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Lega di Alessandria Chiede Chiarezza sul Gruppo AMAG: "Il Sindaco Abonante Spieghi Cosa Sta Succedendo"
Dopo le recenti dimissioni e le tensioni con i sindacati, la Lega sollecita trasparenza sulla situazione attuale del Gruppo AMAG.
Dopo le recenti dimissioni e le tensioni con i sindacati, la Lega sollecita trasparenza sulla situazione attuale del Gruppo AMAG. La Lega di Alessandria ha chiesto al sindaco Giorgio Abonante di fornire immediati chiarimenti riguardo alla situazione nel Gruppo AMAG, a seguito delle dimissioni di Melania Monaco, consigliera del CDA. Le dimissioni della Monaco si aggiungono a quelle di Maria…
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.
«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
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“Simposio” di Platone. L’elogio di Eros (Amore) Dialogo introdotto, letto e commento da Lapo Lani
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Convento di Santa Maria delle Grazie
Comune di Gravedona ed Uniti (CO)
Sabato 27 luglio, ore 21:00
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L’evento rientra nel programma della manifestazione culturale ‘Maieutikà’, curata da Stefania Gobbetti e Giulia Zanesi, e promossa dalla Pro Loco e dal Comune di Gravedona ed Uniti (CO).
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Diotima di Mantinea [1], iniziando Socrate ai misteri amorosi, in uno dei passaggi essenziali del dialogo gli riferisce: «Tutti gli uomini concepiscono [2] e secondo il corpo e secondo l'anima» [3]. Nell'uomo quindi nasce l'esigenza di accedere alla dimensione dell'eternità, oltrepassando quella del mondo delle cose, in cui tutto nasce, diviene e muore. Gli è possibile farlo in due modi: generando figli attraverso l'accoppiamento, creando così la nuova generazione; oppure, grazie alla persona amata, conoscendo la bellezza [4], quella del corpo prima, poi, incrementandone il pregio, quella dell'anima, riuscendo così a partorire ragionamenti e pensieri belli. Continuando a seguire la retta ed erta via della conoscenza, l’uomo imparerà il bello che sta nel rendere migliori i giovani (scuola e istruzione), per poi essere portato a considerare il bello che è nelle istituzioni e nelle leggi. E dopo, sempre sotto la guida dell'amato, potrà dirigersi più in alto, verso la bellezza delle scienze [5], dove, contemplando la distesa di tanta bellezza, partorirà molti, magnifici ragionamenti e pensieri, fino a riuscire a elevarsi alla visione di quell'unica scienza che è la scienza di tanta bellezza: la filosofia, la conoscenza della verità [6]. La beatitudine perciò consiste nell'oltrepassamento del mondo del divenire, cosa possibile solo conoscendo la verità, quella bellezza eterna e immutabile che possiede una spinta morale: perché solo stando nel bello si possono compiere azioni e opere buone.
Anche le parole di Gesù invitano a oltrepassare questo mondo, condizione realizzabile solo entrando nella dimensione della verità: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» [7]. In uno dei passaggi più scandalosi [8] del Vangelo di Giovanni, Gesù dice: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» [9]. «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita» [10]. «Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» [11].
Ma se mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue non rappresentano poi un concetto molto diverso da quello Greco di "concepire", ossia prendere in sé; e se la salvezza da questo mondo – in cui le cose sono inesorabilmente segnate dalla paura, dal dolore, dall'angoscia, dalla morte – è possibile solo oltrepassando la dimensione del divenire per accedere a quella della verità, eterna e immutabile, allora il pensiero filosofico dell'antica Grecia non è così distante da quello cristiano.
Tuttavia un sostanziale fondo di diversità rimane: Platone concede a ogni uomo la possibilità di affrontare l'erta e diritta via della conoscenza per apprendere la verità, la quale per necessità non deve appartenere a questo mondo; Gesù invita ciasun uomo a vivere la verità, qui e adesso, in questa vita: «Vi do un comandamento nuovo; che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» [12].
Lapo Lani Milano, giugno 2024
Note:
[1] Non sappiamo se sia un personaggio storico o di fantasia. Il nome Diotima significa “onorata da Zeus”. Alcuni storici pensano che potrebbe essere una sacerdotessa straniera molto ben reputata, che, capitata ad Atene alcuni anni prima della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) e della pestilenza che afflisse la città, suggerì agli ateniesi dei sacrifici rivelatisi successivamente salvifici.
[2] "Concepire", dal latino "concĭpĕre", composto da "con" ("cum") e "capĕre" ("prendere"); quindi "prendere in sé", "accogliere in sé", "contenere". Da qui il doppio senso: se riferito a una donna: accogliere in sé il germe di una nuova vita, ovvero essere ingravidata, essere fecondata; se riferito alla mente e all'anima: apprendere, comprendere, conoscere, imparare.
[3] “Simposio. Il dialogo dell’Eros”, La Biblioteca Ideale Tascabile, 1995, cap. XXVIII, traduzione di Emidio Martini.
[4] Nella cultura della Grecia antica una delle virtù più importanti è “kalòs kai agathòs”, il “bello” e il “buono” (il bene); la bellezza è concepita come una virtù eterna e immutabile, donata dagli dèi agli uomini; per Platone il bello è la causa dell'azione morale, quindi strettamente legato al buono. Plotino scrive nelle “Enneadi”: «Al bene bisogna risalire, a quel bene a cui ogni anima agogna… e sa in che modo sia bello». “Kalokagathìa”, concetto derivato da “kalòs kai agathòs”, identifica l'ideale di perfezione fisica e morale dell'uomo, virtù dell'uomo ottimo.
[5] Scienza, dal latino "scientia", derivazione di "sciens scientis", participio presente di "scire", cioè "sapere".
[6] I greci antichi chiamano la verità “epistème”, parola che deriva dal greco (ἐπιστήμη) ed è composta dalla preposizione epì- (“su”) e dal verbo histemi (“stare”); quindi “stare sopra”. L'epistème designa la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che intende porsi “al di sopra” di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti. Platone contrappone epistème a “dòxa” (opinione personale soggettiva).
[7] Vangelo di Giovanni, 1,9. Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
[8] Scandalo, dal latino tardo "scandălum" (greco "σκάνδαλον"), ossia “ostacolo”, “inciampo”, “impedimento”.
[9] Vangelo di Giovanni, 6,51. Bibbia CEI.
[10] Vangelo di Giovanni, 6,53. Bibbia CEI.
[11] Vangelo di Giovanni, 6,55-56. Bibbia CEI.
[12] Vangelo di Giovanni, 13,34. Bibbia CEI.
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Copertina: “Il bacio”.
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri giapponesi su carta, e successivamente elaborato con processi digitali. Dimensioni: cm 23x26. Anno: giugno 2024.
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Roma: Un Convegno per Affrontare la Siccità e i Cambiamenti Climatici
Il Biologico come strumento efficace a contrasto ai cambiamenti climatici: problemi e soluzioni contro la siccità. BioInTour
“Roma: Un Summit per Combattere la Siccità e i Cambiamenti Climatici.”
Una città nota per la sua storia millenaria si prepara ad affrontare le sfide del futuro. Un convegno dedicato alla siccità e ai cambiamenti climatici si svolgerà nella capitale italiana, un evento che mira a trovare soluzioni concrete a questi problemi urgenti. Questo convegno fa parte del “BioInTour”, un progetto nazionale che promuove la conoscenza e l’informazione sul biologico. L’obiettivo è contribuire al potenziamento e all’innovazione dei sistemi locali, affrontando temi cruciali come i cambiamenti climatici e la siccità. Questo è un passo importante verso un futuro più sostenibile.
Roma - La siccità, una delle più gravi conseguenze del cambiamento climatico, sta minacciando l’equilibrio degli ecosistemi e il settore agricolo, influenzando anche la vita quotidiana. Per affrontare questa sfida, l’Associazione Nazionale di Produttori SardegnaBio, in collaborazione con la Rete Nazionale dei Distretti Biologici d’Italia e il Consiglio del Cibo di Roma, ha organizzato un convegno intitolato “Il Biologico come Strumento Efficace a Contrasto dei Cambiamenti Climatici: Problemi e Soluzioni contro la Siccità”.
Il convegno si terrà venerdì 21 Giugno, dalle 9:30 alle 17:00, presso la Città dell’Altra Economia (Ex Mattatoio) a Roma, Largo Dino Frisullo. L’evento, che rappresenta la prima tappa del “BioInTour”, vedrà la partecipazione di esperti, operatori del settore e rappresentanti istituzionali, con l’obiettivo di promuovere il dialogo e lo scambio di conoscenze per identificare strategie condivise per affrontare le sfide legate alla siccità e ai cambiamenti climatici.
Durante la giornata, verranno analizzate le migliori pratiche e le tecnologie più avanzate per la gestione sostenibile delle risorse idriche in agricoltura biologica e agroecologica. Tra i temi principali del dibattito ci saranno il recupero delle acque piovane, l’aumento della permeabilità dei suoli agricoli e urbani, la creazione e il restauro di aree umide e ecosistemi di fitodepurazione, e la realizzazione di infrastrutture per l’accumulo delle acque e il loro riutilizzo in agricoltura e per la protezione dell’ambiente.
Le conclusioni del convegno saranno riassunte in un documento di proposte, che intende fungere da guida per le azioni più urgenti da intraprendere da parte delle istituzioni e delle realtà competenti.
“BioIntour è un progetto di ambito nazionale”, dichiara Andrea Campurra, Presidente dell’Associazione Nazionale di Produttori Sardegna Bio. “Il cui obiettivo principale è promuovere l’informazione e la conoscenza del biologico al fine di contribuire al potenziamento e all’innovazione dei sistemi locali. Gli interventi sono orientati a offrire un contributo allo sviluppo economico del territorio attraverso la formazione ed informazione sul settore biologico e le sue opportunità, partendo dall’adesione ai bio distretti territoriali. I temi trattati saranno molteplici e tra questi, come nel caso del convegno del 21 giugno, i cambiamenti climatici ed il problema della siccità”.
Per iscriversi al convegno compilare il seguente modulo: 👉 Associazione Produttori Bio Sardegna: 👉 Invito al CONVEGNO 21 Giugno, I Edizione
Il progetto è finanziato dal Ministero dell'agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste con decreto direttoriale 383990 del 20 ottobre 2023 CUP J25B23000790001.
Comunicato stampa via Andrea Titti Direttore responsabile presso Meta Magazine
Rome Hosts Key Symposium on Combating Drought and Climate Change
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Organic farming as an effective tool in the fight against climate change: problems and solutions in the face of drought. BioInTour
Rome will host a crucial symposium focused on combating drought and addressing climate change.
In the face of escalating droughts, a symptom of the broader climate crisis threatening ecosystems and agriculture, Rome will convene a pivotal symposium. The event, spearheaded by the National Association of SardegnaBio Producers, in partnership with Italy’s National Network of Organic Districts and the Rome Food Council, is titled “Organic Farming: An Effective Tool Against Climate Change: Challenges and Solutions to Drought.”
Scheduled for Friday, June 21, from 9:30 AM to 5:00 PM at the Città dell’Altra Economia in Rome, the conference will gather stakeholders from institutional and associative backgrounds to deliberate on this pressing issue.
Marking the inaugural leg of the “BioInTour,” the symposium aims to foster dialogue and knowledge exchange among experts, industry professionals, and institutions at all levels. The goal is to craft shared strategies to tackle the challenges posed by drought and climate change.
The day-long event will also scrutinize best practices and cutting-edge technologies for sustainable water resource management in organic and agroecological farming. Key topics include rainwater harvesting, enhancing soil permeability in agricultural and urban areas, creating and restoring wetlands and phytoremediation ecosystems, and developing infrastructure for water storage and reuse in agriculture and environmental protection.
A comprehensive document outlining proposed actions will be compiled, serving as a guide for the most urgent measures to be implemented by relevant institutions and entities.
“BioInTour is a national initiative,” states Andrea Campurra, President of the National Association of SardegnaBio Producers. “Its primary aim is to disseminate information and raise awareness about organic farming, thereby contributing to the enhancement and innovation of local systems. The project’s activities are designed to support the economic development of the region through education and information about the organic sector and its opportunities, starting with the adoption of organic districts. The topics are diverse, and as with the June 21st symposium, they will address climate change and the issue of drought.”
To register for the conference, please feel free to fill out the following form: 👉 Sardinia Organic Producers Association: 👉 Invitation to the Convention June 21, I Edition
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⏩ The Board Behind
#cambiamenti climatici#siccità#agricoltura biologica#gestione delle risorse idriche#BioInTour#Roma#Sardegna Bio#Theboardbehind
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[Estratto dei documenti sulle conversazioni emerse tra il direttore dell’AIFA Magrini e il capogabinetto del ministro Speranza, Zaccardi; da “La Verità” di oggi 21/03/2023]
22 novembre 2020. Magrini riceve alcuni dettagli sulla negoziazione dei contratti con le case farmaceutiche e scrive a Zaccardi (presso Speranza):
«Caro Ministro ricevo questo da un giornalista. Lo ritengo molto serio e anche grave. Non credo di poter essere tenuto all’oscuro di queste cose». «Il protocollo Pfizer recita: “I dati saranno messi a disposizione [dei ricercatori che li chiederanno] 24 mesi dopo la conclusione dello studio” a certe condizioni: 1) tra i ricercatori ci deve essere uno statistico 2) i dati non potranno essere usati in tribunale. Secondo i documenti di registrazione, il completamento del trial è previsto per l’11 dicembre 2022. Quindi, i dati grezzi saranno disponibili a partire dall’11dicembre 2024. Probabilmente il vaccino sarà già stato somministrato a miliardi di persone».
Dialogo successivo:
Magrini:
“Ritieni sia normale che i contratti che abbiamo firmato per farmaci e vaccini nessuno li abbia letti? O tu li hai letti?”
Zaccardi:
“No il ministro ha voluto fare da solo. Mandami in sintesi le condizioni ordinarie di questa tipologia di contratti.
Magrini:
“Grazie, capisco meglio ora. No non vi sono tipologie tipo contratti ma manco sto capestro che sembra scritto come una presa in giro per analfabeti con l’anello al naso. . . E sapere chi se ne occupa e come sarebbe il minimo tra di noi del gabinetto ristretto.
(…)
Zaccardi: “Domani alle 12 da me con Ruocco.”
Magrini:
“Incontro di oggi assai problematico e soprattutto inconclusivo.”
Zaccardi:
“Non è vero, ora sei dentro il nucleo decisionale come è giusto che sia.”
Magrini:
“Non si capisce che ci faccia Ricciardi, coi gravi conflitti di interesse che ha. La situazione mi preoccupa ed è seria.”
Zaccardi: “Anche questo è tema del ministro e non di altri. Non trascurare che la trattativa Ue ci mette abbastanza al riparo.”
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COMMENTO
Tralasciamo quella che sarebbe una impietosa comparazione con quanto veniva negato e censurato in simultanea (e anche mesi dopo) e che ripercorreva esattamente quanto riportato (mancanza di evidenze scientifiche, carattere sperimentale dell’operazione, totale opacità contrattuale, ecc.)
Il punto che voglio sottolineare è solo uno, perché è lo stesso che è riemerso più volte in questi giorni, ad esempio nell’intervista a Sileri, ovvero la funzione cruciale dell’omertà e della copertura reciproca di questi “responsabili”, con la specifica funzione di “mettersi al riparo”.
Credo che solo se si comprende questo meccanismo fondamentale sia possibile avviare un processo di risanamento.
Per tutti questi personaggi le parole pubblicamente espresse non hanno niente a che vedere con ciò che ritengono essere la verità.
Essi dicono ciò che ritengono di dire con la sola fondamentale funzione di proteggere sé stessi e i propri interessi. E questo risultato si ottiene in due modi:
1) facendo corpo comune contro ogni critica e 2) subordinandosi ad una catena di comando ritenuta adeguatamente potente.
Così il ministero e il CTS si arroccano sulle stesse posizioni, pur sapendole prive di fondamento, e si trincerano dietro la catena di comando UE, che a sua volta viene gestita privatisticamente da Ursula von der Leyen, con contratti secretati, email cancellate, su dirette indicazioni di multinazionali americane che collaborano con la Difesa USA.
Ecco, questo scolo a cielo aperto è ciò che è stato fatto passare per “fede nella scienza” e “lotta alla disinformazione”.
Finché non si farà pubblica ammenda per tutto questo e non si metteranno in campo riforme legali che rendano impossibile il ripetersi di tutto ciò, le istituzioni italiane ed europee avranno la credibilità di una televendita di bigiotteria.
Per tutti quelli che hanno fatto vaccinare i propri figli perché solo i complotisti potevano credere che era tutto basato su dati scientifici..
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“Casualties”: i morti nel Mediterraneo
In inglese si chiamano casualties, ma non sono per niente casuali: sono (loro, i morti, le perdite, le vittime collaterali delle carrette del Mediterraneo) le conseguenze inevitabili di un sistema che le prevede. Anni fa mi capitò di intervistare in pubblico, sul tema delle “vittime collaterali”, Zygmunt Bauman14. L’espressione “vittime collaterali”, entrata nel vocabolario occidentale piuttosto di recente anche se il concetto è ben più antico, lo intrigava: “le vittime collaterali sono quelle persone sofferenti di cui preferiamo evitare di parlare. Il concetto, dunque, è stato coniato proprio perché, a un certo punto, non è stato più possibile mantenere il silenzio”. E proseguiva in questo modo: “Una volta Bertolt Brecht, parlando dei rifugiati − le tipiche vittime collaterali del XIX secolo, le vittime dell’intenso processo di costruzione delle nazioni −, li ha definiti gli araldi, gli ambasciatori della sventura e della cattiva sorte. Venivano da lontano, portando con sé l’odore acre delle case bruciate, dei raccolti distrutti, di ogni sorta di catastrofe, e ci facevano presagire che tutto ciò sarebbe potuto capitare anche a noi. Ne avevamo avuto dei presentimenti, talvolta ci capitava di fare sogni angosciosi su di loro, ma senza avere la certezza che si trattava di figure reali, e improvvisamente essi si sono trasformati in simboli viventi, sintomi in carne e ossa, tracce concrete di quanto stava avvenendo in qualche posto lontano, e che sarebbe giunto fino a noi”. Aggiungendo: “Anche se quel che dico può apparire cinico, sono convinto che siano i nostri egotistici sentimenti di libertà, le preoccupazioni per la nostra condizione personale, ad alimentare il nostro interesse – che resta blando, e tuttavia esiste – per la questione dei danni collaterali non intenzionali che si producono intorno a noi, in qualche posto lontano ma anche in casa nostra”.
Bauman argomentava che tuttavia la nostra vita attuale contempla dei rituali, e tra di essi – i moral tales dei nostri giorni – identificava i rituali di esclusione dei reality come il Grande Fratello, dove settimanalmente, con grande eccitazione degli spettatori, si procede all’eliminazione di un concorrente: non “perché hanno commesso un’azione illecita, o perché hanno infranto una regola, oppure perché non si amalgamano con gli altri partecipanti, ma semplicemente perché vige una regola che impone l’esclusione di una persona ogni settimana”. E i nuovi arrivati si prestano bene ad essere i protagonisti di questo rituale: “non rimane che scaricare la rabbia contro gli immigrati. In primo luogo perché gli immigrati che stanno venendo qui, aggiungendosi alla nostra popolazione già in eccesso, rappresentano una perfetta giustificazione per dar sfogo alla rabbia. Li accusiamo di essere la causa di ogni sorta di problemi e di pericoli, cosicché abbiamo trovato almeno un motivo per spiegare la nostra avversione nei loro confronti. C’è inoltre la tendenza a squalificare i perdenti, persone che – se in passato sarebbero rientrate nelle classi subalterne della società − ora scivolano nell’underclass. In Europa, inoltre, si tende in misura sempre maggiore a criminalizzare i problemi sociali, che, mentre una volta venivano definiti, descritti e spiegati come conseguenze del cattivo funzionamento delle istituzioni sociali, sono adesso riclassificati come disfunzioni del cosiddetto sistema del law and order, a cui si reagisce costruendo nuove prigioni, rendendo più severe le leggi penali e più lunghe le pene carcerarie”.
In occasione di un altro più recente dialogo in pubblico presso la Camera dei Deputati, nell’ottobre 2013, in occasione di un convegno sulle dipendenze (tra cui quelle da videogiochi e giochi d’azzardo), alla mia prima domanda Bauman aveva esordito spiazzando gli organizzatori e la platea (tutte persone – addetti ai lavori, psicologi, operatori sociali e decisori politici come parlamentari e sindaci – implicate nel contrasto alle dipendenze da droga, alcol, gioco d’azzardo), quasi scusandosi, dicendo che sì, lottare contro le lotterie aveva un senso, ma era un compito vano, perché la vita è ri-diventata tutta una lotteria: e portando ad esempio, tra gli altri, proprio i profughi che salgono sui barconi per andare in Europa, sperando di vincere la loro lotteria, il loro tutto o niente, che spesso, naturalmente, è un niente, e che, come un altro noto gioco d’azzardo, la roulette russa, può implicare la morte – e chi gioca lo sa (in positivo vale anche per chi, per dire, imbrocca una canzone di tre minuti e diventa con poca fatica e relativamente poco merito una star milionaria).
Queste considerazioni di Bauman, sulla vita come lotteria e sui rituali di esclusione, mi sono tornate in mente riflettendo sui morti nel Mediterraneo. Che, credo, abbiano fatto ritornare d’attualità la nozione di vita come destino, anzi come fato, con tutta la dimensione tragica che essa implica: più vicina alla tragedia greca, o all’Antico Testamento, o a Shakespeare, che alla nostra idea contemporanea di vita nelle società dei consumi – viziati come siamo da un secolo abbondante di welfare state, che ci aveva illusi che la vita fosse garantita e non ci fossero più rischi (i giovani, oggi, già hanno capito che invece, per loro, non sarà più – forse non sarà mai più – così). Perché chi parte lo sa, che potrebbe morire, e lo mette in conto, nonostante tutto. Segno, anche, che ci sono cose peggiori della morte.
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Consiglio d'Europa: Bergamini, Assemblea sia più efficace
Consiglio d'Europa, la vicesegretario nazionale di Forza Italia e responsabile esteri del partito azzurro Deborah Bergamini: "Assemblea sia più efficace" Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia e vicepresidente della delegazione italiana all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha sottolineato la necessità di rendere l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa più efficace e inclusiva durante la celebrazione del 75° anniversario della sua fondazione. "Oggi celebriamo un traguardo storico, il 75° anniversario della fondazione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa," ha dichiarato Bergamini. "75 anni fa, l'Europa usciva dalle ombre della guerra. I nostri predecessori hanno avuto la lungimiranza di riconoscere che la pace duratura non poteva essere costruita solo con trattati di carta. Doveva essere radicata nella cooperazione, nel dialogo e nel rispetto reciproco. È così che è nato il Consiglio d'Europa, con la sua Assemblea Parlamentare." Durante la conferenza, Bergamini ha richiamato l'attenzione sulle sfide attuali che richiedono una reazione pronta e adeguata da parte delle istituzioni internazionali. "Oggi, le tensioni geopolitiche, le disuguaglianze crescenti, e le crisi climatiche e migratorie evidenziano la necessità di ripensare il nostro approccio alla pace e alla cooperazione internazionale," ha aggiunto. "Dobbiamo lavorare per rendere questa Assemblea, e tutte le istituzioni internazionali, più inclusive, più efficaci e pronte a rispondere alle esigenze del presente." Bergamini ha concluso il suo intervento con un messaggio di speranza per il futuro: "Che i prossimi 75 anni vedano l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa non solo come custode dei diritti acquisiti, ma come pioniera di nuove frontiere di giustizia, uguaglianza e cooperazione." Edoardo Fabbri Nitti Forza Italia - Coordinamento Regione Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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Dolomiti Bus: orari aggiornati per un servizio sempre più efficiente
BELLUNO – Dolomiti Bus introduce nuovi aggiornamenti agli orari, già in vigore da oggi, per rispondere in modo ancora più preciso alle esigenze di studenti, lavoratori e turisti. Le modifiche, concordate e preventivamente autorizzate dall’Ente di Governo, sono il frutto di un costante monitoraggio del servizio e del dialogo con scuole, enti locali e istituzioni, queste modifiche riflettono…
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Marcia della Pace a Lodi
Comunicato stampa di Lodi Solidale
<< Le associazioni del territorio lodigiano, in collaborazione con il Comune di Lodi, organizzano una nuova edizione della Marcia della Pace del Lodigiano, che si terrà sabato 12 ottobre 2024. L’evento, aperto a tutta la cittadinanza, prenderà il via alle ore 9.30 dalla Casa del Quartiere di San Fereolo, a Lodi, e si concluderà presso la Colonia Caccialanza.
Il tema di quest'anno, “La guerra non è un film”, invita a riflettere sulla cruda realtà dei conflitti, che non sono semplici spettacoli mediatici, ma tragedie che distruggono vite, comunità e risorse. La marcia vuole essere un’occasione per confrontarsi sui compiti e sulle responsabilità di cittadini, associazioni e istituzioni nel promuovere una cultura della pace.
Questo evento sarà anche un momento simbolico importante, poiché si terrà esattamente un anno prima della Marcia Perugia-Assisi, prevista per il 12 ottobre 2025, segnando un percorso di continuità tra le iniziative di pace a livello nazionale e locale.
Non basta invocare la fine dei conflitti: è necessario un impegno concreto per prevenire l’escalation della violenza, basato sul dialogo e la giustizia sociale.
Partecipare alla Marcia della Pace del Lodigiano significa contribuire a rafforzare un movimento che crede nella possibilità di costruire un futuro senza guerre.
La pace non è un sogno irraggiungibile, ma un obiettivo che richiede il contributo di tutti noi.
Sabato 12 ottobre 2024 sarà un’opportunità per unire il territorio lodigiano in un cammino di speranza e responsabilità, dimostrando che la costruzione della pace è possibile attraverso il coinvolgimento attivo di ciascuno.
La marcia rappresenta anche un momento per sottolineare l'importanza della solidarietà internazionale e per sensibilizzare la comunità lodigiana su quanto sia essenziale un’azione comune per contrastare le disuguaglianze, l’ingiustizia e la violenza.
Invitiamo associazioni, gruppi, scuole e famiglie a partecipare, perché la pace si costruisce insieme, un passo alla volta. Ogni gesto conta: la marcia sarà un’occasione per dimostrare che il nostro territorio non è indifferente al richiamo di pace, ma intende rispondere con fermezza e determinazione.>>
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Grande successo della mostra a Milano di Luca Battini, pittore ritrattista della scuola di Pietro Annigoni
Dal 26 al 29 settembre 2024 si è svolta a Milano, presso Ethicando Gallery, la mostra personale dell’artista toscano Luca Battini, con la curatela del critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico.
L’iniziativa, promossa dalla piattaforma di comunicazione internazionale Betting On Italy e da Estro Digitale, ha riscosso un notevole successo di critica e di pubblico.
Sono stati esposti nove ritratti eccellenti, tra cui quello di papa Benedetto XVI, alcuni contestualizzati nei miti classici di Coronide e Medea.
Luca Battini, all’inizio degli anni duemila, collabora con Raffaele De Rosa e Silvestro Pistolesi, allievo di Pietro Annigoni, nella realizzazione di grandi affreschi, tra cui quelli nella Basilica della Trasfigurazione a Orleans (Massachusetts, USA) e nel Chiostro dell’Abbazia Benedettina di Vallombrosa.
In più di vent’anni realizza vari ritratti pittorici a personalità del mondo della cultura e delle istituzioni, e contestualmente esegue affreschi in palazzi e templi monumentali in Italia e all’estero.
«Luca Battini si avvale di tecniche pittoriche di matrice classica – commenta il curatore Marco Eugenio Di Giandomenico – sempre meno in voga nei tempi moderni, declinando il virtuosismo espressivo in composizioni creative di elevato valore estetico. I suoi ritratti esprimono le tematiche esistenziali senza tempo (amore, morte, condizione umana, etc.) e le ansie della società contemporanea (difesa dei diritti delle categorie più deboli, pace nel mondo, etc.). Nella sua arte si realizza un dialogo sostenibile per così dire ‘intra moenia’, laddove i canoni espressivi pittorici della metà dello scorso millennio trovano nuova vita in una produzione artistica contemporanea foriera di riflessioni accattivanti ed edificanti per il fruitore».
Nel 2025 è prevista una mostra personale antologica dell’artista in una sede istituzionale milanese.
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Gentilezza come Valore Fondamentale: Il Guardasigilli Riceve un Riconoscimento dal Movimento Italiano. Palermo
Durante l’XI Assemblea Mondiale della Gentilezza a Palermo, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato insignito di un attestato di benemerenza per il suo impegno nella promozione della gentilezza come principio fondante di giustizia.
Durante l’XI Assemblea Mondiale della Gentilezza a Palermo, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato insignito di un attestato di benemerenza per il suo impegno nella promozione della gentilezza come principio fondante di giustizia. Il 19 ottobre, a Palermo, durante la seconda giornata di lavori dell’XI Assemblea Mondiale della Gentilezza, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha…
#Assemblea Internazionale#Assemblea Mondiale della Gentilezza#azioni concrete gentilezza#Benemerenza#benessere sociale#Carlo Nordio#Carlo Nordio intervento#conferenza gentilezza#dedizione e spirito di servizio#dialogo sulla gentilezza#dignità dei cittadini#documento programmatico#educazione alla gentilezza#gentilezza#gentilezza come valore#gentilezza e benessere#giustizia e gentilezza#giustizia illuminata#indicatore del benessere#istituzioni e gentilezza#Ministero della Giustizia#Movimento Italiano per la Gentilezza#Movimento Mondiale della Gentilezza#Natalia Re#Palermo evento#politiche educative#politiche pubbliche gentilezza.#prassi operativa#Relazioni umane#riconoscimento
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"ll Blogger come Comunicatore Culturale" di Riccardo Rescio
Il del blogger nella comunicazione di arte, cultura e attualità è in costante evoluzione e ha acquisito un’importanza sempre maggiore nel panorama mediatico contemporaneo.Un ponte tra istituzioni e pubblico.I blogger spesso riescono a rendere accessibili contenuti complessi, traducendoli in un linguaggio più colloquiale e coinvolgente, favorendo così un dialogo più ampio tra le istituzioni…
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Haiti, nel regno di Barbecue l'unica ragione è la violenza L’orario e il giorno vengono cambiati più volte. Al minimo accenno di attacco della polizia, l’appuntamento slitta. La conferma arriva all’ultimo. Si può andare. Ma solo in moto e a capo scoperto per essere ben identificabili. Il quartier generale del super-ricercato Jimmy Chérizier alias Barbecue si trova a Delmas 6, a non più di dieci minuti dal Palazzo presidenziale. L’edificio, su cui sono impresse le ferite del terribile terremoto del 2010, e gli uffici intorno sono rigorosamente vuoti. Impossibile raggiungerli per il nuovo premier, Gary Conille, e i nove esponenti del Consiglio di transizione incaricato di far uscire il Paese più povero dell’Occidente dalla catastrofe umanitaria e politica in cui si dibatte. Il centro di Port-au-Prince è il cuore della «Repubblica delle gang» cioè il loro regno. Haiti è il laboratorio perfetto della “neolingua” orwelliana. Per cinque anni è stata dilaniata da una “non-guerra” – agli occhi della comunità internazionale - che ha liquefatto il già fragilissimo Stato fino all’espulsione di fatto, a marzo, dell’allora primo ministro Ariel Henry da parte delle bande armate. Milizie private utilizzate a lungo come strumento di controllo sociale e cooptazione dall’esigua élite economica e dai suoi referenti politici, sono poi diventate così potenti da “mettersi in proprio”. Dopo essersi combattute per anni a suon di stragi indiscriminate di civili per accaparrarsi brandelli di territorio nell’indifferenza del mondo, lo scorso febbraio, si sono federate in Viv Ansanm (vivere insieme), sotto la guida di Barbecue. È lui il presidente della “Repubblica delle gang” , il re di un “non-Stato” che prolifera sulle macerie dello Stato ufficiale, privo di un leader dall’omicidio di Jovenel Moïse nel 2021 e di rappresentanti eletti. Contro questo simulacro di istituzioni, Viv Ansanm ha sferrato l’offensiva che, gli scorsi mesi, ha messo a ferro e fuoco la capitale, a partire proprio dal centro. In migliaia sono stati massacrati tra gennaio e giugno. Uno dopo l’altro, commissariati, tribunali e edifici governativi sono stati alle fiamme, il carcere distrutto e 4mila detenuti liberati, università e ospedali vandalizzati e occupati dalle gang, incluso l’Hopital general, l’unico pubblico, tuttora inagibile. Quasi 600mila persone hanno dovuto riversarsi sulle colline, meno coinvolte dagli scontri, e accamparsi in scuole, piazze, perfino nel ministero della Comunicazione. I campi profughi improvvisati sono almeno 111 e il loro numero cresce di settimana in settimana. Da Port-au-Prince non si scappa: gli accessi alla città sono bloccati dalle bande. Di fronte allo scempio, dopo quasi due anni di stallo, il 25 giugno scorso sono arrivati i primi duecento agenti kenyani della missione multinazionale di supporto alla polizia locale, guidata da Nairobi. A luglio se ne sono aggiunti altri duecento. Finora, però, sono rimasti chiusi nella base vicina all’aeroporto in attesa di rinforzi: fonti ben informate sostengono che si dovrebbe arrivare a mille uomini dei tremila ipotizzati entro settembre. Sarà un bagno di sangue, ha avvertito, più volte, Barbecue. «La violenza causa solo una violenza maggiore. Come possiamo non reagire quando veniamo attaccati? I civili, purtroppo, ci vanno di mezzo ma non posso evitarlo anche se mi dispiace. La colpa non è delle bande ma della violenza dello Stato e di chi dall’estero lo manovra: Usa, Francia e Canada. Proprio per ridurre le sofferenze degli haitiani ho chiesto al premier Conille di aprire un dialogo», afferma in creolo l’ex poliziotto 46enne che, nel 2019, ha lasciato la divisa e fondato la potente banda G9. Rifiuta, però, di definirsi un boss. Nemmeno il titolo di “presidente” della Repubblica delle gang gli piace. Sostiene di non essere interessato al potere anche se da tempo fa discorsi “politici”. «Non voglio far parte del sistema. Lo combatto. Combatto chi ha ridotto Haiti in questo stato: quel 5 per cento che si è accaparrato il 95 per cento della ricchezza nazionale con la complicità dei governi corrotti e di Francia, Usa e Canada, senza il cui sostegno, nessuna decisione politica viene presa. Chi è allora Jimmy Chérizier? Un difensore del popolo haitiano». O un “non-presidente”, un “non sovrano”in omaggio alla neo-lingua. Per raggiungere il suo “ufficio”, uno dei tanti, si attraversa un paesaggio spettrale: file di casupole vuote, spesso bruciate, con i muri crivellati di proiettili. Carcasse di auto e cumuli di rifiuti interrompono le strade su cui sono state aperte buche profonde a colpi di machete per ostacolare l’entrata della polizia. I tradizionali mercati all’aperto sono scomparsi sostituiti da lagune di liquami fuoriusciti dai canali di scolo intasati dato che nessuno li pulisce. Gruppi di ragazzi con in pugno armi nuovissime controllano gli accessi. Solo quando fanno una «V» con le dita in segno di via libera è possibile proseguire. In prossimità di Delmas 6, la vita sembra riprendere un minimo di pseudo-normalità. Almeno fino allo scontro successivo. Barbecue, fresco di doccia, accoglie "Avvenire" sulla soglia di una modesta casetta a due piani dopo una breve anticamera. I cinque giovani che montano la guardia sistemano le sedie di plastica sul marciapiede aiutati da qualche bambino, ansioso di offrire i propri servizi. Intorno i residenti osservano, a cauta distanza, mentre i passanti salutano con deferenza “o chef”, (il capo). «Li vedi? Sono persone che mi hanno chiesto aiuto, perché non potevano curare i figli o non avevano da mangiare o i mezzi per cominciare una piccola attività. E io gliel’ho dato», afferma, deciso a confutare la fama di gangster spietato, braccio armato del defunto presidente Moïse, sanzionato da Usa e Onu per il massacro di decine di oppositori a La Saline nel 2018, quando era ancora nelle forze dell’ordine. «Non c’entro né con quella vicenda né con Moïse. Solo dopo l’assassinio mi sono reso conto che era un politico con una visione: voleva lo sviluppo di Haiti, per questo ha cercato di smantellare il sistema di monopolio del commercio da cui deriva il potere dell’élite. Così lo hanno eliminato. Ora vogliono fare lo stesso con me. Hanno armato altri gruppi per uccidermi. Ma io sono riuscito a trovare un accordo e a riunire le bande. Ho chiamato i capi uno per uno e ho spiegato loro: «Dobbiamo smettere di farci impiegare come carne da cannone dei potenti. Invece di ammazzarci fra noi, combattiamo insieme contro il vero nemico: gli oligarchi e i governi corrotti”. E mi hanno dato retta». Barbecue sostiene di ispirarsi a Jean-Jacques Dessalines, tra i protagonisti della rivolta di schiavi da cui è nata, nel 1804, la prima Repubblica nera della storia. Mostra con orgoglio la schiena dove si è fatto tatuare il volto del padre dell’indipendenza dalla Francia. «Se fosse vivo, anche lui sarebbe considerato un criminale come chiunque denunci l’ingiustizia». In realtà, a differenza dell’altro eroe nazionale, l’illuminato Touissant Louverture, Dessalines è una figura controversa per i metodi brutali impiegati nella ribellione e le sofferenze inflitte alla popolazione. Oltre due secoli dopo la storia sembra ripetersi, in peggio. Il salto di qualità del conflitto ha paralizzato l’economia: metà della popolazione – 5 milioni di persone – è alla fame. La già rachitica classe media è scomparsa sotto i debiti contratti per pagare i sequestri, principale fonte di finanziamento delle gang, insieme alle estorsioni e al traffico di droga e di armi. Senza controlli della costa e dello spazio aereo, Haiti è il trampolino perfetto verso gli Usa per i narcos messicani. Barbecue non lo nega. «Ogni gruppo ha i suoi metodi» ma garantisce che la “sua” G9 funziona diversamente. «Ho degli amici dentro e fuori Haiti che mi aiutano perché credono nel progetto», risponde quando gli si domanda da dove prenda le risorse per acquistare fuoristrada, Ak-47, Ar-15, perfino Galil israeliani. «Le armi sono la nostra garanzia di libertà: lo Stato non ascolta chi manifesta pacificamente. Ma noi saremmo disposti a lasciarle se il governo si impegnasse per dare un’esistenza degna a quel 99 per cento di haitiani allo stremo. Con l’appoggio della comunità internazionale, che gli ha dato il comando, Conille ha i mezzi per agire. Potrebbe entrare nella storia se accettasse di dialogare e ascoltare le nostre richieste. È da criminali chiedere acqua potabile, assistenza sanitaria, scuola per tutti e case per chi vive nelle baracche di lamiera? Se sì, sono un criminale. E sono disposto a morire come tale». Sta costruendo un cimitero dove vuole riposare, insieme ai suoi “soldati”. Barbecue si alza e, scortato dalle guardie, si offre di mostrarlo. È poco più di una radura, a cinque minuti di moto dall’ufficio, dove gli sterpi ricoprono una decina di lastre di cemento. Solo su una, al centro, c’è una croce. Non è, però, un segno cristiano ma vudù. Nella religione portata sull’isola dagli schiavi africani, indica “Barón Samedí”, lo spirito dei defunti. «Sono le tombe dei miei ragazzi uccisi – conclude Barbecue -. Ancora è in questo stato ma piano piano lo stiamo sistemando. Abbiamo sempre troppo da fare». Del resto, per i morti della “non-guerra” di Port-au-Prince la sepoltura è un lusso. Le bande bruciano i corpi delle vittime nella discarica dietro all’aeroporto. Ieri è stata una notte tranquilla. La mattina dopo, fra l’immondizia, si contano “solo” tre crani.
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Nasce una Nuova Realtà: L’Associazione Culturale “Oltre l’Arcobaleno”
L’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” è nata dalla convinzione che il lavoro non sia solo un mezzo di sussistenza, ma anche un pilastro fondamentale per la realizzazione della persona. Questo concetto è particolarmente significativo all’interno della Cooperativa Sociale Arcobaleno, dove il lavoro è visto come un valore essenziale, capace di dare dignità e senso di appartenenza. È con questa filosofia che Marco Ponzo, Vicepresidente della cooperativa, ha spiegato le motivazioni alla base della nascita dell’associazione: “Abbiamo sempre creduto che il lavoro rappresentasse uno dei valori principali e una delle condizioni essenziali per la realizzazione della persona. Nel caso specifico della Cooperativa, questo concetto assume un valore di inestimabile importanza ed è la consapevolezza di questo che ci ha spinti ad andare oltre e allargare gli orizzonti verso nuove iniziative che consentissero un coinvolgimento dei soci lavoratori della Cooperativa anche fuori dall’ambito lavorativo.”
La missione dell’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” è quella di creare momenti di aggregazione al di fuori dell’ambiente di lavoro, organizzando una varietà di attività che spaziano dalle gite alle visite guidate, dagli eventi sportivi a quelli ludici e culturali. L’associazione si rivolge in particolare ai soci della Cooperativa Sociale Arcobaleno Mondovì Onlus, ma le sue iniziative sono aperte anche a tutti coloro che desiderano partecipare e contribuire alla vita della comunità.
Uno degli aspetti più importanti di questa nuova associazione culturale è il suo impegno nel promuovere l’uguaglianza e il rispetto dei diritti inviolabili della persona. “Oltre l’Arcobaleno” opera senza fini di lucro e si impegna a non discriminare in base a nazionalità, orientamenti politici o religiosi. Le attività dell’associazione sono ispirate a principi di pari opportunità tra uomini e donne, riconoscendo l’importanza di un ambiente inclusivo e rispettoso delle diversità.
La durata dell’associazione culturale è illimitata, il che riflette l’ambizione di creare una comunità sostenibile e duratura. Tra le principali attività che l’associazione intende promuovere vi è l’organizzazione di manifestazioni, congressi, conferenze e altri eventi pubblici, tutti volti a favorire il dialogo e l’interazione tra i membri della comunità. Inoltre, “Oltre l’Arcobaleno” si propone di sostenere iniziative in collaborazione con altri enti, istituzioni, comuni, province e regioni, al fine di rafforzare la rete di solidarietà e collaborazione a livello locale e oltre.
Un altro obiettivo fondamentale dell’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” è quello di promuovere lo sviluppo culturale e civile, oltre a favorire una sempre più ampia diffusione della democrazia e della solidarietà nei rapporti umani. Questo si traduce in un impegno costante a creare spazi e occasioni per la crescita personale e collettiva, attraverso l’incontro, il confronto e la condivisione di esperienze.
La nascita dell’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” rappresenta un passo significativo nel percorso di crescita e sviluppo della Cooperativa Sociale Arcobaleno Mondovì Onlus. Questa nuova realtà offre una piattaforma per rafforzare il senso di comunità e per ampliare le opportunità di partecipazione e coinvolgimento dei soci, ma anche di tutti coloro che condividono i valori di uguaglianza, solidarietà e rispetto dei diritti umani.
In conclusione, l’associazione culturale “Oltre l’Arcobaleno” si presenta come una nuova entità che, partendo dalle solide radici della Cooperativa Sociale Arcobaleno Mondovì Onlus, si propone di andare oltre, promuovendo iniziative che rafforzano lo spirito di cooperazione e la coesione sociale. Con un approccio inclusivo e aperto, l’associazione si pone l’obiettivo di contribuire in modo significativo alla crescita culturale e sociale del territorio, creando nuove opportunità di incontro, dialogo e collaborazione.
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Spettro autistico e corretta informazione: se ne parla alla Federico II
Proseguono alla Federico II gli incontri sul tema dello spettro autistico, neurodivergenza sempre più presente nella nostra società ma assolutamente poco conosciuta che comporta disagi relazionali e sociali e che, ancora, viene individuata come un disturbo psichico. Spettro autistico e i gruppi di lavoro dell'Ateneo Organizzati da un gruppo di lavoro multidisciplinare dell'Ateneo federiciano che coinvolge esperti per competenza e per esperienza, gli incontri vogliono promuovere sul territorio una rinnovata comprensione del fenomeno e avviare un dialogo con le istituzioni per stimolare una riflessione che permetta di mettere in luce quanto ancora deficitaria sia l'informazione sullo spettro autistico e ipotizzare, in maniera sinergica, un cammino di crescita e confronto per formulare proposte concrete di inclusione "possibile". Il secondo appuntamento dei quattro in calendario, dal titolo 'Spettro autistico e corretta informazione' è in programma nell'aula Pessina del Dipartimento di Giurisprudenza (in corso Umberto I, 40). Dopo gli indirizzi di saluto di Matteo Lorito, Rettore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, Sandro Staiano, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Michelangelo Russo, Direttore del Dipartimento di Architettura, Antonio Pescapè, Delegato del Rettore all'Innovazione e alla Terza Missione, Marella Santangelo, Delegato alla Terza Missione del Dipartimento di Architettura, Carmine Foreste, Presidente Ordine Avvocati Napoli,e di Ottavio Lucarelli, Presidente dellʼOrdine dei Giornalisti della Campania, introdotti e coordinati da Maria Esposito, Responsabile dei rapporti con la Stampa del Rettorato della Federico II, si terranno gli interventi di Erminia Attaianese, del Dipartimento di Architettura, su ‘Comunicare e rappresentare lo spettro', di Francesca M. Dovetto, del Dipartimento di studi Umanistici, su ‘Autismo, comunicazione e linguaggio' e infine di Marilù Musto, Portavoce del Presidente del Consiglio Regionale, ‘L’autismo spiegato con un fumetto, stop alle parole che "fanno male"'. Dibattito Seguiranno il dibattito e le conclusioni a cura di Carmela Bravaccio, del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, e Roberta Alfano, del Dipartimento di Giurisprudenza. La partecipazione all'evento dà diritto a 6 crediti formativi dall'Ordine dei Giornalisti di Napoli, a crediti formativi dall'Ordine degli Avvocati di Napoli, a 1 CFU per gli studenti immatricolati fino all'a.a. 2019/2020 al corso LMG/01. Per immatricolati dall'a.a. 2020/2021 la partecipazione ai 4 eventi consente l'acquisizione di n.4 CFU. Foto di Sarah Salles da Pixabay Read the full article
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