un soldato, un contadino, era tornato a casa dal servizio militare; ma non gli piaceva piú vivere coi contadini i contadini non lo potevano soffrire. S'allontanò dalla retta via, cominciò a bere, a rubacchiare qua e là; non c'erano vere prove contro di lui, tuttavia l'arrestarono e gli fecero il processo. Al tribunale un avvocato già l'aveva scolpato, non essendovi prove certe, quando egli, dopo aver ascoltato a lungo, a un tratto si alzò interrompendo l'avvocato: «No, smetti tu di parlare »; e raccontò senz'altro tutto, fino all'ultima virgola; confessò tutto piangendo, pieno di pentimento. I giurati uscirono, si rinchiusero per giudicare, poi uscirono dichiarandolo ‘non colpevole’. Tutti gridavano di contentezza, ma il soldato non si mosse dal suo posto, come se si fosse cambiato in una colonna, e non capiva nulla; non capì nulla di quel che il presidente gli disse come ammonimento, rimettendolo in libertà. Liberato, non credeva a se stesso. Divenne sempre piú triste e preoccupato, non mangiò, né bevve, non volle parlar con nessuno e il quinto giorno s'impiccò. « Ecco che cosa vuol dire vivere con un peccato sulla coscienza! » concluse Makar Ivanovič.”
Secondo. “Non esistono degli ‘Schiller’ nello stato puro, li hanno inventati. Che importa un po’ di sozzura se la meta da raggiungere è splendida? Poi sarà tutto lavato, tutto si spianerà.”
Pezzi
P 6 “Come può essere che quanto viene espresso da un uomo intelligente sia assai più stupido di ciò che in lui rimane inespresso?”
P 17 “… Immediatamente rompo con loro, pianto tutto e me ne torno nel mio gusto. Proprio nel guscio!”
P 50 “Io ero alquanto preoccupato, poiché non ero per nulla abituato alla società, di qualsiasi genere fosse.”
P 57 “E perché mai dovrei amare il mio prossimo e la vostra umanità futura, che non vedrò mai, che non saprà nulla di me, e che a sua volta si muterà in cenere senza lasciar traccia o ricordo di sé, se la terra si cambierà in un sasso ghiacciato e girerà nello spazio senz’aria con una quantità infinita di simili sassi ghiacciati; non si può immaginare nulla di più sciocco.”
P 86 “L’essenziale è non rischiare, e questo è possibile soltanto quando si sia dotati di un carattere fermo. Poco tempo fa, a Pietroburgo, avevo con me un foglio di sottoscrizioni per azioni ferroviarie: i primi sottoscrittori guadagnarono molto. Per qualche tempo le azioni crebbero di valore. Supponiamo che a questo punto una persona, che non avesse avuto modo di sottoscrivere o fosse molto avida, vedendo nelle mie mani quella lista, m'avesse proposto di vendergliela per una determinata somma. Ebbene, io gliela avrei venduta immediatamente. Certo vi burlerete di me. «E non aspettare? - direte, - avreste ottenuto dieci volte di piú». E vero; ma il mio guadagno era sicuro, perché si trovava già nelle mie tasche, mentre il vostro era ancor di là da venire. Mi si obbietterà che cosí facendo non si potrà guadagnare molto; scusate, ma proprio in ciò sta il vostro errore, l'errore di tutti i nostri Kokorev, Poljakov, Gubonin. Volete sapere la verità? la continuità e la tenacia nell'accumulare portano a maggiori risultati che non i profitti momentanei, anche se diano un guadagno del cento per cento. Poco prima della rivoluzione francese apparve a Parigi un certo Law, il quale inventò un progetto, in teoria veramente geniale (messo in pratica poi fu un fiasco terribile). Tutta Parigi fu presa dall'agitazione; le azioni di Law andavano a ruba. Nella casa dov'era stata aperta la sottoscrizione, i denari arrivarono a palate da tutta Parigi, tanto che infine la casa non bastò piú; il pubblico si pigiava sulla strada; gente di tutte le professioni, di tutte le classi, di tutte le età; borghesi, nobili, i loro figli, contesse, marchesi, donne pubbliche; tutta questa folla sembrava una massa di pazzoidi, morsi da un cane rabbioso; titoli, pregiudizi di stirpe, orgoglio, per fino onore e buon nome - tutto era calpestato nello stesso fango; tutto veniva sacrificato (anche le donne) pur di ottenere alcune azioni. Si passò a fare la sottoscrizione anche sulla strada, ma non vi era dove scrivere, e si pregò allora un gobbo di prestare per qualche tempo la sua gobba a guisa di tavolo per sottoscrivervi le azioni. Il gobbo acconsentì, potete immaginarvi per quale prezzo! Dopo pochissimo tempo tutti fecero bancarotta, l'impresa fallì, l'idea geniale andò al diavolo e le azioni perdettero ogni valore. Chi fu dunque il solo che guadagnò qualcosa? Soltanto il gobbo, che non aveva comprato le azioni, ma s'era contentato di alcune monete d'oro, a pronta cassa.”
P 88 “Dal dodicesimo anno in poi, credo, cioè da quando incominciai ad aver chiara coscienza di me stesso, cominciai a non amare gli uomini.”
P 100 “È straordinario, in simili occasioni, la rapidità con la quale può mutare il mio stato d’animo: basta un granello di sabbia o un capello per scacciare il buon umore e sostituirlo con quello cattivo.”
P 196 “… C’è qualcosa per cui, quando mi si tocca in un punto sensibile, non amo lasciare trapelare all’esterno certi sentimenti, perché tutti li ammirino.
P 215 “Amico mio, amare gli uomini così come sono, è impossibile!”
“Chiunque non sia del tutto stupido, non può vivere senza disprezzarsi, sia egli onesto o disonesto, è la stessa cosa. Secondo me, l’uomo è stato creato con l’impossibilità fisica di amare il prossimo”.
P 245 “Vedi, ho fatto dei debiti come un imbecille e debbo aver la rivincinta per poter restituire; e vincerò; finora giuocavo senza far calcoli, così a casaccio, come uno stupido, ora invece tremerò per ogni rublo… Non posso non vincere! Non ho la passione per il giuoco; è soltanto una cosa passeggera, te lo giuro! Sono troppo forte, per non poter smettere quando voglio.”
P 261 “Noto una volta per sempre che la disinvoltura non mi giovò mai nella vita, mal adattandosi alla mia persona; e finì sempre col farmi cadere nella vergogna.”
P 263 “-Appunto per questo l’amore dei genitori è immorale, mamma, perché non è meritato. L’amore bisogna meritarselo. -Te lo meriterai un giorno; per ora qui ti si ama gratis.”
P 282 “… io non sia nato per frequentare la società. Entrando in un luogo pieno di gente, ho sempre la sensazione che tutti gli sguardi siano rivolti verso di me. Provo addirittura malessere fisico, persino in luoghi come il teatro, per non parlare delle case private.”
P 352 “Per me, quando un uomo ride, il più delle volte mi riesce ripugnante a guardarlo. Quasi sempre nel riso degli esseri umani si manifesta qualche cosa di volgare e degradante, di cui chi ride non si rende affatto conto dell’impressione che produce”.
P 380 “Un soldato, un contadino, era tornato a casa dal servizio militare; ma non gli piaceva piú vivere coi contadini i contadini non lo potevano soffrire. S'allontanò dalla retta via, cominciò a bere, a rubacchiare qua e là; non c'erano vere prove contro di lui, tuttavia l'arrestarono e gli fecero il processo. Al tribunale un avvocato già l'aveva scolpato, non essendovi prove certe, quando egli, dopo aver ascoltato a lungo, a un tratto si alzò interrompendo l'avvocato: «No, smetti tu di parlare »; e raccontò senz'altro tutto, fino all'ultima virgola; confessò tutto piangendo, pieno di pentimento. I giurati uscirono, si rinchiusero per giudicare, poi uscirono dichiarandolo ‘non colpevole’. Tutti gridavano di contentezza, ma il soldato non si mosse dal suo posto, come se si fosse cambiato in una colonna, e non capiva nulla; non capì nulla di quel che il presidente gli disse come ammonimento, rimettendolo in libertà. Liberato, non credeva a se stesso. Divenne sempre piú triste e preoccupato, non mangiò, né bevve, non volle parlar con nessuno e il quinto giorno s'impiccò. « Ecco che cosa vuol dire vivere con un peccato sulla coscienza! » concluse Makar Ivanovič.”
“Il suicidio è il peggiore dei peccati” P 381 “Io lo confutavo calorosamente, facendo risaltare l’egoismo di quanti abbandonano il mondo e rinunziano a dare aiuto all'umanità, con l’unico scopo egoistico di salvarsi l’anima.”
P 420 “Decisamente tutti, fino all’ultimo, mi credono un ragazzino senza volontà e carattere, di cui si può fare quel che di vuole, pensai con indignazione”.
P 445 “Non esistono degli ‘Schiller’ nello stato puro, li hanno inventati. Che importa un po’ di sozzura se la meta da raggiungere è splendida? Poi sarà tutto lavato, tutto si spianerà.”
P 471 “Ma perché questi uomini cerebrali e libreschi (se davvero esistono) si crucciano e si disperano effettivamente, giungendo alla tragedia?”
P 499 “Sapere, ho l’impressione di essermi sdoppiato. […] E’ come se accanto a voi ci fosse il vostro doppio: voi stesso siete intelligente e ragionevole e questo invece che vi sta accanto vuol commettere qualche sciocchezza o qualche scherzetto; e d’improvviso v’accorgete che siete voi stesso a volerlo fare.”
P 529 “Dunque sei venuto qui per conquistare i cuori, per dominare l’alta società. Hai voluto vendicarti sul signor Diavolo, perché sei un figlio illegittimo?”
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Candide (Candido) in scena al XV Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro @ Spazio Teatro No'hma - Milano il 28 & 29 febbraio 2024
Prosegue con grande successo di pubblico la XV Edizione del Premio Internazionale intitolato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro. Tutto questo allo Spazio Teatro No'hma di Milano
Dopo il tutto esaurito per i cinque spettacoli che hanno visto in scena artisti provenienti da Argentina, Danimarca, Venezuela, Slovenia e Francia, per il sesto appuntamento della stagione 2023/ 2024 arriva allo Spazio Teatro No'hma la compagnia Ima Collab proveniente da Hong Kong, Cina.
Lo spettacolo si intitola Candide ed è una rivisitazione del celebre Candido, il racconto filosofico e allo stesso tempo romanzo di viaggio e formazione scritto dal filosofo, drammaturgo, romanziere e poeta francese Voltaire nel 1759; quel Candido, giovane ingenuo che crede alle parole del suo precettore Pangloss, il quale sostiene che tutto va "nel migliore dei modi possibili nel migliore dei mondi possibili".
Adattato e creato dalla compagnia Ima Collab con il pluripremiato regista Chan Chu-hei – che allo Spazio Tearo No'hma ha gia diretto l'applaudito Lu-Ting. Il tritone nel 2021 - Candide è caratterizzato da personaggi stravaganti, narrazioni poetiche, danze, canti e musica dal vivo.
Lo spettacolo si ispira anche a una antica poesia cinese intitolata "Ritorno ai campi", scritta da Tao Yuanming (346-427 d.c.) considerato l'iniziatore della lirica di paesaggio.
Candide è stato presentato in anteprima al Festival Fringe di Edimburgo 2023 ed è stato premiato con il secondo posto all'Asian Arts Awars per la migliore regia.
La compagnia Ima Collab è stata fondata nel 2022 da Chan Chu-hei. E' in realtà una sorta di piattaforma artistica che letteralmente significa "creazione di immagini". Il suo obiettivo è la formazione di una nuova generazione di artisti attraverso la collaborazione tra i "veterani" e gli aspiranti professionisti del teatro.
Ima Collab ha debuttato con "Théâtre sans animaux" (Ribes) al French May Arts Festival 2022.
"Ci ha colpito la rivisitazione originale, divertente e allo stesso tempo poetica di un classico della letteratura e del teatro. Questo adattamento offre al pubblico una analisi fantasiosa e stimolante della condizione umana proponendo così una insolita opportunità di riflessione sui tempi in cui viviamo" – spiega Livia Pomodoro, Presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro.
Le date di mercoledì 28 e giovedì 29 febbraio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
XV Edizione Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro
Candide
Ima Collab
Hong Kong Cina
Un adattamento del Candido di Voltaire
Regia e adattamento: Chan Chu-hei
Drammaturgia e adattamento: Eugene Chan, Tsang Hoi-yu, Chan Sau-ming
Musiche originali: Julia Mok
Coreografie: Julia Mok, Yuen Fai
Luci: Au Yeung Hon-ki
Con: But Sau-in, Chan Chung-yan Emma, Eugene Chan, Chan Pui-sze Dolphin, Ho Chun-long, Lai Chai-ming, Lam Leung-kit, Tang Ho-wai Sam, Tsang Hoi-yu,
Tsang Tsz-ying Noelle
Compagnia: Ima Collab
*Nella performance è presente la poesia cinese Ritorno ai campi di Tao Yuanming (346-427 d.C.)
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Candide (Candido) in scena al XV Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro @ Spazio Teatro No'hma - Milano il 28 & 29 febbraio 2024
Prosegue con grande successo di pubblico la XV Edizione del Premio Internazionale intitolato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro. Tutto questo allo Spazio Teatro No'hma di Milano
Dopo il tutto esaurito per i cinque spettacoli che hanno visto in scena artisti provenienti da Argentina, Danimarca, Venezuela, Slovenia e Francia, per il sesto appuntamento della stagione 2023/ 2024 arriva allo Spazio Teatro No'hma la compagnia Ima Collab proveniente da Hong Kong, Cina.
Lo spettacolo si intitola Candide ed è una rivisitazione del celebre Candido, il racconto filosofico e allo stesso tempo romanzo di viaggio e formazione scritto dal filosofo, drammaturgo, romanziere e poeta francese Voltaire nel 1759; quel Candido, giovane ingenuo che crede alle parole del suo precettore Pangloss, il quale sostiene che tutto va "nel migliore dei modi possibili nel migliore dei mondi possibili".
Adattato e creato dalla compagnia Ima Collab con il pluripremiato regista Chan Chu-hei – che allo Spazio Tearo No'hma ha gia diretto l'applaudito Lu-Ting. Il tritone nel 2021 - Candide è caratterizzato da personaggi stravaganti, narrazioni poetiche, danze, canti e musica dal vivo.
Lo spettacolo si ispira anche a una antica poesia cinese intitolata "Ritorno ai campi", scritta da Tao Yuanming (346-427 d.c.) considerato l'iniziatore della lirica di paesaggio.
Candide è stato presentato in anteprima al Festival Fringe di Edimburgo 2023 ed è stato premiato con il secondo posto all'Asian Arts Awars per la migliore regia.
La compagnia Ima Collab è stata fondata nel 2022 da Chan Chu-hei. E' in realtà una sorta di piattaforma artistica che letteralmente significa "creazione di immagini". Il suo obiettivo è la formazione di una nuova generazione di artisti attraverso la collaborazione tra i "veterani" e gli aspiranti professionisti del teatro.
Ima Collab ha debuttato con "Théâtre sans animaux" (Ribes) al French May Arts Festival 2022.
"Ci ha colpito la rivisitazione originale, divertente e allo stesso tempo poetica di un classico della letteratura e del teatro. Questo adattamento offre al pubblico una analisi fantasiosa e stimolante della condizione umana proponendo così una insolita opportunità di riflessione sui tempi in cui viviamo" – spiega Livia Pomodoro, Presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro.
Le date di mercoledì 28 e giovedì 29 febbraio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
XV Edizione Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro
Candide
Ima Collab
Hong Kong Cina
Un adattamento del Candido di Voltaire
Regia e adattamento: Chan Chu-hei
Drammaturgia e adattamento: Eugene Chan, Tsang Hoi-yu, Chan Sau-ming
Musiche originali: Julia Mok
Coreografie: Julia Mok, Yuen Fai
Luci: Au Yeung Hon-ki
Con: But Sau-in, Chan Chung-yan Emma, Eugene Chan, Chan Pui-sze Dolphin, Ho Chun-long, Lai Chai-ming, Lam Leung-kit, Tang Ho-wai Sam, Tsang Hoi-yu,
Tsang Tsz-ying Noelle
Compagnia: Ima Collab
*Nella performance è presente la poesia cinese Ritorno ai campi di Tao Yuanming (346-427 d.C.)
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La nausea di Jean Paul Sartre
"La Nausea" è un romanzo scritto, da Jean-Paul Sartre nel 1932 dove venne in seguito pubblicato nell'anno del 1938, dopo numerosissime revisioni. TRAMA "La nausea" più che essere definito un romanzo, lo si può definire come un diario filosofico che vede come protagonista "Antoine Roquentin", e data la sua complessità interna del romanzo stesso, possiamo definire che non vi è una vera e propria trama strutturata in modo preciso. Ma, possiamo vedere che lo stesso scrittore Jean-Paul Sartre durante la sua stesura, cercò di tracciare una trama, nel tentativo di dare al lettore i dati essenziali della storia e dei personaggi.Per quanto riguarda l'ambientazione non vi è molto da dire. Possiamo vedere ed immaginare che "Bouville", città fittizia dove viene ambientato il romanzo, sia la città in cui lo scrittore Sartre visse ed insegnò negli anni trenta, gli stessi dove scrisse "La nausea". PERSONAGGI Antonie Roquentine età circa trenta anni, studioso di storia, la sua solitudine lo porta a comprendere che è l'uomo a dare in modo costante un modo un senso nobile e alto della propria esistenza.Questa consapevolezza porta al protagonista ad avere un senso di Nausea di se stesso e di tutto ciò che lo circonda. L'autodidatta studia in ordine alfabetico i libri della biblioteca di cui era la stessa che frequentava lo studioso Roquentine. Però possiamo vedere durante la lettura che egli viene cacciato dalla biblioteca perché aveva cercato diseducare un giovane adolescente. Anny ex fidanzata di Antonie Ronquentine, essa un attrice trentenne ormai mantenuta dall'amante di turno. Possiamo vedere e percepire durante la lettura del romanzo, che anche Anny giunge alla consapevolezza della vanità e dell'esistenza. La visione filosofica di Sartre nel romanzo La Nausea è una dimensione metafisica ed un atteggiamento psicologico nei confronti dell'esistenza. La condizione dell'uomo, che l'autore definisce orrore di esistere viene intesa, dunque, come solitaria ed angosciosa. Sebbene viva in società, l'individuo è solo in ogni istante, e dunque si sente condannato a decidere in modo del tutto autonomo come agire. L'esistenzialismo si realizza quindi nella categoria della libertà e nella consapevolezza che tale libertà dia più importante alle nostre azioni. la posizione di Sartre espressa in questo romanzo non suggerisce una visione pessimistica della realtà, ma ottimistica, poiché concepisce l'uomo come detentore di libertà intellettuale e morale. Possiamo vedere che il romanzo si conclude con una nota positiva avendo accettato che la realtà e la vista stessa siano prive di un significato intrinseco, Ronquentine è finalmente libero di imprimere una direzione alla propria esistenza scegliendo la strada della creazione artistica.
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Op Oloop – Un viaggio nei meandri della mente e della vita attraverso la penna di Juan Filloy. Recensione di Alessandria today
Con "Op Oloop", Juan Filloy ci regala una storia affascinante e surreale, dove il protagonista si perde nel calcolo e nell'ossessione per la perfezione.
Con “Op Oloop”, Juan Filloy ci regala una storia affascinante e surreale, dove il protagonista si perde nel calcolo e nell’ossessione per la perfezione. Recensione:“Op Oloop” di Juan Filloy è un romanzo straordinario che si colloca nel panorama della narrativa sperimentale latinoamericana, offrendo una narrazione che unisce il surreale con il filosofico. Il protagonista del libro, Op Oloop, è un…
#scrittori-argentini#alienazione nella modernità#caduta dell&039;illusione di controllo#capolavori dimenticati#critica al razionalismo#critica alla società moderna#critica all’alienazione#esistenzialismo#Filloy maestro della scrittura#ironia e filosofia#Juan Filloy#Letteratura Argentina#letteratura sperimentale#narrativa argentina#narrativa che fa riflettere#narrativa del XX secolo#narrativa kafkiana.#narrativa sperimentale#narrativa sudamericana#Op Oloop#opere letterarie uniche#ossessione per la perfezione#protagonisti complessi#riferimenti culturali#riferimenti filosofici#ritmo incalzante#romanzi che esplorano la mente umana#romanzi che sfidano le convenzioni#romanzi filosofici#romanzi psicologici
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Laurence Sterne, la decostruzione del romanzo
Lo scrittore che stravolse il romanzo settecentesco europeo… Laurence Sterne nacque il 24 novembre 1713 a Clonmel, in Irlanda, studiò presso le scuole di Halifax, nella regione dello Yorkshire, e in seguito frequentò il Jesus College di Cambridge, dove si laureò. Durante gli studi universitari Sterne lesse i romanzi di Rabelais, gli autori classici, gli umoristi francesi ed ebbe un grande interesse per il pensiero filosofico di John Locke. Nel 1738 intraprese la carriera ecclesiastica, diventando Vicario a Sutton-in-the-Forest, dove scrisse articoli e lettere per lo zio Jaques, arcidiacono di York, oltre a far parte del capitolo di York, per cui tenne vari sermoni. Sempre nello stesso periodo sposò Elizabeth Lumen, ma il matrimonio fu molto infelice. Laurence cominciò a scrivere molto tardi, pubblicando nel 1759 il pamphlet A Political Romance, per poi dedicarsi alla stesura del suo romanzo più celebre, Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, divisa in nove libri che raccontano la storia di Tristram Shandy e della sua famiglia in modo umoristico. Nella famiglia Shandy, la madre di Tristram viene presentata come una donna dal carattere posato e anche ottuso e lo zio Toby, in passato ufficiale dell'esercito, è considerato un uomo pacifico e non abituato alle armi. Tra gli altri personaggi del romanzo vi sono anche il padre di Tristram, che si distingue per la sua ingegnosità e il parroco Yorick, molto ingenuo e dal grande senso dell'umorismo. Il romanzo non fu accolto con grande favore dalla critica inglese, che anzi diede un giudizio molto negativo, mentre nello stesso anno lo scrittore venne nominato curato di Coxwold. Nel 1762 Sterne soggiornò in Francia, viaggiando anche in Italia, per curare le precarie condizioni di salute minacciate dalla tubercolosi e nel 1768 pubblicò Sentimental journey through France and Italy, in cui racconta gli eventi che lo spinsero a viaggiare tra la Francia e l'Italia. Il personaggio del libro-diario è Yorick, il quale impersona la figura dello scrittore, infatti vi vengono trattati temi come l'isolamento dell'uomo e la grande difficoltà provata dall'individuo nel comunicare con le altre persone. Per descrivere l'isolamento e dell'individuo, Sterne utilizzò nell'opera la metafora degli hobby horses per descrivere l'ossessione, vista come protagonista delle proprie esperienze di vita. Ma l'elemento più particolare dell'opera è rappresentato della visione sentimentale della realtà che sostituisce quella oggettiva della realtà. Questo importante lavoro appassionò anche uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana, Ugo Foscolo, che tradusse il romanzo di Sterne tra il 1807 e il 1813. Sterne tornò poi in Inghilterra, dove conobbe Eliza Draper di cui si innamorò, dopo il divorzio dalla moglie. Laurence Sterne morì a Londra il 18 marzo 1768 e nel 1775 fu pubblicato The Journal to Eliza, il suo diario dedicato a Eliza Draper. Read the full article
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Franca Ongaro Basaglia
Un odore spaventoso che ti impregnava i vestiti e che non ti andava via neanche quando tornavi a casa, ti facevi la doccia e ti cambiavi. L’odore del manicomio. Odore di chiuso, di feci, di orine e di sofferenza.
Franca Ongaro scrittrice, attivista e politica italiana, è stata protagonista, insieme al marito, Franco Basaglia, del movimento della Psichiatria Democratica.
Nata a Venezia, il 15 settembre 1928, era all’ultimo anno del liceo classico, nel 1945, quando ha incontrato uno studente di medicina che, nel 1953, è diventato suo marito e il compagno di vita e battaglie.
I suoi interessi, all’inizio, erano rivolti verso la letteratura, ha pubblicato diversi racconti per l’infanzia, una riduzione dell’Odissea (illustrata da Hugo Pratt) e un’altra del romanzo Piccole donne, sul Corriere dei Piccoli.
Quando, negli anni sessanta, Franco Basaglia, da medico ha abbandonato la carriera accademica per tentare la strada della pratica clinica, entrando nell’ospedale psichiatrico di Gorizia, dove è iniziata la “rivoluzione psichiatrica” proseguita poi a Trieste, Franca Ongaro ha stravolto i suoi interessi e si è dedicata completamente alle pratiche di rottura istituzionale attuate in quegli anni.
Col marito e con il gruppo di psichiatri e intellettuali radunati attorno a loro, ha scritto, curato e tradotto i testi che testimoniano il prezioso lavoro che, scuotendo le fondamenta dell’istituzione ospedaliera, ha portato alla legge 180, che ha portato la chiusura dei manicomi in Italia.
Due suoi testi, Commento a E. Goffman, La carriera morale del malato di mente e Rovesciamento istituzionale e finalità comune, fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos’è la psichiatria (1967) e L’istituzione negata (1968). È stato grazie alle sue traduzioni di Asylums (1969) e Il comportamento in pubblico (1971) che l’Italia ha potuto leggere i testi di Erving Goffman, ha tradotto e introdotto anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972).
È stata coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico (del 1968), Morire di classe (1969), La maggioranza deviante (1971), Che cos’è la psichiatria (1974), I crimini di pace (1975) fino alle Condotte perturbate, uscito in Francia nel 1987.
Ha portato, nel continuo scambio di idee col coniuge e nel gruppo di lavoro, il prezioso contributo della sociologia, di cui era appassionata pur non avendo una formazione accademica, che all’epoca era molto lontana dal contesto della psichiatria.
Ha curato la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia, morto prematuramente nel 1980, appena un paio d’anni dopo l’approvazione della legge che porta il suo nome.
È autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, sulla condizione femminile, sulle pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali ci sono i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (1979), raccolta dei lemmi di sociologia della medicina scritti per l’Enciclopedia Einaudi; Manicomio perché? (1982); Una voce. Riflessioni sulla donna (1982) in cui ella stessa parla del rischio di ritrovarsi «relegata a preparare il latte caldo ai rivoluzionari» e che include la voce donna della Enciclopedia Einaudi.
Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, Democrazia e Diritto, n. 4 – 5, Roma, 1988; Epidemiologia dell’istituzione psichiatria. Sul pensiero di Giulio Maccacaro (1997); Eutanasia. Libertà di scelta e limiti del consenso in Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella società contemporanea del 2001.
Attiva in politica, si è impegnata, come parlamentare, affinché la legge 180 non venisse snaturata o archiviata, promuovendo una maggiore comprensione dei temi relativi alla salute mentale da parte della classe politica e di chi nell’amministrazione era poco favorevole al cambiamento.
Da senatrice della Sinistra Indipendente, per due mandati, dal 1983 al 1992, è stata leader della battaglia parlamentare e culturale per l’applicazione dei principi posti dalla riforma psichiatrica, da cui è scaturito il testo base del primo Progetto obiettivo salute mentale (1989). Ha collaborato alla stesura delle varie disposizioni regionali che hanno diffuso maggiormente la cultura dell’accoglienza delle persone malate psichiatriche nelle più diverse zone del Paese.
Franca Ongaro, si è tanto spesa per la condizione femminile. Avendo avuto occasione di incontrare molte pazienti psichiatriche, ha visto l’impatto della malattia mentale su di loro e verificato che spesso che la causa dell’internamento era dovuta a semplici atti di ribellione contro il patriarcato e l’ordine costituito dominato dai maschi.
Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health e nell’aprile 2001 l’Università di Sassari le ha conferito la Laurea Honoris Causa in Scienze Politiche.
Franca Ongaro ha lasciato la terra il 13 gennaio 2005 a Venezia, lasciandoci diverse eredità, prima di tutto, la capacità di conferire al proprio lavoro un valore politico, agendo sulle contraddizioni e lottando contro ogni facile riduzionismo della realtà. Guardando alle sue azioni, resta l’insegnamento di proseguire ad accogliere le persone diverse da noi, spalancando non soltanto le porte delle istituzioni ma delle nostre menti. Si tratta di tenere aperta una finestra sull’impossibile, la stessa da cui Basaglia e Ongaro scelsero di iniziare a guardare i panorami di quell’utopia della realtà che avrebbe costituito gli scenari di Gorizia e Trieste.
Il suo pensiero e la passione civile di una vita per tutelare i diritti delle persone più deboli continuano a essere un faro che illumina la strada che dobbiamo ancora percorrere.
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Il blog presenta "Giacomo Giacomo. un romanzo indie" di Giuseppe Pulina. Da non perdere!
SINOSSI Inteso e presentato spesso come un Bildungsroman, Giacomo Giacomo è anche, se non soprattutto, un romanzo filosofico. Protagonista delle 100 pagine del romanzo è Giacomo, un adolescente che sente di essere chiamato dalla vita a compiere scelte non facili. La stessa vita appare a Giacomo una scelta da compiere, che, come tutte le scelte, può essere assecondata o negata. “La vita è una…
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