Tumgik
#unghie bambino
occhietti · 1 year
Text
Tumblr media
Si andava al mare e si restava
tre settimane, forse un mese.
Si passava la giornata a desiderare di fare il bagno, a supplicare gli adulti, a negare di aver mangiato; ci si buttava in mezzo alle onde monitorati dallo sguardo di sbieco di qualche genitore sulla riva; si calciava la marea con gli stinchi, fino a fare male. E quando si beveva l’acqua salata, per il dispetto di qualche altro bambino, il desiderio di vendetta durava non più di qualche secondo e comunque da lì alla seconda onda spumosa. I piedi bruciavano dal lettino alla riva e si correva verso la battigia con le urla e i richiami che si sperdevano alle spalle e si dissolvevano fra gli stabilimenti.
Il lettino era una conquista da adulti, i bambini potevano solo sedersi a terra, sopra a un telo che si riempiva di sabbia. Lo scrollavano le madri lamentose, con i granelli che volavano via con il vento e che andavano guidati, lontano dagli occhi, dalle borse appese agli ombrelloni, dagli altri. I ghiaccioli si scioglievano a toccarli con le labbra e sgocciolavano sulle dita dei piedi, diventando colla colorata da lavare a riva. Si scavavano buche per trovare l’acqua e a volte si trovavano conchiglie dure, da farsi male, spezzarsi le unghie. Non si smetteva di cercare, si continuava con l’altra mano.
Le regole erano chiare e sicure: tre ore lontano dai pasti ogni bagno, al primo richiamo risalire, al calcio balilla non frullare, non allontanarsi mai. Solo l'ultima non rispettavo e mi chiamavano al microfono con il mio nome o, se proprio non tornavo, con il colore del mio costume. Era bello parlare con gli adulti sdraiati che facevano finta di comprare le conchiglie che si andava a vendere, tutte, anche quelle più brutte o spaccate. Accadeva il miracolo semplice dello scambio, il segreto incontrovertibile nell’atto: io che davo e qualcuno che prendeva e ridava indietro, senza condizione. Io ho qualcosa da darti e tu lo prendi. Ho un’acqua e tu una sete.
Il tempo non c’era, non esistevano i giorni che consumano, esisteva la luce per andare in spiaggia, la penombra per rientrare e il buio per girare sui marciapiedi gremiti, con l’odore delle creme degli altri e i salvagenti appesi nei negozi illuminati al neon.
A un certo punto, si preparavano le valigie si lavavano bene le posate della casa e si andava via, dopo avere riconsegnato le chiavi a un’agenzia con la vetrina spoglia. Il viaggio del rientro era lungo, fatto di nausea, di aria che usciva tiepida dai bocchettoni della macchina stipata. Il cane boccheggiava con la lingua fuori a tratti e mia nonna teneva stretta la maniglia alla sua destra, in alto, come se dovesse cadere da un momento all’altro.
Era il segno che l’estate stava finendo, i compiti delle vacanze erano stati fatti per metà, ci sarebbero stati altri pomeriggi, nella penombra del soggiorno, a casa dei nonni materni, con mia nonna a riposare nella stanza accanto o a farsi fare la tinta dall’amica Vera, con l’odore forte di ammoniaca in cucina.
La vita era davanti e si poteva aspettare, senza morirsi addosso, trattenere il respiro fino al primo temporale a segnare una nuova stagione, la seconda delle uniche due. Si poteva aspettare l’inverno come non fosse una fine, un ridursi, un passare.
Era il tempo fisso dell’infanzia, con i volti eterni, per sempre fermi sulla battigia a tenere il telo ad asciugare. Si poteva credere ricominciasse tutto da capo, nel suo cerchio, in eterno identico. Attendere ritornasse il presente caldo, il presente vacanziero, ma attenderlo d'inverno... come fosse un futuro.
- Beatrice Zerbini
64 notes · View notes
tuttabirra · 11 months
Text
Tumblr media
"C'è in giro una voce che dice che gli uomini sono più forti delle donne...Oh, per favore! Può l'uomo portare un bambino di 3 Kg nella pancia per nove mesi e sopravvivere a ore di travaglio? Può cucinare, pulire e parlare al telefono nello stesso momento? Può sanguinare per una settimana e non morire? Può camminare con tacchi di 10 cm? Riesce a piangere tutta la notte e svegliarsi il giorno dopo come se fosse tutto ok?
Ricordate uomini, le donne sono solo impotenti finché lo smalto sulle unghie non si è asciugato."
Woody Allen.
31 notes · View notes
Text
Tumblr media
"C'è in giro una voce che dice che gli uomini sono più forti delle donne...Oh, per favore! Può l'uomo portare un bambino di 3 Kg nella pancia per nove mesi e sopravvivere a ore di travaglio? Può cucinare, pulire e parlare al telefono nello stesso momento? Può sanguinare per una settimana e non morire? Può camminare con tacchi di 10 cm? Riesce a piangere tutta la notte e svegliarsi il giorno dopo come se fosse tutto ok?
Ricordate uomini, le donne sono solo impotenti finché lo smalto sulle unghie non si è asciugato."
Woody Allen.
40 notes · View notes
pettirosso1959 · 6 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
MA CHI ERA VERAMENTE KARL MARX?
Da Barbara Costa per Dagospia:
Karl Marx era un mantenuto. Lui, la moglie, i figli, addirittura l’amante, vivevano tutti sulle spalle di Friedrich Engels, compagno comunista ricchissimo, rampollo di facoltosi industriali.
In nome del proletariato, Marx non ha lavorato un giorno in vita sua. In nome del proletariato, Marx sdegnava i proletari, non ne ha mai frequentato uno, tranne le prostitute dei bordelli con cui andava a spassarsela con Engels, che pagava per tutti e due. Lo stesso Engels, accusato di stupro da una cameriera, disse che si era trattato di amore non ricambiato.
Karl Marx, piccolo borghese, sposò un’aristocratica, Jenny von Westphalen, una baronessa anglo-tedesca. Jenny e Marx fecero sesso prima del matrimonio, lei felicissima di aver perso con lui la verginità, gioia sparita subito dopo le nozze: Marx si rivelò un marito egoista e fannullone, dedito solo a teorizzare la rivoluzione che avrebbe cambiato i destini del mondo, quel comunismo che nel ‘900 rovinò la vita a popoli interi.
Alla sua famiglia riservò una vita di stenti: più di un figlio morì di malattie e denutrizione. Un’esistenza misera, piena di debiti, una vita a scrocco di Engels, che passava a Marx tre quarti del suo stipendio, e una volta per lui addirittura rubò. Engels gli trovava editori per libri che Marx non consegnava mai (Il Capitale ci mise 23 anni a scriverlo).
Marx fece fallire quasi tutti i giornali cui collaborava o che avevano la sventura di finire sotto la sua direzione. Fogli finanziati da quei borghesi tanto disprezzati, ma che coi loro soldi gli hanno sempre permesso di portare avanti le sue idee. Il suo non era disprezzo, ma rancore per non essere come loro.
Marx parlava male le lingue, il suo accento tedesco era insopportabile e insopprimibile, nemmeno il suo aspetto fisico affascinava: accurate biografie parlano della sua barba ispida e mal curata, del suo odore sgradevole, i suoi modi aspri e aggressivi, le sue unghie lunghe e nere. L’amico dei proletari non era invitato nei lussuosi salotti parigini, e se ne rodeva. I Marx avevano una domestica, Lenchen, che dormiva in un cantuccio nello studio del gran pensatore.
Marx non la pagava ma se la scopava (lo facevano pure per strada). Quando Lenchen rimase incinta Marx, terrorizzato della reazione di Jenny, piagnucolò soldi e aiuto da Engels, il quale accettò di riconoscere lui il bambino e di prendersi in casa Lenchen, pur di salvare il matrimonio al suo amico. Engels gli si ribellò una volta sola, quando rimase vedovo e Marx, invece di confortarlo, gli chiese soldi per comprare un paio di scarpe. Engels s’incazzò, ma gli diede lo stesso 5 sterline.
Marx sosteneva che tutto è determinato dall’economia, anche il sesso, i sentimenti, le passioni: per le sue necessità, lui usava i soldi degli altri. Marx andava avanti a furia di prestiti pur di non mettersi a lavorare per mantenere la sua famiglia: a Londra il poco che avevano finì pignorato. Buttati fuori da ogni tugurio di cui non pagavano l’affitto, alla loro porta bussavano i creditori che Marx chiamava avidi borghesi, ed erano macellai, lattai, farmacisti, gente che viveva di onesto e duro lavoro, quello che Marx non ha mai conosciuto, semmai schifato.
Marx non aveva rapporti con la famiglia d’origine, ma era contento quando un parente moriva e gli lasciava qualche eredità. Rivide sua madre dopo 20 anni e solo per chiederle soldi: la donna rifiutò e Marx ci litigò a morte. Si fece di ogni amico un nemico, scrivendo su chi aveva successo articoli rosari di insulti. Il filosofo Moses Hess, che aveva organizzato collette per aiutarlo, negli scritti di Marx è solo il marito di una prostituta che gli ha attaccato la gonorrea, e altri sono denigrati come pazzi sifilitici per identici motivi. Marx metteva in giro fake-news di sua invenzione per colpire chi era migliore di lui. Invidioso marcio, gli lanciava contro le più infami calunnie.
Marx da ragazzo voleva fare il poeta, non c’era riuscito, per questo odiava gli scrittori affermati e gioiva delle loro disgrazie: come fu contento quando Ferdinand Lassalle venne sfidato a duello e ucciso dal marito della donna che si era portato a letto!
Lassalle morto non poteva più scrivere libri migliori di Marx, non gli intralciava più il comando della causa comunista, soprattutto era uno a cui non doveva più soldi. Marx non perse mai l’amicizia di Engels, il quale assicurò la dote alle figlie di Marx: il padre coi soldi altrui si sentì in dovere di garantirgli “vantaggiosi matrimoni, perché una vita proletaria non fa certo per loro”. Tussi e Laura Marx, sposate a uomini ricchissimi i cui soldi mantennero lo stesso Marx, morirono suicide, disperate per tutte le corna ricevute dai loro mariti.
Andare a letto con Marx doveva essere un vero sacrificio. Si lavava poco, l’igiene gli era sconosciuta. Ferdinand von Westphalen, suo cognato e ministro degli interni di Bismark, gli mise alla calcagna un agente segreto, che stilò questo bel ritrattino: “Uomo disordinato, per Karl Marx lavarsi, prendersi cura della sua persona, cambiare la biancheria, sono eventi piuttosto rari. Spesso è ubriaco, dorme tutto il giorno vestito sul sofà, incurante di tutto”.
Ha ragione Montanelli: cosa non ha detto e scritto Karl Marx? Tutto e il contrario di tutto, tranne la giusta profezia di un fatto storico che si sia poi realizzato. L’era capitalistica finirà con l’esaurimento dei mezzi di produzione che l’hanno determinata, questa e altre cazzate Marx le sosteneva più d’un secolo e mezzo fa, e stiamo ancora aspettando il sol dell’avvenire, l’abolizione della proprietà privata e tutto il potere al popolo, per un’insensata società di individui tutti uguali, immobili come statuine del presepe, senza problemi, tantomeno sessuali, appagati da chissà quale felicità.
#KarlMarx
7 notes · View notes
isteric4 · 9 months
Text
domani ho un in programma un sushi con alcune amiche. o meglio, sono le rispettive fidanzate del gruppo di amici di pietro. insomma non sono amiche, né conoscenti, eppure viviamo tutte nello stesso buco di culo e chi per un fatto o chi per un altro, le conoscevo ancor prima che ci presentassimo. questa situazione mi ricorda un po’ le medie. frequentavo le scuole cattoliche. non ne ho un bel ricordo. non avevo nessuno. o meglio avevo un’amica, ma amica non era. di alice è meglio non parlare perché risveglia in me ricordi un po’ troppo dolorosi. però avevo lei. ricordo che da piccole facessimo questo gioco. ci sedevamo di fronte alla finestra in fondo al corridoio, dove non passava mai anima viva. mangiavamo la nostra merenda e a sorte sceglievamo un colore. chi contava più macchine di quel colore vinceva. a differenza delle mie compagne di classe, che raccontavano già dei loro primi limoni e delle loro prime toccate, a me non erano ancora venute le mestruazioni. quel periodo compreso tra gli 11 e i 13 è davvero tremendo perché non sei bambino né adolescente. c’è chi si comportava da adulto e chi preferiva restare bambino. ecco, io appartenevo alla seconda categoria. inoltre ero proprio bruttina. avevo i primi segni dell’ acne cistica ed ero piatta come una porta. forse in parte era anche il mio carattere timido e ingenuo o banalmente ero solo circondata da dei ricchi merdosi e arroganti figli di papà. fatto sta che ero il loro bersaglio preferito. cessa, lesbicona, brutta da far schifo. fatto sta che quest’aria di pregiudizio e di puzza sotto il naso è la stessa che sento ogni volta che parlo con qualche ragazza del gruppo. non che siano cattive o scortesi, affatto, non sto insinuando niente del genere. però quel tipo di gentilezza forzata. una di quelle cose che senti nello stomaco, per intenderci. “quando sono insieme fanno molto gruppo” mi spiega pietro. fatto sta che questa sensazione non riesco proprio a scrollarmela di dosso. e poi un commento, uno solo, da parte di mia madre “quand’è che ti tagli quei capelli? poi tra una settimana parti per la montagna e sei in mezzo a tutta la compagnia…e le altre saranno tutte così carine…devi fare bella figura”. mia mamma ha questa capacità innata di mettermi dei tarli nelle orecchie. soffro di alopecia proprio da quando andavo alle medie. a causa dello stress ho sviluppato il tic di strapparmi i capelli. tricotillomania per l’appunto. negli anni è peggiorata drasticamente, in particolare da quando ho iniziato l’ università. questo è il motivo per cui evito il parrucchiere come la peste, essendo per me motivo di grande imbarazzo. beh, mia madre sa sempre dove colpire. e appena mi ha detto quella frase si è risvegliata in me la bambina di dodici anni a cui nascondevano lo zaino e piangeva spesso nei bagni perché si mettevano di fronte alla sua porta e la bloccavano dentro. la bambina che tutti insultavano per la sua pelle mangiata dall’acne e perché non aveva amici. ogni tanto la sento ancora quando mi guardo allo specchio. “forse se metto quel maglione la pancia non si nota più di tanto” “magari se li metto da questo lato non si nota il buco che ho tra i capelli” “la mia acne è peggiorata” “forse dovrei spendere quei soldi che mi sono avanzati per farmi la ricostruzione alle unghie, così non si nota che me le mangio” “che brutta la mia postura” “ho dei lineamenti da uomo, si, sembro proprio mio padre sbarbato” “non ho seno” “non ho sedere” “questa gonna non mi sta più” “i jeans che ho comprato un mese fa mi stanno stretti” e ancora, senza sosta, fino a diventare matta.
15 notes · View notes
cywo-61 · 2 years
Text
L'amore visto dai bambini.
Quando mia nonna ha avuto l'artrite, non poteva più chinarsi e dipingere le unghie dei piedi ... Quindi mio nonno lo fa per lei tutto il tempo, anche quando anche le sue mani hanno l'artrite. Questo è amore. Rebecca - 8 anni
Quando qualcuno ti ama, il modo in cui dice il tuo nome è diverso. Sai solo che il tuo nome è al sicuro nella loro bocca. Billy - 4 anni
L'amore è ciò che ti fa sorridere quando sei stanco. Terri - 4 anni
L'amore è quando mia mamma prepara il caffè per mio padre e ne beve un sorso prima di darlo a lui, per assicurarsi che il gusto sia OK. Danny - 8 anni
L'amore è quello che c'è nella tua stanza a Natale se smetti di aprire i regali e ascolti. Bobby - 7 anni
Se vuoi imparare ad amare meglio, dovresti iniziare con un amico che odi. Nikka - 6 anni
Mia madre mi ama più di chiunque altro. Non vedi nessun altro che mi bacia per dormire la notte. Clare - 6 anni
L'amore è quando la mamma vede papà puzzolente e sudato e dice ancora che è più bello di Robert Redford. Chris - 7 anni
Quando ami qualcuno, le tue ciglia si alzano e si abbassano e da te escono piccole stelle. Karen - 7 anni
L'amore è quando la mamma vede papà in bagno e non pensa che sia disgustoso ... Mark - 6 anni
Non dovresti davvero dire' Ti amo 'a meno che non lo pensi davvero. Ma se lo dici sul serio, dovresti dirlo molto. La gente dimentica. Jessica - 8 anni
L'amore è un bambino di quattro anni il cui vicino di casa era un anziano signore che aveva perso di recente la moglie. Dopo aver visto l'uomo piangere, il ragazzino entrò nel cortile del vecchio gentiluomo, gli salì in grembo e si sedette lì. Quando sua madre gli chiese cosa avesse detto al vicino, il bambino disse: "Niente, l'ho solo aiutato a piangere".
Tumblr media
Dovremmo mantenere l'innocenza e la semplicità dell'infanzia, ma invece da adulti complichiamo tutto.
cywo
19 notes · View notes
kon-igi · 2 years
Note
Ciao dok, mi spiace di non averti mai scritto prima e spero che lo sconforto dato dal dover precisare l'ovvio non ti faccia passare la voglia e il coinvolgimento con cui rispondi agli ask o scrivi di quel che succede nel mondo. Ho avuto per un attimo la stessa sensazione di quando in "tarda età", ma per fortuna non troppo tardi, ho capito di non aver detto abbastanza ai miei genitori quanto gli volessi bene. Sei stato più volte, per me e credo per molti altri lettori "silenti", una luce in momenti di profondo buio personale. Grazie di cuore per quello che fai.
Non sono quelle le cose che mi fanno passare la voglia di scrivere - semmai mi infastidisco perché credo che per essere più chiaro di così dovrei passare alle pitture rupestri - ma d'altro canto sono queste le cose che mi fanno continuare a scrivere.
Non i tuoi complimenti (di cui peraltro ti ringrazio di cuore) ma il fatto di avere uno scopo.
E non intendo un progetto celestiale in cui io raduno i miei seguaci per qualche nobile causa ma nel senso etimologico del verbo σκέπτομαι (skeptomai) inteso come guardare verso, scrutare... stiamo tutti quanti andando assieme nella stessa direzione, solo che molti non guardano.
Non è che io abbia chissà quale capacità predittiva od organizzativa e nemmeno mi sentirei a mio agio a ricoprire un ruolo di... di... mentore? Saggio della montagna? Stregone bianco col cavallo antigravità?
Però una cosa mi è sempre stata 'insegnata' fin da piccolo, una cosa che mi ha creato non pochi problemi, almeno finché non ho capito che era tutt'altro che una maledizione...
Sento sempre quello che provano le persone, anche se fanno di tutto per dissimulare o mostrarsi all'opposto.
Quando ero bambino si trattava di una cosa terribile perché soffrivo della dissonanza emotiva che i comportamenti contraddittori degli adulti mi scatenavano ma col passare degli anni ho compreso che la maturità anagrafica era una cosa che la maggior parte delle volte non andava di pari passo con la maturità emotiva.
La comprensione la ebbi a 11 anni, quando dopo una brutta storia di 'rivalità' tra bambini del quartiere, in modo più o meno indiretto (giuro) feci cadere il bullo testa di cazzo dalla cime di un albero e questo si ruppe entrambi i polsi. Potevo fregarmene e lasciare che se la strigassero gli adulti ma io invece andai a casa della madre per sapere come stava suo figlio e chiedere scusa.
Ricordo questa casa fredda, con pochi mobili, e la madre che sedeva da sola in cucina con lo sguardo perso... non era arrabbiata con me ma era come vedere una ragazzina abbandonata dalla famiglia nel corpo di un'adulta.
Percepii proprio la solitudine e stetti male per lei e insieme a lei.
Io chiesi comunque scusa e a distanza di quarant'anni posso ricordare le sue parole, così come sento ancora la colla della cornice del tavolo che grattavo con le unghie per l'imbarazzo...
'Sei un bambino ma ragioni proprio come un adulto'.
E io non capivo cosa volesse dire perché un adulto non avrebbe mai fatto cadere un bambino da un albero... non si sarebbe mai nemmeno fatto trascinare in una guerra a sassate per il predominio di 20 metri di strada sudicia!
Più tardi seppi il perché di quella sensazione che io avevo provato in modo quasi fisico... pochi mesi prima il padre di quello che vedevo solo come un bullo sadico si era impiccato al lampadario del salotto ed era stato trovato dalla madre che rientrava a casa col figlio da scuola.
Allora unii ciò che avevo sentito con quello che avevo saputo e da quel momento non ho più smesso.
Io, purtroppo, dietro la sicurezza, la caparbietà, il pavoneggiarsi, la rigidità, il bell'apparire, l'aggressività, la sbuffonaggine, la prorompenza seduttiva, io dietro a tutti questi atteggiamenti vedo sempre cosa vi manca e cosa state cercando.
Vedo l'esatto momento in cui avreste avuto bisogno di un abbraccio, di una parola di conforto, di uno sguardo fiero, di un cenno di orgoglio da chi nemmeno percepiva la vostra richiesta di validazione e di amore.
E non è una bella sensazione.
Questo è il motivo per cui non posso pensare di avere uno 'scopo' che riguardi solo il punto di arrivo in cui fissare il mio sguardo.
Quel padre che non sapeva se riconoscere il proprio figlio, quella donna che si è ammalata di tumore, quella ragazza con una sorella psichiatrica, quella figlia che voleva solo l'amore del padre violento, quella che non potrà più averlo perché il padre si è suicidato, la giovane mamma spaventata, l’uomo rimasto solo e quello a cui la malattia sta portando via tutto, la studentessa dubbiosa sulle sue scelte, la vittima di violenza, chi è stato abbandonato, licenziato, preso in giro, tradito e marginalizzato... 
Col cazzo che vado avanti se non state camminando con me. 
E in quest’ultima frase è racchiusa la forza della mia inconcludenza, spesso vana e ancora più spesso dolorosa ma è così che sento il mondo e farei un torto per primo a me stesso se per viaggiare più veloce dovessi viaggiare da solo.
Ci vediamo nella luce <3 
48 notes · View notes
situazionespinoza · 1 year
Text
Le colpe dei Padri
La mia famiglia è il ramo bastardo di una casata marchesale della provincia di Bari.
Nei primi del '900 il mio trisavolo, tale Marchese Di N., disonorò con una giovane ragazza di famiglia contadina.
La ragazza rimase incinta, ma il giovane marchese si rifiutò di prendersi la responsabilità del nascituro. Fino a quando non arrivò il giorno del parto e la giovane contadina perse molto sangue.
Sapeva che sarebbe morta e non voleva lasciare il suo unico figlio senza cognome. Chiese alla levatrice di mandare a chiamare il Marchese, che almeno avesse pietà di un'anima innocente e senza peccato.
Il Marchese accorse al letto della puerpera e si trovò davanti a un letto di sangue. Pallida e senza voce, quella contadina lo implorò tra le lacrime di non lasciare il bambino nell'infamia. Un cognome, voleva solo questo.
Il giovane signorotto ebbe effettivamente pietà. Mentre la ragazza spirava, lui prese tra le braccia quel figlio piccolo e raggrinzito e gli diede un nome. Poi aggiunse il cognome, ma tolse quella piccola particella "Di".
Si rispetta sempre il volere dei morti, ma fino a un certo punto.
Il bambino crebbe con i nonni materni e suo padre non lo incontrò mai. Il suo cognome era simile a quello dei Marchesi, quelli del Castello nella piazza, ma non proprio lo stesso.
A 17 anni partì per la Guerra, combatté senza troppa convinzione e poi tornò al suo paese sperduto nel Sud dell'Italia, a fare il contadino come i vecchi che l'avevano cresciuto.
Si sposò una del suo ceto, ebbe figli pezzenti che sposarono altre donne pezzenti e figliarono nuove braccia per i campi. Più figli nascevano, più il Castello si allontanava e con questo la memoria del Marchese.
Si dice che le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione, in base alla gravità del peccato.
Un discendente di quel Marchese poco responsabile incontrò per primo il peso delle sue colpe.
Quel discendente era mio nonno e anche lui crebbe tra i contadini. Durante un'altra Guerra partì alla volta dell'Albania, da dove fece ritorno zoppo.
Un contadino, per giunta zoppo, avrebbe dovuto soltanto prendere in moglie una ragazzotta di quindici anni e creare altri figli per la terra. Invece lui si innamorò perdutamente dell'unica figlia di un ricco possidente.
Lei era bellissima, alta e magra, con ricci capelli neri che le scendevano delicati sulle spalle. Eppure si innamorò di quel rozzo contadino senza un soldo in tasca. Zoppo, per giunta.
Fecero una fuga d'amore. Una notte scomparvero entrambi dal paese e furono ritrovati il mattino dopo, alle prime luci dell'alba. I carabinieri bussarono a una nurra in aperta campagna e quando la porta si spalancò c'era proprio lei, la bellissima figlia del mercante. Aveva addosso solo una sottoveste, i capelli sciolti e gli occhi di fuoco.
"Io e Nicola siamo marito e moglie" disse. I genitori la ripudiarono. Lei sposò mio nonno e insieme ebbero un figlio.
Ma le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione: la ragazza si ammalò di nefrite e morì, lasciando mio nonno da solo con un figlio di un anno appena.
Mio nonno si rimise a cercare moglie.
Capitò in un paese poco distante dalla sua terra, dove si diceva vivesse una ragazza dagli occhi verdi ancora nubile a 25 anni.
Mio nonno si presentò alla casa di questa ragazza, con il suo figlioletto al fianco. La madre della ragazza guardò il bambino, poi l'abito frusto di mio nonno, poi la sua andatura claudicante. Disse: No.
Mia nonna guardò l'andatura sbilenca di quell'uomo, il suo abito liso sui gomiti, le unghie sporche di terra. Poi vide il bambino. Si alzò in piedi e disse: Sì.
Si sposarono, lei divenne la madre di quel bambino non suo e poi anche la madre di mio padre.
I tempi cambiavano in fretta, in men che non si dica mio nonno si ritrovò ad essere capotreno. Riuscirono ad allontanarsi dalla campagna, comprarono una casa e mio padre andò a scuola a Bari, nella grande città.
Mio padre fece anche l'università e qui conobbe una ragazza. Studiava Psicologia, era bella, simpatica, solare. Aveva sempre la battuta pronta. Si innamorarono e decisero che si sarebbero sposati.
Ma le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione: poco dopo le nozze, mio padre tornò a casa e trovò la donna addormentata. Non si svegliava.
All'ospedale gli dissero che aveva ingerito una quantità folle di Xanax ed era un miracolo fosse ancora viva.
Mia madre disse che avere una figlia l'avrebbe aiutata. Così nacqui io.
Ma le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla settima o settantesima generazione: la mia nascita gettò mia madre in una disperazione ancora più profonda.
Un giorno di marzo, era la festa della donna, tornavo da scuola con un mazzolino di mimose nella mano. Mio padre aprì la porta di casa, chiamò mia madre, notò che la porta del bagno era chiusa.
Io rimasi sul pianerottolo mentre mio padre spalancava quella porta e trovava mia madre. Questa volta nessun miracolo: aveva avuto tutto il tempo necessario per fare le cose a puntino.
Le colpe dei padri ricadono sui figli. Fino alla settima o settantesima generazione.
4 notes · View notes
Text
Tutto il mio essere è un verso oscuro che ti trasporterà incessantemente all’alba della crescita e dello sbocciare eterni e in questo verso io ti sospiro, ah in questo verso io ti innesto nell’albero e nell’acqua e nel fuoco.
La vita forse è una strada lunga che ogni giorno una donna con un cesto percorre la vita forse è una corda con cui l’uomo si impicca a un ramo la vita forse è un bambino che torna da scuola o l’attraversare stordito di un passante che si leva il cappello a chi passa e con un sorriso insensato dice:
“buongiorno”.
La vita forse è quel momento immobile in cui il mio sguardo si disperde nella pupilla dei tuoi occhi ed in questo c’è un senso che mescolerò nell’impressione della luna e la percezione delle tenebre.
In una stanza grande quanto una solitudine il mio cuore grande quanto un amore guarda ai semplici appigli della sua felicità al declino dei fiori nel vaso al piccolo albero che hai piantato nel nostro giardino e alla canzone dei canarini che cantano per tutta la finestra. Ah… questa è la mia parte questa è la mia parte la mia parte è un cielo che una tenda appesa mi nasconde la mia parte è scendere da una scala abbandonata in mezzo al marcio e alla nostalgia e ritornare all’origine la mia parte è una passeggiata triste nel giardino delle memorie e morire nel dolore di una voce che mi dice:
“Amo le tue mani”.
Pianterò le mie mani nel giardino
Le farò crescere, lo so, lo so, lo so e le rondini faranno le uova tra le mie dita macchiate di inchiostro.
Metterò alle mie orecchie ciliegie rosse gemelle. E alle mie unghie attaccherò i petali della dalia.
C’è un vicolo dove i ragazzi miei innamorati, ancora bighellonano con gli stessi capelli spettinati con i colli sottili e i piedi ossuti e pensano al sorriso innocente di una ragazza che una notte è stato portato via dal vento.
C’è un vicolo che il mio cuore ha rubato dalle vie della mia infanzia.
Il viaggio voluminoso nella linea del tempo ingravida la linea secca del tempo con la forma…
la forma di un’immagine cosciente che ritorna dall’ospitalità di uno specchio.
Ed è in questo modo che qualcuno muore e qualcuno resta.
🖋️
Forugh Farrokhzâd
2 notes · View notes
gregor-samsung · 2 years
Text
“ Le anime ci conoscono, sono dei nostri parenti, e quindi non ci faranno del male, perché gli abbiamo cucinato anche la cena. Andrìa Bastìu a questo pensava, mentre si preparava alla notte del primo di novembre nella sua stanza. Si tolse le scarpe che usava in campagna, ma rimase vestito, che di dormire non aveva nessuna intenzione. L'anno precedente la madre lo aveva fatto stancare apposta tutto il giorno a raccogliere patate, e a sera si era addormentato senza volerlo, tradito dal corpo. Ma stavolta non l'avevano fregato, era sveglio e avrebbe visto le anime mangiare e prendere il tabacco trinciato lasciato sulla tavola, dove la mattina si trovavano impressi i segni delle dita. Così avrebbe saputo cosa rispondere a Maria, quando diceva che le anime non andavano in giro a tormentare nessuno, che la misericordia di Nostro Signore Gesù Cristo non lo permetteva. Se Nostro Signore Gesù Cristo aveva permesso che suo fratello perdesse una gamba, figurarsi se non permetteva ai morti di mangiarsi due culurgiones. Per questo in silenzio si era messo seduto su uno scannetto di ferula che usava da bambino, e che gli faceva sentire i chiodi sul culo, restando davanti allo spiraglio della porta con la determinazione della sentinella al confine. Dopo venti minuti il sonno già lo lusingava, ma Andrìa rimase acquattato dietro l'anta socchiusa, deciso a tenere sott'occhio la linea del corridoio che portava dall'uscio esterno alla mensa imbandita, in attesa delle anime dei morti. Di anime in quella notte ne vanno in giro tante, gliel'aveva detto Nicola, che l'anno precedente aveva visto persino l'anima di Antoni Juliu, il fratello grande della madre, che camminava per la strada verso casa loro. Antoni Juliu era andato emigrato nella miniera in Belgio, e ogni volta che tornava non sembrava nemmeno fosse a casa sua: si guardava attorno come uno che avesse creditori, e il nero del carbone da sotto le unghie non gli andava mai via. Non era felice di partire, ma di tornare ancora meno. Si era impiccato nel podere dei Gongius la terza estate, facendo venire un colpo ai mezzadri che lo avevano trovato appeso al ramo come una pera marcia, con la lingua di fuori, emigrato da sé stesso verso chissà dove. Magari sarebbe venuto proprio Antoni Juliu, quella notte. C'era il piatto preparato apposta con il bicchierino di abbardente vicino, che l'acquavite gli piaceva, e tanto anche. Se non fosse venuto a berlo, l'indomani lo avrebbe bevuto suo padre prima di pranzo, o Nicola, che Dio sa se ne aveva bisogno. Ma non poteva essere l'anima di Antoni Juliu la figura che percorreva il corridoio nera come una bestemmia, sfilando innanzi alla porta di Andrìa con un fruscio di gonna. Non poteva essere di suo zio quel capo coperto dal fazzoletto nero, quel passo sicuro di persona che non aveva mai lasciato la sua terra per bisogno. “
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi (collana Super ET), 2014; pp. 86-87.
[1ª Edizione originale: Einaudi (collana Supercoralli), 2009]
5 notes · View notes
guerra-lampo69 · 6 days
Text
ho un problema molto fucking grande. non posso fermare a distruggere le unghie. da bambino avevo questo problema, e ancora oggi. ogni volta che penso che stia migliorando, io ricado. questo me lo impedisce a crescere e sentire come un adulto, ma ho 17 anni e lo voglio superare. un giorno non lo faro ancora... mi imbarrazza
0 notes
marino222 · 1 month
Text
50 REGOLE D'ORO PER LA VITA Non stringere mai la mano a qualcuno senza alzarti in piedi. In una negoziazione, non fare mai la prima offerta. Se ti confidano un segreto, mantienilo. Se ti prestano una macchina, restituiscila con il serbatoio pieno. Fai le cose con passione o non farle affatto. Quando stringi la mano, fallo con fermezza e guarda quella persona negli occhi. Vivi l'esperienza di viaggiare da solo. Non rifiutare mai una pastiglia di menta, i motivi sono ovvi. Accetta consigli se vuoi invecchiare. Mangia con la nuova persona a scuola o in ufficio. Quando scrivi un messaggio mentre sei arrabbiato: finisci, rileggi, cancella e riscrivi il messaggio. A tavola non si parla di lavoro, politica o religione. Scrivi i tuoi obiettivi e lavora per raggiungerli. Difendi il tuo punto di vista, ma sii tollerante e rispettoso verso gli altri. Chiama e visita i tuoi parenti. Non rimpiangere nulla, impara da tutto. L'onore e la lealtà devono essere presenti nella tua personalità. Non prestare denaro a qualcuno che sai che non ti restituirà. Credi in qualcosa. Fai il letto quando ti svegli al mattino. Canta sotto la doccia. Prenditi cura di una pianta o di un giardino. Guarda il cielo ogni volta che ne hai l'occasione. Scopri le tue abilità e sfruttale. Ama il tuo lavoro o lascialo. Chiedi aiuto quando ne hai bisogno. Insegna un valore a qualcuno, preferibilmente a un bambino. Apprezza e ringrazia chi ti tende la mano. Sii gentile con i tuoi vicini. Rendi la giornata di qualcuno più felice, renderà felice anche te. Competi con te stesso. Concediti un regalo almeno una volta all'anno. Prenditi cura della tua salute. Saluta sempre con un sorriso. Pensa velocemente, ma parla lentamente. Non parlare con la bocca piena. Lucida le tue scarpe, taglia le unghie e mantieni sempre un aspetto curato. Non esprimere opinioni su argomenti che non conosci. Non maltrattare mai nessuno. Vivi la tua vita come se fosse l'ultimo giorno. Non perdere mai una meravigliosa opportunità di rimanere in silenzio. Riconosci l'impegno di qualcuno. Sii umile, anche se non sempre. Non dimenticare mai le tue radici. Viaggia quando puoi. Concedi il passo. Balla sotto la pioggia. Cerca il tuo successo senza arrenderti. Sii giusto, difendi chi ha bisogno di te. Impara a goderti i momenti di solitudine.
0 notes
eyewearcatherine · 2 months
Text
🏋️‍♀️🍾Guardate come si porta un paio di occhiali in un ospedale per gli occhi?
03, che combina la funzione visiva con il controllo ambientale degli occhi
Realizzare una difesa miope della scienza
Per ogni telefonata presbiopia, affrontare e miopia dei pazienti con adolescenti, raggi wuhan amore eye hospital a seconda del centro allo stato di rifrazione andrà in curvatura cornea, l’asse dall’occhio, riserve e presbiopia raggi in funzione dei parametri affini, per una disfunzione a seconda setaccio all’inizio controlli ulteriori funzioni secondo i pazienti, in base al risultato della luce e funzioni secondo i controlli, Concedere formazione visiva, materie cornea, mirate al centro più morbido di specchi miopia come misure di controllo applicate parallelamente la nube di fissaggio per adolescenti con occhio il comportamento dei pazienti e per l’ambiente l’intervento di monitoraggio, valutazione e prevenzione non miopia pazienti attraverso atti di monitoraggio fare ritardo e miopia, la miopia di pazienti con interventi atti a ritardare il processo di sviluppo miopia.
1, cloni — dispositivi intelligenti di protezione degli occhi
Il clone, che funge da dispositivo intelligente di protezione per gli occhi, ha soltanto le dimensioni di due coperchi per unghie e misura la distanza visiva normale del bambino, l’intensità luminosa dell’ambiente circostante, l’ambiente interno ed esterno. Grazie alla nuvolosa, gli oculisti dell’ospedale di wuhan hanno una chiara comprensione delle abitudini oculari dei bambini, della loro durata all’aria aperta, e sono in grado di individuare con maggiore precisione i fattori di rischio per la vista di breve distanza nella loro vita, fornendo così un efficace programma di prevenzione.👇👇
🏋️‍♀️🥌Metal glasses frames ITALY design for men & women in stock
💸 💵 Wholesale only
MOQ : 20pcs/per color( 66 models )
wa.me/8613858844563
#​Stock_glasses_italy_fashion
W39825
#Nuove_montature_per_occhiali
#Produzione_di_occhiali_pronti_all’ingrosso
#Supermercati_di_occhiali_ad_alto_rapporto_prezzo/prezzo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
0 notes
solobrividiecoraggio · 7 months
Video
youtube
LA SAD - AUTODISTRUTTIVO (Official Video - Sanremo 2024)
A me questa canzone piace, me ne ero già accorto quando ero in montagna e un mio amico voleva ascoltare le canzoni di Sanremo in macchina. Mi avevano toccato fin da subito il genere (Emo trap Pop Punk - l’ho riconosciuto inconsapevolmente) e il testo. Guardando il video ho solo avuto la conferma che sia proprio una canzone da me. :) Come conservo il bambino che ero, conservo anche il ragazzo che si metteva il gel nei capelli e lo smalto nero sulle unghie.
1 note · View note
scontomio · 10 months
Text
Tumblr media
💣 NEWSTYLE Set per la Cura del Bambino, comprende Forbicine Lima unghie Tronchesine Aspiratore Nasale Pettine Spazzola Massaggiagengive Molar Sticks 🤑 a soli 6,99€ ➡️ https://www.scontomio.com/coupon/newstyle-set-per-la-cura-del-bambino-comprende-forbicine-lima-unghie-tronchesine-aspiratore-nasale-pettine-spazzola-massaggiagengive-molar-sticks/?feed_id=190374&_unique_id=656efc308b037&utm_source=Tumblr&utm_medium=social&utm_campaign=Poster&utm_term=NEWSTYLE%20Set%20per%20la%20Cura%20del%20Bambino%2C%20comprende%20Forbicine%20Lima%20unghie%20Tronchesine%20Aspiratore%20Nasale%20Pettine%20Spazzola%20Massaggiagengive%20Molar%20Sticks Il set per la cura del bambino di NEWSTYLE è un kit completo di assistenza sanitaria che include tutto il necessario per prendersi cura del tuo piccolo. Con spazzola e pettine per capelli, forbicine a testa tonda, lima per unghie, aspiratore nasale, bastoncino molare e spazzolino da denti, questo set è progettato per mantenere il tuo bambino sempre ben curato e in salute. Realizzato con materiali di alta qualità e sicuri, il set è dotato di una pratica custodia per un facile trasporto. È anche un regalo perfetto per una doccia per bambini o un compleanno. Acquista con fiducia grazie alla garanzia a vita offerta da NEWSTYLE. #coupon #newstyle #igieneebenessere #offerteamazon #scontomio
0 notes
bones39 · 1 year
Text
Serata importante?
Ecco l ABC del makeup perfetto:
. Parabeni (methylparaben, propylparaben, butylparaben, ethylparaben, isobutylparaben): date una sveglia agli ormoni e alla vostra tiroide con qualche pennellata sul viso.
Ftalati (DBP, DEP, DEHP, DMP): . Che ne dite di un bel colore sulle unghie e una spruzzata di quel profumo che non lascerà indifferente il vostro sistema riproduttivo (in omaggio questa estate troverete la spiaggia libera)
Triclosan: ricordate di sciaquarvi con un buon antibatterico, a chi importa di qualche prurito e di assumere antibiotici quando sarete profumatissime!
. Solfati (Sodium Lauryl Sulfate, Sodium Laureth Sulfate): accendete i vostri capelli e i vostri denti con una dose o due di questa sostanza.
Fenossietanolo: spalmatevi la lozione per avere la pelle come quella di un bambino
. Formaldeide-releasers: la vita è breve ma voi sarete bellissime! State soffrendo? Perché non date un altra passata e cancellate quell'espressione dal vostro viso con uno shampoo, balsami, lozioni e trucco.
. Ossibenzoni (Benzofenone-3): è un filtro solare utilizzato da chi vuole stimolare il proprio sistema endocrino.
. Siloxani: non sentitevi appesantite, idratatevi capelli e corpo.
. Tolueno: usatelo per togliere i residui di smalto. il vostro sistema nervoso vi ringrazierà, non preoccupatevi dell'affanno sicuramente è lo stress e l'età.
Ossatiocianati: starnutire vi renderà più graziose, tingerevi tranquillamente i capelli.
E ora sorridete, siete luminose.
P.s. se non vi basta c'è molto altro per voi, venite a scoprirlo
1 note · View note