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Novi la dolce di Lorenzo Robbiano: un viaggio nella storia dell'industria dolciaria di Novi Ligure
Un nuovo volume per celebrare la tradizione dolciaria novese
Un nuovo volume per celebrare la tradizione dolciaria novese. Novi la dolce, scritto da Lorenzo Robbiano, rappresenta un’appassionata indagine sulla storia e l’evoluzione dell’industria dolciaria di Novi Ligure, in pubblicazione per Epoké. Dal torrone settecentesco ai più celebri marchi internazionali come Pernigotti e Novi Elah Dufour, questo libro conduce il lettore attraverso secoli di…
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Un viaggio tra le più grandi industrie dolciarie italiane
L'Italia vanta una lunga e rinomata tradizione nel settore dolciario, affermandosi come leader mondiale nella produzione di specialità zuccherine. Dalle Alpi alla Sicilia, il Bel Paese custodisce gelosamente segreti artigianali e ricette tramandate di generazione in generazione, dando vita a un panorama produttivo ricco e variegato. In questo articolo, intraprenderemo un viaggio virtuale alla scoperta di alcune delle più importanti industrie dolciarie italiane, esplorando la loro storia, i loro prodotti di eccellenza e il contributo che offrono al Made in Italy nel mondo. Ferrero Gigante indiscusso del settore, Ferrero è un nome iconico che evoca immediatamente Nutella, Kinder Bueno e Ferrero Rocher. Nata ad Alba, in provincia di Cuneo, nel 1947, l'azienda ha saputo conquistare i palati di tutto il globo con i suoi prodotti innovativi e di alta qualità. Ferrero rappresenta un modello di eccellenza imprenditoriale, coniugando tradizione e innovazione, attenzione alla qualità delle materie prime e un marketing impeccabile. Caffarel Fondata a Torino nel 1824, Caffarel è la più antica industria dolciaria italiana. Famosa per il suo gianduja, una crema di cioccolato e nocciole, Caffarel ha saputo affermarsi come ambasciatrice del cioccolato piemontese nel mondo. L'azienda produce un'ampia gamma di praline, torroni e altri dolciumi, utilizzando ingredienti selezionati e lavorati con cura artigianale. Balocco Nata a Fossano, in provincia di Cuneo, nel 1925, Balocco è specializzata nella produzione di panettoni, pandori e altri dolci tipici natalizi. L'azienda vanta una lunga esperienza nella lavorazione del lievito madre e nella scelta di materie prime di alta qualità, che conferiscono ai suoi prodotti un gusto unico e inimitabile. Balocco è oggi uno dei principali produttori di dolci natalizi in Italia e all'estero. Mulino Bianco Dal 1925, Mulino Bianco porta nelle case degli italiani la bontà e la fragranza dei suoi biscotti. Con un'ampia gamma di prodotti, che spaziano dai classici Gran Cereale ai più golosi Digestive, Mulino Bianco ha conquistato il cuore dei consumatori grazie alla genuinità degli ingredienti e all'attenzione per il benessere. L'azienda è inoltre impegnata nella sostenibilità ambientale e sociale, promuovendo filiere produttive etiche e processi produttivi rispettosi dell'ambiente. Loacker Situata a Bolzano, in Alto Adige, Loacker è famosa per i suoi wafer Loacker, caratterizzati dalla friabilità unica e dal gusto intenso. Fondata nel 1925, l'azienda ha saputo coniugare la tradizione dolciaria austriaca con la creatività italiana, dando vita a prodotti di alta qualità che conquistano i palati di tutto il mondo. Loacker è inoltre attenta alla tutela dell'ambiente e del territorio, utilizzando energia da fonti rinnovabili e promuovendo la biodiversità. Industrie dolciarie italiane: eccellenze nostrane Queste sono solo alcune delle tante eccellenze che compongono il panorama dolciario italiano. Ogni regione vanta le sue specialità e i suoi segreti, tramandati di generazione in generazione e custoditi con cura dai maestri pasticceri. L'industria dolciaria italiana rappresenta un fiore all'occhiello del Made in Italy, apprezzato in tutto il mondo per la sua qualità, la sua creatività e il suo legame con la tradizione. Un settore in continua evoluzione, che sa coniugare l'innovazione con il rispetto per le antiche ricette, regalando al mondo intero momenti di dolcezza e felicità. Foto di Ralf Ruppert da Pixabay Read the full article
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Il Carnevale di Fano è un'esperienza intrisa di storia e tradizione, risalente al lontano 1347, rendendo questa celebrazione una delle più antiche d'Italia. La manifestazione, arricchita dal suo carattere secolare, non solo si distingue per la sua antichità ma anche per un aspetto unico: il lancio di dolciumi, un gesto spettacolare che rende questo carnevale unico in Italia. Durante le tre domeniche di sfilate (28 gennaio, 4 e 11 febbraio), il celebre "Getto" prenderà vita, offrendo uno spettacolo emozionante in cui carri allegorici di prima categoria, alti fino a 18 metri, scateneranno una pioggia di dolciumi, quasi 200 quintali, tra caramelle, cioccolatini e altri leccornie, per una folla di oltre 50.000 persone lungo il corso mascherato, creando un'atmosfera di festa e dolcezza. L'evento, presentato presso l'Enit, l'agenzia nazionale del turismo, ha ricevuto ampi elogi, con Ivana Jelinic, CEO di Enit, sottolineando il valore storico, culturale e popolare del Carnevale di Fano. Federico Mollicone, presidente della VII Commissione Cultura, ha evidenziato il secondo posto conquistato dal Carnevale di Fano nella graduatoria dei contributi dedicati dal Ministero della Cultura ai Carnevali storici italiani, sottolineando il ruolo del Carnevale come strumento di marketing turistico. La partnership con Trenitalia rappresenta un passo avanti significativo, offrendo agevolazioni a coloro che raggiungeranno Fano con i treni regionali. Marco Trotta, referente territoriale di Trenitalia, ha manifestato entusiasmo per questa collaborazione, promuovendo non solo l'evento ma anche la sostenibilità nei viaggi. Il Carnevale di Fano del 2024 si preannuncia come un evento innovativo, arricchito dalla presenza di ospiti illustri come Beatrice Venezi, che porta freschezza e innovazione a questa antica celebrazione. L'evento non solo offre spettacoli di mascherate e carri allegorici, ma anche una serie di iniziative culturali e musicali. Le novità includono la partecipazione di artisti come Valeria Guerra e Paolo Furlani, che creeranno opere d'arte dedicate al Carnevale di Fano, aggiungendo un tocco di creatività e modernità a questa tradizione secolare. Il Carnevale di Fano non si limita a celebrare la storia ma si proietta verso il futuro, con un programma coinvolgente che include spettacoli di clownerie, danza e un finale suggestivo con la cerimonia del rogo del "Pupo" il martedì grasso. Il Carnevale di Fano è un simbolo di gioia, colore, storia e cultura, aspirando al riconoscimento dell'UNESCO come Patrimonio Immateriale. La città della Fortuna ha un ruolo importante nel percorso per il riconoscimento dei Carnevali storici, coinvolgendo altri comuni italiani in questa pregevole iniziativa.
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Negozio di alimentari italiano
LifeItaly.ch è un negozio italiano dove puoi trovare una vasta gamma di prodotti alimentari autentici italiani. Da deliziosi prodotti alimentari come pasta, salse, olio d'oliva e formaggi a squisiti vini, caffè e dolciumi, LifeItaly.ch offre una vasta selezione di generi alimentari italiani di alta qualità. Sia che tu stia cercando di creare un autentico pasto italiano a casa o semplicemente di goderti i sapori dell'Italia, LifeItaly.ch è la destinazione online perfetta per soddisfare le tue voglie di cucina italiana. Esplora il nostro sito Web per scoprire il meglio dell'Italia e ricevere i tuoi prodotti italiani preferiti comodamente a casa tua.
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“ Era un novembre, come sempre a Palermo, mite, opulento, dorato. Benché la festività dei morti fosse già passata, pupi di zucchero e frutta martorana allegravano le vetrine delle pasticcerie come i fichidindia, le sorbe in conocchia, i loti e le arance i banchi dei fruttivendoli. Le « cose dei morti », i pupi e la frutta di pasta di mandorle, che i bambini la mattina del due novembre cercano e trovano in qualche angolo della casa: e la sera, a letto, avevano finto di dormire, resistendo al sonno soltanto per pochi minuti oltre l’abitudine, nella speranza di vedere i morti arrivare coi doni e nasconderli. Nessuna paura, poiché erano i morti della famiglia; e di qualcuno anche loro avevano recente ricordo. I morti che portavano doni; i vivi che tra loro, a catena, si ammazzavano; quei banchi che di domenica, giorno vietato alle vendite, offrivano frutta e anche pane e anche formaggi; quei cartellini dei prezzi, sulla merce, che si poteva credere riguardassero il chilogrammo e invece, ad avvicinarvisi, e magari chi ne aveva bisogno mettendo gli occhiali, si scopriva che riguardavano il mezzo chilogrammo: i vigili urbani che invece che in mano il blocchetto delle multe, avevano il cartoccio di frutta: tutte cose che nella mente del giudice si accozzavano a dargli il senso di una città irredimibile. “
Leonardo Sciascia, Porte aperte, Adelphi (collana Fabula n° 18), 1987¹; pp. 80-81.
#Leonardo Sciascia#Porte aperte#letture#libri#2 novembre#citazioni letterarie#leggere#narrativa#romanzi#Palermo#intellettuali italiani del XX secolo#Italiani#Sicilia#Storia d’Italia#narrativa del '900#Siciliani#pasticceria#dolciumi#bambini#festività dei morti#fichidindia#fichi d'India#frutta martorana#letteratura siciliana#pasta di mandorle#doni#domenica#vita#ricordi d'infanzia#tradizioni
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Ho visto il tuo post dello Halloween vocabolario e mi interessa se gli Italiani celebrano 1mo e 2do Novembre in modo che in inglese si chiama All Saints' Day ed All Souls' Day? Lo so che sono le feste cattoliche e volevo chiederti anche per un po' di vocabolario o le tradizioni, forse?
Ciao! Ti rispondo in inglese così anche altri possono capire meglio magari :)
The 1st of November ("Ognissanti" or "Tutti i Santi" = All Saints' Day, which means it's basically everyone's name's day) is a festivity in Italy. Most of the shops, and work offices in general, are closed (despite these recent years many are still open). We take this day (and the weekend before/after, mostly) to go to cemeteries and visit the graves of our long gone friends and family members. We might also light a few candles to commemorate them.
There are also some traditional celebrations here and there in Italy, most of them involving food: I think in Sicily kids get some candies if they behaved well; almost throughout the Nation though, candles, water and bread, or the sound of bells and tables plenty of food are used/left at home or near churches to welcome the deads in case they came back from the otherside to visit us. I think in Tuscany there's also the tradition to give a glass of wine to the less fortunate ones. Ofc, friends from these Regions, please tell me if I'm wrong! There are also typical sweets of this period, for example in my area we have "Il pan dei morti" = the "Bread of the deads": we give them to kids or left some on the tables in case the deceased came back to visit us. These biscuits are made with albumen, almonds, biscuits, cocoa, candied fruits, dried figs and rising and some spices (but the recipe can change a bit ofc).
The 2nd of November, "La Commemorazione dei Defunti" (literally: the commemoration of the deads) or as commonly called "il Giorno dei Morti" (literally: the day of the deads) = All Souls' Day, is not a festivity, so that's why we commemorate on the 1st. Everything opens again, it's a pretty normal day (unless ofc it happens on a saturday/sunday, but it would just be a regular saturday/sunday in the end).
A short vocabs list:
The 1st of November = Il primo di novembre The 2nd of November = Il due novembre La festività = Festivity Gli uffici chiusi = Closed work offices Il cimitero = The cemetery La tomba = The grave La candela = Candle I dolciumi = Candies Il pane = Bread Le tavole = Tables Il cibo = Food Le chiese = Churches Le campane = Bells Un bicchiere di vino = A glass of wine Il Giorno dei Morti = The day of the deads / All Souls' Day Commemorare = To commemorate La Commemorazione dei defunti = The Commemoration of the Deads / All Souls' Day Ognissanti / Tutti i Santi = All Saints' Day I defunti = The deceased/deads
Hope this helped!!
#it#italian#italianblr#italian culture#langblr#italian langblr#italian vocabs#language#italian language#vocabs#vocabulary#traduzioni#traditions#italian things#italian stuff#halloween#all saints day#parole words#italiano#italian vocabulary#languages
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Se avessi un euro per tutte le volte in cui, negli ultimi mesi, ho rivolto ad amici e parenti – e anche a me stesso, confesso qui senza vergogna – la frase “Greta Thunberg non approverebbe”, in riferimento ad abitudini quotidiane lontane anni luce da un atteggiamento più consapevole e rispettoso nei confronti dell’ambiente e del mondo in cui viviamo, probabilmente ora avrei una discreta somma da investire (magari in un fondo pensione, perché di arrivare alla pensione vera e propria, con i boomer là fuori che mi hanno rubato il futuro, non ci spero neanche più).
Butti una sigaretta per terra? “Beh, Greta cosa direbbe?”. Ti vedi servire la Coca Cola in lattina ancora con una cannuccia di plastica, sebbene tu stia spendendo 16 euro per una torta salata a base di quinoa in un ristorante bioveganginostradariano nel centro di Bologna? “No, potete starne certi, Greta non approverebbe”. Questo è il leitmotiv della mia vita negli ultimi mesi, e questo l’adagio simbolico-retorico di fronte al quale si stanno trovando molti impiegati israeliani nelle ultime settimane.
Come raccontato dalla giornalista Allison Kaplan Sommer del quotidiano israeliano Hareetz, in diversi uffici di Gerusalemme e Tel Aviv sono apparsi cartonati e fotografie di Thunberg, spesso accompagnati da frasi provocatorie, posti qua e là da alcuni dipendenti per sensibilizzare e provocare i colleghi rispetto all’uso della plastica e più in generale di stoviglie monouso.
Nelle foto scelte la giovane attivista svedese appare, ça va sans dire, in espressioni di diniego e disapprovazione, e in corrispondenza di quegli angoli comuni a molti uffici dove i dipendenti possono farsi un caffè o bersi un sorso d’acqua. In borraccia, preferibilmente.
Insomma, l’ennesima prova che non solo Greta sta diventando sempre più un simbolo in grado di migliorare le nostre abitudini, – qualcosa che finora nell’immaginario collettivo era mancato, sebbene il mondo scientifico ci mettesse in guardia da anni – ma anche un monito per chi vi scrive a non sottovalutare le proprie idee geniali.
Il passo successivo con cui noi italiani potremmo anticipare altri paesi in questa battaglia di meme? Adesivi di Greta-non-approverebbe sui vetri delle macchinette di bibite gassate (tutte in plastica non riciclabile) e dolciumi. Ma non troppi, si intende, altrimenti come le blocchiamo poi le clausole di salvaguardia dell’Iva?
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L’INDUSTRIA DICE BASTA ALLA GELATINA ANIMALE NELLE CARAMELLE
Uno dei più antichi e celebri produttori di caramelle e dolciumi italiani, la Sperlari, ha deciso di abbandonare la gelatina animale da tutte le sue produzioni dolciarie e di eliminarla completamente dalla lista dei suoi ingredienti.
Un percorso di ricerca durato tre anni che ha portato l’azienda ad una svolta storica, offrire prodotti buoni ma rispettosi dell’ambiente e degli animali. Scelta guidata dalla sostenibilità dei materiali utilizzati, adottata in tutti i stabilimenti Italiani dell’azienda che sostituiranno la gelatina animale con ingredienti di origine vegetale come amido di mais e di patate.
La campagna di eliminazione della gelatina animale è stata celebrata con il lancio sul mercato di una nuova serie di caramelle, le KIDS, nelle varianti dinosauro, sottomarini e incanti. L’impegno dell’azienda per l’ambiente si consolida inoltre con il packaging, attraverso l’introduzione di nuove confezioni prodotte con carta certificata FSC, Forest Stewardship Council® che garantisce la provenienza della cellulosa da foreste gestite in maniera responsabile, per tutelare la loro sopravvivenza per le generazioni future.
Una sfida che ha permesso di superare l’uso di un prodotto di derivazione animale all’interno delle caramelle gommose, consuetudine diffusa in gran parte di questi prodotti dolciari che utilizzano la gelatina ottenuta dagli allevamenti di suini e bovini attraverso la lavorazione del collagene ricavato dalle ossa e dalla pelle degli animali.
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Fonte: Sperlari - 16 marzo 2021
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Coronavirus, Deidda (FdI): il Governo tuteli l’intera filiera del mondo fieristico ingiustamente discriminata. “Qualche giorno fa, ho incontrato e raccolto le denunce di vari esponenti - tra cui Ivan Scarpa, Presidente Fieristi Italiani - appartenenti ad una delle categorie maggiormente colpite dalla pandemia, ossia tutta quella filiera legata al mondo fieristico, costituita da venditori ambulanti, torronai, produttori di formaggi e dolciumi, espositori e tutti quei operatori che si occupano della realizzazione di eventi.
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San Valentino, 4 italiani su 10 regalano fiori #festadegliinnamorati #fiori #innamorati #Italia #italiani #roserosse #SanValentino Quasi quattro italiani su dieci (37%) regalano un mazzo di rose rosse o altri fiori, che si confermano l’omaggio preferito per San Valentino. E’ quanto emerge dall’indagine on line condotta dal sito www.coldiretti.it sugli italiani che hanno deciso di festeggiare il giorQuasi quattro italiani su dieci (37%) regalano un mazzo di rose rosse o altri fiori, che si confermano l’omaggio preferito per San Valentino. no degli innamorati con un dono. Se l’omaggio floreale è quello più gettonato, a seguire tra gli altri doni si trovano – sottolinea la Coldiretti – cioccolatini o altri dolciumi (30%), vestiti, abbigliamento o accessori (25%)… Link: https://www.foodinfo.it/news/san-valentino-4-italiani-su-10-regalano-fiori/ https://www.instagram.com/p/B8hmeuMnpe5/?igshid=ssmefnfdnwem
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Befana in Capannina e domenica festa Young con Enzo Dong
E' stata una notte strabiliante quella passata a La Capannina per il party di fine anno. Luci, colori e grandi ospiti hanno reso questa lunga notte indimenticabile. Il locale, guidato dalla famiglia Guidi, ha fatto registrare il tutto esaurito fin dalla cena, regalando spettacoli di alto livello artistico e musicale. Tanti applausi per la performance dell'atteso ospite Jerry Calà che ha entusiasmato il pubblico con il suo repertorio e canzoni memorabili fino al fatidico conto alla rovescia, annunciato a gran voce insieme al patron Gherardo Guidi giunto al suo quarantatreesimo capodanno a La Capannina.
Dopo il brindisi di buon augurio, il grande pubblico si è scatenato fino all'alba in danze sfrenate in un clima festoso e di forte armonia in questo locale simbolo della storia e del costume del nostro paese. Tra il pubblico varie autorità civili, giornalisti e calciatori tra le quali il Federico Chiesa, Pago, Sallusti, Padellaro e tanti altri amici Capannina.
Appena entrati in questo promettente 2020 ed è già tempo di grandi eventi a La Capannina. Si parte con una doppietta. Sabato 04 Gennaio arriva la "Befana a Forte dei Marmi" con grande spettacolo per celebrare la lunga notte dei dolciumi e carbone. Ad esibirsi sul palco della Capannina ci saranno i "Dangerous" capitanati dalla grande voce di Alessandro Buselli. La "Dangerous Band" nasce nel 2007 e sin da subito ha voluto offrire al pubblico uno show versatile e completo, capace di spaziare da repertori classici italiani ed internazionali fino alla più moderna musica dance, passando dalla musica revival e dai ritmi della musica latino americana. Ospiti frequenti della Capannina sono molto apprezzati dal pubblico che ogni sabato notte affolla il locale cult di Forte dei Marmi. "Sono contento che siano ancora serate con musica live di alto livello, spiega il patron Gherardo Guidi. Mantenere uno spirito tradizionale rende la Capannina ancor più affascinante.Come ogni sabato notte la Capannina aprirà le porte della Discoteca alle ore 24.00. Alla consolle del locale come sempre presente il dj resident Charlie Dee , artista e produttore e leader del gruppo Broswave. Al Piano Bar, continua la festa con le raffinate selezioni musicali di Stefano Natali dj si alterneranno con l'inconfondibile voce di Stefano Busà. Busà ripercorrerà la storia della musica a tinte tricolore fino alle prime luci dell'alba. Il mattatore ormai celebre riferimento delle sette note nostrane in tutta la penisola, con un pizzico di nostalgia e tanta carica nell'inconfondibile voce, sarà compagno fedele del suo pubblico per tutta la notte.
Domenica 05 Gennaio prosegue la festa con "Capannina young" cui vedrà ospite un artista che sta facendo molto clamore tra le nuove generazioni. Stiamo parlando del giovane cantante rapper "Enzo Dong" , classe 1990. Già sulla scena dalla giovane età di 15 anni, la sua carriera ha visto comporre molti brani celebri e una colonna sonora per il film serie "Gomorra". Molte le collaborazioni con alcuni tra i più importanti rapper come Clementino e Rocco Hunt. Sale dunque l'attesa per un evento preannuncia già il tutto esaurito.
I dettagli dell'evento sono consultabili sulla pagina Facebook Capannina: https://www.facebook.com/lacapanninafortedeimarmi I ticket per gli eventi sopracitati, che garantiscono accesso prioritario (eludendo la fila), sono già disponibili ai seguenti link: https://www.ticketsms.it/location/lacapannina https://www.liveticket.it/lacapanninadifranceschi
Si ricorda, inoltre, che dalle ore 21, all'interno del locale sarà attivo ogni sera il ristorante guidato dall'apprezzatissimo chef Davide Romagnoli. La cura dei dettagli, la qualità del servizio ed il delicato sottofondo musicale rappresentano il marchio di fabbrica del pre-discoteca firmato Capannina. E dopo cena, per tutti gli ospiti del ristorante, l'ingresso in discoteca è incluso nel prezzo.Per qualunque informazione il servizio clienti della Capannina è disponibile tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 19:00. Servizio disponibile ai numeri 0584.80169 o 371.3799456 o anche via mail all'indirizzo [email protected]. Per seguire tutti gli aggiornamenti sugli eventi del locale è possibile scaricare la nuova App Capannina disponibile gratuitamente su App Store e Google Store, sul sito www.lacapanninadifranceschi.com o monitorare la pagina Facebook La Capannina Forte dei Marmi.
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La Nutella compie gli anni, e la rete impazzisce per la bufala del tappo
Il 20 aprile 1964 nasceva la famosa crema spalmabile: 56 anni di un mito della cultura pop.
“Che mondo sarebbe, senza Nutella?”. E�� uno dei claim pubblicitari più famosi della cultura popolare italiana, legato a uno dei prodotti simbolo degli ultimi sessant’anni: la crema spalmabile a base di nocciole che la Ferrero ha esportato e reso famosa in tutto il mondo, partendo da una produzione tipica del Piemonte, dove le nocciole sono un bene comune, per quanto prezioso.
La Nutella compie gli anni e la rete impazzisce per la bufala del tappo
Correva l’anno 1946 quando veniva messa in produzione la “Supercrema”, antesignana di quella che nel 1964 Michele Ferrero rinchiuse nel famoso e iconico barattolo, dandogli un nome accattivante quanto semplice: Nut (nocciola) + ella (un vezzeggiativo femminile, familiare, piacevole). Negli ultimi 56 anni la fama di quel semplice barattolo e del suo contenuto non ha fatto che crescere, producendo edizioni limitate, bar dedicati in tutto il mondo, creme rivali e anche, nell’era dei social network, fake news divertenti e virali. La più recente? Quella del “coltello nel barattolo” che negli ultimi giorni, complice TikTok, l’ultimo arrivato tra i social mainstream, ha fatto impazzire il web alla ricerca di un segreto all’interno del tappo bianco.
I tre momenti salienti del video fake su TikTok
Un video che è l’ultima delle viral news che hanno visti coinvolti i consumatori questi ultimi anni, ma di certo non l’unica. Poco più di un anno fa è stata la volta delle “creme rivali”, ovvero tutte quelle spalmabili che hanno tentato la scalata a quella fetta di consumatori a cui fa riferimento la Nutella. Prima su tutti, la Crema Pan di stelle, protagonista di una guerra commerciale che ha visto contrapposti due colossi, la Barilla e la Ferrero. La fetta di mercato a cui si puntava è stata stimata in un valore di due miliardi di euro e i punti forti per raggiungerla, un minore contenuto di zuccheri e l’olio di girasoli al posto dell’oramai odiato e vituperato olio di palma. Per giorni e settimane si sono rincorsi di bacheca in bacheca, di stories in stories, da facebook a instagram (allora TikTok non era ancora così famoso) foto del barattolo faticosamente conquistato e degustazioni più o meno casalinghe in cui si comparavano inizialmente i due prodotti e poi anche tutte le imitazioni più o meno efficaci che sono comparse sugli scaffali dei discount italiani. Stessa storia, dalla vita digitale ancora più lunga, a novembre 2019 quando sugli scaffali sono apparsi i Nutella Biscuits prima – ricordate la corsa per accaparrarsi l’ultimo pacco, che ha generato fenomeni particolari come il bagarinaggio su ebay – e i Biscocrema Pan di Stelle: anche qui gli affezionati hanno paragonato i due prodotti con prove di assaggio social, a cui ben presto si sono affiancati gli irriducibili dei Baiocchi Mulino Bianco, il primo biscotto in assoluto con all’interno una crema alla nocciola. “Non sono paragonabili!” era il claim che impazzava in quei giorni, ora a favore dell’uno, ora dell’altro pacco di dolciumi.
FONTE: repubblica.it
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SAN BENEDETTO – Il panettone o il pandoro sotto l’albero per iniziare, i dolciumi nella calza della Befana per finire. Accompagnati fedelmente da torroni e cioccolate durante tutto il periodo. Non è solo il giro vita ad ampliarsi durante il periodo festivo appena terminato ma anche il giro di affari legato alla produzione e alla distribuzione di dolciumi, atto finale del tour de force enogastronomico natalizio e momento imperdibile dello stare insieme tra famigliari e amici.
Un settore che nelle Marche è cresciuto. Nella nostra regione sono attive 880 imprese. Il 30% è gestito da donne, l’8% da giovani under 35 secondo una rielaborazione Coldiretti Marche su dati della Camera di Commercio di Milano. Aziende che danno lavoro ad oltre 4.600 persone con l’occupazione aumentata del 5,6% negli ultimi 5 anni.
Il maggior numero di lavoratori si registra nella provincia di Ancona (più di 1.300) mentre Ascoli e Fermo hanno riscontrato gli aumenti più consistenti: rispettivamente il 15% e il 12% di occupati in più. Coldiretti calcola che in generale, sulle tavole degli italiani, siano già spariti 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, 74 milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci per un valore complessivo vicino ai 5 miliardi di euro, solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno.
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Il buongusto nella sua accezione più ampia è il principio al quale Riccardo Camanini riserva la priorità nel lavoro che dal 2014 porta avanti al Lido 84 di Gardone Riviera. Un senso estetico, presumibilmente racchiuso nelle sue informazioni genetiche, che unito a una operosità incessante e maniacale ha permesso allo chef bergamasco di arrivare a uno dei connubi più riusciti fra eleganza e comfort.
La percezione di chi arriva dal Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera e si spinge per un chilometro fino alla soglia del ristorante Lido 84, in riva al Garda, è quella di un continuum di un fascino che si fa contemporaneo. Dalle boiserie, ai tappeti e opere d’arte d’antan della Prioria dannunziana si passa a velluti, complementi e oggetti del Lido di una raffinatezza sia attuale che evocativa dell’allure della dimora del Vate. La collezione di porcellane Richard Ginori sui tavoli rivolti all’ampia vetrata affacciata sulle acque del Garda, le lampade e i quadri che si mescolano al bordeaux e all’ottanio delle pareti, i ricercati volumi d’arte e cucina impilati sui trumeau rendono l’atmosfera elegantemente conviviale. “L’arredamento l’abbiamo curato noi in toto – ci racconta Giancarlo, responsabile di sala, fratello dello chef, che ha lasciato il suo impiego nel settore edile per seguire Riccardo nella creazione del ristorante – e poi qualche amico architetto ci ha segnalato alcuni errori e come correggerli”.
Anche qualche artista è presente con le sue opere, come il bresciano Stefano Bombardieri che al Lido 84 ha organizzato una mostra dei suoi lavori nell’estate 2015, per dare una scossa sensoriale a coloro che mangiando potessero interpretare e ragionare contemporaneamente di cibo e arte. E tuttora si può ammirare la sua Olivetti Lexicon 80, incapsulata in un tavolino di vetroresina, come emblema del pensiero creativo, di fronte al bancone del bar. Molto coreografico il servizio in sala che vede la brigata di cucina uscire a porgere e a raccontare le pietanze per dare un senso di familiarità all’esperienza, come il recupero del servizio al tavolo per i piatti più emblematici, dimostrando che un approccio di classe non affettato è possibile. La presenza di Riccardo al ristorante è totale “Non lascio mai la cucina, ci tengo ad esserci sempre, non abbiamo investitori, è tutto investimento nostro e non ci possiamo ancora permettere di chiudere per prendere parte a eventi. Le nostre partecipazioni ai congressi ad esempio, sono sempre ridotte e compatibili con i nostri giorni di riposo”. Grande lettore e studioso di antichi ricettari, Camanini ha impostato la sua formazione su basi classiche, annoverando Gualtiero Marchesi e Alain Ducasse fra i suoi maestri e continuando a fare stages nei periodi di chiusura.
Il menu Oscillazioni parte con un trittico che passa dall’amaro torrefatto della cialda di semi, tostata appunto, dalla leggera terrosità del cavolo navone con aggiunta di curcuma e dalla nota verde degli spinaci al vapore e lemongrass. La melanzana marinata è avvolta in un foglio d’ostia intriso di latte di cocco che ne arrotonda i tannini. Il pane con lievito madre è fatto in casa, come i grissini all’olio extravergine di oliva del Garda.
Cialda di semi, cavolo, curcuma, spinaci, lemongrass
Melanzana marinata, latte di cocco
Tapioca, arancia, uova di salmerino
Una divertente contrapposizione di toni dolci, acidi, sapidi, con similitudine nella foggia, per le perle di tapioca imbevute di estratto di arancia e le uova di salmerino. Come per l’ostrica fritta in pastella, con aggiunta di miele, ruta e zenzero, qui con un ciuffetto di erbe officinali per il tocco vegetale. Fra i piatti emblema del Lido 84, lo spaghettone al burro e lievito di birra si spinge all’essenzialità estrema. Intersecato alla cremosità del grasso e dell’amido, il lievito sbriciolato corrobora la masticabilità e intreccia il sapore del pane a quello della pasta, con qualche picco acido e un fugace sapore di nocciola. Il risotto cotto all’acqua, con carbone, una crema di aglio nero fermentato e una salsa ai frutti rossi misti dalla persistenza acida è stato ideato in occasione della mostra di Bombardieri con l’obiettivo, perfettamente centrato, di sperimentare ingredienti estremamente dissonanti che insieme si equilibrassero. Servizio al tavolo per il suo piatto più rappresentativo, i rigatoni cacio e pepe cotti in vescica di maiale. Per i piatti più scenografici, Camanini ha scelto la via della convivialità, per rendere i commensali partecipi durante il completamento dell’artigianalità del piatto. Una preparazione che parte con l’introduzione di pasta, pecorino, olio, pepe, sale all’interno della vescica che immersa nell’acqua, per circa trenta minuti viene agitata a intervalli di qualche minuto per consentire l’uniformità della cottura e della mantecatura.
Ostrica fritta, miele, ruta e zenzero, erbe officinali
Spaghettoni, burro, lievito di birra
Risotto, aglio nero fermentato, frutti rossi
Rigatoni cacio e pepe in vescica di maiale
L’animella di vitello viene fritta e ricoperta da una polpa di carote crude e fredde a cui viene aggiunto il “saor”, preparato con olio di oliva, olio di semi, aceto, alloro, zucchero e sale, e infine qualche goccia di punch all’arancia ridotto. Un boccone dolce, leggermente lattoso, con sottili deviazioni acidule. La bavette di bovino viene cotta alla griglia, potenziata nella succulenza dal sangue di rilascio e addizionata di scioglievolezza grazie al grasso d’anatra e al lardo. Il tocco delle vinacce di nebbiolo usate per l’affinamento del Testun, il formaggio vaccino piemontese, la avvolgono in un leggero profumo di vino. Anticipa il dessert un gelato, mantecato al momento, al latte di montagna di un piccolo allevamento di vacche Jersey poco sopra il lago di Garda. Un latte, sebbene poco adatto a produrre formaggio a causa dell’imperfezione delle micelle caseiniche, dalla parte grassa più spiccata rispetto alla media, che dà vita a un gelato avvolgente e setoso in perfetto equilibrio fra dolcezza e cremosità.
Animella fritta, carote crude e fredde marinate in saor, punch all’arancia
Bavette alla griglia, sangue di rilascio, grasso d’anatra, lardo, vinacce di nebbiolo fermentate nel Testun
Gelato al latte di montagna mantecato al momento
La celebre torta di rose, cotta al momento, e florida di lievitazione, arriva al tavolo accompagnata da un seduttivo cremino di zabaione al vov e limoni del Garda che chiama a gran voce l’immersione della torta, per una golosità irrefrenabile. Il concetto di torta al cioccolato di chef Camanini si fonde con quello della crème brûlée per sortire un concentrato di cioccolato e tostatura nella crosta tostata al cioccolato fondente. Materia generalmente poco sperimentata dai cuochi è quella della chiusura del pasto, che sollecita l’estro poco più che nella scelta del nome, friandises, petit-fours, piccola pasticceria, e che Camanini ha voluto resettare e ricostruire partendo dall’evocazione delle caramelle e dei dolciumi gustati da piccoli. Ecco allora i ragazzi di cucina arrivare ai tavoli con una mini tinozza di torrone al cioccolato bianco, miele e semi di frutta candita, una ciotola con il tartufone al cioccolato fondente e Anesone triduo Tassoni, un distillato di erbe dove prevale l’anice stellato della storica azienda di Salò. Un panetto di una pasta lucida e morbida, il pongo di arachidi e arance. Ognuno di loro ne stacca un pezzettino con le mani e lo porge al cliente come per riprodurre il gesto simbolo del regalare una caramella a chi in quel momento è tornato bambino. Il vassoio finale di perine termina le proposte che preannunciano l’arrivederci.
Crosta tostata al cioccolato fondente
Torta di rose, cremino di zabaione al Vov, limoni del garda
Torrone al cioccolato bianco, miele, semi e frutta candita
Tartufono al cioccolato fondente, Anesone
Ristorante Lido 84 Corso Zanardelli, 196 – Gardone Riviera (BS) www.ristorantelido84.com
La bellezza del gusto. Riccardo Camanini chef del Lido 84 di Gardone Riviera
Il buongusto nella sua accezione più ampia è il principio al quale Riccardo Camanini riserva la priorità nel lavoro che dal 2014 porta avanti al Lido 84 di Gardone Riviera.
La bellezza del gusto. Riccardo Camanini chef del Lido 84 di Gardone Riviera Il buongusto nella sua accezione più ampia è il principio al quale Riccardo Camanini riserva la priorità nel lavoro che dal 2014 porta avanti al Lido 84 di Gardone Riviera.
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Il buongusto nella sua accezione più ampia è il principio al quale Riccardo Camanini riserva la priorità nel lavoro che dal 2014 porta avanti al Lido 84 di Gardone Riviera. Un senso estetico, presumibilmente racchiuso nelle sue informazioni genetiche, che unito a una operosità incessante e maniacale ha permesso allo chef bergamasco di arrivare a uno dei connubi più riusciti fra eleganza e comfort.
La percezione di chi arriva dal Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera e si spinge per un chilometro fino alla soglia del ristorante Lido 84, in riva al Garda, è quella di un continuum di un fascino che si fa contemporaneo. Dalle boiserie, ai tappeti e opere d’arte d’antan della Prioria dannunziana si passa a velluti, complementi e oggetti del Lido di una raffinatezza sia attuale che evocativa dell’allure della dimora del Vate. La collezione di porcellane Richard Ginori sui tavoli rivolti all’ampia vetrata affacciata sulle acque del Garda, le lampade e i quadri che si mescolano al bordeaux e all’ottanio delle pareti, i ricercati volumi d’arte e cucina impilati sui trumeau rendono l’atmosfera elegantemente conviviale. “L’arredamento l’abbiamo curato noi in toto – ci racconta Giancarlo, responsabile di sala, fratello dello chef, che ha lasciato il suo impiego nel settore edile per seguire Riccardo nella creazione del ristorante – e poi qualche amico architetto ci ha segnalato alcuni errori e come correggerli”.
Anche qualche artista è presente con le sue opere, come il bresciano Stefano Bombardieri che al Lido 84 ha organizzato una mostra dei suoi lavori nell’estate 2015, per dare una scossa sensoriale a coloro che mangiando potessero interpretare e ragionare contemporaneamente di cibo e arte. E tuttora si può ammirare la sua Olivetti Lexicon 80, incapsulata in un tavolino di vetroresina, come emblema del pensiero creativo, di fronte al bancone del bar. Molto coreografico il servizio in sala che vede la brigata di cucina uscire a porgere e a raccontare le pietanze per dare un senso di familiarità all’esperienza, come il recupero del servizio al tavolo per i piatti più emblematici, dimostrando che un approccio di classe non affettato è possibile. La presenza di Riccardo al ristorante è totale “Non lascio mai la cucina, ci tengo ad esserci sempre, non abbiamo investitori, è tutto investimento nostro e non ci possiamo ancora permettere di chiudere per prendere parte a eventi. Le nostre partecipazioni ai congressi ad esempio, sono sempre ridotte e compatibili con i nostri giorni di riposo”. Grande lettore e studioso di antichi ricettari, Camanini ha impostato la sua formazione su basi classiche, annoverando Gualtiero Marchesi e Alain Ducasse fra i suoi maestri e continuando a fare stages nei periodi di chiusura.
Il menu Oscillazioni parte con un trittico che passa dall’amaro torrefatto della cialda di semi, tostata appunto, dalla leggera terrosità del cavolo navone con aggiunta di curcuma e dalla nota verde degli spinaci al vapore e lemongrass. La melanzana marinata è avvolta in un foglio d’ostia intriso di latte di cocco che ne arrotonda i tannini. Il pane con lievito madre è fatto in casa, come i grissini all’olio extravergine di oliva del Garda.
Cialda di semi, cavolo, curcuma, spinaci, lemongrass
Melanzana marinata, latte di cocco
Tapioca, arancia, uova di salmerino
Una divertente contrapposizione di toni dolci, acidi, sapidi, con similitudine nella foggia, per le perle di tapioca imbevute di estratto di arancia e le uova di salmerino. Come per l’ostrica fritta in pastella, con aggiunta di miele, ruta e zenzero, qui con un ciuffetto di erbe officinali per il tocco vegetale. Fra i piatti emblema del Lido 84, lo spaghettone al burro e lievito di birra si spinge all’essenzialità estrema. Intersecato alla cremosità del grasso e dell’amido, il lievito sbriciolato corrobora la masticabilità e intreccia il sapore del pane a quello della pasta, con qualche picco acido e un fugace sapore di nocciola. Il risotto cotto all’acqua, con carbone, una crema di aglio nero fermentato e una salsa ai frutti rossi misti dalla persistenza acida è stato ideato in occasione della mostra di Bombardieri con l’obiettivo, perfettamente centrato, di sperimentare ingredienti estremamente dissonanti che insieme si equilibrassero. Servizio al tavolo per il suo piatto più rappresentativo, i rigatoni cacio e pepe cotti in vescica di maiale. Per i piatti più scenografici, Camanini ha scelto la via della convivialità, per rendere i commensali partecipi durante il completamento dell’artigianalità del piatto. Una preparazione che parte con l’introduzione di pasta, pecorino, olio, pepe, sale all’interno della vescica che immersa nell’acqua, per circa trenta minuti viene agitata a intervalli di qualche minuto per consentire l’uniformità della cottura e della mantecatura.
Ostrica fritta, miele, ruta e zenzero, erbe officinali
Spaghettoni, burro, lievito di birra
Risotto, aglio nero fermentato, frutti rossi
Rigatoni cacio e pepe in vescica di maiale
L’animella di vitello viene fritta e ricoperta da una polpa di carote crude e fredde a cui viene aggiunto il “saor”, preparato con olio di oliva, olio di semi, aceto, alloro, zucchero e sale, e infine qualche goccia di punch all’arancia ridotto. Un boccone dolce, leggermente lattoso, con sottili deviazioni acidule. La bavette di bovino viene cotta alla griglia, potenziata nella succulenza dal sangue di rilascio e addizionata di scioglievolezza grazie al grasso d’anatra e al lardo. Il tocco delle vinacce di nebbiolo usate per l’affinamento del Testun, il formaggio vaccino piemontese, la avvolgono in un leggero profumo di vino. Anticipa il dessert un gelato, mantecato al momento, al latte di montagna di un piccolo allevamento di vacche Jersey poco sopra il lago di Garda. Un latte, sebbene poco adatto a produrre formaggio a causa dell’imperfezione delle micelle caseiniche, dalla parte grassa più spiccata rispetto alla media, che dà vita a un gelato avvolgente e setoso in perfetto equilibrio fra dolcezza e cremosità.
Animella fritta, carote crude e fredde marinate in saor, punch all’arancia
Bavette alla griglia, sangue di rilascio, grasso d’anatra, lardo, vinacce di nebbiolo fermentate nel Testun
Gelato al latte di montagna mantecato al momento
La celebre torta di rose, cotta al momento, e florida di lievitazione, arriva al tavolo accompagnata da un seduttivo cremino di zabaione al vov e limoni del Garda che chiama a gran voce l’immersione della torta, per una golosità irrefrenabile. Il concetto di torta al cioccolato di chef Camanini si fonde con quello della crème brûlée per sortire un concentrato di cioccolato e tostatura nella crosta tostata al cioccolato fondente. Materia generalmente poco sperimentata dai cuochi è quella della chiusura del pasto, che sollecita l’estro poco più che nella scelta del nome, friandises, petit-fours, piccola pasticceria, e che Camanini ha voluto resettare e ricostruire partendo dall’evocazione delle caramelle e dei dolciumi gustati da piccoli. Ecco allora i ragazzi di cucina arrivare ai tavoli con una mini tinozza di torrone al cioccolato bianco, miele e semi di frutta candita, una ciotola con il tartufone al cioccolato fondente e Anesone triduo Tassoni, un distillato di erbe dove prevale l’anice stellato della storica azienda di Salò. Un panetto di una pasta lucida e morbida, il pongo di arachidi e arance. Ognuno di loro ne stacca un pezzettino con le mani e lo porge al cliente come per riprodurre il gesto simbolo del regalare una caramella a chi in quel momento è tornato bambino. Il vassoio finale di perine termina le proposte che preannunciano l’arrivederci.
Crosta tostata al cioccolato fondente
Torta di rose, cremino di zabaione al Vov, limoni del garda
Torrone al cioccolato bianco, miele, semi e frutta candita
Tartufono al cioccolato fondente, Anesone
Ristorante Lido 84 Corso Zanardelli, 196 – Gardone Riviera (BS) www.ristorantelido84.com
La bellezza del gusto. Riccardo Camanini chef del Lido 84 di Gardone Riviera Il buongusto nella sua accezione più ampia è il principio al quale Riccardo Camanini riserva la priorità nel lavoro che dal 2014 porta avanti al Lido 84 di Gardone Riviera.
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Modesta proposta: Premio Strega postumo a Marina Ripa di Meana. Ha più palle lei di tutto il Colosseo degli scrittori italiani odierni
Ci vuole del genio per mostrare il pelo…
Marina è morta, viva Marina. Ah, questa donna! La quintessenza dell’italianità: è divenuta famosa senza aver mai realmente fatto un cazzo, anzi, forse proprio per questo. L’essere e il nulla nella loro astrattezza coincidono e lei l’ha dimostrato. Ci voleva una gran fortuna per arrivare così in alto, nel paese in cui il merito e il valore sono del tutto superflui, ma è necessario possedere del genio per restare sempre sulla cresta dell’onda. E lei ce l’ha fatta. Chapeau! Ma, forse, con queste mie parole sono stato ingiusto. In verità, questa donna è stata una figura da romanzo. Pensate adesso ai suoi due cognomi: Lante della Rovere e Ripa di Meana. Lei “il doppio” l’ha vissuto alla luce del sole, spesso confondendo i ruoli con sapiente maestria. Era oramai Ripa di Meana, ma ancora si faceva chiamare della Rovere. Le ha dovuto ingiungere un tribunale di scegliersi un’identità, in ciò dimostrando scarsa fantasia e poco rispetto per il senso dell’intreccio nella narrazione di sé. Che donna, signori, che donna! Ha fatto un po’ di tutto, perfino la battona per procurare la droga al suo amante pittore. E poi, in netto anticipo sullo spirito dei tempi, anche lei, come tutti noi oggi, si è improvvisata scrittrice. E che ci vuole! Un libro, in fondo, è fatto di fogli e inchiostro. Le parole verranno da sé, oppure le scriverà qualcuno in nostra vece. E l’attivismo animalista? Tutte queste starlette, che oggi la menano con le loro campagne di sensibilizzazione, devono tutto a lei che ha lanciato la moda del “non avendo niente da fare ed essendo una signora ricca e annoiata, perché non cercare di nobilitarmi spendendomi anima e corpo in una battaglia insulsa, magari in difesa del criceto del Mozambico”. Non è molto più stupido, del resto, che trasformare in una questione di vita o di morte la lotta per il matrimonio omosessuale, in un paese che marcisce nella disoccupazione. Renzi, sei un misero epigono!
Un genio nell’uso del proprio corpo: la pubblicità ��scandalosa’ di Marina Ripa di Meana
Ma veniamo al dunque, al sodo, ossia al pelo. Non dite che non avete visto la foto del noto cartellone, perché non ci crede nessuno. Parlo di quello nel quale ostenta il corpo nudo e la sua fica è rivestita da quel sontuoso e a tratti altero manto di peli pubici. Il manifesto avrebbe dovuto avere in teoria un significato profondo, a cui in verità ben pochi hanno badato. Forse perché il recondito non rientra nel sentire nazionale, oppure perché, come dice Hegel, “non c’è niente di più profondo di ciò che sta in superficie”. E, in effetti, ciò che vi era sulla superficie della signora era ben più che bastevole. Guardatevi lo sketch in cui ne parla Roberto Benigni. Tenta di scherzarci su, ma si vede lontano un miglio che la nudità struggente di Marina lo commuove. E non è il solo perché, sia detto in camera caritatis, la Ripa di Meana era una gran gnocca. Certo, ahinoi, oramai quel suo “stile” è un poco desueto a livello di inconscio collettivo e di immaginario estetico. Roba da Playboy e Playmen anni ’60-’70. O tempora, o mores. Nessuna va più fiera della sua “pelliccia”. Se la rasano, ci mettono il piercing, il tatuaggio. La fica è divenuta mostrabile, addirittura presentabile in società. Non è più l’oscuro oggetto del desiderio. Quindi addio a quella vaporosa arborescenza in tutto affine per il suo fascino a un pericoloso cespuglio di rovi. La signora della Rovere lo sapeva, ne aveva intima coscienza, lei che intorno a Essa ci aveva costruito una carriera. Per questo il suo modo di esibirla era così diverso da oggi. Ella non mostra una fica pelosa, ma una dramatis persona, con la sua maschera, in una delle migliori interpretazioni del Potere, soggiogante e capace di incutere reverenza. No, sul serio, qui ci vuole del genio, seppur un po’ ruspante e pecoreccio, ma del genio. Certamente, non poteva che sbocciare qui in Italia.
Matteo Fais
*
…ode a Marina. Ma… cosa ha fatto davvero? Le grandi donne non si chiavano, si leggono
Ci vuole un pelo sullo stomaco – e non solo lì – per essere una donna con le palle. Le donne con le palle sono quelle per cui gli uomini si castrerebbero. Sono creature rare, che varcano la vita con inquieta naturalezza. Lou von Salomé, per dire, eccitava quello Zarathustra di Nietzsche, ma se ne andò in Russia con Rainer Maria Rilke, il quale, un paio di decenni dopo, fu blandito da Baladine Klossowska, superba polacca, già maritata e mamma dei due maximi perversi, Balthus – il pittore – e Pierre Klossowski – demonico scrittore. Come chiavavano Nietzsche e Rilke? Domane letterariamente capitali. Ad ogni modo, roveto di odi alle donne magnetiche, utili a galvanizzare l’energumena energia dei maschi artisti, più omega che alfa. Per cui, sia onore imperituro a Marina Ripa di Meana, che ha messo nella tomba – prima di finirci anche lei – tutti gli amanti pluridecorati, emblema vipera della ‘dolce vita’ che fu – cioè una esistenza con pochi dolciumi e molto assenzio, poche carezze e parecchia coca, giocata sull’apice della convinzione che il mondo non ha senso, perciò tanto vale mandarla in vacca, godere tutto e spadroneggiare spavaldamente, finché ce n’è. Solo che… solo che se di Marina Ripa di Meana facciamo una amazzone di marmo, cosa dovremmo fare di Amanda Lear, divinizzata da Salvador Dalí, assisa nel talamo di David Bowie, diretta da Norman Mailer, amata da quasi tutti quelli che l’hanno provocatoriamente avvicinata? A questo punto, eleggiamo Amanda a papessa di questa Repubblica delle banane (in tutti i sensi). Cerco di essere più conciso. Che cavolo ha fatto Marina Ripa di Meana? Ha fatto tanto per l’altro sesso, dicono. Fantastico. Ha vissuto, soprattutto. E questo, ormai, non glielo toglie nessuno – a patto che qualcuno mi spieghi, senza facinorosi sofismi, cosa voglia dire ‘vivere’. Ma… cosa ha fatto, cosa ha scritto, Marina? Ha scritto I miei primi quarant’anni, Colazione al Grand Hotel e un mucchio di altri libri che nanificano l’opera omnia di Fabio Volo, e anche quella di troppi sedicenti scrittori. Vero. Questo mi basta per detonare il proclama: assegniamo il Premio Strega postumo a Marina Ripa di Meana, mica a Severino Cesari, poverino. Tanto la letteratura è sempre postuma – altrimenti è editoria che ti s’incastra direttamente nei posteriori – e Marina, ora, starà facendo un bel festone nel locale più raffinato dell’aldilà. Ma… cosa ha fatto la Ripa di Meana, oltre a usare il corpo come arma ‘politica’? Giusto. Proprio così. Qualcosa tra l’edonismo e il nulla. Il buco della serratura di un mondo fitto di maschioni allupati. E anche qui, ci sarebbe da far fiorire applausi. Ormai, per vezzo, agli artisti italiani non tira quasi più. Ma… cosa ha fatto di grande Marina? Ecco. Giusto. Avete ragione. Onore a Marina Ripa di Meana. Io preferisco, ancora, la femminilità ‘maschia’ di Virginia Woolf, preferisco la bellezza violenta di Anna Achmatova, la lap dance grammaticale di Amelia Rosselli, la feroce verbosità di Emily Dickinson, che vestiva sempre di bianco, stava reclusa in camera sua, e la ‘dolce vita’ era tutta nel suo adorabile cervello. Che donna. Le grandi donne non si adorano e non si chiavano. Si leggono.
Davide Brullo
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