#cucina giapponese
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Questi sono i piatti che mi sono cucinata negli ultimi weekend.
Raga, se continuo così mi dimentico pur come si cucina il pomodoro.
最近作ってるご飯。
ここままだとイタリアのパスポート取られっちゃう。
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CASANORI: HAND ROLL BAR E CUCINA GIAPPONESE in collaborazione con TOMOYOSHI ENDO
Il quartiere Isola accoglie un nuovo protagonista della scena gastronomica nipponica: CasaNori, hand roll bar e ristorante di cucina giapponese.
Di grande orgoglio è la collaborazione stretta con Tomoyoshi Endo, il più antico ristorante giapponese della città, chiuso a inizio anno, per mancanza di “eredi”.
Dietro al bancone di CasaNori infatti troviamo Kato Shozo e Masako Sato, che, dopo oltre 40 anni di esperienza, continuano a esprimere e condividere la loro maestria culinaria in questa nuova location.
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ITALIA E GIAPPONE – INGREDIENTI A CONFRONTO
La cucina italiana e quella giapponese sono due tradizioni culinarie di grande rilievo, ognuna con una storia ricca, sapori distinti e un seguito globale.
Sebbene il Giappone e l’Italia siano due mondi molto distanti, l’amore per la buona cucina, ricca di sapori e ingredienti genuini ci unisce indissolubilmente.
Anche se i sapori dei vari ingredienti principali di queste due cucine sono legati alle profonde tradizioni e quindi sono molto diversi tra loro, l’importanza che gli diamo nella cucina di tutti i giorni è molto simile!
Diamo un’occhiata!
SALSA DI SOIA E OLIO D’OLIVA
Entrambi sono utilizzati in molte ricette e piatti tradizionali della loro cultura di provenienza.
La salsa di soia per i giapponesi, proprio come l’olio d’oliva degli italiani, aggiunge un sapore umami, che è uno dei cinque sapori di base insieme a dolce, salato, acido e amaro.
Entrambi possono essere usati per la preparazione dei piatti tradizionali come condimento, marinata, salsa per immersione o per cucinare, o semplicemente usati a crudo per insaporire i piatti più tipici.
RISO GIAPPONESE E PANE
Una tavola giapponese senza riso, così come una tavola italiana senza pane mette tristezza, diciamoci la verità.
Il riso così come il pane si può usare per accompagnare i vari sapori delle pietanze, fare la scarpetta di qualcosa che era troppo buono per rimanere nel piatto o semplicemente gustato così com’è in tutta la sua fragranza e morbidezza.
TOFU E FORMAGGIO
Entrambi dall’aspetto bianco e morbido possono essere utilizzati in cucina come topping o semplicemente gustati nella loro semplicità.
Possono avere sia un sapore delicato e neutro, oppure possono presentare una gamma di sapori più ampia, da dolce a piccante, speziati e/o aromatici.
La loro texture può variare da setosa a compatta oppure cremosa, granulosa o elastica, a seconda del tipo.
SHISO E BASILICO
Avete presente quelle foglie verdi e aromatiche usate per servire il sushi? Si chiama Shiso!
Ricordo ancora quando entrai per la prima volta in un supermercato giapponese, mio marito Shu mi fece vedere queste interessanti foglioline e me le descrisse come il basilico giapponese!
Rimasi un po’ basita essendo una grande amante del basilico, ma in effetti, hanno molte cose in comune!
Entrambi dal profumo fresco e pungente, possono essere entrambi utilizzati per fare un ottimo pesto! Provare per credere!
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Siseroshi Ristorante Giapponese - Scarpizzolo (BS)
Circa otto mesi fa, su questi schermi, avevo raccontato la mia prima esperienza con un ristorante giapponese in versione omakase. All’epoca, grazie all’indiscussa maestria dello Chef giapponese e alle eccellenti materie prime, ero rimasto molto stregato dalla cena anche se, certamente complice la collocazione meneghina, per certi versi, la cena stessa era risultata essere più uno spettacolo che…
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“ Yūichi ritornò, facendo dondolare le chiavi dell'auto. "Visto che poteva stare così poco, bastava pure una telefonata," disse, mentre si toglieva le scarpe all'ingresso. Io risposi "Hmm" senza alzarmi dal divano. "Mikage, sei stata colpita dalla mamma?" fece lui. "Beh, non ho mai visto una donna così bella," dissi francamente. "Però sai..." Yūichi entrò nella stanza e sedendosi per terra davanti a me, continuò sorridendo: "Ha fatto una plastica." "Ah." Cercai di nascondere l'imbarazzo. "In effetti avevo pensato che di viso non vi assomigliate per niente." "Ma hai capito?" disse con un'aria come se gli scappasse da ridere. "Lei è un uomo" . Questa volta non ce la feci a fingere. Restai a fissarlo ammutolita, con gli occhi spalancati. Aspettavo che da un momento all'altro dicesse ridendo: 'Scherzavo'. Un uomo lei? Con quelle dita affusolate, quei gesti, quel portamento? Ricordando quella creatura bellissima, aspettavo la smentita col fiato sospeso, ma lui si limitava a guardarmi con aria beata. Fui io a parlare: "Ma tu hai sempre detto 'mia madre... mia madre'..." "Beh, per forza. Tu una così la chiameresti 'papà'?" rispose calmo. Aveva ragione. Era una risposta quanto mai appropriata.
"E quel nome, Eriko?" "Non è il suo vero nome. In realtà si chiama Yūji." Per un momento mi si appannò la vista. Appena riuscii ad articolare le parole, chiesi: "Allora, chi è tua madre?" "Tanto tempo fa Eriko era un uomo," rispose lui. "Quand'era molto giovane. E un giorno si sposò. Sua moglie era la mia vera madre." "Che... che tipo era?" chiesi. Non riuscivo a figurarmela. "Non me la posso ricordare. Ero troppo piccolo quando è morta. Ho una foto però. Vuoi vederla?" Feci di sì con la testa. Senza alzarsi, allungò il braccio per prendere la sua borsa. Tirò fuori dal portafoglio una foto e me la porse. La donna della foto aveva capelli corti e lineamenti minuti. L'età era indefinibile. C'era in lei qualcosa di bizzarro. Dato che restavo in silenzio, disse: " É un tipo stranissimo, non pensi?" Risi, imbarazzata. "Eriko era ancora bambino, quando andò a vivere dalla famiglia di mia madre, quella della foto. In pratica fu adottato. Lui e mia madre crebbero assieme. Anche quand'era un uomo era bello e pare che avesse molto successo. Lei aveva questo faccino buffo. Chissà perché proprio lei..." Sorrise guardando la fotografia. "Voleva molto bene alla mamma e per lei entrò in contrasto con la famiglia. Fuggirono insieme, sai?" Assentii. "Quando la mamma morì, Eriko lasciò il lavoro. Solo e con un bambino piccolo, non sapeva proprio che fare. Allora decise di diventare donna. 'Tanto ormai non mi sarei più potuta innamorare,' dice lei. Pare che prima di diventare donna avesse un carattere molto chiuso. Siccome non è tipo da lasciar le cose a metà si fece fare anche l'operazione al viso e il resto. Coi soldi che le restavano ha aperto il locale e mi ha tirato su. Insomma, mi ha fatto anche da padre...", concluse ridendo. "Che vita incredibile è stata la sua!" dissi io. "Ehi, mica è morta, sai!" fece Yūichi. Potevo credergli o c'era ancora sotto qualcosa? Più ascoltavo, più quella storia mi sembrava incredibile. “
Banana Yoshimoto, Kitchen, traduzione dal Giapponese e postfazione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli (collana Universale economica n°1243), 2007³⁴, pp. 17-18.
[1ª Edizione originale: キッチン, Fukutake Editore, 1988]
#Kitchen#letture#leggere#libri#Giappone#romanzi#amici#Banana Yoshimoto#romanzo#famiglia#shōjo manga#cucina#Giorgio Amitrano#casa#transessualità#transessuali#genere#famiglie non convenzionali#sensibilità#maternità#paternità#letteratura giapponese#Feltrinelli#estremo oriente#identità#letteratura degli anni '80#transessualismo#transgender#vita#identità di genere
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Eccovi qualche consiglio utile per mangiare sushi come un vero giapponese 🍣🇯🇵 #whoiskenta_official_page #giappone #giapponese #laguidakenta | Instagram
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Library Living Room Inspiration for a small contemporary open concept medium tone wood floor living room library remodel with white walls
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINS THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 - From the Empire
WITCH HUNT - CAPITOLO 5
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
“Tres, ma cosa significa!?” Chiese Abel, incapace di credere a ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi.
“Ho controllato la ragazza.” La voce del prete, nell’aria impregnata di polvere da sparo, sembrava quella di un morto. La pistola, puntata al petto di Abel— o meglio alla testa di Eris accovacciata dietro di lui, non si mosse di un millimetro.
“Il primo caso è stato due anni fa. Il suo padre biologico ha sparato a sua madre e poi si è tolto la vita. Dopodiché lei è stata data in affidamento. Nel secondo caso si trattava di suo padre adottivo. Si è sparato in testa con un fucile mentre era a caccia. Il terzo caso è accaduto al suo orfanotrofio. Un anno fa, otto bambini ospiti dell’orfanotrofio si sono fatti a pezzi a vicenda con dei coltelli da cucina, ma le motivazioni non sono mai state chiarite.” Continuò Tres meccanicamente.
La ragazzina era impallidita mentre il prete descriveva senza pietà il suo passato. Si rannicchiò ancora di più dietro Abel, incapace di trattenere i singhiozzi.
“E poi c’é stato il caso della settimana scorsa al rifugio dei vampiri. Ora finalmente sappiamo perché si sono uccisi fra di loro. Non si è trattata si una faida territoriale. La ragazza ha manipolato le loro menti e li ha messi l’uno contro l’altro. Quando ho contattato il Dipartimento dell’Inquisizione ho scoperto che era già ricercata come strega.” Concluse il prete.
“Quando mi hai toccato, hai usato la telepatia, vero? Ecco come mi hai fatto cadere in trance.” Sussurrò Abel ad Eris.
Prima dell’Armageddon, gli scienziati erano stati in grado di decifrare il DNA umano, ed avevano sviluppato delle tecniche per alterarne il codice genetico. Le “streghe” erano le discendenti di questi esperimenti genetici. Avevano sviluppato incredibili poteri mentali: telepatia, ESP, telecinesi e perfino pirocinesi. Si pensava anche che potessero leggere il pensiero o muovere oggetti senza toccarli.
Dopo l’Armageddon, umani e vampiri erano entrati in guerra. Ma entrambe le parti detestavano le streghe e gli avevano dato la caccia senza pietà. Il risultato era stato un genocidio globale e le streghe si erano praticamente estinte. In rari casi, i poteri erano rimasti dormienti durante il periodo dell’Inquisizione; questi tratti saltavano qualche generazione e poi riapparivano casualmente nei discendenti… come Eris.
“Cerca di ragionare, Tres! È vero— ha dei poteri speciali. Ma come possiamo essere sicuri che sia stata lei la responsabile della morte di tutte quelle persone senza approfondire le indagini…” Iniziò Abel, ma fu subito interrotto dalla voce fredda di Tres.
“Le sue intenzioni non contano. La sua stessa esistenza é un pericolo. È molto probabile che i vampiri del rifugio abbiano cercato di impossessarsi dei suoi poteri. Devi esserti accorto anche tu della sua forza.”
Abel abbassò lo sguardo. Tres aveva ragione, e lo sapeva... Cosa accadrebbe se i suoi poteri potessero influenzare un’intera città come quella del Vaticano, o una base militare? Proteggere un’unica vita vale tanto rischio?
“La ragazza non è umana. È una bomba in forma umana. È una minaccia. Va neutralizzata. Adesso allontanati, Padre Nightroad.” Ordinò Tres.
“No.” Replicò Abel, con gli occhi ancora rivolti verso il basso. Estrasse la pistola dalla fondina sul suo fianco e si alzò in piedi davanti a Tres con aria di sfida. “Ho promesso di aiutarla, ed io mantengo le mie promesse.”
“Hai intenzione di combattermi, Crusnik?” Domandò Tres.
Abel non disse nulla. L’unico rumore era quello dei cavi della corrente recisi che sfrigolavano.
Dopo un lungo momento di silenzio, Gunslinger annuì. “Bene. Se dici così, non mi lasci scelta.”
“Quindi hai capito….” Disse Abel con un sospiro di sollievo.
Ma Tres continuò nel suo tono monocorde: “Affermativo. Mi rendo conto che non ci sono altri metodi che possa adottare. Rimuovere l’agente AX Abel Nightroad dalla lista degli amici.”
“Ma cos…” Abel strabuzzò gli occhi udendo quelle parole.
Se Tres fosse stato umano, si sarebbe detto che il suo sguardo avesse mostrato un istinto omicida. In una frazione di secondo, la sua CPU spinale aveva modificato il suo programma in modalità ‘genocidio’ e le sue pupille si erano dilatate ed avevano assunto un tono bluastro.
“Violazione delle leggi papali, Articolo Canonico numero 188. Abel Nightroad, devi essere eliminato.” Dichiarò.
“Tieniti stretta!” Gridò Abel prendendo Eris in braccio.
Abel fece un salto di lato, ma il corpo di Tres era già scomparso nel buio.
“Ahi!” Gemette Abel quando sentì il colpo sulla sua mano.
Un lampo di luce nell’oscurità li accecò momentaneamente entrambi. Il suo revolver gli era stato strappato dalla mano.
Un istante dopo fu colpito da un altro sparo, questa volta vicino la sua fronte.
“È inutile, Nightroad. Non puoi sfuggirmi, non con le tue abilità.” Lo informò Tres camminando con passo deciso. Rintracciando precisamente il passo zoppicante di Abel nel buio, Tres sparò di nuovo, e la colonna che lo separava dal suo obiettivo venne completamente polverizzata.
Istintivamente, Abel cercò di raggiungere la pistola che gli era caduta a terra.
“Sei 0.43 secondi in ritardo.” Disse Tres.
Un altro sparo.
“Padre!” Urlò disperata Eris, che fino ad allora era rimasta in silenzio, lanciando qualcosa verso il prete.
Abel perse sensibilità alla spalla sinistra e cadde a terra. Accanto a lui sentì rotolare il suo revolver, insieme a qualcos’altro. Con la vista annebbiata dal dolore cercò di raggiungerlo con le dita, senza successo.
Ma questo é… — quando sentì la gomma di uno dei cavi elettrici fra le sue mani, capì subito di cosa si trattava.
Passi metodici si avvicinarono, e si fermarono due metri da lui. “Rimani a terra, Padre Nightroad.”
“Cosa ne pensi di questo?” Zuppo di sudore, Abel pronunciò quelle parole con tono di sfida.
La forza di Tres era certamente soverchiante, e poteva sembrare che non avesse alcun punto debole da sfruttare o modo in cui sfuggirgli. Tuttavia…
“Fermati! È me che vuoi uccidere, giusto? Allora…” Eris si parò davanti ad Abel.
Gli occhi di vetro in cui si rifletteva la ragazzina che cercava di proteggere il prete facendogli da scudo sembrarono vacillare per un istante. Ma poi il dito si mosse inesorabilmente sul grilletto e…
In un batter d’occhio il corpo di Tres fu scaraventato all’indietro da un’ondata di scintille azzurre.
“…!”
La macchina assassina, nota come Killing Doll, si sbilanciò all’indietro e cadde in ginocchio, proprio come una bambola rotta. Una rete di scintille blu ricoprì il suo corpo come una ragnatela, a partire dal suo braccio destro.
“Eris, scappa!” Urlò Abel, gettando il cavo dell’alta tensione he aveva in mano, ancora sprigionante scintille.
“Che stai facendo Eris? Ti ho detto di scappare!” Gridò nuovamente, vedendo che non si era mossa.
“Scappa anche tu Padre!” Eris ancora esitava.
Insieme risalirono di corsa le scale e tornarono nella lobby. In quel momento, si udì la campanella che indicava la partenza del treno. Dalla locomotiva uscì uno sbuffo di vapore, mentre si preparava a lasciare il binario, stranamente deserto.
“Padre Nightroad, ma che succede?” Chiese Sorella Louise preoccupata, vedendoli arrivare in quello stato.
“Sorella, per piacere prendi la ragazza.” Implorò Abel.
“Ma Padre!” Protestò Eris.
Abel la spinse fra le braccia della suora, e si voltò indietro. Poteva già sentire il passo pesante e ritmico di Tres avvicinarsi.
Eris sussultò. “Non é ancora morto!”
“Eris, ti prego.” Implorò Abel, continuando a spingere la ragazzina verso la suora. “Per piacere… scappa. Mi occuperò io di lui.”
“Ma…!” Cercò nuovamente di protestare Eris, visibilmente preoccupata.
Tentò di prendere la mano del prete, che le sorrideva dolcemente da dietro gli occhiali rotondi, ma a metà strada esitò e ritrasse le dita, come se avesse toccato dell’acqua bollente.
“Perché… perché lo stai facendo?” Mormorò la ragazzina.
“Perché cosa?” Domandò il prete, sembrando non capire il senso di quella domanda.
“Perché sei così gentile con un mostro come me?” Eris lo guardava con sguardo triste.
“Non dovresti parlare di te stessa in questo modo. Non sei un mostro.” Abel le strizzò l’occhio.
“Forza, Eris.” La incalzò Sorella Louise, nervosa. Non sapeva cosa stava accadendo, ma capiva che era qualcosa di grave. Con un sorriso teso sul viso, strinse la manica della ragazzina e disse: “Non ho idea di cosa sia successo, ma ascoltiamo quello che dice Padre Abel.”
“M—ma…” Balbettò la ragazzina.
“Ti prego, vai…” Sussurrò il prete.
Abel le spinse gentilmente la spalla e Eris mise un piede sulla scaletta della carrozza passeggeri. Lasciandosi tirare per un braccio da Sorella Louise, scomparve dentro la porta. Ma poi improvvisamente riapparve, gettandosi verso di lui.
“Addio, Padre.”
Con un movimento veloce come quello di un animale selvatico, gli diede un bacio. Nel momento n cui le sue labbra sfiorarono quelle del sacerdote, il treno cominciò a muoversi.
Abel osservò con un sorriso un po’ amaro la ragazzina che si allontanava ancora aggrappata alla scaletta, poi si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con Gunslinger, che gli puntava la pistola contro.
“È troppo tardi… se n’è andata.”
“Immagino sia così.” Concordò Tres impassibile, abbassando l’enorme arma. I passeggeri sulla banchina si accorsero della situazione e corsero a chiamare la polizia. Pochi secondi dopo erano circondati da agenti e funzionari della stazione.
“Ma é troppo presto per sentirsi sollevato, Padre Nightroad. Non mi sono ancora arreso.”
Tres si voltò verso gli agenti ed ordinò con voce secca: “Contattate la prossima stazione e fate in modo che fermino quel treno.”
“La prossima stazione?” Chiese uno dei funzionari, con un’espressione confusa. “Ma quel treno era fuori servizio.” Continuò l’uomo, senza capire il motivo di quella conversazione.
“Come!?” Esclamò Abel spalancando la bocca. Tres invece rimaneva in silenzio.
“Cosa intendete dire con ‘fuori servizio’?” Chiese Abel con crescente apprensione.
“Che quel treno sta andando in deposito…” iniziò a spiegare il funzionario, ma fu interrotto da una voce sconosciuta.
“Scusatemi, per caso voi siete del Dipartimento degli Affari dello Stato del Vaticano?”
Quelle parole rivolte sommessamente ai due sacerdoti li fece rimanere senza parole. Una donna anziana, grassottella e vestita da suora si era affacciata fra il capannello di persone.
“Scusate il ritardo. Sono Sorella Louise, del Convento di Santa Rachele. Sono qui per prendere la ragazza. Eris, giusto? Dove si trova?” Chiese pensierosa.
#trinity blood#abel nightroad#sunao yoshida#rage against the moons#trinity blood novels#traduzione italiana#tres iqus#thores shibamoto#eris wasmayer#witch hunt
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Makoto oggi (ieri ormai) ha scritto sul gruppo del corso per invitarci a casa sua per il suo compleanno. Ho deciso di rispondere, finalmente, alle 23.59. Aveva scritto ore e ore fa ma non ero sicuro di volerci andare. Nemmeno ora sono davvero convinto. Tra l'altro ha detto che cucinerà lei qualcosa della cucina giapponese (per tutti?). Io ho chiesto cosa perché sono vegetariano.
Ho ordinato un libro da regalarle. Non so molto di lei, so che suona il violino e che di sicuro studia l'italiano. A me piacerebbe avere un libro scritto tutto in giapponese, per provare a leggerlo. Quindi le ho preso la raccolta "I nostri antenati" di Italo Calvino. Magari poi le prendo anche qualcosa da mangiare per essere sicuro che almeno una cosa possa piacerle. Evito di prepararle io qualcosa, tipo dei biscotti, perché mi sembra tanto personale come gesto e poi preferisco l'idea di regalarle cose che siano un minimo tipiche italiane.
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Che cosa sono tutte quelle portate invitantissime? 😍
Foto di sopra:
- yakitori (spiedini di varie parti del pollo tipo coscia, pelle, etc)
- cosciette di pollo grigliate e speziate
- ceci con cipolla e un po' di salsa
- colza fatta come se fossero broccoletti lol
- insalata di patata
Foto di sotto:
- onigiri di riso rosso con fagioli rossi (non gli azuki)
- sempre colza
- きんぴりごぼう (kinpiri gobō) - il gobō è tipo un bastone lungo che è un tubero ed è preparato con carote e konjac
- petto di pollo marinato nel kōji (che è una pasta di riso fermentato) e penso condito con le solite cose (ovvero salsa di soia, mirin e sake)
- daikon (altra verdura asiatica tipo carotone gigante bianco) con tofu fritto e chikuwa (fatto con pasta di pesce simile al naruto) fatto bollire nel dashi e soia, mirin, sake
Se qualcosa non è chiaro... mi spiace perché meglio di così nun se pò. LOL
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Scopri la nostra selezione di coltelli Masahiro su www.zanzino.it
#japan#japanese culture#kitchen#japanese knives#japan culture#japanese#Giappone#Cucina giapponese#Coltelli giapponesi
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C’è una nuova figura sociale della quale si parla spesso. È il driver, in motorino o in bicicletta, che con la neve, il freddo, la nebbia, e in estate sotto la canicola, deve consegnare la pizza. È pagato poco, quasi sempre un precario, non ha garanzie. Facciamo bene a preoccuparci per lui. Ma dimentichiamo sempre di parlare di chi sta decisamente peggio di lui. Di chi, nella scala sociale, sta sotto di lui. Il più disperato. Il più solo. Quello di cui nessuno parla mai.
È quello che ha ordinato la pizza.
È chiuso in casa da una settimana. Non esce quasi mai. Digita. Ha le occhiaie fatte di pixel, ormai. Per lavarsi la faccia deve usare un detergente per il computer.
Sotto casa, proprio nella sua via, ci sono due pizzerie, un cinese, un giapponese e un cinogiapponese, sta per aprire anche un giappocinese, e poi ci sono tre bar, una paninoteca, perfino un qebab. Nemmeno troppo unto. Ma lui non ci va. Il cibo se lo fa consegnare in cella, come un carcerato. Anche prendere l’ascensore deve sembrargli una distrazione fatale. Un’avventura in terre sconosciute. Ordina tutto on line: i vestiti, la pizza e lo smacchiatore per pulire le macchie di pizza sui vestiti.
Non entra in un negozio da mesi. All’angolo c’è una libreria, ma i libri li compra su Amazon, così ogni libro fa sessanta chilometri su un camion evitando a lui la fatica di fare trenta metri a piedi. A suo modo, è un recordman: facendosi portare tutto a casa, riesce a provocare un impatto ambientale devastante rimanendo perfettamente fermo…
Non cucina. Nemmeno due uova al tegamino, o un piatto di pasta al burro. Cento generazioni di italiani, prima di lui, hanno cucinato. In questo paese, con tutti i suoi difetti, la cucina è stata per secoli il cuore palpitante di ogni casa. Lui no, non cucina. Niente pentola con l’acqua che bolle, niente cipolla che sfrigola, il solo segno del cibo, in casa sua, è il citofono che suona.
Come volete che stia, uno così? Di buon umore? Ben disposto verso il suo prossimo? Con i pensieri bene ossigenati? Ma no, ovviamente sta male. È di cattivo umore. Diffidente. Per forza poi, scrive sui social le cazzate che scrive. Volete che scriva l’Infinito di Leopardi? E come fa, se l’ermo colle che il guardo esclude, bene che vada è il davanzale della sua cameretta, con vista sul davanzale del condominio di fronte dove uno o una uguale a lui digita tutto il santo giorno le stesse cazzate? Se scendessero in strada, lui e il dirimpettaio, almeno potrebbero guardarsi negli occhi, oppure darsi una manica di botte. A scelta. Insomma avere un contatto umano…
Quello che ha consegnato le pizze in bicicletta, almeno, la strada la conosce. Quello che la pizza l’ha ordinata, rischia di non conoscere più niente. Nemmeno il rumore dei suoi passi per le scale.
Se l’uomo che ha ordinato la pizza si affaccia per un attimo alla finestra, vede arrivare il ragazzo in bicicletta che gli porta la pizza. Il ragazzo sta cantando. Quando si pedala, spesso si canta. Sta cantando una canzone di Gaber: “C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza. Perché il giudizio universale non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo. Bisogna ritornare nella strada. La strada per conoscere chi siamo.
- Michele Serra
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Katsu Nakaji @ Ronin (MI)
Al terzo piano del Ronin di Milano, ossia presso il ristorante gastronomico dell’omonimo locale, sino al 25 marzo, con il rito del sushi omakase, si può avere la fortuna di assaggiare la vera cucina giapponese di uno chef stellato (*), ossia Katsu Nakaji
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#Cucina giapponese#guidamichelin#Il Mangiator Cortese#ilmangiatorcortese#michelinguide#Recensioni#sushi
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The Japanese government decision to dump irradiated water into the ocean will be paid at a hig price,not only in the health of its citizens but also by a great loss in the market
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🤔 Con la decisione, da parte dei criminali giapponesi, di scaricare nell'Oceano acqua contaminata della Centrale Nucleare di Fukushima, i Paesi Asiatici - tra cui la Cina - stanno prendendo contromisure per proteggere la propria popolazione 😍
🇨🇳 Al mercato del pesce di Shanghai, che rifornisce quasi il 70% dei ristoranti che fanno cucina giapponese in città, i commercianti hanno iniziato a cercare ingredienti e prodotti da altri Paesi, come Russia, Canada e Norvegia 🤝
🐟 Ricci di mare e tonno, prodotti tipicamente importati dal Giappone, sono già stati tolti dagli scaffali 🥳
😂 Le azioni sconsiderate del Giappone, che vogliono far pagare agli altri Paesi Asiatici il prezzo delle loro trasgressioni e della loro mancanza di rispetto, andranno a danneggiare anche pescatori e aziende giapponesi 😂
🦐 Per quanto riguarda i gamberi, la Cina ora li importerà principalmente da Russia e Canada, mentre per le capesante c'è già una grande fornitura nazionale, che può sostituire completamente l'importazione di quelle giapponesi, come dichiarato da un direttore di un negozio di frutti di mare di Shanghai 🇨🇳
🍣 Per quanto riguarda il salmone, la Cina lo importerà principalmente da Norvegia e Cile. Molti negozianti avevano già cessato le importazioni di prodotti ittici dal Giappone due mesi fa, scegliendo fornitori di Nuova Zelanda e Spagna 🤝
💬 «Abbiamo sempre importato il salmone dalla Norvegia invece che dal Giappone», ha spiegato un dipendente di un ristorante di cucina giapponese di Shanghai, affermando che, da quando il Giappone ha iniziato a scaricare acqua contaminata nel mare, il ristorante ha completamente cessato di importare prodotti dal Giappone, trovando la Spagna come nuovo paese fornitore 🤝
🥳 Infine, molte persone hanno disdetto viaggi turistici in Giappone. Cinesi, Coreani, Indonesiani e altri hanno cancellato le prenotazioni. Molto bene 🎉
👌 日本是一个危险的国家。他们的心态是一种侵略和种族灭绝的心态。他们根本不知道如何在亚洲和平生活。对于亚洲国家来说,日本是一个可怕的邻国。日本是一个没有耻辱感的国家 👍
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🤔 With the decision by Japanese criminals to dump contaminated water from the Fukushima Nuclear Power Plant into the ocean, Asian countries - including China - are taking countermeasures to protect their population 😍
🇨🇳 At the Shanghai fish market, which supplies almost 70% of the city's Japanese restaurants, traders have started looking for ingredients and products from other countries, such as Russia, Canada and Norway 🤝
🐟 Sea urchins and tuna, products typically imported from Japan, have already been taken off the shelves 🥳
😂 Japan's reckless actions, which want to make other Asian countries pay the price for their transgressions and disrespect, will also harm Japanese fishermen and companies 😂
🦐 As for prawns, China will now mainly import them from Russia and Canada, while for scallops, there is already a large domestic supply, which can completely replace Japanese imports, as stated by a store manager of Shanghai seafood 🇨🇳
🍣 As for salmon, China will mainly import it from Norway and Chile. Many shopkeepers had already stopped importing fish products from Japan two months ago, choosing suppliers from New Zealand and Spain 🤝
💬 "We've always imported salmon from Norway instead of Japan," explained an employee of a Japanese cuisine restaurant in Shanghai, stating that since Japan started dumping contaminated water into the sea, the restaurant has completely stopped importing products from Japan, finding Spain as the new supplier country 🤝
🥳 Finally, many people have canceled tourist trips to Japan. Chinese, Koreans, Indonesians and others have canceled reservations. Very good 🎉
👌 日本是一个危险的国家。他们的心态是一种侵略和种族灭绝的心态。他们根本不知道如心䜨亚洲和平生活。对于亚洲国家来说,日本是一个可怕的邻国。日本是一个没有耻辱感的国家 👍
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Questo è un migrante di successo. Solanum tuberosum. La patata.
È arrivata ai primi del Seicento dal Sudamerica, il suo nome comune viene dal quechua, la lingua degli Inca. Insieme al suo compagno di viaggio, il pomodoro, ha rivoluzionato l’alimentazione in Europa e in Italia, salvando dalla carestia milioni di persone.
Entrambi, patata e pomodoro, ci hanno messo più di un secolo per entrare nell’uso comune. All’inizio sembravano stranezze esotiche, cose mai viste e mai mangiate, forse pericolose, forse velenose. Nessuno le voleva mangiare.
Molte fonti sostengono che fu Federico il Grande, re di Prussia, a metà del Settecento, a sdoganare definitivamente la patata. Con un espediente geniale. Cominciò a coltivare patate nell’orto reale e mise guardie armate a proteggerle, così tutti cominciarono a pensare che le patate fossero preziose, un cibo da re. Di notte andavano a rubarle e impararono a mangiarle e a piantarle.
Gli agrumi invece sono arrivati dall’Asia. I romani conoscevano il cedro, il limone e l’arancio amaro, che è quello più antico. La coltivazione dell’arancio moderno, simbolo della Sicilia, viene introdotta in Europa dai portoghesi solo nel Millecinquecento. Il mandarino arriva in Italia solo nell’Ottocento.
Nei giorni scorsi ci sono state polemiche molto accese sulla cucina tradizionale italiana, sulla sua identità. Tradizione e Identità sono temi molto cari a questo governo. Come si addice a un governo nazionalista, intende battersi per l’italianità del cibo, della lingua, dei costumi, contrapposta a quelli che un progetto di legge di Fratelli d’Italia per la difesa della lingua chiama “forestierismi”. Forestiero è un termine che non sentivo da un bel pezzo. Significa: gente o roba che viene da fuori.
Eppure la patata, che fu forestiera per eccellenza, ormai è italianissima. E lo è perché l’identità e la tradizione, che sono cose importanti, mutano. Si evolvono. Si adattano. Si arricchiscono attraverso l’esperienza, la contaminazione, il cambiamento.
L’idea che l’identità, della cucina italiana come dell’Italia intera, sia qualcosa di definitivo, di cristallizzato, qualcosa che può addirittura essere stabilita per legge, non è neanche sbagliata. È insensata. È come voler mettere in un museo qualcosa di vivo. È come cercare di imbalsamare qualcosa che si muove.
Marcello Veneziani, un intellettuale di destra come ce ne sono pochi, purtroppo, dice che “la tradizione non è culto del passato, ma senso della continuità e gioia delle cose durevoli”. La definizione è bellissima. A patto che la si esponga, la gioia delle cose durevoli, al sole e al vento, la si faccia respirare, e non la si lasci ammuffire in fondo a un cassetto.
La cucina italiana, intesa come insieme di ricette, ingredienti, cultura del convivio, è una delle meraviglie del nostro Paese. Dobbiamo difenderla. Ma non la si difende trasformandola in un pezzo da museo. La si difende prima di tutto avendo cura - e questo è compito della politica - che i contadini non siano sfruttati, o derubati dalla grande distribuzione. Poi facendo attenzione a cosa mettiamo nel piatto, alla qualità degli ingredienti, alla quantità di chimica e di farmaci che rischiamo di ingoiare se non stiamo in guardia.
Io mi sento italianissimo anche quando mangio il sushi, con il quale non bevo il saké giapponese, ma Vermentino sardo, o Ribolla del Friuli. Contaminazione, appunto. La farina di insetti, criminalizzata dal governo come accadde, quattro secoli fa, alla patata, in sé non mi fa nessuna paura, è un cibo naturale quanto i gamberetti. Proteine disponibili in natura. Mi fa molta più paura avere paura dei forestieri, delle persone e delle cose che arrivano da fuori. È una paura sterile, gretta, poco vitale. Blocca lo stomaco, blocca l’appetito. Se Federico il Grande si presenta alle prossime elezioni, con la patata nel simbolo, io voto per lui.
Michele Serra
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TRADIZIONALE RAMEN GIAPPONESE - Le ricette di Hiro
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