#deforestazione
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aitan · 9 months ago
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Jacovitti in verde (io, al verde).
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leparoledelmondo · 11 months ago
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Come sta andando la transizione climatica?
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Ce lo dice “State of climate action report 2023”, un rapporto che valuta i progressi globali collettivi ed evidenzia gli ambiti in cui è necessario accelerare urgentemente l’azione in questo decennio per limitare il riscaldamento a 1,5°C.
Il riassunto, molto drastico, vede 41dei 42 indicatori valutati in cambiamento troppo lento per affrontare il problema. I progressi per oltre la metà di questi indicatori rimangono ben lontani dalla realtà, tanto che gli sforzi recenti devono essere almeno raddoppiati nel decennio che stiamo vivendo.L’unico indicatore positivo è sulla quota di veicoli elettrici venduti, cresciuta a un tasso medio annuo del 65%.
Un po poco, direte voi. E avete ragione. Serve una accellerazione degli sforzi, ecco alcuni esempi:
aumentare drasticamente la crescita dell’energia solare ed eolica;
eliminare gradualmente il carbone nella produzione di elettricità sette volte più velocemente rispetto ai tassi attuali;
costruire rapidamente sistemi di trasporto pubblico;
il tasso annuale di deforestazione – equivalente alla deforestazione di 15 campi da calcio al minuto nel 2022 – deve essere ridotto quattro volte più velocemente nell’arco di questo decennio;
passare a diete più sane e sostenibili otto volte più velocemente riducendo il consumo pro capite di carne di mucche, capre e pecore.
(Fonte: https://www.wri.org/research/state-climate-action-2023#:~:text=The State of Climate Action 2023 finds that global efforts,to address the climate crisis)
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silviaaquilini · 2 years ago
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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L'Europa: il continente che si riscalda più rapidamente. Analisi delle cause e delle conseguenze del cambiamento climatico sul continente europeo
Negli ultimi decenni, l'Europa ha registrato un aumento delle temperature superiore alla media globale, rendendola il continente che si riscalda più rapidamente.
Negli ultimi decenni, l’Europa ha registrato un aumento delle temperature superiore alla media globale, rendendola il continente che si riscalda più rapidamente. Secondo un rapporto del programma Copernicus, le temperature in Europa sono ora superiori di 2,3 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali, a fronte di un incremento globale di 1,3°C. Meteo Giornale Cause del riscaldamento…
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scienza-magia · 1 month ago
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Copernicus, emissioni record di CO2 in Amazzonia
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L’Amazzonia che brucia, una sfida per Lula: record di incendi e di gas serra. I roghi devastano il polmone del mondo e aumentano le emissioni di anidride carbonica. Le dimensioni del fenomeno sono fuori dall’ordinario, anche a causa di una siccità senza precedenti. Ma il Brasile chiede alla Ue di bloccare la legge anti-deforestazione. Corrono gli incendi nell’Amazzonia e con loro corrono deforestazione ed emissioni di gas serra: in Bolivia, in Venezuela e anche nel Brasile di Lula, che ha promesso di azzerare la distruzione «netta» del polmone verde del mondo e voltare pagina rispetto ai disastri dell’era Bolsonaro. I numeri dicono quanto sia difficile passare dalle parole ai fatti. «Fuori dall’ordinario» Secondo il Servizio di monitoraggio dell’Atmosfera dell’agenzia europea Copernicus (Cams), le emissioni da incendi in Sud America, negli ultimi mesi, «sono state costantemente superiori alla media e hanno battuto record nazionali e regionali, soprattutto a causa dei gravi roghi nelle regioni del Pantanal e dell’Amazzonia». Secondo il Cams, le dimensioni del fenomeno sono «fuori dall’ordinario, anche considerando che luglio-settembre è il periodo in cui normalmente si verificano gli incendi nella regione». Le temperature estremamente elevate registrate in Sud America negli ultimi mesi, la siccità più grave da molti decenni e altri fattori climatici «hanno probabilmente contribuito ad aumentare la portata delle emissioni». L’anidride carbonica prodotta da incendi boschivi in Bolivia, a metà settembre, «rappresenta già il totale annuale più alto nel set di dati del Cams». Roghi record in Brasile Qui la siccità è iniziata a metà del 2023 ed è considerata la «più intensa e diffusa» di sempre, dal Centro nazionale di monitoraggio e allerta dei disastri naturali (Cemaden). Quasi il 60% della nazione è stato colpito in qualche misura. In Brasile, «le emissioni totali di anidride carbonica stimate finora nel 2024 sono state superiori alla media, seguendo un percorso simile a quello del record del 2007», si legge nel report del Cams. Ciò è dovuto in gran parte alle emissioni da incendi nella regione amazzonica, in particolare negli Stati di Amazonas e Mato Grosso do Sul (dove si trova la maggior parte delle zone umide del Pantanal). Qui, il totale delle emissioni di anidride carbonica è il più alto nei 22 anni di rilevazioni del Cams.
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Secondo i dati del Programma di monitoraggio degli incendi dell’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (Inpe), il numero di roghi divampati nello Stato di San Paolo nel mese di agosto è stato superiore a qualsiasi altro agosto, da quando è iniziata la raccolta dei dati, nel 1998. E la regione dell’Amazzonia brasiliana, che ospita circa due terzi della più grande foresta pluviale del mondo, ha subito il più alto numero di incendi da 14 anni. Il Global Wildfire Information System, un programma congiunto di Copernicus e Nasa, stima che l’area totale bruciata quest’anno in Brasile è di 34,5 milioni di ettari, quasi come la superficie della Germania, più del doppio della media per lo stesso periodo 2012-2023. Un tesoro fragile La foresta amazzonica è un ecosistema prezioso quanto fragile. È il principale polmone verde della Terra: con il suo potere di assorbire anidride carbonica e rilasciare ossigeno, è in grado di influenzare il clima del pianeta. Anni di sfruttamento hanno portato alcune sue regioni sull’orlo del punto di non ritorno, oltrepassato il quale rischiano di perdere la capacità di autorigenerarsi. I patti internazionali per fermarne la distruzione sono ormai diversi, ma poco efficaci. Un impegno ambizioso ma non vincolante è stato siglato da più di 100 leader mondiali durante la Conferenza Onu sul clima di Glasgow del 2021 (la Cop26). Lula contro la legge Ue anti deforestazione Il Governo del presidente Luiz Inácio Lula ha fatto della protezione dell’ambiente una priorità e il tasso di deforestazione è effettivamente sceso nel 2023, ma decenni di distruzione hanno creato condizioni particolarmente difficili. E persistono alcune ambiguità. La scorsa settimana, per esempio, il Brasile ha chiesto all’Unione Europea di sospendere l’entrata in vigore delle norme anti-deforestazione, che dovrebbero scattare il 30 dicembre, introducendo il divieto di importare prodotti legati alla distruzione delle foreste nel mondo. La legge si applica a un’ampia gamma di merci, compresi soia, manzo, caffè, olio di palma, gomma, cacao, legno e derivati. Il Brasile (ma lo stesso fanno Indonesia e Malesia, che ospitano a loro volta foreste pluviali) denuncia le regole Ue e sostiene che la stretta potrebbe colpire quasi un terzo delle esportazioni di prodotti tratti dalle foreste verso l’Europa (42 miliardi di euro nel 2023). Read the full article
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aaquilas-blog · 7 months ago
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A scuola di clima: Educare alla sostenibilità ambientale 🌿
La terra è più calda (Scuole Secondarie di Primo grado)Download 👥 Condivido con i colleghi che si occupano di Educazione Civica il materiale messo a disposizione dal sito di Greenpeace 🌐 per attività nelle classi delle scuole Secondarire di 1° e 2° al fine di sensibilizzare i ragazzi sull’emergenza climatica e sul legame tra questa e i combustibili fossili 🔥, gli allevamenti intensivi 🐄 e la…
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mariobadino · 11 months ago
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Tagliamo gli alberi. Piantiamo gli alberi? Li curiamo?
Si tagliano alberi. Si piantano alberi?Vedo morire milioni di ulivi pugliesi, causa Xylella e conseguente abbattimento. Vedo singoli alberi lungo le strade vittime degli incendi di sterpaglie attraverso cui alcuni vorrebbero “tener pulito”. Vedo alberi abbattuti in città perché pericolanti. Ci credo, non ci credo, non ho le competenze per dire se lo erano. A Mesagne (Brindisi), la città in cui…
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ultimaedizione · 1 year ago
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Quasi un miliardo di alberi abbattuti in Amazzonia in sei anni
The Guardian, Repórter Brasil e Forbidden Stories hanno condotto un’inchiesta sulle condizioni dell’Amazzonia che, con le sue foreste pluviali, costituisce uno dei più grandi polmoni della Terra, giungendo alla conclusione che più di 800 milioni di alberi sono stati abbattuti nel corso degli ultimi sei anni per creare aziende dedite all’allevamento di bovini, poi destinati a soddisfare le…
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scogito · 1 year ago
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Quando qualcuno rende complicato ciò che è semplice, attua una manipolazione corrotta e lavora per la distruzione e la sofferenza.
In tutti i settori.
Abbattere e seppellire alberi per fermare il cambiamento climatico: l’idea di una startup sostenuta da Bill Gates
Un anno fa Merritt Jenkins si è trasferito da Boston a Twain Harte, in California, ai piedi della Sierra Nevada. Un mattiino si dirige verso un bosco di dieci acri nella Stanislaus National Forest. Qui la sua startup, Kodama Systems, sta perfezionando la sua macchina per la raccolta del legname, che pesa 17 tonnellate ed è lunga 7metri e mezzo. I taglialegna usano macchine del genere, per prendere tonnellate di alberi tagliati e detriti e trascinarle fuori dal bosco. La versione di Kodama è progettata per svolgere questo compito anche di notte, con meno persone, grazie a connessioni satellitari e camere avanzate a lidar (light detection and raging), le stesse utilizzate sulle auto a guida autonoma, per monitorare il lavoro da remoto. Non è facile. “Gli alberi hanno molte texture diverse”, dice Jenkins, 35 anni. “Ogni 3 metri il cammino è leggermente diverso”. Ma tagliare legna nell’oscurità non è la parte più intrigante dei programmi di Kodama, che ha raccolto 6,6 milioni di $ di finanziamenti dalla Breakthrough Energy di Bill Gates e da altri. Dopo avere tagliato gli alberi, Jenkins vuole seppellirli per contribuire a rallentare il cambiamento climatico e raccogliere compensazioni di carbonio che potrà poi vendere (e forse, un giorno, anche crediti d’imposta). L'idea è quella di piantare alberi per assorbire la CO2 dall’aria e poi vendere i crediti alle aziende, ai proprietari di jet privati o a chiunque altro abbia bisogno o voglia compensare le sue emissioni. Gli scienziati, però, sostengono che anche seppellirli possa ridurre il riscaldamento globale. Soprattutto nel caso di alberi che finirebbero altrimenti per bruciare o decomporsi, disperdendo nell’aria il carbonio che hanno immagazzinato. I giganteschi incendi divampati in California nel 2020 hanno evidenziato i rischi per l’aria, le proprietà e la vita posti dalle foreste troppo estese. “I cieli arancioni di San Francisco hanno rappresentato un punto di svolta”, afferma Jimmy Voorhis, head of biomass utilization and policy di Kodama. “Ora queste storie hanno un’eco diversa. L’allarme suona ancora più forte quest’anno, dopo che gli incendi in Canada hanno messo a rischio l’aria di New York, Washington e Chicago. Per affrontare il problema, lo Us Forest Service intende tagliare 70 milioni di acri delle foreste occidentali, soprattutto in California, nei prossimi 10 anni. In questo modo estrarrà più di un miliardo di tonnellate di biomassa secca. È consuetudine, dopo un disboscamento del genere, che i tronchi di dimensioni tali da essere di interesse commerciale finiscano alle segherie, mentre il resto viene in gran parte accatastato e bruciato in condizioni controllate. Kodama, invece, vuole seppellire gli avanzi in vasche di terra progettate per mantenere condizioni asciutte e senza ossigeno e proteggere il legno dalla putrefazione o dalla combustione. Oltre ai fondi raccolti da venture capital, Kodama ha già ricevuto sovvenzioni per 1,1 milioni di dollari dall’agenzia californiana che si occupa degli incendi boschivi. Altri si sono già impegnati ad acquistare i crediti di carbonio legati alle prime 400 tonnellate di alberi seppellite. Sul mercato, quei crediti dovrebbero fruttare 200 $ a tonnellata. Kodama conta di arrivare ad abbattere e seppellire più di 5000 tonnellate di alberi all’anno. L’idea di seppellire gli alberi sembra semplice e poco tecnologica, soprattutto se paragonata alle complesse tecnologie per la cattura del carbonio che vengono sviluppate per estrarre la CO2 dall’aria. Grazie all’Inflation Reduction Act approvato dai DEM nel 2022, società come Occidental Petroleum ed ExxonMobil potrebbero beneficiare di 85 $ di crediti d’imposta per ogni tonnellata di CO2 se riusciranno a perfezionare i sistemi per aspirare il gas direttamente dall’aria e trasferirlo tramite condutture, per poi iniettarlo nel sottosuolo. La legge incentiva alcuni di questi progetti con crediti d’imposta pari al 30% o più del capitale iniziale investito.
https://forbes.it/2023/08/04/kodama-systems-startup-abbatte-alberi-salvare-clima/
Non ho parole per commentare, se non che basta piantare nuovi alberi. Ma evidente non rende così tanto
https://www.science.org/doi/10.1126/science.aax0848
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drtraverso · 1 year ago
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Emergenza Amazzonia: record di incendi, denunce e controversie ambientali
Amazzonia record d’incendi nel 2023 L’Amazzonia brasiliana ha registrato 2.287 incendi boschivi nel mese di maggio 2023, il numero più alto per questo mese degli ultimi 18 anni, secondo l’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (Inpe), che ha diffuso la notizia il 1 giugno 2023.Questi dati smentiscono le varie notizie che riportano una diminuzione degli incendi.Le fonti di calore rilevate dai…
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sauolasa · 2 years ago
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La legge sulla deforestazione: "Bisogna fare di più" dicono le comunità indigene
Il Forum internazionale indigeno sulla biodiversità (IIFB) ha chiesto che l'accordo sulla biodiversità rispetti i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali
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falcemartello · 5 months ago
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•••
Sapete come fanno aziende come Gucci, Walt Disney, Netflix, Apple a diventare aziende green con basse emissioni di CO2?
Acquistando elettricità prodotta solo da eolico e solare, penserete.
I certificati sono acquistati da privati assolutamente non controllati da nessuno. I più noti sono Verra e Pachama.
Insostanza, a fronte di pagamento di milioni di dollari, i certificatori assicurano che proteggeranno tot ettari di foreste da futuri disboscamenti.
Si badi bene, che non si tratta di piantare nuovi alberi, ma di considerare le foreste già esistenti!
Vediamo alcuni esempi di aziende:
La società Walt Disney afferma di aver dimezzato le sue emissioni dal 2012. Ciò è stato possibile solo attraverso i crediti di carbonio.
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Gucci afferma di essere neutrale dal punto di vista climatico. I crediti di carbonio provengono tutti da progetti di protezione forestale.
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L’ONU nel ’97 aveva deciso di non includere la conservazione delle foreste come metodo per certificare la compensazione le emissioni.
Di avviso diverso alcuni uomini d’affari, il WEF, il Climate Forum, BP, StarBucks e Allianz.
Insieme hanno creato VERRA
Come si può vedere il mercato dei crediti di carbonio è in forte espansione.
Oggi le più grandi aziende del mondo compensano le loro emissioni di carbonio attraverso la protezione delle foreste.
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Ogni progetto di conservazione delle foreste è radicato in una previsione su ciò che potrebbe portare il futuro.
Questo è un incentivo intrinseco a fare previsioni imprecise. Vediamo perché.
Nell'area protetta dell'Alto Mayo in Perù, negli ultimi 20 anni l'area forestale è andata perduta.
Tuttavia, le perdite forestali in aree comparabili erano ancora più elevate, quindi il progetto garantiva qualche effetto.
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Ma lo sviluppo effettivo è lontano dalla prognosi dell'operatore del progetto di ciò che sarebbe accaduto senza protezione.
Più gli sviluppatori di progetti di deforestazione si aspettano nella loro foresta, più crediti di carbonio possono emettere e più la previsione è pessimistica, più soldi si possono guadagnare.
Ecco, quando comprate un prodotto di un’azienda “green”, adesso sapete quanto è apprezzabile il suo sforzo etico di “salvare il pianeta”.
Poi sono quelle che sponsorizzano Greta!
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Cos’è esattamente la biodiversità?. L'importanza della diversità biologica per il pianeta e per l'uomo. A cura di Alessandria today
La biodiversità, termine che deriva dalla contrazione di "diversità biologica", si riferisce alla varietà di tutte le forme di vita presenti sulla Terra.
La biodiversità, termine che deriva dalla contrazione di “diversità biologica”, si riferisce alla varietà di tutte le forme di vita presenti sulla Terra. Questo concetto abbraccia un’enorme gamma di organismi, dalle piante agli animali, dai funghi ai microrganismi. La biodiversità non include solo le singole specie, ma anche la varietà genetica all’interno delle stesse e la diversità degli…
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scienza-magia · 2 months ago
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Come giacimenti Sud Americani creano carbonio sovrano
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Il piano poco ortodosso del Suriname per finanziare la protezione delle sue foreste. Potrebbe ricevere assistenza da una recente scoperta di petrolio offshore. Quando all'inizio di quest'anno un giornalista della BBC ha chiesto al presidente della Guyana informazioni sulle esplorazioni petrolifere e sulle emissioni di carbonio associate al paese sudamericano, la discussione si è accesa. "Lasciatemi fermarvi qui", ha detto Mohamed Irfaan Ali. La copertura forestale della Guyana è grande quanto l'Inghilterra e la Scozia messe insieme, ha sottolineato. "Abbiamo mantenuto in vita questa foresta che immagazzina 19,5 gigatonnellate di carbonio, di cui godete, di cui gode il mondo, per cui non ci pagate". Il video è diventato virale, con molti commentatori progressisti che hanno applaudito la difesa sfacciata del leader delle nazioni a basso reddito che sfruttano gli idrocarburi per la crescita economica. Ha scatenato un dibattito sulla giustizia di fare pressione sui paesi in via di sviluppo affinché rinuncino ai profitti dei combustibili fossili per salvare il pianeta da una crisi causata principalmente dai paesi più ricchi. La Guyana sta andando avanti con i piani di trivellazione al largo della sua costa, dove un vasto giacimento di petrolio potrebbe rendere il paese uno degli ultimi petrostati al mondo. Ma la Guyana non è sola. Oggi ho esaminato uno sforzo del vicino Suriname per garantire il pagamento per la propria copertura forestale, con un potenziale aiuto dal petrolio offshore scoperto di recente. La finanza di transizione è una parte crescente dei prestiti bancari e una strategia sempre più utilizzata dai fondi di investimento multimiliardari. Tuttavia, c'è poco accordo su cosa dovrebbe comportare una strategia di finanza di transizione. Questo sarà il focus del nostro prossimo rapporto approfondito del Moral Money Forum, e vogliamo sentire le tue opinioni. Compila questo breve sondaggio per dire la tua. Come una scoperta di petrolio potrebbe aiutare il Suriname a iniziare a commerciare "carbonio sovrano" l Suriname, una nazione sulla costa settentrionale del Sud America con appena 600.000 persone, ha avuto un impatto limitato sui mercati globali da quando ha ottenuto l'indipendenza dai Paesi Bassi nel 1975. Ma ha fornito ai paesi più industrializzati un servizio prezioso gratuitamente. Brownsberg National Park in Suriname, the world’s most densely forested country Il Suriname è il paese più densamente boscoso del mondo e i funzionari hanno sostenuto per anni che dovrebbe essere pagato per la riduzione del carbonio fornita dalle sue foreste pluviali. Ora, ha in programma di attrarre più finanziamenti per la conservazione ambientale, con l'aiuto, tra tutte le cose, delle recenti scoperte di petrolio offshore. Il piano è ancora in fase di sviluppo. Ma i consulenti del governo hanno affermato di sperare che i nuovi requisiti del paese per gli esportatori di combustibili fossili possano aiutare a preservare la foresta pluviale del Suriname. Il programma potrebbe anche aiutare a dare il via a un mercato internazionale del carbonio, creato dall'accordo di Parigi del 2015, che ha lottato per guadagnare terreno. I dettagli Oggi, il Suriname ha annunciato la sua prima offerta di crediti di carbonio sovrani, insieme alla banca d'investimento BancTrust con sede a Londra e ITMO Ltd, una società privata che struttura e commercia in questi strumenti. Il piano si basa su un sistema di contabilità globale del carbonio creato nell'accordo di Parigi del 2015 delle Nazioni Unite. In base a tale sistema, i paesi possono commerciare unità sovrane di emissioni, chiamate risultati di mitigazione trasferiti a livello internazionale (ITMO), e conteggiarle per i loro obiettivi di riduzione del carbonio, i cosiddetti contributi determinati a livello nazionale (NDC). Con questa emissione iniziale, il Suriname offre 1,5 milioni di ITMO, ciascuno corrispondente a una tonnellata di anidride carbonica (o emissioni equivalenti di altri gas serra) ridotta oltre una traiettoria di business as usual. L'emissione di ITMO è retrospettiva: questa "annata" si riferisce alle emissioni ridotte nell'anno 2021. La riduzione è stata ottenuta principalmente attraverso migliori prestazioni nella lotta alla deforestazione e al degrado forestale.
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Il Suriname e la Guyana sono tra le nazioni con le foreste più grandi. I sostenitori sperano che, se il mercato degli ITMO cresce, i paesi tratteranno i loro NDC come conti bancari e gli ITMO come denaro. Se un paese spende troppo nel suo budget di carbonio, può compensare acquistando ITMO. I paesi che conservano le loro foreste o riducono le emissioni prima del previsto possono vendere ITMO per recuperare parte del valore di quei risparmi di carbonio.. È una proposta per una sorta di programma globale di cap-and-trade, che potrebbe ridistribuire le risorse dalle nazioni più industrializzate a quelle meno industrializzate. Ma non esiste un "tetto" che imponga limiti di carbonio ai paesi inquinanti e la domanda volontaria di tali crediti rimane bassa. Il mercato degli scambi ITMO ha avuto un avvio lento, con circa 70 accordi bilaterali firmati a dicembre 2023, secondo i dati di S&P Global e delle Nazioni Unite. È qui che entra in gioco il petrolio del Suriname. Le scoperte di petrolio creano nuove opportunità Dal 2019, sono stati scoperti nove giacimenti in acque profonde al largo della costa del Suriname, secondo la società di consulenza energetica Wood Mackenzie, portando le risorse scoperte a oltre 2,4 miliardi di barili di petrolio e liquidi e oltre 12,5 trilioni di piedi cubi di gas. (A titolo di confronto, le cifre per gli Stati Uniti erano rispettivamente di 48,3 miliardi di barili e 691 trilioni di piedi cubi, alla fine del 2022.) Ciò rappresenta un'opportunità per dare una spinta alla domanda di crediti di carbonio sovrani del Suriname, secondo Kevin Conrad, direttore della Coalition for Rainforest Nations, un'organizzazione non-profit che fornisce consulenza all'ex colonia olandese. L'idea, ha affermato Conrad, era di richiedere a tutte le aziende che operano in Suriname di acquistare ITMO per compensare le emissioni nazionali. Ciò includerebbe importanti settori come l'oro, la bauxite e, soprattutto, dato il previsto boom in questo settore, petrolio e gas. Il ministro dell'ambiente del Suriname, Marciano Dasai, mi ha detto in un'intervista che il meccanismo era ancora in fase di sviluppo (una versione di tale piano potrebbe essere portata al voto del parlamento questo autunno, ha confermato) e che sarebbe essenziale che non scoraggiasse gli investimenti. "Non abbiamo molte aziende in Suriname", ha detto, e "dipendiamo da quelle poche aziende per il nostro reddito... Quindi dobbiamo guardare la cosa con molta attenzione, per continuare a dare loro incentivi a continuare a investire in Suriname". Tuttavia, ha detto, se solo le aziende locali versassero in un simile schema, "non sarebbe sufficiente per aiutarci... quindi dipendiamo da aziende esterne, aziende internazionali". Le prospettive restano poco chiare I critici sollevano una serie di preoccupazioni. Isa Mulder, dell'organizzazione non-profit Carbon Market Watch, mi ha detto che il programma ITMO "stabilisce così pochi requisiti per la partecipazione dei paesi che si ottengono queste unità che possono variare notevolmente in termini di effettiva integrità ambientale". Tralasciando le preoccupazioni sull'integrità, resta un problema ancora più fondamentale come generare domanda per un tale schema. Il piano attuale si basa sul rispetto da parte dei paesi dei loro NDC e sull'acquisto di ITMO per coprire l'inquinamento che non possono ridurre a livello nazionale. Ma in assenza di applicazione, ci sono poche ragioni per pensare che si offrirebbero volontari per compensare le emissioni su larga scala attraverso un tale schema. Inoltre, gli scettici hanno chiesto, perché sarebbe più economico, o più politicamente accettabile, per i paesi acquistare crediti di carbonio da un paese con foresta pluviale, piuttosto che tagliare le emissioni a casa? E se lo fosse, ciò suggerisce che l'ITMO è stato valutato a un prezzo troppo basso? "Alla fine, non esiste un modo realmente efficace per creare conformità", ha riconosciuto Ian Robinson, amministratore delegato di ITMO Ltd. Tuttavia, ha sostenuto, gli ITMO hanno maggiori probabilità di generare domanda rispetto ad altri tipi di crediti di carbonio, poiché sono verificati dall'ONU, basati su emissioni passate verificate piuttosto che su ipotetiche emissioni future e su scala sovrana, piuttosto che messi insieme da singoli progetti. Dasai, da parte sua, non sembrava convinto che i fondi per il clima che sono sfuggiti al Suriname si sarebbero ora materializzati. Ma spera che la recente manna del paese possa dargli un punto d'appoggio. "Stiamo seguendo questo meccanismo in cui possiamo ricevere finanziamenti per il clima tramite crediti di carbonio. OK, lo stiamo facendo, ma non funziona ancora", ha detto Dasai della recente esperienza del paese. "Ora abbiamo petrolio e gas". Read the full article
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mezzopieno-news · 2 months ago
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RADDOPPIATE E TRIPLICATE LE FORESTE IN MOLTI PAESI DEL MONDO
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La copertura forestale è in sensibile crescita in diversi Stati del mondo, soprattutto in occidente ma non solo. Negli ultimi cento anni le foreste norvegesi sono triplicate di dimensioni, quelle del Vietnam sono aumentate in trenta anni dal 28% al 42% della superficie totale del Paese e in Cina si sono incrementate, dal 2000, di oltre 425.000 chilometri quadrati (un’area vasta quanto il Marocco). In generale sono decine i Paesi che hanno accresciuto la loro superficie boschiva e che, grazie a diversi componenti, stanno invertendo la tendenza alla desertificazione e al disboscamento.
La maggiore quantità di CO2, le temperature più elevate e i numerosi programmi di riforestazione stanno modificando l’aspetto di molte aree del mondo, soprattutto nei pressi delle città e soprattutto in Europa e in America del nord. Il Vietnam, il più virtuoso del sud-est asiatico, è stato uno dei primi partecipanti al REDD+, il programma di protezione delle foreste delle Nazioni Unite che canalizza i fondi verso i Paesi che mettono in atto piani formali per ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale. Dei 47 milioni di tonnellate di CO2 che la Norvegia ha rilasciato nell’atmosfera l’anno scorso, 18 milioni sono stati assorbiti dalle sue foreste.
L’Italia si colloca al 12�� posto al mondo, con una crescita dell’area coperta da foreste di oltre 14.000 chilometri quadrati (+14% dal 2001), un’area vasta quanto tutta la regione Campania.
___________________
Fonte: World Bank; foto di Pollinations AI
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curiositasmundi · 1 month ago
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In un’era in cui il potere economico sembra spesso eclissare quello politico emergono inquietanti verità sul ruolo delle grandi aziende nel plasmare – e talvolta minare – i fondamenti stessi della democrazia globale. Un recente rapporto dell’International Trade Union Confederation (Ituc) getta luce su pratiche di cui forse la politica dovrebbe occuparsi con più coraggio. 
Al centro di questa rete di influenza troviamo nomi che quotidianamente entrano nelle nostre vite: Amazon, Tesla, Meta, ExxonMobil, Blackstone, Vanguard e Glencore. Giganti dell’economia mondiale che, secondo l’ITUC, non si limitano a dominare i mercati ma estendono i loro tentacoli fino a toccare le corde più sensibili della politica e della società.
Multinazionali e regole democratiche
Amazon, il colosso dell’e-commerce guidato da Jeff Bezos, si distingue non solo per la sua posizione dominante nel mercato ma anche per le sue pratiche aggressive nei confronti dei sindacati. L’azienda, quinta maggiore datore di lavoro al mondo, è stata accusata di violare i diritti dei lavoratori su più continenti, di eludere le tasse e di esercitare una pressione lobbistica senza precedenti a livello nazionale e internazionale. La sua influenza si estende fino al punto di sfidare la costituzionalità del National Labor Relations Board negli Stati Uniti e di tentare di sovvertire le leggi sul lavoro in Canada.
Non meno controverso è il ruolo di Tesla e del suo eccentrico fondatore, Elon Musk. L’azienda automobilistica, simbolo dell’innovazione tecnologica, si trova al centro di accuse di violazioni dei diritti umani nella sua catena di approvvigionamento e di feroci opposizioni alle organizzazioni sindacali in Stati Uniti, Germania e Svezia. Musk stesso è finito sotto i riflettori per il suo sostegno a figure politiche controverse come Donald Trump, Javier Milei in Argentina e Narendra Modi in India, sollevando interrogativi sul ruolo dei magnati tech nella formazione dell’opinione pubblica e nelle dinamiche politiche globali.
Meta, l’impero dei social media di Mark Zuckerberg, si trova al centro di un ciclone di critiche per il suo ruolo nell’amplificare la propaganda dell’estrema destra e nel facilitare la crescita di movimenti antidemocratici. La piattaforma, che raggiunge miliardi di utenti in tutto il mondo, è accusata di essere un veicolo per la diffusione di disinformazione e odio, minando le basi stesse del dibattito democratico in numerosi paesi.
Multinazionali della finanza e dell’energia
Il rapporto dell’ITUC non risparmia nemmeno i giganti della finanza e dell’energia. Blackstone, guidata dal miliardario Stephen Schwarzman, noto sostenitore di Donald Trump, è accusata di finanziare movimenti politici di estrema destra e di investire in progetti fossili e di deforestazione nell’Amazzonia. ExxonMobil, dal canto suo, è citata per il suo ruolo nel finanziare ricerche anti-climatiche e per le sue aggressive attività di lobbying contro le regolamentazioni ambientali.
Le aziende, con le loro vaste risorse finanziarie e la loro influenza capillare, sembrano in grado di plasmare l’agenda politica globale a loro vantaggio, spesso a discapito dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente e della stessa sovranità degli Stati nazionali.
La sfida che si presenta è titanica. Come sottolinea Todd Brogan, direttore delle campagne e dell’organizzazione dell’ITUC, “si tratta di potere, di chi ce l’ha e di chi stabilisce l’agenda”. In un mondo in cui le corporazioni multinazionali spesso superano il potere degli Stati, e in cui non esiste alcuna responsabilità democratica, è fondamentale che i lavoratori e i cittadini si organizzino per contrastare questa deriva.
Il 2024 si preannuncia come un anno cruciale, con 4 miliardi di persone chiamate alle urne in tutto il mondo. In questo contesto, l’ITUC sta spingendo per un trattato internazionale vincolante che possa finalmente rendere le corporazioni transnazionali responsabili ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani. Anche da noi Meloni aveva promesso di fare “la guerra alle multinazionali”. Per ora l’abbiamo solo ricevere un premio da Musk. 
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