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Dear Grigory Alexandrovich… It’s been a long time since we’ve discussed uniform tailoring or picked out buttons. These aren’t small things. There are no small things in military affairs.
My dear friend, I would like to see you. I enjoy your company. You’re very different from the people I have to deal with on an everyday basis. None of them can quote poetry at me, other than M. Voltaire. But Voltaire is a distant friend, a pen pal. Forgive my insistence, but I am thankful for those times when we were able to speak for a little longer than was necessary or perfectly proper. I remind you of the time when you slept on my bedclothes, under my blankets and washed in my bath.
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Marina Andreevna Pupenina, known by her pseudonym Marina Aleksandrova (Мари́на Андре́евна Пупе́нина), Russian actress,29th August 1982. Shoot by Xenie Zasetskaya (May 2018).
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{sempre con il solito pennuto, la lettera successiva è breve e coincisa, ma un disagio esistenzile come ben ci si aspetterebbe dal Tassorosso. E infatti}
Ma secondo te in quanti giorni la perdo in giro la spilla da Prefetto? Perché secondo me la devo incantare a seguirmi dove vado. O avere un allarme quando me ne allontano troppo.
Sorpresa?
Però che ansia, che ora tutto quello che penso è che sono il nuovo Paul.
Spero di vederti un sacco presto, Emile
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Ab: « Secondo voi perché siete stati smistati in serpeverde? Cos’è che abbiamo di tanto speciale da meritarci un posto nelle file del GRANDE SALAZAR. »
T: « la MacGillivray mi ha detto che forse non me lo merito nemmeno di stare nelle file del grande Salazar. » ... « forse è solo perché sono.. istintivo. e non credo che questa cosa le va molto a genio. »
Ag: « Il problema non è che sei istintivo, ma che hai un istinto un po’ di merda. »
« Destinati, dici? Non lo so, è che a me sembra a volte che tutti vadano d’accordo, tutti si capiscano e tutti siano felici. Poi entro nella nostra sala comune, ed è un quotidiano scansare proiettili e riflettere di luce verdognola. » ... « E mi piace. »
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« Sai che i legilimens non soltanto possono leggere i pensieri degli altri, ma possono anche condizionarli?»… «secondo te puoi farlo anche tu, con le emozioni?»
La domanda lo porta a reclinare il capo, mormorando un «So che in teoria potrei, però mica so come.»
« Lo immaginavo» che poteva farlo anche lui « questa cosa è un po’ spaventosa» è il mormorio successivo, il viso che viene ora rivolto al cielo limpido. «ci pensi? Potresti fare provare agli altri le emozioni che vuoi»
«Potrei. Ma sarebbe un po’ come dire che quello che senti vale meno di quello che voglio farti sentire io. Se ha senso.» una piccola pausa, prima di stendere le labbra «però se funzionasse con i babbani, magari lo farei in ospedale. Così chiunque ha paura degli aghi, magari si tranquillizza.»
«MA DAI, davvero?» le labbra che si stendono in un sorrisetto furbo e il viso che s’avvicina a quello dell’altro «tu davvero come prima cosa pensi a questo?» aka a far provare meno paura alla gente che aspetta in fila per le analisi del sangue? «pensa più in grande» gli occhi che scintillano d’una luce inquieta « potresti far provare a chiunque quello che vuoi, qualunque cosa tu voglia!» quel guizzo di euforia ad illuminarne i tratti.
Ridacchia al “ma dai” altrui, per quanto si blocchi nel momento in cui il viso di Abilene si avvicina al proprio. C’è un secondo di stallo, in cui le guance prendono un colorito un poco più roseo. Il capo si china di lato, e un sorrisetto a labbra chiuse scappa istintivo. Diverso. Un poco più affilato, un poco più curioso «Sentiamo le tue idee, mio piccolo genietto.» in un tocco che sa vagamente di sfida.
«Beh, io penso che per prima cosa andrei da tutte le persone che mi hanno mai fatto provare qualcosa» molto specifica, per essere solo un’ipotesi «nel bene e nel male, e inizierei a fargli provare le stesse cose che loro hanno fatto provare a me» ah. «quindi se mi hanno fatto provare cose belle….» la mancina si stacca dal terreno per andare ad improvvisare una camminata, con indice e medio, che parte dal polso di Emile « allora li farei sempre essere felici. » gli occhi a seguire i suoi stessi movimenti «Invece, per chi non mi ha fatto stare bene..» la camminata delle dita si ferma nell’incavo del gomito, mentre lo sguardo chiaro scivola nuovamente sul volto del Tassorosso.
Inspira. Sente la camminata contro la pelle, e c’è un piccolo brivido che si traduce in una pelle d’oca evidente. Se Abilene cerca il suo sguardo, non avrà alcun problema a trovarlo proprio fisso sul suo volto. Le labbra vengono premute fra di loro un momentino, prima di cercare di spingersi un poco in avanti. Se concesso, il necessario a sfiorare la fronte di lei con la propria. Il tono si abbassa di nuovo, in un tocco che questa volta sa di segreto «Penso che non avrei problemi, a cercare di farti sempre felice.» un’ammissione che, stranamente, sembra non costargli nulla, come se fosse così palese per lui da non essere nemmeno una grande novità. E poi «Vuoi che faccia loro male?» è una domanda che, nella sua pesantezza, esce invece semplicemente candida. Morbida, come se non stesse immaginando di scaricare emozioni poco piacevoli su persone che neppure conosce. Lo domanda così, come curiosità, come dubbio, come richiesta.
“Penso che non avrei problemi, a cercare di farti sempre felice” «Lo so» mormora, decisa a sostenere ancora il suo sguardo o, forse, semplicemente incapace di allontanarsene. Ma poi, quando l’altro le pone quella domanda, uno sbuffo di risa le sfugge dalle labbra, il capo che s’inclina verso il basso e la fronte che scivola giù «No, non manderei mai te a far del male a qualcuno» ammette candidamente, alzando poi lo sguardo e lasciando che i loro nasi si sfiorino in quella posa che le fa percepire il suo respiro su di lei «E poi non ho bisogno che qualcuno faccia del male alle persone che non mi piacciono» … «imparerò a farlo da sola»
«Non vedo l’ora di vederti, allora.»
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T: « ma noi siamo proprio come barche invece! » « e io credo di sentirmi una barca che non funziona sempre come deve, ché è stata fatta male– tipo quando non si sta attenti, si fa i matti o si piange vicino alle barche in costruzione e poi loro escono con le zuffe sbagliate. che sembrano a posto ma poi SBEM, TI FANNO AFFONDARE QUANDO MENO TE LO ASPETTI. » « ultimamente ho l’idea strana di essere una barca fallata. » « c’è un buon sessanta percento di possibilità che quel che sto per fare è sbagliato e non va bene mai a nessuno. »
A: «Ma è normale che tu ti senta così.. credo» «Non è che sei tu una barca fatta male, è che sei una persona fatta bene» «e le persone fatte bene sentono anche queste sensazioni, a volte. » « In questo periodo se la sono presa tutti con te, e tu adesso ti senti sbagliato. Ma non sei sbagliato, hai solo fatto un errore.»
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«Ti senti così perché sei inebriato dalla serenità di Wunjo»
Arriva dunque il momento dell’attivazione di quel dominio runico di pace e tranquillità che vuole imprimere. Aver abbassato la sua barriera in quel preciso momento rende l’ometto davvero fortunato, perché probabilmente percepirà ciò che del dominio runico la ragazzina sta cercando di attivare. Un misto di sensazioni tranquillità e gioia che cercano di prevalere su ogni altro affetto. Il ragazzo sarà colto da una sensazione di pace che, però, abbandona presto il corpo di Abilene, trasfondendosi nell’anello e abbandonandola come un contenitore svuotato. Senza dire nulla, ma con un’espressione furba dipinta sul volto, è lei stessa a porgergli l’anello. «Questa è Wunjo. Indossala» e nient’altro.
E se lei si concentra su quell’anello, lui si concentra sulle emozioni altrui. Si prende addosso quel sentore di tranquillità e gioia, così come il bruciore di una rabbia sottile e repressa sotto il resto delle emozioni. È un misto che sembra fargli abbassare appena le spalle, e rilassare a sua volta. Se lo prende addosso sentendoselo direttamente sotto la pelle, là dove le sue emozioni si uniscono a quelle della Serpeverde senza che riesca davvero a separarle. E la tranquillità altrui diventa la propria, almeno sino a quando questa non si inizia a sparire, impressa in quell’anello. È in quel momento che cerca di abbandonare la connessione, riparandosi dietro una barriera non fisica e non visibile. Eppure, qualcosa sembra ancora scuoterlo, in quei residui piacevoli che gli permangono addosso.
«Mi fa ridere.» ma non sta ridendo. Così come non sta specificando cosa lo faccia ridere «Nel senso. Fa ridere che tu mi abbia dato una cosa che mi serve così tanto, senza manco saperlo.» un segno di apprezzamento che non sembra aver timore di dare, così come quel «Grazie.» successivo, per quanto tardo. Si infila l’anello in tasca, anche, tornando ad accasciarsi ora contro lo stesso muretto di sempre, manco avesse bisogno di aiuto a sorreggersi. E non la adocchia più, ma mormora ugualmente un «Per quanto poco possa valere, io in silenzio con te non avrei problemi a starci.»
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Si avvicina ai rubinetti intarsiati a sfiorarne le pietre dure che li adornano. Si volta poi verso quella vetrata incantata sotto cui Merrow sta trafficando, incamminandosi lentamente sino a ritrovarsi esattamente di fronte alla figura della Sirena. «È stupendo qui»
Incede nel bagno degli Spillati, facendo il giro per attivare dei pesanti scrosci d`acqua profumata alla menta e a qualcosa che sembra liquirizia, che rapidamente fanno innalzare il livello dell`acqua nell`ampissima vasca «Certo che è stupendo. Sei nel Bagno dei Prefetti, Abilene. Ci sono studenti in questo castello che non avranno mai la fortuna di vederlo in tutta la loro permanenza qui.»
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Una scia di luce bordeaux sancisce la riuscita di Merrow nel suo intento. Il tutto dura qualche istante appena, il tempo di un respiro mozzato che le muore in petto ancor prima di compiersi. Un susseguirsi di emozioni la investe come un treno in corsa; trauma a cui lei reagisce rimanendo paralizzata sul posto mentre una scarica di terrore puro si manifesta sul volto, le pupille dilatate a richiamo d’un istinto ancestrale.
E poi tutto si dissipa, tutto torna ad essere com’è sempre stato o forse no.
Attorno a loro non c’è più nessuna luce o rumore, solo il vento osa ancora manifestarsi, solleticando piano i loro volti ignaro dell’accaduto. Ma un osservatore attento potrà notare che tutto della figura della ragazzina è mutato. Il corpo si è fatto più pesante e il portamento leggiadro ha lasciato il posto ad una compostezza marziale di sinuosi movimenti calcolati al millimetro.
L’espressione è un carnevale di umori: inizialmente compie un passo indietro allontanandosi da Merrow, che guarda adesso con grande stupore e dubbio, inclinando la testa e aggrottando le sopracciglia come se la stesse vedendo ORA per la prima volta.
il tono assume una profonda connotazione disperata. Rivolge i palmi delle mani verso l’alto, osservandoli inquieta per poi chiuderli al pugno.
ritorna interrogativa sull’altra, mentre un barlume di consapevolezza si fa strada sul suo volto come una disperata richiesta d’aiuto. cerca di mantenere un controllo che sente scivolare via dalle mani strette in pugno: un disperato tentativo di trattenere qualcosa che ha perso. Non osa muoversi, nonostante l’istinto le imponga di correre, urlare, strapparsi i vestiti di dosso e cercare sollievo da tutte le emozioni che mai più avrebbe sperato di provare. [..]
urla, forse per la prima volta da che ne ha memoria. Sgrana gli occhi e porta le mani a coprire la bocca, stupita di se stessa, di ciò che il suo corpo e la sua mente stanno cercando di manifestare: rabbia. Sembra quasi un quadro, immobile di orrore, una minuscola figura bianca e rossa con le mani strette a cerotto sulle labbra per evitare di rigurgitare qualcosa da un abisso che non pensava di contenere. un sussurro appena udibile che sfugge dalla morsa del silenzio mentre il bordo inferiore palpebrale accumula lacrime che sgorgano dalla volta celeste per intrecciarsi, silenziose, tra le dita.
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«A me non fai molta paura, ad essere sinceri» «Ora ti dico un segreto» che, essendo tale, deve raggiungere la compagna in un sussurro appena udibile «a volte lo faccio apposta a scandalizzarli» «e comunque non capisco perché, cosa ne trai dal loro scandalizzarsi. Alla fine, poi finisce che sei tu quella che piange» Abilene ha ragione, c’è davvero poco vantaggio dalla necessità impellente, e a volte del tutto inaspettata, di scandalizzare i suoi compagni. Ma è così che funziona con le pieghe più oscure dell’anima, quelle piccole sottigliezze e abitudini che una quattordicenne non sarebbe in grado di sgomitolare correttamente, né di soppesare col giusto metro di paragone. Viene da sé che Agatha si limiti a distogliere lo sguardo dalla compagna, senza nemmeno spegnere quel sorrisino traballante che ha messo su poc’anzi; anzi, forse facendolo sbiadire a poco a poco, in una curvetta volpina che trasuda anche una virgola di frustrazione: «perché è più facile così, e basta» // «Sono stati cresciuti felici, tu non prenderla sul personale» un sorriso, il primo, che le incurva appena le labbra sottili, gli zigomi affilati che sembrano già un po’ più morbidi, arrotondati da una parvenza di tenerezza che scompare rapida, nemmeno il tempo di affiorare. «La felicità rende stupidi, allora» un commento al vetriolo che le sfugge delicato, come fosse più una considerazione bisbigliata fra sé che non un vero e proprio tentativo di sviluppare una conversazione a riguardo con Abilene. « Non so se stupidi sia la parola» risponde, gli occhi ancora serrati da quelle palpebre che la trasportano in un mondo più silenzioso alla vista. « Però mia madre dice spesso che nascondere le cose sotto il tappeto rende tutti più inconsapevoli e, quindi, felici»
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[ Nel pomeriggio del 25 dicembre un barbagianni dal piumaggio fulvo con qualche macchia bianca e nera recapiterà ad Abilene un sacchetto con l'incarto di Mielandia e un fiocco rosso a chiudere il tutto alla bene e meglio e una breve lettera scribacchiata con una calligrafia infantile e disordinata che riporta le seguenti parole: ] Buon Natale, Abilene! Grazie per il libro! Ma quindi io per te sono come un principe? Queste le avevo prese per mia sorella Theresa, ma non se le merita perché è una vecchia megera con l'alito che puzza peggio di un Dorsorugoso di Norvegia. Non tu eh, mia sorella dico. Ci vediamo in giro! Tarquin [ All'interno del sacchetto di Mielandia Abilene troverà una confezione di Caramelle Canterine: gomme da masticare, che hanno all'interno la Pozione del Canto Continuo, quindi da dentro la bocca del consumatore che mastica, si sentirà una canzone, all'inizio molto forte e poi sempre più debole, fino a scomparire quando finisce la pozione al suo interno. Per ogni colore c'è una categoria di canzoni ]
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[ La mattina del 25, un gufo arruffato planerà ovunque si trovi Abilene, lasciando un pacchettino di piccole dimensioni, fatto di pergamena tutta decorata con disegni natalizi e sgargianti, chiaramente fatti a mano ed attaccate alla ben e meglio con lo scotch babbano. Una volta aperto, troverà un sacchettino in velluto nero, con delle stelline qua e la, che lasciano un po' di colore.
All'interno del sacchettino, richiuso con un fiocchetto verde, un altra piccola pergamena ripiegata su se stessa, ed un anellino argentato, con al centro quella che sembra una semisfera al momento trasparente. Se aperta, sulla pergamena troverà scritto, con qualche sbavatura e macchia d'inchiostro qua e la: ]
BUON NATALEEEEEE!!
Questo è un Mood Ring, spero ti piaccia! Cioè, non so se funziona davvero davvero, ma dicono che cambia colore in base all'umore, però ho perso la leggenda. Giuro che se lo ritrovo te la porto!! MEAVE!!!
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[ La mattina del 25 Dicembre, Abilene troverà sotto l'albero un pacco dalla forma rettangolare, di dimensioni medie:
La carta regalo, rossa, è di manifattura magica, incantata in modo che i disegni che la decorano ( dei piccoli fiorellini rosa ) si muovano ( l'effetto termina una volta strappata la carta ). Sono stati inoltre spruzzati sul fiocco ( anch'esso rosato ) delle gocce di profumo, dall'odore di vetiver. All'interno troverà: una scatola trasparente, chiusa da un secondo fiocco, blu notte a richiamare il colore della carta delle caramelle, contenente una confezione di SuperPallaGomma di Drooble (30pz) ( Riempie la stanza di palloncini color genziana che si rifiutano di scoppiare per molti giorni ). una scatola violacea, chiusa da un fiocco rosso, contenente due boccette di Filtro d'amore Tumistreghi ( contenente Amortentia, fa innamorare chi lo beve della persona che lo ha ultimato con un pezzo di sè (capello, saliva). Durata: 24 ore. ) Sul fondo, infine, una piccola busta contenente una breve lettera: Hey Abi, come te la passi lontana dal castello? Io a casa tutto bene, mi era mancato stare qui! Sai, i ragazzi di cui ti parlavo mi hanno insegnato delle nuove mosse con lo skate! Appena torno te li mostro tutti... Oh e papà è riuscito a prendere dei biglietti per una festa granzafighissima, cercherò di portati qualcosa! Ho anche comprato delle nuove tinte... ti ho detto che pensavo di colorarli di verde, i capelli? Beh poi ti farò vedere come! Comunque, spero ti piacciano i regali, soprattutto il filtro! Puoi anche non usarlo eh, è tutto simbolico; sai...dalla volta questa estate da Scherzi da Maghi! FATTI SENTIRE PRESTO! Buon Natale - Faith Murphy Boland
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Rosa e bergamotto
Una musica natalizia soffusa si diffonde discretamente per tutta la sala e fa da sottofondo al vociare animato dei commensali, tutti brillantemente vestiti e intenti ad intrecciare più di un discorso mentre dei bicchieri fluttuanti di champagne e diverse cibarie allietano i palati e i cuori. I brillanti della signora Beaufoy e delle altre dame si illuminano, riflettendo le luci delle decorazioni natalizie accuratamente posizionate ad ogni angolo. <Ma certo che si, la pagella che mi ha portato l’anno scorso era costellata di E!> Il tono pacato e soddisfatto mentre le unghie perfettamente smaltate si posano sul capo di Abilene, accarezzandone dolcemente l’elaborata acconciatura di trecce che le partono sin dalla nuca, circondandola come un’aureola. Ed è effettivamente angelica la figura della bambina che, con occhi discreti, osserva dal basso delle sue lunghe ciglia le donne a cui la madre sta raccontando della sua - finora- strabiliante carriera scolastica. <C’era anche una A> mormora, stando ben attenta a non farsi sentire da nessun altro. Del resto, la madre tiene strettamente conto di ogni voto preso e conosce meglio dei suoi stessi professori la sua intera carriera scolastica. Non sa proprio dire come quest’anno stia reggendo il cenone di Natale, e l’occhio è sempre verso la porta dell’enorme sala della villa paterna, in attesa di qualcosa, qualcuno. < Che guardi, amore?> Una voce maschile alle sue spalle la fa sobbalzare. Si gira di scatto che quasi non si versa addosso il sugo dell’arrosto sul costosissimo vestito di seta bianco che l’avvolge in una nuvola di morbidezza. <Papà!> Un sorriso, il primo della serata; <Magnus, tesoro, ce l’hai fatta> la signora Beaufoy accoglie il marito con un bacio volante al profumo di rosa e bergamotto. <Si, abbiamo chiuso il rendiconto in tempo per tornare tutti a casa> una serafica spiegazione prima che tutti gli altri, parenti e non, lo accolgano alla cena di natale. [...]
< Ma sotto l’albero c’è un regalo in più!> esclama con voce stridula la Signora O. Brian, un’espressione allarmata che enfatizza ancor di più l’anomala lunghezza del suo collo. <Si, si, quello è mio> s’affretta ad alzarsi dal tappeto davanti al camino e avvicinarsi all’albero, facendosi spazio tra carte di regali ormai aperti e bimbi che si rincorrono a causa degli eccessi di zuccheri che sono loro stati consentiti stasera. <Me lo sono incartata da sola> un sorriso mesto in risposta allo sguardo interrogativo dei genitori. < E’ un libro di approfondimento per incantesimi> mentre con cautela scarta la carta verde bosco che ricopre quello che sembra essere un libro anonimo con la copertina nera e un ricamo dorato che reca: <”Legilimanzia e Occlumanzia: quando gli opposti si incontrano”> scandisce lentamente ogni parola, il padre, lo sguardo che è una maschera di emozioni represse dietro un distinto taglio d’alta sartoria. <Al secondo anno già vi fanno studiare questo, ad Hogwarts?> ... <No, mi volevo portare avanti> fa spallucce, porgendo la mancina verso il padre ad indicargli di ridarle il libro. Lo sguardo è fermo, la mano un po’ meno. <Oh, che vi avevo detto? E’ così brava che si vuole portare avanti! Magnus, ridalle il suo libro, suvvia> .
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