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#unghie bimbi
chouncazzodicasino · 8 months
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Potessi togliere qualcosa a me per darlo a te, lo farei subito.
Mi viene da pensare a questo, mi viene da pensare a come, romanticamente forse (illusa come una merda per dirlo in modo meno romantico), non riesco ad abbandonare il pensiero della persona che sei e sei stata nella mia vita e che adesso è come una tenera bimba, capricciosa come poche dobbiamo ammetterlo Nonna. Però ti faccio sempre sorridere e finché riesco a farti ridere un po' a me va bene, me lo faccio bastare. Basta che mi sorridi e ti tiri i baci in aria che a me si annulla tutto. Quasi. Poi non mi basta sempre, lo sai. Oggi sei meno presente del solito e la cosa mi lacera... Potessi togliere qualcosa a me per darlo a te, lo farei subito. Mi strapperei, la pelle, i capelli, gli occhi e le unghie, i muscoli delle cosce, le spalle e il costato, senza una smorfia di dolore per darli a te. Ora siamo stese sul letto mentre tu fai la pennichella, con la mano sul mio polso e mi "sfruculi" con questo movimento involontario che è diventato costante, ma almeno lo fai a me e non lo fai a te. E piango. Allontano incazzata i ricordi di anni fa perché non è il loro momento, sono ricordi egoisti e vaffanculo stronzi che cazzo volete, non devono venire adesso, non è giusto, adesso cerco di crogiolarmi in questa pennichella, ti guardo e ti accarezzo le sopracciglia come si fa con i bimbi per farli addormentare.
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Scalza Amarmi senza scarpe vuol dire amare le mie lunghe gambe brune, dolci e care, buone come cucchiai e i miei piedi, due bambini liberi di giocare nudi. Nodose sporgenze i miei diti, non più costretti - e in più guarda le unghie e le prensili giunture di giunture come in dieci passi mettono radici - irrequieti e selvaggi: questo l'ammazzò, questo la cucinò. Lunghe gambe brune e lunghe brune dita. Più su, caro, la donna rievoca segreti, casine, piccole lingue che narrano per te. Siamo soli noi due in questa casa su una lingua di terra. Ha un campanellino nell'ombelico il mare, ed io sono la tua scalza puttanella per una settimana. Gradiresti del salame? No. Non ti va proprio uno scotch? No. Non bevi molto tu bevi me. I gabbiani uccidono pesci strillando come bimbi di tre anni. Il ritmo delle onde è una droga e tutta notte invoca sono, sono, sono. Scalza, ti tamburello la schiena su e giù. Corro da porta a porta la mattina, nella capanna giochiamo a nascondino. Ora mi afferri le caviglie, ti fai strada fra le gambe e vieni a trapassarmi nel punto della fame.
Anne Sexton
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polvodeli · 1 year
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Le conseguenze dell'alcool sul nostro cervello si protraggono quasi oltre un mese e mezzo dopo aver consumato l'ultimo bicchiere; le aree più colpite sono il lobo frontale e l'emisfero destro.
L'alcool è una droga, una sostanza tossica: è salubre solo per il viticoltore, per chi lo vende; per il politico che non lo fa etichettare adeguatamente: per chiunque speculi (anche indirettamente, in campo medico e di assistenza alle tossicodipendenze) sulla salute altrui.
I locali pubblici sono luoghi dove gli adulti, ordinariamente, anche davanti a minori, si drogano, cioè fumano e/o bevono alcool . Il primo posto dove i bambini vengono a contatto con le droghe (alcool, tabacco), prima della Società, è proprio la famiglia.
Bar, cantine, supermercati, sono luoghi di spaccio droga, dove si vende alcool; e chiunque, in modo plateale o indiretto, sostenga per lucro il consumo di alcool (usato pure durante cerimonie religiose) è definibile quale 𝘀𝗽𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲, così quanto per il tabacco.
Tutto ciò che alteri le nostre percezioni può essere definito droga: è irragionevole e mistificatorio quel distinguo operato da alcune testate giornalistiche, fra 'incidente per consumo di alcool' e 'incidente per consumo di droga', dissociandolo, inopportunamente, da ciò che non è ancora legale.
Se vendiamo qualcosa senza indicare le possibili conseguenze nocive, stiamo facendo una frode - ed è questo il caso di tutti i Paesi che non fanno scrivere la corretta dicitura sulle bevande alcoliche, sulle etichette e in menù al ristorante - Italia compresa. Scrivere che l'alcool è una droga, una sostanza tossica, che danneggia la salute non è una frode: è la verità.
Sotto attacco non sono il vino o la birra, ma la salute di molti giovani ai quali neanche in famiglia viene detto che l'alcool è sostanza tossica che nuoce gravemente alla salute; e non una cultura, non il contorno nutriente d'un pasto, non il regalo ideale da ricevere e fare.
Non esiste alcun basso rischio sul consumo di alcool, oggi, in una società che ti forza a berlo per motivi culturali, per festeggiare qualcosa, brindare a un traguardo, e pure lo usa nelle cerimoniere religiose; c'è alcool anche nelle merendine dei bimbi, come conservante.
Non si possono fare tabelle generiche indicanti 'basso rischio' sul consumo di alcool; la posologia d'una droga che porta dipendenza non può basarsi su genere sessuale ed età; ogni individuo è unico: peso, altezza, stato di salute fisico e mentale, Cultura e pure condizioni sociali: i figli con genitori tossicodipendenti tendono ad imitare il loro comportamento.
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Il fumo da tabacco causa danni irreversibili al cervello: l'assottigliamento dello strato più esterno della materia grigia cerebrale; anche nel caso in cui si smetta di fumare, per poterlo recuperare si impiegano diversi anni. L'acrilammide, sostanza presente nel caffè, è cancerogena; il caffè causa palpitazioni e disturbi del ritmo cardiaco; porta a tremori, insonnia, acidità di stomaco e ipereccitabilità, nonché a stati depressivi e ipertensione. Anche il caffè è una droga, una sostanza tossica.
Il governo italiano si prodiga, invece, molto per difendere con le unghie il consumo di alcool  interno, partecipando pure a fiere del vino: il loro 'valore' è difendere una sostanza altamente tossica; una droga che fa migliaia di vittime, fra incidenti, violenza e malattie - giovani compresi.
La pubblicità sull'alcool afferma che l'alcool faccia bene, solo perché lo vuole vendere. Il medico che dica "un bicchiere di vino fa bene", non è un medico, non è soggetto che segua la scienza, ed è bene cambiarlo, perché potrebbe fare danni alla salute anche in altri frangenti.
Sconsigliare il consumo d'una droga, d'una sostanza tossica come l'alcool, anche sui social - frequentati pure dai più giovani, è da Persone Civili e in linea con la Scienza: non si può fare pubblicità a sostanze tossiche, soprattutto in presenza di soggetti fragili. Sui social, chiunque, labile, può leggere le idiozie che si scrivono a favore del consumo di alcool, prenderle sul serio e iniziare a consumarlo, rovinando la propria salute ingerendo una sostanza tossica, che provoca tolleranza e, quanto altre droghe, l'aumento di consumo.
Una Persona, sul suo corpo, può fare quello che vuole, per suo piacere personale; ma bere alcoolici sapendo bene cosa si consuma (droga) e le conseguenze che può portare è ben altro dall'essere spinti con forza a bere alcolici da tutta un'invasiva propaganda a favore dell'alcool.
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occhidibimbo · 2 years
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Ogni anno nel periodo di Natale mi trovo a dover affrontare il fatidico dilemma... quale attività proporre ai bambini per il laboratorio di Natale? È veramente difficile trovare qualcosa di particolare che non abbiano già fatto a scuola o a casa. Una delle attività che ho proposto quest'anno sono le formine con impasto di amido di mais (maizena) e colla vinilica. La particolarità di questo lavoretto sta proprio nell'impasto. É un'idea, molto interessante, che ho trovato su Pinterest. Io l'ho proposta ai bambini dai 3 ai 10 anni, si può proporre anche ai più piccini avendo l'accortezza che non si mettano in bocca l'impasto; per esempio la mia collega ha proposto un impasto molto simile allo spazio gioco, frequentato da bambini da 0 a 3 anni, l'impasto era formato da bicarbonato, amido di mais e acqua; questo impasto a differenza del precedente va cotto (vedi sotto la ricetta). La mia collega ha utilizzato questo impasto per fare in modo che tutti i bambini anche quelli allergici al glutine potessero giocarci. Tornando a noi, la pasta modellabile di colla vinilica e maizena è molto semplice da realizzare e come ho detto in precedenza non ha bisogno di cottura. Mescolate in una bacinella due parti di amido di mais e una parte di colla vinilica fino a quando non avrete ottenuto un impasto lavorabile come un panetto di pizza; se nella lavorazione l'impasto tende ad attaccarsi alla superficie di lavoro aggiungete altra maizena. Stendete l'impasto dello spessore che più gradite e utilizzate le vostre formine per realizzare graziosi alberelli o pupazzi di neve e chi più ne ha più ne metta. Durante tutto il procedimento i bambini sono stati partecipi hanno versato la farina e la colla e si sono sbizzarriti nel creare tante decorazioni natalizie. Un ultimo suggerimento, la pasta dopo un po' che si lavora diventa dura, quindi vi consiglio di non fare un grosso impasto ma di crearlo man mano all'esigenza. Le formine una volta essiccate (dopo circa due ore sul termosifone) risultano lisce e molto resistenti; si possono colorare con gessetti o pastelli a cera, lasciarle bianchi o colorarle con lo smalto per unghie in modo tale che risultino laccati! Insomma potrete dare sfogo alla vostra fantasia e anche quella dei vostri bimbi. Il risultato di queste decorazioni mi ha molto colpito infatti anche per decorare il mio albero di Natale ho realizzato alberelli, stelline e fiocchi di neve con questa pasta. Ingredienti 200 gr di bicarbonato 100 gr di amido di mais (maizena) 150 ml di acqua Una volta lavorata può anche essere fatta seccare all’aria e dipinta. Mescola gli ingredienti in una casseruola e fai cuocere a fuoco medio mescolando finché il tutto non si sarà ben addensato e un po' appiccicoso. Lascia raffreddare in una terrina coperta con un panno umido e lavorala finché non ottieni un impasto liscio e morbido.
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abilenebeaufoy · 3 years
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Rosa e bergamotto
Una musica natalizia soffusa si diffonde discretamente per tutta la sala e fa da sottofondo al vociare animato dei commensali, tutti brillantemente vestiti e intenti ad intrecciare più di un discorso mentre dei bicchieri fluttuanti di champagne e diverse cibarie allietano i palati e i cuori. I brillanti della signora Beaufoy e delle altre dame si illuminano, riflettendo le luci delle decorazioni natalizie accuratamente posizionate ad ogni angolo. <Ma certo che si, la pagella che mi ha portato l’anno scorso era costellata di E!> Il tono pacato e soddisfatto mentre le unghie perfettamente smaltate si posano sul capo di Abilene, accarezzandone dolcemente l’elaborata acconciatura di trecce che le partono sin dalla nuca, circondandola come un’aureola. Ed è effettivamente angelica la figura della bambina che, con occhi discreti, osserva dal basso delle sue lunghe ciglia le donne a cui la madre sta raccontando della sua - finora- strabiliante carriera scolastica. <C’era anche una A> mormora, stando ben attenta a non farsi sentire da nessun altro. Del resto, la madre tiene strettamente conto di ogni voto preso e conosce meglio dei suoi stessi professori la sua intera carriera scolastica. Non sa proprio dire come quest’anno stia reggendo il cenone di Natale, e l’occhio è sempre verso la porta dell’enorme sala della villa paterna, in attesa di qualcosa, qualcuno. < Che guardi, amore?> Una voce maschile alle sue spalle la fa sobbalzare. Si gira di scatto che quasi non si versa addosso il sugo dell’arrosto sul costosissimo vestito di seta bianco che l’avvolge in una nuvola di morbidezza. <Papà!>  Un sorriso, il primo della serata; <Magnus, tesoro, ce l’hai fatta> la signora Beaufoy accoglie il marito con un bacio volante al profumo di rosa e bergamotto. <Si, abbiamo chiuso il rendiconto in tempo per tornare tutti a casa>  una serafica spiegazione prima che tutti gli altri, parenti e non, lo accolgano alla cena di natale. [...]
< Ma sotto l’albero c’è un regalo in più!> esclama con voce stridula la Signora O. Brian, un’espressione allarmata che enfatizza ancor di più l’anomala lunghezza del suo collo. <Si, si, quello è mio> s’affretta ad alzarsi dal tappeto davanti al camino e avvicinarsi all’albero, facendosi spazio tra carte di regali ormai aperti e bimbi che si rincorrono a causa degli eccessi di zuccheri che sono loro stati consentiti stasera. <Me lo sono incartata da sola> un sorriso mesto in risposta allo sguardo interrogativo dei genitori. < E’ un libro di approfondimento per incantesimi> mentre con cautela scarta la carta verde bosco che ricopre quello che sembra essere un libro anonimo con la copertina nera e un ricamo dorato che reca: <”Legilimanzia e Occlumanzia: quando gli opposti si incontrano”> scandisce lentamente ogni parola, il padre, lo sguardo che è una maschera di emozioni represse dietro un distinto taglio d’alta sartoria. <Al secondo anno già vi fanno studiare questo, ad Hogwarts?> ... <No, mi volevo portare avanti> fa spallucce, porgendo la mancina verso il padre ad indicargli di ridarle il libro. Lo sguardo è fermo, la mano un po’ meno. <Oh, che vi avevo detto? E’ così brava che si vuole portare avanti! Magnus, ridalle il suo libro, suvvia> .
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ma-pi-ma · 4 years
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Amarmi senza scarpe vuol dire amare le mie lunghe gambe brune, dolci e care, buone come cucchiai e i miei piedi, due bambini liberi di giocare nudi. Nodose sporgenze i miei diti, non più costretti - e in più guarda le unghie e le prensili giunture di giunture come in dieci passi mettono radici - irrequieti e selvaggi: questo l'ammazzò, questo la cucinò. Lunghe gambe brune e lunghe brune dita. Più su, caro, la donna rievoca segreti, casine, piccole lingue che narrano per te. Siamo soli noi due in questa casa su una lingua di terra. Ha un campanellino nell'ombelico il mare, ed io sono la tua scalza puttanella per una settimana. Gradiresti del salame? No. Non ti va proprio uno scotch? No. Non bevi molto tu bevi me. I gabbiani uccidono pesci strillando come bimbi di tre anni. Il ritmo delle onde è una droga e tutta notte invoca sono, sono, sono. Scalza, ti tamburello la schiena su e giù. Corro da porta a porta la mattina, nella capanna giochiamo a nascondino. Ora mi afferri le caviglie, ti fai strada fra le gambe e vieni a trapassarmi nel punto della fame. Anne Sexton, Scalza
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stanzadie · 4 years
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Ferro in Agosto
Sai come ho fatto?
Infilando le unghie nella carne non appena cominciavo a desiderare di chiamarti e raccontare. Il bruciore mi induceva a lasciarti immerso nel tuo limbo stagionale al riparo dal mio ego(t)ismo (riesco anche a vederti, gli occhi rilassati dall'assenza di ogni scadenza che si arrotondano quando incrociano la palla rossa che cala tra il fogliame).
Solo che mi annoia soffrire di un dolore così effimero, così ho guardato i piccoli fili di sangue ricamarmi la pelle del polpaccio, o dell'avambraccio, o del lembo estratto a sorte con interesse appena tiepido, anzi, addirittura scarso. Però le vedi le piccole cicatrici che movimentano l'ammirevole monotonia della pelle abbronzata? Le vedi?
Sono i piccoli post-it in cheratina che mi hanno ricordato di starti lontana. E' a loro che devi le tue vacanze meritate e serene.
E' a loro che devi questa lettera.
Ma ora andiamo, per favore?
Ti ho aspettato, per entrare.
Il luogo è fresco di umidità, al riparo dalla calura di questo torrido mattino (certo che è notte, e certo che lo so! Ma "lì" è mattino, capisci?)
Va bene, ne abbiamo già parlato, allora mi correggo: il luogo non è fresco ma freddo. F R E D D O.
La pelle raggrinzisce come se una secchiata di acqua gelata l'avesse appena trafitta, e il sollievo dall'arsura lasciata alle spalle muta in dolore leggero non appena le ossa roventi si temprano alla temperatura inattesa. Va meglio adesso?
Come promesso. Ometto le omissioni stilistiche e recido i vaporosi merletti con cui amo rivestire le cose camuffandole.
Come hai preteso, come ho promesso, tu (#tu#) non avrai sconti.
Il portoncino bianco cigola insieme alle cicale, e il piccolo atrio buio odoroso di muffa ci inghiottisce lasciandoci spauriti e titubanti come quando - ricordi?- bimbi affondati nelle coperte temevamo l'istante in cui il sonno ci avrebbe sopraffatti e dolcemente assassinati col suo nulla (non è un merletto questo, NON LO E'! - non osare dirmelo).
E' solo un attimo, poi gli occhi si allineano agli spettri della non luce e dalle ombre affiorano forme distinte e note, a me naturalmente, e a te per mia mano, tra pochissimo.
No, aspetta un secondo. Ho bisogno di allestirmi un caffé. 'Spetta, taci, non frignare.
Eccomi eccomi (…COSA?! …Ti avrei lasciato solo troppo a lungo? …Paura, tu?! …B U G I A R D O).
Ti ha incuriosito il piccolo attaccapanni sulla destra (lo sapevo, devi avere visto col tuo terzo occhio, o sentito col tuo quinto orecchio). Tre ganci tondi in ferro battuto e cupo. Non li vedi bene perché in questo momento sono nascosti da felpe e giacche di varie dimensioni estranee alla routine della casa. Prova a spostarle, e guarda meglio se vuoi. Un uomo ci ha lasciato appesa la vita, anni fa, dopo aver gridato un nome. Tutto qua, non c'è altro. Bàstatelo.
Di fronte una scala in pietra grigia, nove alti scalini, a fianco dei quali una minuscola porta di un minuscola sottoscala ospita un minuscolo bagno dove mai entrerei mezza vestita figuriamoci mezza nuda.
Attento! Ora viene il bello!
Proprio tra l'attaccapanni ed il muro che conduce all'angusto pisciatoio. C'è una porta proprio lì, dove nessuno la crederebbe possibile. Il bianco ormai giallo dell'intelaiatura ospita in un certo punto, a sinistra, più in alto della sua metà, una cartolina vista mare. Non particolarmente bella, ma particolarmente adatta a nascondere il foro che una mano inquieta ha osato aprire ancora anni fa con un brusco movimento dettato da piccola circostanza sfavorevole (o pugno, se preferisci).
Su, entriamo.
La stanza è invasa dai mobili, farcita in modo imbarazzante, non si riesce quasi ad attraversarla senza urtare lo spigolo del lungo tavolo o il piede di una delle otto sedie abitanti quei modesti metri quadrati, o la rotella della stufa a gas, o il divanetto duecentomila lire tutto compreso, vuoi che non lo sappia?
E ora non stare a immaginare chissà quali intense riunioni umane, porcellane, pietanze e gomiti tiepidi che si sfiorano in amichevole convivialità, non è il caso di sprecare tanta bella fantasia.
Quella che stai osservando è pura rappresentazione, metodica scenografia piuttosto gotica.
Questa stanza è magistrale rappresentazione di un soggiorno vissuto e usurato dal calore umano che di calore umano non ha mai sentito l'afrore, ed ogni oggetto che la occupa recita con maestria il suo ruolo immoto e privo di vita.
Non mi credi (me lo dice il modo in cui ti mordicchi il labbro inferiore), cioè sai che devi credermi (perché non mentirei) ma ti riesce difficile (vedendo ciò che vedi), e questo mi/ti/ci dimostra quanto il regista del trailer domestico sia stato efficiente: chapeau!
Guarda per esempio quel vaso in cristallo lucido, esattamente al centro del manufatto ad uncinetto - esattamente al centro ho detto, si, controlla pure, la sua base rotonda ha un diametro di dieci centimetri che equidista dai bordi del lato più lungo del centrino di altri dieci.
Credi che abbia mai accolto fiori veri? Che qualche insetto sfuggito ad una corolla qualsiasi lo abbia mai percorso in viaggio tra una zigrinatura e l'altra delle splendide incisioni a forma di stella che lo solcano per tutto il diametro? Esatto. Mai.
Sorridi adesso, eh? Però hai controllato (bastardo). Ma si, sorridi. Sorridiamo.
Del quadro che spezza la parete di fronte alla porta, appeso sotto un arco scalcinato che nessuno ha più pitturato, non ho altro da aggiungere. L'ho già fatto a suo tempo, forse ricordi e forse no - ho spesso il sospetto che tu faccia defluire le mie parole attraverso il tuo corpo senza trattenerne una ( o era tuo, il sospetto?), dicendo tutto quello che mi potevo (e dovevo) permettere.
Voglio solo precisare che quel volto inquieto di ragazza non viveva sotto quell'arco, non so chi abbia deciso di mettercelo, e ho fatto apposta a non dargli troppa importanza chiedendo chi sia stato.
Forse c'è andato da solo, non mi sarebbe difficile crederlo.
Sostava in un altro ambiente, una volta. Per guardarlo bisognava varcare nove gradini più altri cinque, e tenere la faccia fissa al muro, e le pupille rovesciate all'indietro, ed una mano sulla bocca. E lasciare che accadesse quel che accadeva.
Ma quanto tempo impieghi ad osservare tutte quelle chincaglierie, ti sembra il caso? Anche le foto ti interessano! Quelle le ho tirate fuori io, ci crederesti? A casa non ne ho in giro nessuna, e qui invece ne ho disseminate ovunque, scegliendole con cura maniacale affinché ognuna sostituisse un ricordo dimenticato. Freud direbbe che sono una criminale intenzionale. Che ho frantumato lo specchio della memoria nascosta lasciandone in giro i frammenti come mine inesplose affinché chiunque passando ne rimanga ferito. Lasciamoglielo dire. Nessuno è riuscito ad azzittirlo ed io non voglio essere la prima.
Forse la tenda rossa merita un po' di attenzione, anche perché con gli occhietti acuti è già un pezzo che mi stai silenziosamente (…SILENZIOSAMENTE?! Sono ormai praticamente sorda!) chiedendo a cosa serva quello scampolo di stoffa pesante che interrompe la stanza in un modo decisamente teatrale (e in effetti sembra proprio il sipario di un piccolo palcoscenico), e so come sei martellante quando ti ci metti (cioè sempre) e come non mi darai tregua fin quando non apriremo quella tenda imprevista, quindi apriamola - guarda però come lo faccio lentamente, come mi diverto a prolungare l'attesa con allegria un po' balorda, forte del fatto che IO so cosa ci aspetta.
E ora dimmi: TU te l'aspettavi?
Quel brusco cambio di scenografia, quel fascio di piastrelle scheggiate ed il vecchio lavello a fianco della cucina poco usata, e l'armadio tarlato privo di ante e il frigorifero nano che ronza come uno sciame di api? Tutti insieme segretamente avvinghiati ad un solo metro di distanza dall'ordine perfetto e desolante della metà, anzi no, dei tre quarti del resto del soggiorno buono?
No, ne sei sorpreso. E anch'io.
Varcare una facciata qualunque, anche nota, mi devasta sempre con la stessa dolorosa modalità. Non userò altre parole per questo quartino di camera, quindi adopera pure il tuo talento se hai voglia di disegnare le storie che si sono avvicendate dietro questo drappo vermiglio, o le cose che vi sono state celate (alcune anche da me).
Sai che non siamo qui per questo.
Che non è un giro turistico di quattro o di otto mura quello in cui ti ho chiesto di accompagnarmi.
Cioè no, in realtà non lo sai, perché non te l'ho detto -e non farmi lo sguardo dell'
"… ETTIPAREVAEQUANDOMAI !"
per favore.
Più che saperlo, lo senti. Come?
Col corpo.
Nelle viscere più aggrovigliate, nella vena più profonda della tua gamba sinistra, lì dove io risiedo.
Aspetta adesso, ci vuole un attimo di pausa. Facciamoci una sigaretta (che vuol dire che "non fumiamo"? E che importa? E a chi?). Lascia che io riprenda fiato.
Di nuovo. Eccomi. Ci sei ancora?
Riprendere a dipanare è decisamente difficile.
Ora, UDITE UDITE, dichiaro che non muoverò più un muscolo da questa sedia fin quando non avremo (avremo, hai letto bene) finito. Se ci volessi provare (a fuggire) immobilizzami, o legami, o non so. Trova tu un modo qualsiasi, ti sto autorizzando. C'è il caso (ci sarà sicuramente) che io ti preghi di desistere, che io ti neghi ogni autorizzazione concessa mentendo come una tossica in astinenza. Fai tu come meglio ti riesce (purché effettivamente ti riesca).
Non ho sorvolato su quei nove gradini, naturalmente.
Anzi si, naturalmente.
Ma tanto tu vieni sempre a scovarmi ovunque io mi nasconda. Anch'io lo faccio io con te, e non è meno difficile, solo che adesso è il mio turno di preda stanabile, e quindi cerco di prendere tempo e mi dibatto come un uccello impazzito in una grotta priva di uscite comode (ahi le ali, AHI LE ALIII!).
Tento di non dirti cose che non vorrei dirti ma che dovrei dirti.
Inizio della storia.
Prima di tutto una volta su quella scala ci sono scivolata, pesantemente, di schiena, e alla fine della corsa ho battuto la testa perdendo i sensi per qualche minuto, cosa che ha fatto temere per la mia vita con gran clamore dei pubblici astanti, e forse non avrebbe dovuto.
Un'altra volta lì trascorrevo la notte, tra il quinto ed il sesto gradino, in punizione. Il freddo di quel marmo mi è stillato come veleno nell'animo per sette anche otto ore di fila, e l'ha pietrificato. Lì, al buio, nel silenzio assenso dei sonni altrui mi sono fatta una promessa, cosa che non ha fatto temere nessuno per la mia vita, ma che forse avrebbe dovuto.
Fine della storia.
E perché ti incazzi adesso, scusa? Che ho detto?
Ah. Quello che NON ho detto. Capisco. Ancora un attimo di pazienza.
Guarda di nuovo nella solita stanza. La donna anziana siede su di una sedia, pingue eppure composta nella sua scatola di carne greve. Il piccolo televisore rimanda immagini stanche di notizie che nessuno segue, fanno da scenografia alla scenografia. Il caffè sbuffa nella macchinetta al di là della tenda, una manciata di medicinali attende sul tavolo pronta a svanire dalla scena dopo l'uso affinché l'ordine rimanga imperturbato. Alle sue spalle, curve, una donna di molto più giovane le pettina i lunghi capelli con delicata fermezza. Sono entrambe silenziose, lignei noccioli racchiusi in frutti acerbi incapaci di evolvere in generosa incoscienza.
Non si odiano, nemmeno si amano abbastanza da perdonarsi le insormontabili diversità, né esiste la necessità che questo accada.
Affettuosamente reciprocamente stanno.
Lei continua a pettinarle i capelli sapendo quanto questa coccola le piaccia e quanto non la meriti. Eppure continua a farle questo dono, sa che sarà ancora per poco.
Cinque. Cinque sono i segreti importanti che solo loro due condividono in questo istante. Il meno impegnativo riguarda la foto che la donna anziana e vanitosa ha indicato all'altra per la sua tomba, e che le figlie non vorranno mai (ma lo vorranno a forza). Insieme al vestito, alla sciarpetta di seta sul collo tozzo ed esangue, ed alle scarpe blu lucide tacco medio, ancora nuove, che aspettano nella scatola sul pianerottolo prima dell'ultima scala, quella nera.
"Ti truccherò il volto così non sembrerai pallida e deforme" è la promessa che strappa alla vecchia un sorriso compiaciuto e felice.
E quella terza donna? Che circola attorno alle altre due con scatti nervosi e repentini, senza riuscire mai ad avvicinarle, anzi respinta con forza molle come si respingono i poli uguali di una calamita?
Di lei non c'è niente da dire, anche se è per lei che siamo qui (recidere, lenire, dimenticare, tentare di giustificare senza riuscire a perdonare, perennemente disprezzare).
…E questo sapore di ferro arrugginito che all'improvviso mi inonda la bocca?
Coi denti ho appena squarciato la guancia senza rendermene conto, morirò dissanguata, proprio adesso: OH NO!
Mi giro: ci sei tu, a leccarmi le ferite (ci sei ancora?).
Stringimi forte la mano.
Ora, qui, mentre inscatolo i sospiri sepolti e sigillo il grazioso portoncino alle mie spalle senza nemmeno voltarmi indietro, STRINGILA!
Non lasciare che si accorgano di quanto stia tremando.
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9itshardtobeme9 · 4 years
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Venerdi. Finalmente venerdì. E ho solo il bagno da fare. Non mi sembra vero. Stasera esco dalle cinque alle undici. Mi lasci solo mi dice andre. E poi anche tutto il weekend. Ha ragione. Ma ho la necessità di uscire da qui. Per forza. Sto scoppiando. Oggi è giorni di Damiano. Prendo la miri prima della seduta. Mi sforzo di parlare con lei. Riesco a dirle solo del mio distacco da Damiano. Della difficoltà che ho nel parlargli nello stargli vicino. Da quando è tornato dalle ferie fatico a rivolgergli la parola. Non riesco più non solo a guardarlo in faccia ma nemmeno gli guardò più le mani. Quelle mani salde che ricordo vicine a mè pronte a prendermi ad afferrarmi a non lasciarmi andare. Miriana mi chiede se voglio che faccia un pezzo di seduta insieme a lei ma no dico c’è la devo fare da sola. Devo portare questo oggi in seduta. E questo porto. Quando mi chiama sento tremarmi la terra sotto ai piedi. Non so da dove partire da dove cominciare. Poi in qualche modo inizio. Gli dico che tra noi non c’è più una scrivania ma un cratere un pozzo e nessun ponte in mezzo. Che io sono afggrappata alle pareti con le unghie ma e mi muovo verso di lui a fatica e perdo sangue ma non vedo più le sue mani di la pronte a prendermi. Sono disposto a costruire un ponte mi dice. No dico. È il restare attaccata con le unghie che mi appartiene. È parte di me qiella sono io. Che mi arrampico che rischio di cadere ad ogni falsa incrinatura della parete. Io ho bisogno di sapere che posso lasciare la presa e lasciarmi morire. Che posso morire quando lo voglio io. Che posso sanguinare di continuo perché qiella è la mia casa. Il dolore. Che nemmeno sento più. La fatica. Che invece sento sempre di più. Mi chieda qualcosa di me mi dice. Vorrei sapere se sta bene, se è stato bene, mentre era via. Vorrei sapere se si è riposato. Mi vergogno a fargli domande che riguardano lui. Sono in enorme disagio. Lui lo sa ma me lo chiede lo stesso. Mi chieda qualcosa di me mi dice. Di nuovo. E si nuovo ci provo, annaspo paio una bambina spastica. Lui mi chiede se mi sono sentita abbandonata. No dico. Non è così non è questo. Io non sento l’abbandono (odio questa parola e nn mi si addice. Io me la cavo sempre da sola) è più una distanza. Non ho la costanza dell’oggetto interno, come ai bimbi quando si fa bubu settete. Ha studiato mi dice. Già, rispondo. Winnicott. Andiamo avanti non so come non so perché eppure andiamo avanti. Gli dico che dissocio tantissimo, ma che passa inosservato. Gli dico che tutti mi chiedono come sia possibile che io abbia preservato una mente. Perché si è divisa in undici persone diverse mi risponde ecco come. Anche sentirglielo dire fa male. Anche se già lo so ma fa male ugualmente. Poi andiamo verso la chiusura. Riuscirò a guardargli ancora le mani glielo prometto. Mi dice che con me a volte si arrabbia perché si sente frustrato dal fatto che non riesce a far lavorare le mie parti più aggressive e autodistruttive. Si a volte mi irrito con lei. E so che lei lo sente mi dice. È che mi sento impotente. E devo farci i conti. Però non è COLPA sua. Non si deve caricare di questo non deve fingere con me per tutelarmi. Ok? Ok. Esco dallo studio e mi sento un po’ più leggera. Le cinque arrivano in fretta. Vedo i miei cani. Finalmente i miei cani. E i miei. Ma i miei li vedo sempre. Andiamo nel bosco fino a Montevecchia co mangiamo un gelato poi scendiamo e ci mangiamo una pizza d’asporto sul muretto del parco per non lasciare i cani in macchina senza vederli. Mangio mangio mangio continuo a mangiare. Fichi gelato ancora fichi pizza. Continuo a mangiare penso solo a mangiare. Ma questa è un’altra storia e no non riesco a parlarne ora. Mi manca andre. Discuto con mia madre per lui. Quanto la odio quando mi reputa una fragile incapace. Vorrei sputarle addosso tutto quanto. Ma poi c’è sempre la prima regola di dexter: never get caught. Never. Rientriamo alle 22 e 30, giusto in tempo per prendere la terapia e andare a letto, che sono stanca morta. Per oggi passo e chiudo.
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ceravolo · 5 years
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IO VADO A LETTO… ( bellissima da leggere )
Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice ‘Sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto’…
Va in cucina a preparare i panini per l’indomani.
Sistema le tazza per la colazione, estrae la carne dal freezer per la cena del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva.
Poi mette i vestiti bagnati nell’asciugatore, i panni nella lavatrice, stira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono, ripone l’elenco telefonico e da l’acqua alle piantine.
Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare.
Firma un biglietto d’auguri per un’amica ci scrive l’indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba.
Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l’asciugamano. ‘Pensavo stessi andando a letto’…. commenta il marito!!!
Ci sto andando’, dice lei.
Mette un po’ d’acqua nella ciotola del cane mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori. Da’un’occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti.
Finalmente nella sua stanza. Tira fuori i vestiti e scarpe per l’indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente è seduta sul letto.
In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia: ‘Vado a letto’.
Va in bagno, fa la pipì’, si gratta il sedere mentre da un’occhiata allo specchio e pensa: ‘ che PALLE domani devo fare la barba’…. e senza altri pensieri va a dormire.
Niente di strano non vi pare???? Ora chiedetevi perché le donne vivono più a lungo!!!
Perché sono fatte per i percorsi lunghi (e non possono morire perche’ prima hanno molte cose da fare). dedica questo link alle donne fenomenali che conosci e magari anche a qualche uomo che non fa mai male.
E poi??????????????????????? PUOI ANDARE A LETTO! :-)))))
(web)
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gabbiadicarta · 5 years
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Ciao scusa il disturbo. Anch'io soffro di dca e avrei bisogno di un consiglio. Motivi per continuare a vivere?
cerca i motivi di vivere nelle piccole cose, in quelle cose che diamo tutti per scontate. Nella gioia di uscire e vedere le stagioni cambiare, tu che cambi con loro. Nei sorrisi spontanei delle persone. Nei commenti divertenti che ti si creano nella testa, quando vedi uno sconosciuto fare una figura di merda.
Cerca la voglia di vivere nei colori che sfumano dal rosso all'arancio, nel cielo, durante il tramonto o l'alba. Nel sapore del caffè. Nelle persone che ti stanno accanto e ti sostengono, anche se probabilmente non te ne rendi conto; persone che lottano per vederti risplendere. Combatti con le unghie e con i denti, per tornare a fare quello che facevi prima del disturbo alimentare: la sorpresa quando entravi con un piede nell'acqua del mare ed era gelida, il sole sulla pelle scoperta, l'alzare lo sguardo al cielo e notare i fiocchi di neve scendere in inverno, il profumo del pane appena sfornato la mattina e i bimbi che si rincorrono tra le stradine del paese, non intimiditi dal futuro.
Queste sono le cose per le quali vale la pena continuare a vivere.
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marias-detox · 4 years
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Le #capsule hanno 30 tipi di frutta e verdura
Adatti a tutti perché sono naturali
E per i nostri bimbi abbiamo le favolose #gommose per i suoi benefici ⏬ 🧑‍🔬Potenziano le difese immunitarie
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zuccherodisqualo · 6 years
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Ho di nuovo mal di testa, esco dopo aver badato a due bimbi e per strada si sente suonare un pianoforte. Quando sento qualcuno provare il proprio strumento mi fermo sempre ad ascoltare, anche solo per pochi secondi, sembra una specie di colonna sonora inaspettata e nel palazzo in cui spesso ora entro ed esco capita quasi ogni giorno di sentire un clarinetto esercitarsi. Vorrei un cortometraggio di me che vado a prendere il bus per vedere come guardo la coppia di coatti davanti a me che si abbraccia, il vecchio che guarda i gemelli e le pipe nella vetrina di un negozio costoso da "uomini", la coppia di 40enni che si bacia alla fermata e gli adolescenti che continuano a farmi paura con i loro jeans a vita alta e le unghie lunghe a punta.
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smokingago · 5 years
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"Quindici cose da fare per condire con un po'
di sale la vostra vita sessuale...,,
1. Parlategli in modo volgare. Non ci riferiamo
alle litigate che fate per chi deve lavare i piatti
dopo cena o a quando lo avete insultato
perché ha trascorso la sera del vostro
anniversario a guardare la partita sul divano.
Se siete troppo educate,cominciate
a sospirare. Poi respirate in modo più pesante.
Senza esagerare,non dovete imitare l'orsa in
Amore. Poi passate alle frasi più complesse,
"mi piace quando fai questo" o "cosa vuoi
fare ora?". Non distraetevi. "Mi passi il sale"
o "Hai pagato la bolletta?" non sono frasi
che riscalderanno l'atmosfera.
2. Baciatelo a lungo. Molto a lungo.
Invadete il suo spazio,prendete l'iniziativa,
fategli sentire quanta voglia avete di baciarlo.
Guidate voi,imitate con la lingua il movimento
del rapporto intimo,toccatelo da qualche parte.
Comunicategli il vostro desiderio.
Vi bacerá più spesso.
3. Giocate senza mani.Datevi il compito di
esplorarvi reciprocamente con tutte le parti
del corpo senza usare mani e dita. Scoprirete
il piacere di parti inutilizzate ma molto,
molto stuzzicanti.
4. Scrivetegli una lettera.Pensate a ciò che
volete comunicargli e scrivetelo su di lui.
Potete usare le dita,le labbra o una sostanza
cremosa che vi piaccia. Vi inciterà a coltivare
il vostro lato poetico.
5. Metteteci un freno. Quando le cose si
stanno facendo bollenti,infilate la vostra
biancheria (di seta,non quella bianca da
penitenza comprata in saldo) fra voi e lui
e continuate a muovervi.
Dover aspettare lo farà eccitare ancora di più.
Non esagerate. Alcuni uomini hanno una
soglia d'attesa particolarmente bassa,
per cui potreste ritrovarvi davanti ad un
innocuo bell'addormentato.
6. Illuminatelo. Il Tantra è l'arte di prolungare
la passione per raggiungere nuovi livelli
di soddisfazione. Vi permette di entrare in
contatto con la vostra energia profonda e
di innalzare la qualità delle prestazioni
sessuali. Diventare sacerdotesse del Tantra,
però,richiede studio e preparazione.
Se volete sperimentare una piccola tecnica,
iniziate con il massaggiargli l'esterno delle
orecchie con gli indici delle dita.
Percorrete tutto l'orecchio, molto lentamente
e arrivate al lobo.Usate le labbra e la punta
della lingua per esplorare il padiglione
auricolare del vostro uomo. Evitate di infilare
l'intera lingua,tipo fetta di carne,dentro
l'orecchio indifeso del vostro uomo.
Infastidire e stuzzicare sono verbi differenti.
7. Rendete la vostra doccia più Hot.
Una variante della tecnica numero 6.
Infilatevi nella doccia e cominciate ad
insaponarlo. Usando una spugna soffice,
fate dei piccoli cerchi attorno al petto,
all'ombelico e nell'interno delle cosce.
Datevi il cambio e chiedetegli di fare la
stessa cosa.
8. Legatelo a voi. Prendete una sciarpa o una
fascia. Di seta, per favore, il tatto è importante.
Cingete le sue parti intime (Willie e i suoi due
amici) in un nodo ampio. Che sia largo
e morbido,così da non dover ricorrere ad
infermieri professionisti per scioglierlo.
Lasciate 50 cm di stoffa da entrambe le parti.
Mettetevi sopra di lui e iniziate la vostra
cavalcata, tirando leggermente
(Leggermente,non vogliamo responsabilità
di ustioni e fratture imbarazzanti) in modo
che il nodo sfreghi contro il vostro clitoride.
9. Ditegli che è uno stallone. Anche a lui
piace l'ambientazione far-west/cavalcata
selvaggia. Se volete che vi pensi davvero
tanto,trovate un modo vostro e privato
per esaltare le sue qualità sessuali.
10. Riscaldatelo e raffreddatelo.
Abbassare la temperatura del suo corpo
eccitato lo farà riscaldare. Tirate fuori dal
freezer il ghiaccio (a forma di cubo, perché
un cagnolino in miniatura o un elefantino
divertirà lo sguardo dei bimbi,ma difficilmente
darà una mano alla vostra mission erotica)
e passatelo sul suo corpo,dal collo in giù.
11. Seducetelo parlandogli in maniera diretta.
Non nel senso che d'ora in poi direte no,
quando è no e si, quando è sì.
Continuate pure ad essere incomprensibili
nella vita quotidiana. Ma aggiungete ai vostri
consueti giri di parole anche un
"Voglio fare l'amore con te".
Guardandolo negli occhi.
Possibilmente senza ridergli in faccia,
mentre pronunciate la frase. Se volete fare
esercizio, chiudetevi in bagno, guardatevi
allo specchio e ripetetevi un mantra
significativo, del tipo "quello che voglio,
ottengo". Sarete irresistibili.
12. Datevi al gioco. L'aspetto ludico è
fondamentale per mantenere sana e vitale
una relazione. Gli uomini,che del gioco sono
esperti, sanno divertirsi di più delle loro
controllate compagne. Fate scorta di sex toys
e iniziate un'olimpiade privata di piacere.
Manette foderate, perle, vibratori...
Andate in un sexy shop e fate un po' di allegro
shopping. La regola è sempre quella
di provare nuove esperienze senza essere
costrette a farlo. Fate ciò che vi incuriosisce
e vi stuzzica. Nulla, nel sesso,é obbligatorio.
13. Guidatelo al secondo round.
Dimostratevi interessate al sequel.
Lasciate intendere che siete disponibili
e pronte, ma senza esagerare, per non
cadere nella trappola dell'ansia da prestazione.
Ditegli quanto vi ha fatto stare bene e quanto
siete soddisfatte. Se ha recuperato
abbastanza energia, la replica, per voi,
potrebbe essere da nomination all'Oscar.
14. Insaporite il classico missionario.
Fate un po' di ginnastica preparatoria e
mantenetevi flessibili e agili. Quando vi
propone il solito menú, poggiate le ginocchia
sul suo petto. La penetrazione diventa molto
più profonda. Se siete seguaci del
Cirque du Soleil e avete fatto anni di esercizi,
potete sbizzarrirvi nel poggiare i piedi contro
il suo torace, le ginocchia sulle sue spalle
ed altro. Dipende solo dalla vostra abilità
di contorsioniste.
15. Siate aggressive.
Gli uomini sono meno delicati delle donne,
quindi non temete di fargli male.
Provate a pizzicare i suoi capezzoli, zone
ricchissime di terminazioni nervose,
o a infilargli le unghie nella schiena.
Ma attenzione, vale sempre il criterio del
buon senso. Se il vostro compagno è patito e
scheletrico e voi dei krafen giganti,
evitate di malmenarlo con violenza.
Potrebbe anche piacergli, sí.
Ma è più bello arrivare all'incontro
successivo senza ingessature.
Il consiglio finale?
Concedetegli una sveltina. Ci sono un sacco
di cose meravigliose a cui potete pensare in
quei 30 secondi che gli serviranno per
raggiungere l'orgasmo.
Lui sarà soddisfatto, felice e si sentirà in
debito con voi. Quale momento migliore
per proporre le vacanze alle terme che
avete sempre sognato? ...,,
( FIAMMETTA SCHARF )
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eva-delle-corde · 6 years
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Quelli che il BDSM....
rubato sul web
Quelli che “ciao cagna”
Quelli che “ciao master”
Quelli che “ciao, sono alla prima esperienza, mi insegni tutto?” ed alla terza parola iniziano a farti obiezioni sul fatto che “il termine schiava mi sembra francamente offensivo e lesivo della dignità femminile…..”
Quelli che “sono Dom, però con la persona giusta posso anche essere switch…”
Quelli che “sono sub, però con la persona giusta posso anche essere switch….”
Quelli che “sono switch e non mi prende sul serio nessuno…”
Quelli che “buonasera Padrone, sono qui per servirVi” e quando gli rispondi “ma non sei la mia schiava, dammi pure dal tu che prima vorrei conoscerti come persona, sai com’è…” si offendono
Quelli che sono sempre collegati ma non scrivono mai.
Quelli che non sono mai collegati ma scrivono sempre.
Quelli che “ho capito che Il BDSM è la mia vita e voglio viverlo in maniera totalizzante!”, poi scopri che hanno coniuge, 2 amanti, 3 figli in età scolare, suocera inferma in casa a cui badare, yoga 3 volte alla settimana, corso di cucina cajun alla domenica mattina, triplo lavoro, possono chattare solo dalle 23,00 alle 23,10 al martedì e al giovedì ed incontrarti per una conoscenza preliminare soltanto nei giorni pari dei mesi dispari degli anni bisestili quando Mercurio è in terza casa con Giove e ti dicono “la mia vita non deve essere messa in discussione eh, questa è la base”
Quelli che “amore e BDSM sono due cose inconciliabili” e poi appena dici una parola gentile diventano così dolci che ti si cariano anche le unghie dei piedi
Quelli che “io non ho limiti” e poi alla prima cinghiata ti urlano “AHIAAAAAA! BASTA BASTA BASTA TI PREGOOOOOO!!!!”
Quelli che “io ho questi limiti che non supererò mai e poi mai” e poi alla prima cinghiata ti dicono “fammi quello che vuoi…”
Quelli che non hanno mai praticato e ti dicono “io non sono masochista”, e dopo la prima sessione della loro vita rivedono la loro posizione e con aria pensierosa ti guardano e dicono “però… non credevo….”
Quelli che “da quando c’è Internet non è più come una volta quando ci si riconosceva dalle parole in codice sulle riviste negli anni 80…ahhh, bei tempi quelli..”
Quelli che “da quando ci sono gli smartphone non è più come quando è iniziato il BDSM su Internet negli anni 90…ahhh, bei tempi quelli…”
Quelli che “sono un Maestro di Shibari” e quando gli chiedi che ne pensano del Karada ti rispondono “Non ci sono ancora stato, l’anno scorso ho fatto il Mar Rosso, sai c’era l’offerta…”
Quelli che “mi sono avvicinato alla filosofia BDSM approfondendo alcuni testi” e poi ti citano “50 sfumature …la TRILOGIA…”
Quelli che “le schiave di questo sito non mi rispondono,è pieno di fake e di maschi che si spacciano per donne, il sito fa schifo, è una truffa, mi rivolgerò all’Adiconsum, alla polizia postale, all’Onu ed anche a Putin se è il caso!!” e poi scopri che il loro messaggio di esordio è invariabilmente “ciao” + “epiteto a scelta”+ contatto skype.
Quelli che “il BDSM è una dimensione totalizzante dell’essere che si esplicita attraverso un libero incontro di corpi e spirito in uno scambio di ruoli spesso antitetico al quotidiano, eversivo nel suo svolgere una sorta di capovolgimento carnascialesco dei ruoli socialmente imposti traslati in una chiave dell’Es erotizzante che già Foucault, riprendendo De Sade, aveva individuato come via d’uscita dalla nevrosi della quotidianità”, e quando gli chiedi “è da molti anni che pratichi?” ti rispondono “In realtà non ho mai praticato XD!”
Quelli che “mi sono appena iscritta e ho 100 messaggi, alcuni mi hanno anche insultato…è uno scandalo!!!” poi nel profilo hanno un primo piano della topa senza una riga di testo
Quelli che “il BDSM è pev tutti, siamo una gvande famiglia che condivide una mevavigliosa filosofia e non facciamo distinzioni di ceto sociale, ti spieghevò meglio il concetto alla festa pvivata che ovganizzevò a fine mese nel pavco della mia villa a Covtina alla quale ti invito, sevata ponyplay..vicovda di povtave la biga..hai una biga vevo? No? Chi non ha una biga al giovno d’oggi daaaaai…se vuoi pvaticave attvezzati pevò!”
Quelli che “ciao…” “dimmi” “sono timida” “dico io?” “mmhh, no…” “e chi dice?” “mmhh, non lo so…” “facciamo testa o croce?” “ecco, mi prendi in giro perché sono timida!”
Quelli che “dai lo sappiamo che è un gioco, tra noi possiamo dircelo, siamo tutti qui per scopare e basta su, non giriamoci attorno troppo dai…” e quando gli rispondi “io non gioco e non sono qui “per scopare e basta”, per me è una ricerca vera” ti dicono “anche per me, volevo metterti alla prova….ora che so che sei serio/a possiamo procedere.”
Quelli che postano una foto presa da Internet ogni 20 minuti ignorando che esiste “Google immagini”
Quelli che “concorderete tutti con me che il BDSM è innanzitutto apertura mentale, accettazione delle diversità e tolleranza, e che i froci e le puttane che non lo capiscono devono essere espulsi dall’ambiente e bruciati vivi”
Quelli che “sono 25 anni che pratico, ho imparato a fare tutti i nodi esistenti al mondo inclusi quelli marinari ma lo ammetto: non ho mai capito come si pronuncia correttamente la parola bondage”
Quelli che “una sera ero strafatto con degli amici cioè troppo fuori volevamo andare a un rave e per sbaglio siamo finiti in un posto con tutta sta gente strana in pelle e in lattice…noo, guarda, troppo fuori, tutti pazzi, troppo ridere…cioè alla fine mi sono incuriosito e sono qui…come funziona la storia?”
Quelli che “Si, è vero, ho 20 anni ma sono straconsapevole di cos’è il BBMS eh, non giudicarmi dall’età….”
Quelli che “io sono uno che conta nella scena, ho anni e anni di feste, eventi, sessioni, pratiche, sperimentazioni, scoperte, ho brevettato tecniche di bondaggio che conosco solo io, mi costruisco le fruste da solo, ho un dungeon di 100mq attrezzatissimo in centro, conosco tutte le slave, Mistress, Master e schiavi nel raggio di 500km, giro sempre in dress code e sono fiero di quello che sono, non mi nascondo mica io, ci metto la faccia…” e poi quando gli chiedi il contatto skype ti dicono “eh, un attimo, la privacy sai…”
Quelli che “ma come funziona sto sito? Oddio non ce sto a capì nulla….” …inizi a spiegarglielo, si disconnettono di colpo e non li rivedi mai più...
Quelli che fanno un profilo, se ne vanno sbattendo la porta e facendosi bannare, rifanno un profilo, si comportano male e si rifanno bannare, rifanno un profilo e provano a comportarsi bene ma reggono per pochissimo e si rifanno bannare…
Quelli che organizzano un incontro per 3 mesi rimandando ogni volta e quando finalmente fissi un giorno certo non si presentano
Quelli che “cerco in un Master quello che mio marito non è e non potrà mai darmi, ma mi donerò solo ad un vero Master, al Padrone della mia vita” poi lo trovano, proclamano Appartenenza eterna, si fanno scoprire, incasinano un matrimonio, vanno, vengono, forse divorziano, forse abbandonano il BDSM per sempre e alla fine scoprono che il loro marito era “il loro vero Master”, poi tornano si fanno riscoprire e abbandonano il BDSM, poi il marito torna “il loro vero Master” etc.etc. (questa è autobiografica, alcuni e soprattutto alcune di voi che sanno tutta la storia la apprezzeranno particolarmente;))
Quelli che “il BDSM è anzitutto rispetto, fiducia e trasparenza” poi lei vede 3 Master e lui 4 slave ed entrambi se lo nascondono…
Quelli che “io sono un’anima nera, uno spirito inquieto, un lupo della steppa…il BDSM è il mio lato oscuro senza il quale non posso vivere”, poi con la prima persona di cui si innamorano fuori dall’ambiente ci fanno 3 bimbi e se gli parli di BDSM ti dicono “BDS cosa?”
Quelli che “ ma un sub a un Dom deve dare del tu, del lei o del Voi? E se il sub da del Voi al Dom il Dom non dovrebbe usare il plurale maiestatis? E da quando? Come si fa a capirlo? Qual è la regola?”
Quelli che “ma Gorean e BDSM che cazzo c’entrano scusate?”
Quelli che “se sei BDSM vero devi essere Gorean, oh yeah!”
Quelli che “Gorean va bene per alcune cose come le posizioni, ma la filosofia sottesa è sessista e schiavista…mi spiace, ma devono essere messi dei limiti”
Quelli che “Gorean non può essere analizzato come “una filosofia”..è un immaginario distopico dove il BDSM è la pulsione di fondo che viene sviscerata per contrapposizione, se si usano parametri etici è chiaro che il concetto è aberrante, suvvia, non c’è neanche bisogno di specificarlo…”
Quelli che “Cosa vuol dire Gorean?”
Quelli che “mio nonno non sapeva manco cos’era il BDSM ma a mia nonna gli dava certe cinghiate e la faceva stare al suo posto…quelli erano uomini, altro che quelli di oggi….”
Quelli che “mia nonna manco sapeva cosa era il BDSM ma mio nonno le dava certe cinghiate che la facevano stare al suo posto..finché un giorno lei si è stancata e gli ha fracassato un ferro da stiro in testa…quelle erano donne, altro che quelle di oggi…”
Quelli che “scusami ma cagna lo reputo comunque offensivo, siamo esseri umani e non bestie dai….” e poi chiamano la loro slave “troia”…
Quelli che hanno 2 profili e si rispondono da soli
Quelli che hanno 3 profili e si rispondono da soli a turno
Quelli che hanno 4 profili e creano una comunità nella comunità
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Il Pallone così arcobaleno gatti lo forano subito, non può venire in mia collezzione, meglio lo lascio ai bimbi senza unghie, poi ci sono rosso e arancione che non gradisco... (presso Parco Ruffini Viale Leonardo Bistofi) https://www.instagram.com/p/CUBlvadoFDV/?utm_medium=tumblr
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intotheclash · 7 years
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Amarmi senza scarpe vuol dire amare le mie lunghe gambe brune, dolci e care, buone come cucchiai e i miei piedi, due bambini liberi di giocare nudi. Nodose sporgenze i miei diti, non più costretti - e in più guarda le unghie e le prensili giunture di giunture come in dieci passi mettono radici - irrequieti e selvaggi: questo l’ammazzò, questo la cucinò. Lunghe gambe brune e lunghe brune dita. Più su, caro, la donna rievoca segreti, casine, piccole lingue che narrano per te. Siamo soli noi due in questa casa su una lingua di terra. Ha un campanellino nell’ombelico il mare, ed io sono la tua scalza puttanella per una settimana. Gradiresti del salame? No. Non ti va proprio uno scotch? No. Non bevi molto tu bevi me. I gabbiani uccidono pesci strillando come bimbi di tre anni. Il ritmo delle onde è una droga e tutta notte invoca sono, sono, sono. Scalza, ti tamburello la schiena su e giù. Corro da porta a porta la mattina, nella capanna giochiamo a nascondino. Ora mi afferri le caviglie, ti fai strada fra le gambe e vieni a trapassarmi nel punto della fame.
Anne Sexton - Scalza
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