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wdonnait · 5 months ago
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Sindrome di Adams-Oliver, malattia rarara caratteristiche e cura
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Sindrome di Adams-Oliver, malattia rarara caratteristiche e cura
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La sindrome di Adams-Oliver è una rara condizione congenita caratterizzata principalmente da difetti della cute del cuoio capelluto (aplasia cutis congenita) e anomalie delle estremità. Questa sindrome può presentarsi con una varietà di altre manifestazioni cliniche, che possono variare ampiamente tra gli individui affetti.
Caratteristiche Cliniche
Aplasia Cutis Congenita:
Assenza di pelle su una parte del cuoio capelluto alla nascita, che può variare in dimensioni e profondità.
Questa lesione può essere visibile come una cicatrice o una zona priva di capelli.
Anomalie delle Estremità:
Malformazioni delle mani, dei piedi, delle dita e delle unghie.
Possono includere ipoplasia (sviluppo incompleto) o brachidattilia (dita corte).
Difetti Cardiaci:
Alcuni individui possono presentare anomalie congenite del cuore come difetti del setto ventricolare o atriale.
Anomalie Vascolari:
Malformazioni dei vasi sanguigni possono essere presenti, includendo fistole artero-venose o altre anomalie vascolari.
Ritardo dello Sviluppo:
Anche se non comune, alcuni bambini possono mostrare ritardi nello sviluppo motorio o intellettivo.
Eziologia e Genetica
La sindrome di Adams-Oliver è spesso ereditaria e può essere trasmessa in modo autosomico dominante o autosomico recessivo. Sono state identificate mutazioni in diversi geni associati a questa sindrome, tra cui ARHGAP31, DOCK6, EOGT e RBPJ. Questi geni giocano un ruolo cruciale nello sviluppo della pelle, delle estremità e dei vasi sanguigni durante lo sviluppo fetale.
Diagnosi
La diagnosi della sindrome di Adams-Oliver si basa su:
Esame Clinico: Identificazione delle caratteristiche fisiche tipiche.
Test Genetici: Analisi per identificare mutazioni nei geni associati alla sindrome.
Imaging: Ecocardiogrammi per valutare eventuali difetti cardiaci, e angiografie per identificare anomalie vascolari.
Trattamento
Non esiste una cura definitiva per la sindrome di Adams-Oliver, ma i trattamenti sono volti a gestire i sintomi e le complicazioni:
Chirurgia: Per correggere difetti delle estremità o del cuoio capelluto.
Gestione Cardiaca: Trattamento delle anomalie congenite del cuore.
Terapia Fisica e Occupazionale: Supporto per lo sviluppo motorio.
Trattamenti Dermatologici: Per la gestione delle lesioni cutanee.
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daimonclub · 8 months ago
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Festa della donna e riflessioni varie
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Riflessioni sulle donne e la loro festa Festa della donna e riflessioni varie, un articolo che propone vari testi di autori certamente originali, un mix di riflessioni serie e di allegro umorismo. Una donna è come una busta di tè: non si conosce la sua forza fino a quando non viene immersa in acqua calda. Eleanor Roosevelt Una donna è la figura più misteriosa e sorprendente al mondo. Wolfgang Amadeus Mozart Non c'è forza più grande della dolcezza e della pazienza delle donne. Lyndon B. Johnson Le donne sono senz’altro più aggressive dell’uomo, non a caso portano anche le unghie più lunghe. Carl William Brown Non mi piace parlare di uomini e donne. Le stelle nel cielo sono uomini e donne, ma il genere non ha importanza quando si tratta di illuminare il mondo. Harriet Tubman Le donne sono fatte per essere amate, non capite. Oscar Wilde La Giornata della donna è un'occasione significativa per considerare l'uguaglianza di genere e il valore del miglioramento delle relazioni di genere. La Festa della Donna può essere un'occasione per riflettere su questi temi e per impegnarsi a creare un mondo più giusto ed equo per tutti. Ecco alcuni suggerimenti che possono aiutarci a rendere le nostre esistenze migliori. Tuttavia, per arricchire con vari stili letterari questo articolo, e queste mie riflessioni sulla tematica, propongo anche alcuni testi di autori un po' più scanzonati ed umoristici, la qual cosa ci aiuta senz'altro a riflettere e a divertirci al tempo stesso. Purtroppo, in molti paesi del mondo i diritti delle donne sono ancora violati in modo significativo. Ecco ad esempio alcuni dei problemi più comuni che le donne incontrano in paesi come Afghanistan, Iran, Russia, Cina, Corea del Nord, Africa, ma non solo. Discriminazione nella legge e nella pratica, come l'obbligo per le donne di chiedere il permesso al marito per lavorare o viaggiare, elevati tassi di violenza domestica e sessuale, bassa percentuale di donne che ricevono istruzione e hanno accesso all'assistenza sanitaria, restrizioni sull'abbigliamento femminile, bassa rappresentanza delle donne in posizioni di potere, notevoli differenze di salario tra uomini e donne e potremmo continuare.
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Giornata internazionale della donna Ci resta quindi ancora molto da fare per le donne e potremmo chiaramente cominciare a cercare di apportare miglioramenti nei seguenti settori. Istruzione: è fondamentale iniziare a promuovere l'uguaglianza di genere in classe se si vuole costruire una società che valorizzi e rispetti tutti i sessi. Occorre insegnare ai bambini e ai giovani il valore della diversità e il rispetto reciproco. Comunicazione: Perché ci sia una pacifica convivenza tra i sessi, ci deve essere una comunicazione aperta e cortese. È fondamentale sviluppare l'empatia e la capacità di comunicare con persone di sesso opposto senza pregiudizi. La lotta alla violenza di genere è importante poiché è ancora un problema importante in molte parti del mondo. È fondamentale affrontare questo fenomeno attraverso la prevenzione, l'educazione e il perseguimento penale dei trasgressori. Impegno politico: l'impegno politico delle donne è essenziale per creare un mondo più giusto ed equo. Promuovere la partecipazione delle donne alla vita politica e fornire assistenza a coloro che lo desiderano è fondamentale. Collaborazione: è necessario che entrambi i sessi lavorino insieme per raggiungere obiettivi condivisi e costruire un mondo più giusto ed equo. È fondamentale promuovere una cultura di cooperazione e sostegno reciproco. Sottovalutazione e sottovalutazione del lavoro di cura: il lavoro di cura svolto prevalentemente da donne, come l'assistenza ai bambini e agli anziani, è comune. Data l'importanza di questo sforzo per la società, è fondamentale valorizzarlo e sostenerlo. Sbarazzarsi degli stereotipi di genere: gli stereotipi pongono restrizioni al potenziale e alle aspirazioni di entrambi i sessi. È fondamentale sfatare questi miti e promuovere una società che rispetti e valorizzi la varietà. In conclusione, la creazione di una cultura che rispetti e valorizzi la varietà, la collaborazione tra i sessi, l'eliminazione degli stereotipi di genere, la lotta alla violenza di genere e l'impegno politico femminile sono tutti elementi necessari per rafforzare le relazioni di genere. Carl William Brown
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Riflessioni sulla festa delle donne Oggi, otto marzo, si festeggia la mercificazione della donna. Festa fortemente voluta dagli uomini per riappacificare la loro coscienza. Si regala una mimosa, si arricchiscono i fioristi, i ristoratori e i produttori di baci perugina, e per tutto il resto dell'anno si è in pace con la coscienza. Amen. Le donne, d'altro canto, in questa loro ricorrenza vanno regolarmente a lavorare in fabbrica o a casa e la sera, nel migliore dei casi, se ne vanno a cena in gruppuscoli per poi raccontarsi del più e del meno, grande attrazione: lo strip maschile. Brave. Evidentemente parificarsi agli uomini significa adeguarsi ai loro gusti, o peggio ancora adeguarsi agli standard che alcuni hanno predisposto per voi. Alcuni, naturalmente, al maschile. Mi si dice che con questo giorno si vuole rivendicare una sorta di diritto femminile alla parità, si vuol dare alla donna il giusto peso sociale. Ci si dimentica che le donne hanno già un peso enorme nella società, condizionano gli uomini, anche i più importanti, ci fanno impazzire, ci fanno innamorare, con gli uomini condividono nella maggior parte dei casi piaceri e dolori. Le donne sono costantemente nella mente degli uomini, trecentosessantacinque giorni l'anno, uno più uno meno. Ognuno di noi ne sa qualcosa. E allora oggi non regalate alle vostre donne la mimosa. Se lo fate, vuol dire che pensate a lei come a una meretrice, una che si può mercificare agli ordini di una logica commerciale. Le pagate un tributo per il solo fatto di essere donna. Compratele invece un fiore o rubatelo, se siete in politica con una certa frequenza per tutto l'anno, quando le regole non lo impongono. Rispettatela ogni giorno, condividete con lei sempre tutto, amatela cercando di renderla felice, e non solo come mera ricerca del proprio piacere, ma rispettando e valorizzando il suo. E pretendete che per lei sia altrettanto. Buttate le mimose, festeggiate le donne ogni minuto dell'anno, non perché ve l'ha ordinato una multinazionale, ma perché loro sono parte di noi stessi, la metà esatta del nostro cuore e della nostra mente. Ci avete dato la vita, è nostro dovere di maschietti restituirvela, in piccole rate di minuti al giorno. L'interesse, in questo caso, è reciproco. A tutte voi, un bacio con profonda riconoscenza. Mauroemme
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Una rosa per tutte le donne PRINCIPI INVIOLABILI DELLE DONNE (dall'8 marzo in poi e vita natural durante) 1. Le donne fanno sempre la legge. 2. La legge può essere modificata in qualsiasi momento, e senza alcun annuncio preliminare. 3. È impossibile per un uomo conoscere tutta la legge. 4. Se una donna pensa che il suo uomo conosce tutta la legge o quasi, deve cambiarla immediatamente. 5. La donna non ha mai torto. 6. Se la donna ha torto, è certamente a causa di un malinteso proveniente di una cosa che l'uomo ha detto o fatto. 7. Se la regola Numero 6 deve essere applicata, allora l'uomo deve scusarsi immediatamente per avere causato questo malinteso. 8. La donna ha il diritto di cambiare parere in qualsiasi momento. 9. L'uomo non ha il diritto di cambiare parere, salvo consenso scritto dato dalla donna. 10. La donna ha il diritto di essere nervosa o in collera quando le sembra opportuno. 11. L'uomo deve sempre restare calmo, a meno che la donna voglia che lui sia veramente in collera. 12. In nessun caso la donna deve lasciare indovinare all'uomo se ella vuole che lui resti calmo, che si innervosisca o che si arrabbi. 13. Ogni tentativo per divulgare queste regole potrà comportare delle ferite corporali. 14. La donna ha sempre l'ultima parola! 8 MARZO: Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente le veline, schedine, patonze e tutte le galline dello stesso genere per aver saputo, sculettando, buttare a mare tutto il pensiero post moderno sul femminismo e suoi derivati. Grazie anche a nome dei Meroloni, Berlusconi, Speroni e tutti quelli che finiscono cogl’ioni. Aldo Vincent
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8 Marzo auguri a tutte le donne Questioni di cesso. Basta con sta festa della donna. Ammucchiamo queste maledette mimose e facciamo un falò. Ormai ci siamo emancipate, siamo uguali agli uomini. Viene l'infarto anche a noi. Cosa vogliamo di più? La prostata forse? o la barba... visto che i baffi già li abbiamo. Un esempio per tutti, la questione bagno. La gestione quotidiana del cesso scatena vere e proprie guerre sociali. Sono anni che lui e lei lottano per avere gli stessi diritti. Risultato? Parità assoluta. Come mai proprio sulle toilette si scatenano le bufere? Non è difficile... perché il bagno è un tempio, un luogo sacro dove si celebrano i riti personali più svariati. perché nel bagno non si va solo a fare, nel bagno si sta, è un pensatoio, una volta entrati non si esce più. Hai voglia a bussare. E l'asse del water? loro la lasciano su. E noi? due volte su tre ci accomodiamo sulla ceramica gelida e malediciamo il giorno in cui siamo fidanzate. A meno che loro non siano della banda della goccia e a noi tocchi fare pipì in bilico come le guide alpine. Loro si tagliano le unghie dei piedi sparandole ovunque come boomerang e noi lasciamo capelli in giro come liane. E poi c'è la polemica del dentifricio. Noi che siamo creative lo schiacciamo a caso, da metà, dall'alto, come un brufolo, come un campanello. E loro si imbufaliscono... loro che lo spremono da anni con certosina precisione dal basso verso l'alto. Peccato che tutto 'sto puntiglio non lo mettano a farsi la doccia. Le loro docce sono alluvioni, disastri naturali, tocca chiedere lo stato di calamità. Ripicca migliore non c'è che usare il loro rasoio per depilarci i polpacci. Noi facciamo tric trac e loro sbrat... si scarnificano come Scarface. Io lo faccio sempre, ma di nascosto, perché se lui mi becca mi gira la testa al contrario come per uccidere i polpi. Luciana Littizzetto Festa della Donna Venerdì 8 Marzo eventi vari International Women's Day 2024 various events Sulle donne e sul loro affascinante mondo potete anche leggere: Aforismi sulla Donna Festa delle Donne 8 Marzo Riflessioni sulle Donne Quotes on women Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Il calendario dell'e-commerce: gli acquisti mese per mese
Il calendario dell'e-commerce. Ci sono dei periodi specifici dell’anno deputati a determinati acquisti, in cui è difficile prescindere dalla stagionalità o dall’utilità immediata dei prodotti. Un costume da bagno, ad esempio, si acquista tendenzialmente in tarda primavera / inizio estate, molto più difficilmente in inverno.  Purtroppo, però, questa attitudine fa sì che si spenda molto più di quanto sarebbe possibile monitorando i costi. Basti pensare che solo nel 9% dei casi si acquista nel mese in cui i prodotti consentono i risparmi maggiori. A rivelarlo è l’ultima indagine di idealo – portale internazionale leader in Europa nella comparazione prezzi – che ha voluto indagare sulle tipologie di prodotto che interessano maggiormente gli italiani mese per mese, offrendo spunti di interesse legati a quando quegli stessi prodotti costerebbero meno. Il calendario dell'e-commerce: Gennaio Tendenzialmente, gennaio è il mese dell’anno deputato agli acquisti in ambito fashion. Secondo idealo, infatti, i prodotti più desiderati sono legati al cambio guardaroba per l’anno appena iniziato: giacche outdoor, da uomo, donna e bambino, ma anche scarpe da bambino, stivali da uomo e borse. Ci si prepara anche alla settimana bianca: infatti, entrano nella classifica dei prodotti più cercati a gennaio gli sci, l’abbigliamento da sci e gli occhiali da sole sportivi.  In realtà, però, gennaio sarebbe il mese ideale per acquistare sneaker e scarpe da ginnastica, che mediamente possono garantire risparmi oltre il 50%, ma anche svariati elettrodomestici come forni (-41%), congelatori (-29%) e microonde (-27%). Potrebbe sembrare prematuro, ma l’acquisto di un ventilatore a gennaio può far risparmiare fino al 34%. Febbraio È il mese del Carnevale e questo si nota all’interno delle ricerche dei consumatori italiani che fanno salire sul podio i vestiti in maschera per bambini.  Ma ciò che, in realtà, garantirebbe i risparmi più ingenti a febbraio è legato al mondo delle cucine economiche (-50%) e ai purificatori d’aria (-29%).  Marzo Ci si prepara all’imminente arrivo della primavera, periodo in cui si torna all’aria aperta ed ecco che marzo diventa il mese preferito per acquistare scarpe da corsa e biciclette elettriche, per riprendere contatto con il mondo esterno.  Tuttavia, a marzo, le categorie di prodotto che consentono maggiori risparmi sono i televisori (-18%), e i LEGO (-15%), ma ancora monopattini elettrici (-13%) e macchine per il caffè espresso (-12%).  Aprile Si fa sempre più sentire la voglia di aria aperta. Aprile è il mese preferito per l’acquisto di sneaker e scarpe da basket e, i più fortunati, iniziano a predisporre le proprie aree green casalinghe con gazebo da giardino e barbecue. In realtà, ciò che invece potrebbe essere acquistato assicurando un risparmio netto è legato a schede madri (-20%), multimedia-player (-17%) e stampanti a getto d’inchiostro (-16%), ma anche giacche e cappotti sia da uomo che da donna (-15%). Maggio È il mese favorito per acquistare prodotti per la propria moto, primi tra tutti i caschi seguiti dagli pneumatici estivi. Si tratta del periodo prediletto anche per acquistare prodotti per la cura del corpo, così come per pelle, capelli e unghie e per gli integratori sportivi.  In realtà maggio è il mese più indicato per l’acquisto degli smartphone, su cui si può arrivare a risparmiare il 14%, e lo stesso vale per gli accessori per cellulari (-13%). Oltre a ciò, si prevedono prezzi bassi anche per le macchine per la pasta (-14%) e per i ciclocomputer (-15%). Il calendario dell'e-commerce: Giugno Ci si prepara ad andare al mare e a giugno si intensificano le richieste per le creme solari. E per difendere la propria casa dal troppo sole, aumentano anche le intenzioni di acquisto per le tende da esterni. Bando alla stagionalità, si potrebbe risparmiare tanto acquistando a giugno gli stivali invernali (oltre -50%), ma anche gli alcolici: su champagne, spumanti e prosecchi si può risparmiare fino al 15%.  Luglio L’estate è in pieno fermento e si impennano le ricerche di chi – in un modo o in un altro – cerca di difendersi dal troppo sole. I più fortunati lo fanno acquistando piscine e prodotti legati alla sua manutenzione, chi punta al fresco lo fa comprando condizionatori d’aria e ventilatori. Luglio, ancora, è il mese preferito per l’acquisto di occhiali da sole, scarpe da mare e sandali, epilatori e rasoi da donna e, curiosità, i paddle stand-up. In realtà, luglio è il mese ideale per acquistare le scarpe (principalmente quelle per bambini, da corsa e gli stivali da donna) con risparmi superiori al 50% ed anche i videogiochi (-50%). Molto interessanti sono anche i possibili ribassi per i generatori (-28%), sempre più ambiti dagli utenti, e quelli per l’attrezzatura da sci (-10%), per un classico acquisto fuori stagione. Agosto Inizia a farsi sentire la fine dell’estate e guidano le ricerche i prodotti legati al back to school, principalmente zaini ma anche borse e cartelle per la scuola. Agosto è anche il mese preferito per l’acquisto dei monopattini elettrici, così come dei passeggini. Ad agosto, però, i risparmi maggiori si ottengono acquistando accessori per la piscina come i pulitori (-14%) e le pompe (-9%), mentre – parlando di elettronica – questo è il mese più vantaggioso se si vuole acquistare uno smartwatch. Il calendario dell'e-commerce: Settembre Ci si avvicina all’autunno, purtroppo con i primi malanni di stagione. Non a caso, infatti, settembre risulta essere il mese preferito per l’acquisto di antidolorifici.  Ciononostante, i risparmi più ingenti si otterrebbero acquistando tende da sole (-45%), ma anche tablet e stampanti multifunzione (-13% e -11%). Ottobre È il mese del cambio gomme, l’autunno è in pieno fermento e l’acquisto degli pneumatici diventa prioritario per molti automobilisti italiani. Curiosità, è anche il mese preferito per l’acquisto dei sex toys per uomini. Nonostante ciò, i risparmi più ampi si otterrebbero con l’acquisto di Barbie (-32%) e prodotti per la pulizia dei denti (-19%). Novembre Complice il Black Friday e le offerte che ormai caratterizzano l’intero mese, novembre è il periodo preferito per una grande quantità di prodotti, moltissimi dei quali legati al settore elettronica: smartphone, smartwatch, televisori, computer portatili, tablet, console di gioco, cuffie e schede grafiche, ma anche grandi elettrodomestici come frigoriferi, aspirapolvere, forni e lavatrici. Si tratta dell’unico mese dell’anno in cui  l’interesse degli utenti coincide molto spesso con i maggiori risparmi possibili. Ciò detto, i ribassi più importanti a novembre sono relativi a giochi per PS4 ed Xbox, guanti, pantaloni, giacche e stivali da moto e, ancora, vitamine ed integratori. Il calendario dell'e-commerce: Dicembre È il mese preferito per quelli che sono alcuni dei più classici regali natalizi. Si tratta di profumi sia maschili che femminili, giocattoli come LEGO ed ulteriori action figure, videogiochi per PS5 e Nintendo Switch. Senza dimenticare gli alcolici, come champagne, spumanti e prosecchi, per brindare all’anno nuovo. In realtà i risparmi maggiori si otterrebbero acquistando i principali utensili per il bricolage casalingo e per il DIY (do it yourself): piallatrici (-68%), fresatrici (-61%), compressori (-59%), seghe circolari (-35%) e trapani (-27%). I giorni della settimana Un’ultima curiosità: tendenzialmente è il mercoledì il giorno migliore per risparmiare online. Durante questa giornata i prodotti possono garantire il risparmio medio più alto per il 34% delle top-categorie analizzate, seguono il giovedì (19%), il martedì (14%) e il venerdì (12%).  Durante il weekend ci sono di solito meno ribassi, dato che il sabato solo il 9% delle categorie presenta il prezzo minimo e la domenica il 7%. Ancora meno vantaggioso il lunedì, giorno in cui solo il 5% delle categorie oggetto di studio mostra il ribasso più rilevante. Read the full article
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universodonna-official · 3 years ago
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MANICURE PER BAMBINI: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE
MANICURE PER BAMBINI: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE
TANTI CONSIGLI, PRO E CONTRO DI MANICURE E PIDICURE PER BAMBINI (94) Pinterest Parlando di manicure e pedicure infantili, ci sono delle considerazioni importanti che le mamme devono sapere, molti pro e contro riguardo particolarmente la cura delle mani nei bambini, che meritano delucidazioni dettagliate.Molti considerano la manicure per bambini come qualcosa di inutile e provocatorio tuttavia,…
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cdprocaccini · 3 years ago
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WERTHER VON WITTEN
Quando lo vedete camminare da dietro noterete che è leggermente claudicante. Infatti si porta sempre un bastone da passeggio che al occasione si trasforma in una fodera e una spada, cosa indispensabile quando si frequentano certi borghi a Berlino del boom industriale. Di solito usciva vestito in modo sobrio con cilindro e mantello. Egli frequentava l'università medicina e criminologia. Spesso assisteva le autopsie dai primi banchi: gli altri studenti spesso dopo i primi tagli del professore erano già fuori a vomitare, mentre lui con un fazzoletto al mentolo assisteva per tutto il tempo. Il professore ben notava l'interesse del suo allievo e presto Werter divenne suo assistente. Il corso di patologia lo appassionava e spesso trovava delle connessioni con la criminologia. Il suo talento fu notato nel distretto di Prenzlau, che non esitava a farlo assistere a varie indagini.
TANTI INDIZI FANNO UNA PROVA
Una sera d'inverno bussavano alla porta di Werther: era un appartamento di due stanze nel secondo cortile a pian terreno. Werther apri al tenente, che disse: “Buona sera,  abbiamo un caso difficile, pensavamo di coinvolgere l'università e Lei è a capo degli assistenti. Si copra bene, fa un freddo bestia.”  Il tenente e Werther salirono su una carrozza e dopo mezz'ora, arrivati, scesero.
Entrarono nel portone di un bel palazzo e passarono l'androne fino al terzo cortile. All'epoca le case si costruivano in modo che i ricchi e poveri abitassero nello stesso palazzo, per evitare di creare dei ghetti tra varie classi sociali. L'abitazione era all'ultimo piano, una mansarda, una piccola mansarda. Sul pavimento il corpo di una donna sdraiata con una vistosa macchia di sangue sul petto. “Cosa sappiamo?” chiese Werther al tenente Voigt. Voigt era un uomo tutto d'un pezzo: mani grosse, spalle larghe, come appare in qualche libro per bambini. Voigt: “Si tratta di una prostituta, è stata accoltellata con un colpo solo, la catenella e serratura della porta sono divelti, il resto della camera è in ordine. Abbiamo lasciato tutto come l'abbiamo trovato per non contaminare le prove. I sospettati sono: un cliente, un rapinatore, un pappone. Ah dimenticavo: il vicino di casa ha trovato la porta aperta e ci ha chiamato subito, quindi un altro sospettato.” Werther:” “Fate venire il fotografo che fotografi tutta la scena; dobbiamo portare il luogo del crimine e la vittima in centrale per poter discutere sul caso. Ecco, mettete dei sacchetti a coprire le mani perché potrebbero esserci delle tracce di difesa sotto le unghie.”
Il fotografo trafficava con la torcia, il cavalletto e lastre di vetro: sapeva quali fossero le pretese di Werther. Dopo che il fotografo aveva finito il suo lavoro, Werther iniziò la sua indagine e, girando il corpo della povera Anna, notò un piccolo bottone con fili di cottone: lo mise in un sacchetto di carta trasparente. Il giorno seguente ci si trovava al obitorio per le otto: Werther aveva convocato un altro universitario, un certo Ugo, specializzato in ferite da taglio. Ugo studiava fisica, era sempre occupato con i suoi calcoli, e Werther lo aveva reclutato nel suo gruppo di investigazione. “Prima di iniziare la solita autopsia vorrei che Ugo facesse i suoi rilievi.” disse Werther. Si scoprii il lenzuolo, Ugo inserì una lunga bacchetta di vetro nella ferita e con un goniometro misurò le varie assi. Una volta estratto la bacchetta misurò la profondità del colpo inferto. In un tegamino sopra un bunsen ciolse la ceralacca, che veniva versata nella ferita: si aspettò il tempo di solidificazione e con cura Ugo estrasse il calco della lama. Si trattava di una lama di un coltello a serramanico, un arma molto diffusa nella mala. Ma dai calcoli della bacchetta il risultato era stupefacente: si trattava di un colpo inflitto da un maschio, mancino, altezza circa 170 cm. L'indagine proseguiva: sotto le unghie della mano sinistra vi erano piccoli frammenti di pelle poiché la povera vittima si era difesa.
Alle dieci, dopo una sostanziosa colazione, ci si radunò dal commissario alla stazione di polizia. Werther aveva richiesto una tavola di legno per appendere le foto e gli appunti; il fotografo aveva sviluppato le lastre e stampato a contatto gli scatti del suo sopralluogo. Werther prese le foto e le sparse sulla scrivania del tenente Voigt e disse: “Diamo una logica alle immagini e al sopralluogo che abbiamo svolto. Queste le mettiamo in alto a sinistra. La porta che vediamo fu scassinata con un piede di porco, silenzioso e veloce, il tappeto in disordine, il resto della casa tutto in ordine. Possiamo escludere la rapina. Abbiamo trovato un rotolo di banconote in un barattolo di the, pochi risparmi. Una valigia sul letto fa pensare a una partenza, e forse è questo il movente trattandosi di una prostituta: il suo “protettore” non accettava l'intenzione di Anna. Ma torniamo al tappeto in disordine: direi che la lotta sia avvenuta li, mentre che il resto sia in ordine fa pensare che gli aggressori fossero in due anche per il colpo inflitto, dritto e sicuro, ma il secondo malvivente chi poteva essere? Chi aiutava assassino, diventando complice in un duplice omicidio? L'autopsia ha rivelato che era al terzo mese di gravidanza, aspettava un maschio. Il bottone trovato sotto il corpo è sicuramente del complice che teneva la vittima e sulla mano avrà qualche graffio. Per il momento è tutto. Setacciate i bassifondi e trovate il protettore”.
Il tenente Voigt mandò tutti i poliziotti di pattuglia a parlare con le prostitute del quartiere e presto saltò fuori il nome, anzi, l'alias Mecky.  Di solito lo si trovava alla Bachus Taverne. Il tenente Voigt si fece accompagnare da quattro gendarmi con in tasca una foto segnaletica. Una volta messo un collega all'uscio del cortile entrarono dall'entrata e, appena Mecky li vide parlare con il barista, scattò dalla sedia e corse verso uscita sul retro. Il poliziotto messo di guardia lo braccò e la sua mole ebbe la meglio, visto che Mecky era alto 170cm. Gli trovarono nella tasca interna un coltello a serramanico, che Voigt mise in una busta di carta trasparente.
Nella sala degli interrogatori si trovavano il tenente, Werther e uno stenografo che era anche un esperto di postura, gesti, espressioni facciali e di una specializzazione del corso di criminologia. Lo stenografo aveva un naso molto pronunciato, portava gli occhiali, quasi calvo con capelli biondicci: poteva anche essere un raro esemplare di volatile scappato dallo zoo. Il tenente Voigt disse: “Dove ti trovavi l'altro ieri dall'una alle due?”. Mecky: “E chi se lo ricorda... sarò stato come sempre al Bachus” ”Ci risulta di no” disse il tenente dopo un cenno che gli fece lo stenografo. Mecky stupito: “E dove sarei stato?”. Il tenente annoiato: “Abbiamo tutta la notte e ti assicuro che non esci di qui.” “Ah ora mi ricordo: ero al Knock Out per scommettere e ho anche vinto.” “Questo è vero a metà... dilla tutta!”. “Ecco la ricevuta e il Bookmaker può confermare”. “Ancora non ci dici tutto”. Il tenente esaminava il pezzo di carta e dopo un po' disse: “Questo è dell'incontro di boxe che è alla fine. Prima fanno lottare i galli e poi i cani”.
Bussarono alla porta e il tenente aprì: “Ecco i risultati sul coltello: combacia”. Mecky: “Anche se fosse, tutti hanno un coltello così”. Il tenente: “E' stato smontato e ci sono tracce di sangue nel perno e sulla molla.” Silenzio, nessuno emise parola; Mecky cominciava a scomporsi. Il tenente iniziava a giocare col topo come un gatto: “Se confessi e dici tutta la verità, saranno indulgenti i giudici.” Silenzio. Mecky come sui carboni ardenti: “Va bene sono stato io.” Un altro cenno del stenografo al tenente, che sbatté con forza la mano sul tavolo, facendo sobbalzare tutti e urlò: “Ancora non ci dici tutto, chi sono i tuoi complici? Come abbiamo trovato te troviamo anche lui. Sapiamo che eravate in due. E se confessa lui, tutto, non si becca l'ergastolo. E con te buttiamo via la chiave.” Mecky sudando freddo: “Quello mi fa ammazzare.” “Ecco, cominci a cantare. È uno che ti sta sopra, chi è il boss del quartiere? Adesso in cella... forse ci pensi un po'.”
Riunione nell'ufficio del tenente. Werther :” Il primo è in gabbia ma ci manca il movente. Come mai uccidere la gallina dalle uova d'oro? Era molto bella e le sue colleghe dicono che era molto richiesta dai clienti. Ed è proprio qui che dobbiamo cercare il movente. La valigia sul letto, incinta nel terzo mese, voleva andarsene: di chi era incinta? Dobbiamo fare un altro sopralluogo, cercare delle lettere d'amore, o altri indizi”. Nella mansarda controllavano il pavimento per un doppio fondo, e lo stesso per il baule e l'armadio. Nella borsetta emerse un astuccio: all'interno un porta sigarette con le iniziali incise: E-M. “Ecco. Doveva essere un regalo. Il materasso, il cuscino... niente. Avete controllato il camino?”. Il tenente esclamò: ”Qui si muove un mattone. Ecco le lettere, saranno una decina.”
Di nuovo nel ufficio di Voigt, che disse:”Sono tutte firmate Emil, una con l'intestazione di un albergo di Dresda e la data.” E rivolgendosi al sergente: “Fate telegrafare a Dresda con urgenza: che chiedano con chi era, le sue abitudini ecc.” Uscito il sergente Werther, dopo una pausa disse: “Sembra che il complice sia il mandante, e c'è di più: qualcuno deve aver fatto una soffiata al Boss. Già: chi è il Boss?”. Il tenente:”Joachim alias Jo, una vecchia conoscenza: andiamo a trovarlo. Dobbiamo fare in fretta prima che si rintani”. Arrivati nella Auer Gasse N°6 entrarono nel portone e salirono due rampe. “E chi si vede: il grande Jo” e due gendarmi lo ammanettarono. Werther controllò le maniche della giacca e infatti mancava un bottone: “andiamo al commissariato!”. Nella sala interrogatori il fisiognomico, che faceva anche lo stenografo, era in posizione e Voigt iniziava il suo interrogatorio. La giacca era nel laboratorio e con calma disse: “Non ti chiedo neanche il tuo alibi e non ti chiedo neanche come ti sei fatto il graffio, sappiamo tutto, l'unica cosa che potrebbe aiutare la tua posizione è dirci da chi hai avuto la soffiata.” Silenzio...era un osso duro, dunque lo spedirono in cella. Nell'ufficio di Voigt si aggiornava il tabellone; tra le foto segnaletiche due foglietti con un punto interrogativo. Bussarono alla porta, entrò il sergente con un telegramma. “Vediamo un po' che dice” e il tenente lesse ad alta voce: “Emil von Mudek e moglie Emma von Bieder stop gita al museo delle armature stop pranzo in cammera stop.” Il tenente aggrottò le sopracciglia: “Lo scandalo sarà inevitabile ma dobbiamo chiudere il caso senza guardare in faccia a nessuno.”
Davanti alla porta della villa Voigt arrivarono Werther e lo stenografo. Aprì un inserviente e li fece accomodare nello studio. Dopo cinque minuti apparve Emil. “Lei sa già perchè noi siamo qui.” ”E' per Anna” rispose mortificato. Werther “Cerchiamo delle lettere a voi indirizzate.” ”Le ho in cassaforte, ora le prendo.” Apriva un mobiletto e armeggiava ad una cassaforte nera; una volta aperta tirò fuori una rivoltella e non fece in tempo a puntarla alla tempia che Werther con un balzo gliela afferrò e la diede a Voigt. Werther disse: “Non sia avventato, affronti la realtà: deve far giustizia per Anna e suo figlio. È il minimo che possa fare.” Emil si coprì il viso con le mani e pianse.
Le lettere erano tenute insieme da nastro azzurro, Voigt le mise sulla sua scrivania e cominciò a leggerle; dopo venti minuti diede una lettera a Werther dicendo di leggerla verso la fine -L'altra sera in strada vomitai e Meggy mi vide: ho il sospetto che l'abbia detto al suo protettore...- Voigt disse: “va arrestata anche Meggy per istigazione”. Il sergente uscì con il compito da svolgere. Voigt continuò a leggere “Ecco” esclamava “qui parla di un riscatto di diecimila marchi. Dobbiamo trovarli.” “In parte li abbiamo già trovati: quelli che credevamo i risparmi nel barattolo del the. Scassinare la porta era un depistaggio, ma il movente potrebbe essere quello di punire una per far rigare dritto le altre”diceva Werther. Ormai era sera; Werther salutò e prese la strada per il suo appartamento a pian terreno nel secondo cortile.
Era autunno e le foglie gialle illuminate dal tramonto sembravano delle fiaccole. “Un sabato come tutti gli altri”, pensava, “ma no, un caso risolto: una birra al “Maikaefer” ci sta!”. Svoltava a destra dove il fruttivendolo metteva via i cestini, comprò una mela verde e proseguendo se la mangiò di gusto. Il locale era pieno ma al stammtisch ci stava giusto una persona in più “Si sieda, dottore” disse un uomo con enormi baffi. Dopo breve arrivò la cameriera, una giovane ragazza, bionda con le guance rosate e i capelli raccolti in una treccia: “Buona sera, desidera?” ”Una birra e Wienerwurst... Lei è nuova di qui, viene dalla campagna?” “Si ma come fa a saperlo?” “Accento e fisionomia. Bellissima, appunto...” “Birra in arrivo!” e svanì tra folla. Werther sentiva come un capogiro e pensava “colpo di fulmine”. Il desiderio di rivederla si faceva strada e la razionalità si addormentava tra sogni dorati. Ed eccola con i Wiener e la birra, sorridente come il sole “Il signore è servito”. “Mi chiamo Werther; Lei come si chiama?”. “Lotte” e  spariva nella folla. Werther assaporava la birra fresca e i Wiener con la senape, accompagnata da una pagnotta. Dopo un pò la folla e il vocio gli diedero a noia: era, del resto, un topo da biblioteca. Chiese il conto e lasciò una bella mancia: le cameriere non erano pagate bene.
Ormai era sera e i lampioni erano accesi. Lui pensava alla bella Lotte e tutto era perfetto. A casa faceva freddo, infatti la stufa era spenta, così si mise ad armeggiare il focolare: tolse la cenere, mise carta, piccoli legnetti e accese. Quando il fuoco era bello vivace inserì i mattoni di carbone che pian pianino arrossivano, chiuse lo sportello e lasciò aperto uno spiraglio d'aria. La stufa sibilava ma era ancora freddo. Werther voleva approfittare delle ore serali per continuare a scrivere alla sua tesi su nuovi metodi di investigazione. Prese il piumone, se lo mise intorno e si sedette alla scrivania. Dal grande pendolo risuonavano le tre, l'ora di andare a letto. Intorno alle dieci si svegliò con i capelli arruffati, si stropicciò gli occhi, si stirò come un gatto e voilà, giù dal letto. Si rasò con molta cura, si pettinò ecc. Aveva scelto una taverna per fare colazione: il piatto forte era il Baurenfuestueck, la colazione del contadino con patate, speck, uova, cipolle saltate su fuoco vivace. Se la prendeva comoda e lesse il giornale. La notizia nella cronaca dell'omicidio della prostituta era incompleta: mancava Emil e Anna si trovava in stato interessante. Poi passeggiava in un parco notando che erano vestiti tutti a festa, del resto era domenica. Dal campanile quattro tocchi. Estrasse l'orologio da tasca e controllò l'ora: pensò “e se facciamo un salto a vedere Lotte? Ma sì”. Al Maikaefer trovò un tavolino e Lotte appariva più bella di ieri: i vestiti semplici ma nulla lasciato al caso, un nastro di raso intrecciato faceva risaltare il suo viso gentile e soffice. “Signor Werther buongiorno, una birra?”. “Sì Signora Lotte.” Un timido sorriso e Lotte si volse per andare dietro al banco. Siccome l'oste era occupato a cambiare un fusto, spillò lei la birra: ci volevano cinque minuti per montare la schiuma in modo corretto e Lotte si impegnava particolarmente. Pronta la birra andò a servirla a Werther, che prese tutto il coraggio e disse “Quando è il suo giorno libero?” “Lunedì” “Accetterebbe un invito per andare a vedere qualche museo? Sono sicuro che Le piacerà.” “Va bene, di Lei mi fido”. “Alle quattro Alexanderplatz, dove si trova la fontana”. Lotte faceva cenno con la testa e si voltava per prendere altre ordinazioni. La birra era ancora più buona e gli girava un po' la testa: aveva vinto il timido orso che era in lui.
Tornato a casa si mise a scrivere la sua tesi. Pian piano si faceva buio e accese la lampada a petrolio. Alle sette gli venne fame e si preparò due fette di pane con burro e formaggio. Scrisse fino a mezzanotte, poi una tisana di tiglio e a letto. La mattina alle otto era già all'università in biblioteca a restituire alcuni volumi e andò a trovare il suo professore al secondo piano. “Werther come va il caso Anna?” “Risolto in tempi record, grazie alla fisica, gli indizi e anche al fisionomista”. “Molto bene, ci chiameranno ancora: mi faccia un rapporto completo per il nostro archivio. Intanto complimenti!”. “Questo pomeriggio mi prendo libero, ho un appuntamento.” “Non c'è problema.” Erano le quattro e Werther, seduto sulla panchina ad aspettare, dava un occhiata all'orologio da tasca: quattro e mezza. !Le donne arrivano sempre in ritardo” pensava “ah eccola!”. Lei con una cuffia e uno scaldamani di pelliccia. Si avviarono verso i musei: siccome era già tardi non c'era coda alle casse. Dai lucernari la luce si adagiava sulle opere. Lotte era estasiata, Werther illustrava con sapienza. Il museo conteneva opere dalle prime culture fino a quelle classiche. Dopo il museo andarono per un parchetto ormai al tramonto. Scelsero un bel localino per un thè e dei pasticcini, Lotte rideva alle battute di Werther e lui non aveva occhi che per lei. Werther nella sua giovane vita raramente si innamorava, ma quando accadeva era sempre con passione. Presero la strada per la casa di Lotte e al portone si salutarono. “Signorina Lotte buona serata”. “Signorino Werther buona notte” e Lotte svanì nel portone. Iniziava a nevicare timidamente e Werther tornava a casa con un brusio d'amore in testa.
                                                                             - Matthias Mucchi
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armeliastrife · 4 years ago
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Oggi non parlerò di cosplay, e non scriverò in inglese, cosa che purtroppo farà floppare questo post malissimo, di un blog già morto perché quest’anno la voglia di continuarlo è stata pari allo zero assoluto. Difatti ho intenzione di resettarlo completamente e farlo diventare il mio angolino sicuro di sfogo. Lasciare questo come primo post. Perciò cominciamo con il discorsone. Vi è mai capitato di sentire questa frase? “I panni sporchi si lavano in casa. “ Io un’infinità. Tanto che nella mia infanzia ero fermamente convinta che fosse una regola della società, da tenere segreta e ben custodita. I panni sporchi si lavano in casa. Quello che non ti dicono, da piccolo, è che se nascondi troppa polvere sotto il tappeto alla fine diventa una montagna.  Ed è così che è cominciata. Se vi aspettate tutti i dettagli della mia vita mi dispiace, dovrete tirare fuori un po’ di p*lle e venirmele a chiedere. Non ho nulla da nascondere, se chiedete vi verrà risposto. D’altronde sto facendo questo post sia per sfogarmi che per , magari, aiutare qualcun’altro.  Posso dire sommariamente che c’è un motivo se non menziono spesso mio padre, che mia madre ed io abbiamo iniziato ad avere un rapporto semi civile adesso, che molte cose nella mia vita mi hanno portata spesso a chiudermi in me stessa, o a buttarmi a capofitto in decisioni sbagliate, oltre che a sentirmi sempre un peso per il prossimo. In sostanza: prendete un bello shacker, mixatelo, ed avrete un bel margarita alla depressione. Qual’è il problema?  Semplice, non volevo ammetterlo con me stessa. O, almeno, non fino in fondo. Sono sempre stata convinta, in cuor mio, di essere uscita abbastanza bene da ogni situazione. O che, comunque, avrei faticato di meno ad andare avanti se avessi mentito a me stessa, e così ho fatto. Purtroppo non per un giorno, questa cosa è stata perpetrata per anni. Anni in cui mi trascinavo avanti, senza sapere bene il perché. Anni in cui mi sentivo una fallita, inutile, sola, sbagliata e che se fossi scomparsa dal mondo sarebbe stato meglio. E non vi mentirò, quella sensazione non svanisce una bella mattina con il canto degli uccellini che ti svegliano dopo un sonno ristoratore da tutta la merda. Ancora mi sento così, diciamo solo che abbiamo iniziato a spazzare quella polvere sotto al tappeto con uno spazzolino. Ma, al contempo (perché sono gemelli e YEY ho una doppia personalità [?] ... Oh, dai, concedetemi almeno la battuta.), mi buttavo a capofitto sul lavoro, o in progetti che iniziavo per tenermi la mente impegnata. Per crearmi dei bei ricordi, per ribellarmi dal mio stesso essere che mi diceva che ero 0, ripetendosi in cacofonia con delle voci esterne che non riuscivo a scacciare. Anche questo lo faccio tutt’ora. E odio che i piani si scombinino, in quel caso.  Non vi nego che questo mi ha portato a sbagliare, con molte persone. (E delle volte mi ha salvato da certe altre.)  Qual’è il punto? Il punto della questione è “semplice”, vorrei aiutare chi si ritrova davanti una testina di minchia come me, o dare una pacchetta alla testina di minchia come me e dire “Ehy, lo so, non sembra. Mi prenderai per stupida, o solo una che ti vuole sbolognare presto perché non crede che hai un vero problema. Ma è vero, cazzo. C’è una luce in fondo al tunnel. E’ piccola, sembra quasi inarrivabile. Dovrai alzare le chiappe da quel letto/sedia proprio come ti dicevano se vuoi averla. Ma, ehy, ne sono riuscita a vedere uno spiraglio e... Non è L’eden, ma cazzo se è meglio di questo schifo.” Per chi cerca di aiutare: Se la testina è come me, non proponete soluzioni estreme al problema. Molte persone, forse, si offenderanno. Me lo hanno detto in tantissimi negli anni.  “Vai via da quella casa” “Dagli un pugno” “Reagisci” “Chiama la polizia” “Fregatene e ---*continuare a parlare del problema*” Sembra la soluzione più ovvia e logica, e non dico di non farlo per nulla: è un vostro consiglio da amici. Ed in molti, molti casi può essere giusto. Quel che succede però nel momento della crisi è violento e fa un male boia. La soluzione PER ME, e che sono riuscite a carpirla solo le mie amicizie più strette, è parlare a voce. Devo sfogarmi, anche piangendo sapendo che c’è qualcuno all’altro capo del telefono che mi ascolta solo singhiozzare in silenzio. Pian piano riesco a calmarmi, ad aprirmi... E parlare anche di qualcosa di divertente quando la situazione si è appena sbollentata, esterna al problema principale, mi aiuta.  A voi amici aiutanti non vi mentirò: le testine sono snervanti. Perché per un completo check del “lo facciamo stare meglio” avranno bisogno di contatto continuo, anche fuori dalla situazione di crisi. Basta poco, un meme, un messaggio ogni tanto, parlare relativamente di cagate... Ma sappiate che se non sono loro i primi a cercarvi, non lo fanno apposta. Noi testine ci sentiamo di troppo. Un peso. Delle volte tentiamo di non mostrare i disagi fino al crollo massimo. Non forzate troppo la conversazione, ma non abbandonateci. E soprattutto non traditeci. Nel mio caso... le seconde possibilità non sono contemplate. Si diventa come fantasmi, perché se vi abbiamo lasciato avvicinare e dopo ci scaglierete contro pietre, con quelle pietre ci costruiremo un muro per tenervi fuori, come se non foste mai esistiti. E per quelli che rispondono con:-E’ solo un momento, passerà -Sei solo un po’ tragico -Stai provando sul serio ad essere felice? -Prova a cambiare il tuo stile di vita -E’ tutto nella tua testa, sei tu che decidi -Sei tu che non vuoi stare meglio, è colpa tua. -C’è chi sta peggio. -Non ti servono i farmaci! Esagerato/a ....Abbiamo detto di non mentire, no? Bene. Allora sappiate che delle volte, se non si ha nulla di utile o intelligente da dire, è meglio tacere. Peace and love. Per le testine: Ciao, anche tu qui nel girone della cacca? Bene ma non benissimo. Anche a te non mentirò, è uno sbatti di quello potente. Ma proprio potente. Il mio tipo di depressione era quello disordinato: Avevo camera che era una giungla. Sistemavo le minime cose e mi sembrava di aver fatto tanto, faticavo come se avessi fatto tanto, ed invece non riuscivo a fare un cazzo di niente. Certo, fuori in casa aiutavo tranquillamente, facendo brillare anche una stanza intera. Ma la mia stanza? Pf. Non solo. Mi sono chiusa in me stessa, e mi sono al contempo sempre affidata agli altri. Mostravo una faccia sorridente, da piccola mutavo anche il mio carattere per provare a farmi accettare. Poi ho capito che fa schifo. Così, verso le medie, ho provato ad essere asociale. Spoiler:fa schifissimo anche quello. Ho donato tutta me stessa alle persone, ma indoviniamo? E’ pericolosissimo e FA SCHIFO ANCHE QUELLO YUHUUUU. Perciò, come si può fare? Semplice: ammettiamo di avere bisogno di aiuto. Ci sembrerà un crimine gravissimo, che gli altri ci possano prendere per vittimisti, perché abbiamo osato disturbarli, esternare che stiamo male. Perché ce lo insegnano da bambini che stare male è una brutta cosa e va nascosta. Ma non è così. E’ normale. E’ DAVVERO normale. E chiedere aiuto non è sbagliato. Chiedere aiuto è davvero la soluzione. I vostri amici/parenti/san crispini non ci credono? Lo so, non è facile. Ma se in fondo, molto in fondo, vi vogliono bene lo capiranno che state dicendo la verità. Soffro di tricotillomania da quando avevo 8 anni. Fortunatamente non in maniera grave, mi tolgo giusto un po’ le sopracciglia. Mia madre lo sapeva, e non ci ha mai dato troppo peso. Fino a due mesi fa, quando in una delle crisi ha visto proprio il gesto, a cui prima non aveva mai fatto, volontariamente o non. Ha visto che era un mio modo per autolesionarmi. Si, mi faceva scaricare lo stress,come mangiare le unghie può essere per qualcun’altro, ma non era sano. Ora? Ora ho una cura di prova. Sto un pochino meglio. La mia camera sta prendendo una forma carina. Pulire ancora mi pesa (forse sono un po’ disordinata anche nell’animo) ma riesco a dormire di più, a mangiare meglio, a svegliarmi la mattina. (WAH) La cosa più importante per me, però, è che io e mia madre riusciamo ad avere un contatto umano, fisico e non, senza che implichi il litigio o i soldi. Riesce a non guardarmi più solo con disprezzo, ma ad apprezzare tutto ciò che non vedeva prima perché ero sommersa da questa coltre nera di schifo, ed io che percepivo da lei quella negatività e rigetto che mi faceva ancora più male.  Sono solo due mesi, sono ancora all’inizio. Lo spiraglio non è ancora abbastanza grande per farmi passare, è piccolo come una mandorla. Ma ho iniziato, e voglio continuare. Non mi basta un assaggio, voglio tutta la fottuta torta, cazzo.  Non so se ci riuscirò, delle volte mi sento ancora giù.. E ad i miei amici ancora fatico a chiedere aiuto se non nei momenti di stremo. Ma non è una cosa che va fatta di fretta. Un passo alla volta, piano piano. E non importa se vorrai esternarlo come ho fatto io o meno. Decidi tu dove vuoi lavarli i tuoi panni sporchi <3
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valesimo79 · 4 years ago
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Il gigante russo Faberlic
Faberlic è ad oggi la più grande azienda russa operante nel mercato delle vendite dirette.
Si tratta di un produttore di cosmetici esclusivi è brevettati, noto ed apprezzato a livello internazionale.
I cosmetici di questo brand si differenziano dagli altri perché forniscono ossigeno agli strati più profondi della pelle e non hanno quindi solo una funzione decorativa, ma anche rigenerante.
Entriamo nel dettaglio, cominciamo!
Oltre ai cosmetici Faberlic, quest’azienda offre una vasta gamma di prodotti per la cura della pelle e dei capelli, profumi esclusivi, prodotti per la salute e l’igiene personale, per la cura della casa, abbigliamento per bambini, donne e uomini, lingerie, scarpe e vari tipi di accessori.
Nel 2016 la compagnia ha iniziato una collaborazione importante con alcuni noti designer russi e questo ha permesso ai suoi prodotti di ottenere notevole visibilità venendo spesso scelti da star russe del teatro, della tv e del cinema.
Faberlic propone i suoi prodotti anche in Italia, visto che dal 2003 la compagnia è entrata nel mercato internazionale, al momento operando in 42 diversi paesi del mondo, avendo uffici di rappresentanza in ben 20 di questi.
L’azienda ha inoltre la bellezza di un milione di consulenti e circa 8 milioni di consumatori che ogni giorno ne utilizzano con soddisfazione i prodotti.
Faberlic vanta numeri veramente impressionanti: produce oltre 8000 prodotti, ha 32 brevetti in Russia e anche in altri paesi, è stabilmente nella Top100 mondiale delle compagnie di profumeria e cosmetici, ed è tra le prime tre del mercato di vendita diretta della Federazione Russa.
Faberlic è roba che scotta.
Una cosa molto importante da segnalare è che Faberlic ha la propria produzione in una fabbrica di sua proprietà a Mosca e che rispetta gli standard di qualità europei, utilizzando solo attrezzature all’avanguardia ed ecologiche. Ha linee di produzione automatizzate, si occupa anche di imballaggio e confezione dei suoi prodotti cosmetici.
Faberlic investe molto in ricerca scientifica ed è estremamente attiva nella creazione di nuovi prodotti cosmetici innovativi, che possano migliorare la salute della nostra pelle e prolungarne la giovinezza.
Faberlic usa per i suoi prodotti solo ingredienti di altissima qualità forniti dai principali produttori di materie prime.
La società è fiera di affermare che mette la scienza al servizio della bellezza e per farlo collabora attivamente con le principali istituzioni scientifiche, come la Facoltà di biologia dell’Università statale di Mosca.
La fabbrica di Faberlic a Mosca si sviluppa su una superficie di oltre 45 mila metri quadri, attrezzati secondo le ultime e più moderne tecnologie.
Il processo di produzione è in gran parte automatizzato e continuamente controllato e ottimizzato e questo consente di produrre prodotti di alta qualità che vengono tutti sottoposti a test obbligatori secondo standard sanitari molto rigidi.
Nel 2010 Faberlic ha ricevuto un certificato di conformità dei prodotti cosmetici secondo lo standard ISO 22716 Cosmetics Good Manufacturing Practices (GMP), lo standard internazionale Cosmetici.
Buone prassi di produzione “BPP”, sviluppato nel novembre 2007 per le compagnie che producono cosmetici.
Faberlic fa tutto in casa dal punto di vista della ricerca e produzione, basandosi su materie prime fornite da produttori certificati, ma è anche aperta a collaborazioni esterne e in particolare con i produttori italiani di cosmetici decorativi, con i produttori francesi di profumi e con altre importanti realtà internazionali.
I prodotti Faberlic
Tra i prodotti Faberlic ci sono i cosmetici per donna, uomo e bambini. Cosmetici per occhi, labbra, viso, unghie.
Ci sono poi prodotti per la cura del viso, dei capelli, del corpo, delle mani e dei piedi.
Prodotti per l’igiene, come quelli per la cura dei denti, deodoranti e prodotti per l’igiene intima.
Tra i prodotti specifici per uomo le creme da barba e gli altri prodotti per la rasatura. Tra i prodotti della categoria profumeria ci sono sofisticate fragranze per lei e per lui e cosmetici profumati. Ci sono poi numerosi prodotti nella categoria abbigliamento e accessori, per donna, uomo e bambini, come scarpe, biancheria intima e vari accessori.
Nella categoria salute troviamo: trattamenti per la pelle con problemi specifici, balsami, tisane, barrette proteiche.
Nella sezione dei prodotti per la casa tutto l’occorrente per tenerla sempre pulita al meglio, profumi, detergenti specifici per la cucina, per il bagno come per la purificazione dell’aria. Ci sono anche prodotti per decorare casa, accessori auto e molto altro ancora.
Infine, per chi desidera collaborare con l’azienda o magari usarne i prodotti per fare un regalo, c’è anche tutto l’occorrente per incartare e impacchettare, oltre a poster, adesivi, volantini, cartoline, gadget e altri materiali promozionali Faberlic.
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ginevrabarbetti · 5 years ago
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Polvere a velo
Natalia, detta Lia, batte ritmicamente i piedi su una musica che non c’è. Sembra quasi un conforto, una nervosa ma rassicurante abitudine. Del resto, da quegli altoparlanti sfasciati, non possono che uscire parole stonate, inviti senza cornice ad andare a dormire, a mangiare, a respirare aria grigia nella corte del casamento.
Poco è cambiato in questi dieci anni, da quando è arrivata. La casa di riposo non è foriera d’entusiasmi, e lei non spende certo del tempo a cercarli. Passa le sue giornate ricurva su una poltrona morbida di velluto verde, rivolta verso il tavolo conviviale dove le altre giocano a canasta.
Si regge quel viso scavato e scabro con la mano fasciata da una garza bianca, e appoggia il gomito sul bracciolo consumato. È sottile come un giunco, Lia, i capelli neri peciati raccolti in una coda scomposta sembrano quasi il punto marcato a pennarello sopra la lettera i. Le labbra, truccate con cura, sono sempre piegate in un sorriso rassicurante, senza averne motivo.
“Cosa mai avrà da ridere, dico io” bofonchia con accento straniero la signora che ogni giovedì mattina fa le pulizie in quelle stanze fredde con l’eco, all’infermiera bionda sulla cinquantina che piega senza voglia una tovaglia sgualcita.
“Ha una cartella clinica che pare uno di quei libretti gialli allegati alle riviste scandalistiche d’estate” risponde, e continua “faceva la maestra in una scuola elementare in provincia di Ferrara, l’avevano nominata anche cavaliere della Repubblica per merito, insomma, era una di quelle che nel lavoro ci ha sempre messo una gran passione. Come si possa amare quello che si fa lo capirò forse nella prossima vita.“
S’interrompe con una risata grassa, scomposta ma soprattutto autocelebrativa, mentre l’altra la incalza.
“Dai, e quindi?” “E poi un giorno, mi pare fosse poco prima di Natale, l’anno esatto in cui è andata in pensione dopo una carriera impeccabile, ha fatto una delle sue merende, in casa, invitando i bambini della quinta elementare. “ “Un bel pensiero” “Sì, cioè no. Li ha fatti sedere, tutti con le gambe incrociate sul tappeto persiano, poi ha portato il succo di frutta alla pesca, i cioccolatini con la ciliegia e dei biscotti a forma di stella, con la granella di zucchero sopra.” “Ecco, e poi hanno intonato tutti insieme quelle melense nenie natalizie... Forza, sbrigati col racconto, ché ho tutti i bagni da pulire.” “In realtà è bastato il primo morso a non farli cantare più. Mai più, intendo. Quando le madri sono arrivate per riprenderli, la sera, li hanno trovati distesi, immobili, uno a fianco all’altro, mentre lei leggeva un libro alla luce tiepida dell’abat-jour.” “Non ci credo, quello scricciolo di donna con gli occhi che sembra un cerbiatto, ha fatto tutto questo?” “Pensa che nella deposizione, davanti al giudice, ha spiegato con quanta cura e dovizia avesse frantumato in mille pezzi la punta di vetro decorato dell’albero, fino a farla polvere, per unirla a stricnina e vx, un agente nervino potentissimo che usavano un tempo come insetticida.”
La donna delle pulizie si mette una mano davanti alla bocca, sgomenta.
“Sai che, ieri, quando abbiamo fatto l’albero, tutti i vecchi hanno messo su qualcosa: Nino e Antonio stavano in equilibrio instabile sul deambulatore, la Maria e quell’altro che ripete sempre il messaggio del treno, non ricordo mai il nome...” “Ah, Giuliano, il dipendente d’oro delle ferrovie” “Brava, lui. Insomma, tutti hanno attaccato qualche addobbo all’altezza consentita dall’artrosi delle loro braccia” “E la Lia?” “Le abbiamo dato una decorazione dorata, a forma di stella, ma non si è mossa dalla sedia.” “La mano gliel’hai fasciata tu, stamani?” “Sì, a un certo punto ha stretto quella stella così forte, e con una tale energia da ridurla in non so quanti taglientissimi pezzi. Più stringeva e più rideva, col fragore di un sghignazzo spietato e il sangue che le colava dappertutto: ti sembra sempre una dolce e innocua anziana signora?” “Parla piano, non vorrei sentisse” “Macché, son dieci anni che è qui, avesse mai aperto bocca. Quella non capisce più nulla.”
Dopo averla tenuta sotto il braccio per tutto il racconto, l’infermiera sistema finalmente la tovaglia nel cassetto. Lia la guarda dal suo angolo non distante, con le orecchie che ci sentono eccome, gli occhi che ridono e un sorriso feroce. Aveva giurato di non farlo più, ma a una maestra si porta sempre rispetto. Con le unghie laccate della sua mano fasciata, si batte due volte il petto all’altezza del cuore, proprio lì, dove una spilla dorata ben nascosta tra la spallina e la sottoveste, chiude una piccola busta di stoffa. Dentro, piegato bene, il suo segreto più dolce.
Ginevra Barbetti 
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tarditardi · 5 years ago
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Villa Bonin, si balla forte per tutto il mese: 16/8 e 17/8 Free Villa WeekEnd; 21/8 Excite, Que Pasa - Mercoledì in Villa. E ancora: 23/8 Cuore Matto / La Notte Delle Stelle; 24/8 La Notte Bianca - Circo Nero, Pazzeska
16/8 e 17/8 Free Villa WeekEnd @ Villa Bonin https://www.facebook.com/events/840915929642070/
Il weekend che consacra l'estate, quello che prende vita venerdì 16 e sabato 17 agosto 2019, è perfetto da vivere a Villa Bonin... Che infatti da un regalo unico: ingresso omaggio uomo e donna entro le ore 1:00 (previa registrazione su VillaBonin.it). Un regalo dedicato a  tutti coloro che amano divertirsi fino alle prime luci dell'alba. Chi vuol divertirsi già dall'ora dell'aperitivo e poi a cena... Sa che a Villa Bonin l'aperitivo è firmato Martini, dalle 21, e l'intrattenimento prende vita anche durante la cena. Villa Bonin è perfetta per chi ha voglia di cenare con gli amici con piatti all'altezza delle aspettative dei più esigenti in uno scenario da favola.
21/8 Excite, Que Pasa - Mercoledì in Villa @ Villa Bonin https://www.facebook.com/events/467546827417290/ https://www.facebook.com/events/2348353361912214/
A Villa Bonin non è necessario aspettare il weekend per divertirsi davvero. Ogni mercoledì il ritmo è già alto e si cena sotto le stelle in uno scenario da favola dalle 20:30. Mercoledì 21 agosto il ritmo è alto con Excite, con la musica dei Dj  Andrea Bozzi e Matteo Favaretto. Come se non bastasse, chi ha voglia per una notte di sentirsi una top model, regalandosi una foto da star, può partecipare allo shooting show a cura di Paolo Tosetto (info: 320 319 1534). E come ogni mercoledì, anche il 21 agosto a Villa Bonin è tempo di Que Pasa: il sound è quello musica caraibica e latino americana, per vivere la notte con la musica più caliente.
23/8 Cuore Matto / La Notte Delle Stelle @ Villa Bonin https://www.facebook.com/events/2348353361912214/
A Villa Bonin venerdì 23 agosto torna Cuore Matto, una festa che fa divertire sempre e comunque e che presenta "La Notte delle Stelle". E' un appuntamento dedicato a chi vuol divertirsi con eleganza, emozionandosi. Sono davvero pochi coloro che non abbiano ballato e cantato col sorriso sulle labbra fino all'alba durante un evento Cuore Matto. Ogni festa diventa un evento da ricordare, con la voglia vivere tutto daccapo, ancora una volta.
24/8 La Notte Bianca - Circo Nero, Pazzeska @ Villa BOnin https://www.facebook.com/events/2523382724380172/ https://www.facebook.com/events/361163984554887/
Il Circo Nero è uno dei più attivi e longevi collettivi attivi nella nightlife internazionale... e  sabato 24 agosto arriva a Villa Bonin a far scatenare una Notte Bianca tutta da vivere. Circo Nero non è il circo triste degli animali in gabbia e delle unghie tagliate, non è il circo meraviglioso che tiene a bocca aperta i bambini di tutto il mondo e neppure quello struggente dei clown nani che inciampano nella vita con le loro scarpe troppo grosse... E' il Circo della Musica e delle Passioni che urlano dentro,  è il Circo della Notte: è il Circo Nero! Aperitivo e cena dalle 21, perché Villa Bonin non è solo una disco. E' anche perfetta per chi ha voglia di cenare con gli amici con piatti all'altezza delle aspettative dei più esigenti in uno scenario da favola.... E che succede la stessa sera,  il 24 agosto a El Cielo, l'area sotto le stelle di Villa Bonin? C'è Pazzeska, una festa da vivere tutto d'un fiato. La musica è un continuo mix, un mash up dedicato alla musica che hai nel cuore. E' un party perfetto per assaporare e attendere l'alba ballando sotto le stelle!
NB: i party a Villa Bonin prendono vita anche in caso di maltempo.
NB: orari a prezzi di ogni singolo evento negli eventi Facebook riportati subito sotto il titolo di ogni party. Tutti quanti gli eventi sono disponibili qui: https://www.facebook.com/VILLABONIN/
"Una Villa, 6 mesi, 90 eventi, un nuovo capitolo ha inizio". Ecco come lo staff di Villa Bonin, da ben vent'anni club & restaurant di riferimento in tutto il Nord Italia, ha scelto di presentare la nuova stagione, una Summer Season 2019 con i fiocchi che è già iniziata nel migliore dei modi. I party sono tanti e tutti diversi tra loro: ogni weekend il ritmo è diverso. Alla Villa il divertimento inizia sempre presto, già all'ora dell'Aperitivo firmato Martini e continua con piatti all'altezza dei più esigenti. E se il tempo fa i capricci? Qui si balla sempre, in uno spazio in cui l'impatto multimediale è unico, anche se piove. The New Chapter di Villa Bonin è una nuova era, il momento giusto per regalare nuove emozioni e nuovi ricordi al pubblico.
Villa Bonin Club & Restaurant Via Del Commercio, 49 | 36100 Vicenza - Uscita A4 Vicenza Ovest +39 393 012 33 93 [email protected] www.villabonin.it https://www.facebook.com/VILLABONIN/ https://instagram.com/villa_bonin/
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pangeanews · 6 years ago
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Senzatetto, mezzo gangster, dandy, fratello in spirito di Rimbaud e seguace di Lanza del Vasto: ecco chi è stato Luc Dietrich. Oggi compie gli anni, pubblicatelo come si deve, please
Avevo sistemato sul letto i miei vestiti spazzolati e con le pieghe stirate, la mia camicia preferita e la cravatta di seta […].
Mi avvicinai allo specchio, per distendere sotto il rasoio la barba di un giorno che mi adombrava la guancia.
Ma rimasi immobile con la lama in sospeso, perché l’occhio, colpendo l’occhio in quello specchio, tornò indietro e si fece largo fin nella cavità interiore. E per la prima volta, in mezzo alla sua oscurità e al suo fruscio, scoprii una sala con un alto soffitto a volta nella cavità interiore: una cappella che non aveva mai visto la luce del giorno. E da che essa si aprì, dovetti indietreggiare a causa dell’odore che emanava. Il primo raggio di luce non vi discese dritto fino al suolo, ma tremò e si offuscò a metà strada, nell’aria densa. Le immondizie ingombravano l’altare, e vi regnavano le blatte e gli animali lividi che si nutrivano di marciume e i suoi flaccidi vegetali dalle spine di ferro.
Sotto la loro massa si sentiva però la nitidezza delle lastre di pietra, l’ossatura delle colonne e lo slancio delle arcate.
Deposi il mio rasoio senz’averlo usato.
Mi stupii d’aver levato ogni singolo giorno, con tanta minuzia e vigilanza, ogni singola macchia con la punta delle mie unghie, intonato il colore delle stoffe con cui mi vestivo, e messo a distanza dai miei sensi ogni polvere e odore, e di non essermi mai preso cura di quella cripta, né saputo che esistesse e che richiedesse delle cure.
Lasciai sul letto i miei vestiti già pronti, mi tenni addosso quelli che avevo e che mi sembravano fin troppo buoni.
***
“Va’ pure dove vuoi, cerca quel che ti piace, […] ma altro non troverai che dover sopportare qualcosa”, insegna l’Imitazione di Cristo, libro II, paragrafo 12, versetto 2.
“Per sopportare questa città voglio costruirmi un sorriso incrollabile. Porto in me questo grande amore”, recita un passo de L’apprendistato della città di Luc Dietrich.
Queste due sentenze sono l’architrave spirituale su si regge il romanzo autobiografico di questo misconosciuto autore francese, nonché grande fotografo in particolare della natura, di piante, fiori e foglie, finora mai tradotto in italiano ma più volte riedito nel suo paese e oggetto tra l’altro di una riscoperta da parte della stessa municipalità di Parigi, luogo (raggiunto in giovane età salutando Digione – dov’era nato nel 1913 da madre tossicomane) di un apprendistato, come recita il titolo, certo della città, ma da leggersi anche e se non altro per la chiara assonanza nella lingua originale, della vita.
Un romanzo che con Le Bonheur des tristes [La felicità dei tristi] (libro che fu candidato al premio Goncourt – in una metà anni Trenta piena di fermento) va a comporre un dittico di volume diseguale e ad aggiungersi alla lunga serie di odissee metropolitana della letteratura del Novecento, dai capolavori di Hamsun (La fame), Miller (Tropico del cancro), Céline (Morte a credito), Cendrars (Rapsodie gitane), ai racconti di Bukowski, definendo un naturalismo sui generis, anche “interiore” che aggiorna le esperienze di Zola (Il ventre di Parigi), Huysmans (In cammino) e Bloy (Il disperato).
Certo, pure in presenza di non poche affinità, il confronto con i grandi d’inizio secolo (Proust, Joyce, e quelli già citati), specie dal punto di vista formale, può vedere Dietrich soccombere, essendo un “romanziere maldestro ed eccessivo”, come ha scritto Lanza del Vasto, filosofo e pensatore religioso d’origine brindisina e nobile, che incontrò nel parc Monceau e che molto aiutò Luc (o meglio l’allora Raoul-Jacques), e per esempio spronandolo a rielaborare quest’opera, che gli metterà tra le mani un manoscritto d’amanuense.
*
La scrittura di Dietrich, certo a tratti rapsodica e a un tempo aspra, solo in parte influenzata dal clima avanguardista della Parigi letteraria di quegli anni, trova una coesione tra forma e senso che sbalordisce, e pure in periodo di scuole (su tutte quella surrealista), è corpo, anima e scrittura individuale, autonoma da ogni movimento e velleità “sperimentali” in senso stretto, e (questo è ciò che importa) privo di ogni complicazione, per non dire di volontà di rivoluzione, nel definire il proprio stile personale.
Tale stile è coerente col suo corpo (si dirà: i suoi stati corporei) e la sua anima (si dirà: i suoi stati d’animo), in un apprendistato della città e della vita che lo vede poveraccio senzatetto, trafficante-politicante mantenuto, mezzo gangster e mezzo seduttore (spesso pure di ragazzine), dandy mai totalmente disinvolto e noncurante, eterno vagabondo, vero fratello in spirito di Arthur Rimbaud e Joseph Roth, ed è l’esito dello sguardo di un uomo che tutto ha visto e udito, sofferto e riflettuto, disperato e sperato.
Quella di Dietrich è una sincerità ai limiti del masochismo, più prossima a quella del sonnambulismo dandy del Baudelaire dello spleen – in Histoire d’une amitié del Vasto parla letteralmente de “l’immunità e l’innocenza del sonnambulo” – e, via Quincey, di certe pagine de I paradisi artificiali, nonché di Drieu, o alla scrittura visionaria del Dostoevskij recluso nelle Memorie della casa dei morti, ed è da annoverare tra i grandi saggi, pazzi e santi laici, spesso pure martiri, di cui scrivono sia Miller, con riferimento a L’idiota dostoevskijano, che del Vasto, e tra i grandi autori di una confessione.
Con semplicità di sguardo (certo non di meditazione), Dietrich dice l’intimità anche umiliante e la vera condizione umana, senza ideologia ma con religiose (Dio e la Grazia esistono), da uomo-bambino, da bambino-uomo, vittima di un mondo i cui ingranaggi (non di metallo ma umani) tendono allo stritolamento di quel debole che dice di essere, lui che passò due anni in un asilo per bambini anormali, dopo la morte del padre, cui seguirà quella della madre, per tetano, a Parigi…
*
È il 1931 e Luc si è già trasferito a sua volta a Parigi, dove, caduto da un ponte in un folle gesto d’amore, fa un incontro capitale per la sua vita. È il medico e scrittore Luc Durtain, che lo cura, lo sprona e gli fa anche pubblicare una plaquette di poesie, Huttes à la lisière [Capanne sui margini]. Il futuro scrittore vive però da vagabondo, solitario e in povertà finché non incontra Rose, l’Arlette de L’apprendistato della città, alla quale si lega. In una fase di agio economico ma anche di tentativi di rottura da quella vita falsa, l’incontro con del Vasto, la cui povertà è per lui una rivelazione.
Il filosofo gli farà da guida tanto a Parigi quanto in un viaggio in Toscana e nella scoperta dell’arte di Piero della Francesca e di Paolo Uccello. E dall’arte pittorica e architettonica approda alla fotografia, cui si appassiona, immortalando i monumenti italiani così come le sue amate piante. È dall’alto dei suoi due metri che si china per fotografare i vegetali, cogliendo nella loro capacità di sofferenza uno specchio del proprio vissuto. Ma a metà anni Trenta, tornati a Parigi, del Vasto è insegnante e poi precettore a Versailles, mentre Dietrich, in miseria, lavora come lavapiatti.
Rose, cui Luc resterà legato per tutta la vita per le sue elargizioni, gli propone del denaro, che riceve invece da Denoël per Le Bonheur des tristes. Andrà in Alsazia, Olanda e Inghilterra per dei reportage fotografici in cui accosta immagini e parole, come in Terre [Terra], sempre per Denoël. Ma ogni volta che l’amico, sorta di figura paterna, è in viaggio, in un caso per un intero anno in India, Luc si ritrova solo, depresso, in ospedale. Non lavora e medita il suicidio, e poi si mette a vagare per la Francia e a Marsiglia conosce la contessa Lily Pastré, una ricchissima mecenate.
Sarà più volte ospite nel suo palazzo, che, venendosi a trovare in “zona libera”, durante la Guerra darà rifugio a musicisti, intellettuali e artisti. Tra di essi, René Daumal, l’autore de La grande bevuta, che morirà nel maggio del 1944 e la cui ultima foto sarà uno scatto dello stesso Dietrich. In quegli anni tenta per la prima volta di stabilirsi in un posto e di disciplinarsi secondo gli insegnamenti di Georges Gurdjieff, e lavora a un libro. È tuttavia più volte ricoverato per la sua salute cagionevole, l’ultima per una ferita rimediata sotto il bombardamento di Saint-Lô, in Normandia.
È il giugno del 1944 e sta lavorando a un progetto dedicato a malati di mente: come ricorda Patrice Delbourg ne Les Désemparés, vero e proprio catalogo di scrittori sventurati, Dietrich, “gioca al dottore, vestito di un camice bianco, distribuendo parole di conforto ai feriti”, quando d’improvviso dal cielo piove una nuova ondata di obici che va a straziare il villaggio della Manica e la vita del poeta; il piede sinistro resta ferito e gli s’infetterà: la setticemia gli arriverà al cervello.
Marco Settimini
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mantyf · 6 years ago
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Sepoltura
Bastó un solo colpo per mandare le ossa del cranio in frantumi. Lo scheletro rimase immobile, con le braccia sollevate, come se fosse indeciso, mentre Reomi atterrava tra l’uscita della cripta e la famiglia. Poi la magia che lo teneva in piedi cedette, e i resti caddero a terra in una pila di ossa scomposte.
-Piacere, sono Reomi. Do la caccia ai mostri.
Sapeva bene come dovesse apparire. Una figura piccola, vestita di nero, sbucata dalle ombre vibrando un martello grosso quanto lei, se non di più. Aveva arti troppo lunghi, occhi troppo grandi, orecchie come punte di freccia, un’innaturale pelle blu, e il suo sorriso metteva in mostra una schiera di denti aguzzi.
Ma non aveva tempo di occuparsene. Non aveva mai tempo. Né voglia.
-Ce ne sono altri in arrivo.
Si avvicinó al bambino senza troppe cerimonie, rimettendolo in piedi, ignorando i suoi fiacchi tentativi di indietreggiare o divincolarsi. Scosse un po’ di polvere via dai vestiti, non tanto per pulirli, ma sperando che sia un gesto abbastanza familiare da confortarlo. A volte funzionava. Poi spostó lo sguardo verso l’altra.
Era alta, il bambino in piedi le arrivava a stento al petto, ma aveva ancora le rotondità tipiche dell’infanzia. Aveva le labbra serrate, il collo teso, e la mano sinistra stringeva la spalla di quello che supponeva essere il fratellino con tanta forza che il biancore delle nocche risaltava persino sulla sua pelle pallida, mentre il braccio destro era teso davanti come per proteggerlo.
I due non erano propriamente coperti di stracci, ma anche senza i danni causati dalla fuga avevano visto giorni migliori. In effetti, parte di quei tagli e dello sporco sembravano essere lì da prima.
Per quello, purtroppo, non poteva fare molto. Ma aveva un lavoro, e poteva fare quello.
-Qualcun altro dentro?
La bocca si socchiuse un attimo, incerta, ma passó subito. La gente sembrava essere più dura avvicinandosi a Barovia.
-Jak, mio fratello maggiore. Eravamo qui per cercarlo.
Era un piacere trovare persone collaborative. Reomi annuì, afferrando la testa del suo martello con la mano sinistra.
-Tornate a casa. Vedró quello che posso fare.
-Sì, ma Jak…
Un suono acuto inizió a diffondersi nell’aria, interrompendola.
-Tornate a casa,- ripeté Reomi, scandendo. Il suono aumentó di intensità, facendosi più acuto, fino a quando una scarica elettrica azzurra non partì dal suo avambraccio, facendosi strada attraverso i buchi sui suoi polsi per avvolgere la testa del martello.
Attraverso i buchi dei polsi, in teoria. Buona parte passava di lì, a stento contenuta, ma c’era sempre una parte che decideva di farsi strada attraverso la pelle del braccio. Il dolore non era comunque nulla di nuovo. Il sorriso di Reomi si allargó.
-Non c’è nulla che possiate fare qui, se non mettervi in pericolo.
Si giró e vibró in colpo verso il primo scheletro del gruppo. La cassa toracica esplose, e la testa voló verso il tetto dell’edificio, sparendo alla vista. Questo non fermó gli altri, che si limitarono a scavalcarne i resti per assalire Reomi.
Le ossa erano fragili, i colpi lenti. Guadagnó un graffio lungo la guancia, ma quasi tutti gli altri attacchi si limitarono a infrangersi contro il cuoio della sua corazza o il metallo del suo martello.
Col senno di poi, il fulmine probabilmente non era necessario. Probabilmente aveva danneggiato più Reomi che gli scheletri. Ma era sempre meglio premunirsi per ogni evenienza.
Si giró, felice di constatare che i due bambini avevano avuto il buonsenso di eseguire e non discutere. Una cosa in meno di cui preoccuparsi.
Appoggió il martello sulla spalla. Sentiva chiaramente altri scheletri agitarsi nella cripta. Oltre a loro, c’era un ragazzino da trovare (probabilmente ormai morto) e qualsiasi cosa li avesse evocati.
Lavoro, lavoro, lavoro.
Entrò immediatamente nella stanza aperta, ansimando.
I singoli scheletri cadevano facilmente, e non erano mai più di tre per gruppo, ma erano in tanti. Ne aveva trovati almeno una dozzina, e poteva sentirne altri. Iniziava a sentire la stanchezza, e gli scheletri avevano avuto fortuna altre due volte, una colpendo allo stomaco. Non poteva continuare molto a lungo così. Probabilmente nemmeno molto in breve.
Poi, aveva visto una delle stanze con la porta aperta. Solo una. Nella sua esperienza personale, era un dettaglio significativo. Era pure una bella porta, di legno massiccio e con decori leggermente consumati dal tempo, ma ancora abbastanza visibili da indicare i soldi spesi nel realizzarla.
Qualcosa non tornava.
Al centro della stanza si trovava un grosso sarcofago in pietra, scoperchiato, con davanti un giovane chino e intento a recitare formule da un vecchio libro.
Aveva la vaga sensazione di essere sulla giusta strada.
-Disturbo?
Il giovane chiuse e abbassó il libro, l’indice schiacciato tra le sue pagine.
Era vagamente più alto della sorella, ma non di molto, tuttavia aveva un volto decisamente più spigoloso e più maturo. Chiazze di una barba rasata con poca cura coprivano il volto, e sotto alcune di esse si potevano vedere i tagli che indicavano la poca confidenza col rasoio. Il vestito era lacero e consunto quanto gli altri, ma sembrava aver tentato di togliere quanta più polvere e terra possibile.
-Chi,- guardó meglio Reomi, -cos… Chi sei?- si corresse, infine. Apprezzabile.
Mentre parlava, aprì di nuovo il libro davanti a sé. Si era pulito le unghie.
Reomi sollev�� con noncuranza il martello, tenendo il manico nell’incavo del collo e la testa e un centimetro o due dal cappello. Adorava sentire il suono delle scariche sfrigolanti sul metallo.
-Mi chiamo Reomi, uccido i mostri. Ne stanno uscendo un po’ da questa tomba. E qualcuno è preoccupato per te.
Il ragazzo rimase fermo un istante, poi sorrise.
-Oh, ma non c’è bisogno, io sto bene. Qui è sicuro.
-D’accordo, ma che ne dici di cercare un posto sicuro lontano dagli scheletri assassini?
Ma ormai il ragazzo era tornato a rivolgere la sua attenzione al libro e alla tomba aperta.
-Certo, certo,- rispose, distrattamente, -devo solo finire qui. Basta poco, e sarà finito. Sarà tutto finito.
Passi. Altri scheletri, forse in avvicinamento. Accostò la porta dietro di sé, poi raggiunse il coperchio di pietra e lo sollevò. Lo trascinò un poco, testando la reazione al suo stridore sul pavimento, ma il ragazzo sembrò non sentirlo nemmeno. Continuò, spostandolo davanti alla porta.
-Sai, finire rituali nelle tombe, nella mia esperienza, è tende a essere una brutta idea.
-Basta poco, e sarà tutto finito…
-No, sul serio, è davvero una pessima idea.
-Ancora poco…
Il coperchio era pesante. Forse troppo pesante per un ragazzo così gracile. Certo, Reomi provava come le apparenze potessero essere estremamente fuorvianti in materia, ma era anche una delle tante differenze tra Umani e Goblin.
Impugnando il martello, si avvicinò abbastanza da poter guardare dentro la tomba, mentre il ragazzo continuava a mormorare quello che sembrava sempre più un incantesimo o rituale. Dentro giaceva una giovane donna morta da poco, abbastanza perché sembrasse quasi addormentata, non fosse stato per il suo pallore, le palpebre molli su orbite vuote e simili indizi (e il fatto che non stesse respirando).
Era vestita in abiti eleganti e adornata di gioielli. Uno dei suoi anelli poteva comprare cibo a una famiglia di contadini per quasi un mese. D’improvviso realizzó quanto fosse fuori posto il ragazzo in quella stanza.
-Jak, come mai sei qui?
Funzionó. Jak alzó gli occhi dal libro per rispondere. Aveva gli occhi sgranati, e un ampio sorriso sulla bocca. Il suo volto era pieno di gioia e di speranza. Ma c’era qualcosa di innaturale in quell’espressione.
-Sono venuto a trovare mia sorella. A riportarla a casa. Manca poco, manca davvero poco.
Era inutile parlargli. Ma forse c’era un modo per fermarlo senza ferirlo. Inizió a osservare il resto della sala.
-Non dubito che saranno tutti felici di rivederla…
Stava guardando altrove, e notó troppo tardi il cambiamento di postura del ragazzo. Reomi lo vide tendere una mano nella sua direzione, e sentì prima l’impatto di una massa solida di vento contro il petto, e poi di una massa ancora più solida di pietra contro la schiena.
Jak posó un piede sul pezzo di Reomi mentre iniziava a rialzarsi, spingendo di nuovo verso il pavimento. I suoi occhi erano diversi, l’iride e la pupilla erano sbiadite al punto da essere quasi invisibili, e risplendevano di una luce vagamente bianca.
Inoltre, poteva sentire gli scheletri nel corridoio. Si stavano avvicinando.
-Goblin. Pensavo non ce ne fossero più, così vicini a Barovia.
-Siamo difficili da eliminare.
-Come gli scarafaggi.
Reomi ignoró il commento, e afferró il piede di Jak, o chiunque ne stesse occupando il corpo. Non fece nessun tentativo per impedirlo. Perché avrebbe dovuto?
-Fammi indovinare, non sei la sorella.
Una cosa accomunava i malvagi di Ravenloft: adoravano parlare di sé e dei loro piani. Spesso sembrava che il pubblico fosse più importante del successo in sé.
C’erano, naturalmente, eccezioni. Ma questa non la era.
-Oh, non so nemmeno se sua sorella sia davvero morta. C’è voluto tanto per trovare qualcuno dell’animo adatto e convincerlo a venire qui, fortunatamente il tempo non era un problema. Anche se temo che il tuo stia per finire.
Gli scheletri ormai avevano raggiunto la porta. Poteva sentirli battere contro la porta, cercando di entrare. Fortunatamente, dal compiacimento del monologo, sembrava che solo Reomi li avesse sentiti.
-Suppongo che anche gli scheletri…
-Certamente. Perché tornare da sola in vita, quando puoi portarti dietro un servitore o due, o venti. Credo che lasceró che si occupino loro di te, appena arrivano. In fondo, hai detto che tu uccidi…
-Bussano.
Vide i suoi sgranarsi, mentre sentiva finalmente i colpi fuori dalla porta. Il suo sguardo si spostó lungo di essa, fino a vedere il grande coperchio di pietra usato per tenerla ferma. E Reomi spinse.
Anche senza la distrazione, Reomi era molto più forte della maggior parte delle persone che aveva incontrato e, chiunque ci fosse dietro, il corpo era quello di Jak, un gracile ragazzino Umano. Fu spinto indietro di una buona decina di centimetri, atterrando goffamente sul proprio sedere.
-Tu, come…
Balbettó, affannandosi per rimettersi in piedi. Ma riuscì appena a girarsi per mettersi in ginocchio mentre Reomi recuperava il martello.
Appena le mani si strinsero sull’impugnatura, i lampi tornarono a danzare sulla testa metallica dell’arma. Ogni scarica illuminava la stanza in penombra, riflettendosi sui denti appuntiti di Reomi, perfettamente esposti dal suo tipico sorriso.
-Ho tante altre sorprese per te.
-Aspetta…- Rispose, rimettendosi in piedi, un ghigno crudele stampato sul suo volto, - pensi di aver vinto, ma questo non è il mio corpo. Se attacchi me, sarà Jak a soffrire, e sua sorell…
Reomi abbatté il martello sul piede di Jak. Vide la consapevolezza arrivare prima. Gli occhi sgranati e la bocca spalancata mentre il corpo elaborava quello che era appena successo. Poi, un grido riempì la sala. Un grido che aveva sentito tante volte da arcanisti inesperti che pensavano di aver capito come funzionasse il mondo. Il grido di sofferenza di chi non è abituato al dolore.
Poi le gambe cedettero, e l’impatto mentre il corpo di Jak finiva nuovamente in ginocchio interruppe il grido, mozzandogli in fiato.
Reomi fece un passo in avanti, arrivando quasi a sfiorarlo. Si rese conto di quanto fosse alto: in quella posizione, comunque aveva gli occhi alla sua altezza.
Per un istante, tornarono a essere gli occhi di Jak. Vide un ragazzo spaventato, in quello sguardo. Un ragazzo che non aveva idea di quanto stava succedendo. Un ragazzo che pensava di essere lì per salvare la sorella, e si era trovato prigioniero nel suo stesso corpo.
Poi Jak fu cacciato indietro, e quello sguardo svanì. Al sul posto, sul volto apparve una maschera di pura rabbia e frustrazione. Era uno sguardo carico d’odio, ma non era rivolto verso Reomi. Non era rivolto verso nessuno. Era un odio assoluto, impersonale, e al contempo infantile. Era l’odio di chi si sente per la prima volta rispondere “no”.
-Tu, miserabile…
Reomi non attese. Lasció il martello e colpì con un diretto sul naso. Ci fu uno schiocco secco, e il corpo di Jak si accasció a terra senza emettere altri suoni.
Trasportare il corpo di Jak era la parte più difficile.
Gli scheletri erano facili. Non erano particolarmente intelligenti: aperto uno spazio grande abbastanza per vibrarvi attraverso il suo martello, si erano accalcati tutti in quella direzione, spingendo l’uno contro l’altro invece che contro la porta. Era bastato colpire di volta in volta quello più in avanti. Un processo lungo, ma non difficile.
Poi aveva sistemato il cadavere. Lo aveva cosparso di alcol per sicurezza (usando la sua ultima bottiglia per farlo) e gli aveva dato fuoco. Un altro tratto tipico di Ravenloft: era estremamente facile trovare pessimi alcolici, spiacevoli da bere, ma ottimi per perdere i sensi o bruciarli. Era come una forma di difesa che ormai gli veniva naturale. O forse semplicemente non sapevano distillarli.
Aveva gettato anche il libro tra le fiamme. Potendo, avrebbe preferito non farlo, ma non riuscendo a leggerlo né sapendo come funzionasse aveva preferito non rischiare. Col corpo distrutto lo spirito era presumibilmente neutralizzato, ma in ogni caso senza quel libro non poteva eseguire i suoi rituali. Era il meglio che poteva fare.
Quello che rimaneva da fare era riportare indietro Jak. Il ragazzo era svenuto, e col piede ridotto in quello stato (forse aveva esagerato col martello, ma non era certo pensato come arma di precisione) se fosse stato sveglio avrebbe dovuto trascinarlo comunque, e sarebbe stato solo più difficile per tutti.
Portare pesi non era un problema, e il ragazzo era anche leggero. Ma era troppo alto. Comunque lo prendesse, una parte finiva sempre per sporgere e pendere. Alla fine decise semplicemente di caricarselo in spalla con le gambe che strusciavano la terra dietro. Probabilmente ne avrebbe ricavato diversi graffi e i pantaloni sarebbero stati irrecuperabili, ma almeno era vivo, si poteva accontentare di quello.
Ci mise un po’ a raggiungere la casa. In parte perché non sapeva con certezza quale fosse. I suoi dubbi si dissiparono quando vide di nuovo la ragazza in cortile. Lei, d’altro canto, ci mise un po’ ad accorgersi di Reomi. Rimase a guardare in silenzio mentre si avvicinava, sforzandosi di tenere gli occhi fissi sul fratello. Quando glie lo depositò davanti, vide che lo sguardo era diretto al piede. La scarpa era andata persa del tragitto, lasciando vedere la carne gonfia e purpurea.
-Non ho fatto in tempo. Ma almeno è vivo.
Lei non rispose. Non sembrava intenzionata a dire altro. Reomi poteva supporre cosa stesse pensando. La guarigione sarebbe stata lunga, e c’era la discreta possibilità che quel piede non si riprendesse mai del tutto. E il ragazzo sembrava abbastanza gracile di suo. Lo aveva riportato indietro, ma forse non per molto.
Non c’era niente che potesse dire che avrebbe aiutato. Così si limitò a tirare fuori due monete d’oro dal borsello, lasciandole nella mano del fratello.
-Mi dispiace.
Era incredibile come potesse essere arbitrario il valore del denaro. Per Reomi, due monete d’oro in fondo non erano molto. Per quella famiglia, erano una piccola fortuna. Per quel ragazzo, forse non erano abbastanza.
Si incamminò di nuovo nella notte, prendendo il martello e poggiandoselo sulla spalla. Era una bella sensazione, quel peso. Ricordava che stava facendo qualcosa, in fondo. A volte arrivava troppo tardi per salvare tutti, a volte non poteva salvare nessuno, ma era comunque qualcosa. Ravenloft era così.
Ma delle piccole vittorie erano pur sempre vittorie. Bisognava imparare ad apprezzarle, e trovare in esse lo stimolo per andare avanti. E dai fallimenti si poteva imparare. Si poteva migliorare. Poco a poco, passo dopo passo. Non sarebbe stato breve, ma il tempo non era un problema. Le vittorie non sarebbero rimaste piccole per sempre. L’importante era andare avanti.
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erboristeriacherasco · 3 years ago
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wdonnait · 5 years ago
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Dermatite atopica: una malattia della pelle che colpisce fino al 20% dei bambini
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Dermatite atopica: una malattia della pelle che colpisce fino al 20% dei bambini
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La dermatite atopica: una malattia della pelle che colpisce fino al 20% dei bambini
La dermatite atomica è un infiammazione della pelle causata da predisposizione genetica o da cause esterne (sostanze irritanti e fattori genetici). La zona presenta arrossamento,a volte produce liquido ma più frequentemente la pelle diventa secca e dura.Il bambino è irritabile ed ha prurito. Si manifesta tra i 2 e i 6 mesi,in genere inizia al volto asimmetricamente (fronte,guance,al mento raramente al collo e al tronco) subito dopo dietro le orecchie poi gomiti,ginocchia e piedi.
Come curarla
1 Bagno due volte a settimana con acqua non troppo calda 34/36 gradi 2 Il bambino in acqua deve rimanere poco tempo (Più il bambino è piccolo meno tenerlo in acqua ) max 3 minuti 3 Non usare detergenti schiumosi e profumati possono irritare 4 Usare solo oli vegetali a piccole dosi massagiando la pelle 5 Asciugare con il cotone senza strofinare 6 Per le altre parti del corpo usare sapone di Marsiglia 7 La crema idratante va usata a pelle umida 8 Sulla pelle arrossata e umida usare CREMA alla vaselina per lungo tempo 9 Sulla pelle secca usare la POMATA alla vaselina per il tempo giusto 10 Se si infetta consulenza dermatologica 11 Tenere in casa una pomata all’idrocortisone e antistaminici per le forti infiammazioni ed il prurito
Dermatite rimedi
Molto tempo al mare; Solo cotone a contatto con la pelle; Non troppo vestito; Evitare vestiti aderenti; Evitare contatto lana; Evitare fibre sintetiche; Ricordarsi che il sudore irrita la pelle; Poche coperte; Unghie corte; Casa a temperatura 18/20 gradi; No animali in casa; Evitare persone con Herpes; Attenzione alla polvere
Infografica su che cos’è e come curarla
La dermatite atopica, malattia infiammatoria che ha come sintomo principale il prurito, è tra le più diffuse patologie della pelle, infatti colpisce fino al 20% della popolazione in età pediatrica.
Per aiutare le mamme a riconoscerne i sintomi e a prendersene cura, Eucerin ha realizzato in collaborazione con l’esperto dott. Carlo Mazzatenta, Direttore Servizio Dipartimentale Dermatologia di Lucca. Azienda USL Toscana Nord Ovest, l’infografica La Dermatite Atopica nel Bambino. Le cose più importanti da sapere.
Nella prima parte dell’infografica, viene presentata una overview generale della malattia dove si definisce cos’è la dermatite atopica e la ciclicità delle fasi che la contraddistinguono: acuta e di remissione.
Al fine di riconoscerla nel tempo, in modo appropriato, vengono fornite informazioni su specifici sintomi e localizzazioni. Infatti, nel neonato (da 0 a 2 anni) l’infiammazione riguarda principalmente il cuoio capelluto, il viso, le guance e il tronco. Differente l’infiammazione del bambino (dai 2 anni alla pubertà) che si manifesta su pieghe dei gomiti e delle ginocchia, collo, polsi e molte altre zone.
Nella seconda parte, viene dato spazio ad alcuni accorgimenti che è bene attuare durante la giornata del piccolo. Ad esempio, i bagnetti devono essere di breve durata e con acqua tiepida. E’ bene evitare l’utilizzo di spugne e di saponi troppo aggressivi ma massaggiare con le mani e asciugare tamponando con panni morbidi.
Dopo la gestione della cura e dell’igiene del bambino atopico, l’infografica propone un focus specifico sui vestiti da prediligere (indumenti chiari, di cotone) e conclude con dei consigli su come è bene relazionarsi con il proprio bambino al fine di non rendere la malattia invalidante per l’equilibrio familiare.
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“In questa infografica abbiamo voluto fornire un vademecum dettagliato sulla dermatite atopica indirizzato a tutte le mamme che hanno un bambino che ha a che fare con questo disturbo che riguarda la barriera cutanea. Sono tante infatti le mamme che si trovano in questa situazione non sempre facile da affrontare. Con i consigli del medico e gli accorgimenti giusti è però possibile affrontarla con serenità” chiarisce il dottor Mazzatenta.”
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agathaandrea · 6 years ago
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Ciao,  il 18 uscirà questo noir psicologico, spero che vi piaccia,  buona lettura:)
  Trama
Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in un killer implacabile?
Cresciuto all’ombra di un padre violento, umiliato dai compagni di scuola e rinchiuso per quasi tre anni in un ospedale psichiatrico, Michele Sabella è sopravvissuto aggrappandosi all’amore per Elena, una paziente anoressica conosciuta in istituto.
Quando Elena tenta il suicidio, Michele decide di dare la caccia al carnefice silenzioso che la sta spingendo oltre la soglia della follia.
Per farlo, dovrà liberare i propri “demoni di cellophane” e abbandonarsi alla violenza dalla quale era sempre fuggito.
  Genere
Un noir psicologico che accompagna il lettore al confine tra bene e male, vendetta e perdono, sanità mentale e follia.
Se nessuno può essere assolto, ha davvero senso condannare?
Estratto
Per quelli come me arriva sempre il giorno. Quello in cui uccidi o ti fai ammazzare, o entrambe le cose.
Perché alla fine è tutta una questione di impulsi, capite?
Di impulsi e di controllo.
Prendete due bambini in una sera d’estate, una di quelle dove l’aria è una colata di pece sulla pelle e l’unico rumore è lo sfrigolio degli insetti giustiziati dalle zanzariere elettriche. Due bambini come tanti, sui sette anni, vestiti con una canottiera a righe orizzontali e un paio di pantaloncini di spugna. Due bambini punti da un pappataci nella canicola di agosto. Immaginateli piagnucolare per il prurito, correre dalla mamma, sedersi sulle sue ginocchia. Pensate a questa mamma che sorride, estrae la pomata dalla borsa di vimini e la spalma con cura sul braccino.
“Non grattarti, tesoro. Tra due minuti passa”.
Bacio sulla fronte. Carezza sulla testa.
Il bambino numero 1 getta un’occhiata al braccio. Gli prude da morire, ma non vuole disobbedire e dare una delusione alla mamma. Stringe i denti, chiude gli occhi. Comincia a pensare alla squadra del cuore, all’album delle figurine, al cartone animato preferito. Due minuti dopo, tre al massimo, non sente più fastidio. La pomata ha fatto effetto, come aveva promesso sua madre.
Il bambino numero 2 non riesce a staccare gli occhi dal braccio. Cerca di pensare ad altro ma non ci riesce. Il prurito è un chiodo arrugginito piantato nella testa. Nessuno al mondo, a parte lui, può sapere quanto pruda quel piccolo punto rosso.
Si gratta.
Pianta le unghie sporche di sabbia nella pelle e le trascina avanti e indietro come un aratro, seminando sangue. Il prurito diventa bruciore, il bruciore si trasforma in capriccio, il capriccio genera la punizione.
Questi due piccoli esseri umani non possono saperlo, ma i loro destini hanno svoltato per sempre in direzioni opposte.
Il bambino 1 impara che c’è una soluzione per ogni cosa e ci sono persone che ne sanno più di te, desiderose di aiutarti; che con una strategia efficace e un po’ di sacrificio qualunque risultato è raggiungibile. Non avrà problemi a rispettare le gerarchie e fare gioco di squadra. Uno così lo vogliono tutti. Potete predirgli un futuro da architetto, medico, ingegnere.
Il bambino 2 non tollera la frustrazione. Ha la pelle sottile e una mente che si lascia sopraffare dai sensi. Che destino può avere, questo squinternato? Delinquente, malato psichiatrico. Artista, magari. Uno di quelli che fanno un sacco di soldi, da morti.
Impulsi e controllo. Base e altezza. L’area delle possibilità di un essere umano si misura in questo modo.
Devo confessarvelo, se qualcosa prude io mi gratto. Sempre.
Perché ve lo racconto?
Perché sto per fare qualcosa di molto, molto impulsivo.
Non avevo mai ucciso prima di stanotte e, se non stessi per morire io stesso, credo lo farei ancora, per la magia dell’istante conclusivo, quando capisci di aver esaurito i trucchi, bruciato l’ultima carta.
Smetti di lottare e ti senti pervadere da una strana calma, a volte persino euforia.
Ti spegni in un fiorire di luci abbaglianti, cori di angeli e persone amate che chiamano il tuo nome e tendono la mano.
Non c’è niente di mistico, sapete? Niente di spirituale. Il cervello realizza che non c’è più nulla da fare e produce beta-endorfine per prepararti alla resa. Muori annegato nelle tue stesse droghe, convinto che tutto andrà per il meglio, mentre la verità è che andrà e basta.
Allucinazioni misericordiose, inganni neurochimici.
Ce ne andiamo con le palpebre socchiuse e una parola di perdono sulle labbra, per fare bella figura in quel Paradiso dove crediamo di essere attesi; oppure guardando il cielo, per portare con noi la bellezza del mondo.
Accettiamo di essere vittime e lasciamo questo mondo con occhi languidi, acquosi.
Quasi tutti noi.
L’uomo di fronte a me appartiene a una razza diversa. Quelli come lui non si arrendono, non cercano la pace, né la concedono.
Diventano fantasmi, pronti a perseguitarti per sempre.
Lo capisco da come mi fissa, immobile, l’odio distillato nelle iridi. Le storie di spettri e case infestate nascono da occhi come i suoi.
Se lo sguardo terminale di un uomo è il codice a barre che lo identifica nel supermercato dell’esistenza, lui e io apparteniamo allo stesso scaffale. Siamo entrambi troppo corrotti, sporchi e frantumati per sperare in qualche amnistia, nell’aldilà.
L’unica differenza, tra noi, è che io sono il tizio con il rasoio in mano, lui quello con lo straccio in bocca e il nastro da imballaggio attorno ai polsi e alle caviglie. Ammetterete che non si tratta di un dettaglio trascurabile.
Sono certo che in questo momento stia maledicendo la propria passione per le cose antiche, come il letto su cui è sdraiato.
Una maestosa, indistruttibile struttura in ottone, esaltata dagli alti e pesanti pomelli disposti sui quattro angoli, ai quali l’ho legato. Le cose che possediamo, alla fine, ci possiedono, lo sentite dire spesso, vero? Nel suo caso è solo un po’ più letterale. Sono tentato di spiegarglielo, ma mi pare indelicato, considerate le circostanze.
Pratico un’altra incisione, appena sotto il capezzolo sinistro, e resto a osservare quasi ipnotizzato il brillio scuro del sangue nella penombra della stanza. L’urlo del prigioniero si estingue nella stoffa umida che gli ho ficcato in gola, ma gli occhi mi fissano ancora, senza tregua.
Quando la polizia ci troverà, accatastati uno sull’altro in una pozza di sangue, il contenuto di questa notte verrà catalogato come omicidio senza movente, il classico gesto di un tipo 2 che non ha saputo contenere i propri istinti.
Non credeteci. Niente è senza movente. Si tratta solo di guardare abbastanza lontano, scavare abbastanza a fondo.
Se avrete la pazienza di farlo, vi accorgerete che non vi era altra strada, per nessuno di noi, se non quella che ci ha condotti fino qui.
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    BIOGRAFIA
Ferdinando è nato nel 1971. La sua vita si divide tra Milano, dove è nato, e il Regno Unito, dove esercita come psicoterapeuta e insegna Psicologia all’Università di Northampton.
“Il Kamikaze di Cellophane” è il suo primo romanzo.
……………………………………………………………..
  Copertina flessibile: 208 pagine
Editore: Prospero Editore (18 aprile 2019)
Collana: Prospero romanzi
Lingua: Italiano
  Segnalazione: Il kamikaze di cellophane di Ferdinando Salamino Ciao,  il 18 uscirà questo noir psicologico, spero che vi piaccia,  buona lettura:)   Trama Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in un killer implacabile?
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valesimo79 · 4 years ago
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Il gigante russo Faberlic
Faberlic è ad oggi la più grande azienda russa operante nel mercato delle vendite dirette.
Si tratta di un produttore di cosmetici esclusivi è brevettati, noto ed apprezzato a livello internazionale.
I cosmetici di questo brand si differenziano dagli altri perché forniscono ossigeno agli strati più profondi della pelle e non hanno quindi solo una funzione decorativa, ma anche rigenerante.
Entriamo nel dettaglio, cominciamo!
Oltre ai cosmetici Faberlic, quest’azienda offre una vasta gamma di prodotti per la cura della pelle e dei capelli, profumi esclusivi, prodotti per la salute e l’igiene personale, per la cura della casa, abbigliamento per bambini, donne e uomini, lingerie, scarpe e vari tipi di accessori.
Nel 2016 la compagnia ha iniziato una collaborazione importante con alcuni noti designer russi e questo ha permesso ai suoi prodotti di ottenere notevole visibilità venendo spesso scelti da star russe del teatro, della tv e del cinema.
Faberlic propone i suoi prodotti anche in Italia, visto che dal 2003 la compagnia è entrata nel mercato internazionale, al momento operando in 42 diversi paesi del mondo, avendo uffici di rappresentanza in ben 20 di questi.
L’azienda ha inoltre la bellezza di un milione di consulenti e circa 8 milioni di consumatori che ogni giorno ne utilizzano con soddisfazione i prodotti.
Faberlic vanta numeri veramente impressionanti: produce oltre 8000 prodotti, ha 32 brevetti in Russia e anche in altri paesi, è stabilmente nella Top100 mondiale delle compagnie di profumeria e cosmetici, ed è tra le prime tre del mercato di vendita diretta della Federazione Russa.
Faberlic è roba che scotta.
Una cosa molto importante da segnalare è che Faberlic ha la propria produzione in una fabbrica di sua proprietà a Mosca e che rispetta gli standard di qualità europei, utilizzando solo attrezzature all’avanguardia ed ecologiche. Ha linee di produzione automatizzate, si occupa anche di imballaggio e confezione dei suoi prodotti cosmetici.
Faberlic investe molto in ricerca scientifica ed è estremamente attiva nella creazione di nuovi prodotti cosmetici innovativi, che possano migliorare la salute della nostra pelle e prolungarne la giovinezza.
Faberlic usa per i suoi prodotti solo ingredienti di altissima qualità forniti dai principali produttori di materie prime.
La società è fiera di affermare che mette la scienza al servizio della bellezza e per farlo collabora attivamente con le principali istituzioni scientifiche, come la Facoltà di biologia dell’Università statale di Mosca.
La fabbrica di Faberlic a Mosca si sviluppa su una superficie di oltre 45 mila metri quadri, attrezzati secondo le ultime e più moderne tecnologie.
Il processo di produzione è in gran parte automatizzato e continuamente controllato e ottimizzato e questo consente di produrre prodotti di alta qualità che vengono tutti sottoposti a test obbligatori secondo standard sanitari molto rigidi.
Nel 2010 Faberlic ha ricevuto un certificato di conformità dei prodotti cosmetici secondo lo standard ISO 22716 Cosmetics Good Manufacturing Practices (GMP), lo standard internazionale Cosmetici.
Buone prassi di produzione “BPP”, sviluppato nel novembre 2007 per le compagnie che producono cosmetici.
Faberlic fa tutto in casa dal punto di vista della ricerca e produzione, basandosi su materie prime fornite da produttori certificati, ma è anche aperta a collaborazioni esterne e in particolare con i produttori italiani di cosmetici decorativi, con i produttori francesi di profumi e con altre importanti realtà internazionali.
I prodotti Faberlic
Tra i prodotti Faberlic ci sono i cosmetici per donna, uomo e bambini. Cosmetici per occhi, labbra, viso, unghie.
Ci sono poi prodotti per la cura del viso, dei capelli, del corpo, delle mani e dei piedi.
Prodotti per l’igiene, come quelli per la cura dei denti, deodoranti e prodotti per l’igiene intima.
Tra i prodotti specifici per uomo le creme da barba e gli altri prodotti per la rasatura. Tra i prodotti della categoria profumeria ci sono sofisticate fragranze per lei e per lui e cosmetici profumati. Ci sono poi numerosi prodotti nella categoria abbigliamento e accessori, per donna, uomo e bambini, come scarpe, biancheria intima e vari accessori.
Nella categoria salute troviamo: trattamenti per la pelle con problemi specifici, balsami, tisane, barrette proteiche.
Nella sezione dei prodotti per la casa tutto l’occorrente per tenerla sempre pulita al meglio, profumi, detergenti specifici per la cucina, per il bagno come per la purificazione dell’aria. Ci sono anche prodotti per decorare casa, accessori auto e molto altro ancora.
Infine, per chi desidera collaborare con l’azienda o magari usarne i prodotti per fare un regalo, c’è anche tutto l’occorrente per incartare e impacchettare, oltre a poster, adesivi, volantini, cartoline, gadget e altri materiali promozionali Faberlic.
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essentialoils-world · 6 years ago
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Per il nostro #benessere #naturale oggi ti faccio conoscere l'#Olio #Essenziale di #Melaleuca noto come #Tea #Tree. Questo Olio ha diverse proprietà: - Antimicotico - Antisettico - Antivirale - Antinfiammatorio - Antibatterico - Decongestionante - Analgesico - Cura acne, dermatiti, orticaria, afte, herpes labiale, infezioni gengivali, micosi dei piedi e delle unghie, mal di orecchi, pidocchi. - Lenisce ed idrata la pelle. - Deterge, smacchia, igienizza ed elimina i cattivi odori. - Aiuta il sistema immunitario. Usi: - Dopo la rasatura, grazie alla sua azione emolliente, previene le irritazioni, lenisce e idrata la pelle. - Applicare sulle imperfezioni del viso (acne). - Applicare su micosi, afte, herpes labiale con l'aiuto di un cotton fioc. - Applicare dietro il lobo delle orecchie in caso di otite. - Aggiungere allo shampoo o direttamente sui capelli in caso di peducolosi anche per prevenire. Per i bambini o persone con pelle sensibile Diluire con olio di cocco o olio di oliva. Evitare il contatto con gli occhi, l’interno dell’orecchio e zone sensibili del corpo. Questo post non ha lo scopo di diagnosticare, curare o prevenire malattie o disturbi, ma è puramente informativo. #gocciaagoccia #benessere #naturale #oliessenziali#cambiailmondoanchete #cambiastiledivita#nonèfacilemaèpossibile CAMBIA STILE DI VITA ANCHE TE. Prova gli Oli Essenziali Certificati Puri di Grado Terapeutico. Registrati direttamente dal mio sito. Inserisci il codice Enroller 6900128 (sono io 🙋). Ordina un Kit Iscrizione. https://www.mydoterra.com/stefaniaalessi/#/
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